La grinta della “Guazz”, già a tutta fra strada e pista

02.01.2022
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Sembra passato un secolo da quando in quel maledetto giorno di Roubaix, Vittoria Guazzini (in apertura nella foto Fdj) si è fratturata la caviglia, scivolando sul pavè infangato. Invece non sono neanche tre mesi, ma la giovane toscana ha già ritrovato il suo classico sorriso. La “Guazz” è spigliata, divertente e divertita come nel suo carattere, nonostante la fatica dei giorni in pista e quelli sull’asfalto.

Per Vittoria in questi giorni non solo le Feste comandate, ma anche il compleanno: il 26 dicembre ha compiuto 21 anni
Per Vittoria in questi giorni anche il compleanno: il 26 dicembre ha compiuto 21 anni
Vittoria, come va?

Abbastanza bene, non sono ancora al 100 per cento, ma bene dai! Vengo dal ritiro in pista in Slovenia a Novo Mesto e sono un po’ stanca a dire il vero. La caviglia sta tornando ad avere una buona mobilità grazie agli esercizi. Ho ripreso a pedalare sui rulli a fine novembre e poi sono volata in Spagna con il nuovo team e lì al caldo è andata meglio del previsto. Se me lo avessero detto, non ci avrei creduto.

Come hai passato i primi giorni dopo la frattura?

I primi giorni sono stati duri. Mi sono detta: «Cavolo, salto l’ultima gara con la Valcar in Inghilterra e anche i mondiali in pista!». Mi dispiaceva davvero, ai mondiali ci tenevo tantissimo. Anche dopo l’operazione non sono stati giorni facili, avevo molto dolore persino da sdraiata. Alla fine l’ho presa come un’occasione per fare uno stacco totale.

Quali sono state le prime impressioni della nuova squadra?

Molto buone. Ho conosciuto le altre atlete della Fdj-Nouvelle Aquitaine e ho ritrovato “la Marta”, Cavalli, con la quale avevo corso alla Valcar. Ho trovato una grande organizzazione. Il livello si è alzato essendo una WorldTour. Ho notato tanta attenzione ai dettagli e spero di ripagare la fiducia che mi è stata data.

La “Guazz” (in seconda fila con la maglia Fiamme Oro) nel ritiro di dicembre con la FDJ Nouvelle Aquitaine (foto FDJ)
La “Guazz” (in seconda fila con la maglia Fiamme Oro) nel ritiro con la FDJ Nouvelle Aquitaine (foto FDJ)
Voi corridori parlate sempre di dettagli, ci fai un esempio?

Per esempio penso ai materiali. Ci hanno presentato la nuova bici spiegandoci ogni particolare, le differenze rispetto al modello precedente. Ho fatto il bike fitting per trovare una posizione tra il comodo e l’efficiente. Abbiamo parlato con la nutrizionista che ci ha spiegato quante calorie assumere in corsa e fuori… Insomma tante piccole cose che alla fine fanno la differenza.

Ci hanno detto che al termine delle uscite ti hanno vista parecchio stanca. Adesso sei stata in pista, non rischi di affrettare i tempi?

No, è tutto sotto controllo! Stanca lo ero sì… dopo due mesi nei quali non facevo praticamente niente. Ho cercato di fare tutto gradualmente, senza esagerare.

I chilometri che hai accumulato quindi sono più o meno gli stessi di sempre?

Quelli no, forse sono un po’ di più. L’anno scorso non sono uscita molto l’inverno anche perché eravamo sempre in pista o in palestra. E poi con il caldo, in ritiro, ho pedalato parecchio.

A Novo Mesto gli azzurri (Vittoria è la seconda da sinistra in piedi) hanno salutato la Pieters dopo la sua brutta caduta (foto FCI)
A Novo Mesto gli azzurri (Vittoria è la seconda da sinistra in piedi) hanno salutato la Pieters dopo la sua brutta caduta (foto FCI)
Prima ci hai detto della tua caviglia, come va?

All’inizio ho avuto una sensazione un po’ strana. Non stavo molto bene. Non riuscivo ad alzarmi sui pedali, il peso mi dava fastidio. Però è andata sempre meglio, l’unica cosa che ancora non va è che non riesco a sganciare bene il pedale infatti mi aiuto con la mano. Di solito sganciavo prima il piede sinistro e poi il destro. Adesso invece prima sgancio il destro e poi il sinistro, aiutandomi appunto con la mano. La torsione ancora mi dà un po’ fastidio.

E in pista la ruota fissa non ti ha dato problemi?

Tante differenze non le ho notate, poi sarà che avevo talmente tanta voglia di tornare in pista! Dopo le Olimpiadi ci avrò girato mezza volta e tornare sul parquet mi ha fatto piacere… Eravamo in Slovenia con Villa, Quaranta e Masotti. Era la prima volta che andavamo lì e devo dire che è anche una bella pista.

E a proposito di pista, in squadra come si pongono di fronte alla doppia attività?

Che io ci tengo l’ho sempre detto e col fatto che Montichiari non è agibile non ci stiamo andando due volte a settimana come l’anno scorso, quindi sto facendo meno attività. Però per me europei e mondiali sono un obiettivo a cui tengo e mi lasceranno spazio.

Vittoria, hai già un programma di gare?

Non so quando dovrò esordire, credo tra fine febbraio e inizio marzo. Lo saprò nelle prossime settimane.

Gregaria, orgogliosa, bellunese, tosta: conosciamo Lara Vieceli

19.12.2021
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Il vento in faccia non le fa paura. Lavorare per le compagne non le pesa, anzi la gratifica. Per chi non la conosce bene, Lara Vieceli può essere considerata un inno al gregariato. La figura che ricopre è sviluppata di meno nel ciclismo femminile rispetto a quello maschile ma è cresciuta negli ultimi anni.

La 28enne di Fonzaso (in cui ha iniziato a correre con la squadra di giovanissimi del paese prima della trafila da esordiente a junior nel Breganze) ormai è una veterana della categoria. Nel 2022 sarà alla sua undicesima stagione da elite e alla quarta nella Ceratizit-WNT, con cui ha appena finito in questi giorni il ritiro in Toscana a Castagneto Carducci.

Lara Vieceli in testa a tirare per la compagna Brennauer (foto Instagram)
Lara Vieceli in testa a tirare per la compagna Brennauer (foto Instagram)

Ce lo dice subito al telefono, dopo essere rientrata da cinque ore di distanza con le sue compagne (circa 140 chilometri dopo qualche giorno di stop per un’infiammazione al ginocchio), di come ha dovuto adattarsi ad un ruolo più consono durante i suoi anni di carriera.

«Non sono mai stata una vincente neanche da giovane – ammette la Vieceli che vanta un successo nel 2016 con la Inpa-Bianchi al prologo del Tour de Bretagne e due da junior nel 2010 – ma una gran lavoratrice. E questo mi ha ripagato. Considerando com’è cambiato il nostro movimento, se non avessi avuto questa prerogativa probabilmente non avrei trovato più squadra».

Lara, una curiosità flash. Cosa avresti fatto se non avessi continuato a correre in bici?

Probabilmente adesso farei la politica, magari in un’ambasciata. Il liceo classico mi ha lasciato questo retaggio legato alla questioni diplomatiche. Avrei studiato Scienze Politiche ed Internazionali però poi mi sono laureata in Scienze Motorie nel 2017.

Torniamo al ciclismo femminile. Che differenze ci sono dalla tua prima stagione ad oggi?

Tantissime. Vi dirò che per certi versi sono piuttosto stressanti queste continue novità. Nel senso che quelle che sono arrivate negli uomini in tanto tempo, da noi sono successe in fretta e in modo caotico. Talvolta non è semplice essere sempre al top e organizzare tutto. Nel 2012 sono passata elite con la Giusfredi e se oggi ci penso sembrava una formazione junior. Oppure nel 2017, quando ero in Astana, non pianificavo interamente il calendario. Ora invece tutto è cambiato. Programmi, allenamenti, distanze, velocità e stress sono sempre maggiori. Però c’è il rovescio della medaglia, l’aspetto positivo.

Da buona feltrina, Lara ama la montagna (foto Instagram)
Da buona feltrina, Lara ama la montagna (foto Instagram)
Quale?

Dal mio punto di vista c’è più professionalità. Abbiamo davanti a noi il modello degli uomini. Con l’avvento del WorldTour femminile, si è alzato il livello delle aziende che investono nel ciclismo. E quindi anche noi ragazze riusciamo a definire “lavoro” quello che facciamo tutti i giorni. Riusciamo ad avere uno stipendio vero, con cui possiamo vivere in maniera più indipendente rispetto a prima. Inoltre è cresciuto tanto il livello delle gare. Pertanto torna utile avere in squadra dei gregari come posso essere io.

Quando hai capito che dovevi metterti al servizio di capitane e compagne?

Col passare del tempo. I primi anni da elite sono stati belli ma difficili e mi sono detta che se non avessi avuto una mentalità moderna non avrei più avuto spazio. Mi piace essere gregaria. Sono contenta quando vincono le mie compagne. Le loro vittorie le sento mie, come se avessi vinto io. Oltre alle mie compagne anche molte avversarie in questi ultimi anni hanno riconosciuto il mio lavoro e per me è stato un grande motivo di soddisfazione.

Se nel 2022 il tuo diesse ti dovesse dare carta bianca, saresti pronta?

Direi proprio di sì. Prediligo le gare di un giorno dove posso sfruttare le mie caratteristiche di passista-veloce anche se tengo nelle brevi salite, come le “cote” delle Ardenne. In ogni caso so perfettamente che ci sono appuntamenti in cui si corre per la capitana, ma in altre corse se dovessi dire al mio staff o alle mie compagne che sto bene non mi verrebbe mai negato di giocarmi le mie carte.

In Ceratizit gestione “aziendale”, come dice la Vieceli, ma si sa anche scherzare. Il gruppo è affiatato (foto Instagram)
In Ceratizit gestione “aziendale”, come dice la Vieceli, ma si sa anche scherzare. Il gruppo è affiatato (foto Instagram)
Come è nato il rapporto con la Ceratizit-WNT?

Nel 2018 per varie ragioni ho vissuto una stagione difficile con l’Astana Women ed ero al classico bivio. Cambio aria e vado avanti o smetto? Per fortuna ho avuto un contatto con Dirk Baldinger, il loro diesse. Cercava un’atleta italiana. Mi fece un’offerta importante ma mi disse subito che voleva una ragazza pronta a lavorare per capitane come Brennauer e Wild. E mi disse anche che avevano l’idea di crescere nel giro di qualche anno. Presi tempo, mi informai bene perché non conoscevo il loro progetto ed accettai. E poi quando mi sarebbe ricapitato di essere compagna della Brennauer, mio idolo da sempre, e lavorare per lei? Non potevo farmi scappare questa occasione caduta dal cielo.

La tua società è legata ad un marchio che sponsorizza tante gare del WorldTour. Che tipo di squadra è?

Innanzitutto mi sono sempre trovata molto bene, per me è come una famiglia. Credo che non siamo la squadra più forte in circolazione, ma siamo ben organizzati e formiamo un gruppo molto affiatato. Facciamo risultati per questo motivo, che ci è stato trasmesso anche dallo sponsor principale. La Ceratizit fa degli eventi per clienti a cui spesso partecipiamo anche noi. Qui ci mostrano come noi cicliste ci inseriamo nella loro strategia di marketing. La mentalità della squadra e di noi atlete è molto aziendalista. Questo aspetto ci responsabilizza maggiormente in gara e fuori.

Tre Valli donne, con Noemi Cantele all’origine del progetto

17.09.2021
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Ai cent’anni della Tre Valli Varesine del prossimo 5 ottobre corrisponderà la prima candelina della prova femminile. Il movimento delle ragazze cresce forte, ha qualche criticità da mettere a posto, ma in proporzione ha margini di miglioramento enormi. A chi l’ha vissuto fino a pochi anni fa sembrerà irriconoscibile: è quello che dice Noemi Cantele, scesa di bici nel 2014 a 33 anni, prima che arrivassero il WorldTour e i passi verso il professionismo. Oggi la varesina, che vi avevamo raccontato con un’intervista ai primi dell’anno, fa parte del comitato organizzatore della prova messa in calendario dalla Alfredo Binda. Un pool di sedici donne per gestire la gara delle donne, con uno sponsor che crede nelle donne.

«Se ne parlava da tempo – dice – ma i tempi non erano ancora maturi. Poi l’Uci ha cominciato a spingere, il movimento è cresciuto e l’esperienza di altre prove, che fanno correre nello stesso giorno uomini e donne, si è dimostrata azzeccata. Così abbiamo deciso di provarci».

Viene presentata a Varese la Tre Valli Women
Viene presentata a Varese la Tre Valli Women
Tu di cosa ti occupi?

Della selezione dei team. Il calendario internazionale non ci sorride, perché lo spostamento della Roubaix si porta via parecchie grandi squadre. Mancheranno ad esempio Trek-Segafredo e Bike Exchange, perché siamo a fine stagione e non hanno l’organico per fare più attività insieme. Per questo siano nel calendario nazionale.

Sedici donne alla Alfredo Binda…

E anche un main sponsor che si chiama e-work, che è un’agenzia per il lavoro, che ha sposato il progetto perché ci crede molto. E’ un supporto importante, per organizzare una corsa servono risorse.

Su quale percorso correranno le ragazze?

Faranno una parte del circuito degli uomini, con l’obiettivo che arrivino prima di loro in modo da godere della massima visibilità. Su mio input, abbiamo fatto in modo di arrivare nel circuito cittadino, in modo che i tifosi possano vedere più spesso il passaggio, come agli italiani del 2013.

Si prevede arrivo in volata?

Non è un circuito duro. Faremo la salita del Montello, la prima del mondiale 2008, ma taglieremo a metà, per non fare una super selezione.

A gennaio eri ancora fuori dall’ambiente, adesso che ti stai riavvicinando che cosa pensi?

Ho parlato un po’ con Giorgia Bronzini e me lo diceva anche lei che è tutto diverso. Devo imparare a capirlo, ma mi rendo conto che c’è davvero interesse. Nei giorni scorsi, ad esempio, Basso ha detto che Eolo potrebbe essere interessata. L’Uci ha fatto tanto, ma tanto altro va ancora fatto per allargare le fondamenta e fare in modo che non sia soltanto un movimento elitario, chiuso alle sole WorldTour.

Fare la base?

Lavorare sulle giovani e le piccole squadre, che altrimenti rischiano di sparire. Ci sono ancora numeri inferiori rispetto agli uomini. E forse si può tornare a corse come la Sanremo Rosa di Varazze, che fu antesignana e poi fu interrotta. E’ necessario e bello che le ragazze corrano sulle strade del mito, come anche la Strade Bianche, perché anche loro ne hanno voglia e quelle strade sono le stesse che hanno acceso la loro passione. Non devono più esserci strade per soli uomini.

Bike Cadorago e CC Canturino: un progetto che sa di futuro

05.06.2021
3 min
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Ecco un altro segnale, concreto, reale che il ciclismo femminile sta crescendo. La Bike Cadorago, storica squadra giovanile femminile allarga i suoi orizzonti e andrà ad “affiliarsi” al CC Canturino, a sua volta faro nazionale del ciclismo juniores al maschile. E sì perché il team lariano il prossimo anno raddoppia: oltre alla squadra per i ragazzi ci sarà anche quella per le ragazze. Sempre nella categoria juniores, la prima categoria internazionale dell’Uci.

Le allieve della Bike Cadorago
Le allieve della Bike Cadorago

L’unione fa la forza

Quello comasco è un progetto corale, costituito dalla collaborazione di due società che operano sullo stesso territorio. E’ una collaborazione importante che si spera possa essere d’esempio anche per altre iniziative simili.

Bike Cadorago concentrerà le proprie forze sullo sviluppo dell’attività femminile, nelle categorie giovanili esordienti e allieve. Quando le ragazze avranno completato il loro corso, non saranno più costrette ad andare chissà dove e in molti casi a dover abbandonare l’attività, ma potranno restare in zona e confluire nel Club Ciclistico Canturino, di cui di fatto diventano un settore giovanile.

Le ragazze della Cadorago avranno uno sbocco tra le juniores del Canturino
Le ragazze della Cadorago avranno uno sbocco tra le juniores del Canturino

Sala e Frigerio uniti 

«Stiamo lavorando a questo progetto da qualche tempo – ha dichiarato Pino Sala, uno dei fondatori della Bike Cadorago e padre dell’attuale presidente (Carlo Sala) – con il presidente del Canturino, Paolo Frigerio, abbiamo condiviso l’idea di fare qualcosa per il movimento ciclistico del nostro territorio e così abbiamo riunito le forze per le nostre ragazze. Forti di questa idea abbiamo contattato il Canturino che ha accolto con favore il progetto. Il nostro obiettivo è quello di avere in due o tre anni un gruppo solido attraverso il quale ottenere risultati sportivi importanti.

«Sono sincero – continua Sala – quando ho contattato Frigerio, neanche mi ha fatto parlare! Ha subito creato un tavolo per parlarne di persona e mi ha chiesto di cosa avessimo bisogno. Lui è un vero appassionato. Un vulcano. E’ uno dei motori dell’organizzazione del Giro di Lombardia».

Riccardo Santamaria trionfa nella gara di casa. Il Canturino vanta quasi 120 anni di storia
Riccardo Santamaria trionfa nella gara di casa. Il Canturino vanta quasi 120 anni di storia

Collaborazione attiva

Quindi dalla stagione 2022 Bike Cadorago manterrà le categorie esordienti ed allieve, oltre alla struttura del team, ma ci sarà un feeling costante con il CC Canturino. E’ infatti importante condividere anche le conoscenze: di certo il Canturino è più esperto sotto molti aspetti, specie quelli delle gare di livello maggiore, ma la Bike Cadorago lo è di più sul fronte del ciclismo femminile. C’è molto sul piatto e soprattutto c’è la sensazione di un qualcosa che è nato con buoni propositi e può davvero portare tanto e a tanto.

«Adesso – dice Sala – cerchiamo delle ragazze preferibilmente del posto, ma non solo, per fare le juniores. Vogliamo gente che “abbia fame”, ancor prima dei risultati. Abbiamo chiuso la squadra juniores nel 2019 e sappiamo che impegno ci sia: le lunghe trasferte in tutta Italia, le spese economiche… per questo vogliamo gente motivata. Tecnicamente noi del Cadorago abbiamo una ragazza di primo anno che sta facendo questa categoria da sola. Si sposta in tutto il Paese per conto suo. Ecco, serve gente così. Lei si sta guadagnando sul campo il posto nella squadra del 2022».

La Federciclismo, che in tutto ciò non ha messo piede, dovrebbe incentivare tali iniziative e non essere passiva aspettando iniziative private. Ma sin qui il presidente Dagnoni è sempre stato sensibile al “pianeta dei giovani”. Vedremo…