Fausto Masnada, Joao Almeida, Tao Geoghegan Hart, Madonna di Campiglio, Giro d'Italia 2020

Masnada vola fra Caruso e grandi sogni

Giada Gambino
30.11.2020
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E’ lunedì mattina, a Montecarlo fa freddo, Masnada indossa i vestiti invernali. Mette il casco, prende gli occhiali e mentre sta per posizionarli sul viso, il suo sguardo è rivolto verso l’orizzonte. E improvvisamente, le pupille dei suoi occhi si dilatano come se volesse guardare ancor più lontano: cerca di carpire cosa ha in serbo per lui il futuro

«Se ripenso a come si è completamente rivoltata questa stagione mi vengono i brividi. Dovevo correre con la CCC Team e invece, causa Covid, mi sono ritrovato a stagione già iniziata alla Deceunick-Quick Step che, accogliendomi calorosamente, mi ha fatto sentire subito a casa. Conoscendo già molto bene alcuni corridori come Ballerini, Cattaneo e Bagioli, è stato un po’ come se facessi parte della squadra già da tanto tempo». 

Fausto Masnada, San Giovanni Rotondo, Giro d'Italia 2019
Vince a San Giovanni Rotondo, Giro d’Italia 2019, e si spalancano le porte del WorldTour
Fausto Masnada, San Giovanni Rotondo, Giro d'Italia 2019
San Giovanni Rotondo, Giro 2019: il sogno!

Sullo Stelvio

Posa gli occhiali da sole sopra il naso, stringe gli scarpini e sale sulla bici. Si guarda attorno, ammira l’azzurro del mare della costa. Ci sono pochissime macchine, la mattina presto non c’è alcun rumore, è il luogo perfetto per allenarsi e concentrarsi. La strada inizia a salire, Masnada si alza sui pedali e un ricordo improvviso gli giunge alla mente.

«Inizio a scalare lo Stelvio, sento le voci di tanti tifosi che urlano il mio nome così forte che quasi riescono a spingermi. Le mie gambe rispondono al meglio, sto bene e il mio obiettivo è uno solo: aiutare Almeida a difendere la maglia rosa. Mi volto, Joao è alla mia ruota, sono rimasto solo io. Sono il suo ultimo uomo e questo è un motivo di grande orgoglio; ha sempre mostrato tanta gratitudine nei confronti del lavoro che abbiamo fatto per lui. Ci ha sempre dato tanta fiducia e questo è stato determinante per costruire un clima sereno all’interno della squadra. 

«Improvvisamente, però, sento che dalla radiolina mi dicono qualcosa, mi volto e vedo una macchia rosa che perde sempre più terreno. Mi fermo ad aspettarlo e cerco di motivarlo il più possibile. E’ il mio capitano, la maglia rosa, devo proteggerlo. In questo momento sì che mi sento un vero professionista!».

Fausto Masnada, Delfinato 2020
Delfinato 2020, corre per pochi mesi alla CCC, poi passa alla Deceuninck-Quick Step
Fausto Masnada, Delfinato 2020
Pochi mesi alla CCC, poi la Deceuninck

Come Caruso

Il suo volto si illumina ed accenna appena un sorriso di soddisfazione.

«Aiutare la maglia rosa, proteggerla e sostenerla è stato gratificante quasi quanto una vittoria. In questo mi rivedo molto in Damiano Caruso. Anche se i miei punti di riferimento sono Froome per il suo essere preciso e calcolatore e Nibali per la sua fantastica imprevedibilità, mi rivedo molto di più nel corridore ragusano. Credo che sarà proprio questo il mio ruolo nei prossimi anni. Certo, vincere è tutt’altra cosa…

«Quando due anni fa ho vinto la tappa del Giro a San Giovanni Rotondo – prosegue Masnada – ho provato un concerto di emozioni indescrivibili. Era il mio sogno fin da bambino e riuscirci è stato un po’ come una liberazione da tutti i sacrifici fatti. Quando ho superato il traguardo il primo pensiero è andato a mio zio che era morto una settimana prima dell’inizio della Corsa Rosa, ho sentito il cuore esplodere. Ma poter stare accanto, per tutte le tre settimane del Giro, ad una promessa come Almeida ed aiutarlo è stata una bellissima esperienza!». 

La sua corsa

Masnada, però, non ha fatto solo questo, non si è limitato a fare da grande gregario a Joao. Ha concluso la sua corsa in nona posizione nella classifica generale regalando, insieme al settimo posto di Nibali, tanti sorrisi agli italiani. Forse non si è parlato abbastanza di questo ragazzo durante il Giro, non si è prestata la giusta attenzione al duro lavoro fatto. Ma certamente, in futuro si parlerà tanto di lui. 

Inizia la di discesa, Fausto assume la posizione aerodinamica e si lancia sicuro… verso le due grandi corse a tappe che gli hanno già… promesso per il 2021. Per aiutare al meglio Remco ed Almeida.

Matteo Trentin rulli lockdown 2020, Gianni, Jacopo

Sui rulli con Matteo, bevendo acqua e sali

11.11.2020
3 min
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La sveglia in casa di Matteo Trentin suona fra le 7,30 e le 8. Questo articolo è la prosecuzione ideale del precedente: per avere un quadro di insieme, vi conviene andare a leggerlo.

Matteo dunque scende dal letto e si dedica allo stretching. Poi, prima di uscire, avendo raccontato che al massimo per le 9 vuole essere in bici, si sposta in cucina per la colazione. Il neo acquisto della Uae Team Emirates non cucina né sembra avere voglia di farlo.

Colazione?

Dipende dall’allenamento. Se devo uscire a digiuno, un caffè. Altrimenti un uovo, cereali, un po’ di latte. Quando i bar erano aperti, a casa prendevo un thè verde. Adesso che i bar sono chiusi, perché la Liguria è diventata arancione, il caffè lo prendo a casa. E forse questo mi aiuterà a prenderne di meno. Sono arrivato anche a 10 al giorno e non è detto che faccia proprio bene.

Cosa metti in tasca quando parti da casa?

Un paio di barrette al muesli, una o due banane, oppure dei paninetti o crostatine. Una volta bastavano i 10 euro della salvezza, adesso neanche più quello…

Matteo Trentin, Claudia Morandini, Gianni, Jacopo
Dopo il lockdown, la voglia di stare all’aria aperto in famiglia
Matteo Trentin, Claudia Morandini, Gianni, Jacopo
Dopo il lockdown tutti all’aria aperta
Per il Covid?

Esatto, non puoi fermarti. Nella borraccia invece metto solo acqua. I sali li ho usati solo quando siamo stati per due messi attaccati ai rulli. Sudavo come una bestia (nella foto di apertura è con i figli Gianni e Jacopo, proprio sui rulli).

Rientri dalla bici e come pranzi?

Dipende dall’orario. Se faccio distanza e arrivo alle 16,30, sto leggero e aspetto cena per mangiare bene. Quindi prendo una piadina con pomodoro e prosciutto, un po’ di formaggio, oppure una bistecca o un trancio di pesce.

E a cena?

Pasta, se ho fatto distanza. Un bel piatto di pasta, visto che a Claudia piace cucinare.

In questo periodo in teoria anche Matteo deve anche perdere qualche chiletto?

Ho trovato il mio equilibrio, per fortuna. Ma anche per dimagrire serve un certo sistema. Mangi di più se fai distanza, perché il sacco vuoto non sta in piedi. Per il resto prediligi verdura o frutta. Certo non posso sfondarmi di carbonara…

Non ti piace?

E’ buonissima! E nel ciclismo mi tocca anche combattere per spiegare che non si usa la pancetta, ma il guanciale. E che non si mette la panna. Corridori! Non sanno le cose e pretendono di dirti come si fa. Comunque ieri a casa abbiamo mangiato la pasta al nero di seppia con calamari e pomodorini. A me è toccato scegliere il vino bianco. Di sicuro evitiamo la pasta in bianco.

FIlippo Ganna, Rohan Dennis, Sestriere, Giro d'Italia 2020
Nei Giri conta quello che mangi dopo la tappa: qui Ganna a Sestriere
FIlippo Ganna, Rohan Dennis, Sestriere, Giro d'Italia 2020
Nei Giri conta mangiare dopo la tappa: qui Ganna e la Ineos
Neanche più alle corse?

Abolita. Finché la mangi, la digerisci, la assimili e quella si trasforma in glicogeno, sei già sul bus verso l’hotel. Qualcuno che fa colazione prestissimo se la ritrova in finale, ma si può sostituire benissimo con un bel carbo-loading, che si può anche dire carico di carboidrati, visto che siamo italiani. Si comincia da due giorni prima e le scorte ci sono.

E nei Giri?

Nei Giri fai carico tutti i giorni. Ma in quel caso è più importante quello che mangi sul pullman dopo la corsa. Se pretendi di integrare tutto a cena, ti gonfi, non digerisci e dormi male. Nei Giri dopo un po’ non mangi perché hai fame, mangi perché devi tenere il motore in ordine.

Vino a tavola?

A volte, dipende dai giorni. Se non ti sfondi come se non ci fosse un domani, i piaceri della vita vanno coltivati, sennò salti di testa.

Matteo Trentin, campionati italiani 2020

Trentin, triplette e la domenica libera

11.11.2020
4 min
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Andare al parco con Jacopo è un bell’impegno, per questo a volte Trentin si distrae dal discorso. Il bimbo è vivace almeno quanto il padre, per cui una volta c’è da pregarlo che non lecchi lo scivolo e un’altra da consolarlo perché il gattino con cui giocherellava l’ha graffiato. Matteo è ancora in fase di recupero, ma avendo ricevuto la nuova Colnago, non esclude di usarla venerdì per una prova generale, prima di ripartire sul serio da lunedì. E noi di questo vogliamo che parli. Di come si allena, mangia e recupera. Per capire cosa ci sia dietro le scene di corsa e magari leggere in modo meno frettoloso alcune situazioni.

Matteo Trentin ciclocross
Trentin ha corso regolarmente nel ciclocross fino al passaggio nel 2011
Matteo Trentin ciclocross
Azzurro nel cross nelle categorie giovanili
Prima cosa, è cambiato molto per l’allenamento spostandoti dalla Valsugana a Monaco?

Sono cambiati il terreno e la temperatura. Qui è un po’ più caldo, ma non c’è poi tanta pianura. Ogni ambiente nuovo ha bisogno di adattamento, per cui i primi tempi li ho passati cercando strade e giri da fare.

E’ cambiata tanto la preparazione da quando sei professionista?

A grandi linee ho fatto sempre le stesse cose, però ogni anno si lavora sempre più in modo specifico. Bisogna andare meglio in salita, perché i percorsi sono più duri e ormai non trovi quasi più dislivelli inferiori ai 3.000 metri. I misuratori di potenza rendono più semplici alcune cose, ma allenarsi non è affatto più semplice. Se hai capito come fare, fai anche meno chilometri. Ma se hai un calendario fitto di gare, allora la preparazione non può essere mai precisa.

Manca continuità?

Certo. Non a caso quelli che vanno forte, ogni tanto spariscono. Si prendono il giusto tempo per lavorare. Prendi Roglic, uno che corre sempre tanto. Dopo il Tour ha corso il mondiale, quindi ha vinto la Liegi, è tornato ad allenarsi e poi è andato alla Vuelta. Se non fai così, non riesci a prepararti bene.

Come funziona la tua settimana di allenamento?

Non guardo i giorni, mi cambia poco che sia lunedì o martedì. La sola cosa che cerco di fare è di tenermi libero la domenica, ma so già che una ogni due settimane potrebbe toccarmi. Faccio blocchi di tre giorni e poi uno di riposo. A volte il secondo blocco può essere di due giorni, dipende dal lavoro che faccio. Di solito gestisco da me. Mi consulto, ma mi piace anche esplorare.

A che ora ti svegli?

Dipende. Con i bimbi a scuola, alle 7,30. Con i bimbi a casa, alle 8. Faccio in modo di essere in bici per le 9, così che non mi prenda tutta la giornata e possa tornare per stare il pomeriggio coi bimbi.

Tripletta, dunque: come funziona?

A ritroso. L’ultimo giorno è sempre il più lungo, se devo lavorare sul fondo a meno intensità. Il secondo giorno ci metto lavori di brillantezza di 20-30 minuti. Il primo giorno, che sono più fresco, faccio volate e lavori brevi di 5 minuti.

Le triplette compongono uno schema più ampio?

Esatto, tre blocchi che si ripetono. Due settimane di forza. Due settimane di capacità lattacida. Due settimane in cui unisco le due cose. Si parla di un mese e mezzo, quello che ho davanti adesso. In una stagione come l’ultima era quasi impossibile e non potevi sbagliare niente. Infatti si sono viste le differenze. C’è chi ha sbagliato tutto. Chi come me stava nel mezzo. E chi ci ha preso in pieno.

Quante distanze fai?

In base alla corsa che preparo e alle sensazioni. In due settimane può capitare che faccia per quattro volte uscite di 7 ore. Anche se le distanze…

Matteo Trentin, Freccia del Brabante 2020
Terzo alla Gand-Wevelgem, battuto da Pedersen e Senechal
Matteo Trentin, Freccia del Brabante 2020
Terzo alla Gand-Wevlgem
Cosa?

Una volta che hai acquisito il fondo, conta molto lavorare sull’anaerobico, che si fa meglio in corsa che a casa. E’ la lezione di chi arriva da cross e mountain bike. Ormai funziona che a un’ora e mezza dall’arrivo si accelera in modo violentissimo e loro hanno quella capacità enorme di andare fuori giri.

E allora perché hai mollato il cross?

Prima di tutto, perché non ero così forte a livello internazionale da convincere le mie squadre a incoraggiarmi. Poi perché non ho tempo e qui nel Sud della Francia non se ne fa. Continuo a farne un po’, l’anno scorso sono arrivato terzo a Scorzè. Ma scherzi a parte, ho cercato il modo di compensare quella preparazione e l’anno scorso ad esempio ero arrivato a quel tipo di gamba e si è visto da come andavo in salita. E comunque se fai tutto l’anno su strada, d’inverno devi recuperare. Fra un po’ se ne accorgeranno i due fenomeni del momento…

Quale il lavoro che ti piace di meno?

Il medio, quei 25-30 minuti sempre allo stesso ritmo.

Quale ti piace di più?

I lavori brevi e vivaci di 7-8 minuti. Un momento, aspetta… Mi piacciono quando sto bene, altrimenti a inizio stagione sembro un pesce palla, come appena uscito dal letto di un ricovero per anziani.

Vai in palestra?

Ci andavo quando erano aperte e anche questo fa la differenza. Vado due volte a settimana per i lavori di forza. A casa non ho spazio e poi preferisco lavorare nel modo giusto, con lo stimolo di fare bene. E’ capitato anche che andassi prima a fare le volate, poi in palestra a fare forza e poi continuassi in bici per velocizzare.

E lo stretching?

Leggero, tutte le mattine

E la sera a letto a che ora?

Alle 22,30 massimo le 23. Se facciamo assembramenti anche a mezzanotte. Ma con due bambini, anche il dopo cena è un bel momento per recuperare.

Adesso allora parliamo di alimentazione…

Guarda per quello servirebbe un altro articolo.

E che problema c’è. Ci spostiamo nell’altra stanza

Sam Bennett, Jasper Philipsen, Jakub Mareczko, Vuelta 2020

Mareczko terzo, super treno per Bennett

23.10.2020
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Per poco a Kuba non è riuscito il colpaccio e se alla fine ha dovuto inchinarsi a Bennett e Philipsen è stato perché ha iniziato la volata troppo indietro e quelli della Deceuninck-Quick Step hanno messo in strada un treno che, oltre a lanciare Bennett, ha impedito ai rivali di prendergli la ruota.

Però la notizia di Mareczko terzo sul traguardo di Ejea de los Caballeros è una buona notizia che merita un approfondimento e si unisce ai già buoni piazzamenti spagnoli centrati da Mattia Cattaneo e prima ancora da Andrea Bagioli.

«Per essere la prima volata della Vuelta – dice Jakub – è andata bene. I compagni mi hanno dato una grossa mano nella baraonda del finale. Ma il lavoro della Deceuninck-Quick Step in quelle ultime due curve spiega benissimo a cosa serve avere un treno».

Jakub Mareczko, 2020
Jakub Mareczko, 26 anni, alla Ccc dal 2019
Jakub Mareczko, 2020
Mareczko, alla Ccc dal 2019

Kuba lo avevamo perso di vista dalle tre tappe e la classifica a punti al Tour de Hongrie: il Giro d’Ungheria subito dopo il lockdown. Da uno come lui eravamo abituati ad aspettarci di più, invece dopo i grappoli di vittorie ottenute fino al 2018, il passaggio nel WorldTour con la Ccc lo ha bloccato. Il ciclismo non aspetta e le vittorie ungheresi erano il trampolino giusto per rilanciarsi.

Poi cosa è successo?

Sono andato al BinkBank Tour e poi a Scheldeprijs, ma non pedalavo bene e non sono riuscito a fare le mie volate. A quel punto, anche se avrei avuto nei programmi il Giro d’Italia, con il mio preparatore Marco Pinotti abbiamo deciso di puntare forte e bene sulla Vuelta e per questo mi sono messo a lavorare.

Ha funzionato?

Ho tanta forza addosso, sto bene. E se un rimpianto posso averlo per questa prima volata è per non aver voluto rischiare troppo nelle ultime due curve, che erano davvero brutte. Bennett ha avuto il treno migliore e per questo ha vinto. Io ho fatto il massimo coi mezzi che avevo.

Quali sono i compagni che ti accompagnano alla Vuelta per le volate?

Ho una bella squadra che punta su di me e questo fa la differenza. Ci sono Wisniowski, che ha una forza sovrumana. Poi anche Ventoso e Paluta, che sono bravi in pianura. E per il resto bisogna saper limare.

Chris Froome, Vuelta 2020
Chris Froome in classifica a 37’45”
Chris Froome, Vuelta 2020
Froome in classifica a 37’45”

L’argomento è delicato e si ha quasi timore a parlarne a fine ottobre. Ma con la Ccc che chiude e i pochi risultati, quale futuro si annuncia per il velocista bresciano, che ha ancora 26 anni e potenzialità importanti? Sono domande da porre con garbo.

«Dopo l’Ungheria – risponde – avevamo ricevuto delle proposte, che poi i pochi risultati in Belgio magari hanno raffreddato. Prima di parlare vorrei firmare, perché le parole contano zero. E poi comunque non vi nascondo che questa Vuelta è importante anche per questo ed è uno dei motivi per cui ho lavorato per essere competitivo al massimo livello».

Quante altre volate avrai?

In tutto sono quattro, cinque e non tutte velocissime, nel senso che una ha l’arrivo che tira in su e strizza l’occhio a corridori come Valverde. Per cui ogni occasione è buona e va acchiappata.

Bennett è davvero così forte?

Certo che lo è, altrimenti non avrebbe vinto la maglia verde al Tour. Ma soprattutto ha una squadra fortissima, sono molto ben organizzati per supportare i loro velocisti e non ne sbagliano una.

Basta prendergli la ruota?

Magari fosse così facile come dirlo. Il problema è che a ruota ha sempre un paio di compagni e se ti va di lusso inizi la volata due posizioni dietro di lui, ma io oggi ero ben più indietro.

Come va in Spagna con il Covid?

Siamo nella bolla ed è una cosa seria. Lungo le strade non ci sono persone, tranne quelli col camper che non si fermano davanti a niente. Le immagini degli arrivi affollati del Giro fanno pensare. La gente non capisce che la corsa si segue meglio da casa e che al traguardo stai delle ore per dieci secondi di show?

Stai seguendo il Giro?

Un po’, ho visto che oggi ci sono state delle polemiche ma non ho capito tanto bene. Preferisco guardare le cose di qui e fare delle belle volate. Voglio cogliere tutte le occasioni.