Correre a 40 gradi? Si fa, ma con il caldo non si scherza

23.06.2022
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C’è Caronte e sulla Puglia domenica si attendono temperature prossime ai 43 gradi. L’ideale per correre il campionato italiano, no? Allo stesso modo in cui sembrò di essere in una fornace lo scorso anno a Imola, con l’aggiunta di un’umidità pazzesca. Poi sarà tempo per il Tour. Magari nei primi giorni danesi l’aria sarà più fresca, ma scendendo verso la Francia, il rischio di caldo torrido tornerà più che mai attuale. Come si fa a salvarsi? Come fanno i corridori?

Nei giorni scorsi abbiamo sentito Evenepoel ammettere di aver sbagliato la scelta del casco e nel non aver voluto il sacchetto col ghiaccio. Ma se volessimo entrare più a fondo nelle strategie dei team, cosa si fa per mantenere l’efficienza atletica e non rischiare la salute?

L’arrivo di Caronte potrebbe portare la Puglia (campionato italiano dei pro’) a sfiorare i 43 gradi (foto il meteo.it)
L’arrivo di Caronte potrebbe portare la Puglia (campionato italiano dei pro’) a sfiorare i 43 gradi (foto il meteo.it)

Lavoro di squadra

Ne abbiamo parlato con Laura Martinelli, nutrizionista del Team Bike Exchange-Jayco, con le valigie quasi pronte per il viaggio francese.

«Condizioni così estreme – spiega – richiedono un approccio multidisciplinare. Se le temperature sono appena più alte, basta qualche accorgimento. Ma quando si parla di casi estremi, serve gioco di squadra fra tutte le componenti team. Se parliamo della gara di un giorno, puoi chiudere un occhio sul recupero, perché sai che l’atleta avrà le 48 ore successive per rimettersi a posto. Se invece ragioniamo di una corsa a tappe, allora il discorso è più complesso».

L’abitudine di bere tanto va coltivata anche durante l’inverno, affinché l’aumento di quantità estivo non risulti eccessivo
L’abitudine di bere tanto va coltivata anche durante l’inverno, affinché l’aumento di quantità estivo non risulti eccessivo
Cosa si fa?

Ci si siede a tavolino e si definisce un protocollo. Con gli atleti che seguo, questo prevede l’adozione di precise metodiche da due settimane prima. Il fisioterapista e il massaggiatore mettono in atto terapie drenanti, il preparatore interviene su vari fattori, tra cui anche il riscaldamento pre-gara. In ogni caso non sono cose che si improvvisano.

In che senso?

Le buone abitudini si prendono d’inverno. L’atleta deve essere abituato a bere tanto, anche quando è freddo. In modo che quando sarà davvero caldo, si tratterà di bere di più, rispetto a un intake già alto. Devono imparare a pesarsi prima e dopo l’allenamento e la gara, anche se questo è più difficile, per avere l’indicazione dei liquidi da reintrodurre entro sera e per capire se hanno bevuto abbastanza. E poi si deve curare la preparazione dei pasti.

La bresaola è tra i cibi più utilizzati in questa fase della stagione per reintegrare il sodio
La bresaola è tra i cibi più utilizzati in questa fase della stagione per reintegrare il sodio
Quando è caldo, è bene stare più leggeri a tavola?

L’assunzione calorica non si mette in discussione, ma si deve puntare all’integrazione degli elettroliti, soprattutto del sodio, poi magnesio e potassio. I cuochi sanno che in questa fase la dieta deve essere più salata per reintegrare il sodio. Per cui si va su alimenti come bresaola e formaggi. E si interviene anche sulla scelta dell’acqua, puntando su marche in cui gli elettroliti siano altamente disponibili.

Si usano acque diverse?

Compriamo alcune qualità di acqua spagnola o francese e la teniamo sul camion aspettando questi eventi straordinari.

Le acque minerali non sono tutte uguali. E quelle troppo lisce possono danneggiare l’atleta
Le acque minerali non sono tutte uguali. E quelle troppo lisce possono danneggiare l’atleta
Ci sono cibi da evitare quando è tanto caldo?

Più che altro si ragiona sulle preparazioni. Meglio evitare temperature troppo elevate, per tenere bassa la temperatura corporea. Non dico che si debbano mangiare piatti freddi, ma non ha senso proporre qualcosa di troppo caldo. Se d’inverno diamo il thè caldo, d’estate si punta sul fresco. Prima di una crono, che richiede uno sforzo breve e intenso, è buona norma ricorrere a una bevanda fresca. Non ghiacciata, ovviamente.

Si può scongiurare il rischio di disidratazione?

E’ un fenomeno inevitabile, a patto che non si salga oltre il 2 per cento del peso corporeo, quando la prestazione inizia a essere inficiata. Mantenere lo stesso peso è impossibile, anche se il tasso di sudorazione è soggettivo. Anche quella è una stima che viene fatta nei mesi precedenti e permette di evidenziare le diverse esigenze dei corridori.

Si suda in modo diverso?

La sudorazione deriva da una commistione di fattori. La composizione del sudore ha una forte componente genetica, poi ci sono i fattori ambientali, le abitudini e il grado di allenamento. Quando si fanno i test, non ci sono le stesse condizioni climatiche, ma si può capire tanto. Per questo chi è in altura fa spesso la sauna, per consentire un miglior adattamento quando scende.

La tappa di Novazzano al Giro di Svizzera ha visto picchi di caldo notevoli. Lui è Marco Haller
La tappa di Novazzano al Giro di Svizzera ha visto picchi di caldo notevoli. Lui è Marco Haller
La disidratazione eccessiva è pericolosa?

Non si deve cadere nell’iponatremia, quando i livelli di sodio nel sangue sono troppo bassi. Succede quando si beve troppa acqua liscia, che non ha un elevato potere idratante. Se bevo troppa acqua povera di elettroliti, rischio di diluire troppo il sudore disperdendo il sodio. L’iponatremia è potenzialmente mortale, ma per fortuna con le formulazioni moderne degli integratori, si riesce a starne alla larga. Anche il gusto deve essere appagante, per togliere il senso della sete. Ci sono gel al mentolo ad esempio che servono proprio per questo.

Ci sono cibi da evitare quando si corre a temperature molto alte?

Va valutata bene la supplementazione. La caffeina, ad esempio, che ha effetto vasocostrittore. Banalmente si può dire che generi crampi, ma gli effetti indesiderati con il caldo possono essere anche altri. Lo stesso caffè, anche se il tema è controverso, va modulato in rapporto alla diuresi. Vanno evitati i supplementi che, al contrario, portano vasodilatazione, soprattutto in chi avesse la pressione bassa. Parlo di shot alla barbabietola e vari nitrati, per il rischio che la pressione scenda troppo. E per quel che si diceva prima, va evitata l’acqua troppo leggera.

La strategia dei rifornimenti va pianificata e strutturata già durante l’inverno perché dia buoni frutti
La strategia dei rifornimenti va pianificata e strutturata già durante l’inverno perché dia buoni frutti
Il corridore riesce a capire che si sta disidratando?

Non è facile, non ci sono strumenti. Il colore e la quantità delle urine, quando si fermano per fare pipì, è una spia importante. Se sono poche e scure, deve suonare l’allarme. Poi si perde coerenza tra la frequenza cardiaca e la potenza nelle varie zone di sforzo. I battiti salgono perché il cuore per compensare spinge di più.

Sappiamo della crisi di fame, cosa sappiamo della crisi di sete?

Che se arriva, puoi al massimo tamponarla, ma non si corregge mai del tutto. La disidratazione seria richiede una terapia medica. In corsa cerchi di arginarla, quando poi arrivi in hotel, la palla passa al medico. Per questo sin dall’inizio ho parlato di lavoro di equipe.

Dainese, anche la sauna finlandese per abituarsi al caldo

06.08.2021
4 min
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Ma come fa un pro’ a prepararsi d’estate con il caldo e il solleone che martellano sulla testa e sulla schiena? Spesso abbiamo parlato di alimentazione, ma poi il tutto come si traduce in soldoni? Un esempio può essere l’esperienza di Alberto Dainese, giovane della Dsm che di certo questa estate non ha “pedalicchiato”… visto che sta preparando la Vuelta.

In questi giorni Alberto è impegnato nella Vuelta a Burgos. Ha anche sfiorato la vittoria nella seconda frazione. La gamba è buona. Frutto di allenamenti specifici fatti anche proprio in ottica caldo.

Una sauna finlandese come quelle utilizzate dalla Dsm
Una sauna finlandese come quelle utilizzate dalla Dsm
Alberto, come la mettiamo con il caldo?

Diciamo che mi piace. O almeno meglio il caldo che il freddo.

Stai preparando la Vuelta, quindi hai dovuto spingere…

Ho fatto dei lavori proprio pensando alla Vuelta cercando il caldo. Sono stato per quattro settimane a Livigno e lì al massimo fa 20°. Poi con il team siamo stati in Austria e anche lì era abbastanza fresco e così per abituarmi al caldo sono tornato a casa, a Padova, per allenarmi con ben altre temperature. Non solo, ma per abituarmi sono uscito nelle ore più calde. Lo scorso 30 luglio mi sono allenato con 39°.

Caspita…

In Austria con il team, al termine delle uscite sempre per abituarci a queste temperature, a fine allenamento facevamo delle sedute in sauna finlandese. Siamo arrivati a fare anche 3 volte 10′. Di buono c’era che era rilassante! Ci hanno detto che a Burgos ci saremmo dovuto aspettare 40° in realtà non è stato proprio così.

Le maglia moderne estive sono molto sottili: traspirano bene sì, ma lasciano passare molto i raggi solari
Le maglia moderne estive sono molto sottili: traspirano bene sì, ma lasciano passare molto i raggi solari
Ma di solito esci sempre nelle ore centrali?

No, io generalmente mi alzo molto presto. Quindi se non avessi avuto questi impegni ci sta che sarei uscito anche alle 7 del mattino.

Riguardo all’alimentazione cambi qualcosa?

Non molto. Io prendo il porridge e poi del pane con un uovo strapazzato o sodo. Evito la caffeina che con le temperature elevate mi dà un senso di calore. Inoltre, non so se sia dimostrato scientificamente, ma a me il caffè fa venire i crampi. Semmai cerco di bere un po’ di più prima di uscire. In squadra abbiamo un protocollo.

Un protocollo? Spiegaci meglio…

Sì, quando ci sono più di 25°-27° dobbiamo prendere dei sali in più. Quando andiamo in ammiraglia per esempio c’è sempre una borraccia con dei sali.

E questo vale anche per l’allenamento?

Di solito esco con due borracce: una di malto e una di acqua. Le borracce di malto contengono 30 grammi di carboidrati e integrano un po’. In questo modo mangio un po’ meno cibo solido, meno barrette per intenderci… il che è meglio con il caldo. Poi i sali o te li porti dietro e li metti nella borraccia quando ti fermi alle fontane o altrimenti vai di acqua e basta.

Mentre con l’alimentazione varia qualcosa?

Ho la fortuna che mi piace molto la frutta acquosa tipo melone e anguria. Cerco di bere un po’ di più nell’arco della giornata e non rinuncio ad un buon gelatino, magari a merenda.

Usi anche delle creme protettive?

Sempre. Io ho una carnagione chiara e la protezione 50+ è immancabile. Anche perché le nuove maglie estive sono talmente sottili che quando sono “stese” passa tutto. E si rischia di avere anche quella “fantastica” abbronzatura con il segno delle bretelle, della fascia del cardio…

E sulla bici fai degli interventi?

Abbiamo due oli: uno invernale che serve più per lo sporco e uno per l’estate che è meno “denso”. E poi gonfio un po’ di più le gomme. D’inverno le lascio un po’ più basse se magari ci sono delle zone di umido o del bagnato.

Tokyo, umidità, fatica e crampi: Bartoli, ci spieghi tu?

31.07.2021
5 min
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Sabato, nella gara olimpica di ciclismo su strada, abbiamo visto Alberto Bettiol abbandonare qualsiasi possibilità di medaglia a causa dei crampi. Pochi giorni dopo nella crono stesso destino per Ion Izagirre (immagine Eurosport di apertura), costretto addirittura al ritiro nella crono

Per approfondire e capire appieno il problema che ha afflitto gli atleti a Tokyo, abbiamo chiamato Michele Bartoli, vincitore fra le tante di Fiandre, Lombardia e Liegi e oggi preparatore di alcuni atleti che abbiamo visto sfidarsi anche alle Olimpiadi.

Quando le fibre smettono di allontanarsi fra loro, arriva il crampo (immagine Fisiocalcio)
Quando le fibre smettono di allontanarsi fra loro, arriva il crampo (immagine Fisiocalcio)
Iniziamo con il capire cosa sono i crampi

Facendola semplice, il muscolo si contrae in continuazione. A un certo punto può capitare che non riesca più ad espellere il calcio presente all’interno delle fibre e queste non riescono più ad allontanarsi fra loro, rimanendo contratte. E a quel punto ti blocchi.

Perché succede?

Ci sono tre cause: stress, disidratazione e sforzo eccessivo. I crampi da stress sono legati ad un fattore psicologico, di gestione delle emozioni, mentre pedali ti arrivano delle micro-contratture nervose che affaticano il muscolo e possono causare i crampi.

Quelli da disidratazione?

Sono i più frequenti e sono dovuti a una scarsa assunzione di liquidi legata ad una sudorazione molto elevata, cosa che avviene nei climi caldi e umidi in particolare (come a Tokyo, ndr). Quelli invece scaturiti da uno sforzo eccessivo, derivano dal mancato allenamento, ovvero il muscolo non è abituato a fare fatica. E superato il limite di sopportazione, cede.

A circa 14 chilometri dall’arrivo, Bettiol costretto a smettere di pedalare (immagini Eurosport)
A circa 14 chilometri dall’arrivo, Bettiol costretto a smettere di pedalare (immagini Eurosport)
I crampi che hanno colpito Bettiol come li interpreti?

Allora, escluderei a priori quelli da stress, ha già corso gare importanti e non mi sembra uno che subisce psicologicamente la corsa. Direi che sono un misto delle altre due cause, disidratazione e sforzo eccessivo. Il clima era parecchio caldo ed umido e questo ha influenzato, poi non correva da un po’, non era abituato a fare certi sforzi.

Quindi dici una preparazione inadeguata?

Sì, come si è visto chi ha fatto bene all’Olimpiade arrivava direttamente dal Tour de France, un dato non casuale. Ai miei tempi, come ora, chi esce dai grandi Giri ha sempre una settimana di forma ottimale, basta guardare l’ordine di arrivo e si capisce subito.

L’avvicinamento alla gara attraverso la Settimana Italiana in Sardegna è stato troppo blando?

A mio modo di vedere sì. Poi consideriamo che non hanno neanche fatto tutte le cinque tappe ma solo tre: troppo poco per riabituare il fisico alle gare. Anche Nibali, che ha fatto due settimane di Tour, avrebbe dovuto quantomeno finirlo.

Il gruppo se ne va, Bettiol si ferma. Carapaz e McNulty sono già lontani (immagini Eurosport)
Il gruppo se ne va, Bettiol si ferma. Carapaz e McNulty sono già lontani (immagini Eurosport)
Che differenza c’è tra la preparazione attraverso un grande Giro o con degli allenamenti a casa?

Quando finisci un Tour o un Giro d’Italia hai un’alta capacità di soglia, quindi di correre per lunghe distanze a ritmi elevati. Perdi in esplosività, ma hai una condizione troppo superiore. Preparandoti attraverso degli allenamenti classici, invece, hai molta più esplosività, ma non hai sviluppato la capacità di soglia. E’ una dote che alleni solo in corsa, come un grande Giro o una serie di corse ravvicinate.

Come la campagna del Nord in primavera?

Esattamente, chi punta al Fiandre o alla Roubaix corre 4-5 gare prima, abbastanza ravvicinate con lo scopo di aumentare questa capacità di soglia, in quel caso però non si sforza troppo per mantenere un’esplosività elevata.

L’Olimpiade era una corsa di un giorno ma ha vinto un corridore da corse a tappe.

Questo dato lo allaccio a quel che dicevo prima e aggiungo: il percorso di Tokyo era duro, con molto dislivello ma non richiedeva esplosività. Infatti tutti quelli che si sono giocati la vittoria finale, sono corridori da corse a tappe. Lo stesso vincitore, Carapaz è adatto a quel genere di corse. Quei corridori, con una grande capacità di soglia, hanno alzato ancor di più il livello e hanno scavato un solco tra sé e gli altri. Van Aert per me è un corridore da corse a tappe, va forte anche in quel genere di gare ormai.

La telecamera è alle spalle di Bettiol e coglie il momento (immagini Eurosport)
La telecamera è alle spalle di Bettiol e coglie il momento (immagini Eurosport)
Tu hai detto anche che uno dei problemi potrebbe essere stata la disidratazione. Come avrebbe potuto sconfiggerla, magari arrivando prima in Giappone per adattarsi meglio al clima?

Sinceramente no, penso che Alberto si sia dimenticato di bere a sufficienza (alla fine dell’ultima salita non ha preso la borraccia ndr). Il corridore non è una macchina che quando manca la benzina si accende la spia, lui deve imparare a sentire certe cose, ma più che altro deve ricordarsi di bere costantemente e tanto.

Quindi un’Italia che è rimasta a metà del guado?

Ripeto, pochi giorni di gara alle spalle, considerando poi il tipo corsa fatta (Settimana Ciclistica Italiana, ndr) e l’acclimatamento, che non reputo comunque un problema, è stato troppo breve. O si arrivava prima a Tokyo oppure si faceva il Tour e si andava diretti alle Olimpiadi.

Nalini veste l’estate con la linea Color & Fun, comoda e fresca

28.07.2021
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Nalini, azienda fondata dai fratelli Mantovani, Vincenzo e Claudio, nei primi anni 60 si è consolidata come una delle migliori produttrici di abbigliamento per il ciclismo. Il caldo estivo avanza e le uscite in bicicletta si fanno sempre più lunghe, Nalini propone perciò dei nuovi capi della linea Color & Fun, per combattere il caldo estivo e migliorare il comfort delle uscite.

Un completo alla portata di tutti, studiato per essere comodo e traspirante, con il design unico che ha accompagnato campioni come: Chiappucci, Indurain e Pantani ed è stata sponsor tecnico di numerose realtà professionistiche come Cofidis e Astana.

Bas Classica Jersey

Una maglia con vestibilità e comfort per le uscite di tutti i giorni, modello pensato per essere prima di tutto comodo e versatile. La rete traspirante sulle maniche garantisce la giusta traspirabilità, le tasche oblique, da sinistra verso destra sono pensate per rendere più comodo prendere gli oggetti mentre si pedala.

Disponibile in tre colorazioni. La prima ha strisce orizzontali dal basso che sfumano dal rosso fino all’arancione, il tessuto sulle spalle è di colore nero, mentre le maniche sono azzurre, come il colletto. La seconda in verde nella parte bassa del busto, bianca nella superiore, con i fianchi blu. Il colletto e le maniche sono invece arancioni. La terza invece, parte dal basso con un antracite e attraverso varie sfumature di grigio, vira in un celeste, per concludersi con il nero delle spalle. Prezzo di 72 euro.

Bas Road Bibshort

I calzoncini sono invece realizzati in lycra, un tessuto estremamente resistente all’abrasione, ma allo stesso tempo elastico, capace di stendersi fino a 5 volte la lunghezza iniziale. Nell’ambito sportivo è molto utilizzato per la sua capacità di resistere ai lavaggi e al sudore. 

Bretelle in tessuto elastico bianco, con una rete nella parte centrale per offrire la migliore aerazione possibile, sulle cosce il pantaloncino è fornito di un elastico di 45 millimetri che mantiene il grip anche nelle condizioni di maggiore sforzo.

Il completo Bas (Classica Jersey e Road Bibshort) è disponibile in doppia colorazione
Il completo Bas (Classica Jersey e Road Bibshort) è disponibile in doppia colorazione

Il logo Nalini nella parte posteriore e laterale è totalmente rifrangente per permettere al ciclista una maggiore visibilità. Disponibile in due colorazioni: nero e blu. Prezzo di 105 euro.

Fondello Serie 3D M 80 Carbon Lime Gel

Il nuovo fondello con struttura differenziata unisce igiene, comfort e anatomia, grazie alla microfibra che lo rende morbido e lo fa rimanere asciutto. L’inserimento di fili di carbonio nel tessuto di copertura del fondello permettono una migliore termoregolazione e attenuano i dolori da frizione

Infine, l’utilizzo di schiume High impact e l’accurato posizionamento di cuscinetti in gel nella zona ischiatica garantiscono il massimo assorbimento delle vibrazioni e degli urti.

nalini.com

Tokyo, la parte più difficile sarà l’acclimatazione

20.07.2021
7 min
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A voler fare le cose per bene, si sarebbe dovuti partire per il Giappone con due settimane di anticipo, proprio come ha fatto Evenepoel. Poi un po’ il Covid e un po’ gli impegni delle squadre lo hanno impedito e la fase di acclimatazione degli azzurri in Giappone sarà il meglio che il poco tempo a disposizione renderà possibile.

Ma il tema c’è ed è vasto, come conferma Laura Martinelli, nutrizionista del Team Novo Nordisk e nostra guida per tanti ragionamenti su corse e dintorni.

«Si prospettano come le Olimpiadi più calde di sempre – dice – con tutto quello che ciò comporta per la fisiologia dell’atleta».

Con Laura Martinelli, nutrizionista veneta del Team Novo Nordisk, parliamo di acclimatazione
Con Laura Martinelli, nutrizionista veneta del Team Novo Nordisk, parliamo di acclimatazione

La temperatura corporea

Poi, sorridendo e quasi scusandosi come ogni volta in cui c’è da fare una digressione, entra in argomento tracciando uno spaccato in cui potrebbe riconoscersi chiunque abbia fatto sport.

«La temperatura a riposo di un individuo – dice – è sui 37 gradi. Se la temperatura esterna è intorno ai 20 gradi, essa salirà fino ai 38,5, mentre se fa caldo davvero si arriva fino ai 41,5 gradi. E’ un valore cui si arriva per il lavoro metabolico legato all’intensità dell’esercizio e a fattori ambientali, su cui non possiamo intervenire. Quello che però possiamo fare è intervenire sul piano nutrizionale, studiando il modo in cui l’organismo può adattarsi all’ambiente, iniziando 2-3 settimane prima».

L’ambiente giapponese sarà caldo per i tifosi, che a causa del Covid saranno al minimo, ma anche e soprattutto per il clima
L’ambiente giapponese sarà caldo per i tifosi, che a causa del Covid saranno al minimo, ma anche e soprattutto per il clima
Cosa si fa?

Si può lavorare per una sudorazione più efficace, sulle tecniche di idratazione, sulla resistenza al calore e sulla stabilità cardiovascolare. Si può fare abbinando nel modo giusto allenamento e alimentazione.

Serve tempo, che i nostri appena arrivati laggiù però non hanno…

Servono 6-7 allenamenti, che però non si possono fare consecutivamente. Si fa un’ora e mezza di esposizione al calore, in cui l’allenatore lavora per il miglior adattamento, mentre il nutrizionista studia l’alimentazione per il giorno della gara. Attraverso questi allenamenti, il cui numero si determina di caso in caso, si riesce ad acclimatare l’atleta.

Hai parlato del lavoro del nutrizionista in questa fase.

Si studia la nutrizione per il giorno di gara, ma si può fare anche altro. Ad esempio si calcola il volume della sudorazione prima e dopo l’allenamento, per determinare la caratteristica soggettiva di quanti litri di sudore un atleta produce con certe condizioni ambientali e in un determinato intervallo di tempo. Volendo andare oltre, si può anche analizzare la composizione del sudore. Si usano dei cerotti che lo assorbono e in base alla sua composizione, valutando quali sostanze l’organismo espelle, si possono elaborare i drink più efficaci per la gara. Un discorso, questo, ancora più complicato per gli atleti paralimpici.

Perché?

Perché ad esempio negli allenamenti di esposizione al calore, bisogna stare attenti al tipo di disabilità che condiziona la sudorazione, l’esposizione ai raggi solari. Un atleta amputato avrà meno superficie corporea attraverso cui sudare, ad esempio.

Gli atleti sono arrivati da poco, come si gestisce l’acclimatazione al fuso orario?

Non so se abbiano iniziato a farlo da prima. La prassi è modulare le ore di esposizione alla luce, modificando gli orari di sonno e veglia. Sul piano nutrizionale, si interviene nella pianificazione durante il viaggio. Quando i miei atleti hanno un volo così lungo, guardo le cartine degli aeroporti in cui faranno scalo, per trovare i ristoranti in cui possano mangiare il cibo di qualità che più gli serve ed evitare che mangino quello degli aerei, che solitamente è di pessima qualità. Si lavora anche sugli orari di digiuno, una metodica molto diffusa al di fuori del ciclismo, ragionando già da prima su quelli del Giappone. Tutto ciò aiuta nell’adattamento.

L’atleta in volo dovrebbe evitare il cibo dell’aereo, di qualità spesso scadente
L’atleta in volo dovrebbe evitare il cibo dell’aereo, di qualità spesso scadente
Leggendo il ruolino di marcia degli azzurri, non sembra che abbiano seguito queste prassi.

Se non lo hanno fatto come nazionale e a meno che i singoli non abbiano avuto il supporto di nutrizionisti esterni, possono provare a recuperare il tempo perso, lavorando sul posto. Provando l’acqua giapponese, monitorando l’idratazione, senza restringere a livello energetico… Ci sono tutti gli strumenti per farlo. Si sono trovati subito nel caldo, quindi è necessario modulare la temperatura fra l’esterno e l’aria condizionata delle varie strutture.

Come si fa?

Sembra strano, ma può essere molto utile ricorrere alla sauna per cercare di velocizzare l’acclimatazione. Mentre per rendere più sopportabile il caldo in bici, ci sono in commercio tanti prodotti, come dei gel al mentolo. L’ambiente giapponese si potrebbe quasi definire ostile.

Gli atleti usciti dal Tour, se hanno ben integrato, hanno un ottima base di partenza per la miglior acclimatazione
Gli atleti usciti dal Tour, se hanno ben integrato, hanno un ottima base di partenza
Oltre che di caldo, si parla di umidità.

Esiste un indice che si chiama WBGT (Wet Bulb Globe Temperature, ndr) che si usa per determinare il rischio connesso con lo stress termico dei lavoratori, quindi anche degli atleti, nel caso di microclima troppo caldo e il Giappone è su livelli di guardia (proprio ricorrendo a questo indice, uno studio della rivista Micron aveva stabilito dopo Rio 2016 che Tokyo fosse troppo calda per garantire la sicurezza degli atleti, ndr). Il riflesso dell’umidità incide direttamente sulla potenza. La potenza di un’atleta, sia pure a parità di temperatura, passando da un ambiente mediamente umido a uno molto umido, può scendere anche del 15 per cento. L’umidità intacca lo scambio di calore e la conseguenza finale è l’abbassamento del massimo consumo di ossigeno.

Si comincia 2-3 settimane prima e poi?

Si continua nei giorni che portano alla gara. Nelle 24-48 ore prima è fondamentale lavorare bene su alimentazione e supplementazione. Non si usa niente di nuovo, pur uscendo parzialmente dai soliti schemi. Si deve bere di più, va curata la distribuzione d’acqua durante la giornata e agli atleti andrebbero date delle borracce saline anche durante il giorno per essere certi che non perdano elettroliti importanti. Abitudini che si dovrebbero considerare assodate, che spesso però vengono sottovalutate.

E in corsa?

Le esigenze in termini calorici e glucidici sono le stesse, ma si arriva a fornire lo stesso contributo in maniera diversa. Si passa al semi liquido, perché a causa del caldo e dell’umidità l’irrorazione dell’intestino è minore e di conseguenza la digestione diventa faticosa. Quindi si privilegiano gel e liquidi, con un superiore apporto di elettroliti.

Chi esce dal Tour è avvantaggiato o penalizzato?

Dipende dalla bravura del suo staff. Se il Tour stesso è stato gestito in modo accorto, senza problemi di disidratazioni o altro, può essere davvero un ottimo banco di prova.

Caldo-freddo, cambia la borraccia

08.10.2020
3 min
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Dai 37 gradi di Palermo ai 7 di Roccaraso. Il Giro d’Italia ha subito uno shock termico non da poco e i corridori ne hanno risentito. Tappe corte e veloci, altre lunghe e bagnate, di salita, ventose… In tutte queste situazioni ci siamo chiesti come cambiasse l’integrazione in corsa, soprattutto quella idrica.

Michele Pallini (Trek-Segafredo) e Federico Cecchi (Vini Zabù Brado Ktm) sono due massaggiatori storici del gruppo. Il primo nel WorldTour l’altro in una Professional. Due approcci differenti, ma stessi obiettivi: offrire il miglior supporto ai loro atleti.

Federico Cecchi, prepara le borracce
Federico Cecchi, prepara le borracce

Rifornimento e temperature

«In realtà – dice Pallini – tra caldo e freddo l’integrazione varia poco sul piano solido, rice cake e paninetti sono gli stessi. Cambiano invece i liquidi. Col freddo diminuiscono i sali, mentre aumentano maltodestrine e destrosio. Si mangiano forse un po’ meno cose solide e si cerca qualcosa di liquido che dia energia. In Sicilia dove faceva caldo, ma dopo la prima tappa non caldissimo, abbiamo dato ai ragazzi la pasta di mandorle che, oltre ad essere tipica, è anche molto calorica, ma non dà il picco glicemico. Inoltre si manda giù facilmente e con l’ausilio dei gel si era a posto».

«In generale sì, varia poco – dice Cecchi, in accordo con Pallini – oggi il ciclismo è molto cambiato e si dà più spazio al rifornimento idrico a prescindere. E questo si basa su tre elementi principali: maltodestrine, sali minerali ed acqua. Le malto che ogni squadra prepara con la sua ricetta si usano indipendentemente dalle temperature, mentre variano sali ed acqua. Se fa freddo se ne assumono meno a vantaggio del tè. Io ci ho fatto caso, molti team WorldTour non lo usano più, ma in realtà i corridori lo cercano. Loro il tè lo usano non solo per berlo, anche per scaldarci le mani, il collo. Se lo buttano addosso».

Michele Pallini con Jacopo Mosca “bloccato” dal freddo
Michele Pallini con Mosca “bloccato” dal freddo

Quanto si reintegra?

«Oltre al rifornimento fisso, abbiamo della “extra-feed zone” – riprende Pallini – In questi punti diamo una borraccia con un paio di gel. Ce li leghiamo con la camera d’aria dei tubolari, dopo averla tagliata. In pratica diventa un elastico, facile da togliere ma altrettanto sicuro da non perdere nulla. Il numero delle extra-feed zone dipende da quanti mezzi si hanno a disposizione, dalla lunghezza delle tappe e se ci sono punti logisticamente facili da raggiungere. Mediamente ogni 30 chilometri cerchiamo di porre un nostro uomo. Quando la pioggia e il vento abbassavano la temperatura percepita la bevanda calda è sempre gradita. Julien Bernard quando è arrivato era talmente infreddolito che se l’è buttata sulle mani e solo dopo è riuscito ad infilarsi la mantellina».

«Nella tappa di Roccaraso – conclude Cecchi – oltre alle borracce di tutti i giorni, sali a parte, avevo preparato circa 30 litri di tè caldo, 60 borracce. Ne ho considerate cinque a testa per corridore in corsa più un all’arrivo. Lo hanno cercato sin da inizio tappa. Posso dire che in una frazione estiva i ragazzi consumano una borraccia, sia essa di acqua o di sali, mediamente ogni 20 chilometri, mentre con il freddo gliene basta una ogni 50. Di solito si va dalle 7 alle 10 borracce a tappa per corridore, molto dipende anche dalla lunghezza e non solo dalle temperature».