Super sudore? Quel che conta è saper integrare

01.08.2022
4 min
Salva

Non tutto il sudore è uguale e soprattutto non tutti i corridori sudano allo stesso modo. A tal proposito è necessaria un’integrazione diversa, personalizzata. In questi giorni, per esempio, abbiamo rimarcato più volte il tema delle grandi striature bianche sui pantaloncini di Pogacar, ma come si può ovviare a questo problema? A venirci incontro è la nutrizionista della BikeExchange, Laura Martinelli.

Qualche giorno fa il dottor Andrea Giorgi della  Drone Hopper-Androni ci aveva parlato del sudore da un punto di vista “medico”. Oggi lo facciamo dal punto di vista del reintegro. Ma in questa estate torrida in qualche modo l’argomento resta attuale. E magari è utile anche a qualche lettore praticante.

Laura Martinelli con il cuoco della BikeExchange, Eros Stangherlin: una corretta idratazione passa anche per la cucina
Laura Martinelli con il cuoco della BikeExchange, Eros Stangherlin: una corretta idratazione passa anche per la cucina
Dottoressa Martinelli, come ci si comporta dunque di fronte a soggetti che sudano moltissimo e palesemente perdono tanti sali?

E’ un argomento molto complesso. La composizione del sudore è fortemente individuale ed è di matrice genetica. L’importante è mangiare e bere correttamente. Il trucco, sta nel comprendere le caratteristiche della natura del sudore. Se la mia sudorazione è fortemente salina o se lo è poco.

E come si comprende?

Con osservazioni empiriche come potrebbe essere l’eccesso di chiazza bianca su maglia e pantaloncini, come nel caso di Pogacar ed altri corridori, o casi eclatanti che si notano ad occhio nudo, ma ci sono anche dei metodi più scientifici. E uno di questi è quello di applicare dei cerotti speciali (come sosteneva anche il dottor Giorgi, ndr) e con questi rilevare i range di salinità e studiare una strategia d’idratazione ad hoc.

Si parlava del caso Pogacar e delle sua grandi striature sui pantaloncini, sulla necessità di abbassare la temperatura corporea…

Per me l’argomento va preso dal lato opposto. Non bisogna evitare di sudare o di cercare di far sudare meno il soggetto, perché come abbiamo detto è una questione genetica. Piuttosto bisogna prendere coscienza del problema e agire. Agire prima e dopo lo sforzo e ridurre al massimo il rischio di disidratazione.

E come?

Sostanzialmente bevendo di più prima, durante e dopo lo sforzo, ma con specifiche metodologie. Non è così semplice. Ci sono metodiche nutrizionali per perdere meno sali.

Siamo partiti dall’esempio del grande sudore di Pogacar, ma lo sloveno non era il solo, specie con questo caldo estremo
Siamo partiti dall’esempio del grande sudore di Pogacar, ma lo sloveno non era il solo, specie con questo caldo estremo
Però torniamo al discorso di prima: va individuata la causa dell’eccessiva sudorazione e in particolare di quello specifico soggetto. Come nel caso di Pogacar…

Non solo lui, anche nella nostra squadra abbiamo degli atleti che hanno una sudorazione fortemente salina. E per loro abbiamo sviluppato un’integrazione individuale. Abbiamo lavorato con questi soggetti a casa e alle corse. Abbiamo ricostruito l’anamnesi: cosa fanno nel pre allenamento, nell’allenamento e nel post allenamento, quanta pipì fanno, di che colore è la pipì, delle loro sensazioni (crampi, ipersensibilità muscolare), abbiamo annotato le striature di sudore su maglie e pantaloncini… e così abbiamo identificato gli atleti più sensibili.

E a quel punto che cosa avete fatto?

Abbiamo pianificato una strategia di integrazione. Di base utilizzavano prodotti con maggior concentrazione di sodio. Nelle loro borracce la quantità di sali minerali era più alta. Ma anche al cuoco e a loro stessi quando sono a casa sono state date delle indicazioni per l’implemento degli elettroliti. 

E che cosa conviene mangiare in questi casi?

Diciamo cibi più salati: bresaola, più sale nel riso o nell’acqua di cottura della pasta, si cerca di mangiare una banana in più e poi si cambia acqua.

Per chi perde più sali avere borracce con una concentrazione di nutrienti specifica è fondamentale
Per chi perde più sali avere borracce con una concentrazione di nutrienti specifica è fondamentale
Si cambia acqua? Spiegaci meglio…

Sì, per questi soggetti che perdono più sali utilizziamo un’acqua più dura, non oligominerale o di montagna per intenderci. Senza stare a nominare le marche (che si trovano nei comuni supermercati, ndr) ci riferiamo ad acque con elevato residuo fisso. 

Quindi anche se si tratta di genetica, è un problema che si può ovviare…

Io direi che non è un problema, ma è una caratteristica e non bisogna preoccuparsi. Se si vede del bianco sui completi a fine corsa questo conta e non conta: l’importante è che le uscite siano uguali alle entrate. I segni bianchi sulle divise non sono necessariamente sintomo di un’integrazione mal gestita.

I soggetti che sudano di più devono anche bere di più? Per esempio a parità di chilometri consumano più borracce?

Sì, e soprattutto queste sono diverse. E sono diverse perché per assumere quella quantità di elettroliti hanno bisogno di un’acqua più liscia, nel senso più diluita. La regola infatti è che più una bevanda, in questo caso una borraccia, è più concentrata e più è energizzante, ma meno idratante. E viceversa, chiaramente. Quindi è vero che l’atleta che suda di più deve idratarsi, ma al tempo stesso deve anche alimentarsi. Nelle borracce ci sono anche maltodestrine, carboidrati… quindi deve bere di più non tanto per idratarsi, ma per idratarsi e mantenere al tempo stesso la stessa quantità di energia.

Cos’è davvero il sudore? Ne parliamo col dottor Giorgi

25.07.2022
4 min
Salva

L’osservazione di Adriano Malori circa l’accentuata sudorazione di Tadej Pogacar potrebbe avere dei riscontri niente affatto banali anche da un punto di vista medico e prestativo. Abbiamo infatti interpellato il dottore (e preparatore) della Drone Hopper-Androni, Andrea Giorgi, sempre all’avanguardia quando si tratta di questi due fronti.

Si suda quando fa caldo, ma cosa succede a livello fisiologico al corpo umano? Che meccanismi s’innescano? Il discorso è complesso. Proviamo a fare chiarezza e magari a saperne di più sulle super striature che a fine tappa si evidenziavano sui pantaloncini (neri) di Pogacar… e altri.

La tappa non è finita e Pogacar ha “già” delle grosse striature bianche di sudore sulla coscia
La tappa non è finita e Pogacar ha “già” delle grosse striature bianche di sudore sulla coscia
Dottor Giorgi, cosa succede fisiologicamente quando si suda?

Il sudore è un meccanismo di dispersione del calore del corpo umano. Serve a far diminuire la temperatura corporea. Questo principio differisce da soggetto a soggetto e varia in base a fattori interni, appunto relativi al singolo atleta, ed esterni, come temperatura ambientale, umidità, vento…

Come dicevamo, abbiamo notato che alcuni corridori più di altri, tra cui Pogacar, a fine tappa avevano grossi segni di “sudore secco” sul pantaloncino, come mai?

Dalla televisione non è facile stabilire chi suda di più o di meno, ma ci sono dei sistemi che servono a capire il tipo di sudorazione e in particolare quanti elettroliti, i sali minerali, si perdono nel corso di uno sforzo.

Che sistemi sono?

Ci sono dei test, solitamente dei “patch”, degli adesivi particolari da attaccare sulla cute, che sono in grado di captare il sudore e di farlo poi analizzare. Da qui si vede quanto sodio e potassio ci sono nel sudore. Questa analisi aiuta a personalizzare l’integrazione dei sali minerali. Questi test sono diffusi però avvengono di più nel calcio a causa della maggior facilità di gestione del rifornimento idrico e energetico durante la competizione, rispetto ad una gara ciclistica.

Noi abbiamo detto di Pogacar: il suo pantaloncino era nero e i segni erano bianchi, ma Bardet per esempio che aveva pantaloncini neri anche lui, non presentava striature tanto evidenti….

A livello corporeo interno abbiamo degli adattamenti soggettivi, c’è chi è più abituato e tollerante nei confronti del caldo e chi meno. Chi perde più liquidi e sali, e chi meno. Chi è abituato ad allenarsi al caldo è in grado di avere una minor perdita di sodio e quindi di liquidi. Le ghiandole sudoripare tendono a trattenere gli elettroliti e ad espellere un sudore ipotonico. Allenandosi con sedute al caldo si crea un adattamento fisiologico che permette di trattenere più sali e quindi di ridurre la sudorazione. E di conseguenza la probabilità di disidratazione.

Tappa di Foix (forse la più calda del Tour): all’arrivo Bardet non presenta segni visibili di suore sul pantaloncino
Tappa di Foix (forse la più calda del Tour): all’arrivo Bardet non presenta segni visibili di suore sul pantaloncino
E quindi quelle striature di bianco?

Ci dicono che l’atleta non è in grado di trattenere i liquidi e i sali.

Chi suda di più quindi non è detto che per forza perda più sali?

Solitamente chi suda di più perde più liquidi e quindi rischia di perdere più sali. Questo può portare ad una riduzione di volume plasmatico, provocando alterazioni metaboliche come un aumento della frequenza cardiaca. E’ necessaria una corretta idratazione con soluzioni isotoniche o ipotoniche. Se tu ingerisci solo acqua e sudi, e quindi perdi sali, avrai una quantità di sodio nel sangue sempre più diluita, arrivando alla cosiddetta “intossicazione da acqua”. Però su questo discorso delle tempistiche a mio avviso c’è ancora un bel po’ da vedere. Si dice infatti che bisogna bere ogni 15′-20′, insomma a cadenza regolare, ma anche farlo a sensazione non è detto che sia sbagliato.

Quindi i sali sono necessari sempre?

In condizioni di caldo estremo sì. E’ un discorso di termoregolazione. Se il corpo si sente più fresco, detta in parole povere, suda di meno. Consiglio anche di utilizzare bevande isotoniche o ipotoniche con carboidrati complessi per una migliore idratazione.

Vingegaard abbassa la temperatura con l’acqua. Testa, polsi e caviglie sono i punti nevralgici, ma spesso la si getta anche sulle cosce (foto ASO)
Vingegaard abbassa la temperatura con l’acqua. Testa, polsi e caviglie sono i punti nevralgici, ma spesso la si getta anche sulle cosce (foto ASO)
E come si può far sentire più fresco agli atleti?

Con le note strategie: acqua fresca addosso, corretta idratazione con bevande al mentolo, bevande al sapore aspro, bevande con maltodestrine, maglia aperta… ma con la crema altrimenti i raggi del sole fanno peggio e ti ustionano. Poi in questo caso molto dipende dai fattori esterni come l’umidità, per esempio. Se questa è molto alta il corpo fa fatica a disperdere calore. Meglio il caldo secco.

Prima dottor Giorgi, ha parlato di frequenze cardiache che aumentano. Perché?

Ognuno ha un certo volume plasmatico nel corpo, nel sangue: sudando perdi acqua e perdendo acqua riduci il tuo volume plasmatico. Per far circolare quella stessa quantità di sangue nei vasi sanguigni il cuore deve pompare di più.

E questo chiaramente apporta una fatica ulteriore…

Certo. Ci sono dei nuovi studi che dimostrano come allenarsi al caldo, oltre che abituare il corpo a disperdere meno sali, porti ad uno stimolo eritropoietico.

Alla ricerca del freddo. Ghiaccio ovunque per i corridori

24.07.2022
5 min
Salva

Caldo estremo e corridori sempre più alla ricerca del freddo. Del ghiaccio in particolare. Okay, fa caldo e si va a cercare acqua fresca e ghiaccio, appunto, per rinfrescarsi un po’. Sembra una cosa banale e magari lo è anche, ma cosa succede al nostro organismo? Perché il ghiaccio addosso?

Ne parliamo con Nino Daniele, medico della Trek–Segafredo. Da anni nel settore, Daniele ha esperienza anche in questo campo e ci illustra le pratiche più usate dai pro’ che hanno a che fare con il ghiaccio.

Gaetano “Nino” Daniele è il medico della Trek-Segafredo. Eccolo con Lopez al Giro 2022 (foto Instagram)
Gaetano “Nino” Daniele è il medico della Trek-Segafredo. Eccolo con Lopez al Giro 2022 (foto Instagram)
Dottor Daniele, fa caldo e si mette il ghiaccio, ma cosa succede al corpo umano?

Il ghiaccio serve ad abbassare la temperatura del corpo. Questa si alza con l’esercizio fisico e con le alte temperature, come quelle che stiamo vivendo. La temperatura eccessiva del corpo umano crea delle microlesioni a livello muscolare e per questo si usa il ghiaccio.

Obiettivo quindi abbassare la temperatura…

E’ scientificamente dimostrato che la crioterapia riduce questa risposta infiammatoria del muscolo, riduce anche il dolore e il muscolo stesso è più rilassato. E tutto ciò accelera il recupero. Ci sono studi che evidenziano come si “ricarichino” i mitocondri, che sono un po’ la “centralina del muscolo” nell’erogare l’energia. Ma qui entriamo nel delicato settore della biochimica della contrazione muscolare.

Quando si ricorre al ghiaccio?

Noi vi ricorriamo quando la temperatura supera i 25°C-27°C. Per esempio già al Giro, dove ha fatto molto caldo, ma non così tanto, siamo ricorsi 4-5 volte alle “ice bath”, le vasche di ghiaccio.

Thomas, dopo la tappa un po’ di defaticamento e vasca pronta: obiettivo recupero (foto Twitter)
Thomas, dopo la tappa un po’ di defaticamento e vasca pronta: obiettivo recupero (foto Twitter)
Anche al Tour abbiamo visto che la Quick Step-Alpha Vinyl per esempio aveva un mezzo apposito…

Sì, possono esserci dei mezzi appositi, questo dipende anche dai budget o se si hanno degli sponsor, ma di base basta una piscina gonfiabile con acqua fredda e ghiaccio. Moltissimi team le usano. Noi al Giro per esempio avevamo un normale furgone da ghiaccio per trasporto alimentare con queste “piscinette” all’interno. Se ben ricordo siamo partiti con 400 chili di ghiaccio e altri 300 ne abbiamo ripresi a Pescara. Non ho i dati, ma sono quasi certo che al Tour ne abbiano usati molti di più. Vanno considerati anche i chili che consumano i massaggiatori, per le borracce, i pacchetti che si mettono dietro al collo…

Ci parli di queste vasche…

Ci si sta solo con le gambe per 10 o al massimo 15 minuti. La temperatura poi non è così bassa come si può pensare, è intorno a 16°C. E poi spesso si fa in più di una persona e diventa anche un momento di svago. Sarebbe bene farle il prima possibile dopo lo sforzo, ma tante volte con il trasferimento non si può e allora magari si usano delle apposite calze con del ghiaccio intorno. Sono fatte di un materiale particolare, tipo silicone.

Ecco, hai parlato dei pacchetti dietro al collo. Si usano molto prima del via, ma anche in corsa e non solo per il recupero. E anche i gilet appositi con gli spazi per il ghiaccio…

E’ il pre-cooling e rientra sempre nello stesso discorso del recupero e dell’abbassamento della temperatura, chiaramente. Una volta questa pratica si usava prettamente per le cronometro durante il riscaldamento, adesso viste le alte temperature che ci sono, si usano anche prima delle tappe in linea.

Che poi sembra un controsenso, ci si scalda sui rulli, ma si cerca il freddo…

Ragazzi, con la febbre si sta male. E l’aumento della temperatura come detto non fa bene. Sui rulli si scaldano i muscoli, ma al tempo stesso con i gilet e i ventilatori si cerca di tenere bassa la temperatura corporea. Si cerca uno stato di benessere generale.

La pratica delle vasche di ghiaccio è valida anche in atletica, ecco Farah (campione di mezzofondo)
La pratica delle vasche di ghiaccio è valida anche in atletica, ecco Farah (campione di mezzofondo)
Si quanto si abbassa la temperatura con il ghiaccio dietro al collo e i gilet specifici?

Difficile da valutare, ma credo due, forse tre gradi. Più che altro i corridori lo gradiscono e hanno una sensazione di benessere, come accennavo, di fresco. Lo vediamo anche con l’acqua. Oggi i corridori se la schizzano dappertutto molto più che in passato. 

Ci sono dei corridori che gradiscono particolarmente queste vasche di ghiaccio?

Diciamo che i corridori del Nord Europa sono molto più propensi di quelli mediterranei.

E quelle “bare di freddo”? Quelle con temperature anche di -110°, -130°?

Sono molto costose e meno pratiche da usare. In più nel ciclismo non si usano anche perché serve soprattutto per le gambe e non per tutto il corpo. E comunque anche il metodo più artigianale delle vasche di ghiaccio non è meno efficiente.

Correre a 40 gradi? Si fa, ma con il caldo non si scherza

23.06.2022
6 min
Salva

C’è Caronte e sulla Puglia domenica si attendono temperature prossime ai 43 gradi. L’ideale per correre il campionato italiano, no? Allo stesso modo in cui sembrò di essere in una fornace lo scorso anno a Imola, con l’aggiunta di un’umidità pazzesca. Poi sarà tempo per il Tour. Magari nei primi giorni danesi l’aria sarà più fresca, ma scendendo verso la Francia, il rischio di caldo torrido tornerà più che mai attuale. Come si fa a salvarsi? Come fanno i corridori?

Nei giorni scorsi abbiamo sentito Evenepoel ammettere di aver sbagliato la scelta del casco e nel non aver voluto il sacchetto col ghiaccio. Ma se volessimo entrare più a fondo nelle strategie dei team, cosa si fa per mantenere l’efficienza atletica e non rischiare la salute?

L’arrivo di Caronte potrebbe portare la Puglia (campionato italiano dei pro’) a sfiorare i 43 gradi (foto il meteo.it)
L’arrivo di Caronte potrebbe portare la Puglia (campionato italiano dei pro’) a sfiorare i 43 gradi (foto il meteo.it)

Lavoro di squadra

Ne abbiamo parlato con Laura Martinelli, nutrizionista del Team Bike Exchange-Jayco, con le valigie quasi pronte per il viaggio francese.

«Condizioni così estreme – spiega – richiedono un approccio multidisciplinare. Se le temperature sono appena più alte, basta qualche accorgimento. Ma quando si parla di casi estremi, serve gioco di squadra fra tutte le componenti team. Se parliamo della gara di un giorno, puoi chiudere un occhio sul recupero, perché sai che l’atleta avrà le 48 ore successive per rimettersi a posto. Se invece ragioniamo di una corsa a tappe, allora il discorso è più complesso».

L’abitudine di bere tanto va coltivata anche durante l’inverno, affinché l’aumento di quantità estivo non risulti eccessivo
L’abitudine di bere tanto va coltivata anche durante l’inverno, affinché l’aumento di quantità estivo non risulti eccessivo
Cosa si fa?

Ci si siede a tavolino e si definisce un protocollo. Con gli atleti che seguo, questo prevede l’adozione di precise metodiche da due settimane prima. Il fisioterapista e il massaggiatore mettono in atto terapie drenanti, il preparatore interviene su vari fattori, tra cui anche il riscaldamento pre-gara. In ogni caso non sono cose che si improvvisano.

In che senso?

Le buone abitudini si prendono d’inverno. L’atleta deve essere abituato a bere tanto, anche quando è freddo. In modo che quando sarà davvero caldo, si tratterà di bere di più, rispetto a un intake già alto. Devono imparare a pesarsi prima e dopo l’allenamento e la gara, anche se questo è più difficile, per avere l’indicazione dei liquidi da reintrodurre entro sera e per capire se hanno bevuto abbastanza. E poi si deve curare la preparazione dei pasti.

La bresaola è tra i cibi più utilizzati in questa fase della stagione per reintegrare il sodio
La bresaola è tra i cibi più utilizzati in questa fase della stagione per reintegrare il sodio
Quando è caldo, è bene stare più leggeri a tavola?

L’assunzione calorica non si mette in discussione, ma si deve puntare all’integrazione degli elettroliti, soprattutto del sodio, poi magnesio e potassio. I cuochi sanno che in questa fase la dieta deve essere più salata per reintegrare il sodio. Per cui si va su alimenti come bresaola e formaggi. E si interviene anche sulla scelta dell’acqua, puntando su marche in cui gli elettroliti siano altamente disponibili.

Si usano acque diverse?

Compriamo alcune qualità di acqua spagnola o francese e la teniamo sul camion aspettando questi eventi straordinari.

Le acque minerali non sono tutte uguali. E quelle troppo lisce possono danneggiare l’atleta
Le acque minerali non sono tutte uguali. E quelle troppo lisce possono danneggiare l’atleta
Ci sono cibi da evitare quando è tanto caldo?

Più che altro si ragiona sulle preparazioni. Meglio evitare temperature troppo elevate, per tenere bassa la temperatura corporea. Non dico che si debbano mangiare piatti freddi, ma non ha senso proporre qualcosa di troppo caldo. Se d’inverno diamo il thè caldo, d’estate si punta sul fresco. Prima di una crono, che richiede uno sforzo breve e intenso, è buona norma ricorrere a una bevanda fresca. Non ghiacciata, ovviamente.

Si può scongiurare il rischio di disidratazione?

E’ un fenomeno inevitabile, a patto che non si salga oltre il 2 per cento del peso corporeo, quando la prestazione inizia a essere inficiata. Mantenere lo stesso peso è impossibile, anche se il tasso di sudorazione è soggettivo. Anche quella è una stima che viene fatta nei mesi precedenti e permette di evidenziare le diverse esigenze dei corridori.

Si suda in modo diverso?

La sudorazione deriva da una commistione di fattori. La composizione del sudore ha una forte componente genetica, poi ci sono i fattori ambientali, le abitudini e il grado di allenamento. Quando si fanno i test, non ci sono le stesse condizioni climatiche, ma si può capire tanto. Per questo chi è in altura fa spesso la sauna, per consentire un miglior adattamento quando scende.

La tappa di Novazzano al Giro di Svizzera ha visto picchi di caldo notevoli. Lui è Marco Haller
La tappa di Novazzano al Giro di Svizzera ha visto picchi di caldo notevoli. Lui è Marco Haller
La disidratazione eccessiva è pericolosa?

Non si deve cadere nell’iponatremia, quando i livelli di sodio nel sangue sono troppo bassi. Succede quando si beve troppa acqua liscia, che non ha un elevato potere idratante. Se bevo troppa acqua povera di elettroliti, rischio di diluire troppo il sudore disperdendo il sodio. L’iponatremia è potenzialmente mortale, ma per fortuna con le formulazioni moderne degli integratori, si riesce a starne alla larga. Anche il gusto deve essere appagante, per togliere il senso della sete. Ci sono gel al mentolo ad esempio che servono proprio per questo.

Ci sono cibi da evitare quando si corre a temperature molto alte?

Va valutata bene la supplementazione. La caffeina, ad esempio, che ha effetto vasocostrittore. Banalmente si può dire che generi crampi, ma gli effetti indesiderati con il caldo possono essere anche altri. Lo stesso caffè, anche se il tema è controverso, va modulato in rapporto alla diuresi. Vanno evitati i supplementi che, al contrario, portano vasodilatazione, soprattutto in chi avesse la pressione bassa. Parlo di shot alla barbabietola e vari nitrati, per il rischio che la pressione scenda troppo. E per quel che si diceva prima, va evitata l’acqua troppo leggera.

La strategia dei rifornimenti va pianificata e strutturata già durante l’inverno perché dia buoni frutti
La strategia dei rifornimenti va pianificata e strutturata già durante l’inverno perché dia buoni frutti
Il corridore riesce a capire che si sta disidratando?

Non è facile, non ci sono strumenti. Il colore e la quantità delle urine, quando si fermano per fare pipì, è una spia importante. Se sono poche e scure, deve suonare l’allarme. Poi si perde coerenza tra la frequenza cardiaca e la potenza nelle varie zone di sforzo. I battiti salgono perché il cuore per compensare spinge di più.

Sappiamo della crisi di fame, cosa sappiamo della crisi di sete?

Che se arriva, puoi al massimo tamponarla, ma non si corregge mai del tutto. La disidratazione seria richiede una terapia medica. In corsa cerchi di arginarla, quando poi arrivi in hotel, la palla passa al medico. Per questo sin dall’inizio ho parlato di lavoro di equipe.

Dainese, anche la sauna finlandese per abituarsi al caldo

06.08.2021
4 min
Salva

Ma come fa un pro’ a prepararsi d’estate con il caldo e il solleone che martellano sulla testa e sulla schiena? Spesso abbiamo parlato di alimentazione, ma poi il tutto come si traduce in soldoni? Un esempio può essere l’esperienza di Alberto Dainese, giovane della Dsm che di certo questa estate non ha “pedalicchiato”… visto che sta preparando la Vuelta.

In questi giorni Alberto è impegnato nella Vuelta a Burgos. Ha anche sfiorato la vittoria nella seconda frazione. La gamba è buona. Frutto di allenamenti specifici fatti anche proprio in ottica caldo.

Una sauna finlandese come quelle utilizzate dalla Dsm
Una sauna finlandese come quelle utilizzate dalla Dsm
Alberto, come la mettiamo con il caldo?

Diciamo che mi piace. O almeno meglio il caldo che il freddo.

Stai preparando la Vuelta, quindi hai dovuto spingere…

Ho fatto dei lavori proprio pensando alla Vuelta cercando il caldo. Sono stato per quattro settimane a Livigno e lì al massimo fa 20°. Poi con il team siamo stati in Austria e anche lì era abbastanza fresco e così per abituarmi al caldo sono tornato a casa, a Padova, per allenarmi con ben altre temperature. Non solo, ma per abituarmi sono uscito nelle ore più calde. Lo scorso 30 luglio mi sono allenato con 39°.

Caspita…

In Austria con il team, al termine delle uscite sempre per abituarci a queste temperature, a fine allenamento facevamo delle sedute in sauna finlandese. Siamo arrivati a fare anche 3 volte 10′. Di buono c’era che era rilassante! Ci hanno detto che a Burgos ci saremmo dovuto aspettare 40° in realtà non è stato proprio così.

Le maglia moderne estive sono molto sottili: traspirano bene sì, ma lasciano passare molto i raggi solari
Le maglia moderne estive sono molto sottili: traspirano bene sì, ma lasciano passare molto i raggi solari
Ma di solito esci sempre nelle ore centrali?

No, io generalmente mi alzo molto presto. Quindi se non avessi avuto questi impegni ci sta che sarei uscito anche alle 7 del mattino.

Riguardo all’alimentazione cambi qualcosa?

Non molto. Io prendo il porridge e poi del pane con un uovo strapazzato o sodo. Evito la caffeina che con le temperature elevate mi dà un senso di calore. Inoltre, non so se sia dimostrato scientificamente, ma a me il caffè fa venire i crampi. Semmai cerco di bere un po’ di più prima di uscire. In squadra abbiamo un protocollo.

Un protocollo? Spiegaci meglio…

Sì, quando ci sono più di 25°-27° dobbiamo prendere dei sali in più. Quando andiamo in ammiraglia per esempio c’è sempre una borraccia con dei sali.

E questo vale anche per l’allenamento?

Di solito esco con due borracce: una di malto e una di acqua. Le borracce di malto contengono 30 grammi di carboidrati e integrano un po’. In questo modo mangio un po’ meno cibo solido, meno barrette per intenderci… il che è meglio con il caldo. Poi i sali o te li porti dietro e li metti nella borraccia quando ti fermi alle fontane o altrimenti vai di acqua e basta.

Mentre con l’alimentazione varia qualcosa?

Ho la fortuna che mi piace molto la frutta acquosa tipo melone e anguria. Cerco di bere un po’ di più nell’arco della giornata e non rinuncio ad un buon gelatino, magari a merenda.

Usi anche delle creme protettive?

Sempre. Io ho una carnagione chiara e la protezione 50+ è immancabile. Anche perché le nuove maglie estive sono talmente sottili che quando sono “stese” passa tutto. E si rischia di avere anche quella “fantastica” abbronzatura con il segno delle bretelle, della fascia del cardio…

E sulla bici fai degli interventi?

Abbiamo due oli: uno invernale che serve più per lo sporco e uno per l’estate che è meno “denso”. E poi gonfio un po’ di più le gomme. D’inverno le lascio un po’ più basse se magari ci sono delle zone di umido o del bagnato.

Tokyo, umidità, fatica e crampi: Bartoli, ci spieghi tu?

31.07.2021
5 min
Salva

Sabato, nella gara olimpica di ciclismo su strada, abbiamo visto Alberto Bettiol abbandonare qualsiasi possibilità di medaglia a causa dei crampi. Pochi giorni dopo nella crono stesso destino per Ion Izagirre (immagine Eurosport di apertura), costretto addirittura al ritiro nella crono

Per approfondire e capire appieno il problema che ha afflitto gli atleti a Tokyo, abbiamo chiamato Michele Bartoli, vincitore fra le tante di Fiandre, Lombardia e Liegi e oggi preparatore di alcuni atleti che abbiamo visto sfidarsi anche alle Olimpiadi.

Quando le fibre smettono di allontanarsi fra loro, arriva il crampo (immagine Fisiocalcio)
Quando le fibre smettono di allontanarsi fra loro, arriva il crampo (immagine Fisiocalcio)
Iniziamo con il capire cosa sono i crampi

Facendola semplice, il muscolo si contrae in continuazione. A un certo punto può capitare che non riesca più ad espellere il calcio presente all’interno delle fibre e queste non riescono più ad allontanarsi fra loro, rimanendo contratte. E a quel punto ti blocchi.

Perché succede?

Ci sono tre cause: stress, disidratazione e sforzo eccessivo. I crampi da stress sono legati ad un fattore psicologico, di gestione delle emozioni, mentre pedali ti arrivano delle micro-contratture nervose che affaticano il muscolo e possono causare i crampi.

Quelli da disidratazione?

Sono i più frequenti e sono dovuti a una scarsa assunzione di liquidi legata ad una sudorazione molto elevata, cosa che avviene nei climi caldi e umidi in particolare (come a Tokyo, ndr). Quelli invece scaturiti da uno sforzo eccessivo, derivano dal mancato allenamento, ovvero il muscolo non è abituato a fare fatica. E superato il limite di sopportazione, cede.

A circa 14 chilometri dall’arrivo, Bettiol costretto a smettere di pedalare (immagini Eurosport)
A circa 14 chilometri dall’arrivo, Bettiol costretto a smettere di pedalare (immagini Eurosport)
I crampi che hanno colpito Bettiol come li interpreti?

Allora, escluderei a priori quelli da stress, ha già corso gare importanti e non mi sembra uno che subisce psicologicamente la corsa. Direi che sono un misto delle altre due cause, disidratazione e sforzo eccessivo. Il clima era parecchio caldo ed umido e questo ha influenzato, poi non correva da un po’, non era abituato a fare certi sforzi.

Quindi dici una preparazione inadeguata?

Sì, come si è visto chi ha fatto bene all’Olimpiade arrivava direttamente dal Tour de France, un dato non casuale. Ai miei tempi, come ora, chi esce dai grandi Giri ha sempre una settimana di forma ottimale, basta guardare l’ordine di arrivo e si capisce subito.

L’avvicinamento alla gara attraverso la Settimana Italiana in Sardegna è stato troppo blando?

A mio modo di vedere sì. Poi consideriamo che non hanno neanche fatto tutte le cinque tappe ma solo tre: troppo poco per riabituare il fisico alle gare. Anche Nibali, che ha fatto due settimane di Tour, avrebbe dovuto quantomeno finirlo.

Il gruppo se ne va, Bettiol si ferma. Carapaz e McNulty sono già lontani (immagini Eurosport)
Il gruppo se ne va, Bettiol si ferma. Carapaz e McNulty sono già lontani (immagini Eurosport)
Che differenza c’è tra la preparazione attraverso un grande Giro o con degli allenamenti a casa?

Quando finisci un Tour o un Giro d’Italia hai un’alta capacità di soglia, quindi di correre per lunghe distanze a ritmi elevati. Perdi in esplosività, ma hai una condizione troppo superiore. Preparandoti attraverso degli allenamenti classici, invece, hai molta più esplosività, ma non hai sviluppato la capacità di soglia. E’ una dote che alleni solo in corsa, come un grande Giro o una serie di corse ravvicinate.

Come la campagna del Nord in primavera?

Esattamente, chi punta al Fiandre o alla Roubaix corre 4-5 gare prima, abbastanza ravvicinate con lo scopo di aumentare questa capacità di soglia, in quel caso però non si sforza troppo per mantenere un’esplosività elevata.

L’Olimpiade era una corsa di un giorno ma ha vinto un corridore da corse a tappe.

Questo dato lo allaccio a quel che dicevo prima e aggiungo: il percorso di Tokyo era duro, con molto dislivello ma non richiedeva esplosività. Infatti tutti quelli che si sono giocati la vittoria finale, sono corridori da corse a tappe. Lo stesso vincitore, Carapaz è adatto a quel genere di corse. Quei corridori, con una grande capacità di soglia, hanno alzato ancor di più il livello e hanno scavato un solco tra sé e gli altri. Van Aert per me è un corridore da corse a tappe, va forte anche in quel genere di gare ormai.

La telecamera è alle spalle di Bettiol e coglie il momento (immagini Eurosport)
La telecamera è alle spalle di Bettiol e coglie il momento (immagini Eurosport)
Tu hai detto anche che uno dei problemi potrebbe essere stata la disidratazione. Come avrebbe potuto sconfiggerla, magari arrivando prima in Giappone per adattarsi meglio al clima?

Sinceramente no, penso che Alberto si sia dimenticato di bere a sufficienza (alla fine dell’ultima salita non ha preso la borraccia ndr). Il corridore non è una macchina che quando manca la benzina si accende la spia, lui deve imparare a sentire certe cose, ma più che altro deve ricordarsi di bere costantemente e tanto.

Quindi un’Italia che è rimasta a metà del guado?

Ripeto, pochi giorni di gara alle spalle, considerando poi il tipo corsa fatta (Settimana Ciclistica Italiana, ndr) e l’acclimatamento, che non reputo comunque un problema, è stato troppo breve. O si arrivava prima a Tokyo oppure si faceva il Tour e si andava diretti alle Olimpiadi.

Nalini veste l’estate con la linea Color & Fun, comoda e fresca

28.07.2021
4 min
Salva

Nalini, azienda fondata dai fratelli Mantovani, Vincenzo e Claudio, nei primi anni 60 si è consolidata come una delle migliori produttrici di abbigliamento per il ciclismo. Il caldo estivo avanza e le uscite in bicicletta si fanno sempre più lunghe, Nalini propone perciò dei nuovi capi della linea Color & Fun, per combattere il caldo estivo e migliorare il comfort delle uscite.

Un completo alla portata di tutti, studiato per essere comodo e traspirante, con il design unico che ha accompagnato campioni come: Chiappucci, Indurain e Pantani ed è stata sponsor tecnico di numerose realtà professionistiche come Cofidis e Astana.

Bas Classica Jersey

Una maglia con vestibilità e comfort per le uscite di tutti i giorni, modello pensato per essere prima di tutto comodo e versatile. La rete traspirante sulle maniche garantisce la giusta traspirabilità, le tasche oblique, da sinistra verso destra sono pensate per rendere più comodo prendere gli oggetti mentre si pedala.

Disponibile in tre colorazioni. La prima ha strisce orizzontali dal basso che sfumano dal rosso fino all’arancione, il tessuto sulle spalle è di colore nero, mentre le maniche sono azzurre, come il colletto. La seconda in verde nella parte bassa del busto, bianca nella superiore, con i fianchi blu. Il colletto e le maniche sono invece arancioni. La terza invece, parte dal basso con un antracite e attraverso varie sfumature di grigio, vira in un celeste, per concludersi con il nero delle spalle. Prezzo di 72 euro.

Bas Road Bibshort

I calzoncini sono invece realizzati in lycra, un tessuto estremamente resistente all’abrasione, ma allo stesso tempo elastico, capace di stendersi fino a 5 volte la lunghezza iniziale. Nell’ambito sportivo è molto utilizzato per la sua capacità di resistere ai lavaggi e al sudore. 

Bretelle in tessuto elastico bianco, con una rete nella parte centrale per offrire la migliore aerazione possibile, sulle cosce il pantaloncino è fornito di un elastico di 45 millimetri che mantiene il grip anche nelle condizioni di maggiore sforzo.

Il completo Bas (Classica Jersey e Road Bibshort) è disponibile in doppia colorazione
Il completo Bas (Classica Jersey e Road Bibshort) è disponibile in doppia colorazione

Il logo Nalini nella parte posteriore e laterale è totalmente rifrangente per permettere al ciclista una maggiore visibilità. Disponibile in due colorazioni: nero e blu. Prezzo di 105 euro.

Fondello Serie 3D M 80 Carbon Lime Gel

Il nuovo fondello con struttura differenziata unisce igiene, comfort e anatomia, grazie alla microfibra che lo rende morbido e lo fa rimanere asciutto. L’inserimento di fili di carbonio nel tessuto di copertura del fondello permettono una migliore termoregolazione e attenuano i dolori da frizione

Infine, l’utilizzo di schiume High impact e l’accurato posizionamento di cuscinetti in gel nella zona ischiatica garantiscono il massimo assorbimento delle vibrazioni e degli urti.

nalini.com

Tokyo, la parte più difficile sarà l’acclimatazione

20.07.2021
7 min
Salva

A voler fare le cose per bene, si sarebbe dovuti partire per il Giappone con due settimane di anticipo, proprio come ha fatto Evenepoel. Poi un po’ il Covid e un po’ gli impegni delle squadre lo hanno impedito e la fase di acclimatazione degli azzurri in Giappone sarà il meglio che il poco tempo a disposizione renderà possibile.

Ma il tema c’è ed è vasto, come conferma Laura Martinelli, nutrizionista del Team Novo Nordisk e nostra guida per tanti ragionamenti su corse e dintorni.

«Si prospettano come le Olimpiadi più calde di sempre – dice – con tutto quello che ciò comporta per la fisiologia dell’atleta».

Con Laura Martinelli, nutrizionista veneta del Team Novo Nordisk, parliamo di acclimatazione
Con Laura Martinelli, nutrizionista veneta del Team Novo Nordisk, parliamo di acclimatazione

La temperatura corporea

Poi, sorridendo e quasi scusandosi come ogni volta in cui c’è da fare una digressione, entra in argomento tracciando uno spaccato in cui potrebbe riconoscersi chiunque abbia fatto sport.

«La temperatura a riposo di un individuo – dice – è sui 37 gradi. Se la temperatura esterna è intorno ai 20 gradi, essa salirà fino ai 38,5, mentre se fa caldo davvero si arriva fino ai 41,5 gradi. E’ un valore cui si arriva per il lavoro metabolico legato all’intensità dell’esercizio e a fattori ambientali, su cui non possiamo intervenire. Quello che però possiamo fare è intervenire sul piano nutrizionale, studiando il modo in cui l’organismo può adattarsi all’ambiente, iniziando 2-3 settimane prima».

L’ambiente giapponese sarà caldo per i tifosi, che a causa del Covid saranno al minimo, ma anche e soprattutto per il clima
L’ambiente giapponese sarà caldo per i tifosi, che a causa del Covid saranno al minimo, ma anche e soprattutto per il clima
Cosa si fa?

Si può lavorare per una sudorazione più efficace, sulle tecniche di idratazione, sulla resistenza al calore e sulla stabilità cardiovascolare. Si può fare abbinando nel modo giusto allenamento e alimentazione.

Serve tempo, che i nostri appena arrivati laggiù però non hanno…

Servono 6-7 allenamenti, che però non si possono fare consecutivamente. Si fa un’ora e mezza di esposizione al calore, in cui l’allenatore lavora per il miglior adattamento, mentre il nutrizionista studia l’alimentazione per il giorno della gara. Attraverso questi allenamenti, il cui numero si determina di caso in caso, si riesce ad acclimatare l’atleta.

Hai parlato del lavoro del nutrizionista in questa fase.

Si studia la nutrizione per il giorno di gara, ma si può fare anche altro. Ad esempio si calcola il volume della sudorazione prima e dopo l’allenamento, per determinare la caratteristica soggettiva di quanti litri di sudore un atleta produce con certe condizioni ambientali e in un determinato intervallo di tempo. Volendo andare oltre, si può anche analizzare la composizione del sudore. Si usano dei cerotti che lo assorbono e in base alla sua composizione, valutando quali sostanze l’organismo espelle, si possono elaborare i drink più efficaci per la gara. Un discorso, questo, ancora più complicato per gli atleti paralimpici.

Perché?

Perché ad esempio negli allenamenti di esposizione al calore, bisogna stare attenti al tipo di disabilità che condiziona la sudorazione, l’esposizione ai raggi solari. Un atleta amputato avrà meno superficie corporea attraverso cui sudare, ad esempio.

Gli atleti sono arrivati da poco, come si gestisce l’acclimatazione al fuso orario?

Non so se abbiano iniziato a farlo da prima. La prassi è modulare le ore di esposizione alla luce, modificando gli orari di sonno e veglia. Sul piano nutrizionale, si interviene nella pianificazione durante il viaggio. Quando i miei atleti hanno un volo così lungo, guardo le cartine degli aeroporti in cui faranno scalo, per trovare i ristoranti in cui possano mangiare il cibo di qualità che più gli serve ed evitare che mangino quello degli aerei, che solitamente è di pessima qualità. Si lavora anche sugli orari di digiuno, una metodica molto diffusa al di fuori del ciclismo, ragionando già da prima su quelli del Giappone. Tutto ciò aiuta nell’adattamento.

L’atleta in volo dovrebbe evitare il cibo dell’aereo, di qualità spesso scadente
L’atleta in volo dovrebbe evitare il cibo dell’aereo, di qualità spesso scadente
Leggendo il ruolino di marcia degli azzurri, non sembra che abbiano seguito queste prassi.

Se non lo hanno fatto come nazionale e a meno che i singoli non abbiano avuto il supporto di nutrizionisti esterni, possono provare a recuperare il tempo perso, lavorando sul posto. Provando l’acqua giapponese, monitorando l’idratazione, senza restringere a livello energetico… Ci sono tutti gli strumenti per farlo. Si sono trovati subito nel caldo, quindi è necessario modulare la temperatura fra l’esterno e l’aria condizionata delle varie strutture.

Come si fa?

Sembra strano, ma può essere molto utile ricorrere alla sauna per cercare di velocizzare l’acclimatazione. Mentre per rendere più sopportabile il caldo in bici, ci sono in commercio tanti prodotti, come dei gel al mentolo. L’ambiente giapponese si potrebbe quasi definire ostile.

Gli atleti usciti dal Tour, se hanno ben integrato, hanno un ottima base di partenza per la miglior acclimatazione
Gli atleti usciti dal Tour, se hanno ben integrato, hanno un ottima base di partenza
Oltre che di caldo, si parla di umidità.

Esiste un indice che si chiama WBGT (Wet Bulb Globe Temperature, ndr) che si usa per determinare il rischio connesso con lo stress termico dei lavoratori, quindi anche degli atleti, nel caso di microclima troppo caldo e il Giappone è su livelli di guardia (proprio ricorrendo a questo indice, uno studio della rivista Micron aveva stabilito dopo Rio 2016 che Tokyo fosse troppo calda per garantire la sicurezza degli atleti, ndr). Il riflesso dell’umidità incide direttamente sulla potenza. La potenza di un’atleta, sia pure a parità di temperatura, passando da un ambiente mediamente umido a uno molto umido, può scendere anche del 15 per cento. L’umidità intacca lo scambio di calore e la conseguenza finale è l’abbassamento del massimo consumo di ossigeno.

Si comincia 2-3 settimane prima e poi?

Si continua nei giorni che portano alla gara. Nelle 24-48 ore prima è fondamentale lavorare bene su alimentazione e supplementazione. Non si usa niente di nuovo, pur uscendo parzialmente dai soliti schemi. Si deve bere di più, va curata la distribuzione d’acqua durante la giornata e agli atleti andrebbero date delle borracce saline anche durante il giorno per essere certi che non perdano elettroliti importanti. Abitudini che si dovrebbero considerare assodate, che spesso però vengono sottovalutate.

E in corsa?

Le esigenze in termini calorici e glucidici sono le stesse, ma si arriva a fornire lo stesso contributo in maniera diversa. Si passa al semi liquido, perché a causa del caldo e dell’umidità l’irrorazione dell’intestino è minore e di conseguenza la digestione diventa faticosa. Quindi si privilegiano gel e liquidi, con un superiore apporto di elettroliti.

Chi esce dal Tour è avvantaggiato o penalizzato?

Dipende dalla bravura del suo staff. Se il Tour stesso è stato gestito in modo accorto, senza problemi di disidratazioni o altro, può essere davvero un ottimo banco di prova.

Caldo-freddo, cambia la borraccia

08.10.2020
3 min
Salva

Dai 37 gradi di Palermo ai 7 di Roccaraso. Il Giro d’Italia ha subito uno shock termico non da poco e i corridori ne hanno risentito. Tappe corte e veloci, altre lunghe e bagnate, di salita, ventose… In tutte queste situazioni ci siamo chiesti come cambiasse l’integrazione in corsa, soprattutto quella idrica.

Michele Pallini (Trek-Segafredo) e Federico Cecchi (Vini Zabù Brado Ktm) sono due massaggiatori storici del gruppo. Il primo nel WorldTour l’altro in una Professional. Due approcci differenti, ma stessi obiettivi: offrire il miglior supporto ai loro atleti.

Federico Cecchi, prepara le borracce
Federico Cecchi, prepara le borracce

Rifornimento e temperature

«In realtà – dice Pallini – tra caldo e freddo l’integrazione varia poco sul piano solido, rice cake e paninetti sono gli stessi. Cambiano invece i liquidi. Col freddo diminuiscono i sali, mentre aumentano maltodestrine e destrosio. Si mangiano forse un po’ meno cose solide e si cerca qualcosa di liquido che dia energia. In Sicilia dove faceva caldo, ma dopo la prima tappa non caldissimo, abbiamo dato ai ragazzi la pasta di mandorle che, oltre ad essere tipica, è anche molto calorica, ma non dà il picco glicemico. Inoltre si manda giù facilmente e con l’ausilio dei gel si era a posto».

«In generale sì, varia poco – dice Cecchi, in accordo con Pallini – oggi il ciclismo è molto cambiato e si dà più spazio al rifornimento idrico a prescindere. E questo si basa su tre elementi principali: maltodestrine, sali minerali ed acqua. Le malto che ogni squadra prepara con la sua ricetta si usano indipendentemente dalle temperature, mentre variano sali ed acqua. Se fa freddo se ne assumono meno a vantaggio del tè. Io ci ho fatto caso, molti team WorldTour non lo usano più, ma in realtà i corridori lo cercano. Loro il tè lo usano non solo per berlo, anche per scaldarci le mani, il collo. Se lo buttano addosso».

Michele Pallini con Jacopo Mosca “bloccato” dal freddo
Michele Pallini con Mosca “bloccato” dal freddo

Quanto si reintegra?

«Oltre al rifornimento fisso, abbiamo della “extra-feed zone” – riprende Pallini – In questi punti diamo una borraccia con un paio di gel. Ce li leghiamo con la camera d’aria dei tubolari, dopo averla tagliata. In pratica diventa un elastico, facile da togliere ma altrettanto sicuro da non perdere nulla. Il numero delle extra-feed zone dipende da quanti mezzi si hanno a disposizione, dalla lunghezza delle tappe e se ci sono punti logisticamente facili da raggiungere. Mediamente ogni 30 chilometri cerchiamo di porre un nostro uomo. Quando la pioggia e il vento abbassavano la temperatura percepita la bevanda calda è sempre gradita. Julien Bernard quando è arrivato era talmente infreddolito che se l’è buttata sulle mani e solo dopo è riuscito ad infilarsi la mantellina».

«Nella tappa di Roccaraso – conclude Cecchi – oltre alle borracce di tutti i giorni, sali a parte, avevo preparato circa 30 litri di tè caldo, 60 borracce. Ne ho considerate cinque a testa per corridore in corsa più un all’arrivo. Lo hanno cercato sin da inizio tappa. Posso dire che in una frazione estiva i ragazzi consumano una borraccia, sia essa di acqua o di sali, mediamente ogni 20 chilometri, mentre con il freddo gliene basta una ogni 50. Di solito si va dalle 7 alle 10 borracce a tappa per corridore, molto dipende anche dalla lunghezza e non solo dalle temperature».