Attenti a Pithie: questo “all black” ha fame di successi…

06.04.2024
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Ormai non lo si può più considerare una novità. Se la sua vittoria alla Cadel Evans Great Ocean Race aveva colto tutti di sorpresa, Laurence Pithie ha dimostrato nel prosieguo di questo avvio di 2024 che non era stata un caso. Al suo secondo anno nel circuito maggiore, sempre in forza alla Groupama-FDJ che pian piano gli ha fatto scalare anche le gerarchie interne, il ventunenne neozelandese è uno dei corridori più promettenti del panorama internazionale, soprattutto perché ha dalla sua la sfrontatezza della sua giovane età che lo porta a provare a emergere sempre, tipica espressione della nuova generazione ciclistica nata sull’onda delle imprese di Pogacar.

Pithie non si è minimamente spaventato per i grandi impegni che lo attendevano e infatti alla Milano-Sanremo è rimasto nel vivo della corsa fin quasi alla fine, lo stesso dicasi per le prime classiche del Nord, anche se il Fiandre alla fine lo ha relegato in un’anonima 39esima piazza. Ma il calendario gli dà subito l’occasione per rifarsi, nel tempio di Roubaix.

Pithie fra Pedersen e Van der Poel. La Gand-Wevelgem lo ha visto protagonista con una lunga fuga
Pithie fra Pedersen e Van der Poel. La Gand-Wevelgem lo ha visto protagonista con una lunga fuga
Che cosa ti ha spinto a fare ciclismo su strada? In Nuova Zelanda i successi maggiori sono arrivati dalla pista…

Inizialmente ho corso anche su pista, mi piaceva molto. Ho avuto dei buoni risultati e proprio grazie ai miei riscontri sono entrato nel Willebrord Wil Vooruit Juniors, un importante team olandese. La mia ambizione era correre su strada, la pista è stata una buona ispirazione. D’altronde non credo sia possibile avere una carriera lunga e buona su entrambi i fronti: se vuoi emergere in Europa è la strada che ti dà un futuro. Se correvo su pista sarei rimasto in Nuova Zelanda. Per me il ciclismo su strada e il Tour de France sono l’espressione massima di quello che faccio. Ciò che mi ha davvero ispirato per essere un professionista. La pista è stata una bella parentesi.

Come sono stati i primi mesi alla Groupama, è stato difficile per te che venivi da un altro mondo?

Sì, non posso negarlo. Venendo dall’altra parte del mondo era super, ma anche complicato, per me e Reuben (Thompson, ndr). Confrontarsi non solo con le gare, ma con la cultura e l’ambiente, una lingua diversa, soprattutto per me che ho avuto alcune cadute all’inizio del 2023 che hanno reso tutto più difficile. Ma il team è stato di grande supporto, mi aiuta a integrarmi. La cultura francese e il vivere in Europa, lontano da casa, sono cose alle quali mi sono andato abituando. Ricordo che il primo mese mi sentivo sotto un rullo compressore, con un sacco di alti e bassi nell’umore, ma è parte del passato.

Alla Cadel Evans Great Ocean Race il suo primo successo di peso, in una volata ristretta
Alla Cadel Evans Great Ocean Race il suo primo successo di peso, in una volata ristretta
Tu sei un corridore molto veloce, ma ti abbiamo visto spesso cercare la fuga. Hai fiducia nelle tue doti di sprinter?

Sì, certamente. So che ho buone doti per il finale, ma non mi piace aspettare, preferisco costruire la corsa quando posso, stare davanti anche ben prima delle fasi finali. Io dico che se sei sempre davanti, di solito corri per la vittoria, mentre se aspetti uno sprint lasciando fare tutto agli altri, potresti anche veder sfumare tutto e lasciarti sfuggire le occasioni. Poi capita che vieni ripreso, come alla Cadel Evans Ocean Race, ma eravamo in pochi e potevo ancora correre per la vittoria. Magari se non ci avessi provato…

Avevi già corso nelle classiche belghe, cominci ad avere esperienza per ottenere risultati migliori?

Sono strade e percorsi dove per emergere bisogna imparare sempre di più. E’ vero che per ogni gara percorriamo molte delle stesse strade, ma ogni volta è diverso, la corsa è diversa. Alcune corse per me sono la prima volta, soprattutto le grandi corse. Quindi sto imparando ad ogni gara e sto migliorando.

Pithie con Cadel Evans, fondatore dell’omonima corsa. L’estate australiana gli ha portato fortuna
Pithie con Cadel Evans, fondatore dell’omonima corsa. L’estate australiana gli ha portato fortuna
Alla Gand-Wevelgem pensavi che la fuga potesse arrivare?

Sì, rispecchia quel che dicevo prima. Io dovevo provarci, dovevo essere lì se volevo avere qualche speranza. Quando Van Der Poel e Pedersen hanno forzato, io c’ero, potevo lottare con loro, ma ancora non ho le gambe per farlo, l’esperienza giusta. Avrei potuto aspettare dietro, ma che cosa ne avrei ricavato? Ho cercato di usare i miei compagni di squadra per costruire un risultato, quando lo faranno loro io sarò al loro servizio. Nessuno può negare però che la possibilità di vincere la gara l’ho avuta.

Sei rimasto sorpreso dai tuoi risultati in Australia?

Un po’, è stata la ricompensa per il mio duro, duro lavoro nella nostra estate in Nuova Zelanda. Sono andato in Australia, affrontando subito il massimo livello, ho visto che andavo forte e volevo concretizzare. Sapevo di aver lavorato sodo.

Il neozelandese punta con decisione alla selezione olimpica. A Parigi non solo per partecipare…
Il neozelandese punta con decisione alla selezione olimpica. A Parigi non solo per partecipare…
Visti i risultati, speri di essere convocato per i Giochi Olimpici e che cosa pensi del percorso di Parigi, si adatta a te?

Lo ammetto, ci penso. Credo di aver dimostrato negli ultimi mesi che sarò competitivo e lotterò per un grande risultato. Ho studiato il percorso, ci sono molti punti dove attaccare, dove posso davvero giocarmi le mie carte. Quindi sì, spero di andarci ed è sempre stato un sogno gareggiare o fare le Olimpiadi, anche da prima di essere un ciclista per competere in qualsiasi sport.

In futuro pensi potrai essere un corridore anche per la classifica delle corse a tappe?

No, non per la classifica generale di sicuro. Mi piacerebbe fare le grandi corse a tappe e correre per le vittorie di tappa e anche per alcune maglie, ma non sarò mai uomo da classifica, non è nelle mie corde.

Nelle corse a tappe può puntare a vittorie parziali. Qui leader della classifica a punti alla Parigi-Nizza
Nelle corse a tappe può puntare a vittorie parziali. Qui leader della classifica a punti alla Parigi-Nizza
C’è un corridore al quale ti ispiri?

Non particolarmente. Posso dire che ci sono molti ragazzi che ammiro per come corrono, per le abilità che hanno, ma non direi che ci sia qualcuno che mi ha portato a essere dove sono.

Qual è la gara che più di tutte vorresti vincere?

Questa è facile: i campionati mondiali… Poter indossare la maglia arcobaleno per un anno penso che sia l’apice del ciclismo, qualcosa che resta per sempre.

Dal pattinaggio al ciclismo. Le mille vite della Adegeest

08.02.2023
5 min
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Facciamo un passo indietro. Australia, Cadel Evans Ocean Race riservata alle donne, gara da quest’anno nel WorldTour. Fa caldo, molto caldo e le atlete di casa hanno vita facile, essendo più avanti nella preparazione rispetto alle colleghe europee. Non tutte, però. Alla fine la vittoria se la giocano infatti Amanda Spratt, la stella del ciclismo australiano e rivale di tante battaglie con olandesi e italiane alle classiche, e Loes Adegeest, olandese della FDJ-Suez. E quest’ultima, non senza sorpresa, mette la firma sulla corsa.

Per molti la 26enne di Wageningen è una perfetta sconosciuta, ma quando vai a scavare nella sua storia, scopri che questo è solo l’ultimo capitolo di un’evoluzione passata per molte altre strade. Un personaggio da scoprire, perché ha mille sfaccettature e lo si capisce già quando parla della sua passione per il ciclismo.

Dopo una vittoria di tappa al Tour de l’Ardeche 2022, in Australia arriva il successo più grande
Dopo una vittoria di tappa al Tour de l’Ardeche 2022, in Australia arriva il successo più grande

«Non so esattamente come sia nata – racconta di ritorno dalla presentazione del team avvenuta nel fine settimana a Parigi – ma quando ero giovanissima, tipo otto anni, ero già affascinata dalla bici da corsa. Qualche anno dopo l’ho voluta a tutti i costi: all’inizio doveva essere solo utile per allenarmi per il pattinaggio di velocità, così mi sono iscritta a una società di ciclismo e ho fatto una piccola gara. La passione pian piano ha preso piede, fino a convincermi a investire tutta me stessa in questa disciplina».

Tu eri destinata a una carriera importante nello speed skating, hai anche vinto un titolo mondiale junior nella prova d’inseguimento a squadre. Poi hai scelto di cambiare e dedicarti al ciclismo a tempo pieno.

Il motivo scatenante è sempre la passione. Avevo fatto grandi risultati, sì, ma proprio quando vinsi il titolo iridato sentii che qualcosa mi mancava. Decisi di tirare avanti ancora un anno, ma intanto iniziavo ad apprezzare di più il ciclismo. Sono passata alle maratone del pattinaggio di velocità proprio perché sono più simili al ciclismo e la combinazione fra le due specialità è più facile. Ma mi piace mettermi alla prova nella guida, vivere le dinamiche del gruppo in corsa e fuori, giocare con le tattiche. Nel pattinaggio di velocità su pista lunga, devi solo correre per ottenere un tempo, tutto da sola. Può diventare un po’ noioso. E poi con il ciclismo puoi pedalare in tutto il mondo. Ogni gara è diversa.

La Adegeest in gara nel pattinaggio di velocità. E’ stata iridata junior a squadre nel 2016 (foto Flickr)
La Adegeest in gara nel pattinaggio di velocità. E’ stata iridata junior a squadre nel 2016 (foto Flickr)
Nella storia femminile ci sono stati altri casi di campionesse del pattinaggio di velocità che poi sono passate al ciclismo. Qual è il punto in comune fra le due discipline?

Penso che entrambi gli sport siano importanti nei Paesi Bassi e quando fai pattinaggio di velocità, ti alleni in bicicletta in estate. Quindi il passo non è così grande perché ti alleni già in bici. Non tutti i pattinatori di velocità sono buoni ciclisti, se però mostri di avere delle capacità, allora è facile provare una gara. E una volta provato, se ti accorgi che ti piace, il passo non è troppo grande per diventare un vero ciclista. Usi più o meno gli stessi muscoli.

Prima della tua vittoria in Australia, eri conosciuta per essere la campionessa del mondo di Esports. Come riesci a impostare tatticamente una gara su Zwift non essendo a contatto con le avversarie?

E’ un fattore importante nelle prove di Esports. Ti alleni molto, devi sapere come e quando rilanciare, provare tattiche diverse. Certo, non sono la stessa cosa che la strada, ma l’idea è la stessa. Non vuoi alzarti sui pedali per troppo tempo. Vuoi risparmiare energia per le parti importanti. Spingi forte al momento giusto, sai quali sono i tuoi più grandi avversari e li valuti in gara. In questo è paragonabile alla strada, funziona solo in modo leggermente diverso. Ma usi più o meno le stesse tecniche e devi rilanciare molto per scoprire cosa funziona e cosa no. Ora non vedo l’ora di difendere la mia maglia iridata, il 18 febbraio.

Il fermo immagine della vittoria dell’olandese nel mondiale Esports del 2022
Il fermo immagine della vittoria dell’olandese nel mondiale Esports del 2022
Quali sono le tue caratteristiche principali, quali i percorsi che ti piacciono di più?

Sicuramente le gare con le salite, anche in condizioni di clima freddo. Nelle difficoltà riesco ad esaltarmi. Ma mi piacciono anche le prove a cronometro e voglio concentrarmi di più anche quest’anno su questa disciplina per migliorare ancora. Come voglio vedere cosa posso fare sulle salite più lunghe. A lungo termine, i miei sforzi sono aumentati molto sulle lunghe salite, ma penso che se continuo a migliorare, potrebbe andare bene anche per me. Voglio mettermi alla prova in una grande corsa a tappe, vedere se posso rimanere con le migliori.

Preferisci le gare di un giorno o le corse a tappe?

Mi piacciono le corse a tappe, perché le mie prestazioni non peggiorano molto col passare dei giorni. Nella squadra, ovviamente, abbiamo due grandi leader per le gare principali come Cavalli e Ludwig. E’ giusto lavorare per loro e intanto migliorare di più nel corso degli anni, per vedere se potrò anch’io essere una leader in una grande corsa. Non sicuramente per quest’anno, ma forse per il prossimo o per quello successivo.

La Adegeest è approdata alla FDJ Suez quest’anno. Nel 2022 era nel team irlandese IBCT
La Adegeest è approdata alla FDJ Suez quest’anno. Nel 2022 era nel team irlandese IBCT
Speed skating e ciclismo femminile sono due sport nei quali l’Olanda è al vertice mondiale. Quale dei due ha maggiore risalto sui media nazionali e fra la gente?

Penso che per il momento il pattinaggio di velocità femminile sia forse più importante nei media rispetto al ciclismo femminile, perché il pattinaggio di velocità è uno sport abbastanza uguale per uomini e donne, ricevono la stessa attenzione. E il ciclismo maschile viene trasmesso in modo molto simile al Tour de France sul canale nazionale. Per le donne, la popolarità del ciclismo diventa sempre più grande. Quindi ci arriveremo tra qualche anno, penso, ma per ora direi che il pattinaggio di velocità riceve più attenzione.

Quali sono i tuoi obiettivi adesso?

Ora punto sulle classiche. Quelle sono i grandi appuntamenti per ora, poi voglio solo migliorare per scalare le gerarchie ed essere una punta per il mio team. Ci vuole tempo, ma ce la posso fare.

Tiberi è partito col piede giusto e ha tanta fame di successi

28.01.2023
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Quando sai che tutti gli occhi sono puntati addosso, tutti si aspettano squilli di fanfare per mostrare finalmente tutto il tuo talento, iniziare con il piglio che Antonio Tiberi ha avuto nel Santos Tour Down Under è un segnale importante. Il frosinate, sul quale la vittoria del titolo mondiale a cronometro junior nel 2019 è suonato quasi come un fardello pesante da portarsi dietro, è guardato sempre più come una sorta di salvatore della patria, uno dei giovani chiamati a rilanciare il ciclismo italiano. E non sempre è facile affrontare le gare con questa responsabilità.

Tiberi punta forte sulla Cadel Evans Ocean Race, prima classica del calendario WorldTour
Tappa finale, Vine e Yates si giocano tutto. Tiberi è in fondo, chiuderà quarto a 3″

Tiberi è partito forte: due Top 10 e l’ottava piazza nella classifica generale, unita alla seconda fra i giovani: «Sono parecchio soddisfatto, non solo per i risultati ma anche per come ho sentito girare la gamba. Ho avuto la conferma che la condizione è buona, che la base per lavorare c’è. E’ stata un’esperienza molto istruttiva, sia per quel che è andato bene, sia per quel che c’è ancora da fare».

Tra l’inizio e la fine della corsa di 6 giorni, hai sentito differenze?

Non tanto, significa che la forma era buona già di per sé. Era una corsa breve, con tappe non molto lunghe (la più estesa era di quasi 155 chilometri, ndr), giuste per l’inizio stagione, per consentire di recuperare la stanchezza per il giorno dopo.

Per l’australiano Vine una vittoria pesante, con 11″ su Yates e 27″ su Bilbao. Tiberi chiude 8° a 1’07”
Per l’australiano Vine una vittoria pesante, con 11″ su Yates e 27″ su Bilbao. Tiberi chiude 8° a 1’07”
Guardi al bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto?

Entrambi. I risultati che ho ottenuto mi devono far pensare a quanto mi è mancato per fare di più, per arrivare alla vittoria. Nella quarta tappa ad, esempio, che poi è stata quella decisiva per la vittoria finale di Jay Vine, quando è andato via insieme a Yates e Bilbao io ero proprio lì, attaccato, ma mi è mancato quel quid necessario per restare alla loro ruota. Significa che devo migliorare nella resistenza quando si è a tutta, quando si vivono gli attimi cruciali di una corsa. C’è un margine da colmare e voglio farlo.

Tu sei al terzo anno alla Trek Segafredo. La sensazione è che il team sia orientato a darti molto spazio, cosa che a molti altri italiani in team WorldTour non accade se non per ruoli di secondo piano…

Questo è un tema molto dibattuto sul quale mi sono fatto una mia idea. Innanzitutto premetto che ogni team è gestito in maniera diversa, io posso parlare del mio dove ho capito che il ruolo devi guadagnartelo, ma questo non avviene solo in corsa. E’ un processo che dura tutto l’anno, bisogna darsi da fare anche in ritiro, pedalando ma anche fuori dalle corse. Bisogna far vedere di esserci, di avere quella fame necessaria per emergere. Ci si deve guadagnare la fiducia degli altri, dirigenti come compagni di squadra, dimostrare sempre quel che si vale e soprattutto quel che si vuol fare. Se dimostri di avere potenzialità, l’attenzione viene di conseguenza.

Il laziale si sta guadagnando la fiducia del team. In Australia corre da prima punta
Il laziale si sta guadagnando la fiducia del team. In Australia corre da prima punta
Parole forti, che sembrano quasi una presa di posizione anche in vista della prima classica del WorldTour, la Cadel Evans Ocean Race

Non so ancora se sarò la prima o la seconda punta della squadra, quel che è certo è che la gamba è abbastanza buona per poter far bene, per essere nella mischia quando si entrerà nella fase calda della corsa. L’intenzione è di essere preservato nelle energie fino ad allora, poi vedremo che cosa succede.

Che corsa è, hai già avuto modo di studiarla?

Ho visto il percorso ed è impegnativo. La prima parte presenta una sola salita lunga, dove però si va su di rapporto e non credo che ci sarà selezione. Penso che quando entreremo nel circuito finale però la situazione cambierà: c’è uno strappo di un chilometro e mezzo con pendenze che toccano addirittura il 25 per cento, farà molto male… Poi bisognerà vedere anche se ci sarà vento perché potrebbero crearsi dei ventagli. Insomma, non ci sarà spazio per distrazioni, bisognerà essere presenti a se stessi dal primo all’ultimo metro e correre col coltello fra i denti.

Decisiva è stata la quarta tappa, a Campbelltown con Bilbao vincitore su Yates e Vine
Decisiva è stata la quarta tappa, a Campbelltown con Bilbao vincitore su Yates e Vine
Dopo la trasferta australiana che cosa ti aspetta?

Al ritorno a casa il programma non prevede gare fino al Uae Tour, quindi penso di partire per trovare un posto caldo ideale per allenarmi e arrivare all’altro appuntamento del WorldTour con una forma ancora più affinata. Poi il programma prevede Laigueglia e Coppi e Bartali. Di occasioni per emergere ce ne sono tante, dipende tutto da me.