Tacchette, così nascoste, così importanti…

02.03.2021
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La giusta posizione delle tacchette per un corridore è importantissima. Si tratta di una questione millimetrica che se mal gestita o sottovalutata può causare anche spiacevoli inconvenienti, per questo sono fondamentali la precisione e soprattutto una persona competente che conosca bene la materia. Ne avevamo già parlato con Aldo Vedovati, questa volta invece ci siamo rivolti ad Alessandro Mariano, esperto biomeccanico, noto per aver posizionato in bici molti campioni come Alberto Bettiol e Davide Formolo.

Quanto è importante per un corridore avere le tacchette ben posizionate?

E’ la base di tutto, bisogna dedicarsi a quest’aspetto con molta attenzione e precisione.

Perché?

Perché stiamo parlando della parte del corpo verso la quale scarichiamo la potenza, quindi è necessario trovare il giusto punto in cui imprimerla.

Il posizionamento passa attraverso un’attenta serie di misurazioni
Il posizionamento passa attraverso un’attenta serie di misurazioni
Come si montano le tacchette? Ci sono strumenti che possono aiutare?

Io utilizzo una pedana baropodometrica e stabilometrica in modo tale che riesco a vedere bene la morfologia del piede così da individuarne il punto di forza.

Come funzionano questi strumenti? Esistono anche altri modi?

Questi strumenti nascono per la medicina, vengono utilizzati dagli ortopedici. Per me sono molto utili perché forniscono dati affidabili. Ti faccio un esempio: la pedana baropodometrica misura la pressione che il piede esercita sulla suola, è un dato importantissimo.

Una volta individuata la posizione delle tacchette è facile riportarla ad esempio su un paio di scarpini nuovi?

Potrebbe esserlo solo se parliamo di due paia di scarpini dello stesso modello. Se così non fosse bisogna affidarsi a un biomeccanico.

Cosa consiglieresti a un corridore che deve scegliere tra tacchette mobili o fisse?

Io preferisco quelle mobili senza ombra di dubbio. Il piede non può essere costretto a rimanere fermo, ha bisogno di muoversi, non siamo nati per essere bloccati.

L’analisi della pressione dei piedi permette di valutare bene il punto di partenza
L’analisi della pressione dei piedi è un passaggio fondamentale
Questa differenza influisce sulla prestazione?

Parecchio, c’è una falsa credenza secondo cui le tacchette mobili fanno perdere la potenza. Io dico che è il contrario e non solo, se non lasci un margine di movimento al piede è la volta buona che insorgono problemi.

Ad esempio?

Problemi con le ginocchia e i corridori sanno bene quanto sia poco simpatico imbattersi in tendiniti e infiammazioni varie. Se il piede lo blocchi stai pur sicuro che scarica altrove la tensione.

Ti ricordi qualche caso di atleti con problemi simili?

Ce ne sono molti, in linea di massima ti dico che si infiammano le ginocchia, in alcuni casi anche il tendine d’Achille.

A chi consigli invece le tacchette fisse?

Ai corridori che hanno una costituzione fisica perfetta. Si può iniziare con un periodo di prova, poi si fanno le dovute considerazioni.

Si dice che un velocista ne ha più bisogno di uno scalatore: è vero? Il velocista può avere vantaggi, usando la tacchetta fissa?

Se facciamo un discorso inerente ai pistard vi dico di sì, ma se parliamo delle corse su strada scordatevelo! Quando facciamo prove di resistenza è rischioso obbligare le articolazioni a un solo movimento. Non è la loro struttura fisiologica, i velocisti a mio avviso devono usare le tacchette mobili.

Tanti i modelli in commercio, ciascuno con le sue prerogative
Tanti i modelli in commercio, ciascuno con le sue prerogative
Per i corridori che hanno subito traumi articolari, muscolari o rotazioni del bacino a seguito di una caduta, si può intervenire anche sulle tacchette?

No, in tal caso io consiglio esclusivamente un osteopata o un fisioterapista. Se un atleta ha il bacino ruotato e tu monti le tacchette di conseguenza, succede che inizialmente ha delle buone sensazioni, ma nel lungo periodo si crea un casino. Credetemi, è meglio evitare.

Che tipo di problemi si creano? Qui si entra nel campo delle compensazioni che il fisico mette in atto ed è molto interessante.

Le compensazioni nascono quando il problema non si è risolto in tempo, allora in questo caso si corregge l’errore lentamente, ammesso che ce ne sia bisogno. Comunque è preferibile far crescere la pianta dritta, in caso contrario bisogna sempre rincorrere qualcosa.

Insomma qui non si può sgarrare di un millimetro…

Considera che se hai la sella più bassa o più alta di due millimetri, la correggi senza compromettere nulla. Se invece hai le tacchette spostate anche di un solo millimetro è troppo e non te lo puoi permettere, per questo consiglio le tacchette Time, sono veramente affidabili sotto ogni punto di vista, e naturalmente consiglio soprattutto un bravo biomeccanico.

Pensi sia giusto abbinare il posizionamento in sella con quello delle tacchette?

In bici il movimento è omogeneo, si deve fare questo tipo di abbinamento. Io consiglio sempre di considerare questo aspetto nella sua generalità. Un corridore sulla bici lo si posiziona trovando il giusto equilibrio tra i punti fondamentali quali l’altezza della sella, la distanza tra manubrio e sella, la giusta posizione delle tacchette e cosi via.

Non c’è niente di banale in quelle tacchette sotto gli scarpini
Non c’è niente di banale in quelle tacchette sotto gli scarpini
Pensi che la posizione delle tacchette possa variare a seconda della condizione fisica dell’atleta?

No, non sono favorevole, è una buona idea intervenire sulla posizione in bici, ma non sulle tacchette.

Ritieni giusto che i corridori si facciano montare le tacchette dai meccanici della squadra prima della corsa?

Ci può stare, i meccanici hanno una mano esperta. Certo devono avere le misure giuste e soprattutto il cambio può avvenire tra lo stesso modello di scarpini, altrimenti conviene che sia il biomeccanico ad intervenire tra due modelli di scarpini diversi.

Nel mondo di Vedovati, il mago della posizione

17.02.2021
5 min
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Nell’era in cui tutto è super tecnologico, proprio laddove si presuppone la tecnologia la faccia da padrona c’è chi invece si affida ad occhio ed esperienza. E’ Aldo Vedovati, vero guru della biomeccanica.

Attenzione però, Vedovati a macchinari, millimetri e dime ci ricorre eccome, ma come vedremo l’occhio dell’esperienza ha la meglio. E se tanti, ma proprio tanti professionisti vanno e tornano nel suo laboratorio, un motivo ci deve essere.

Lo storico gruppo della Colpack fa riferimento a Vedovati (in foto) da molti anni
La Colpack fa riferimento a Vedovati (in foto) da molti anni

Da Zandegù al laboratorio

La storia di Vedovati comincia oltre 30 anni fa. Iniziò a lavorare nel negozio di bici, Cicli Vedovati, che aprì suo padre.

«Poi – racconta lui stesso – feci il meccanico nella squadra di Zandegù nei primi anni 80, ma già dal 1984 lasciai le corse per il negozio e il posizionamento. Dal 2008 invece seguo solo il reparto di biomeccanica nel mio studio al Albino, Bergamo. Il negozio l’ho ceduto.

«Seguo il posizionamento dalla A alla Z. Ho tantissimi corridori (alcuni non può dirli per ovvie questioni di sponsor, ndr). Per esempio uno dei tanti che è passato da me è stato Paolo Savoldelli che è delle mie zone, ma anche Ivan Basso, e poi oggi seguo Nizzolo, Ciccone, Colbrelli, Villella… ne ho una trentina buona».

Le tre fasi di Vedovati

Fino a qualche tempo fa la “biomeccanica” era semplice: “stai più lungo e stai più basso”. 

«Oggi – spiega Vedovati – è cambiato tanto, anche perché sono cambiati i componenti. Ma prima di tutto va detto che c’è chi cerca la posizione per lavoro, il professionista, e chi quella per divertirsi, l’amatore. Dal pro’ devi cercare di tirare fuori la miglior resa possibile da quella posizione. Quello che per me è importante è vederlo su strada, in azione. E’ la prima cosa. Esco in bici con i corridori prima e dopo il test. Ho preso una bici con pedalata assistita per seguirli, specie quando andiamo in salita. Ho un lungo rettilineo con scarsissimo traffico dove li porto. Lì, li osservo, li studio.

«La seconda “tappa” della mia visita passa poi per le scarpe. Analizzo bene la posizione del piede e della scarpa, come spinge quando pedala. Per me è importantissimo perché i piedi sono le fondamenta della posizione. Terza fase, passo alla sella: arretramento, inclinazione, altezza. Da lì sistemo poi anche la parte del manubrio, ma è una conseguenza».

Per Ciccone posizione sul manubrio bassa ma non eccessivamente lunga
Per Ciccone posizione bassa ma non eccessivamente lunga

Basso e lungo…

«Stare bassi e lunghi, come si diceva fino a qualche anno fa, oggi non vale più. Bassi magari sì, l’aerodinamica resta importante, ma non c’è questa ricerca estrema come prima. E lo stesso vale per gli attacchi manubrio: una volta si vedevano i 130, 140 e anche 150 millimetri. Adesso invece si sono accorciati perché si sono allungati gli orizzontali. E per me è meglio, la bici è più stabile. Anche se per esempio Basso fino alla fine non ne ha voluto sapere ed è rimasto con i suoi attacchi lunghi.

«Stando meno schiacciati i corridori respirano meglio e questa regola ormai vale anche a crono, lì ne guadagna anche la guidabilità. Respirando meglio va da sé che il corridore renda di più. Bisogna sempre trovare il giusto compromesso con l’aerodinamica».

E la sella?

L’esperienza conta, specie per Vedovati che quasi non utilizza i computer.

«Utilizzo poco il computer, ma ho i miei strumenti e le mie dime, che mi sono fatto fare appositamente su miei disegni. Oggi si tende a stare più avanti e per me in alcuni casi si esagera anche un po’. Spesso si vede la rotula superare la verticale sull’asse del pedale quando questo è orizzontale. Il che può anche andare bene per una crono, per una brevissima tappa di salita o per qualche corsetta amatoriale… ma non per sforzi prolungati perché in quel modo il quadricipite, il muscolo più importante, è chiamato ad uno sforzo enorme. Per me quindi okay la posizione aggressiva, ma non troppo.

«Sempre per lo stesso motivo non do mai l’altezza di sella massima consentita dal cavallo, perché dopo parecchio tempo la pressione si fa sentire e il muscolo si accorcia. Il risultato? Il corridore inizia a basculare. Mediamente mi tengo più basso di un paio di millimetri, il che non guasta neanche per la guida».

Vedovati dedica moltissima attenzione al “reparto piedi”: pedali, tacchette, suole, scarpe
Grande attenzione al “reparto piedi”: pedali, tacchette, suole, scarpe

Ancora sui piedi

Prima di congedarci Vedovati, richiama l’attenzione sui pedali. Per lui il “reparto piedi” è davvero il più importante. Il biomeccanico bergamasco dedica moltissimo tempo alle scarpe. Ogni corridore gli lascia un “clone” del suo modello con le tacchette da lui posizionate e così quando deve cambiare scarpe nel corso della stagione Vedovati sa già come le deve fissare, tanto che alcune aziende inviano le scarpe direttamente nel suo laboratorio e non all’atleta.

«Il piede – conclude Vedovati – deve essere il più possibile vicino all’asse del pedale, laddove c’è il punto di spinta. Per questo faccio utilizzare suole basse. La scarpa, credetemi, è davvero importante. Io analizzo il tutto al podoscopio e valuto se poi c’è bisogno del plantare. In quel caso li mando da un ortopedico, non uno qualsiasi, ma uno che abbia esperienza con i ciclisti. Non serve un plantare per camminare, ma per pedalare.

«Le tacchette? Quelle fisse vanno bene solo per chi davvero non ha problemi, altrimenti un minimo di mobilità serve sempre. Anche per la posizione dei piedi preferisco vedere gli atleti su strada e non sui rulli. Sui rulli viene meno la componente dell’equilibrio che riguarda principalmente proprio i piedi».

Alessandro Mariano Fisioradi

Fisioradi accoglie il re dei biomeccanici

02.01.2021
2 min
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“Scienza e Salute del ciclista”, si chiama così l’esclusivo programma ad altissima specializzazione proposto da Fisioradi Center a beneficio di tutti i ciclisti che vogliono prepararsi al meglio.

La visione di Radi

Il Poliambulatorio e centro di riabilitazione multifunzionale pesarese coordinato da Maurizio Radi rappresenta un vero e proprio punto di riferimento nazionale per ciclisti, sia amatoriali che professionisti. Questo grazie all’offerta di un metodo esclusivo di allenamento, di valutazione, di alimentazione e di trattamenti e programmi costruiti su misura per ogni singolo atleta.

Presso Fisioradi Center è possibile trovare servizi molto specifici. Si parte dalla semplice visita di idoneità sportiva fino alla valutazione e alla preparazione atletica attraverso vari test. Si possono effettuare: il test Conconi, l’incrementale con lattato, il test di Mader, il Wingate Anaerobic test, il Critical Power 10”, il test potenza/cadenza e la plicometria finalizzata ad estrapolare la percentuale di grasso corporeo del ciclista.

Mariano e i pro’

Si valutano e si predispongono tabelle d’allenamento personalizzate e si dà grandissimo valore alla biomeccanica e al corretto posizionamento in bici. E’ possibile su appuntamento e in collaborazione con Alessandro Mariano, esperto collaboratore di tantissimi corridori professionisti farsi mettere bene in sella. Non mancano poi l’aspetto fondamentale legato all’alimentazione e all’integrazione. E’ possibile avere la consulenza di un nutrizionista. Inoltre, si può fare dell’Indoor Cycling, con lavori specifici di ritmo e resistenza per pedalare insieme ad altre persone alla ricerca di una sana competizione e del divertimento.

Alessandro Mariano mentre lavora sulla bici di Bettiol
Alessandro Mariano mentre mette a punto la posizione di Bettiol

Arriva la nuova sede

Fisioradi consta di un Poliambulatorio e un centro di riabilitazione multifunzionale con ben nove divisioni specialistiche diverse. Un vero e proprio polo di eccellenza, che in primavera inaugurerà una nuova ed avveniristica sede. Da Fisioradi Center la sensibilità per il ciclismo è altissima. Questo grazie principalmente al valore delle professionalità sia mediche che scientifiche (sono oltre 40 e selezionati da tutta Italia) che qui hanno la possibilità di ben svolgere il proprio lavoro.

fisioradi.it

posizioni aerodinamiche

Telai standard e posizione ideale: sfida delicata

03.12.2020
4 min
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Come ci ha detto anche Dario Cataldo oggi siamo nel ciclismo dei dettagli. Tutto è ponderato al millimetro, specie nell’argomento che trattiamo in questo articolo! Parliamo infatti di posizione in bici, di biomeccanica, di materiali.

Oggi rispetto ad una volta i telai su misura sono praticamente spariti. Anche ai professionisti arrivano i telai con misure standard, centimetri e soprattutto angoli sono quelli per tutti ed è il corridore che vi si deve adattare. Alessandro Mariano, posturologo di Fisioradi da oltre 30 anni al seguito dei pro’, ci aiuta a capire.

Come si fa oggi a trovare la giusta posizione? E’ l’atleta che deve adattarsi alla bici?

E’ tutto più difficile per chi svolge il mio lavoro. Una volta c’era il progetto del telaio e l’atleta ci montava sopra. Oggi ci si arriva con i componenti. Si riesce comunque a raggiungere un buon equilibrio con le giuste compensazioni (attacchi, spessori, arretramento). Si parte da una base fissa, il telaio, e da lì si cerca il giusto equilibrio muscolare e osteo-articolare. L’intento però era, e resta, quello di non sovraccaricare muscoli e articolazioni. Noi per ovviare a questo rischio abbiamo anche fatto dei test con l’elettromiografo sotto forzo, anche su strada.

Elettromiografia
Elettromiografia: i sensori sulla schiena di Purito Rodriguez
Elettromiografia
Elettromiografia: i sensori sulla schiena di Purito Rodriguez
E cosa si vede?

Quali distretti muscolari sono maggiormente attivati se la sella è troppo avanti o troppo arretrata. Se lavora troppo il bicipite femorale o il quadricipite, se il polpaccio lavora troppo o è quasi del tutto “tagliato fuori”. In ogni caso il segreto è svincolare il più possibile la schiena. Questa deve essere scarica il più possibile, perché poi in salita o in uno sprint è chiamata a spingere e vengono coinvolti molto i lombari.

Insomma la parola d’ordine è equilibrio…

Esatto. Alla fine gli angoli, anche con i telai di oggi, riesci a riprodurli. L’apparato scheletrico non cambia, mentre il muscolo sì. Si modifica nel corso degli anni e persino durante una corsa a tappe. Andrebbe cambiata la posizione durante un grande Giro. Poi non lo si fa per tante altre questioni, ma in teoria tanti giorni di carico su determinati muscoli portano ad un affaticamento tale per cui si potrebbe coinvolgerne anche altri. Poi, sia chiaro, parliamo di pochi millimetri. La posizione della vita, anche per gli amatori, non esiste. Vi faccio un esempio.

Prego…

Avevo due atleti identici per statura e misure degli arti: Gotti e Abdujaparov: se avessi tenuto conto solo dell’aspetto scheletrico avrebbero potuto scambiarsi la bici, ma la muscolatura era diversa. Gotti aveva un telaio “seduto” a 71,5° e Abdu un telaio dritto a 76°. Oggi i triatleti a parità di statura con i ciclisti hanno posizioni differenti, in quanto hanno muscolature differenti. La loro posizione va pensata anche in base alla parte del nuoto e a quella della corsa.

I manubri integrati complicano le cose?

A livello di posizione no, alla fine attacchi e larghezze delle pieghe hanno misure diverse e si riescono a riprodurre le proprie quote. 

Tacchette non più in punta: la tendenza è quella?

Io le ho sempre messe un po’ più indietro rispetto alla media. Ho sempre fatto un’analisi del piede e del suo punto di forza che non corrisponde alla testa metatarsale, ma un po’ più indietro. Condivido pertanto questa tendenza.

telaio BMC
Un telaio (BMC) moderno: con le misure standard imposte soprattutto dai monoscocca
telaio BMC
Un telaio (BMC) moderno: con le misure standard imposte soprattutto dai monoscocca
Anche le pedivelle tendono ad “accorciarsi”…

Vero. Noi facciamo un esame che è un po’ come individuare la “coppia massima” della pedalata. Alla fine ne emerge che chi solitamente va agile dovrebbe usare la pedivella più corta e viceversa se va più duro. L’esempio estremo è Froome. Ha leve molto lunghe, ma va molto agile. Una volta gli avrebbero fatto usare pedivelle da 180 millimetri. La pedivella più corta, scelta in base alle proprie caratteristiche, ottimizza il consumo energetico.

Le selle 3D influiscono sulla posizione?

Conta più la larghezza. Oltre un certo limite il tuo bacino non va più indietro. Di solito la misura indicata, il famoso punto anatomico, corrisponde a 7,2 centimetri di larghezza. Però attenzione, è un dato statistico che va bene per tutti e per nessuno. In generale però più che i materiali io credo che le posizioni siano cambiate perché sono cambiate le preparazioni e di conseguenza le strutture degli atleti.

Un aspetto interessante. Spiegaci meglio…

Sono diversi morfologicamente. In generale i corridori sono più magri, più elastici e questo consente di estremizzare le posizioni. Basta guardarli giù dalla bici. Il peso incide molto e modella tutta la struttura. Tra i tanti che ho seguito, c’è stato Mario Scirea (corridore longilineo per antonomasia, ndr), oggi sarebbe un atleta grasso.