Baroncini: al Baloise una vittoria pesante, da leader puro

24.06.2025
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Una risposta di forza, di personalità: la vittoria di Filippo Baroncini al Baloise Belgium Tour è stata molto più di un semplice successo. Rappresenta tutta la solidità di un atleta che si propone come un perno importantissimo del nostro ciclismo.
E ora, dopo averlo sentito, abbiamo capito ancora meglio questa solidità.

L’atleta della UAE Emirates è stato esemplare nella gestione di questa cinque giorni belga: non sono state solo gambe. Questa vittoria apre altri scenari importanti per il futuro. Sia quello immediato, leggasi Campionati Italiani, sia quello a lungo termine.

Festa grande sul bus UAE. Toccante anche il rientro in Italia con l’abbraccio tra Baroncini e suo fratello Matteo che lo attendeva all’aeroporto (foto Instagram)
Festa grande sul bus UAE. Toccante anche il rientro in Italia con l’abbraccio tra Baroncini e suo fratello Matteo che lo attendeva all’aeroporto (foto Instagram)
Filippo, prima di tutto complimenti: ma te l’hanno suonato l’Inno di Mameli?

No e neanche mi hanno dato un goccio di birra… lasciamo perdere! Da non credere lassù…

Però dai, questo Belgio ci porta bene: il mondiale under 23, la tua prima vittoria da pro’, la tua prima corsa a tappe sempre lì?

Eh dai, a volte sì, a volte no, però posso essere contento. Bello, è andata alla grande stavolta.

Come è nata questa vittoria? Sei partito con i gradi di capitano?

Diciamo che sono partito sicuramente, avendo mostrato tanto al Giro d’Italia, con l’ambizione della squadra, più che altro per me e Florian Vermeersch, di fare classifica. Io mi sono fatto trovare pronto, non ho mollato dopo il Giro, anche perché vedevo che la gamba rispondeva bene. E allora ho detto: «Approfittiamone».

Cosa significa tecnicamente non hai mollato dopo il Giro?

Che ho riposato il giusto, non mi sono rilassato troppo. Ho fatto una settimana ben strutturata di allenamenti e il resto l’ha fatto il Giro d’Italia. Dopo un riposo iniziale ho fatto dei richiami di soglia e fuorisoglia. E catena in tiro con la bici da crono. Questi richiami mi hanno permesso di tenere il motore sveglio, ma al tempo stesso senza mai distruggermi, perché bisognava comunque recuperare e assimilare tutto il lavoro fatto.

Le due tappe chiave erano la crono e quella in cui sei andato in fuga?

Sì, esattamente. Comunque in Belgio non è mai semplice, ci sono sempre dei trabocchetti. Bisogna stare svegli e lontani dalle cadute. Però avevo una squadra super attorno a me, ci siamo aiutati l’uno con l’altro e il risultato si è visto.

Filippo Baroncini splendido nella sua posizione a crono. Era anche molto veloce
Filippo Baroncini splendido nella sua posizione a crono. Era anche molto veloce
Come è stato sentirsi leader? Ti è piaciuto questo ruolo?

Bello! Per una volta un feeling diverso, nel senso che ero più abituato ad aiutare gli altri e per una volta essere aiutato ripaga un po’, anche per i sacrifici che faccio per la squadra. Anche al Giro ho lavorato tanto per loro, per cui so cosa si prova e stavolta è stato bello riceverlo in cambio.

E hai sentito un po’ di pressione oppure te la sei goduta?

No, pressione no. Non sono uno che la sente tanto, anzi a volte bisognerebbe sentirla di più! E nelle giuste dosi serve.

Il giorno della crono sei stato un siluro. L’avevi vista al mattino?

L’avevo vista solo al mattino, poi avevo dato un’occhiata nei giorni prima. Di solito le crono corte le soffro un po’, preferisco quelle più lunghe. Ma è andata alla grande. Da lì ho capito che la condizione era ottima, perché sono rimasto attaccato ai più forti.

Quella sera sei andato a dormire con altra consapevolezza?

Esatto, ho iniziato a pensare che il giorno dopo poteva essere la volta buona.

Il momento decisivo dell’intero Baloise: a circa 35 km dall’arrivo Baroncini scatta e va a prendersi al maglia
Il momento decisivo dell’intero Baloise: a circa 35 km dall’arrivo Baroncini scatta e va a prendersi al maglia
Era una crono di 9,7 chilometri veloce: che rapporti hai scelto?

L’importante era fare velocità. Il rapporto contava, ma partire con dei rapportoni esagerati non è mai il massimo, nemmeno in crono brevi. Avevo un 64, né troppo grande né troppo piccolo. Mi sembrava ideale per tenere la catena dritta. Sembrava un piattone, ma c’erano due o tre rettilinei che tiravano in su.

Raccontaci il momento topico: quando E’ partita la fuga decisiva?

Volevamo essere noi ad accendere la corsa, ma ci ha pensato la Ineos Grenadiers. Io ero lì pronto, sempre vigile. C’è stato un grande forcing, mi sembra con Connor Swift, che ha ridotto il gruppo a dieci. Abbiamo provato a rientrare: prima Florian, chiuso da Ganna, poi io. Gli altri si sono fermati e sono partito in contropiede con altri quattro. Da lì è stato tutto un rincorrersi.

E il gruppo si avvicinava…

Esatto. Dietro hanno iniziato a menare. Avevamo già pianificato con la squadra che avrei provato ai 35 dalla fine. Quando siamo arrivati a quel punto, il gruppo era a 15-20 secondi. Era tiratissimo. Dopo una curva ho preso lo strappo a tutta. Mi sono detto: «O parto ora o ci riprendono». Ho dato la botta e sono andato via con Frigo, Berckmoes e Aular, che aveva anticipato.

Cosa si prova in un’azione così? Emozione o lavoro?

Non avendo sempre l’occasione di fare la corsa davvero, ogni volta è un’emozione nuova. Sei lì davanti a battagliare, è bello e ti gasa. Ho tirato tanto perché volevo portare a casa la classifica, non tanto la tappa. Se avessi voluto vincere la tappa, avrei corso in modo diverso. Ma la generale vale di più.

Il podio finale ha visto: 1° Baroncini, 2° Heyter, 3° Berckmoes
Il podio finale ha visto: 1° Baroncini, 2° Heyter, 3° Berckmoes
Adesso farai i Campionati Italiani?

Sì, sia la crono che la prova in linea. Ho visto il percorso della crono su VeloViewer. Di salita non ce n’è. E’ una crono molto lineare, da spingere. Ci sono anche curve tecniche, ma io la bici da crono la guido bene. Sono tranquillo.

Quanto sei cresciuto in questi due mesi? Al Giro tutti dicevano: “Quanto va forte Baroncini”…

Sì, l’ho notato anch’io. Fa piacere, soprattutto se i complimenti arrivano anche da altre squadre. E’ motivo d’orgoglio. Sicuramente il Giro mi ha fatto fare uno step, anche mentale. Era il mio secondo grande Giro, dopo la Vuelta, e nelle gambe ha fatto la differenza.

Chiaro…

Mi ero già abituato a quello sforzo con la Vuelta e questo mi ha aiutato a gestirmi meglio durante la corsa rosa. Però per come sono andato quest’anno, ammetto che a volte mi sono sorpreso da solo in salita!

Filippo, cosa aggiungere? Ti auguriamo di gustarti la birra che non hai preso in Belgio!

Ah quella dopo gli Italiani, sicuro! Adesso siamo concentrati e via.

E Ganna intanto mette (altre) due crono nel mirino

20.06.2025
4 min
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Se molti dei campioni in vista del Tour de France sono passati per il Critérium du Dauphiné o per il Tour de Suisse, c’è anche chi è passato dal Baloise Belgium Tour, vale a dire Filippo Ganna. Il Pippo nazionale ha deciso, in accordo con il suo team, che il passaggio migliore per arrivare alla Grande Boucle fosse questo. E tutto sommato, non dovendo fare classifica, perché non scegliere una corsa veloce?

Giusto oggi l’alfiere della Ineos Grenadiers è arrivato secondo nella velocissima crono di Ham: 9,7 chilometri piatti come un fuso, ideali per gente più esplosiva come l’ex compagno Ethan Hayter. Per Pippo quattro secondi troppo, quattro secondi che dicono come la scelta di passare da una gara veloce come il “Giro del Belgio” forse era proprio quel che serviva.

Ganna (classe 1996) impegnato sulle strade del Giro del Belgio

Stacco e ritorno

Guardiamo dunque nel complesso questo ritorno alle corse dell’ex iridato a crono. Ganna è rientrato alle corse dopo 66 giorni. La sua ultima apparizione era stata alla Parigi-Roubaix. Uno stacco probabilmente mai così ampio da quando è professionista, anche perché se non c’era la strada, c’era la pista.

«Direi che sto bene – ha iniziato Ganna – tornare alle corse è stato un bell’impatto. Era un bel po’ che non correvo e rientrare in gruppo non è stato semplice. Ho fatto un po’ di fatica. E’ vero, sono stato parecchio tempo senza correre, ma rispetto agli anni passati, non facendo il Giro d’Italia, è stato possibile. E’ venuto a crearsi tutt’altro programma. Ma posso dire che avevo bisogno di questo stacco. Dopo la Roubaix sono stato una settimana a casa e poi ho ripreso a lavorare. Ho fatto parecchia altura e ora sono qui per rifinire la condizione. E’ una corsa che mi piace e a fine settimana vediamo se avrà dato l’effetto desiderato».

E’ un Pippo solare quello che racconta. Le prime due frazioni del “Giro del Belgio” sono andate ai due velocisti più forti presenti: Tim Merlier e Jasper Philipsen. Ganna ha fatto il suo compito ed è arrivato in gruppo. L’obiettivo è mettere ritmo gara nelle gambe e trovare la brillantezza giusta. Di certo ci proverà nelle restanti due frazioni.

Il piemontese ha macinato tanti chilometri in salita. Eccolo sulle rampe di Macugnaga (foto Instagram)
Il piemontese ha macinato tanti chilometri in salita. Eccolo sulle rampe di Macugnaga (foto Instagram)

Quanta salita

In queste settimane senza gare, Ganna ha raccontato di grandi volumi di allenamento e, soprattutto, di aver fatto tanta salita. Due grandi blocchi in altura: uno al Teide con la squadra al completo e uno più recente a Macugnaga, presso il Rifugio Zamboni-Maroli, sul filo dei 2.800 metri di quota. Tanto lavoro a carico in entrambe le occasioni, e nel secondo anche più qualità, con del dietro moto.

«Se mi sento allora un po’ più scalatore? Dovrei perdere altri 20 chili – scherza il piemontese – ma ho lavorato tanto in salita. Sul Teide abbiamo fatto tanti chilometri con una media di 16.000 metri di dislivello a settimana».

Un lavoro corposo fatto in ottica Tour, ovviamente. In Francia la Ineos si presenta con una squadra d’assalto. L’uomo di classifica sarà Carlos Rodriguez, ma poi ci sarà gente come Kwiatkowski, Foss e appunto lui, che possono fare bene anche altrove. Ricordiamo che Ganna negli ultimi anni ha dimostrato di essere anche piuttosto veloce, e pensando a qualche tappa ondulata… magari potrebbe dire la sua.

«Vado in Francia – spiega Pippo – con l’obiettivo iniziale di fare bene nella prima crono (quella veloce di Caen, quinta frazione, ndr). Risparmiare energie sin lì. Poi nelle tappe seguenti l’idea è di trovare un varco per poter dire la mia.
«Io maglia verde? Allora diciamo a Jonny (Milan, ndr) di non partire! Io la vedo già disegnata sulle sue spalle. Ci saranno arrivi in volata adatti a lui. Per me sarà più complicato».

Ganna ha già vinto il tricolore cinque volte
Ganna ha già vinto il tricolore cinque volte

Ma prima…

Prima del Tour de France, però, il cammino di Ganna incrocia un altro obiettivo a cui tiene molto: la cronometro del campionato italiano. Lui di maglie tricolori contro il tempo ne ha già vinte cinque. Quella del 2022 lo portò poi in Francia da campione italiano della specialità.

«Vero – dice Ganna – prima c’è l’obiettivo della crono tricolore. Non ho ancora visto nulla, ma ci hanno mandato il percorso qualche giorno fa. Arriveremo in Friuli il 24 e spero già il 25 di avere le informazioni giuste».

Anche se ti chiami Ganna, una cronometro in gara dopo tanto tempo è una fonte importante di informazioni e ideale per riprendere il feeling, anche in ottica Tour.

«Sì – conclude Ganna – sarà una crono importante, ma soprattutto è una corsa che mi piace vincere perché ho la possibilità di portare in giro per il mondo questo simbolo del mio Paese. E’ una maglia fantastica. L’ultima volta che ci sono andato al Tour non sono salito sul podio, spero che stavolta possa essere differente».

Quella volta, era giusto il 2022, la maglia tricolore era nascosta da quella iridata. Magari si è tenuto la cartuccia buona per far brillare il tricolore al momento giusto…

Ultimi giorni di scuola, Malucelli fiuta le vacanze

17.06.2023
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«Sono partito venerdì – sorride Malucelli – dovevo correre solo il sabato, tanto che avevo l’aereo domenica mattina. Invece mi hanno chiesto se volessi correre lo ZLM Tour. Gli ho detto che per me andava bene, ma a patto che poi non mi chiedessero anche di fare il Giro del Belgio. Così ho corso lo ZLM e sono andato bene. E loro cosa hanno fatto? Mi hanno detto: hai la condizione, perché non fai anche il Giro del Belgio?».

Malucelli e Marco Tizza: i due italiani della Bingoal
Malucelli e Marco Tizza: i due italiani della Bingoal

Uno zainetto per 18 giorni

Malucelli racconta. Il Baloise Belgium Tour si accinge a vivere la penultima tappa, nel segno dei velocisti più forti e di Van der Poel che ha ricominciato a… fare il matto. Per il romagnolo che da quest’anno corre nella Bingoal-WB, si tratta dell’ultimo atto di una lunghissima prima parte di stagione.

«Insomma – prosegue – ero partito da casa con uno zainetto e quando domenica tornerò, sarò stato via per 18 giorni. Per fortuna c’era la Coppa della Pace vicino casa, in Romagna. Martina, la mia compagna, ha fatto la valigia e l’ha data al direttore sportivo del team U23, che me l’ha portata su. E’ il mio lavoro: finché ce n’è, giusto rispondere presente. Ma dopo questa corsa mi fermo, recupero e mi presento alla grande per la seconda parte di stagione. Sono sfinito».

Seconda tappa dello ZLM Tour: 1° Mareczko, 4° Malucelli: fra i due c’è grande rivalità (foto Bingoal)
Seconda tappa dello ZLM Tour: 1° Mareczko, 4° Malucelli: fra i due c’è grande rivalità (foto Bingoal)
La prima tappa l’ha vinta Philipsen, tu sei arrivato a 15 minuti: come mai?

Sono un po’ avanti coi lavori, un po’ provato, diciamo così (sorride, ndr). Quando sei stanco, anche la capacità di soffrire crolla drasticamente. Mi sono staccato per un soffio. Eppure in quel momento non sono riuscito a soffrire, ma ci sta e credo che sia anche normale.

Come mai tanta fatica?

Ho corso a inizio stagione al Saudi Tour, poi dovevo andare in Turchia, ma l’hanno cancellata. Ho fatto il ritiro, sono stato in Belgio per 15 giorni a fare le prime corse e poi ho sofferto due mesi per l’allergia. Sono rientrato a casa dalla Sicilia, ma a differenza dello scorso anno sono andato piano. Allora sono andato in altura e quando sono sceso, ho cominciato a correre. Sono partito da casa il 14 maggio e finora ci sono tornato solo per tre giorni.

Sempre alle corse?

Ho fatto Dunkerque e subito dopo Boucle de la Mayenne. Sono tornato a casa il lunedì e sono ripartito il venerdì. Ho corso il sabato, sono rimasto in Belgio, ho fatto lo ZLM Tour e adesso il Giro del Belgio. Ho corso di più fino adesso che tutto il 2022, anche se negli ultimi tre anni ho corso proprio poco.

Al via della Classic Brugge-De Panne, però Malucelli si ritirerà per problemi legati all’allergia (foto Bingoal)
Al via della Classic Brugge-De Panne, però Malucelli si ritirerà per problemi legati all’allergia (foto Bingoal)
Perché?

Nel 2020 c’è stato il COVID e ho fatto una trentina di gare. Nel 2021 ho preso il Covid a inizio stagione, poi ad agosto quando siamo rientrati mi sono rotto le costole e ho fatto una cinquantina di giornate di gara. L’anno scorso c’è stata la storia della Gazprom e alla fine ho chiuso con 33 corse. Quest’anno sono già 37. Chi ha fatto il Giro d’Italia è a 40, quindi più o meno sono su quei livelli.

Quindi?

Quello che comincia a essere pesante è il fatto che corri, poi rimani tre giorni in Belgio in un hotel da solo. Poi vai a un’altra gara, fai un viaggio e torni a casa per tre giorni e riparti subito. Mentalmente diventa tosto ed è difficile recuperare. Non è che vai via due settimane, poi stai a casa due settimane. L’ultima volta sono tornato di lunedì, ho avuto tre giorni e poi sono ripartito. Non fai neanche in tempo a riprendere le abitudini. Così adesso sono 2-3 giorni che mi sento stanco. L’ho detto alla squadra, però hanno voluto che corressi perché nelle ultime settimane avevo fatto diverse top 10. Se vai alle corse e non sei al 100 per cento di testa e gambe, diventa dura.

Sembra brutto tirarsi indietro dopo le pause forzate del 2022?

E’ proprio questo. Da una parte non ce la fai, dall’altra la testa dice che non ti devi tirare indietro, perché hai passato quella situazione e adesso non puoi dire no se ti chiedono di correre. So cosa significa essere costretto a casa, ci sono già passato. Ma adesso ho anche bisogno di recuperare. E me ne accorgo perché Van der Poel sta facendo fuoco e fiamme e con questi corridori diventa una sofferenza.

L’ambientamento della Bingoal-WB procede bene, ma il Belgio ha un ciclismo tutto suo. Parola di Malucelli
L’ambientamento della Bingoal-WB procede bene, ma il Belgio ha un ciclismo tutto suo. Parola di Malucelli
Dopo il Belgio tiri il fiato?

Ho due mesi senza corse perché la squadra farà il Giro d’Austria, il Vallonia e il Sazka Tour, che però sono dure per me. Per questo hanno voluto che corressi qui e poi potrò riposarmi.

Rifaresti la scelta di firmare alla Bingoal?

C’è un buon clima, ci ho messo un po’ per ambientarmi. Hanno un’altra cultura, ma è proprio il ciclismo belga che è diverso. Magari ti sembra di essere in un momento tranquillo, partono e ti lasciano lì. A me è capitato perché mi sono fermato a fare la pipì oppure perché ho portato la mantellina alla macchina al momento sbagliato. Ma con l’esperienza si impara tutto e adesso con i compagni ha trovato un po’ di feeling, che è importante.

C’è mai stato quest’anno il miglior Malucelli?

No, forse l’unica volta è stato al Saudi Tour. Purtroppo, più passano gli anni e più il gap con gli squadroni si sente. Magari allo ZLM Tour durante le tappe mi sono sentito veramente bene, ma non so per quale motivo, quando arrivo là, faccio quarto. Guardando i file delle corse, faccio i miei valori, a volte un po’ meno, ma a volte di più. Però gli altri anni ho sempre vinto, quest’anno arrivo lì, ai piedi del podio. E’ anche vero che ho sempre fatto tutte gare con le WorldTour e quando dieci di quelle squadre mettono uno nei primi dieci, tu sei fuori dai giochi.

In azione nel prologo dello ZLM Tour, una corsa in cui Malucelli ha ottenuto buoni piazzamenti (foto Dancerelle/Direct Velo)
In azione nel prologo dello ZLM Tour, una corsa in cui Malucelli ha ottenuto buoni piazzamenti (foto Dancerelle/Direct Velo)
Cosa farai dopo le vacanze, andrai in altura o ti allenerai a casa?

Sicuramente andrò in montagna. San Marino si è salvata dall’alluvione, ma nelle mie zone non c’è più la salita. La pioggia ha demolito tutte le strade. Noi ciclisti siamo gli ultimi a doversi lamentare, ma non abbiamo più percorsi. Gli amatori si sono ridotti come quando c’era il Covid e non potevi uscire dal tuo comune. C’è una sola salita e vanno tutti lì, che sembra di capitare in una gran fondo. E’ tutto franato, strade chiuse, un macello. Perciò l’idea è quella di finire qui, andare a casa per una decina di giorni di stacco, poi montagna e riprendere a metà agosto in Francia. Potrebbe essere al Limousin, poi non so se Poitou Charentes o Benelux e poi un po’ di gare di un giorno in Belgio e c’è da vedere cosa ci sarà in Italia. Adesso finiamo qui, mancano ancora due tappe…

Intanto Schmid cresce e vince le gare a tappe

27.06.2022
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A qualcuno, la vittoria finale di Mauro Schmid al Belgium Tour non è andata giù facilmente. Le polemiche innescate dalle spallate fra Lampaert e Wellens nei tre sprint intermedi, fondamentali per l’attribuzione del successo finale hanno un po’ inquinato l’immagine di quel successo. Le cose però cambiano sempre a seconda della prospettiva da cui le si guardano. In fin dei conti e fino a prova contraria lo svizzero non è stato coinvolto, per cui la sua vittoria è più che legittima.

A 22 anni quella in Belgio è stata la prima vittoria dell’elvetico di Bulach nella classifica finale di una corsa a tappe e per lui ha un valore speciale. Intendiamoci, Schmid è uno di poche parole, ma quel successo ha un sapore unico, per questo non doveva essere contagiato da polemiche o altro.

«E’ un passo importante per la mia carriera – aveva dichiarato subito dopo il trionfo – la squadra ha fatto un ottimo lavoro. Soprattutto Michael (Morkov, ndr) è stato importante nel gestire la situazione, perché sentivo su di me tanta pressione, non mi ero mai trovato in questa situazione. Vincere una corsa a tappe è qualcosa di speciale».

Schmid Qhubeka 2021
La grinta dello svizzero sul traguardo di Montalcino al Giro 2021: sa che è stata un’impresa
Schmid Qhubeka 2021
La grinta dello svizzero sul traguardo di Montalcino al Giro 2021: sa che è stata un’impresa

La paura di restare a piedi

Lo è tanto più venendo dalla situazione, o per meglio dire dalle paure scaturite dalla stagione precedente. Bisogna mettersi nei panni di un ragazzo che era appena passato professionista nelle file del Team Qhubeka. Che aveva fatto più che bene, conquistando anche una tappa al Giro d’Italia e guadagnandosi la selezione per il quartetto indirizzato ai Giochi Olimpici di Tokyo. Ma che, settimana dopo settimana, sentiva il terreno sbriciolarsi sotto i piedi…

«Quella squadra era un bel gruppo, si lavorava bene e i risultati erano una conseguenza – racconta l’elvetico a mente fredda e dalla sicurezza del nuovo approdo – ma già in estate ci dissero che non c’erano più fondi e che dovevamo trovarci un nuovo team. Non lo nascondo, quando mi sono incontrato con il mio management ero nervoso, pensavo che nessuno si fosse presentato alla porta, invece la realtà era ben diversa».

A Schmid offrirono un ventaglio di possibilità. Almeno 5 team si erano fatti avanti, impressionati non solo dai risultati, ma anche dal piglio che lo svizzero metteva in ogni gara e che lo aveva portato a tutta una serie di prestazioni, anche se poche volte gli ordini d’arrivo riportavano il suo nome. Quando gli vennero presentate le possibilità, Mauro ebbe un tuffo al cuore sapendo che fra queste c’era anche l’effettivo interesse della Quick Step-Alpha Vynil.

Schmid nazionale 2021
Mauro dietro l’enorme Bissegger nella staffetta mondiale di Leuven, chiusa al 4° posto
Schmid nazionale 2021
Mauro dietro l’enorme Bissegger nella staffetta mondiale di Leuven, chiusa al 4° posto

La sua storia in un sito

«Era un sogno che si avverava, la squadra che seguivo già da ragazzino. Il Wolfpack che sempre mi aveva impressionato per la capacità di vincere sempre aveva scelto me. Non potevo crederci: è vero, venivo da una bella stagione, ma quando sei senza squadra è una bella incognita. Hanno fatto una scommessa su di me e sta a me ripagarla come si deve».

Intendiamoci: non stiamo parlando di un ragazzino sprovveduto, anzi. Mauro Schmid è profondamente convinto di quel che fa e delle sue possibilità. Quanti alla sua età hanno addirittura un sito personale che riassume tutta la sua carriera? E’ lì che Mauro racconta i suoi inizi, quando a 7 anni veniva coinvolto dalle gite in bici della sua famiglia in Engadina. Oppure le prime gare, rigorosamente in mtb d’estate e ciclocross in inverno, imparando così a maneggiare la bici con maestria. Il suo obiettivo però era la strada e a 19 anni ha deciso di seguirlo in maniera fedele, utilizzando l’offroad solo per allenamento.

Le garette del martedì

Nei suoi ricordi un posto speciale lo hanno però le piccole corse regionali del martedì. Nel weekend era spesso impegnato per l’Europa, ma non rinunciava mai alla corsa del martedì sera, lontano dai clamori, in mezzo a semplici appassionati. E’ lì che ha affinato la tecnica. Su di lui ha posato gli occhi anche Daniel Gisiger, indimenticato cronoman di spicco del finale dello scorso secolo, che cura il settore per la Federazione rossocrociata ed ecco che la sua prima avventura olimpica si è concretizzata.

Tutto ciò, in casa Quick Step non è sfuggito. Uno come Lefevere ha mille occhi e mille antenne e sa bene dove andare a pescare, soprattutto quando si tratta di un “diamante grezzo”.

«Sto scoprendo giorno dopo giorno – ha dichiarato Schmid all’indomani del trionfo belga – dove posso eccellere. Voglio diventare sempre più forte partendo dall’aiuto degli altri e alla Quick Step ho trovato l’ambiente giusto. Ho fatto un sacco di cose in questi pochi anni. Alcune le ho lasciate andare, altre come la pista continuerò a portarle avanti perché mi aiutano tanto».

Che in squadra credano in lui è evidente. Il vero prototipo del passista attuale (1,87 per 70 chili), veloce e che tiene bene in salita. Al Giro era pronto a fare il bis, a ripetersi quest’anno, ma la surreale volata di Castelmonte, che ha mandato Vendrame dritto per la tangente all’ultima curva, ha penalizzato anche lui. La sensazione però è che di occasioni ne avrà altre, tante altre…

Dubbi, sorrisi e Olimpiadi: quanti pensieri nella testa di Remco

16.06.2021
4 min
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Il Giro del Belgio non è forse la corsa più complicata del mondo, né tantomeno la sola ad essere andata in scena nella prima decade di giugno, ma vincere è sempre la miglior medicina, anche se ti chiami Remco Evenepoel e in qualche modo appartieni già alla mitologia ciclistica.

Il fuoriclasse della Deceuninck-Quick Step sta mostrando sempre più il suo lato umano. Quello che tutti noi credevamo essere un corridore invincibile, quasi un “robot progettato” per vincere, dopo la famosa caduta al Giro di Lombardia della scorsa estate ha rivisto i suoi valori e sul podio di Beringen, dove terminava la corsa, per poco non ci scappava la lacrimuccia. La mazzata del Giro, per chi come lui era abituato a vincere facilmente, deve averlo cambiato in qualche modo. Di sicuro lo ha fatto maturare e una volta che avrà recuperato in tutto e per tutto, questa esperienza gli tornerà utile. E lo renderà più forte. In fin dei conti dopo 18 giorni dalla caduta verso Sega di Ala questo ragazzo ha vinto una (breve) corsa a tappe.

Marchand “ringrazia” Remco per aver tirato molto nella fuga della 1ª tappa. Sullo sfondo Ghys esulta
Marchand “ringrazia” Remco per aver tirato molto nella fuga della 1ª tappa. Sullo sfondo Ghys esulta

Ritorno alla vittoria

Ma vediamo cosa ha combinato Evenepoel al Baloise Belgium Tour, il nome corretto del Giro del Belgio. Nella prima ondulata frazione è stato secondo, preceduto di un soffio da Ghys, ma sempre nel vivo della corsa. E’ andato in fuga e la fuga è arrivata. Un bel segnale dopo il mesto ritiro del Giro d’Italia. Già quella sera, voci di chi gli stava intorno dicevano di averlo visto con altri occhi.

La luce intorno al tunnel si è fatta ancora più chiara il giorno successivo. La seconda frazione infatti prevedeva una crono individuale di 11,2 chilometri. E lì Remco, che ha provato piccole novità tecniche in chiave olimpica, ha davvero mostrato al suo Paese di essere tornato.

«Il giorno prima ho corso per la classifica – ha detto Evenepoel ai microfoni di Rtbf, riferendosi al fatto che nella fuga aveva tirato molto più dei suoi due compagni di attacco – ma nella crono volevo vincere. E’ stato importante aver sviluppato certi livelli di potenza dopo l’incidente del Lombardia. E’ un grande sollievo aver vinto la cronometro e la classifica generale. Ringrazio davvero tutti coloro che mi hanno sostenuto in questo periodo difficile. Ora posso tornare a guardare al futuro». 

Il secondo giorno si è rifatto vincendo la crono di Knokke-Heist con 2″ su Lampaert
Il secondo giorno si è rifatto vincendo la crono di Knokke-Heist con 2″ su Lampaert

Tra Giro e Olimpiadi

«Tornare a guardare al futuro»: parole di chi si è tolto un peso dallo stomaco. Con questo successo in tasca Remco potrà allenarsi con maggiore serenità. 

«Io volevo essere pronto per l’inizio del Giro e arrivare qui dopo aver fatto bene nella corsa rosa – ha detto Evenepoel sempre a Rtbf – però ho visto che ho recuperato bene, che abbiamo fatto un buon lavoro, difficile, ma che ha funzionato».

Prima però ci sono da affrontare i campionati nazionali, sia a crono che su strada. Ma Remco sembra molto più interessato a quelli contro il tempo, che tra l’altro si corrono oggi pomeriggio. Lui partirà alle 16,18.

«Non vedo l’ora di correre la crono di domani – ha detto ieri Remco – sarà l’ultima prima dei Giochi. La distanza sarà la stessa, è un buon esame. Sento di avere forza e velocità nelle gambe».

In realtà la crono belga è leggermente inferiore (circa 37 chilometri) rispetto ai 44 e passa chilometri di Tokyo. Ma poco cambia.

Per Evenepoel è la seconda vittoria nel Giro del Belgio
Per Evenepoel è la seconda vittoria nel Giro del Belgio

Ancora tanto lavoro

Ma a bocce ferme il corridore della Deceuninck ha parlato anche del suo futuro e ha fatto un punto più generale del suo stato di forma.

«Ho ancora del lavoro da fare in termini di esplosività e d’intensità – ha continuato a dire Remco a Rtbf – La crono dei campionati nazionali sarà un test anche dal punto di vista atletico. E’ da un po’ che sono tornato a spingere e a fare fatica, ma non sono ancora il Remco di prima della caduta. La differenza è che prima potevo accelerare anche dopo i lunghi sforzi».

«Dovrei andare in altura ma non so per quanto tempo. Perché se vai in quota non puoi fare certi tipi di lavori molto intensi. Probabilmente andrò in Spagna. Mentre parto a inizio luglio per Tokyo».

E quest’ultimo è un aspetto molto interessante. Come mai così presto? C’è da giurarci che lavorerà molto con i materiali. Già durante il Giro fonti Specialized ci avevano detto che Remco sarebbe addirittura tornato negli Usa prima di andare a Tokyo. Magari la sua partenza è così anticipata perché arriverà in Giappone direttamente dagli Usa. Chissà?

L’importante è che Remco abbia ritrovato il sorriso. La squadra lo ha celebrato alla grande e in tal senso non sono passate inosservate le parole di Mark Cavendish dopo l’ultima frazione in Belgio. «Nella mia carriera ho corso con molti campioni ma Remco e Wiggins hanno qualcosa in più. Hanno una determinazione una concentrazione incredibili. Sono rispettosi e ridono anche – e infine rivolgendosi a Remco stesso, Cav ha aggiunto – Non cambiare ragazzino».