Il record di Fedrizzi, appena junior e già targato Wanty

24.03.2025
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Tre gare tra gli juniores: 6° al Medaglia d’Oro Sportivi La Rizza, 2° al Memorial Ragnoli e infine trionfatore alla Piccola Liegi delle Bregonze (foto di apertura Photobicicailotto). E’ fragoroso l’esordio di categoria di Brandon Fedrizzi, ma non ci si poteva attendere niente di meno visti i numeri con cui il giovanissimo corridore bolzanino della Petrucci Assali Stefen Makro si è presentato nella nuova stagione.

Fedrizzi nell’ultimo suo anno da allievo ha colto 23 vittorie. Un record. Superando le 22 che alla sua età aveva ottenuto Mathias Vacek, uno che ora è in pianta stabile nel WorldTour e anche con un certo peso. Numeri che non sono passati inosservati nella massima serie tanto che la Wanty Nippo ReUs ci ha già messo le mani sopra e al termine della sua appartenenza alla categoria gli aprirà le porte del suo devo team.

Brandon Fedrizzi, 16 anni da Bolzano. Tra esordienti e allievi ha vinto ben 60 corse
Brandon Fedrizzi, 16 anni da Bolzano. Tra esordienti e allievi ha vinto ben 60 corse

Stradista nel regno della mtb

E’ importante allora andare alla scoperta di questo talento sedicenne, che appare solo agli inizi di un cammino prestigioso: «Ho iniziato da G1 seguendo l’esempio di mio padre che aveva corso fino alla categoria U23. Dalle mie parti regna la mountain bike, io l’ho provata, ma ho subito capito che il mio destino era su strada, seguendo le orme famigliari. C’è più lavoro di squadra e le gare sono più lunghe e io, più passano i chilometri e più mi trovo meglio».

La notizia del tuo approdo così anticipato in un devo team ha sorpreso tutti. Anche te?

La cosa  era in ballo sin dalla passata stagione, so che il mio procuratore Carera aveva già avuto richieste e ha trovato questa confacente al mio percorso di crescita. In questi due anni dovrei rimanere nel team italiano, ma la squadra belga (che come lui ha già messo sotto contratto anche Mattia Proietti Gagliardoni e che attualmente ha Simone Gualdi, ndr) già mi segue con il suo preparatore e nutrizionista, inoltre ho già fatto con loro un paio di ritiri e penso che nel corso dell’anno ci vedremo ancora.

Fedrizzi lo scorso anno ha vinto il titolo italiano allievi davanti a Campagnolo e Padovan (foto Fruzzetti)
Fedrizzi lo scorso anno ha vinto il titolo italiano allievi davanti a Campagnolo e Padovan (foto Fruzzetti)
Il tuo numero di vittorie sorprende anche perché è contornato da tanti piazzamenti, come se anche in te ci fosse quella sete di successo che contraddistingue i campioni come Pogacar…

Ho letto delle sue dichiarazioni, del fatto che se non lotta per vincere si annoia ed è un po’ così anche per me. Qualsiasi sia la gara, il suo valore, io voglio onorarla al meglio, provarci sempre, partire con il massimo obiettivo. Io mi ritengo un passista veloce, che ama le corse ondulate, con salite anche di 2-3 chilometri. Se posso giocarmi la vittoria con un gruppo ristretto, è la mia dimensione ideale.

Ti sei fatto un’idea di quali potrebbero essere, a livello professionistico, le gare che più si adattano a te?

A me piacciono quelle fiamminghe, credo che Fiandre ma anche la Roubaix sarebbero ideali per me e quando le vedo in tv sogno che cosa potrei fare. Per ora mi vedo come corridore da classiche, ma non posso ipotecare il futuro, è troppo presto, devo ancora conoscermi, magari dentro di me c’è anche uno specialista per corse a tappe…

Con gli amici Leoni e Zanolini, tutti e tre approdati al team Petrucci Assali Stefen Makro
Con gli amici Leoni e Zanolini, tutti e tre approdati al team Petrucci Assali Stefen Makro
Come sei arrivato alla Petrucci?

Grazie al mio grande amico Alan Zanolini e a suo padre Cristian, che è il mio meccanico e che ha corso da pro’ ai tempi di Pantani. E’ stato Alan, che ci aveva già corso e con il quale mi alleno abitualmente, che mi ha consigliato di passare junior con loro per imparare e fare un buon calendario. Con lui e Daniele Leoni formiamo un trio di amici e compagni di allenamento, tutti e tre siamo nello stesso team. Dove mi trovo benissimo, ho tanti compagni tutti in grado di vincere, c’è concorrenza fra noi ma anche molta collaborazione per ottenere il massimo.

Vittorioso alla terza gara. Quasi verrebbe da pensare che la vittoria è arrivata tardi…

Io all’inizio non ero tanto fiducioso perché venivo da un’influenza e non mi ero potuto allenare come avrei voluto, ma quella gara aveva un percorso per me ideale e sapevo che, prima del malanno, avevo già una buona forma. La prima salita l’hanno presa forte ma ho tenuto, nell’ultima ho svettato per terzo e poi allo sprint mi sono conquistato la vittoria.

La vittoria di Fedrizzi alla Coppa d’Oro, in maglia tricolore come prima di lui Bagioli, Mozzato e Marcellusi (foto Mosna)
La vittoria di Fedrizzi alla Coppa d’Oro, in maglia tricolore come prima di lui Bagioli, Mozzato e Marcellusi (foto Mosna)
E ora?

Si continua a lavorare, so che la squadra tiene particolarmente alla conquista della maglia tricolore, diciamo che farò in modo di farmi trovare pronto…

Su Fedrizzi abbiamo voluto sentire anche il pensiero di Sandro Dalle Vedove, il suo diesse che si trova nella difficile situazione di gestire un talento già sotto contratto con un grande team estero: «Noi sinceramente speravamo che aspettasse a firmare, ma la situazione è questa. Fedrizzi ha una particolarità: negli ultimi 5 chilometri difficilmente sbaglia, è come una macchina e questo mi ha sorpreso. In tanti anni ne ho visti pochissimi con una tale voglia di primeggiare, poi ha qualità metaboliche e fisiche non comuni. Nella gara precedente ad esempio, ha chiuso 2° perché in volata era rimasto chiuso, ha preso atto e la settimana dopo non ha fatto lo stesso errore».

Al Memorial Ragnoli l’altoatesino aveva sbagliato nel finale, lasciando spazio a Baruzzi (Photors)
Al Memorial Ragnoli l’altoatesino aveva sbagliato nel finale, lasciando spazio a Baruzzi (Photors)
Non hai il timore che però sia già troppo formato per la sua età?

Io credo che abbia ampi margini di miglioramento, pari a quelli fisici, in fin dei conti parliamo sempre di un ragazzino di 16 anni. Inoltre, prima di venire da noi si era sempre allenato a sensazione, solo ora ha cominciato a usare tabelle e cardiofrequenzimetro. Quel che mi piace è che è meticoloso, se gli dici di fare 5 lui lo fa, né più né meno.

I ritiri internazionali hanno influito su questa sua partenza sprint?

Io credo di sì, sia come forma che come consapevolezza. Ma va anche saputo dosare, ad esempio dopo la vittoria alla Piccola Liegi gli abbiamo detto che la domenica dopo non avrebbe corso, perché non bisogna esagerare. Lui vive per il ciclismo: ha anche smesso di studiare per ora, ma so che sta facendo corsi d’inglese per essere pronto alla sua avventura internazionale.

Negrente e Astana Development: un vero colpo di fulmine

05.01.2024
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La rosa dell’Astana Qazaqstan Development Team ha visto l’ingresso di altri due italiani. Il primo è stato Alessandro Romele, che ci ha già raccontato il suo passaggio. L’altro, invece, è Mattia Negrente: si tratta di un altro ragazzo che, finita la categoria juniores, entra nel mondo dei Devo Team. 

Il suo 2023 è stato costante, con vittorie dall’inizio alla fine della stagione su strada. Risultati che gli hanno permesso di arrivare a vestire l’azzurro dell’Astana. Dal primo gennaio è ufficialmente un loro corridore, ma Negrente questo deve ancora realizzarlo, come ci racconta lui stesso. 

«Sono stanco – attacca subito a raccontare – oggi (ieri per chi legge, ndr) ho fatto un lungo. Mi sto allenando da casa, la squadra ci manda il programma e io lo seguo alla lettera. Oggi (sempre ieri, ndr) erano previste cinque ore e così ho fatto. Ho approfittato che la Assali Stefen Makro, la mia squadra fino al 31 dicembre, era in ritiro e mi sono allenato con loro. Poi le ultime due ore le ho fatte da solo».

Negrente, a sinistra, è andato in ritiro con l’Astana Devo in Spagna per dieci giorni (foto Instagram)
Negrente, a sinistra, è andato in ritiro con l’Astana Devo in Spagna per dieci giorni (foto Instagram)
Che cosa hanno detto vedendoti con la nuova maglia?

Erano contenti, vedono i progressi di quel che abbiamo fatto insieme. Per me è ancora strano guardarmi allo specchio con questa divisa. A volte quando pedalo mi giro verso le vetrine e non vedo più il verde e il nero, ma l’azzurro. Sono ancora nella fase dell’innamoramento, ho proprio gli occhi a cuoricino. Alla fine pedalo con la nuova maglia dal primo gennaio, quindi non sono ancora abituato. 

A dicembre sei andato in ritiro con l’Astana, com’è stato?

Sì siamo stati in Spagna dal 10 al 20 dicembre. Eravamo nello stesso hotel del team WorldTour. Era la prima volta che andavo a pedalare al caldo, devo dire che è stato bello tutto. Ci allenavamo con i pantaloncini corti e al massimo con la giacca primaverile. Anche se per un paio di giorni siamo andati in giro con il completo estivo perché c’erano picchi di 27 gradi. 

La vittoria del Buffoni è stata la certezza definitiva che serviva all’Astana per puntare su di lui
La vittoria del Buffoni è stata la certezza definitiva che serviva all’Astana per puntare su di lui
Eri abituato a prendere la bici fin da subito in inverno?

No, gli anni scorsi a inizio dicembre non pedalavo. Solitamente montavo in bici alla fine del mese, dopo Natale. Invece quest’anno sono arrivato in ritiro che la bici la usavo da un po’ di giorni. Anche perché gli allenamenti si sono intensificati, in Spagna abbiamo messo insieme tanti chilometri. 

Hai già un calendario?

Non ancora, ci sarà tempo per farlo. Dovrei iniziare a correre a fine febbraio. Durante il prossimo ritiro, che inizierà il 17 gennaio, avrò delle certezze. Penso che mi terranno tranquillo, essendo il mio primo anno tra gli under 23 e considerando che ho la scuola da finire. Sono stato io a chiedere alla squadra di non perdere troppi giorni di scuola, ho la maturità a luglio e mi piacerebbe finire bene il mio percorso accademico. Dal giorno dopo gli esami potrò stare via tutta l’estate, senza problemi (dice ridendo, ndr). 

Per Negrente c’è ancora un senso di novità nel vedersi con la divisa della nuova squadra (foto Astana Qazaqstan Team)
Per Negrente c’è ancora un senso di novità nel vedersi con la divisa della nuova squadra (foto Astana Qazaqstan Team)
L’ultima volta che ci siamo sentiti accennavi che saresti andato in un Team Development, quando è arrivata l’ufficialità dell’Astana?

Mi avevano contattato prima del Trofeo Buffoni (corso e vinto da Negrente il 10 settembre, ndr). Da dopo la corsa abbiamo iniziato a parlarne seriamente, tenendoci costantemente in contatto. Ho parlato prima con Mazzoleni, che si è presentato e mi ha spiegato le intenzioni del team. Poi il mio procuratore ha portato il tutto a termine. 

Che mondo hai visto in casa Astana?

Pazzesco, arrivo da una realtà piccola e arrivare in una squadra così grande ha un effetto importante. Si nota che c’è un budget elevato e che la struttura è super organizzata. Fin dal ritiro siamo stati trattati come dei professionisti. Per mia fortuna poi è una squadra tanto italiana. Come compagni ho Toneatti, Zanini e Romele, sui quali fare grande affidamento. Mi hanno già dato dei consigli, tranquillizzandomi sul fatto che sono al primo anno e nessuno ha ambizioni troppo grandi. 

Il gruppo dei corridori è unito, si ride e si scherza insieme anche se si conoscono da poco (foto Astana Qazaqstan Team)
Il gruppo dei corridori è unito, si ride e si scherza insieme anche se si conoscono da poco (foto Astana Qazaqstan Team)
Gli altri compagni?

Era la prima volta che interagivo con compagni stranieri. Parlo bene inglese e spagnolo, quindi non ho difficoltà di comunicazione. Sono tutte persone simpatiche, ci scriviamo tutti i giorni. Abbiamo una chat seria con lo staff e una solo di noi ragazzi dove scherziamo e ci divertiamo. Sono davvero felice e sereno, senza alcuna pressione.  

Negrente: tra azzurro, europeo e futuro all’estero

20.09.2023
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Mattia Negrente è una delle “novità” di questa nazionale juniores che il cittì Salvoldi guiderà alla caccia dell’europeo. Il corridore veronese ha ricevuto la convocazione dopo la bella vittoria al Trofeo Buffoni. Una conferma, quella arrivata dopo il successo in terra toscana, come conferma lui stesso. 

«In base a come sto andando – racconta Negrente – mi aspettavo di essere convocato da Salvoldi. I miei allenatori hanno parlato con il cittì, la condizione è ottima e quindi la convocazione per l’Olanda è arrivata quasi di conseguenza».

Per Negrente, in maglia gialla al centro, quella del Buffoni è stata la terza vittoria internazionale del 2023 (foto Trofeo Buffoni)
Per Negrente, in maglia gialla al centro, quella del Buffoni è stata la terza vittoria internazionale del 2023 (foto Trofeo Buffoni)

Terza vittoria 

I successi in stagione per Mattia Negrente sono 5, di cui 3 arrivati in campo internazionale. Quella del Buffoni è stata, per molti aspetti, la ciliegina sulla torta, che però ora aspetta il viaggio verso Drenthe. 

«Il Trofeo Buffoni – riprende – è stata la terza vittoria in una corsa internazionale. A inizio anno era arrivato il Giro di Primavera a San Vendemiano. Come stagione la posso considerare positiva, visto che sono riuscito a tenere una buona condizione per tutto l’anno. Non ho mai avuto un picco di forma vero e proprio e questo mi ha permesso di restare sempre sulla cresta dell’onda».

L’esordio con la maglia della nazionale è arrivato alla Corsa della Pace in Repubblica Ceca (foto Corsa della Pace)
L’esordio con la maglia della nazionale è arrivato alla Corsa della Pace in Repubblica Ceca (foto Corsa della Pace)
La vittoria del Buffoni è arrivata nel momento giusto…

Ad essere sincero non me l’aspettavo, ne sono rimasto abbastanza sorpreso. Arrivavo da un Giro della Lunigiana corso sottotono perché prima di partire avevo preso la gastroenterite. Infatti, la corsa non l’ho nemmeno finita. 

Ad una settimana di distanza hai risposto bene.

Avevo tanta voglia di riscattarmi, sulla salita di Fortezza, che abbiamo ripetuto sei volte, avevo male alle gambe, ma sono riuscito a resistere. Ho sofferto davvero tanto ma sono riuscito a rimanere con i primi. Poi, una volta sul rettilineo finale sono partito lungo con la volata, ai 300 metri. Era un arrivo che saliva un po’ e uno sprint così anticipato era difficile da portare a termine, ma ce l’ho fatta. 

Anche a Drenthe ci sarà un arrivo simile, possiamo dire che hai preso le misure?

Dai possiamo dirlo (ride, ndr), ma sarà completamente diverso, credo. 

Con la maglia della nazionale quest’anno hai già vinto…

Avevo questo desiderio di correre con la maglia azzurra e l’ho coronato. Ho corso prima alla Corsa della Pace e poi alla Nation Cup in Slovacchia, dove ho vinto. Quella in Olanda però è una convocazione diversa, ci si gioca un titolo, in una corsa secca. 

Come ci si sente con la maglia azzurra addosso?

Bene, anzi benissimo. E’ un onore e ti viene voglia di portarla il più in alto possibile, vincere con questa divisa è un’emozione unica. Vale di più perché hai una grande maglia addosso. 

Poche settimane dopo in Slovacchia è arrivato anche il primo successo con la maglia azzurra (foto Slovensky Zvaz Cyklistiky)
Poche settimane dopo in Slovacchia è arrivato anche il primo successo con la maglia azzurra (foto Slovensky Zvaz Cyklistiky)
Hai già guardato qualcosa del percorso di Drenthe?

Nel ritiro fatto a Montichiari abbiamo studiato qualcosa, ma adesso possiamo visionarlo dal vivo. 

Cosa avete fatto in ritiro?

Siamo stati quattro giorni, da lunedì a giovedì. Ci siamo allenati bene e siamo pronti. Partecipare al ritiro ha reso tutto molto più concreto. Siamo arrivati oggi. Abbiamo fatto una sgambata per togliere le tossine del viaggio e ora seguiremo il programma di Salvoldi. 

E per la prossima stagione hai già qualche notizia?

Ho preso la decisione di non dire in che squadra andrò. Sarà un team straniero, una development. Ho sempre avuto questa idea di andare all’estero, le squadre ti seguono molto e in più ti avvicini al mondo del professionismo. Respiri l’aria della massima ambizione per un ciclista. Questo lo devo anche al mio procuratore Alessandro Mazzurana, che mi ha permesso di farmi conoscere all’estero. 

Negrente erede di Herzog. Ma la scuola viene prima

17.04.2023
5 min
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Quando vinci il Giro di Primavera a San Vendemiano, hai già dimostrato di valere. Non serve neanche andare tanto indietro nel tempo e nell’albo d’oro, lo scorso anno a vincere fu un certo Emil Herzog, che qualche mese dopo si sarebbe laureato campione del mondo juniores. Forse le aspirazioni di Mattia Negrente non andranno così lontano, ma se vinci come ha vinto lui, significa che la stoffa c’è, tanto è vero che non sono pochi i team che ci hanno messo gli occhi sopra.

Negrente a questa gara ci teneva tantissimo, era il suo obiettivo sin dallo scorso anno: «Ero arrivato 14°, ma secondo fra quelli del primo anno e considerando la partecipazione straniera sapevo che era un risultato importante. Domenica è stata la vittoria più importante e bella, perché ci avevo puntato tanto, sapevo che il suo percorso così nervoso mi si addiceva e non ho sbagliato nulla».

Il podio del Giro di Primavera, con Negrente fra Turconi e il francese Decomble (foto Italiaciclismo)
Il podio del Giro di Primavera, con Negrente fra Turconi e il francese Decomble (foto Italiaciclismo)
Come l’hai interpretata?

Ho lasciato che nei primi giri lavorassero le altre squadre, sono rimasto nel gruppo pensando a risparmiare più energie possibili, poi quando la corsa si è accesa, ho aperto il gas e mi sono fatto trovare pronto al penultimo giro, quando è nata la fuga decisiva. Eravamo in tre e ci siamo dati cambi regolari, questo ci ha favorito, poi in volata ho fatto valere le mie doti da pistard.

Nell’ambiente dicono che, oltre che per le tue doti prettamente fisiche, ti stai mettendo in evidenza per come sai dirigere la squadra, per l’acume tattico che dimostri…

Penso sia una dote importante se si ambisce ad avere un futuro in questo sport. Nel team (la Assali Stefen Makro, ndr) siamo soprattutto Thomas Capra ed io gli uomini deputati a puntare al risultato, i compagni si sono sempre dimostrati disponibili perché le vittorie sono prima di tutto effetto del lavoro di tutti. Domenica ha funzionato davvero tutto alla perfezione.

Come sei arrivato a questo punto?

Seguendo le orme di mio fratello, come tanti. Ha 8 anni più di me, per seguirlo i miei genitori mi portavano da piccolo così ho iniziato a correre già da G2. Ho provato anche altri sport, il tennis, il calcio, ma se devo dirla tutta con il ciclismo è stato amore a prima vista e mai tradito…

Negrente, veronese nato il 28 maggio 2005, è considerato un ottimo leader nel suo team
Negrente, veronese nato il 28 maggio 2005, è considerato un ottimo leader nel suo team
Dal punto di vista tecnico ti sei fatto un’idea di che corridore puoi essere?

Bella domanda, il fatto è che non lo so ancora… Sicuramente vado bene sulle salite, quando non sono troppo lunghe e altrettanto sicuramente sono veloce, anche per arrivi di gruppo, ma un conto è esserlo a questi livelli e alla mia età, un altro è capire quale potrà essere il futuro.

Hai accennato alle tue doti di pistard…

La pista mi piace tantissimo e l’ho sempre ritenuta una parte importante dell’attività, tanto quanto la strada. L’ho fatta già da giovanissimo, come allievo ho fatto collezione di titoli regionali in più discipline, lo scorso anno ho vinto il titolo italiano nel quartetto. Quest’anno ho già frequentato l’ambiente della nazionale e non vedo l’ora che arrivino i campionati italiani.

Quali sono le discipline dove ti trovi più a tuo agio?

Innanzitutto il quartetto dell’inseguimento, grazie alle mie doti di recupero. Quando faccio una tirata, mi basta poco stando dietro ai compagni per recuperare ed essere pronto per un’altra tornata a tutta. Poi amo l’omnium, perché ha tante discipline tutte diverse fra loro, dove devi essere anche scaltro nella gestione delle energie.

Il quartetto veneto tricolore nel 2022, con Negrente anche Favero, Rosso e Delle Vedove
Il quartetto veneto tricolore nel 2022, con Negrente anche Favero, Rosso e Delle Vedove
Quanto è difficile abbinare il ciclismo con i suoi tempi alla scuola?

Tantissimo, è questo il vero sacrificio. Per fortuna ho le agevolazioni come studente-atleta per cui posso uscire un’ora prima due volte a settimana. Inoltre ho le interrogazioni programmate e questo mi aiuta molto per la gestione dei tempi. Spesso, considerando gli allenamenti pomeridiani, mi preparo la sera il riso e in questo modo pranzo a scuola per essere poi pronto per andarmi ad allenare appena tornato a casa e cambiato.

Che cosa dicono i tuoi compagni di scuola, vedono questi come privilegi?

No, ormai sono al quarto anno e sanno quel che faccio, anzi mi sono di sostegno, mi aiutano con le interrogazioni e nella gestione del tempo. Non ho mai riscontrato invidie particolari.

E il team?

Mai avuto problemi neanche con la squadra. Sanno che, se serve, meglio saltare un allenamento e pensare a studiare. La scuola viene prima, lo dicono sempre e anch’io la penso così.

Il veneto ha iniziato a vincere da giovanissimo. Qui nel 2019 a Bionde di Salizzole (Photobicicailotto)
Il veneto ha iniziato a vincere da giovanissimo. Qui nel 2019 a Bionde di Salizzole (Photobicicailotto)
Sei al secondo anno junior e la vittoria di San Vendemiano non è passata inosservata. Si è fatto avanti qualche team per il passaggio di categoria?

Sì, ma anche prima c’erano contatti, in questi giorni però mi hanno chiamato molti dirigenti. Io comunque voglio stare tranquillo, non voglio scegliere per ora. Magari nelle prossime settimane arriva qualche altra chiamata, la stagione non è certo finita a San Vendemiano…

Anche team esteri? Il fatto di avere pochi riferimenti qui in Italia non è uno svantaggio?

Secondo me no, non solo dal punto di vista professionale, ma anche di crescita personale. Andare all’estero significa crescere, confrontarsi con altre culture, essere costretti a parlare inglese e quindi entrare in un mondo più globalizzato. E’ un’esperienza che dà molti stimoli, se ci sarà la possibilità non dirò certo di no. Inoltre ci si confronta con metodologie differenti che si vede bene che portano risultati.

Dopo aver centrato il tuo primo obiettivo, ora a che cosa pensi?

Vorrei vestire la maglia azzurra, sarebbe un onore enorme, lo sogno da tanto tempo e voglio provare quelle sensazioni. Spero di meritarmela, per mondiali o europei, su pista o su strada. Va bene qualsiasi cosa…

Gand non era un caso. Capra è tornato a vincere

11.03.2023
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I lettori più attenti ricorderanno come ci occupammo di Thomas Capra lo scorso anno, quando fu autore di uno squillo eccezionale alla Gand-Wevelgem di categoria. Lo ritroviamo domenica scorsa vincitore della prima classica riservata agli juniores, la Medaglia d’Oro Sportivi La Rizza. Che cosa c’è nel mezzo? Un anno di difficoltà di vario genere per quello che a conti fatti è ancora un ragazzino (ha appena compiuto 18 anni) e al suo secondo anno è un corridore ancora tutto da scoprire.

Il corridore della Assali Stefen Makro spiega subito che cosa è intercorso fra una vittoria e l’altra, davvero un pieno di disavventure: «Il Covid mi ha lasciato molti strascichi: preso subito dopo la vittoria in Belgio, non sono più riuscito a ritrovare la forma se non a fine stagione, poi appena mi stavo davvero riprendendo mi sono fatto male a un dito. Per fortuna d’inverno non ho avuto problemi e sono riuscito a effettuare una preparazione senza intoppi e i risultati si sono subito visti».

La volata vincente di Capra a Rizza di Villafranca (VR) su Marchiori e Barbuto (foto Bi.Ci.Cailotto)
La volata vincente di Capra a Rizza di Villafranca (VR) su Marchiori e Barbuto (foto Bi.Ci.Cailotto)
Non sei il primo a segnalare problemi legati al post-covid, Hermans ad esempio raccontava la stanchezza cronica e le difficoltà di recupero…

Esattamente quel che è successo a me, mi sentivo sempre senza forze e faticavo a recuperare tra una seduta di allenamento e l’altra e tra una gara e l’altra. E’ stato un problema che mi sono portato dietro a lungo e sì che la mia età e il mio fisico dovevano avvantaggiarmi in tal senso. Solo a fine stagione ho iniziato a sentirmi bene, come prima.

Veniamo alla vittoria di domenica, che tipo di gara ti sei ritrovato ad affrontare?

Un percorso pianeggiante di 97,5 chilometri, senza grandi difficoltà, adatto all’inizio di stagione, a maggior ragione dovendo convivere con le nuove regole e l’utilizzo maggiore di rapporti. E’ stata una vittoria costruita sfruttando il lavoro di altre squadre più attrezzate, come la Borgo Molino, che avevano approntato i treni per lanciare la volata. Io ho pensato a prendere la miglior posizione possibile per uscire allo scoperto ai 200 metri e vincere.

Il gruppo della Azzali Stefen Makro durante il ritiro prestagionale. Capra è l’ultimo della fila
Il gruppo della Azzali Stefen Makro durante il ritiro prestagionale. Capra è l’ultimo della fila
Hai cambiato qualcosa nella preparazione, anche sulla base di quanto ti era successo nel 2022?

No, è rimasta sempre la stessa, il mio preparatore Paolo Alberati ha voluto mantenere la stessa impostazione in accordo con quello della squadra che è Rocchetti.

La Gand-Wevelgem si avvicina, difenderai il titolo?

Sì, anche se quest’anno non essendo prova di Nations Cup non è più solo per nazionali, ma so che la Federazione vuole comunque mandare la squadra e io sarò della partita. Quest’anno però la sfida belga non sarà l’unica, poi mi aspetta la Roubaix il giorno di Pasqua.

Ti ritroverai sul pavé…

Sì, ben diverso da quello già “assaggiato” lo scorso anno alla Gand-Wevelgem. Lì in fin dei conti è un terreno con le pietre che resta comunque abbastanza uniforme, si pedala senza grossi problemi. Quello di Roubaix è ben altra cosa, sinceramente non so che cosa aspettarmi, posso basarmi solo su quello che ho sempre visto in tv, tra l’altro noi affronteremo gli ultimi 110 chilometri della classica dei professionisti, quindi tutti i pezzi difficili li affronteremo anche noi.

La straordinaria vittoria di Capra alla Gand-Wevelgem 2022, vincendo una volata a 4
La straordinaria vittoria di Capra alla Gand-Wevelgem 2022, vincendo una volata a 4
Sinceramente pensando al pavé quanto c’è di curiosità e quanto di timore in te?

A me le gare “complicate” piacciono molto, che si pedali su sterrato, su pavé, io quando mi trovo a entrare su quei tratti mi esalto, è come se risuonassero dentro di me le note di una marcia trionfale. Non vedo l’ora che venga la Pasqua per mettermi all’opera.

Tu tra l’altro sei ancora impegnato con la scuola…

Sì, sono al quarto anno di Scienze Applicate, gli esami saranno il prossimo anno e questo in qualche modo mi aiuta in questa stagione perché pur dovendo studiare sono ancora abbastanza tranquillo, so che il prossimo sarà un anno complicato da questo punto di vista.

Tra l’altro sarà la stagione di esordio tra gli under 23.

Infatti, è un fattore quello scolastico che influirà sulle mie scelte. So che molti sono allettati dalle sirene straniere, ma a me dover passare in una squadra estera mi preoccupa molto proprio per il problema della scuola, il 2024 sarà un anno delicato. Sarebbe un problema in più da affrontare. Contatti ce ne sono già e penso che per luglio prenderò la mia decisione su dove andare, tenendo proprio in conto il discorso della doppia attività scolastico-sportiva.

Il trentino insieme a Giulio Pellizzari, suo grande amico e spesso compagno di allenamenti
Il trentino insieme a Giulio Pellizzari, suo grande amico e spesso compagno di allenamenti
Sei rimasto nello stesso team rispetto allo scorso anno, non uno di quelli di primissimo piano. Come ti ci trovi?

Siamo molto affiatati e penso che proprio questo affiatamento sia un’arma in più, domenica si è visto chiaramente, abbiamo lavorato bene e se ho vinto lo devo ai miei compagni per tutto quel che hanno fatto lungo la gara. Sono entrati nuovi ragazzi e il gruppo si è coeso maggiormente, io penso che ci potremo togliere belle soddisfazioni. Personalmente vorrei vincere un po’ di più dello scorso anno e magari strappare una maglia per i mondiali. Sperando che a Glasgow non faccia tanto caldo.

Considerate le tue caratteristiche, in quale periodo della stagione e soprattutto con quale clima ti trovi meglio?

Fisicamente non soffro molto né il caldo né il freddo, ma ho notato che vado meglio con temperature più miti, quindi a inizio e fine stagione riesco a dare il meglio di me stesso.