Canyon Aeroad CFR

Canyon Aeroad CFR, la preferita di Valverde e Mas

20.04.2021
3 min
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Il binomio Canyon Movistar Team è iniziato nel 2014 e continua anche in questa stagione in cui i corridori della squadra spagnola hanno a disposizione l’Aeroad CFR, la Ultimate CF SLX e la velocissima Speedmax CF SLX.

Da salita ma con tubi aero

Delle due biciclette per le gare in linea che sono a disposizione di Valverde e compagni la più usata in questa stagione è certamente l’Aeroad CFR, nella foto di apertura. L’acronimo CFR sta per Canyon Factory Racing e le biciclette segnate da questa sigla sono quelle progettate per gli atleti professionisti. Per realizzare questa bicicletta dalle linee aerodinamiche, Canyon ha utilizzato la pregiata fibra di carbonio Toray M40X che ha permesso di guadagnare 170 grammi rispetto al telaio della versione precedente.
Per massimizzare l’efficienza aerodinamica è stato progettato il nuovo cockpit CP0018 dal design piatto e regolabile anche in larghezza. Oltre al manubrio anche il reggisella aerodinamico è stato rinnovato con una maggiore capacità di assorbire le vibrazioni e con un risparmio di 6 grammi di peso.

Geometria più rilassata

Seguendo i suggerimenti dei professionisti la geometria della Aeroad CFR è meno estrema, con uno stack rialzato di 9 millimetri e un reach ridotto di 5 millimetri. Questo ha portato ad una geometria più equilibrata che favorisce il comfort e migliora il trasferimento della potenza di pedalata.

Alejandro Valverde con la Canyon Ultimate CF SLX alle Strade Bianche 2021
Alejandro Valverde con la Ultimate CF SLX
Alejandro Valverde con la Canyon Ultimate CF SLX alle Strade Bianche 2021
Alejandro Valverde con la Canyon Ultimate CF SLX alle Strade Bianche 2021

Per le salite lunghe

La Ultimate CF SLX ha un telaio da 850 grammi nella versione con i freni a disco per un rapporto rigidità/peso molto competitivo, che la rende ideale per le tappe con le grandi salite. Un occhio di riguardo anche all’aerodinamica con la forma dei tubi stretta per ridurre la superficie frontale e profili più profondi per diminuire la turbolenza dell’aria.

Ruote Zipp

A livello di ruote i corridori della Movistar possono scegliere fra le Zipp 202 Firecrest, con profilo da 32 millimetri, le Zipp 303 Firecrest con profilo da 40 millimetri e le Zipp 454 NSW con profilo che va da 53 a 58 millimetri, a causa della forma seghettata che serve a dare una maggiore stabilità in caso di vento.

Enric Mas impegnato nella cronometro del Giro dei Paesi Baschi con la Canyon Speedmax CF SLX
Enric Mas impegnato con la Speedmax CF SLX
Enric Mas impegnato nella cronometro del Giro dei Paesi Baschi con la Canyon Speedmax CF SLX
Enric Mas impegnato nella cronometro del Giro dei Paesi Baschi con la Speedmax CF SLX

Manubrio regolabile

Per le prove contro il tempo i corridori del Team Movistar possono contare sulla Speedmax CF SLX equipaggiata con i freni tradizionali. Il manubrio di Canyon è stato progettato per offrire un gran numero di regolazioni. Le appendici sono pensate per favorire la posizione più confortevole e avere il miglior controllo possibile della bicicletta. La versione usata dal Team Movistar è la penultima ideata dal marchio tedesco, con una linea dei tubi più sfinata rispetto all’ultimo modello. Per le cronometro viene usata al posteriore la ruota lenticolare Super9 di Zipp, mentre all’anteriore viene montata la Zipp 454 NSW.

Zipp 454 Nsw profilo cerchio
Il profilo seghettato della Zipp 454 NSW
Zipp 454 NSW
La Zipp 454 NSW della Movistar con il profilo del cerchio seghettato

La scheda tecnica

GruppoSram Red eTap AXS
RuoteZipp
PneumaticiContinental
ManubrioCanyon
Sella Fizik
ReggisellaCanyon
PedaliLook Keo

I Componenti

Per quanto riguarda il resto dell’equipaggiamento troviamo il gruppo Sram Red eTap AXS a 12 velocità, selle Fizik, pedali Look Keo, portaborracce Elite e pneumatici Continental.

Catalunya, Valverde in cerca del record. E gli italiani?

22.03.2021
4 min
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Per poter inquadrare bene la Volta a Catalunya, che prende il via proprio oggi, bisogna partire dalla sua posizione nel calendario. La quarta più antica fra le corse a tappe (la sua nascita risale al 1911), solo nel 2010 ha trovato una sua collocazione definitiva a marzo. Ed è così diventata una sorta di antipasto per la Campagna del Nord. Una scelta che ha contribuito fortemente a separare ancora di più la prima e la seconda parte delle Classiche del Nord. Chi punta a corse così particolari tecnicamente come Fiandre e Roubaix è quasi diventato una specie a parte. Chi invece ha ambizioni nella Settimana Vallone, va in Spagna a rodare la gamba. L’esempio più lampante è stato Alejandro Valverde, che insieme a Miguel Indurain è il primatista di successi con tre centri in terra catalana. Nel 2017 Alejandro trovò la condizione per dominare prima la Freccia Vallone e poi la Liegi-Bastogne-Liegi. Quest’anno però, con la sua chiusura al 28 marzo, la Volta lascia una settimana a chi vorrà tentare la carta del Fiandre. E le carte si rimescolano.

Nel 2011, 10 anni fa, Scarponi arriva 2° al Catalunya dietro Contador e riceverà alla fine la vittoria
Nel 2011, 10 anni fa, Scarponi arriva 2° dietro Contador e riceverà alla fine la vittoria

Il 2011 di Scarponi

La collocazione temporale è diventata nel tempo fondamentale per gli organizzatori. Così lo scorso anno hanno deciso di non aggiungersi alla schiera di manifestazioni ricollocatesi da agosto in poi. Il posizionamento assume una grande importanza per i cacciatori di classiche e per chi ambisce a un ruolo di primo piano Al Giro d’Italia. Essendo corsa di una settimana, è un test già probante. Curioso il precedente del 2011, quando Michele Scarponi si piazzò secondo al Catalogna e poi al Giro. In entrambi i casi risultò poi vincitore per la squalifica di Alberto Contador.

Aspettando Valverde

Il cast di quest’anno è importante. Anzi a ben guardare si nota come ci sia una sorta di squilibrio fra chi ha ambizioni di classifica e chi può puntare alle tappe. Non ci sono molti grandi velocisti. Questo potrebbe dare chance a Peter Sagan, lo slovacco della Bora-Hansgrohe che ha scelto di correre poi al Giro. In Spagna tifano naturalmente per Valverde e un suo ultimo colpo di coda. Le gare a tappe di una settimana sono sempre state la sua dimensione ideale. Una vittoria lo porrebbe in cima alla lista dei plurivincitori. E forse sarebbe un bel biglietto d’addio in quella che dovrebbe essere la sua ultima stagione. 

Gemelli contro

Prima sfida fra i fratelli Yates dopo la loro separazione: Simon (Team Bike Exchange) e Adam (Ineos Grenadiers). Entrambi reduci da sofferte sconfitte contro Pogacar (il primo all’Uae Tour, il secondo alla Tirreno-Adriatico) hanno l’opportunità di riscattarsi e chiarire anche la supremazia familiare. Ma gli avversari non mancano e qui torniamo al legame della Volta con il Giro. Le presenze di Almeida (Deceuninck-Quick Step), Hindley (Team DSM), Ciccone (Trek-Segafredo) è un anticipo della corsa rosa? Staremo a vedere, ma la gara iberica porrà anche altre curiosità. La prima vera uscita in maglia UAE Team Emirates per Marc Hirschi, lo svizzero che è stato a conti fatti l’ultimo big a cambiare maglia, praticamente quasi a ciclomercato chiuso. Oppure la presenza di Chris Froome (Israel Start-Up Nation) dal quale è lecito attendersi qualche segnale di rinascita.

Miguel Angel Lopez, ora alla Movistar, è il vincitore uscente del Catalunya
Miguel Angel Lopez, ora alla Movistar, è il vincitore uscente del Catalunya

Vuoto azzurro

La Volta a Catalunya non ha sorriso molto spesso ai colori italiani: prima di Scarponi 2011 c’era stato Moser nel 1978. E prima ancora il nostro ciclismo ha fatto registrare altre 9 vittorie nel corso della lunga storia della corsa. La prima nel 1933 con Alfredo Boret. Poi negli anni Settanta era quasi diventato un nostro feudo con i successi di Bitossi (1970), Gimondi (1972), Bertoglio (1975) oltre al già citato Moser poi Chiappucci nel 1994. Ultimo a salire sul podio, Domenico Pozzovivo terzo nel 2015. Qualcuno riuscirà a imitarlo? 

Un giorno a tutta col Bala. Bennati racconta…

05.03.2021
5 min
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«Il mio compito è stato portarlo forte ai piedi delle salite», racconta Bennati. «Alejandro mi ha chiesto di spingere sul serio e poi lui faceva i suoi lavori. Sta bene, non so se per vincere o arrivare nei dieci, ma sta bene. E io… ho fatto una faticaccia».

La telefonata

Comincia così il racconto della giornata inattesa con Valverde trascorsa mercoledì dal toscano, che si è ritirato ormai da due anni e forse a certi sforzi non era più tanto abituato. Ma succede che il lunedì lo chiama Alejandro da Abu Dhabi e gli dice che sta tornando a Madrid, dove riceverà un premio dal Re di Spagna. Però scenderà la sera stessa a Siena assieme al massaggiatore Escamez, per provare il percorso della Strade Bianche e gli chiede se abbia voglia di accompagnarlo. Bennati che alla Movistar era stato preso proprio per aiutare il murciano, ovviamente dice di sì.

Fase tranquilla su asfalto, c’è tempo per un selfie
Fase tranquilla su asfalto, c’è tempo per un selfie

Da Taverna d’Arbia

«Mi ha chiesto di fare gli ultimi 110 chilometri di gara – racconta – quindi un buon alleamento. Mi ha fatto piacere, per cui mercoledì mattina sono andato al suo hotel. Ci siamo preparati. Ho messo il Gps giusto per uscire dalla città. E poi siamo andati giù verso Taverna d’Arbia, un tratto prima di Monte Sante Marie e di lì fino a Siena, di settore in settore. Da quel punto non c’è voluto Gps, anche perché il percorso è tutto frecciato».

Filippo di Spagna conferisce a Valverde il Premio Rey Felipe: la sera stessa Alejandro verrà in Italia
Filippo di Spagna conferisce a Valverde il Premio Rey Felipe

Caffè e crostata

I due parlottano, ma Bennati capisce subito che Valverde vuole allenarsi sul serio. La giornata è splendida, corridori sul percorso ancora non ce ne sono.

«Specialmente su Sante Marie ha davvero aperto il gas – prosegue Bennati – per fortuna ci siamo fermati per due break caldi. Caffè e crostata. Il problema è che dopo ripartiva subito a tutta, per cui la crostata faceva fatica a scendere. E allora la seconda volta ho preso solo il caffè. E’ venuto fuori un bell’allenamento. E dopo essere arrivati in Piazza del Campo, abbiamo allungato un’altra mezz’ora e siamo tornati in hotel. Doccia. Un boccone insieme, un pranzo essenziale alla Valverde che non sgarra mai. Abbiamo guardato Laigueglia e poi sono tornato a casa».

Nessuna nostalgia

Un giorno come una volta, sul sottile filo della nostalgia. Oppure un bel giorno, senza particolari sussulti al di là dell’occasione di rivedere un vecchio amico?

«Valutando la fatica che ho fatto – dice – nessuna nostalgia. Forse ne avevamo già parlato. L’anno scorso al Giro, dato che il palco del Processo alla Tappa era proprio sugli arrivi, nei giorni delle volate ho sentito la mancanza di quell’adrenalina. Solo uno che ha vissuto certe cose può capire, perché sono sensazioni troppo belle. Poi però pensi a tutto quello che c’è dietro. Non tutti nascono Sagan o Valverde e vi assicuro che anche loro lavorano come matti. Ho fatto 18 anni da pro’, manca un po’ il rapporto con i compagni, ma va bene così».

Sosta crostata con Escamez, massaggiatore di sempre
Sosta crostata con Escamez, massaggiatore di sempre

Alejandro e Alberto

Alejandro è del 1980 come lui e continua a correre, portando i segni del tempo sul volto e nelle gambe, ma divertendosi da matti.

«Siamo passati lo stesso anno – ricorda – abbiamo fatto la prima Vuelta entrambi nel 2002. E anche se non ci siamo mai scontrati in corsa, tranne qualche tappa qua e là, è venuta fuori una bella amicizia. Insisteva per avermi alla Movistar già da due anni, ma io ero con Contador. Anche con lui c’è una bella amicizia e abbiamo condiviso di più. Con Alberto ho passato quattro anni bellissimi in cui sono diventato più popolare rispetto a quando vincevo le volate. La gente si ricorda più certe tirate al Tour col vento laterale che le vittorie al Giro».

Sull’ammiraglia di Valverde domani ci sarà Max Sciandri, altro toscano alla corte degli spagnoli. Alejandro ha sempre saputo scegliere bene i suoi uomini.