Il 2020 doveva essere per Capecchi l’anno del debutto alla Bahrain-McLaren, del Giro e poi del Tour e della collaborazione con Rod Ellingworth, il tecnico britannico che aveva lasciato il Team Ineos per rifondare la squadra del Principe. A distanza di un anno, è meglio non guardarsi alle spalle. Il debutto c’è stato, ma si è fermato allo Uae Tour. Al Tour sono andati altri. Al Giro nemmeno per un giorno ha trovato sensazioni accettabili. E sul più bello, Ellingworth se ne è tornato al nido. Così Eros si è rimboccato le maniche e si è messo a lavorare. Sulla bici e sul trattore, a Case Sparse, posto incantato fra l’Umbria e la Toscana. Nell’azienda di famiglia creata da suo nonno, 40 ettari di vivaio cui si dedica di persona da quando è rientrato da Monaco.
«Sono nato su un trattore – disse quando andammo a trovarlo per la prima volta nel 2011 – in mezzo alle piante e agli animali. Per questo non me ne andrei mai, anche se ho comprato casa a Cortona per starci più fresco d’estate. A Milano Marittima preferisco il mare delle Marche. Le città non mi attirano».
Nel frattempo è passata tanta vita…
Per quegli stessi ragionamenti, sono rientrato a vivere qua, nella casa in cui ho vissuto per i primi sei anni della mia vita. L’azienda va bene, siamo contenti.
Poteva essere un anno da incorniciare.
Invece ci è toccato questo lungo stop. Io non ero mai stato fermo per tre mesi. Puoi fare una sosta così per infortunio, è stato come fare una rieducazione. Alla fine del 2019 avevo staccato per un mese. Poi ho fatto tutta la preparazione. Ho debuttato allo Uae Tour e poi… a casa. Si è buttato tutto il lavoro fatto prima e ripartire non è stato banale.
Non siete mai stati fermi, in realtà.
Non uscivamo su strada, ma si facevano i rulli due volte al giorno e poi tutto il lavoro a corpo libero. Poi sono venute fuori le piattaforme virtuali e le squadre si sono ingegnate. Insomma, il sudore che ho versato sui rulli era roba vera. Quando ci hanno permesso di ripartire, è stato come un sogno. Strano per uno che ha fatto tanti anni in bicicletta.
Si è detto che il nuovo avvio è stato più difficoltoso dopo i 30 anni…
Ho sofferto. Avevo i valori migliori, il peso a posto, ma a inizio Giro, già sull’Etna, avevo sensazioni strane. Sono bastati due giorni un po’ storti e addio colpo di pedale. Anche perché se non eri al 100 per cento, era difficile recuperare.
E’ tanto più difficile trovare la forma a 34 anni?
Al Giro del 2010 caddi nella tappa di Montalcino. Mi fermai per il dolore alle costole e restai fermo quasi per tre settimane. Era ormai giugno, eppure rientrai al Delfinato e poi andai al Tour, facendo anche bene in montagna. Adesso forse non ci riuscirei.
Che cosa è cambiato nella quotidianità di Capecchi?
La risposta del fisico, il ciclismo e i metodi di lavoro. E io sono fortunato perché non ingrasso. Ho ripreso da un mese e mezzo, andando in palestra e uscendo fra strada e mountain bike e ho soltanto 2 chili oltre il peso forma. Se così non fosse, sarebbe dura, perché la vera differenza la fanno il peso e quanto si impiega per smaltirlo.
Scarso appetito o Madre Natura è stata buona con te?
Altro che scarso, ho molto appetito. Ma il fattore cibo si scatena quando lo vedi, se sei dentro casa a non fare nulla e magari apri il frigo ogni volta che ci passi davanti. Io quando non mi alleno sono sul trattore e tante volte mi dimentico anche di mangiare.
Cambia anche l’allenamento?
Fino a qualche anno fa c’era la convinzione che si dovessero aumentare le ore, distanze incredibili. Io ho scoperto che la resistenza l’ho acquisita con gli anni e piuttosto ho bisogno di richiamare doti che con gli anni si perdono, come brillantezza, esplosività, ritmo gara e condizione gara. Prima facevo una distanza, un giorno di potenziamento e uno con un po’ di salite. Ora faccio lavori specifici per 5 giorni a settimana. E la sera a casa, sono parecchio stanco.
Che cosa vorresti dal 2021?
Una buona condizione e non soffrire come l’anno scorso. Se fai tutto bene e in corsa non vai, lo stimolo mentale viene meno. Per fortuna è stato così per molti.
Che idea ti sei fatto della partenza di Ellingworth?
Non me la sono fatta. Sembrava ci credesse, si è dedicato al team anima e corpo. In ogni caso è nato un gruppo forte. Nonostante fosse appena arrivato e dovesse adattarsi, Landa con Caruso accanto ha fatto un bel Tour. E se non fosse stato per il giorno dei ventagli, sarebbe stato più vicino al podio.
Miholjevic prenderà il posto di Ellingworth.
Mi ha chiamato proprio lui per dirmi la novità e per chiedere a noi più esperti di dargli una mano. Abbiamo parlato un po’. Gli ho detto che secondo me è un ruolo che potrà svolgere bene. Si riparte il 16 gennaio con il ritiro di Altea e poi si torna allo Uae Tour. E speriamo che stavolta si tiri dritto.