Il Tour dal divano con Ballero, nel giorno di Jakobsen

02.07.2022
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Treni e non ventagli. La seconda tappa del Tour de France si conclude con una “normale” volata. Una volata vinta da Fabio Jakobsen. E questo ci dice che ventagli o sprint, la Quick Step-Alpha Vinyl c’è sempre. 

Davide Ballerini, corridore dello squadrone belga, si è goduto il successo dal divano. Attento, se vogliamo anche emozionato, era come se stesse pedalando con i suoi compagni. E con lui analizziamo questa tappa, la Roskilde-Nyborg di 202 chilometri.

Immenso l’abbraccio del pubblico danese al Tour. Sembrava di essere tornati nelle tappe ungheresi del Giro
Immenso l’abbraccio del pubblico danese al Tour. Sembrava di essere tornati nelle tappe ungheresi del Giro

Vento nel Dna

Il pronti via è stile Giro d’Italia, con la fuga buona che prende subito il largo. Le squadre si schierano compatte e mantengono le posizioni per gran parte della corsa.

La Danimarca rivela un amore inaspettato per il Tour. Ma forse sarebbe meglio dire per il ciclismo.

La tensione sale man mano che passano i chilometri. Ineos-Grenadiers e Quick Step-Alpha Vinyl accelerano ogni volta che c’è un “traverso” e il vento può diventare un’insidia. 

«Fa parte della nostra tradizione correre in certe situazioni – spiega il Ballero – non che ci si facciano degli allenamenti specifici, ma il saper correre nel vento è qualcosa che si tramanda di corridore in corridore. E’ da come ti crescono che impari. Impari da chi è più esperto. E poi a forza di farlo in corsa e di trovarsi quasi sempre in superiorità numerica nei ventagli è più facile capire come funziona».

Vento non forte, strada larga e il lungo ponte (18 chilometri) sul Baltico passa indenne
Vento non forte, strada larga e il lungo ponte (18 chilometri) sul Baltico passa indenne

Strada troppo larga

«Avevo parlato con i preparatori lassù stamattina – riprende Ballerini – e mi avevano detto che sì il vento c’era, ma non era forte.

«La strada sul ponte era davvero larga. In questo modo ci si poteva coprire. Tante volte in Belgio si aprono i ventagli, ma la strada è di appena cinque metri!

«E poi quando tutti lo sanno è difficile aprire i ventagli e fare a selezione. Si sapeva sin da quando hanno presentato il Tour che questa tappa poteva essere soggetta al vento. Mancava l’effetto sorpresa».

Mancava l’effetto sorpresa e poi tutto sommato siamo ad inizio Tour e vedendo che era complicato fare la selezione, dopo una manciata di chilometri le squadre hanno “firmato il trattato di non belligeranza”. L’emblema di questa pace è Benoot che “fischia” e Thomas che gli ride al fianco.

Jakobsen sì, Cav no

E così è volata. E una volata tesa e velocissima. Con qualche caduta, ma tutte nei tre chilometri e quindi senza danni per i leader se non nei lividi.

Jakobsen esce di potenza negli ultimi 50 metri e rintuzza Van Aert. Questione di velocità. Non si tratta di essere usciti prima o dopo. Uno è un velocista puro, l’altro deve tirare anche in salita. La differenza è tutta lì.

«Finalmente – commenta Ballerini – le cose iniziano a girare per il meglio per noi dopo le sfortune d’inizio stagione. Fabio è stato un grande. Ho rivisto più volte la volata dall’alto e Jakobsen si è toccato con Sagan. Sagan non ha frenato e si è toccato con un altro ragazzo ancora. Sono rimasti tutti in piedi per fortuna. Ma queste sono le corse. Questo è il Tour e si sa che nella prima settimana soprattutto ci sono molte cadute».

«Come giudico i movimenti dei miei compagni? Beh, sono stati compatti per tutta la gara. Solo nel finale si sono un po’ persi. Ho riconosciuto, e mi aspettavo, Kasper Asgreen agli 800 metri. Sapevo che sarebbe uscito in quel momento. Quello è il suo movimento, quella menata. Solo che poi alla sua ruota non c’era Morkov (probabilmente perché aveva speso molto nel rientrare con Lampaert, ndr), ma Fabio è riuscito a cavarsela da solo.

«Ci è riuscito con una grande gamba e un grande occhio. Segno che ha un’ottima condizione».

E questa vittoria, se proprio non elimina, smorza le polemica sull’esclusione di Mark Cavendish dalla squadra per la Grande Boucle.

L’unico neo, se così si può dire, è che Van Aert secondo, con gli abbuoni, sfila la maglia proprio ad un “lupo del branco”, a Lampaert.

Il Wolfapack c’è

E a proposito di Wolfpack, oggi i ragazzi di Lefevere hanno messo sul campo tutte le migliori qualità che li distinguono. In due giorni di Tour due vittorie e un grande senso di unità.

Lo hanno fatto nei “quasi” ventagli. Lo hanno fatto in volata e persino dopo la caduta della maglia gialla. E lo ha fatto la maglia gialla stessa, in coda a prendere le borracce. «Domani si lavora per Jakobsen», aveva detto ieri appena sceso dal podio Yves Lampaert. E’ stato di parola.

«Cerchiamo di correre compatti ed uniti – conclude Ballerini – quei movimenti, questo modo modo di correre in parte è merito dei direttori sportivi e in parte di noi corridori. Ognuno di noi sa bene il lavoro che deve fare, si muove di conseguenza e cerca di dare il massimo.

«Ho in mente per esempio l’azione di Cattaneo nel finale. Mattia è stato nel treno per la volata. Significa mettersi a disposizione e che ha una grande condizione».