Mikel Landa, Pello Bilbao, Damiano Caruso… basterebbero questi tre nomi per rendere importante il parterre di una corsa e invece sono tre degli otto uomini che la Bahrain Victorious ha deciso di schierare al Giro d’Italia. Il loro direttore sportivo, Alberto Volpi sta per partire proprio alla volta di Torino. Ultime cose da sistemare in valigia e poi il tecnico lombardo raggiungerà il capoluogo piemontese. E’ il momento giusto per ragionare su quanto si è fatto.
Alberto, avete uno squadrone…
Abbiamo una buona squadra. Se siamo stati anche uno squadrone ve lo dirò al via della crono di Senago l’ultimo giorno. Però sì: abbiamo la consapevolezza di avere gli uomini giusti per qualsiasi terreno e per qualsiasi tipologia di corsa venga fuori. Poi si sa: è la strada a dare i giudizi.
Mikel Landa è il vostro capitano. Questo Giro per lui sa molto di “adesso o mai più”. Probabilmente se si guarda agli ultimi 5 anni è lo scalatore più forte. Nel senso che gli avversari cambiano e lui c’è sempre…
Sì, lui è lo scalatore più continuo. Sul discorso dell’adesso o mai più posso dire che si ha la sensazione di una sua grande serenità, cosa che in passato non aveva. E lo dicono anche i suoi passaggi di avvicinamento al Giro. Ha fatto un ottimo Laigueglia ed era la sua prima corsa. A Larciano, anche se è una gara più piccola, è andato bene su un terreno che non è suo. Alla Tirreno-Adriatico ha fatto terzo. Sta attraversando un buon momento, ha un buon equilibrio psico-fisico. Per questo si parte fiduciosi.
In tanti parlano di Almeida, Evenepoel, Yates mentre Landa è poco nominato…
E questo è un vantaggio per me. E’ un buon assist per noi, ci toglie pressione. I giornali, e lo sapete, cercano personaggi che siano d’interesse, per l’età, per il seguito e non solo per un punto di vista tecnico.
In effetti Landa è un po’ l’antipersonaggio, sempre silenzioso, pacato…
Da un certo punto di vista siamo più tranquilli e, come ripeto, sarà poi la strada il “giudice di cassazione”! Noi abbiamo le nostre idee, le nostre certezze e le nostre paure e chi non ha paura è perché non conosce cosa significhi fare un Giro – sospira Volpi – Guardiamo quello che è successo l’anno scorso. Una borraccia, pensiamoci bene, una borraccia ha segnato la fine di un corridore, Thomas, e la fortuna di un altro, Geoghegan Hart. Un episodio può cambiare tutto.
Hai detto una cosa interessante prima: i media non seguono il corridore solo da un punto di vista tecnico. E allora ti chiediamo: tecnicamente questo Giro si adatta Landa?
Per me sì. Quest’anno ci saranno in tutto circa 56.000 metri di dislivello, l’anno scorso ce n’erano 54.500, quindi più o meno si equivalgono, ma non è tanto il “quanto”, ma è il “come” questo dislivello è distribuito. Abbiamo molti arrivi in salita durissimi: Zoncolan, Sega di Ala, Alpe di Mera, Alpe Motta e penso che con un percorso così lo scalatore si possa esaltare. Il tappone da 6-7 ore fa meno differenza, è più una guerra di resistenza sul momento e sul passare dei giorni. Quindi alla luce di come è disegnato, questo Giro va bene per gli scalatori come Landa.
Visto come si corre adesso, fa più selezione un arrivo secco che una cavalcata infinita…
Anche l’arrivo di Sestola non è mica facile. L’ho rivisto pochi giorni fa. Giri a destra e negli ultimi 7 chilometri nei hai 4,5 che vanno su tra il 12-16%. Se il gruppo non dovesse lasciare andare via la fuga perché la classifica è corta ci sarà battaglia e non sei al top fai presto a perdere 20”. Non è come Serramazzoni (una salita pedalabile da quelle parti, ndr) che se non sei in giornata vai su di rapporto, stai a ruota di un compagno e ti salvi. Sul colpo secco puoi andare in difficoltà.
Vedendo le sue caratteristiche e come è uscito dal Tour of the Alps, quella di Sestola sembra la tappa perfetta per Simon Yates. Tra l’altro lui va molto forte all’inizio dei grandi Giri. L’opposto di Landa.
Ah sì, sì! Se non va via la fuga lui è il favorito per quella tappa. Sugli arrivi è un killer. Nei 2 chilometri finali sa fare delle accelerazioni fortissime e sa calibrare bene il suo attacco. Anche a Prati di Tivo per pochissimo non ha ripreso Pogacar. E se uno così con tutti gli arrivi in salita che ci sono inizia a prendere secondi e abbuoni e arriva a Senago con 1’30” di vantaggio poi nella crono finale non lo perde.
Pello Bilbao e Damiano Caruso: che ruolo avranno?
Sono gli ultimi due uomini per le tappe di montagna. Però la nostra tattica è una cosa, poi ci sono altre 22 squadre. Verranno dei giorni in cui ci saranno degli attacchi e averne uno davanti può consentire a noi di risparmiare degli uomini, di stare coperti. E magari quello stesso uomo te lo ritrovi davanti se devi attaccare. Quindi okay le tattiche, ma devi avere i corridori giuste per farle. Noi così possiamo fare anche una corsa aggressiva.
E pensare di metterne due in classifica? Negli ultimi anni si è visto che spesso ha giovato questa tattica.
Per rispetto di Landa dico no. E’ lui il capitano. Poi se Bilbao o Damiano saranno in classifica sarà una conseguenza di quel che dovranno fare. Se Pello a Sestola deve stare vicino a Landa automaticamente si presuppone che resti davanti. L’importante è che negli arrivi clou del Giro ci siano tutti e tre. Ma non solo in salita. Si parla troppo poco della tappa di Montalcino. Quella va valutata al pari di una frazione di montagna. Lo sterrato non è un qualcosa di comune e ci potrebbero essere sorprese.
Bilbao e Caruso sono corridori importanti, come accettano di fare da gregari a Landa?
Damiano è il nostro capitano in corsa, Landa il leader. In certi momenti non si riesce a parlare con tutti i ragazzi e serve qualcuno che possa prendere le decisioni in gruppo. E’ un ruolo che Damiano ha accettato di buon grado e che sa svolgere bene. Lui è un corridore di lusso, di qualità e tenacia. Per quel che riguarda Pello, invece, lui stesso ha dichiarato di voler aiutare Landa e lo ha ripetuto anche dopo il Tour of The Alps, nessuno gli ha messo in bocca quelle parole. E’un ragazzo, oltre che molto forte, anche onesto ed intelligente. Lavorare con lui è un piacere.
Al Tour avranno ruoli invertiti?
Difficile dirlo adesso – s’interrompe per un istante Volpi – Intanto facciamo il Giro, poi vediamo.
Avete fatto dei sopralluoghi?
Sì. Nei giorni della Strade Bianche siamo andati a vedere il finale della tappa di Montalcino con i ragazzi. E poi in diverse riprese io, Stangelj e Pellizotti siamo andati a visionare altri arrivi. Con i tablet su cui ci sono tracce e altimetrie si ripercorrono le strade e si annotano i punti che sulle mappe non si vedono: strettoie, condizioni dell’asfalto, un passaggio in un paese da prendere davanti…