Di Manuel Oioli si parlava giorni fa con Carlos Barredo, commentando il destino di chi cresce talenti e spesso se li vede portare via. Il piemontese (in apertura durante le recenti vacanze a Tenerife) è cresciuto nella Bustese Olonia, il team juniores collegato alla Eolo-Kometa. Poi è passato under 23 alla Fundacion Contador e nel 2022 ha corso il primo anno fra i dilettanti. E mentre già si pensava che sarebbe cresciuto nel team spagnolo per diventare pro’ alla Eolo-Kometa, ha fatto i bagagli e si è trasferito al Team Qhubeka, vivaio della Q36.5.
Secondo Barredo, preparatore della Eolo-Kometa, la spiegazione potrebbe stare nel senso di strade chiuse provato da Oioli. E allora a lui ci siamo rivolti, per capire attraverso le sue parole le ragioni di una scelta che ha preso in contropiede Basso, che su Manuel puntava parecchio.
Oioli ha 19 anni. Nel 2021 ha vinto 6 corse al secondo anno da junior. Nel 2022, complici gli esami di maturità e il calendario spagnolo seguito dalla Fundacion Contador, non si è visto molto in Italia. Ha comunque centrato un secondo posto di tappa nella Vuelta Madrid, un terzo alla Vuelta Extremadura e uno alla Vuelta Salamanca, oltre ad altri 6 piazzamenti nei dieci.
Secondo Barredo stavi bene, invece te ne vai…
Non mi pento di aver fatto l’anno alla Eolo, perché comunque è stata un’esperienza internazionale. Praticamente l’80 per centro della mia stagione l’ho fatto in Spagna, quindi è stata una cosa completamente nuova e questo non può che essere positivo. Però è anche vero che l’esperienza internazionale non può limitarsi al correre tante volte in Spagna, prendendo ogni volta un aereo, in gare che in realtà non hanno un livello più alto di quelle italiane. In più sono gare che per la maggior parte non sono troppo adatte a me. Sono spesso gare con salite lunghe, comunque più da scalatori. Insomma, non serviva andare così lontano per trovare un’attività di questo tipo.
Attività poco adatta?
L’unica cosa positiva è che forse ci sono più corse a tappe, quello sì. Ce ne sono tante in Spagna e poche in Italia. Una squadra come la Qhubeka, oltre a fare tutto il calendario italiano, fa anche diverse gare a tappe all’estero. E questa per me è una cosa abbastanza importante.
Perché andare alla Qhubeka?
Ormai si è saputo che ho parlato sia con loro sia con la Groupama, che però mi ha tenuto a lungo senza farmi sapere niente. Così alla fine ho preferito andare in una squadra che mi volesse davvero. Ho conosciuto Daniele Nieri e ho subito visto un interessamento vero. Mentre con Groupama l’interessamento c’è stato all’inizio, poi sono spariti. Piuttosto che rischiare di arrivare a ottobre senza squadra, ho preferito andare sul sicuro. In una squadra che sono sicuro che mi vuole.
Avete già parlato di programmi?
L’inizio di stagione per alcuni sarà già a fine gennaio. Credo con la professional, ma non ne sono sicuro. Poi la squadra farà chiaramente il calendario internazionale in Italia, delle gare nazionali e altre a tappe soprattutto in Francia. Questa secondo me è la cosa più importante. Ho capito che le corse a tappe sono le più importanti da fare. Ti danno un’altra gamba e questo è quel che mi premeva di più. Mi piacerebbe fare il Giro d’Italia, se lo organizzeranno.
Alla Fundacion avevi la strada spianata verso la Eolo-Kometa, qui c’è la Q36.5, ugualmente una professional…
Il progetto sembra solido, perché comunque alle spalle della nostra squadra sembra di vedere fondamenta solide. Il team manager (Ryder Douglas, ndr) ha avuto anni di esperienza WorldTour, mentre il main sponsor è davvero solido. Io non l’ho ancora conosciuto di persona, ma Manuel (Quinziato, il suo procuratore, ndr) mi ha detto che è un suo amico e lui mi ha rassicurato molto. Sono entrambi di Bolzano.
Cambia qualcosa a livello di preparazione per l’inverno?
Il nostro preparatore è sudafricano di origine olandese. Non so se viva proprio a Lucca o ci trascorra dei lunghi periodi. Quanto alla preparazione, non cambierò molto. Farò palestra e poi la porterò avanti anche durante la stagione, ma quello lo facevo già l’anno scorso. Quindi nei primi 10 giorni, farò magari un po’ di attività alternative. Prima andrò a correre a piedi e camminare, poi più avanti comincerò ad andare in bici.
Hai un’idea di quali obiettivi potresti puntare?
Per me il 2023 sarà ancora una novità. L’anno scorso avevo ancora la scuola, quindi d’inverno ho provato a fare il più possibile, però non era facile con il buio che arrivava presto e il tempo che non avevo. Invece quest’anno, non avendo limitazioni visto che non vado all’università, faccio solo il ciclista. Sicuramente potrò lavorare meglio.
Sei andato via soltanto per il calendario?
Uno dei fattori è quello. Un altro è che l’offerta di Qhubeka è migliore di quello della Fundacion Contador. Inoltre essendo continental, sarà più facile partecipare alle gare con i professionisti. Offerta migliore vuol dire anche che a vent’anni vorrei guadagnare qualcosa e non dover chiedere per ogni cosa i soldi a casa. E la politica della Fundacion è che gli U23 non devono essere pagati. Per cui, visti tutti gli aspetti, ho preferito cambiare squadra. Se però avessero cambiato idea, magari sarei rimasto. Alla fine non avevo grandi problemi.
Sei già stato a conoscere il ritiro di Lucca?
Sarei dovuto andare in Toscana proprio in questo weekend, ma ho avuto per giorni le placche in gola, sono sotto antibiotici, quindi non sono andato. Ci tornerò, come so che spiegheranno anche a me il progetto che c’è dietro Qhubeka. Non so bene precisamente quanto dovrò stare a Lucca durante l’anno, però da quanto mi ha detto Daniele Nieri, più si sta giù e più loro sono contenti. Non sei obbligato a stare tutto l’anno in ritiro, si può tornare a casa quando si vuole. Però diciamo che passerò molto tempo con la squadra.
Hai già ricevuto la nuova bici?
Non ancora. Adesso vado in giro con una che avevo a casa, perché l’Aurum me l’hanno ritirata subito. Le Scott con cui correremo dovrebbero arrivarmi entro un paio di settimane.