«Non “muovo” la bici da tre giorni». «Meglio così, anzi spero che all’inizio della gara starai anche male». A lanciare l’allarme è Sonny Colbrelli a pochi giorni dal campionato europeo di Trento, che lo ha poi visto trionfare. A rispondere è Giovanni Visconti, uno dei veterani del gruppo, corridore (e uomo) tra i più sensibili. Uno scambio di messaggi così, che lo stesso siciliano ha poi pubblicato sui social, non poteva certo lasciarci indifferenti.
Perché questa risposta inaspettata? Che poi letta così sembra anche possa esserci maretta tra due, cosa invece diametralmente opposta.
La premonizione di Visconti
«Perché sarà una cavolata – dice Visconti – ma a me è quasi sempre andata così. Quando stavo male in partenza ho poi avuto delle giornate super. Quelle giornate in cui sei al massimo dal primo all’ultimo chilometro ti capiteranno una volta all’anno, ma neanche. E’ una questione di testa. Magari sei in forma, punti forte, ma a ridosso dell’evento può capitare che tu non abbia più grandi sensazioni. Questo perché sei fin troppo concentrato, sei lì a finirti di testa, sei super convinto. Aumenta la pressione. E fino a che non iniziano i primi chilometri di gara non scarichi il nervosismo».
«Sonny a tre giorni dalla gara non stava bene. Ma perché? Perché era il leader della nazionale, sapeva di essere in forma, sentiva la pressione e ha iniziato a domandarsi: sarò in grado? Gli sono serviti i chilometri iniziali della gara per cancellare tutte queste tensioni».
Dal piede a terra alla vittoria
Visconti più di altri è in grado di tirare fuori prestazioni eccellenti quando la sua testa gira bene e quindi conosce molto bene l’argomento. Lui stesso ammette di aver avuto moltissime esperienze simili a quella di Colbrelli.
«In particolare mi viene in mente un trofeo Melinda (era il 2009, ndr). Dopo 80 chilometri avevo messo piede a terra. No dico: piede a terra… Mi sono fermato urlando. Volevo ritirarmi. Per radio quasi litigai con Scinto. No, basta, continuavo a ripetere. Poi Luca mi ha convinto a ripartire e ho vinto.
«Al contrario, una di quelle giornate in cui sei super dall’inizio alla fine mi capitò nel campionato italiano di Conegliano. Quel giorno “giocavo” con gli avversari, potevo fare tutto quello che volevo. Avrei potuto fare un giro in più. Ecco, quella è stata una di quelle giornate che nella carriera di un corridore capitano due o tre volte».
«Per questo per me stare male a ridosso delle gare a cui puntavo era diventato quasi un rito. Quasi speravo di stare male perché sapevo che dopo 80-100 chilometri mi sarei sbloccato. Altre volte in cui invece mi sentivo bene all’inizio avevo poi paura di spegnermi nel finale e così è successo».
Quello schiaffo al Padania
Visconti poi ci parla del suo bel rapporto con Sonny Colbrelli. Un rapporto di amicizia vera. Ma nonostante ciò i due si sono sentiti solo per messaggi vocali via WhatsApp.
«So che dopo la sua vittoria a Trento gli sono arrivati migliaia di messaggi, quindi volevo lasciarlo tranquillo – riprende Visconti – Gli ho scritto solo a mezzanotte e lui mi ha risposto. Ma adesso non voglio disturbarlo troppo e lasciarlo tranquillo. Capisco questo momento che sta vivendo».
«Come nasce questa amicizia? Beh, la nostra conoscenza è tutta da ridere. Eravamo al Giro di Padania in quel giorno in cui ci fu quella protesta. Lui era stagista alla Colnago Csf. Si fece portavoce del gruppo nei confronti del pubblico a bordo strada. Ci andò parlare e per tutta risposta prese uno schiaffone dalla gente! Che ridere. Era un simpaticone, un “pacioccone”… Poi l’amicizia vera è nata dai tempi della Bahrain. Posso dirvi che quando vince lui sono davvero contento. E lo stesso vale per Ulissi».
Parola chiave umiltà
Visconti, nella sua ormai lunga carriera ne ha visti di corridori vincere, crescere e altri sparire. Quindi può dirci perché secondo lui Colbrelli è migliorato in questa misura.
«Credo che sia cresciuto così tanto per la sua umiltà – risponde secco il corridore della Bardiani Csf Faizané – guardate anche quello che è successo al Benelux Tour. Sonny stava per vincere la classifica generale, un suo compagno, Mohoric, lo ha attaccato, ma lui è rimasto a ruota composto. Poteva dare un cambio per chiudere, ma non lo ha fatto… Poi è andata bene, ma pur di non intralciare la squadra era rimasto al suo posto. E quella comincia ad essere una bella corsa, perderla potrebbe dare fastidio. E poi pensateci: lo avete mai visto litigare con qualcuno? Davvero, Sonny è rimasto un bambinone, nel senso buono, non è mai malizioso e questi successi se li merita tutti».
Tensione e cattiveria agonistica
Prima di chiudere, con Visconti ritorniamo sul discorso dello stare male prima di un grande evento. Anche perché per inviare dei messaggi come quelli rivolti a Colbrelli devi essere più che sicuro di ciò che scrivi e pensi. E gli chiediamo se secondo lui è un qualcosa che riguarda pochi corridori o invece è un qualcosa di più comune.
«Io credo – conclude Visconti – che valga per il ciclista in generale. Il corridore è lì che sta facendo una super preparazione, sempre a tutta, anche con la testa. Sente la pressione crescere, la tensione prende man mano il posto della cattiveria agonistica. E quasi si stacca dalla realtà. A quel punto per ritornare in sé stesso lo possono aiutare le prime ore di corsa. Lì i dubbi e le paure vengono cancellati e torna in gara».