Bruno Vicino campione del mondo in pista

Vicino chiama Dagnoni: «Rilancia gli stayer…»

26.02.2021
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Con l’arrivo di Cordiano Dagnoni alla guida della Fci, conoscendo il suo passato di stayer, molti sperano che la specialità del ciclismo dietro motori abbia un sussulto. Una volta le gare dietro moto riempivano le tribune delle piste, poi sono andate lentamente scomparendo ed è quasi un miracolo che sia stato tenuto in piedi il Campionato d’Europa, disputato per l’ultima volta a Pordenone nel 2019 e vinto dal tedesco Burkart e dalla nostra Marta Cavalli. Guardando l’albo d’oro si scopre che la specialità continua ad avere interpreti di un certo peso, basti guardare alle vittorie di Viviani nel 2013, il danese Morkov l’anno successivo e, andando un po’ indietro nel tempo, il vincitore del Tour Bradley Wiggins nel 2003.

A Natale c’era il pienone

Chi ha legato la sua storia ciclistica al mondo degli stayer è Bruno Vicino, attualmente nello staff dirigenziale dell’UAE Team Emirates, che ripensando al suo passato non nasconde tanta nostalgia: «E’ un vero peccato che questo patrimonio sia stato lasciato andare: ricordo ad esempio le fantastiche giornate di Natale a Dortmund. Il giorno della festa si pranzava al velodromo e al pomeriggio i campioni della specialità davano spettacolo su pista davanti a molte migliaia di spettatori. Sembrava di essere allo stadio, tanto era il tifo… In Italia era una specialità poco conosciuta, eppure eravamo tra i più forti al mondo».

Bruno Vicino campione del mondo
Bruno Vicino sul gradino più alto del podio al Campionato del mondo di Zurigo 1983
Bruno vicino campione del mondo
Bruno Vicino vittorioso al Campionato del mondo di Zurigo 1983

La fine delle Sei Giorni

A che cosa si deve il suo declino?

Le ragioni possono essere tante, certamente molto ha influito un certo abbandono della pista e soprattutto il tramonto delle 6 Giorni, che in Europa riempivano i velodromi di tutte le principali città. Io poi credo anche che ci sia stato un certo disinteresse da parte dei Paesi dell’Est europeo, che a livello di politica sportiva nel nostro ambiente hanno sempre avuto molto peso.

Vicino con maglia della nazionale
Bruno Vicino in azione con la maglia azzurra ai Campionati del mondo di Barcellona 1984
Vicino con maglia della nazionale
Bruno Vicino in azione ai mondiali di Barcellona 1984
L’andare dietro motori, nell’ambito dell’allenamento, ha ancora un senso?

Certamente, moltissimo. E’ lo strumento migliore per preparare il ritmo di agilità. Una sbagliata percezione della specialità ad esempio fa credere che emergano soprattutto i velocisti, invece è ideale per i passisti, perché si va di regola sui 72-73 km orari, le gambe frullano sempre sullo stesso ritmo e lo stesso rapporto. E’ ideale ad esempio per chi prepara le cronometro, oppure per chi va forte nei circuiti. Io ad esempio grazie agli stayer avevo preso l’abitudine di rilanciare l’azione dopo le curve scattando da seduto, mantenendo la posizione e riducendo lo sforzo.

Bruno Vicino con medaglia argento
Bruno Vicino è argento ai mondiali di Brno 1981 con il vincitore Rene Kos e Wilfried Peffgen
Bruno Vicino con medaglia argento
Bruno Vicino, a sinistra, con la medaglia d’argento ai mondiali di Brno 1981

Si corre in due

Che cosa serve per emergere tra gli stayer?

Il fattore principale, che non deve essere mai dimenticato, è che la gara la si fa in due, chi guida la moto e chi la bici. Tra i due ci deve essere feeling, un buon corridore senza un buon pilota non vincerà mai. Sono come due teste che devono ragionare all’unisono per emergere, capire quando accelerare, quando mantenere il ritmo e così via.

Allenarsi dietro moto ha ancora un senso?

Altroché… E’ ideale per dare il ritmo nelle pedalate, per fare riscaldamento e sciogliere i muscoli, prima di una crono la consiglio sempre anche ai ragazzi del team, anche meglio dei rulli. E’ chiaro che anche in allenamento serve un certo accordo tra i due mezzi, anche perché su strada ci sono avvallamenti e soprattutto le auto, serve massima attenzione, ma la sua utilità è innegabile.

Dietro motore in pista
Il tedesco Wilfried Peffgen e Bruno Vicino, in basso, ai mondiali di Besancon 1980
Bruno Vicino con De Lillo ai mondiali di Besancon 1980
Bruno Vicino ai mondiali di Besancon 1980

Pianura e niente fisso

Quali percorsi sono più adatti?

Bisogna cercare i tracciati più pianeggianti possibile, proprio perché quel che va allenato è il ritmo di pedalata. Un errore da non fare è utilizzare per gli allenamenti su strada dietro motori bici a scatto fisso, che vanno benissimo su pista ma all’aperto serve sempre avere la possibilità di cambiare e soprattutto frenare.

Oggi Bruno Vicino è nello staff della UAE Team Emirates
Oggi Bruno Vicino è nello staff della UAE Team Emirates
Oggi Bruno Vicino è nello staff della UAE Team Emirates
Oggi Bruno Vicino è nello staff della UAE Team Emirates

La pista è più sicura

Con l’arrivo di Dagnoni, che cosa ti aspetti per il tuo antico amore?

Ci unisce la stessa passione, il presidente sa bene quale spettacolo questa specialità sa regalare, spero tanto che riprenda vigore sia in Italia che in Europa, ricordiamoci sempre che andare su pista è molto meno pericoloso che su strada quindi può essere un grande richiamo per i ragazzi e si sa che il rombo dei motori piace sempre…