Il re della Roubaix a casa Merida. C’è una mtb che lo aspetta

01.12.2021
5 min
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Una grande vittoria, dicono che ti cambi la vita. Figuratevi tre. A Sonny Colbrelli di sicuro stanno cambiando l’inverno. I trionfi al campionato italiano, al campionato europeo e alla Parigi-Roubaix lo hanno reso uno degli uomini più ricercati per eventi celebrativi nel periodo di off season. Se nel 2021 ha disputato 61 giorni di gara, nell’ultimo mese e mezzo ha avuto l’agenda fitta di impegni quasi ogni giorno. E il suo telefonino non smette di notificargli chiamate e messaggi su whatsapp o profili social.

Il tour de force di Colbrelli lo porta nella zona artigianale di Reggio Emilia. Il cielo è terso, un bel sole caldo si fonde ad un’aria cruda. Forse per l’atleta della Bahrain Victorious sarebbe stata una giornata ideale per allenarsi ma l’appuntamento in questione vale la sua presenza.

Al centro del salone di Merida Italiy c’è un tavolino con sopra il trofeo della Roubaix e accanto un drappo rosso ricopre la sagoma di una bici. E’ una sorpresa per Sonny. Lui stesso e Dario Acquaroli, responsabile marketing di Merida Italia, sfilano il tessuto e scoprono una MTB.

La Ninety Six RC “Cobra One”. La livrea è semplice ma accattivante. Un verde acceso colora in modo predominante il telaio e la serigrafia richiama le squame di un cobra, appunto. Un esemplare unico, a Sonny brillano gli occhi. E’ il nostro momento per sentire da lui come sta gestendo questi impegni.

Merida ti ha appena consegnato una MTB limited edition in tuo onore. Stai realizzando quello che hai fatto quest’anno?

Intanto ringrazio la casa del regalo. Loro sanno quanto io ci tenga ad usarla, tant’è che la mia vittoria da bambino l’ho ottenuta su una mountain bike. Adesso però, vi dico la verità, che ho quasi paura ad usarla e rovinarla perché è davvero bellissima. Qualcuno mi dice che non ho ancora realizzato ma forse è meglio, perché così non mi pongo dei limiti. Voglio correre mentalmente sereno come ho fatto negli ultimi mesi della stagione. Dimostrare che questa annata non è stata solo fortuna o casualità ma frutto dell’impegno e dei sacrifici.

La pietra, premio per il vincitore della Roubaix, per un giorno ha… illuminato la sede di Merida Italy
La pietra di Roubaix, per un giorno ha… illuminato la sede di Merida Italy
Come ti è cambiata la vita?

Sono richiestissimo, anche a distanza di più di un mese. Vincendo questo masso (intanto accarezza la pietra-trofeo della Roubaix, ndr), che per me vale tantissimo, ora sono inserito in una lista di grandi campioni. Sono entrato in un albo d’oro importantissimo in cui leggo i nomi di Merckx, Moser e Boonen, al quale mi ispiravo. Non può che farmi piacere, ho realizzato un grandissimo sogno. Lo speravo fin da piccolo di vincere una grande classica.

Dai un aggettivo alla Roubaix.

Epica. Siamo arrivati ricoperti di fango, completamente irriconoscibili. E’ stata una gara che in tanti ricorderanno. Sono contento non tanto per la vittoria in sé ma perché ho riportato la Roubaix in Italia dopo Tafi, dopo più di vent’anni (ultima volta fu nel 1999, ndr). E in tanti adesso mi chiamano “il ragazzo dalla maschera di fango”.

In questo periodo sei alle prese con una lunga serie di celebrazioni…

Sì, ho sempre cercato di dare la massima disponibilità a tutti ma purtroppo non ho potuto essere presente ad ogni evento. E mi dispiace essere stato costretto a fare un po’ di selezione. Mi fa piacere che la gente mi cerchi, sia per i miei risultati sia per la persona che sono.

Richieste particolarmente strane ne hai avute?

Ne ho ricevute tante (ride, ndr). Alcuni su Instagram mi chiedono di fare gli auguri di compleanno a qualcuno, magari il padre o il fratello. Tutte cose belle. Sono miei fans, mi supportano e lo faccio volentieri.

Sei stato richiesto in modo esponenziale. Qualcosa era già cambiato dal campionato italiano in avanti?

Già ad Imola mi erano arrivati molti messaggi e mi avevano chiamato in molti. Ho risposto ad ognuno perché mi piace rispondere a tutti. Magari ci metto un po’ di giorni ma io sono fatto così. Stessa cosa dopo l’europeo. Infine alla Roubaix non vi dico quanti messaggi e telefonate perse ho trovato. Dopo la conferenza stampa, quando ho preso in mano il cellulare scottava letteralmente.

In quanti sono saliti sul carro del vincitore?

In tantissimi ma sono uno che capisce chi mi vuole bene veramente e chi ha sempre creduto in me. Quest’ultimo aspetto è fondamentale per me, perché in tanti fanno anche presto a scendere dal carro.

Hai fatto tanti piazzamenti in carriera. Ti senti di mandare un messaggio a qualche tuo detrattore?

Chi mi conosce veramente sa il Sonny che ero prima. Non ero mai riuscito a sbocciare prima come ho fatto quest’anno ma avevo già vinto gare o sfiorato vittorie all’Amstel o al Giro d’Italia. Ho sempre alzato l’asticella ogni anno e in questa stagione ho avuto la mia consacrazione. Spero però che non finisca qua.

Tutta questa popolarità rischia di distoglierti l’attenzione dalla preparazione per il 2022?

Sicuramente qualcosa comporta perché sono sempre in giro. Finora queste giornate le ho fatte tutte volentieri perché ho ritrovato molte persone che avevano stima di me. Tuttavia quello di oggi sarà uno degli ultimi eventi. Non sto snobbando gli allenamenti ma ultimamente non sto facendo la vita che dovrebbe fare uno sportivo al 100 per cento. Oltre ad allenarsi, bisogna anche recuperare mentalmente. La mia testa ora è già focalizzata all’anno prossimo.