Puccio, Pidcock, i gregari di una volta e quelli del futuro

19.09.2021
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Ricordate? Avevamo scritto che Tom Pidcock era rimasto stupito da Salvatore Puccio (entrambi nella foto di apertura) alla Vuelta. L’inglese era stato colpito dalla sua forza, dalla capacità di muoversi in corsa e di esserci sempre. Ce lo aveva detto Cioni.

Un corridore così merita solo e soltanto elogi. In pochissimi al mondo sanno fare il lavoro del gregario in questo modo. E alla Ineos Grenadiers lo sanno bene.

Salvatore Puccio in testa al gruppo per i suoi capitani. La sua continuità ha impressionato Pidcock
Salvatore Puccio in testa al gruppo per i suoi capitani. La sua continuità ha impressionato Pidcock
Salvatore, hai stregato Pidcock…

Sono ragazzi! Sono giovani e non conoscono bene ancora certi movimenti in gruppo. E magari si stupiscono. Per Tom poi era il primo grande Giro e non si corre come una classica. Serve anche il lavoro “sporco” che faccio io: tirare all’inizio, stare davanti per evitare pericoli e cadute, muoversi quando c’è vento…

Ma tu c’eri sempre. Forse è questo che lo ha colpito?

Per tanti giorni c’è stato il rischio del vento. Un lavoro infinito. Bisognava stare sempre danti per i capitani. In più Toma nelle prime tappe non stava bene. Veniva dal successo delle Olimpiadi, ci sta che avesse mollato un po’, e soffriva. Stava dietro e magari vedendo me che ero sempre davanti si chiedeva: ma questo come fa?

E cosa te ne pare di Pidcock?

È molto intelligente. Domanda, chiede sempre su ogni cosa. Nelle riunioni è “un perché” continuò. Perché questo? Perché quello? Vuole imparare. Pensate Che guarda i video su YouTube delle gare precedenti. Cerca di capire come si corre tra i ventagli, studia le cadute…

Fare il gregario è stata un’ottima esperienza per Pidcock, al suo primo grande Giro
Fare il gregario è stata un’ottima esperienza per Pidcock, al suo primo grande Giro
Forte! Un corridore così giovane e così importante che si informa fa piacere…

Ha capito subito che in un grande Giro bisogna evitare il più possibile i rischi. Perché basta un niente che perdi un podio podio o la vittoria.

E ha anche imparato? Gli è servita questa Vuelta?

Ha imparato, ha imparato… E andava anche forte! E questo un po’ mi ha sorpreso. Perché un giovane che arriva e non sta bene è difficile che riesca a ribaltare la situazione. Lui invece dopo le prime tappa andava forte davvero. Ma perché è un talento. E per Tom tutto è più semplice. Io invece soffro, cedetemi! Io ci arrivo con l’esperienza, conosco i tempi, vedo i movimenti. Pid compensa col talento.

Pidcock è un fenomeno okay, ma i giovani come lui sanno fare il gregario?

Eh – sospira Puccio – di sicuro hanno una mentalità diversa e più libertà di muoversi. Le medie così alte dipendono anche da questo. I giovani di oggi attaccano, vanno in fuga. Nelle ultime due stagioni il cambiamento è stato netto. Si sono viste medie assurde. Ma in un grande Giro serve anche lavoro come il mio, altrimenti la gara va a rotoli e a prendere 10’ distacco ci vuole un attimo. Alla fine tocca a noi gregari contenere fughe e distacchi, anche perché quando i più forti aprono il gas la gara è finita. E noi seconde linee restiamo fuori. Infatti se si va a vedere vincono sempre gli stessi.

Oggi il gregario alla Puccio è una categoria che si va a perdere? Perché di ragazzini disposti a questo lavoro di sacrificio non se ne vedono tantissimi…

Difficile da dire. Per fare il mio lavoro devi partire mentalizzato in un certo modo. Devi mettere da parte le ambizioni personali. E se ti stacchi non deve essere una delusione. Ma perché hai fatto il tuo lavoro. Loro magari la vedono come una sconfitta. E provano a salvare gamba per arrivare davanti il giorno dopo. Se quest’anno per due volte abbiamo fatto due ore a 53 di media, le tappe ignoranti come le chiamiamo noi, è perché qualcuno attacca e la maggior parte sono giovani.

A Pidcock quanto è servita questa esperienza da gregario allora?

Io credo tanto. Può capire che in squadra servono persone come me. E in futuro tutto ciò può tornargli utile dal punto di vista tattico.

Salvatore Puccio, Vieste, Giro d'Italia 2020
Al Giro 2020 per Puccio un giorno di licenza. Per lui un secondo posto a Vieste
Salvatore Puccio, Vieste, Giro d'Italia 2020
Al Giro 2020 per Puccio un giorno di licenza. Per lui un secondo posto a Vieste
Hai parlato di “mentalizzazione”, ma qui vediamo tanti ragazzini passare e spesso sono anche un po’ “montati dai procuratori”, dai team, dai social: secondo te accettano questo ruolo?

Pidcock magari no. Lui è nato per vincere… Bernal, Van Aert, VdP loro hanno quel talento in più. Altri giovani, che non sono né carne e né pesce, invece dovrebbero impegnarsi nel loro ruolo migliore, che potrebbe essere il gregario. Tanto poi lo vedi subito se sei uno che vince o no. Se vuoi avere una carriera lunga dei specializzarti in qualche ruolo.

Chi è allora il nuovo Puccio?

Ce ne sono diversi. O meglio, qualcuno c’è, almeno dai 28 anni in su. Io ho 32 anni e non dico che il prossimo anno smetto, ma neanche voglio fare come Rebellin. E loro non devono arrivare a 30 anni per capire cosa fare. Alle squadre non interessa più chi fa settimo o ottavo. Vogliono vincere.

Ma quindi un nome secco per “l’erede” di Puccio?

Eh così non mi viene. Il problema è che i giovanissimi forti hanno altre idee. Magari direi Rodriguez. Lui anche è un vero talento, ma è un po’ diverso…

In effetti al Tour de l’Avenir oltre ad impressionarci per la sua forza ci ha dato questa idea di serietà e sobrietà…

Sì è serio e va forte con il vento, in salita, sa lavorare per gli altri. Siamo andati in Belgio e andava forte pure lì! Ed è uno scalatore…