Sfida fra titani. Vicenza come una classica, vero Ballerini?

23.05.2025
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Ma era una classica del Nord o una tappa del Giro d’Italia? Una côte da Amstel Gold Race o un muro fiammingo? E vogliamo parlare degli interpreti? Mads Pedersen e Wout Van Aert, uno spettacolo per la gioia dei tifosi. Una volata da “vite spanata”, come ci ha detto Davide Ballerini. Una volata che ha visto il quarto sigillo di Mads Pedersen e Isaac Del Toro, terzo, che a forza di abbuoni (e non solo) allunga ancora un po’.

Il corridore della XDS-Astana ha commentato con noi questo splendido finale di Vicenza, tredicesimo atto del Giro d’Italia numero 108. Ballerini era in palestra e stava lavorando sodo per rientrare dopo l’incidente e la consueta frattura del polso alla Parigi-Roubaix. Ma tra un peso e l’altro si è fermato per godersi questo finale stratosferico.

Il gruppo fila tra i filari! L’Italia è davvero stupenda
Il gruppo fila tra i filari! L’Italia è davvero stupenda

Germani, Scaroni e… la UAE

La Rovigo-Vicenza scorre via tra i drittoni della Bassa e le bellezze delle colline venete. Lorenzo Germani è l’ultimo a mollare. O almeno così sembra. Poi lo raggiunge Christian Scaroni. I due vanno. Ma dietro la solita UAE Emirates si mostra famelica. Il chilometro Red Bull mette in palio secondi di abbuono e la squadra emiratina li vuole.

Scaroni si prende i primi 6″, ma poi ecco i ragazzi di Gianetti. Oggi tocca a Juan Ayuso prendersi i 4″ grazie a Isaac Del Toro che di nuovo fa la volata guardando all’indietro. E comunque mette in tasca 2″. Sulla questione fra il messicano e lo spagnolo si è detto e ridetto tutto e cosa bolle veramente in pentola ormai ce lo dirà la strada delle montagne che inizieranno domenica.

Il finale della Rovigo-Vicenza invece è da battiti alti. Mathias Vacek e Romain Bardet arrivano ai 500 metri, poi Alpecin-Deceuninck soprattutto e Visma-Lease a Bike chiudono ed è volata con la crème de la crème nelle prime posizioni.

Nel finale ci provano Germani e Scaroni. Azione ben vista da Ballerini
Nel finale ci provano Germani e Scaroni. Azione ben vista da Ballerini
Davide, dunque: un finale bellissimo…

Veramente. Non so in quanti si aspettassero i velocisti… Ma bella tappa, aperta fino alla fine.

Davide, tu con quei “bestioni” ci fai a spallate nelle classiche del Nord e sai come si muovono. Portaci in gruppo a partire da quei 600 metri finali. Cosa hai notato?

La prima cosa che ho notato è stata vedere la Alpecin che ha tirato per Kaden Groves, ma lui non aveva gambe. Chi era davanti all’ultimo chilometro ne aveva più di lui, visto che ha portato Mads Pedersen e Wout van Aert fino ai 300 metri. Poi, quando vedi che Pedersen parte così lungo… sono dolori. Fai fatica a chiudere. E fatica l’ha fatta anche Van Aert, al quale ha preso subito 2-3 metri. Ma non è facile…

Perché?

Perché contro il Pedersen attuale ci vorrebbe il Mathieu van der Poel dei giorni migliori. E un’altra cosa che mi meraviglia di Mads è come tiene la condizione. Pensate: è andato forte nelle classiche ed è da inizio Giro d’Italia che è lì.

Big davanti. Tra abbuoni e un piccolo gap sul traguardo Del Toro ha incrementato di 9″ il vantaggio su tutti rivali (solo 7″ su Ayuso, che a sua volta aveva preso un abbuono).
Big davanti. Tra abbuoni e un piccolo gap sul traguardo Del Toro ha incrementato di 9″ il vantaggio su tutti rivali (solo 7″ su Ayuso, che a sua volta aveva preso un abbuono).
E dal punto di vista di Van Aert?

Parto da prima del Giro. Io, quando l’ho visto alle classiche, mi è sembrato molto magro rispetto al suo normale, ma è chiaro che si sta riprendendo. Lui viene da due cadute gravi dell’anno scorso e magari gli ci vuole un po’ per riprendersi, anche dal punto di vista della fiducia e della sicurezza in bici. In questo è in crescendo. Ha vinto una tappa durissima.

Che poi tutti noi ci aspettiamo sempre il Van Aert che vince le volate di gruppo, ma forse quel Van Aert non c’è più?

Senza il forse. È cambiato e tanto. Ripenso alle Tirreno o ai Tour di qualche anno fa, quando vinceva gli sprint e le crono. Molto dipende da come e su cosa si allena. E per me Van Aert non si sta allenando in ottica classiche.

Interessante, vai avanti…

Van der Poel si allena da classiche e corre i grandi Giri da classiche, cioè puntando alle tappe. Van Aert, invece, è uno che lavora, che tiene in salita i migliori venti. E questa è la differenza. Poi, okay, c’è Tadej Pogacar che si mette tra di loro e vince anche le classiche e fa quello che vuole, ma questo è un altro discorso. Ma se Van Aert si allenasse per le classiche, quella differenza la farebbe anche lui. Perché ha quel motore.

Grazie alla loro potenza Van Aert e Pedersen scavano un solco con gli altri (a 5″). Del Toro è nel mezzo (a 2″)
Grazie alla loro potenza Van Aert e Pedersen scavano un solco con gli altri (a 5″). Del Toro è nel mezzo (a 2″)
Davide, oggi Pedersen ha detto che ad un primo sguardo ai suoi dati non ha visto un grande picco, ma ottimi dati sul minuto. Spiegaci meglio?

Eh – ride Ballerini – un minuto di Pedersen in quel modo si avvicina ai mille watt! Ed è una cosa incredibile. Ora non so che numeri davvero possa aver fatto, anche perché siamo già alla seconda settimana del Giro e i valori, il peso, cambiano un po’, ma di sicuro ha fatto più di 900 watt medi nei 60″. A vedere come è partito e che Van Aert ha faticato a prendergli la ruota, significa che se non sono 1000 watt, siamo lì.

Un aspetto che abbiamo notato è la differenza di esplosività e di sprint tra gli uomini da classiche e quelli da grandi Giri, benché siano questi ultimi buoni scattisti. Parliamo, insomma, della volata di Del Toro…

È una differenza dettata principalmente dal peso e quindi dai watt/chilo. Sul minuto, come diceva Pedersen, o 30″, o in certi casi anche 2′, corridori di queste caratteristiche riescono a sviluppare wattaggi impressionanti. Sono prestazioni impensabili per uomini da corse a tappe… anche se non sono fermi in volata. Mi verrebbe il termine “deep”, profondo, in inglese, per definire questo tipo di sforzo. Ebbene, un velocista, uomini da classiche come Pedersen o Van Aert, riescono ad essere anche più profondi nello sforzo così intenso rispetto allo scalatore. Riescono a “spanare di più la vite”. È una capacità. Solo che poi, dopo certi sforzi, non ti riprendi. Ci metti parecchio. Magari Pedersen anche in allenamento riesce a ripetere quello sforzo così lungo più di una volta con gli stessi valori.

Una foto che riassume quanto detto da Ballerini. Del Toro seppur arrivato dietro è più fresco di Van Aert che per allenamenti e caratteristiche riesce a dare di più
Una foto che riassume quanto detto da Ballerini. Del Toro seppur arrivato dietro è più fresco di Van Aert che per allenamenti e caratteristiche riesce a dare di più
Insomma, riescono a stare di più in acido lattico e a tollerarlo meglio?

Esatto, ma poi questo sforzo lo paghi. E sono lavori che si fanno in allenamento ai fini delle classiche: li fai un giorno e basta. Per chi punta ai grandi Giri, invece, certi sforzi sono diversi. Magari chi punta alla maglia rosa neanche allena questa profondità. Van Aert, tornando a lui, fa un po’ entrambe le cose. Per questo dicevo dell’allenarsi in modo specifico per le classiche. Nei grandi Giri conta di più il recupero. Dopo una settimana e mezzo cominciano a cambiare le cose ed emergono i corridori che recuperano meglio. E inizi a vedere chi ha motore.

Ultima domanda, Davide: cosa e chi ti ha colpito sin qui, sia della tappa di oggi, ma anche in generale?

Mi aspettavo qualcosa di più da Tom Pidcock, ma anche lui ha cambiato parecchio la base dei suoi allenamenti quest’anno. È andato molto bene a inizio stagione, però vedo che ha perso qualcosa in termini di esplosività. Una volta questi erano i suoi arrivi. Degli altri, mi è piaciuta l’azione del mio compagno Christian Scaroni, che ha tenuto duro e ha fatto quel che poteva.