Il centro Coni di Formia è un via vai di campioni. Ci sono i tennisti, i ragazzi e le ragazze dell’atletica leggera, le bellissime “farfalle” della ginnastica ritmica e poi ci sono loro, i pistard di Marco Villa.
Vestiti di azzurro, i ragazzi si preparano ad uscire per la distanza. Anche per loro adesso è il tempo di fare la base su strada. Cinque ore sulla litoranea laziale e sulle montagne che si affacciano sul mar Tirreno. Bellissimi, nessuno osa suonare il clacson di fronte a loro. Il fascino della maglia azzurra vince anche sugli automobilisti.
Gare simulate
Con Villa vogliamo fare il punto sull’anno (olimpico) che verrà. In qualche modo il 2020 è alle spalle e le Olimpiadi stavolta non scapperanno.
«Cerchiamo di copiare il programma che avevamo fatto per lo scorso anno – dice Villa – non voglio arrivare a Tokyo con un anno e mezzo d’inattività in pista. I mondiali a marzo non ci saranno e gli europei sono stati spostati, abbiamo un buco e voglio riempirlo».
«La mia idea è di simulare un “mondiale” a marzo come picco. Abbiamo fatto questi stage, qui a Formia e prima ancora in Sicilia, correremo la Vuelta a San Juan e poi li voglio in pista per fare degli allenamenti “tipo gara” come se fosse un campionato europeo. A quel punto i ragazzi inizieranno la loro attività su strada tra classiche, Tirreno, Sanremo… Certo, credo sarà difficile averli tutti insieme negli stessi giorni. Quello che voglio è che, se sono a casa una settimana anche in quel periodo, vengano a girare in pista almeno un giorno. Però – e il tono si fa più deciso – voglio averli tutti dopo il Giro nelle sei settimane pre-olimpiche».
I ragazzi di Villa
Quando parla di impegno su strada, di andare almeno un giorno a settimana in pista, della difficoltà di averli tutti assieme, si capisce che Villa vuol mantenere alta la concentrazione sull’obiettivo a cinque cerchi. E allora ci chiediamo: è un’imposizione che arriva dalla Fci stessa quella di averli? E’ una lotta con le squadre? O al contrario i ragazzi vogliono esserci? Il cittì risponde puntando forte sul gruppo.
«No, non è un’imposizione. Il gruppo ci crede. Per arrivare al nostro obiettivo servono sacrifici comuni, a maggior ragione adesso che i ragazzi sono consapevoli che possono raggiungere risultati importanti. E’ stato bello arrivare sin qua, ma il lavoro va finito. Siamo forti, ma perché? Perché abbiamo tanti elementi e se uno o due si staccano il gruppo s’indebolisce.
«I tempi fatti ai mondiali di Berlino ce lo dimostrano: sono stati fatti arrivandoci normalmente, senza fare nulla di che. Pippo (Ganna, ndr) aveva corso puntando alla classifica in Argentina e ha fatto 3’46”, il record del mondo. Consonni tre giorni prima era all’Algarve».
Viviani cosa fa?
Però i rapporti con i team non sempre sono scontati. Viviani è un capitano della Cofidis e ha degli impegni con la sua squadra. Lui che è il nome più in vista e ha un titolo da difendere potrà avere carta bianca o si dovrà adeguare alle richieste di Villa? Proprio ieri avevamo riportato le parole di Damiani, il quale diceva che non essendoci un calendario definito di Coppa, Viviani non vi avrebbe partecipato.
«Elia in questi due anni ha mollato un po’ con la pista – riprende Villa – e infatti ha perso qualcosa. Io a lui, come a tutti, chiedo di essere presente assolutamente nella preparazione olimpica in quelle sei settimane prima dei Giochi. Per quel che ho sentito io, con Elia problemi non ce ne sono. Se poi è cambiato qualcosa questo non lo so».
«Io voglio andare a Tokyo con un gruppo forte per provare a vincere delle medaglie nelle tre discipline in cui siamo qualificati: inseguimento a squadre, madison e omnium. Se gli atleti sono impossibilitati che me lo dicano prima. Per quel che riguarda la Coppa del mondo, ci sono tre appuntamenti: uno in Inghilterra, uno in Colombia e uno ad Hong Kong. Quello inglese è il più fattibile e andremo con la squadra dei grandi, negli altri due andrò con i più giovani. Poi ci saranno quelle famose sei settimane».
Il credo di Villa
Marco punta molto sul gruppo, come abbiamo detto prima e come abbiamo visto in questi anni. Lavora su una base di atleti finalmente ampia e quando ci parla dei suoi atleti e stila l’elenco, il cittì sembra già più dispiaciuto per chi non ci sarà piuttosto che sorridente per chi andrà in Giappone.
«Ganna, Consonni, Viviani, Milan, poi Lamon, Bertazzo, Moro, Scartezzini e Plebani sono la base. A questi si aggiungono Pinazzi, Gidas e Simion che è rientrato da qualche mese. L’ossatura del quartetto arriva fino a Plebani, seguendo l’elenco di prima. Tutti loro hanno fatto le visite all’Acqua Acetosa che richiede il Coni per i probabili olimpici. Da questi ne devo prendere 6 da portare ai Giochi sapendo che cinque di loro saranno solo punzonati il giorno prima dell’inizio delle gare su pista».
Il regolamento dice che due del quartetto debbano fare anche la madison e uno l’omnium. Questo potrebbe essere un’ostacolo nel poter schierare o meno il poker più veloce.
«Per questo io ho sempre detto a Viviani di puntare al quartetto. Però deve essere in grado di starci. Da quanto ho visto dagli europei 2019 non ha difficoltà, ma se poi girano a 3’46” come ai mondiali le cose cambiano. Puoi avere le doti che vuoi, ma se non fai dei lavori specifici ti stacchi. Se c’è un corridore che deve essere contento dello slittamento di un anno delle Olimpiadi questo deve essere proprio Elia. Per lui può essere un vantaggio, però ora deve lavorarci».
Lamon e le partenze
Francesco Lamon è fra i più esperti del gruppo. Anche Ganna lo chiama il “Conte”. Un elemento molto importante, che più di altri potrebbe pagare lo scotto di quel regolamento.
«Il quartetto aveva l’handicap della partenza negli anni precedenti – spiega Villa – Dai lavori in pista vedevamo che sul lanciato eravamo sui tempi dei migliori, da fermi ottava-decima posizione, se andava bene. Quindi ho capito che bisognava lavorare sulla partenza. Non potevamo più perdere 2-3” nel primo chilometro, anche perché questo significava che avremmo perso anche dopo in quanto ci saremmo stabilizzati su una velocità di crociera più bassa. Così è arrivato questo chilometrista, Lamon. Io ho un libro dei tempi e sulle partenze lui era sempre il vincitore, così sono partite le sfide. All’inizio era il quarto, ma quella posizione mi serviva per Ganna. Francesco non era convinto, poi è stato mentalizzato ed è stato supportato anche dal gruppo. E siamo migliorati.
«Tutti sanno della sua importanza però quest’anno ha lavorato poco e si è visto. Francesco è stato richiamato all’impegno. Non poteva e non può vivere sul fatto che parte forte e quindi è dentro, perché agli europei si è staccato da Milan e questa cosa non mi è piaciuta.
«Non so chi farà parte del quartetto quel giorno a Tokyo – conclude Villa – ma chi ci sarà dovrà essere dispiaciuto per gli assenti e contento per chi ha intorno».