L’utilizzo dei macchinari durante i massaggi è diventato una consuetudine. Durante i grandi Giri e nei ritiri il fisico viene messo a dura prova. Il recupero da sempre è uno degli aspetti fondamentali per la performance del giorno dopo. Così come è importante la prevenzione da infortuni e la preparazione della muscolatura allo sforzo successivo. Come vengono integrati i macchinari e com’è cambiato il massaggio nel corso degli anni? Lo abbiamo chiesto a chi questo lavoro lo fa dai tempi memorabili della Carrera di Pantani e Chiappucci, e ora è in forza all’Astana Qazaqstan Team: Umberto Inselvini.
Come si decide se e quando utilizzare un macchinario?
Il mio è un lavoro di prevenzione più che altro, quello che facciamo noi massaggiatori è togliere delle contratture. In caso vengano usati dei macchinari, lo si fa sempre sotto consiglio del medico di squadra.
E’ quindi il medico a deciderne l’utilizzo?
Si, è lui il responsabile della struttura sanitaria della squadra, noi massaggiatori dipendiamo sempre e comunque dal medico. Poi comunque contano anche la nostra esperienza e sensibilità, per capire in caso ci fosse da usare qualche macchinario di supporto.
Quali macchinari usi?
Io personalmente non utilizzo grandi macchinari a parte l’Indiba, che uso dal 2006. La uso per agevolare il recupero. Questo strumento quando venne commercializzato si chiamava Tecar, il simbolo era una mano. Significava che era l’operatore che interagiva con la macchina.
Sono trattamenti di routine al giorno d’oggi?
Si parla sempre di un complemento, non ci si affida totalmente. La nostra sensibilità è fondamentale perché oltre al fisico conosciamo anche l’atleta nella sua reazione allo sforzo fisico. La decisione dell’utilizzo non è obbligatoria ma passa da noi.
Quali altre tecnologie utilizzi?
La Graston Technique®. E’ una tecnica di mobilizzazione dei tessuti molli, assistita da strumenti di acciaio. É come se fosse un massaggio miofasciale. Quando percepisci delle contratture, con questo strumento, si interviene più nello specifico. Si adattano a tutte le parti del corpo
Ci sono macchinari che non richiedono l’intervento del massaggiatore?
La pressoterapia è uno dei più comuni, viene usata sul bus quando finisce la gara. Sono due gambali che tramite un compressore si gonfiano e sgonfiano, facilitando lo scorrimento dei liquidi e tossine verso le periferie. E’ un trattamento che migliora il sistema linfatico e circolatorio per ridurre la ritenzione idrica. Viene usata ogni tanto nelle tratte di trasferimento sul bus.
Ce ne sono alcuni che vengono sconsigliati per l’utilizzo autonomo?
L’allenatore, il preparatore e il medico consigliano sempre, cosa e quando utilizzarli. Se adoperati nel modo giusto gli strumenti possono aiutare. Per fare un esempio i martelli vibranti che si trovano in commercio ora in certe zone del corpo vanno bene, in altre no.
L’evoluzione tecnologica avanza velocemente anche in questo ambito?
Si oltre alla crescita della tecnologia, ci sono più figure. Per esempio l’osteopata, è molto importante. Oppure per fare un esempio Marino Rosti che aiuta con stretching e yoga, sono ruoli che fanno la differenza all’interno di un team.
Rispetto agli anni 80 quando hai iniziato, i progressi sono stati tanti?
Adesso gli atleti sono in condizione di dare il cento per cento sempre. Le strutture delle squadre sono ottimizzate. Noi stessi massaggiatori abbiamo più tempo per seguirli. Nei miei primi giri e tour in Carrera eravamo tre massaggiatori mentre ora in Astana siamo sei-sette. Si hanno circa due ragazzi a testa e si ha il tempo di fare tutto e gestire tutto il corpo con calma.