L’XDS Astana vola nel ranking e Conci ci mette del suo

26.02.2025
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Tutti parlano della UAE Emirates, capace nella scorsa settimana di fare en plein di vittorie parziali nello stesso giorno nelle tre principali corse a tappe e di sfiorare il filotto nelle classifiche finali, scongiurato solo da Vingegaard nella Volta ao Algarve. La squadra degli Emirati domina la classifica parziale del ranking Uci per questa stagione, ma la cosa che stupisce è che alle sue spalle c’è l’XDS Astana, capace di un inizio di stagione col botto non solo grazie alle imprese di Christian Scaroni, ma anche di Nicola Conci (i due insieme in apertura).

La volata in Francia premia Godon, alla sua sinistra Conci è terzo davanti a Champoussin
La volata in Francia premia Godon, alla sua sinistra Conci è terzo davanti a Champoussin

Una sfrenata caccia ai punti Uci

La formazione kazaka è alla forte ricerca di punti per evitare la retrocessione dal WorldTour e tutti si sentono parte in causa in questo ambizioso progetto. Nel quale si è subito immerso Conci, arrivato dall’Alpecin per trovare una nuova dimensione. E i risultati premiano anche lui, che domenica al Tour des Alpes Maritimes è tornato ad assaporare il podio.

«La stagione è iniziata bene, team nuovo, nuove motivazioni, un inverno trascorso lavorando senza intoppi – racconta il 28enne trentino mentre si sottopone a una seduta sui rulli – ma se devo essere sincero non mi sento ancora al punto che vorrei, perché in corsa continuo a far fatica, a non sentire che mi viene tutto facile. Significa che devo lavorare ancora e che c’è margine e considerando il risultato di Vence è un bel segnale».

Per Conci il lavoro all’XDS Astana cambia rispetto al passato, ora è anche un finalizzatore
Per Conci il lavoro all’XDS Astana cambia rispetto al passato, ora è anche un finalizzatore
In Francia però sei stato protagonista non solo come spalla di Christian…

Paradossalmente la cosa che mi è piaciuta di più non è tanto il podio della seconda giornata, quanto il lavoro fatto nella prima per posizionarlo davanti all’imbocco della salita. Era fondamentale per permettergli di giocarsi la vittoria, come poi è stato. Io ho tenuto fino a 400 metri dall’arrivo, poi le gambe erano diventate di piombo… Il giorno dopo, quando abbiamo messo al sicuro la vittoria in classifica, Scaroni ci ha lasciati liberi di giocarci le carte in volata, a me e Champoussin e infatti abbiamo fatto 3° e 4°.

E’ quel che ti aspettavi cambiando squadra?

Diciamo che ho trovato un team in piena ricostruzione, teniamo conto che sono stati cambiati più della metà dei corridori. E’ chiaro che questo significa una piena ristrutturazione anche nell’impostazione del gruppo, delle corse. Noi abbiamo portato uno spirito nuovo, forse anche inconsapevolmente. Tutti sappiamo che l’obiettivo in ogni corsa è fare più punti possibile, quindi cambiano completamente le strategie. Ognuno è chiamato a tener duro fino alla fine, a conquistare anche quel piazzamento nelle retrovie che però ti garantisce un gruzzoletto di punti sempre utile alla causa. E’ un bel gruppo, che si sta cementando intorno alla causa.

Conci dopo lo sprint con Fortunato. Il gruppo è l’arma in più della formazione kazaka, che punta alla salvezza
Conci dopo lo sprint con Fortunato. Il gruppo è l’arma in più della formazione kazaka, che punta alla salvezza
Questo però significa anche strategie completamente diverse da quelle alle quali eri abituato, con un team (l’Alpecin Deceuninck) che aveva un leader dichiarato prima del via…

Qui non è che tutti partono per vincere, sia chiaro. Le tattiche le costruiamo in corso d’opera. In Francia ad esempio avevamo tre giovani che lavoravano per gli altri nelle prime fasi di corsa, permettendoci di arrivare più freschi alla fase cruciale. Di base i capitani erano Scaroni e Champoussin che erano gli uomini più in forma. In Australia, dove avevo corso prima, avevamo invece Higuita come leader, che però all’inizio aveva avuto problemi, quindi siamo anche in grado di cambiare in corso d’opera. Infatti abbiamo lavorato per Gate che ha avuto ottimi riscontri. Domenica eravamo davanti io, il francese e Fortunato, almeno uno doveva fare risultato, alla fine l’abbiamo fatto in due… Comunque, per tornare alla domanda, qui la prospettiva è diversa, ci sono sempre almeno 2 o 3 punte.

Il trentino ha fatto la campagna di gennaio in Australia, dove la fatica si è fatta sentire
Il trentino ha fatto la campagna di gennaio in Australia, dove la fatica si è fatta sentire
Quanto influisce questo su di te?

Basterebbe pubblicare i dati per capire a che livello siamo. Domenica era una corsa 2.1, ma i riscontri sono da WorldTour. Noi comunque non guardiamo al livello delle corse perché sono tutte di valore, sappiamo che dobbiamo arrivare davanti e fare di tutto per riuscirci. La sera di sabato, ad esempio, ero in camera con Scaroni e mi ha preannunciato che, se avesse difeso la maglia, nel finale avrebbe dato libertà a noi per fare risultato. Essere coinvolti tutti dà morale, ognuno gioisce per il risultato dell’altro, è questo lo spirito di cui parlavo prima e probabilmente il nostro attuale livello nella “classifica” scaturisce da questo.

E ora che cosa ti aspetta?

Sono ancora in Francia per la Faun Ardeche e la Drone Classic, non dovevo farle ma alcune defezioni mi hanno chiamato in causa e mi fa piacere perché sono corse che mi piacciono molto. Poi avrò il blocco delle corse italiane: nella Strade Bianche per ora sono riserva nel team, invece so che andrò a Laigueglia, Tirreno-Adriatico e Milano-Torino. Poi una pausa prima delle classiche ardennesi, quando a correre sarà il gruppo che attualmente si sta caricando in altura al Teide.

Passato all’Alpecin nel 2022, nello stesso anno aveva colto il suo ultimo podio al Veneto Classic
Passato all’Alpecin nel 2022, nello stesso anno aveva colto il suo ultimo podio al Veneto Classic
Sei tornato sul podio dopo 3 anni, alla vittoria ci pensi?

Come si fa a non farlo? Io sono passato pro’ dopo soli due anni da dilettante, tutti si aspettavano molto, ma la vittoria non è ancora arrivata. Ora so che è però nelle mie corde e devo dire che ho anche un grande mezzo a mia disposizione. Me ne sono accorto sin da quando sono arrivato, per me la bici del brand cinese è all’altezza delle migliori del WorldTour. Ho tutto a disposizione per centrare l’obiettivo, devo solo trovare l’occasione giusta.

Finalmente Scaroni! Sua la Classic Var e la prima vittoria della XDS

22.02.2025
5 min
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«Era ora. Sono appena uscito dall’antidoping e sto rispondendo adesso ai messaggi. Avevo il cellulare scarico. Me lo hanno fatto ricaricare quel poco per rispondere a tutti». E’ come se Christian Scaroni ci avesse portato direttamente con sé dietro l’arrivo del Mur de Fayence, dove termina la Classic Var.
Il sole che allunga le ombre, una corsa meno nervosa del solito e questo finale temuto e temibile.

Un finale che Scaroni e la XDS-Astana avevano studiato alla perfezione. Quel sorpasso violento a 150 metri dal tornante, che a sua volta introduceva nella curva finale e negli ultimi 100 metri, è stato chirurgico, perfetto, “cattivo”. In una parola: vincente (qui il video dell’arrivo). Finalmente, viene da dire. Scaroni non vinceva dal 2022, quando, in maglia azzurra e dopo essere rimasto a piedi per il “caso Gazprom”, aveva alzato le braccia all’Adriatica Ionica Race. Che montagne russe, è proprio il caso di dirlo, da allora…

Strade tortuose, 164 km di gara, oltre 2.200 metri di dislivello e oltre 42 di media oraria
Strade tortuose, 164 km di gara, oltre 2.200 metri di dislivello e oltre 42 di media oraria
Christian, prima di tutto lasciati fare i complimenti. Te lo avevamo detto: “era matura”…

Grazie mille, in effetti ci voleva. Oggi sono contento per me e per la squadra, che era alla prima vittoria!

Come è andata la corsa? Raccontaci brevemente…

E’ andata via la solita fuga. Poi, si sa come sono le strade francesi in quella zona: sempre un po’ strette e insidiose. Noi siamo stati bravissimi: abbiamo corso sempre nelle prime 20-30 posizioni fino al finale. Un finale caotico. Era importantissimo prendere bene lo strappo finale e i ragazzi mi hanno portato nelle prime 10-15 posizioni. Poi Nicola Conci è stato esemplare.

Abbiamo visto…

Ha fatto un gran lavoro. Mi ha tenuto davanti, ha chiuso e ha accelerato. Io ho sempre aspettato che si muovesse qualcuno. Quando poi, ai 400 metri, è scattato Victor Lafay, mi sono messo dietro di lui e, appena ho capito che le gambe erano buone, ai 150 metri più o meno, sono partito io… ed è andata bene.

Le gambe erano buone, vero, ma quante volte quest’anno le tue lo sono state e poi non hai vinto… Cosa c’è stato di diverso stavolta?

Per me era programmato andare forte in questo inizio di stagione e ci sta che fossi sempre arrivato davanti. Oggi (ieri per chi legge, ndr) le cose finalmente sono andate per il verso giusto. Ora voglio gestire bene la situazione fino alla Coppi e Bartali, perché lì si concluderà il mio primo blocco di stagione e staccherò. Andrò poi sul Teide prima del Giro d’Italia. Che dire… I programmi non sempre riescono bene, stavolta sì.

In ammiraglia per la XDS c’era Cenghialta. La squadra ha corso alla grande. Guardate qua: Nicola Conci in testa e a ruota subito Scaroni
In ammiraglia per la XDS c’era Cenghialta. La squadra ha corso alla grande. Guardate qua: Nicola Conci in testa e a ruota subito Scaroni
Christian, questa vittoria era sempre vicina ma non arrivava mai. Stava diventando un cruccio?

Sì, ho fatto quattro gare e tre podi (più un quinto posto, ndr): stava diventando pesante. Mi sembra di rivivere quello che è successo l’anno scorso: ero sempre piazzato, ma la vittoria non arrivava. Oggi sapevo che potevo fare bene. Oggi le gambe giuste le avevo io. Lo strappo finale non era così scontato da prendere bene…

Casualmente, alla vigilia della Classic Var abbiamo sentito il vostro meccanico, Gabriele Tosello, il quale non era con voi in gara ma nel vicino magazzino che la XDS ha a Nizza. Ci ha detto che era passato a trovarvi e anche: «Speriamo che questa vittoria arrivi. Scaroni sta bene e la corsa sembra buona per lui»…

Eh – sorride Christian – anche io avevo detto che mi piaceva questo finale, ma da qui a vincere… Mi preoccupava però il fatto che prima la corsa non era stata dura e arrivare sotto al muro finale in 100 corridori non era una situazione facile da gestire.

E da stamattina si parte un po’ più leggeri?

Esatto, avrò meno pressione. Non che me la mettesse la squadra, ero io a impormela. Da corridore si vuole sempre la vittoria. Okay, questo inizio di stagione per me è stato comunque positivo, ho fatto dei podi e raccolto punti importanti, specie per la squadra, ma io preferirei sempre barattare quei podi con una vittoria. Ora però pensiamo agli altri impegni che verranno qui in Francia: correrò anche domani (oggi, ndr) al Tour des Alpes Maritimes e fra una settimana alla Faun Ardèche e alla Faun Drôme Classic. Sempre concentrati e con i piedi per terra.

Commozione dopo l’arrivo per Scaroni per la dedica al nonno. Quella di Christian era la prima vittoria per la XDS-Astana
Commozione dopo l’arrivo per Scaroni per la dedica al nonno. Quella di Christian era la prima vittoria per la XDS-Astana
E dello Scaroni fuori corsa e anche al di fuori dei training camp, cosa ci dici?

Sapevo di essere preparato bene. Lo pensavo alle corse, in ritiro e a casa. Sapevo di avere davanti la possibilità di fare una buona stagione, perché ho passato un inverno sereno.

E nel quotidiano?

Stando spesso fuori, nei giorni in cui sono a San Marino passo molto tempo con Malucelli e Carboni. La mattina ci si allena, poi il pomeriggio si sta a casa e si riposa. Qualche volta andiamo a cena tutti insieme, anche con le compagne. Magari, quando arriverà il caldo, ci faremo una passeggiata giù a Rimini.

Un dito al cielo sull’arrivo e uno sguardo dopo il traguardo: per chi era questa vittoria, Christian?

Era per mio nonno Rodolfo. E’ lui che mi ha cresciuto e messo in bici da piccolo. E’ morto due anni fa… quindi sono in ritardo di due anni. Ma meglio tardi che mai.

Il pro’ e la scelta degli occhiali: ecco Gazzoli coi suoi Oakley

10.02.2025
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Nel mondo del ciclismo professionistico, ogni dettaglio conta. Gli occhiali non sono solo un accessorio estetico, ma un elemento fondamentale per la prestazione e la sicurezza. Per capire meglio come un corridore seleziona il proprio modello ideale, abbiamo parlato con Michele Gazzoli, atleta della XDS-Astana.

Il team kazako ha come partner tecnico Oakley, brand di riferimento per innovazione e design. La gamma dell’azienda californiana offre un’ampia varietà di modelli, ognuno con caratteristiche specifiche che possono fare la differenza in gara. Ma come si orienta un professionista nella scelta? Si tratta di un equilibrio tra visibilità, comfort, compatibilità con il casco e prestazioni aerodinamiche. E per i professionisti, ogni piccolo dettaglio può fare la differenza tra la vittoria e una giornata difficile in gara. E ora sentiamo cosa ci ha detto Gazzoli.

Nella scelta degli occhiali Gazzoli pone prima di tutto la calzata, poi l’estetica e l’aerodinamica (foto Instagram)
Nella scelta degli occhiali Gazzoli pone prima di tutto la calzata, poi l’estetica e l’aerodinamica (foto Instagram)
Michele, quali sono i criteri fondamentali nella scelta degli occhiali?

La cosa più importante è la versatilità. Oakley ha una gamma talmente ampia che ognuno riesce a trovare il modello perfetto. Ci sono corridori che ancora oggi usano modelli di dieci anni fa, come Alaphilippe con i Jawbreaker, che restano attuali e performanti. Personalmente, prediligo i Kato, perché sono perfetti per la mia conformazione del viso e mi garantiscono un’ottima visibilità. Alla fine, estetica e funzionalità vanno di pari passo.

Cosa rende i Kato il modello perfetto per te?

La calzata è fondamentale. I Kato hanno una struttura a maschera che segue perfettamente la linea del naso, senza interruzioni. Questo li rende molto avvolgenti e stabili. La caratteristica principale è che la lente è un monoblocco, con le stanghette direttamente collegate. Ogni corridore ha un modello che preferisce, ma la vera costante tra tutti gli Oakley è la qualità della lente. Ho provato tanti occhiali, ma la differenza con Oakley si nota soprattutto in condizioni di luce intensa.

Cosa intendi?

Con altre marche, il sole può essere fastidioso, mentre con Oakley la visibilità resta ottimale. E questo succede spesso quando si pedala controluce. Può essere davvero fastidioso, ci sono riflessi (di conseguenza ne viene meno anche la sicurezza, ndr), con questo brand tutto ciò non succede. A mio avviso è un bel vantaggio.

Come hai scelto il tuo modello? Prima hai parlato anche di estetica, ma la componente tecnica non conta?

No, no… conta eccome. Ho testato diversi occhiali, sfruttando il vantaggio di avere accesso a quasi tutta la gamma. Alla fine, almeno per me, la scelta si basa su due fattori: calzata e estetica. Per me la vestibilità conta per il 60 per cento, mentre l’aspetto estetico per il 40 per cento. Gli occhiali devono essere belli, ma soprattutto comodi. Durante la gara uso prevalentemente i Kato, ma anche gli Encoder sono molto validi.

Gli occhiali devono essere compatibili con il casco: un aspetto spesso scontato e non sempre casco e occhiali vanno d’accordo. A volte un certo casco non fa aderire bene l’occhiale. Come risolvi questo problema?

Vero, e infatti una delle caratteristiche migliori dei Kato è la regolazione delle stanghette. Si può modificare l’angolazione della lente per adattarla meglio al viso e al casco. Se hai un naso più basso, per esempio, o una forma del viso diversa, puoi inclinarli per migliorare la vestibilità. Un altro dettaglio utile è la linguetta, che non si vede, sulle stanghette. Questa aiuta a fissarli saldamente quando li appoggi sul casco durante una salita, magari. Sono piccoli accorgimenti che fanno la differenza.

Avete carta bianca anche sulla lente?

Sì. La lente è l’elemento più importante. In gara, quando hai il sole contro, come dicevo, una buona lente cambia tutto. Ho provato molte marche, ma con Oakley la luce viene filtrata in modo perfetto, senza abbagliamenti. Per ogni condizione atmosferica esiste una lente specifica: ci forniscono sia le classiche, sia quelle per la pioggia, che possono essere rosa o trasparenti. Inoltre, abbiamo potuto scegliere i colori della montatura e delle lenti per abbinarli ai colori del team.

Un pregio di Oakley è quello d’incastrarsi bene nel casco quando ci si toglie gli occhiali
Un pregio di Oakley è quello d’incastrarsi bene nel casco quando ci si toglie gli occhiali
Con occhiali sempre più grandi, come cambia la visione periferica? Spesso la montatura massiccia può essere fastidiosa…

L’assenza di montatura nei Kato garantisce una visuale periferica ottimale. Non ci sono ostacoli ai lati o sotto la lente, quindi la visione resta ampia e libera. Anche con altri modelli, come gli Encoder o i nuovi Sphaera, la struttura è progettata per massimizzare il campo visivo. Rispetto al passato, le lenti sono più grandi e la montatura, se presente, è posizionata in modo da non disturbare la vista.

L’aerodinamicità degli occhiali influisce sulla scelta?

Nel ciclismo moderno, l’aerodinamica è fondamentale. Anche se non ci forniscono dati specifici sui vari modelli, basta vedere quanto l’occhiale si integra con il casco per capire che ha un impatto. Quando il design si adatta perfettamente, si riduce la resistenza dell’aria. Non dico che diventi un tutt’uno, ma avere un’accoppiata occhiale-casco ben studiata aiuta sicuramente.

Obiettivo punti, Fortunato pronto ad una stagione da duro

31.01.2025
5 min
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Lorenzo Fortunato si prepara ad affrontare una stagione particolare. Dopo un 2024 in cui è stato l’atleta del team ad aver racimolato più punti UCI, la squadra gli ha chiesto di continuare su questo filone. La XDS-Astana, ha necessità di risalire la china per restare nel WorldTour e Lorenzo è un profilo ideale per questo scopo. Cosa che ci ribadito anche Mazzoleni.

Questo non significa che il bolognese dovrà stravolgere il proprio stile di corsa, ma sicuramente dovrà puntare ancora di più sulla costanza e sulla capacità di ottenere piazzamenti importanti.

Attualmente Fortunato si trova sul Teide per un ritiro in altura insieme al gruppo degli scalatori e a qualche cacciatore di classiche. La voglia di allenarsi e fare sempre meglio non manca. Così come il buon umore. Ma soprattutto, parlando faccia a faccia con lui, possiamo dire che ormai è divenuto un corridore maturo, sicuro di sé. E un veterano del gruppo.

Fortunato in compagnia del massaggiatore Nicola Dini
Fortunato in compagnia del massaggiatore Nicola Dini
Lorenzo, un’altra stagione al via. Come hai passato l’inverno?

Sono stato bene, tranquillo. Ho fatto un mese completamente fermo perché la mia stagione era stata molto lunga, tra Giro d’Italia, Vuelta e l’ultima corsa in Cina. Di solito i corridori staccano per due o tre settimane, io invece ho preferito fermarmi un mese intero. Poi ho ripreso gradualmente e adesso sto bene. Il primo mese ho fatto fatica, soprattutto nel ritiro di dicembre, ma ora mi sento a livello degli altri.

Che stagione ci possiamo aspettare da te? Quale sarà il tuo calendario?

A grandi linee il calendario sarà simile a quello dell’anno scorso. Farò due grandi Giri, iniziando con il Giro d’Italia, e parteciperò a corse a tappe di una settimana come la Tirreno-Adriatico e il Catalunya. Quest’anno, prima del Giro, correrò il Romandia invece di andare alla Liegi. È stata una scelta condivisa con la squadra, per avere un avvicinamento più specifico.

È sempre più difficile vincere in questo ciclismo, soprattutto senza uno spunto veloce. Cosa ci si può inventare?

È complicato in effetti. E non poco. Basta guardare le corse che ho fatto l’anno scorso: la Tirreno l’ha vinta Vingegaard, il Catalunya Pogacar e lo stesso Pogacar ha dominato il Giro. Vincere in questo contesto è quasi impossibile, ma non si sa mai. Il focus per il 2024 sarà raccogliere punti, quindi cercherò di massimizzare i piazzamenti.

Fortunato (classe 1996) è alla seconda stagione nel gruppo Astana, oggi XDS (foto XDS-Astana)
Fortunato (classe 1996) è alla seconda stagione nel gruppo Astana, oggi XDS (foto XDS-Astana)
Avete pensato a strategie alternative, come puntare su corse più piccole per cercare la vittoria?

Sì, ma il calendario WorldTour è molto fitto e qualcuno deve comunque affrontare queste corse. Siamo una squadra di 30 corridori, non di 50, quindi bisogna fare delle scelte. Il mio compito sarà fare classifica o provare a vincere tappe nei Grandi Giri. La cosa importante è essere costanti, stare davanti, magari lottare anche per un piazzamento… ma fare punti.

E questo abbiamo visto che ormai vale per tutti, non solo per voi della XDS… Dove inizierai la stagione?

Partirò da Murcia, poi farò il Tour du Var e il Laigueglia. Sono corse di un giorno e il mio obiettivo sarà supportare i compagni, come Velasco e Scaroni, che hanno più possibilità di vittoria. Ci vuole anche qualcuno che lavori per loro.

La squadra è cambiata molto. Che impressioni hai?

È quasi una rivoluzione direi. Cambiare bici è stato un passo importante, ma soprattutto ci sono tanti nuovi compagni. Il gruppo italiano è cresciuto molto, con l’arrivo di Bettiol, Masnada, Ulissi, Malucelli e Conci. C’è un bell’ambiente, come già c’era lo scorso anno, ma ora siamo ancora più uniti.

Fortunato lo scorso anno è stato 12° al Giro e 16° alla Vuelta
Fortunato lo scorso anno è stato 12° al Giro e 16° alla Vuelta
Cosa portano corridori come Bettiol e Ulissi?

Hanno tanta esperienza. Diego Ulissi, in particolare, è un punto di riferimento. In corsa avere un compagno così è come avere un secondo direttore sportivo accanto. Anche Bettiol ha esperienza e talento, ma Diego, con qualche anno in più, può davvero fare la differenza.

Piccolo passo indietro, Lorenzo. Hai parlato di un mese di stop totale: più fatica all’inizio, ma anche più energie dopo?

A dicembre ho fatto tanta fatica, ma ora mi sento livellato come dicevo. Se confronto la mia condizione attuale con quella di un anno fa, a gennaio sto uguale. Ho staccato di più rispetto ad altri compagni perché ho corso di più. Era necessario recuperare dopo una stagione intensa (in più Fortunato si è anche sposato in autunno, ndr). Ma sì, sono convinto che questo piccolo bagaglio di riposo me lo ritroverò più in là.

Nel 2024 hai fatto il Delfinato dopo il Giro, e tu stesso ci dicesti che non fu una super scelta: quest’anno lo rifarai?

No, per ora il mio programma arriva fino al Giro, poi vedremo. L’anno scorso al Delfinato ho avuto due giorni in cui stavo molto bene e ho vinto la maglia della montagna, ma ho anche sofferto molto nell’ultima tappa. Quest’anno voglio valutare meglio dopo il Giro e programmare la seconda parte della stagione con più attenzione.

Un selfie dal Teide: Fortunato e Masnada stanno condividendo gran parte del loro tempo (foto Instagram)
Un selfie dal Teide: Fortunato e Masnada stanno condividendo gran parte del loro tempo (foto Instagram)
L’anno scorso hai corso spalla a spalla con Pogacar ed Evenepoel: cosa ti aspetti da loro nel 2024?

Pogacar è stato superiore a tutti e durante tutta la stagione. Se Tadej continuerà così o addirittura migliorerà, farà ancora più selezione e più storia. Mi aspetto che Vingegaard possa battagliare di più con lui. Evenepoel è un campione, ma Pogacar sembra avere ancora qualcosa in più.

In ritiro a Calpe, dove c’era quasi tutto l’immenso mondo dei pro’, vi siete incrociati con Pogacar?

Sì, abbiamo pedalato un po’ insieme. Lui è molto tranquillo, non si comporta come una superstar, ma come un corridore normale. Noi lo vediamo come Pogacar, ma lui si comporta come uno di noi.

Con chi dividi la camera in ritiro?

Sono sempre con Fausto Masnada. Già a dicembre eravamo in ritiro insieme e abbiamo più o meno lo stesso calendario. Stiamo condividendo anche la macchina del caffè in camera! E siamo diventati una coppia fissa di allenamento.

Allenarsi in ritiro: la settimana di Simone Velasco

27.01.2025
4 min
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CALPE (Spagna) – Nel cuore della preparazione invernale, abbiamo seguito da vicino la preparazione di Simone Velasco, uno degli atleti di punta della XDS-Astana. Questa volta, più che di una settimana di “settimana tipo”, abbiamo parlato più in generale degli allenamenti in ritiro: tempistiche, volumi, recupero.

Tra allenamenti intensi, recupero e strategie nutrizionali, il corridore ci ha raccontato come affronta questo periodo cruciale della stagione. Un’immersione nel mondo del corridore in ritiro, tra salite impegnative, sprint esplosivi e l’attenta gestione della fatica in vista dei primi appuntamenti agonistici, che tra l’altro per l’ex campione italiano sono iniziati proprio questo fine settimana.

Velasco (classe 1995) è alla quarta stagione nel gruppo Astana
Velasco (classe 1995) è alla quarta stagione nel gruppo Astana
Simone, ritiro è uguale a vita monastica. E’ ancora così?

Eh, diciamo che non ci sono molti modi per svagarsi. Ma è importante anche questo…

Come inizia la settimana?

Tendenzialmente tengo la domenica sacra, dedita al riposo anche in ritiro, proprio come un giorno che dedico alla famiglia e al rilassamento. A quel punto si segue il carico di lavoro necessario. In ritiro lavoriamo a triplette, con un incremento dell’intensità riducendo leggermente la quantità. Siamo sempre più vicini alle gare, quindi è necessario alzare i giri del motore e avvicinarsi alla condizione ottimale.

Come si strutturano queste triplette?

Le giornate iniziano con lavori di forza o intensità, tipo sprint e brevi lavori anaerobici, seguite dal classico giorno di distanza, meno stressante ma comunque impegnativo.

Quindi una tipologia di specifico al giorno, più i chilometri. E quanti sono appunto i chilometri nelle triplette?

Si va in crescendo. Solitamente sono 140, 160, 180 chilometri. Quindi da quattro ore e mezzo a sei ore.

I percorsi prevedono molto dislivello?

Sì, nelle giornate di distanza il dislivello supera abbondantemente i 3.000 metri. Qui in Spagna, nella zona di Denia, Calpe, Benidorm, le strade tendono a incentivare l’ascesa verticale. Nei giorni di volate il dislivello è inferiore, mentre nei giorni di intensità in salita si riducono i chilometri e aumenta il dislivello.

Prima hai parlato di sprint: come svolgete questi lavori?

Siamo divisi per gruppi, il gruppo velocisti segue programmi diversi. Noi più scalatori, ci concentriamo su sprint da 10 secondi, ne facciamo 4 o 5 ripetizioni nell’arco della giornata dedicata. Per la forza invece facciamo delle classiche salite di forza resistenza. Si tratta di tre sessioni da 15-20 minuti alternando cadenza bassa e alta. La gestione dei recuperi dipende dal periodo di allenamento e dalla condizione personale.

In Spagna tante triplette per Velasco e compagni
In Spagna tante triplette per Velasco e compagni
E gli allenamenti ad alta intensità come sono impostati?

Abbiamo lavorato sul VO2 Max e sulla soglia, con ripetute di 15-20 minuti per serie. In tutto le serie sono tre. I recuperi sono di circa mezz’ora tra una serie e l’altra per variare il percorso e non restare sempre sulla stessa salita. E anche per farle un po’ più in là nel corso dei chilometri quando si è un po’ più stanchi.

La nutrizione durante gli allenamenti segue le nuove tendenze, cioè mangiare un tot di carboidrati per ora?

Io sono ancora della vecchia scuola, non seguo rigidamente la regola dei grammi di carboidrati all’ora in allenamento. In gara so che devo mangiare molto di più a certe intensità, mentre a bassa intensità meno. Le strategie alimentari sono soggettive e bisogna conoscere bene il proprio corpo. Io ormai so che in corsa anche se ingerisco 120 grammi di carbo l’ora non ho problemi intestinali e quindi in allenamento cerco di non abusarne.

Ti abbiamo visto correre: come integri la corsa a piedi nell’insieme della tua preparazione?

Ormai sono tre anni che corro abbastanza spesso. Lo faccio come attività alternativa nei giorni di palestra o di scarico. In questo modo termino il micro blocco: tripletta + scarico. Ho iniziato gradualmente con la corsa per evitare problemi muscolari e articolari. Mi trovo bene. Mi piace, ormai è qualche anno che adotto questa tecnica. E poi ho notato che la corsa mi aiuta a sviluppare forza senza affaticarmi troppo a livello cardiaco.

Per Simone anziché lo scarico naturale in bici, 30′-40′ di corsa
Per Simone anziché lo scarico naturale in bici, 30′-40′ di corsa
Il massaggio post corsa è essenziale però?

Per me sì, è fondamentale per evitare infortuni da sovraccarico. Correre sollecita muscoli diversi rispetto alla pedalata e quindi cerco di tenere sotto controllo eventuali infiammazioni.

Quanto spazio ha la palestra nella tua preparazione?

Ora che ci avviciniamo alle gare, riduciamo le sessioni in palestra ad una a settimana. In base ai gruppi di lavoro, la palestra viene inserita in giornate specifiche per non appesantire troppo. I velocisti chiaramente ne fanno un po’ di più.

A proposito di gare che si avvicinano: quali sono i tuoi primi programmi stagionali?

Ora farò due tre gare a Majorca il 29, 31 e 1 febbraio. Dopo una breve pausa, correrò a Murcia e Almeria. Poi seguiranno le corse in Italia come Laigueglia e Strade Bianche, passando per la Tirreno-Adriatico e la Milano-Sanremo. Dopo una fase di altura, affronterò le Ardenne. Mentre per quanto riguarda i grandi Giri, quest’anno andrò al Tour de France.

Le 46 ore in bici di Masnada in Spagna: il ritiro di gennaio

25.01.2025
5 min
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Continua il nostro viaggio all’interno di quelli che sono gli allenamenti dei professionisti prima che inizi la stagione. Il protagonista questa volta è Fausto Masnada, rientrato da poco dal secondo training camp con la XDS Astana Team. Ora il bergamasco si trova sul Teide insieme a Lorenzo Fortunato, i due staranno insieme fino ai primi giorni di febbraio. Una volta terminato questo secondo blocco di lavoro il “folletto dello Zoncolan” tornerà a casa per iniziare la stagione, mentre Masnada resterà sull’isola a lavorare con il gruppo delle Classiche

Fortunato e Masnada dopo il ritiro di Altea sono partiti insieme per il Teide (foto XDS Astana Team)
Fortunato e Masnada dopo il ritiro di Altea sono partiti insieme per il Teide (foto XDS Astana Team)

Dal mare al vulcano

La curiosità intorno al neo acquisto della XDS Astana è tanta, dopo cinque stagioni vissute tra alti e bassi in maglia Soudal Quick-Step è il momento di ritrovare la serenità e le sensazioni che lo avevano spinto tra i nomi da cerchiare in rosso per il futuro del ciclismo italiano. Messo da parte il secondo ritiro con la sua nuova squadra ficchiamo il naso nei lavori fatti in quei giorni spagnoli.

«Siamo stati ad Altea – ci racconta dall’alto del vulcano Teide – dal 6 al 17 gennaio. Considerando il primo e l’ultimo come dei giorni di viaggio abbiamo suddiviso gli allenamenti in tre blocchi: due triplette e una doppietta. Il tutto intervallato con due giorni di riposo».

Il secondo ritiro della XDS Astana Team è durato una decina di giorni, per un totale di 46 ore di allnemamento (foto XDS Astana Team)
Il secondo ritiro della XDS Astana Team è durato una decina di giorni, per un totale di 46 ore di allnemamento (foto XDS Astana Team)

Primo blocco

I giorni di lavoro sono stati in tutto dieci, considerando anche le due sessioni di recupero, che però sono state gestite in maniera totalmente differente. 

«Il 7, 8 e 9 gennaio – spiega Masnada – abbiamo pedalato tanto, così come nel resto del training camp. Il primo giorno, essendo vicino al viaggio, non si è caricato troppo. Abbiamo pedalato per un totale di quattro ore e mezza inserendo dei lavori di breve durata. Questi consistevano in brevi sprint dove variava la durata e la lunghezza del rapporto. Il tutto su un percorso non troppo impegnativo. Si è trattato di un risveglio muscolare. Il resto del tempo siamo stati in Z2, quella di general endurance. Eravamo divisi in gruppi da otto o dieci atleti e quando passavi in testa facevi tirate da una ventina di minuti tra la Z2 e la Z3».

«Il giorno successo – prosegue – l’8, abbiamo fatto dei test per misurare i valori e avere un piano di allenamento per il ritiro e i programmi successivi. Il 9, invece, siamo tornati a fare endurance con dei lavori in salita di media e lunga durata. In totale siamo stati in bici per sei ore e mezza, sulle salite il ritmo era quello di fat max. Abbiamo messo insieme tanto dislivello, intorno ai 3.500 metri e anche a ruota si spingeva».

I corridori del team kazako hanno lavorato molto sull’endurance (foto XDS Astana Team)
I corridori del team kazako hanno lavorato molto sull’endurance (foto XDS Astana Team)

Secondo blocco

Chiusa la tripletta iniziale i corridori della XDS Astana hanno fatto un giorno di riposo totale, la bici l’hanno presa solo per fare qualche contenuto video e riprese per il marketing. Senza stress. 

«La ripresa con gli allenamenti – dice Masnada – è stata l’11 gennaio con un’altra tripletta. In totale le ore di allenamento nei dieci giorni sono state quarantasei, la maggior parte svolte a ritmi di endurance. Anche se non sono mancati i lavori specifici. Nell’arco complessivo delle ore in Spagna un buon 20 per cento è stato dedicato a lavori. Non è stato il classico ritiro con tanto fondo e basta, ma nemmeno un ritiro da “molti lap” ovvero con solo esercizi». 

«Nelle uscite dell’11, 12 e 13 – prosegue a raccontare – ci siamo dedicati a esercizi diversi, come under e over e sul VO2Max. Nel primo caso si tratta di ripetute a due diverse intensità: in Z3 e in Z5. Per concludere anche gli ultimi due giorni, il 15 e il 16, abbiamo tenuto lo stesso piano di allenamento».

Nella seconda parte del ritiro sono stati introdotti alcuni lavori in salita (foto XDS Astana Team)
Nella seconda parte del ritiro sono stati introdotti alcuni lavori in salita (foto XDS Astana Team)

In velodromo

Durante i giorni di Altea i corridori del team XDS Astana hanno trovato anche il tempo di andare in velodromo a fare degli studi sulla posizione da cronometro. 

«Il secondo giorno di riposo – conclude Fausto Masnada – non è stato totalmente defaticante. Abbiamo approfittato della vicinanza con il velodromo di Valencia e siamo andati in pista a girare con le biciclette da cronometro. Ci siamo concentrati sullo studio del coefficiente aerodinamico insieme agli ingegneri. Per ogni posizione facevamo una media di 50 chilometri orari per sedici giri. Io ho provato quattro o cinque posizioni diverse, quindi alla fine ho fatto un’ora e mezza a buona velocità. Non è come fare un allenamento intero, perché con la bici da crono si sta in giro di più, ma non siamo stati fermi. Alla fine ho recuperato una volta tornato a casa, nei quattro giorni prima di ripartire alla volta del Teide».

Romele è già nei meccanismi del treno XDS (e delle classiche)

20.01.2025
5 min
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CALPE (Spagna) – L’approdo di Alessandro Romele nel WorldTour rappresenta una delle storie tecniche più interessanti del ciclismo italiano di questo inverno. Il giovane lombardo si appresta a vivere una nuova avventura al fianco dei grandi del gruppo e non con un ruolo marginale a quanto pare. Alessandro sta facendo questa fase con grande entusiasmo.

Un entusiasmo che emerge forte mentre ci racconta di questi primi training camp tra i pro’. Romele si sta già integrando nel meccanismo delle corse veloci e delle classiche della XDS-Astana. Allenamenti, spunti tecnici, dettagli del treno: Alessandro ci ha portato nella sua preparazione, la prima da professionista.

Romele (classe 2003) è passato nel team WT della XDS-Astana
Romele (classe 2003) è passato nel team WT della XDS-Astana
Alessandro, sei nel WorldTour…

È un sogno che si avvera, la realizzazione di quello che sognano tutti i ragazzini che iniziano a correre in bicicletta. Per me è anche un nuovo inizio, una sfida che affronto con la stessa passione di quando andavo in giro con la mia biciclettina. Certo, ora è il mio lavoro, ma resta prima di tutto un divertimento e una grande passione. Questo approccio mi aiuta a vivere tutto con serenità e naturalezza.

Naturalezza anche perché è la stessa squadra in qualche modo.

Il salto dal devo team al WorldTour è comunque importante. Anche se provenivo da un ambiente professionale, i cambiamenti ci sono e sono significativi. Fortunatamente, la squadra e i manager mi seguono con attenzione e fin qui credo che abbiamo lavorato al meglio. Ora vedremo come andrà la stagione.

Quanto è cambiato il tuo lavoro in termini di chilometri e ore di allenamento rispetto ad un anno fa?

Credo che rispetto agli anni passati ci sia stato un aumento del 20-30 per cento circa, ma la differenza maggiore è nella qualità. Le uscite lunghe di 4-5 ore, che una volta erano eccezioni, ora sono la quotidianità. Le sessioni da 6-7 ore sono ormai normali per prepararsi alle corse più impegnative. Inoltre, si lavora molto di più sulla specificità: forza, esplosività, sprint e tattiche per costruire il treno. Quando ero under 23, questi aspetti erano meno curati, ma ora hanno un’importanza cruciale.

Qual era stata la tua uscita più lunga sin qui?

Lo scorso anno ricordo un’uscita da 5 ore e mezza che, per un errore di calcolo del percorso, è diventata di 6 ore. A quel punto, un po’ per gioco e un po’ per sfida, abbiamo puntato ai 200 chilometri, e ci siamo riusciti chiudendo a 204 chilometri. Quest’anno ho già superato quella distanza: 202 chilometri in 6 ore e 40 minuti. Durante il prossimo ritiro ci aspetta una sessione da 7 ore. E questo mi stimola: sarà un vero test per il fisico e per la mente.

Romele (qui con ToneattI) sta lavorando molto sul treno e le volate (foto XDS-Astana)
Romele sta lavorando molto sul treno e le volate (foto XDS-Astana)
E’ anche un allenamento per imparare a mangiare in vista delle gare più lunghe?

Anche, certo… L’alimentazione gioca un ruolo fondamentale in questi casi. Già da qualche anno lavoro con il nutrizionista Luca Simoni per allenare il corpo a ingerire fino a 120-130 grammi di carboidrati l’ora. Questo approccio è essenziale per mantenere un livello costante di energia durante allenamenti lunghi e intensi. E soprattutto per farsi trovare pronti quando bisogna spingere forte, perché poi la vera differenza è tutta lì.

Alessandro, fai parte del gruppo dei “pesi massimi”: quindi classiche del Nord, volate: come state lavorando riguardo al treno?

Sì, viste le mie caratteristiche fisiche (186 centimetri per 77 chili, ndr) sono stato inserito in quel gruppo. Io ho sempre pensato che il treno nel ciclismo sia un elemento fondamentale, esattamente come i fondamentali del calcio o del basket. Nel nostro caso non è facile coordinarsi con i compagni: richiede tanta pratica e conoscenza reciproca. A dicembre abbiamo fatto sessioni specifiche per migliorare questo aspetto, lavorando sulla “comunicazione” (che non è a parole) e sulle posizioni in gruppo e in bici. Ad esempio, mi hanno corretto quando tenevo le mani in presa alta, quindi con i gomiti piegati a 90 gradi, ma in quel momento la posizione migliore era in presa bassa per garantire stabilità e aerodinamica.

Raccontaci meglio, portaci in bici in quei momenti…

Il momento dei cambi è determinante. Ricordo un episodio in cui abbiamo simulato una volata. Eravamo più gruppi, come se fossimo state più squadre. Io ho fatto il lead-out, l’ultimo uomo, insomma. Finito lo sprint, Bol mi ha consigliato di dare una sgasata più forte, più secca, anziché continuare la progressione. Magari potevo coprire 70-80 metri in meno, perché era più importante mantenere la posizione per far restare davanti il velocista dietro di me. L’altro treno infatti stava risalendo.

Chiaro… E interessante!

È una questione di dettagli e di capire le preferenze dei compagni, soprattutto dello sprinter. Ogni velocista ha le sue caratteristiche e il treno deve adattarsi: c’è chi preferisce un lancio lungo e graduale e chi invece ha bisogno di uno sprint più secco. Sono piccoli dettagli, ma fanno la differenza. Bisogna capire come ragionano gli altri componenti del treno, in particolare lo sprinter, per metterli nelle migliori condizioni possibili. Per questo è importante provare e riprovare, conoscersi, correre, fare esperienza insieme.

Già lo scorso anno Romele aveva fatto delle gare (e tutto il finale di stagione) con la prima squadra. Eccolo alla Parigi-Tours
Già lo scorso anno Romele aveva fatto delle gare (e tutto il finale di stagione) con la prima squadra. Eccolo alla Parigi-Tours
Malucelli, Kanter e anche Syritsa che farà la spola con il devo team: avete già definito un ordine per il treno?

Non ancora in modo definitivo. Abbiamo Malucelli, che è super entusiasta e porta tanta energia, ma anche Glebi (Syritsa, ndr), che è un ragazzo determinato e costante. Ogni sprinter ha il suo stile e la scelta dipenderà dalla corsa, dalle condizioni e dalle formazioni. In squadra ci sono anche elementi di grande esperienza come Ballerini, che ha partecipato a treni importantissimi negli anni d’oro della Soudal-Quick Step, e Bol, che ci ha già dato preziosi consigli. Lavoriamo tutti insieme per costruire la miglior struttura possibile.

Alessandro, qual è il tuo programma per l’inizio stagione?

Inizierò il 25 e 26 gennaio con la Volta a la Comunitat Valenciana e la Clásica de la Cerámica. Poi ci sarà un ritiro di 20 giorni sul Teide a febbraio per preparare le classiche del Belgio e Strade Bianche. Marzo sarà il mese chiave per la mia prima parte di stagione, con l’obiettivo di fare esperienza e imparare il più possibile da ogni corsa.

Insomma, subito un calendario importante per te…

Sono entusiasta di affrontare Strade Bianche, una delle gare più belle d’Italia. Da junior ho avuto la fortuna di correre l’Eroica, una piccola Strade Bianche, e sono arrivato terzo. Questo percorso mi ha sempre affascinato e non vedo l’ora di viverlo al massimo. Già nel finale della scorsa stagione avevo preso parte alla Parigi-Tours, ricca di sterrati, e mi ero trovato bene.

XDS-Astana: mercato, punti, sprinter: al tavolo con Mazzoleni

16.01.2025
6 min
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DENIA (Spagna) – Il ritiro della XDS-Astana ci ha offerto l’occasione per sederci ad un tavolo con Maurizio Mazzoleni, oggi non solo più preparatore, ma anche dirigente del team, per parlare dei grandi cambiamenti in atto all’interno della squadra kazaka. Con il supporto del nuovo partner cinese e una profonda ristrutturazione dell’organico, il team affronta una stagione a dir poco cruciale per rimanere nel WorldTour. Tattiche, nuovi materiali, gestione delle formazioni, giovani… quanta carne al fuoco.

Il cambio radicale dell’organico è stato il primo segnale di un nuovo corso: 14 corridori usciti e altrettanti nuovi arrivi rappresentano una rivoluzione più che un semplice restyling. Mazzoleni ci ha spiegato come la scelta di puntare su atleti veloci e adatti alle gare di un giorno rifletta la logica imposta dai punteggi UCI. Tra i nomi di punta, ci sono senza dubbio Diego Ulissi e Alberto Bettiol che si preparano a una stagione da protagonisti, ma anche Davide Ballerini e Florian Kajamini sono chiamati ad un ruolo molto importante, anche per costruire un progetto solido per gli anni a venire.

La nuova XDS-Astana: 14 nuovi corridori e il definitivo passaggio da team per i Grandi Giri a squadra da corse per un giorno
La nuova XDS-Astana: 14 nuovi corridori e il definitivo passaggio da team per i Grandi Giri a squadra da corse per un giorno
Maurizio, partiamo dal mercato: 14 corridori sono andati via, 14 ne sono arrivati, è quasi il 50 per cento dell’intera squadra. Una rivoluzione più che un cambiamento…

Sì, è stata proprio una scelta dettata da questo nuovo investimento di partnership con XDS che si affaccia sul mercato del ciclismo mondiale. Questo abbinamento ci ha portato a trovare la miglior via per lottare e per rimanere nel WorldTour. Non sarà semplice, ma il mercato è stato fatto appunto in quella direzione.

Che tipo di squadra c’è adesso?

Meno corridori da corse a tappe e più corridori per le corse di un giorno: attaccanti, corridori mediamente veloci. Questa distribuzione nasce dal sistema di punteggi, che porta, se non si ha un leader da top 5 nei grandi Giri, a orientarsi verso corridori più veloci. Una gara di un giorno come Almeria, per esempio, assegna 200 punti al vincitore, mentre una corsa a tappe di una settimana (non di prima fascia, ndr) ne dà 125 al primo della generale. Va da sé che in ottica punteggi, questi corridori hanno un appeal maggiore.

Sei il responsabile della preparazione in Astana: come farete le formazioni anche in virtù di queste esigenze tecnico-tattiche?

Non solo coach, quest’anno ho un ruolo di sport manager. Coordino l’attività dell’area performance, gestita da Vasilis Anastopoulos, e tutta l’area tecnica dei direttori sportivi. Collaboro anche sotto il piano logistico con Lorenzo Lapage, responsabile della logistica. E’ un ruolo di coordinamento essenziale in un team WorldTour moderno. Quindi insieme cercheremo di creare le formazioni che ci potranno garantire più punti nelle corse a noi più congeniali che non è detto siano per forza quelle WorldTour.

Matteo Malucelli, arrivato in extremis, potrà essere un ottimo acquisto. Mazzoleni crede molto in lui e nel treno dei velocisti che stanno costruendo
Malucelli, arrivato in extremis, potrà essere un ottimo acquisto. Mazzoleni crede molto in lui e nel treno dei velocisti che stanno costruendo
Ne avevamo parlato: hai un bel lavoro nel fare i calendari…

Il ciclismo è evoluto molto. In supporto al nostro lavoro di scelta c’è un confronto multidisciplinare o multisettoriale, per meglio dire. I direttori sportivi offrono la loro esperienza sulle formazioni e sulla scelta dello staff, mentre gli allenatori e i medici ci danno la condizione perfetta degli atleti. Questo influisce sulla scelta degli uomini per le varie gare.

È cambiata un po’ la preparazione in generale, dovendo appunto puntare di più su corse di un giorno?

Non proprio, le preparazioni sono da anni individualizzate. Quello che cambia è l’utilizzo tattico degli atleti. Si punta di più a piazzamenti nelle top 5 e top 10 piuttosto che esaltare solo il risultato del capitano di giornata. Questo è un aspetto tattico da considerare. Vale per noi, ma non solo. Tolti i big team, quasi tutti ragionano così. Ma è il regolamento che ha portato a questo.

Capitolo velocisti: avete preso Malucelli, avete Syritsa anche se al devo team. C’è già un treno, una gerarchia di velocisti? Come ci state lavorando?

Abbiamo lavorato molto nel biennio di Cavendish, migliorando il lead-out e la gestione della corsa. Ora abbiamo velocisti di livello diverso da Cavendish, il che ci permette di variare le letture tattiche. Gleb lo abbiamo messo nel devo team, ma la sua esperienza ci potrà aiutare in quella squadra e poi potrà fare molte gare con la prima squadra. Non le corse WorldTour, ma se andiamo a vedere non ha mai fatte troppe. Vedrete, Syritsa e Malucelli correranno spesso insieme e Gleb potrebbe fare da lead-out per Malucelli.

Fausto Masnada è uno dei nuovi acquisti: Mazzoleni si aspetta molto da lui
Fausto Masnada è uno dei nuovi acquisti: Mazzoleni si aspetta molto da lui
Proprio Malucelli ci ha detto che in questi giorni di prova ci si è trovato benissimo… E in questo treno c’è un capotreno? Magari Ballerini o la new entry Romele?

Romele è all’inizio della carriera e potrebbe sviluppare questa attitudine. Ballerini è un lead-out di altissimo livello e si ritaglierà di sicuro spazi importanti anche nel treno ma soprattutto nel suo Belgio. Ma poi non dimentichiamo Bol, Kanter, Gate che con la sua esperienza in pista è dotato di enormi accelerazioni…

Dal Belgio andiamo ai due big acquisti: Bettiol e Ulissi. Correranno insieme? E come saranno gestiti?

Hanno obiettivi diversi nei primi mesi. Entrambi si ritroveranno probabilmente al Giro d’Italia, dove Diego punterà a continuare la sua striscia di vittorie e di ottimo rendimento, una sua costante in questi anni. Mentre Alberto cercherà di difendere e onorare la maglia tricolore e cogliere magari qualche risultato importante. Sono atleti di classe, forza ed esperienza.

C’è un nome nel roster che ti stuzzica, che potrebbe essere la sorpresa?

Mi aspetto una grande stagione da Fausto Masnada. Dopo due anni difficili per problemi fisici, che forse solo i tecnici che gli sono stati davvero vicino conoscono fino in fondo, è pronto a tornare a livelli altissimi. Fausto può essere un jolly. E poi penso a Florian Lipowitz e Davide Toneatti: sono giovani di talento che, con il giusto tempo e metodi, possono affermarsi.

Quanto sarà importante per voi questo 2025 che, ricordiamo, chiude il triennio della classifica a squadre UCI?

È fondamentale. L’approccio rimane quello di una squadra competitiva in ogni settore. A fine anno vedremo se avremo raggiunto il risultato, ma sono certo che daremo il massimo.

Nata nel 2006, l’Astana ha vinto quasi 400 corse, tra cui 9 Grandi Giri e 5 classiche monumento. Gran parte di questi successi sono a firma di Giuseppe Martinelli
Nata nel 2006, l’Astana ha vinto quasi 400 corse, tra cui 9 Grandi Giri e 5 classiche monumento. Gran parte di questi successi sono a firma di Giuseppe Martinelli
Nuovi materiali? Abbiamo visto che i vostri meccanici hanno un bel da fare e che di solito quando si cambiano partner tecnici c’è sempre un po’ di rodaggio…

Abbiamo iniziato mesi fa a lavorare con il nostro nuovo partner. Vero, serve un po’ di rodaggio, però è anche vero che la collaborazione con questo brand specializzato nel carbonio ci permette di seguire l’intera produzione dei telai, dal carbonio stesso al più piccolo degli adesivi. Questo know-how è unico e potrebbe fare la differenza nei prossimi anni. Ci crediamo molto.

Ultima domanda: sarai contento se?

Se avremo dato tutto quello che potevamo sia sulla strada con gli atleti che a livello di supporto come staff. Nello sport ci sono anche gli avversari, ma sarò soddisfatto se avremo fatto il massimo. Però prima di chiudere fatemi dire una cosa.

Prego…

Vorrei salutare e ringraziare Giuseppe Martinelli – dice con trasporto, Mazzoleni – questa è la prima stagione senza di lui. Se io e moltissimi di noi siamo qui lo dobbiamo a lui. Martino ha reso grande l’Astana. Se negli anni ha vinto tutto quello che ha vinto grande merito è il suo.

In effetti Martino è Martino…

Era doveroso.

Dalla Cina all’Australia, parlando del Fiandre con Bettiol

09.01.2025
7 min
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Bettiol che pilota un piccolo aereo, scambiandosi battute con Paolo Bettini. Bettiol che suda a Lugano per arrivare pronto al debutto in Australia. I social raccontano una parte, il resto lo facciamo con lui. Alberto sta cercando di assorbire il fuso orario di Adelaide. In South Australia sono avanti di 10 ore e mezza rispetto all’Italia e soprattutto sono nel pieno di un’estate meno torrida del solito, ma con temperature intorno ai 30 gradi. Ci sentiamo nel pomeriggio, dopo un allenamento di 150 chilometri e la necessità di tirare avanti almeno fino alle dieci per addormentarsi a un orario normale. Quando si comincia dal Tour Down Under è sempre così. Poi ci si abitua e ritrovarsi nuovamente nel freddo italiano ha l’effetto opposto.

«Sono qui con la mia compagna – racconta il toscano – in un hotel vicino al mare, in zona aeroporto. Fa un bel caldo, meglio di Lugano dove l’inverno quest’anno è bello rigido. I ragazzi arrivano il 13, quindi ho ancora altri 5-6 giorni prima di raggiungerli. Sono abituato, è la quinta volta che corro qui. Comunque s’è già detto, sono stato comprato per fare i benedetti punti World Tour, quindi veniamo giù con Higuita per la classifica generale e io per le tappe. Cerchiamo di fare il possibile fin da subito».

Alberto Bettiol, classe 1993, è professionista dal 2014 ed è l’attuale campione italiano (foto Sprint Cycling)
Alberto Bettiol, classe 1993, è professionista dal 2014 ed è l’attuale campione italiano (foto Sprint Cycling)
Il fatto di essere stato comprato fa molto calciatore, come del resto il sistema di promozione e retrocessione…

E anche con la compravendita ad agosto. Prima di decidere, ho parlato tanto con Vinokurov. E’ venuto a trovarmi alle Olimpiadi, perché lui era lì con la nazionale kazaka. Abbiamo parlato tanto, ho parlato tanto con Giuseppe (Martinelli, ndr). E alla fine il progetto mi ha convinto. Si parlava al futuro di quest’anno, poi i tempi sono stati molto accelerati. Sapevo che la squadra doveva cambiare se voleva avere una chance di rimanere nel WorldTour.

Quindi non ti ha stupito toppo veder arrivare così tanti corridori?

Sapevo che il budget sarebbe aumentato notevolmente, quindi avrebbero avuto la possibilità di comprarne tanti. Anche nello staff ci sono stati degli ingressi, come Dowsett e tutto un gruppo di performance. Non è più la classica squadra kazaka, in cui si parla tanto italiano, ma sta diventando sempre di più internazionale. I proprietari cinesi sono molto disponibili, Vinokourov sa fare le squadre e avendo queste risorse ha deciso di investire tanto.

Che tipo di contatti ci sono stati finora con i cinesi?

A dicembre hanno voluto me e altri quattro compagni per andare a fare la presentazione ufficiale. Siamo andati nella loro fabbrica a Shenzen, una città con 17 milioni di abitanti, poi nel salone dei congressi del Municipio. C’era il sindaco, che è una donna (You Xiangrong, ndr). C’erano anche un membro del governo cinese, il presidente della XDS e suo figlio che è l’amministratore delegato con cui si interfaccia Vinokurov. Questo ragazzo è venuto a dicembre per tre giorni con la sua compagna e altre due persone dell’azienda per vedere come lavorassimo. Da quello che mi hanno detto, l’anno scorso era stato a vedere il Giro d’Italia e il Tour de France e si è innamorato di questo mondo. Ovviamente, facendo bici da 30 anni e non avendo problemi di denari, hanno deciso di cogliere l’opportunità di inserirsi nel WorldTour.

La necessità dei punti influenzerà il tuo calendario?

No, si deve alzare la media della squadra, ma io continuerò a fare quello che ho sempre fatto, possibilmente al meglio. Per venire a capo della situazione, dobbiamo impostare quest’anno e i prossimi adattandoci al ciclismo moderno, in cui si lotta fino alla fine e non si molla mai. In cui si vanno a cercare i piazzamenti e anche il quarantesimo posto in un Grande Giro, si cercano le gare semi sconosciute, senza pubblico, però se vinci ti danno 125 punti WorldTour. Più che fare le fughe e correre spensierati, purtroppo o per fortuna (dipende dai punti di vista) bisogna fare così, perché il ciclismo di oggi funziona in questo modo.

Un modo di interpretarlo cui è facile abituarsi per chi corre per vincere?

A me non cambierà tanto, però altri corridori sono stati chiamati a cambiare le proprie ambizioni. Conviene essere più continui anche se non si vince mai, piuttosto che buttare via cinque o sei gare e vincerne una sola, che poi ti dà pochi punti. Io inizio qua in Australia, poi dovrei fare Laigueglia, la Tirreno, le classiche e spero il Giro d’Italia. Ad agosto e settembre invece, bisognerà martellare sui punti WorldTour.

Il Fiandre 2024 è stato una beffa per Bettiol, ripreso nel finale e poi 9° all’arrivo
Il Fiandre 2024 è stato una beffa per Bettiol, ripreso nel finale e poi 9° all’arrivo
In questo ciclismo moderno comandano i punti e pochi corridori fortissimi. Per Bettiol che è diventato grande vincendo il Fiandre come sarà confrontarsi con quei giganti?

Il Fiandre più che un obiettivo è un’occasione, perché è una gara che mi viene bene. E’ una gara in cui ci sono tanti punti WorldTour ed è una gara che, alle spalle di Pogacar e Van der Poel, si apre a tanti scenari. Io devo essere lì, dietro a loro due. Per far bene, per orgoglio mio e per la squadra. Soprattutto perché l’anno prossimo con questa bella maglia tricolore, mi piacerebbe fare bene al Fiandre. Però, proprio per la gente che c’è in giro, definirlo un obiettivo mi sembra un po’ surreale.

Invece la Roubaix? Sembravi esserne innamorato…

Non è che la Roubaix mi abbia fatto impazzire. Forse l’anno scorso ero un po’ scarico di energie, un po’ deluso dopo il Fiandre in cui mi ripresero proprio alla fine. Forse fu questo, ma è una gara completamente diversa da tutte le altre. Non c’entra niente con il Fiandre e le altre classiche. E’ più una cronometro individuale. Si fanno delle medie pazzesche con queste ruotone e non è che mi faccia impazzire. E’ chiaro che ha il suo fascino e per questo dissi che una volta avrei voluto provarla e l’ho fatto. Però non è che non ci dorma la notte.

L’arrivo in Astana significa anche cambio di preparatore?

Mi segue Maurizio Mazzoleni, ma non abbiamo cambiato nulla. Hanno speso parecchio per prendermi, non avrebbe avuto senso rivoluzionare tutto. Non sono un giovane al primo anno.

Invece con la nuova bici ti sei trovato subito bene? Guardando la foto ricorda molto la Cannondale con cui correvi lo scorso anno…

Ricorda la SystemSix. Mi è piaciuta subito, perché scorre veramente bene e quando si va davvero forte, la senti che tiene la velocità. Quando fai una volata, non ti sembra di dover abbattere un muro, ma scorre bene. Si sente che è rigida quando togli le mani dal manubrio ed è difficile andare dritti. Vuol dire che è molto rigida ed è un bene. In più il peso è contenuto ed è nella media degli altri, quindi siamo molto contenti. Abbiamo anche il modello da salita, ma penso che io userò soprattutto questa aero.

Ti senti già pronto per fare risultato?

Più o meno mi sembra di essere pronto, anche se è sempre difficile fare previsioni per la prima gara. Ormai non ci si va più per rifinire le condizioni, bisogna essere pronti. E se non si è pronti, ci si fa del male e basta.