Lucca: la scommessa della Bardiani (e di Pino Toni)

03.09.2022
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Si può ancora passare professionisti a 25 anni? La risposta è sì, basta chiedere a Riccardo Lucca, che dal prossimo anno correrà con la Bardiani CSF Faizanè. La squadra guidata da Bruno Reverberi ha creduto nel ragazzo trentino, quest’anno in forza alla Work Service, ed in questi giorni impegnato a correre al Giro del Friuli. 

Nonostante il mondo del ciclismo corra sempre più veloce, dove la pazienza sembra una virtù ormai persa ,Lucca non ha demorso. Quest’anno, all’Adriatica Ionica Race, aveva colto la sua prima vittoria in una gara professionistica, ammettendo che nessuna squadra lo avesse ancora contattato. 

Quest’anno la vittoria all’Adriatica Ionica Race, nella tappa di Asolo, una bel biglietto da visita per il 25enne trentino
Quest’anno la vittoria all’Adriatica Ionica Race, nella tappa di Asolo, una bel biglietto da visita per il 25enne trentino

Ecco la Bardiani

Alla fine qualcuno ha bussato alla porta del corridore trentino, ed aveva la maglia viola, bianca e verde della Bardiani. Nel 2023 Lucca passerà professionista ed allora, curiosi di questa scelta un po’ controcorrente, abbiamo chiesto a Mirko Rossato il perché.

«Lucca, bene o male, è da tempo che lo seguiamo – ci racconta dal Belgio, dove segue gli under 23 al Flanders Tomorrow Tour – ha avuto un percorso travagliato a causa di tanti problemi fisici, tra cui anche il Covid. Fino a due anni fa tutti ne dicevano bene, ne parlavo con Giorgio Furlan e mi diceva che il ragazzo era forte, dotato di un gran motore. Lo stesso Zoccarato, nostro corridore, ci ha sempre detto che tra i dilettanti il punto di riferimento per le fughe, e non solo, era Lucca. Avevamo già provato a prenderlo nel 2021 ma non si era riusciti a concretizzare la cosa, quest’anno, invece, è andata per il verso giusto. Poi ha fatto un test da Pino Toni, e lui ha garantito per le sue grandi qualità».

Nel 2022 Riccardo era ripartito dalla Work Service, un’ultima occasione per conquistare il ciclismo dei grandi (foto Scanferla)
Nel 2022 Riccardo era ripartito dalla Work Service, un’ultima occasione per conquistare il ciclismo dei grandi (foto Scanferla)

Già pronto

Arrivare tra i professionisti quando si ha un’età superiore alla media è sinonimo di tenacia. Anche davanti alle mille difficoltà Lucca non ha mai rinunciato, anzi era ripartito proprio dalla Work Service per riscattarsi. Piano riuscito, ed ora, sembrano tutti curiosi di vederlo all’opera, Bardiani in primis. 

«La nostra non la definirei una mossa in controtendenza – spiega Rossato – siamo una squadra che dà la possibilità ai corridori di provare ad essere dei professionisti. Abbiamo preso anche Fiorelli quando era un po’ più grande degli altri e guardate che bella stagione che sta facendo. Era giusto dare una chance a Lucca, sono contento per lui e convinto che potrà fare bene. La sua età gli permette di essere già pronto magari per delle gare importanti, non mi sorprenderei se fosse alla partenza del Giro d’Italia nel 2023».

Lucca insieme a Ilario Contessa, i due sono stati insieme anche nella prima esperienza del trentino in maglia Work Service
Lucca insieme a Ilario Contessa, i due sono stati insieme anche nella prima esperienza del trentino in maglia Work Service

Parola a Pino Toni

Allora, se è vero che Lucca ha fatto dei test dal preparatore della Bardiani Pino Toni bisogna chiedere a lui che tipo di corridore ha trovato.

«La mia opinione potete immaginarla – esordisce Pino Toni – se alla Bardiani prendiamo un corridore vuol dire che va bene. Lucca è uno che i numeri li ha, li ha sempre avuti, ma ha corso in squadre poco organizzate, o che non ne facevano risaltare le qualità. Alla fine, quando sei in una squadra dove si vince tanto tutti guardano ai numeri di vittorie e non alle qualità dei corridori, il mercato va verso chi vince. Dopo aver visto i test di Lucca ho alzato il telefono ed ho chiamato Bruno (Reverberi, ndr) e gli ho detto che un corridore così è da prendere. E’ un ragazzo molto intelligente che sta facendo degli studi inerenti allo sport ed alla preparazione. Ha curato anche i minimi dettagli, togliendo quei due o tre chili di troppo ed ora si vede. Ha tanto motore, le corse che ha vinto sono tutte simili: circuito in pianura e poi salita finale, anche lunga, di 11 o 12 chilometri. In pianura a 45 all’ora ci va con un filo di gas, in scioltezza, e poi anche in salita rende molto».

Per Lucca sei vittorie anche nel 2021 in maglia General Store, ma nessuna chiamata (foto Scanferla)
Per Lucca sei vittorie anche nel 2021 in maglia General Store, ma nessuna chiamata (foto Scanferla)

Uno come pochi

A giudicare dalle parole di Rossato e di Pino Toni sembra che uno come Lucca sia un corridore che capiti davvero di rado nel ciclismo. Eppure, fino a giugno, non era neanche sicuro di trovare un posto, ed alla fine della scorsa stagione aveva continuato perché motivato da altri e non perché ci credesse fino in fondo. 

«Questo è un corridore con dei numeri – si riaggancia Toni – non è stato apprezzato per quello che sono i numeri, la gente non guarda alle capacità ma alle vittorie, secondo me se lui è motivato va forte. Faccio test dal 1996 e li ho sempre fatti con il misuratore di potenza, ho visto davvero pochi corridori come lui, uno su tutti Politt, che ha fatto secondo ad una Parigi-Roubaix. Assomiglia molto al tedesco, in più, ha una migliore aerodinamicità ed un rapporto peso potenza più alto. Anche perché Lucca è un metro e 84 per 74 chili. Io faccio test, non la campagna acquisti, quindi mi intrometto poco, però non si poteva lasciare in giro un corridore come questo, soprattutto in una squadra come la nostra.

«Spero possa avere una bella carriera in Bardiani, ma per me ci dura poco. Nel senso che ha tanti sbocchi interessanti di crescita professionale, potrebbe ambire in poco tempo ad una WorldTour. Se fosse nato in Belgio, Lucca sarebbe già alla Quick Step da almeno tre anni. Se dovessi paragonarlo ad un corridore lo avvicino a De Gendt. Un corridore che nel portare a spasso un gruppetto ci va a mezzo gas e poi ha anche la forza di andargli via. Potenzialità ne ha, poi deve imparare a gestirsi, dovrà essere il più “economico” possibile, la cilindrata ce l’ha, non deve finire la benzina».

Contessa e il bilancio dei primi mesi in Work Service

20.05.2022
6 min
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Ilario Contessa è sempre indaffarato. Alla Work Service le cose da sistemare e mettere a posto per questa seconda parte di stagione sono tante e lui non è uno che si tira indietro.

«Stavo preparando le cose per questo weekend – dice Contessa appena alzata la cornetta – sarà pieno di gare. Sabato si corre il Marchigiana e domenica gli junior sono impegnati in due corse: Strade Bianche ed una qui in provincia di Padova».

Il diesse, innamorato del ciclismo, è tornato alla Work dopo una parentesi di due anni alla Zalf, con lui tracciamo un punto su questi primi, intensi, mesi di corse.

Alla prima tappa della Settimana Internazionale Coppi e Bartali Giovanni Bortoluzzi ha conquistato la maglia del Gpm
Alla prima tappa della Settimana Internazionale Coppi e Bartali Giovanni Bortoluzzi ha conquistato la maglia del Gpm

Tanti podi, poche vittorie

«La stagione della squadra è partita bene, abbiamo fatto qualche podio di troppo e qualche vittoria di meno – dice ridendo – ma sono soddisfatto. Il Giro di Sicilia è stato super, siamo andati davvero bene. Abbiamo ottenuto un bellissimo piazzamento con Venchiarutti nella terza tappa vinta da Miholjevic. Nella seconda tappa con l’arrivo a Caltanissetta Lorenzo Ginestra si è piazzato quindicesimo, sono davvero contento per lui, è giovane e questi risultati danno morale».

Venchiarutti Pontedera 2022
Il podio di Pontedera, con Venchiarutti fra De Pretto (2°) e Di Felice (3°) (foto Federciclismo)
Venchiarutti Pontedera 2022
Il podio di Pontedera, con Venchiarutti fra De Pretto (2°) e Di Felice (3°) (foto Federciclismo)

Il ritorno alla vittoria di Venchiarutti

Nicola Venchiarutti e Riccardo Lucca sono i due corridori su cui ci eravamo concentrati ad inizio stagione. Ora, dopo qualche mese, i primi risultati si sono visti, anche se i margini per migliorare ci sono ancora. 

«Venchiarutti è partito bene – racconta Ilario – ha vinto a Pontedera e si è piazzato al Giro di Sicilia, dopo il quale ha preso una maledetta bronchite che lo ha fermato per un po’. Meglio averla presa ora che era in un periodo di “riposo” piuttosto che in altri momenti della stagione. I prossimi appuntamenti che sta preparando sono l’Adriatica Ionica Race, il campionato italiano e poi con la nazionale farà i Giochi del Mediterraneo».

«La vittoria gli ha fatto bene, all’inizio della stagione ha avuto qualche tentennamento proprio per la disabitudine a vincere. Si è sbloccato e questo gli ha dato il giusto morale. Con noi sta bene, non se lo sarebbe aspettato neanche lui, anche se siamo una continental si lavora sodo e con grande professionalità. E’ chiaro che rispetto agli anni scorsi ha fatto un passo indietro ma con noi è sempre sotto supervisione diretta da parte della Drone Hopper».

Dopo la bella vittoria a Pontedera per Venchiarutti un bel quarto posto nella terza tappa del Giro di Sicilia
Dopo la bella vittoria a Pontedera per Venchiarutti un bel quarto posto nella terza tappa del Giro di Sicilia

Lucca crescerà

Un altro che sorride, forse un po’ meno, è Riccardo Lucca, lui e Ilario si sono ritrovati alla Work. Il feeling tra i due c’è, Riccardo lavora sodo e aspetta il suo momento, che arriverà…

«Quando dicevo dei troppi podi un po’ mi riferivo a lui – dice ridendo di nuovo Ilario – gli manca la vittoria per coronare il lavoro fatto fino ad ora. A Montecassiano era in forma ma non è riuscito ad imporsi e a Monte Urano ha trovato un giovane molto forte, Raccani. Con il caldo lui prende spunto e riesce a dare il meglio di sé, io in lui ci credo».

«Spiace che non sia stato chiamato a fare i Giochi del Mediterraneo, Lucca a crono è sempre andato bene. Ha fatto dei piazzamenti anche al campionato italiano qualche anno fa. Anche per lui il programma di corse prevede Adriatica Ionica e campionati nazionali, su strada e a crono. Correrà anche il De Gasperi ed il Giro del Veneto, dove nel 2019 ha vinto una tappa proprio in maglia Work».

Per Riccardo Lucca una prima parte di stagione con tanti piazzamenti, con l’arrivo del caldo spera di trovare la vittoria (foto Scanferla)
Per Riccardo Lucca una prima parte di stagione con tanti piazzamenti, con l’arrivo del caldo spera di trovare la vittoria (foto Scanferla)

Spazio anche ai giovani

Nei pensieri e nei programmi del diesse ci sono anche gli under 23, il programma per loro è fitto e si avvicina il Giro d’Italia Under 23, un bel palcoscenico. 

«Con gli under stiamo preparando il Giro – racconta l’indaffarato Ilario – tra poco andranno sul Pordoi e faranno un po’ di giorni lì, una volta scesi faranno il De Gasperi e poi si inizia. Una corsa come il Giro è bello farlo andando preparati, non siamo all’altezza degli squadroni che lotteranno per vincere ma ci saremo. Anche al Recioto, al Belvedere ed al Piva siamo stati propositivi».

Bene anche gli U23 della Work Service, qui alla Due Giorni per Alessandro Bolis (foto Scanferla)
Bene anche gli U23 della Work Service, qui alla Due Giorni per Alessandro Bolis (foto Scanferla)

E l’eterno Rebellin?

Davide Rebellin smetterà di correre a fine stagione, lo aveva annunciato. Il recupero dall’infortunio procede e sembra pronto a tornare.

«Davide – racconta Contessa – è pronto per incominciare la sua stagione, anche lui dovrebbe correre l’Adriatica Ionica e poi i campionati italiani, vorrebbe smettere in quell’occasione. Diciamo che ha quelle 4 gare che vorrebbe fare per chiudere la sua carriera, il recupero è andato bene, visivamente gli manca un po’ di volume muscolare del polpaccio infortunato. Ora servirà lavorare bene sul ritmo gara ma sono gli ultimi dettagli, vuole divertirsi e godersi le ultime corse».

Davide Rebellin ha subito un infortunio durante la scorsa stagione, il suo rientro è atteso all’Adriatica Ionica Race
Davide Rebellin ha subito un infortunio durante la scorsa stagione, il suo rientro è atteso all’Adriatica Ionica Race

Un giudizio personale

E’ sempre difficile autovalutarsi, si rischia di eccedere in eccesso o in difetto, ma un primo bilancio sul ritorno in Work ad Ilario lo chiediamo lo stesso, senza pressioni. 

«Solitamente commentano gli esterni – ci incalza con una battuta- ma mi sembra di aver lavorato bene, mi trovo bene con la squadra. Bisogna guardare avanti, verso i prossimi anni. Ritengo di aver dato una nuova verve al team, spero che i miei aiuti siano ben graditi. Mi reputo ancora giovane per il ruolo che ricopro, ho solamente 37 anni e rapportarsi con ex pro’ o elite di alto livello è stimolante e si impara gli uni dagli altri. Se devo fare un paragone extra ciclistico mi definirei un Sarri o un Mourinho, non talentuoso nel praticare lo sport ma con entusiasmo e lavoro ho fatto la mia gavetta. Sono partito dai giovanissimi e ho fatto tutte le categorie, spero un giorno di fare il salto che mi manca!».

Rebellin e il Muro d’Huy, viaggio fra ricordi e rimpianti

04.02.2022
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Leggere che Valverde disputerà quest’anno la 16ª Freccia Vallone, eguagliando il record di Zoetemelk, Albasini e Rebellin, ci ha fatto pensare proprio al vicentino che si sta riprendendo dalla frattura di settembre e che alla Freccia non partecipa dal 2009. Valverde ne ha vinte cinque, Davide tre. Valverde è stato fermo due anni per squalifica, poi è tornato vincendone altre quattro. Anche Rebellin è stato fermato per due anni, ma a lui la possibilità di tornare sul Muro d’Huy non è stata più data, per quei meccanismi punitivi che emarginarono alcuni e graziarono altri.

E con lui allora abbiamo voluto parlare proprio del Muro più bello, quello che per i fedeli si chiama Chemin des Chapelles e li conduce alla chiesa di Notre Dame de la Sarte. Per i corridori invece conduce alla gloria.

Il Muro d’Huy. In alto una delle cappelle che lo affiancano. Questa è l’uscita dal tornante (foto climbbybike.com)
Il Muro d’Huy. In alto una delle cappelle che lo affiancano. Questa è l’uscita dal tornante (foto climbbybike.com)

Prima volta nel 1993

La prima volta che ci mise le ruote fu nel 1993. Valverde allora aveva 13 anni, Alaphilippe doveva ancora compierne uno. Davide era uno di quei talenti che l’Italia giustamente si coccolava, un vero predestinato.

«Ero alla MG-Technogym – ricorda – non so dire in realtà se ci fossi già passato da dilettante quando con Zenoni andavamo a correre in Belgio. La prima volta presi di sicuro tanti schiaffi (arrivò 28° a 3’08” da Fondriest, ndr), ma capii subito che fosse una salita che si adattava alle mie caratteristiche. Corta. Esplosiva. Mi entusiasmò farla e provai la stessa sensazione anche tornandoci negli anni successivi. Sapevo che sarei stato protagonista, ero emozionato all’idea di andarci».

Nel 2007 vince la seconda su Valverde (vincitore l’anno prima) e Di Luca, primo nel 2005
Nel 2007 vince la seconda su Valverde (vincitore l’anno prima) e Di Luca, primo nel 2005

Vince chi aspetta

Le tre vittorie arrivarono dal 2004 al 2009. La prima in quella fantastica primavera che portò prima l’Amstel e poi la Liegi. Nel 2007, vinse sul Muro dopo il secondo posto dell’Amstel e facendo poi quinto a Liegi. Nel 2009 vinse la Freccia, fu terzo alla Liegi, poi su di lui calò il maglio della giustizia sportiva. Ma il finale negli anni è rimasto sempre lo stesso…

«Sul Muro d’Huy – sorride al ricordo – vince chi riesce a partire per ultimo. Se ti muovi prima dei tornanti, è presto. Il punto è dopo l’ultima curva a destra, dove hai tutto il terreno per fare la differenza. Ma tanto dipende anche da come pedali. Io cercavo di farlo il più possibile seduto, cercando di gestirmi. Anche nei tornanti, magari con un dente più agile. La tentazione di alzarsi in piedi c’era, ma sapevo di dover risparmiare la gamba».

La vittoria del 2007 indossando la maglia di leader dell’allora ProTour
La vittoria del 2007 indossando la maglia di leader dell’allora ProTour

Tornanti con il 39×23

I due tornanti sono la parte più scenografica del Muro, quella delle foto e del clamore dei tifosi assiepati. E anche la più traditrice per chi volesse anticipare.

«Se a metà Muro sei stanco – spiega Rebellin – non hai possibilità. Lì devi salvarti. Nell’ultima scalata, io andavo sui tornanti con il 39×21-23 mentre nei primi passaggi usavo anche il 25. Poi, quando partiva la volata, cominciavo a scendere con i pignoni. Non ho mai usato il 53 in gara, anche se a qualcuno l’ho visto fare. In allenamento invece capitava di provarlo. Adesso con i cambi elettronici rischi meno, ma prima poteva capitare che ti saltasse la catena e non potevo permettermelo. Così iniziavo ad accelerare in progressione, soprattutto nel tratto in alto dove un po’ spiana. Sembra corto, ma si recuperano dei bei secondi. E la catena in quel tratto scendeva anche fino al 39×13-14».

Agili sui tornanti, duri nel finale: questo Alaphilippe, nell’edizione vinta lo scorso anno
Agili sui tornanti, duri nel finale: questo Alaphilippe, nell’edizione vinta lo scorso anno

Tre vittorie diverse

Tre vittorie diverse le sue, tre storie diverse e l’accenno a quel che accadde dopo il 2009 gli fa ancora tremare la voce.

«La prima volta – dice – fu una vera sorpresa. Venivo dalla vittoria dell’Amstel, non me l’aspettavo. La seconda volta sapevo già meglio come muovermi, perché il Muro alla fine sai come gestirlo. Non è come la Liegi, che cambia in continuazione e provare gli ultimi 100 chilometri è sempre utile. La Freccia si gioca negli ultimi 200 metri e devi snobbare tutto quello che succede prima. La fatica c’è, ma non devi pensare alle fughe. E’ un rischio, ma devi salvare le gambe».

Nel 2016 Valverde vince la quarta Freccia: alle sue spalle Albasini, anche lui a quota 16 partecipazioni
Nel 2016 Valverde vince la quarta Freccia: alle sue spalle Albasini, anche lui a quota 16 partecipazioni

Le stesse facce

E poi si ritrovano tutti su quel Muro. Sanno chi sono, perché i nomi della Freccia Vallone sono sempre gli stessi. Quelli capaci della botta secca, corridori leggeri abituati a sorseggiare l’acido lattico.

«Sai con chi devi vedertela – conferma – alla Liegi troverai gli stessi nomi, però magari vinceranno altri, perché la distanza e le tattiche sono diverse. E certo che ho un po’ di nostalgia per quella strada. Ci sono tornato con il Giro del Belgio e un anno in cui mi invitarono per una pedalata al caffè che c’è in cima. E’ la classica più adatta a me, mi sarebbe piaciuto correrla ancora. In quel periodo avevo 37-38 anni, ero ancora nel pieno e avrei fatto delle belle prove. L’ultima però l’ho vinta, se non altro ho lasciato il Muro d’Huy con il dolce in bocca».

Rebellin ha vinto l’ultima Freccia Vallone che ha corso: era il 2009, di lì a poco sarà 3° alla Liegi di Schleck
Rebellin ha vinto l’ultima Freccia Vallone che ha corso: era il 2009, di lì a poco sarà 3° alla Liegi di Schleck

La bici al chiodo

Davide Rebellin ha 50 anni ed è appena rientrato da Palma de Mallorca, dove si è unito alla Work Service-Vitalcare. A breve andrà a Gran Canaria per partecipare alla Epic Gran Canaria, una gran fondo cui spesso lo invitano. La frattura è a posto, ha giusto un po’ di fastidio alla caviglia quando si alza sui pedali. Il rientro è ancora da stabilire, probabilmente sarà a Laigueglia. Poi alla fine di questa stagione anche Davide, come Valverde, appenderà la bici al chiodo. E chissà se qualcuno dopo di loro riuscirà a conoscere tanto bene il Muro d’Huy. Una cosa è certa: se non gli avessero cucito addosso la lettera scarlatta, quelle 16 partecipazioni Davide se le sarebbe lasciate da un pezzo alle spalle.

Crono CR1: scarpe top ai piedi della Work Service Vitalcare Videa

18.01.2022
3 min
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Prosegue anche nel 2022 la collaborazione tra Crono e il team Work Service Vitalcare Videa. Il brand veneto, produttore di calzature alto di gamma per ciclismo, conferma così la propria presenza nel mondo del professionismo. Il banco di prova ideale quello fornito dalla partnership con la squadra presieduta da Demetrio Iommi per lo sviluppo dei prodotti Made by Crono. Da sempre realizzati a mano nel più rigoroso rispetto delle prerogative del vero “fatto in Italia”.

Le scarpe Crono erano ai piedi dei corridori della Work Service anche nella stagione 2021, qui in versione rossa abbinate ai colori del team
Le scarpe Crono erano ai piedi dei corridori della Work Service anche nel 2021

Sviluppo costante

Il modello di scarpa in dotazione è il top di gamma CR1: un vero è proprio gioiello “generato” all’interno del reparto Ricerca & Sviluppo di Crono. Questa calzatura si distingue dalle “pari-gamma” in circolazione in quanto caratterizzata da una doppia chiusura Boa, con laccio in acciaio rivestito in nylon. In più è integrata con l’innovativo sistema proprietario di chiusura Multi Contact progettato appositamente per adattarsi in modo perfetto alle differenti forme anatomiche del piede. Realizzata in microfibra ultra leggera, di altissima qualità.

Le Crono CR1 hanno una doppia chiusura BOA con laccio in acciaio rivestito in nylon
Le Crono CR1 hanno una doppia chiusura BOA

Queste scarpe sono rese ancora più traspiranti dalle aperture eseguite al laser allo scopo di assicurare la massima ventilazione. Il tallone è tenuto in costante “posizione” grazie all’applicazione di uno speciale rivestimento anti-scalzante e dall’inserimento di rinforzi speciali. Le Crono CR1 sono provviste della nuova suola “full carbon” con indice di rigidità 10+: il massimo per poter trasferire sui pedali tutta la potenza che si ha a disposizione.

La suola full carbon delle Crono CR1
La suola full carbon delle Crono CR1

Il vero Made in Italy

Il Calzaturificio Sabena, la realtà proprietaria del marchio Crono, è un’azienda che è stata fondata da Giancarlo Stocco nel 1973. Nel corso dei primi anni di attività la produzione era destinata a qualsiasi tipologia di calzatura, ma sin dai primi anni ’80 ha incominciato a specializzarsi nella realizzazione di scarpe tecniche per lo sport. In modo particolare, si è inizialmente avviata la produzione di calzature per il ciclismo, per il calcio e per il motociclismo. Calzature sempre più tecniche e tecnologiche in grado di soddisfare le esigenze di grandi atleti…

Con il passare degli anni, e dopo aver sviluppato progetti anche molto complessi ed innovativi per alcuni dei marchi più blasonati sul mercato (tra tutti Sidi, Time e fi’zi:k…), il Calzaturificio Sabena ha deciso di convogliare tutto il proprio “know-how” verso un brand proprio che potesse confrontarsi e proporsi nel mondo e ai massimi livelli. Da qui in avanti la nascita e lo sviluppo di Crono: un marchio che racconta bene la storia del vero Made in Italy, dove la qualità del prodotto, oltre alla cura di ogni suo singolo dettaglio, rappresenta ogni giorno la regola di lavoro principale alla quale votarsi.

Crono

Saby Sport, ecco la divisa della Work Service per il 2022

17.01.2022
4 min
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La stagione della Work Service-Vitalcare-Videa è ufficialmente partita, ma prima ancora di “spillarsi” il primo numero di gara sul dorso, gli atleti hanno avuto modo di conoscere la nuova divisa 2022. Disegnata e prodotta, con esperienza e professionalità, anche quest’anno, da Saby Sport.

Massima vestibilità

Il completo che Saby Sport ha ideato per la Work Service va nel segno dell’altissima qualità: il top di gamma della collezione Limited Edition. Realizzata come sempre interpretando al massimo la più autentica passione per il vero Made in Italy, questa linea è al tempo stesso innovativa e moderna. Senza tuttavia discostarsi dalla tradizione manifatturiera italiana.

Alla base c’è un rispetto della metodologia di confezionamento che impone la cura estrema fino al più piccolo dei particolari… La maglia presenta fondo bianco e blu e ad essa si abbina il pantaloncino “total blue”, frutto di tre anni di ricerca per poter assicurare comodità e leggerezza agli atleti della squadra.

Rebellin in visita presso Saby Sport: alla sua sinistra Sabina Zambon e Gianluca Peripoli
Rebellin in visita presso Saby Sport, con alla sua sinistra Sabina Zambon e Gianluca Peripoli

I dettagli tecnici

«La qualità principale di questa nuova divisa – ci racconta Gianluca Peripoli, responsabile Saby Sport – è a mio avviso la sua vestibilità. A detta di molti atleti sembra quasi di non indossarla… Realizzata con tessuto 14610, aderisce facilmente al corpo grazie alla sua elasticità. La maglia presenta una zip centrale pressofusa che alza ulteriormente il livello di qualità del kit gara. Una divisa che presenta molte qualità: oltre ad essere aerodinamica e dunque performante, garantisce ottima traspirabilità e protezione ai raggi solari.

«E proprio per agevolare al massimo l’attività del team, abbiamo pensato di modificare alcuni aspetti che, a nostro avviso, potranno fare la differenza. La manica, ad esempio, non ha l’elastico in silicone, ma un taglio vivo con il tessuto lavorato al laser e dunque senza ricorrere a cuciture. Il fondo della maglia è invece previsto con un ampio elastico in silicone per ottenere la giusta rigidità.

«Abbiamo poi realizzato un pantaloncino che potesse ridurre davvero al minimo molti inconvenienti, come ad esempio l’irritazione o l’abrasione della pelle dovuta allo sfregamento. Anche il fondo gamba è a taglio vivo con una siliconatura interna per garantire una perfetta vestibilità. Le bretelle e la parte finale del pantaloncino sono realizzate anch’esse con taglio vivo. Il fondello Elastic Interface by CyTech, invece, garantisce un’assoluta comodità, un’eccezionale resistenza all’attrito… senza irritazioni».

Le maglie ufficiali della Piccola Sanremo, disegnate da Saby Sport
Le maglie ufficiali della Piccola Sanremo, disegnate da Saby Sport

Battesimo a Mallorca

Entusiasta del materiale tecnico messo a disposizione da Saby Sport è anche tutto l’entourage della formazione presieduta da Demetrio Iommi.

«Già nel corso del 2021 – ha aggiunto lo stesso Iommi – abbiamo avuto la possibilità di apprezzare le qualità dei capi realizzati da Saby Sport. Insieme a Gianluca Peripoli, e ai suoi esperti tecnici, in questi mesi abbiamo analizzato i feedback dei corridori per così poter scegliere le migliori soluzioni disponibili sul mercato per confezionare la divisa 2022. Ne è nato un kit di qualità, caratterizzato da uno stile nuovo ed affascinante. Una maglia con la quale i nostri ragazzi andranno all’assalto dei nuovi prestigiosi traguardi che ci attendono. Non vediamo davvero l’ora».

La prima occasione utile per vedere all’opera la Work Service Vitalcare Videa con il nuovo kit gara Saby Sport 2022 sarà la Challenge Mallorca, che il 23 gennaio prossimo aprirà ufficialmente il calendario professionistico europeo.

SabySport