Bagioli tra una sfortuna e l’altra, la prima vittoria WorldTour

01.04.2022
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Nemmeno il tempo di festeggiare la prima vittoria nel WorldTour che Andrea Bagioli è stato fermato dall’influenza. Un inizio di stagione complicato per il corridore della Quick Step-Alpha Vinyl che, dopo aver superato il Covid, è stato costretto a fermarsi nuovamente.

«Dopo la Vuelta a Catalunya – racconta Bagioli – siamo partiti subito per Sierra Nevada per fare un ritiro in altura prima delle Ardenne. Tutto ad un tratto nella notte di martedì ho iniziato a sentirmi male e mercoledì sono tornato a casa. Ora sto un po’ meglio, ma dovrò restare fermo almeno fino a domenica. Ho fatto anche tre tamponi, tutti negativi, almeno sono sicuro che non si tratta ancora di Covid».

Per Bagioli una vittoria allo sprint senza esultanza all’ultima tappa del Catalunya, solo dopo il traguardo scoprirà di aver vinto
Per Bagioli vittoria senza esultanza al Catalunya, solo dopo il traguardò scoprirà di aver vinto
Partiamo dalla Vuelta a Catalunya e dalla prima vittoria WorldTour, raccontaci com’è andata.

Prima di partire per la Spagna avevo visto che la prima e l’ultima tappa erano adatte alle mie caratteristiche. Diciamo che mi ero segnato quelle tappe per provare a fare bene, anche se proprio nell’ultima tappa un po’ di sfortuna non è mancata…

In che senso?

Pronti via e dopo 10 chilometri ho forato, non un bel momento anche perché non era ancora partita la fuga ed è successo ai piedi della prima salita. Per rientrare ho fatto fatica doppia. Però ero molto motivato, ero partito con l’idea e con la voglia di vincere.

Il corridore della Quick Step era caduto anche alla prima tappa del Saudi Tour rimediando due punti di sutura al gomito destro
Caduta anche al Saudi Tour, con due punti di sutura al gomito destro
Previsione rispettata.

Direi proprio di sì, sono molto contento, ci voleva proprio. E’ stato un periodo complicato, tra il Covid e qualche caduta di troppo, era il momento di riprendermi tutto e con gli interessi. A dire il vero quando ho tagliato il traguardo non sapevo neanche di aver vinto.

Come mai?

Nell’ultimo strappo ero rimasto nel gruppetto dietro e siamo rientrati solamente ad un chilometro dall’arrivo. Infatti non ero sicuro di sprintare per la vittoria, poi appena tagliato il traguardo mi hanno avvisato dalla radio che avevo vinto.

Che emozione è stata?

Bellissima. Salire sul podio, festeggiare. Anche se abbiamo avuto poco tempo perché la sera abbiamo subito preso l’aereo per Sierra Nevada.

Per lui un buon inizio di stagione, con un secondo posto al secondo giorno di gara
Per lui un buon inizio di stagione, con un secondo posto al secondo giorno di gara
La stagione era partita bene, già al Saudi Tour, poi come hai detto tu la sfortuna si è messa di traverso.

Sì, avevo iniziato bene con un secondo posto nella tappa di Abu Rakah (la seconda, ndr). A dire il vero nella prima tappa, quella dello sterrato, ero caduto e mi avevano messo due punti al gomito. 

Quel secondo posto come ti ha lasciato?

Contento perché non mi aspettavo di essere in una buona condizione, soprattutto dopo la caduta. Poi, ovviamente, non potevo essere contento al cento per cento, il secondo posto mi ha dato anche un po’ di rammarico perché ero a pochissimo dalla vittoria.

Poi è arrivato il Covid.

Appena tornato dall’Arabia. Sono stato fermo 5 giorni, non pochi visto che eravamo in piena preparazione. Dopo la quarantena ho iniziato a pedalare sui rulli e pian piano sono tornato ai miei ritmi normali. Le prime gare dopo il Covid sono state Faun-Ardèche Classic e la Drome Classic, non sono andate male.

Per Bagioli il rientro alle corse dopo il Covid è avvenuto alla Faun-Ardèche Classic
Per Bagioli il rientro alle corse dopo il Covid è avvenuto alla Faun-Ardèche Classic
Prima del Catalunya hai corso anche la Sanremo…

In realtà non dovevo correrla, ma viste le defezioni dei giorni precedenti mi hanno chiamato all’ultimo. Arrivavo direttamente dall’altura per preparare al meglio il Catalunya.

Ora le Ardenne, ne hai qualcuna in particolare nel mirino?

Sinceramente no, in realtà non sono sicurissimo di correrle, vedremo come sto. Per il momento il mio programma non è cambiato e vorrei fare quelle gare per esperienza e per arrivare pronto alla seconda parte di stagione.

Cosa prevede il menù?

Il Giro d’Italia in primis, e lì punto a vincere almeno una tappa. Per prepararlo al meglio farò una settimana a Livigno dopo le Ardenne, per recuperare e per aumentare al massimo la concentrazione. Un altro obiettivo saranno i campionati italiani che si correranno in Puglia. Dalle prime indicazioni il percorso sembra adatto alle mie caratteristiche.

Sagan al Catalunya per costruire il Fiandre

24.03.2021
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Uno come Sagan, che riesce a scollinare 12° sul Poggio e poi a fare quarto in volata dopo 300 chilometri, è davvero così indietro di condizione? Tornando da Sanremo era questa la domanda che frullava nella testa e la risposta più plausibile era che la classe dello slovacco sia tale e tanta che, con la necessaria esperienza, Peter fosse riuscito a restare nascosto fino al momento giusto e poi avesse stretto i denti. Se fosse stato davvero bene, avrebbe seguito gli scatti in prima persona e magari avrebbe rilanciato. Perciò, visto che in questi giorni “Peterone” sta correndo la Volta a Catalunya e con lui c’è il suo allenatore Sywester Szmyd, fare il punto della situazione in vista delle classiche servirà a dare la giusta dimensione a uno dei protagonisti più attesi. Che malgrado il passaporto, percepiamo come uno di noi: italiano acquisito per trascorsi e filosofia.

Per correre il Catalunya ha rinunciato alla Gand-Wevelgem, vinta nel 2018
Per correre il Catalunya ha rinunciato alla Gand-Wevelgem, vinta nel 2018
Cinque settimane fermo a Gran Canaria: quanto hanno inciso?

Potete immaginare che non siamo riusciti a fare tanto. Ma Peter ha la mentalità vincente e ho pensato anche io che alla Sanremo abbia avuto una buona gamba, tanto da fare la volata con dei numeri molto buoni. Però si vede che manca l’altura, che a lui giova tanto. La Tirreno gli ha dato una prima… passata di intensità e qui al Catalunya vogliamo metterci il resto.

E’ vero che l’ha deciso lui?

Non so con chi abbia parlato e chi abbia fatto l’annuncio. So invece che all’inizio della Tirreno, mi ha chiamato Enrico Poitschke, il capo dei direttori sportivi, e mi ha detto che c’era questa possibilità. Io ne ho parlato con Peter che si è detto d’accordo e abbiamo immaginato un percorso di avvicinamento al Nord diverso dal solito, per rimediare a quel periodo di sosta.

Pensi che si possa arrivare al Fiandre ugualmente bene?

Come quando non si andava in altura. Abbiamo perso 5 settimane di lavoro, bisognerà fare tutto bene. Nel primo ritiro a Peschiera, era freddo per fare certi lavori. Invece a Gran Canaria eravamo nella fase dei lavori specifici e Peter ha dovuto fermarsi.

A 31 anni la condizione si trova facilmente?

Il tempo passa per tutti, anche per lui. Ce ne siamo accorti l’anno scorso al Tour e per tutta la stagione. Mentre i più giovani sono entrati in forma rapidamente, a noi è servito proprio il lavoro del Tour per arrivare al Giro con una forma vincente. Perciò è chiaro che per entrare in condizione impiega più di quando aveva 21 anni e dopo l’inverno era subito vincente in Australia. Oppure quando faceva una settimana di vera vacanza dopo le classiche, poi andava in California e vinceva la classifica.

Alla Tirreno (qui con Fabbro), Peter ha messo nelle gambe la prima intensità di stagione
Alla Tirreno ha messo nelle gambe la prima intensità di stagione
In una corsa come il Catalunya si riesce a fare qualche lavoro specifico, oppure il semplice correre alla fine risulta allenante?

E’ così dura, che… basta correre. Non è di quelle corse in cui hai la tappa che si va a spasso e puoi programmare dei lavori di intensità. Qui l’intensità te la impongono gli altri. Abbiamo provato a fare la tappa per lui il primo giorno e mi aspetto che stia sempre meglio. Il percorso è duro, ma non siamo qui solo per allenarci. Come detto prima, Peter ha la mentalità vincente e vuole essere comunque protagonista.

Si poteva rischiare dopo la Sanremo di andare diretti in Belgio per Harelbeke e Gand-Wevelgem?

Non valeva la pena cambiare il programma avviato alla Tirreno, perché quel quarto posto a Sanremo può significare tutto e anche niente. In Belgio a quel punto saremmo andati per giocarci le corse, ma se uno come Peter non è almeno all’85 per cento, sarebbe andato a prendere batoste dalle quali non si sarebbe ripreso. E il primo weekend non sarebbe stato utile per il Fiandre e la Roubaix. Stiamo lavorando per questi obiettivi e per il resto della stagione. Non ci interessa trovare una condizione rapida che duri poco.

Catalunya, Valverde in cerca del record. E gli italiani?

22.03.2021
4 min
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Per poter inquadrare bene la Volta a Catalunya, che prende il via proprio oggi, bisogna partire dalla sua posizione nel calendario. La quarta più antica fra le corse a tappe (la sua nascita risale al 1911), solo nel 2010 ha trovato una sua collocazione definitiva a marzo. Ed è così diventata una sorta di antipasto per la Campagna del Nord. Una scelta che ha contribuito fortemente a separare ancora di più la prima e la seconda parte delle Classiche del Nord. Chi punta a corse così particolari tecnicamente come Fiandre e Roubaix è quasi diventato una specie a parte. Chi invece ha ambizioni nella Settimana Vallone, va in Spagna a rodare la gamba. L’esempio più lampante è stato Alejandro Valverde, che insieme a Miguel Indurain è il primatista di successi con tre centri in terra catalana. Nel 2017 Alejandro trovò la condizione per dominare prima la Freccia Vallone e poi la Liegi-Bastogne-Liegi. Quest’anno però, con la sua chiusura al 28 marzo, la Volta lascia una settimana a chi vorrà tentare la carta del Fiandre. E le carte si rimescolano.

Nel 2011, 10 anni fa, Scarponi arriva 2° al Catalunya dietro Contador e riceverà alla fine la vittoria
Nel 2011, 10 anni fa, Scarponi arriva 2° dietro Contador e riceverà alla fine la vittoria

Il 2011 di Scarponi

La collocazione temporale è diventata nel tempo fondamentale per gli organizzatori. Così lo scorso anno hanno deciso di non aggiungersi alla schiera di manifestazioni ricollocatesi da agosto in poi. Il posizionamento assume una grande importanza per i cacciatori di classiche e per chi ambisce a un ruolo di primo piano Al Giro d’Italia. Essendo corsa di una settimana, è un test già probante. Curioso il precedente del 2011, quando Michele Scarponi si piazzò secondo al Catalogna e poi al Giro. In entrambi i casi risultò poi vincitore per la squalifica di Alberto Contador.

Aspettando Valverde

Il cast di quest’anno è importante. Anzi a ben guardare si nota come ci sia una sorta di squilibrio fra chi ha ambizioni di classifica e chi può puntare alle tappe. Non ci sono molti grandi velocisti. Questo potrebbe dare chance a Peter Sagan, lo slovacco della Bora-Hansgrohe che ha scelto di correre poi al Giro. In Spagna tifano naturalmente per Valverde e un suo ultimo colpo di coda. Le gare a tappe di una settimana sono sempre state la sua dimensione ideale. Una vittoria lo porrebbe in cima alla lista dei plurivincitori. E forse sarebbe un bel biglietto d’addio in quella che dovrebbe essere la sua ultima stagione. 

Gemelli contro

Prima sfida fra i fratelli Yates dopo la loro separazione: Simon (Team Bike Exchange) e Adam (Ineos Grenadiers). Entrambi reduci da sofferte sconfitte contro Pogacar (il primo all’Uae Tour, il secondo alla Tirreno-Adriatico) hanno l’opportunità di riscattarsi e chiarire anche la supremazia familiare. Ma gli avversari non mancano e qui torniamo al legame della Volta con il Giro. Le presenze di Almeida (Deceuninck-Quick Step), Hindley (Team DSM), Ciccone (Trek-Segafredo) è un anticipo della corsa rosa? Staremo a vedere, ma la gara iberica porrà anche altre curiosità. La prima vera uscita in maglia UAE Team Emirates per Marc Hirschi, lo svizzero che è stato a conti fatti l’ultimo big a cambiare maglia, praticamente quasi a ciclomercato chiuso. Oppure la presenza di Chris Froome (Israel Start-Up Nation) dal quale è lecito attendersi qualche segnale di rinascita.

Miguel Angel Lopez, ora alla Movistar, è il vincitore uscente del Catalunya
Miguel Angel Lopez, ora alla Movistar, è il vincitore uscente del Catalunya

Vuoto azzurro

La Volta a Catalunya non ha sorriso molto spesso ai colori italiani: prima di Scarponi 2011 c’era stato Moser nel 1978. E prima ancora il nostro ciclismo ha fatto registrare altre 9 vittorie nel corso della lunga storia della corsa. La prima nel 1933 con Alfredo Boret. Poi negli anni Settanta era quasi diventato un nostro feudo con i successi di Bitossi (1970), Gimondi (1972), Bertoglio (1975) oltre al già citato Moser poi Chiappucci nel 1994. Ultimo a salire sul podio, Domenico Pozzovivo terzo nel 2015. Qualcuno riuscirà a imitarlo?