Whistle Vaero seconda generazione, prezzo e qualità super top

Whistle Vaero, seconda generazione: prezzo e qualità super top

07.11.2025
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Si chiama Vaero2 di Whistle. E’ la bici road top di gamma che si pone anche come un vero gamechanger in termini di rapporto tra qualità, prezzo e performance. In realtà le bici sono due, perché al modulo di carbonio “standard” (o modulo civile come lo abbiamo ribattezzato noi), si aggiunge la versione 2R (ribattezzata modulo militare, più leggera e tirata).

Rispetto alla Whistle Vaero di prima generazione cambiano le forme, rese maggiormente accattivanti, funzionali ed aero oriented. Non subisce variazioni il concetto Whistle, che vuole una bici ricercata nella qualità del carbonio, nei diversi allestimenti e che si propone a prezzi di listino davvero interessanti. Entriamo nel dettaglio di questa anteprima anche grazie al contributo di Massimo Panzeri, amministratore delegato di Atala.

Whistle Vaero seconda generazione, prezzo e qualità super top
Massimo Panzeri è l’amministratore delegato di Atala, proprietaria del marchio Whistle
Whistle Vaero seconda generazione, prezzo e qualità super top
Massimo Panzeri è l’amministratore delegato di Atala, proprietaria del marchio Whistle

Bici di qualità e prezzi ragionevoli

«Il progetto Whistle Vaero nasce nel 2023 – racconta Panzeri – quasi come una scommessa. Eravamo giunti a un punto in cui ci siamo chiesti se intraprendere nuovamente la via delle bici da strada di qualità, oppure restare su altre categorie. Avevamo una grande conoscenza del carbonio, un know-how derivante da tutto quello fatto in precedenza sulle e-bike e sulle mtb, oltre alle tante connessioni con i vari fornitori. La prima produzione delle road Vaero contava 300 biciclette, bruciate dal mercato in meno di due mesi. Da quel momento in avanti abbiamo deciso di aumentare la produzione e di pensare allo sviluppo di una generazione successiva, senza mai perdere di vista il bilanciamento perfetto tra prezzo di listino e qualità complessiva.

«I prezzi che proponiamo – conclude Panzeri – prendono forza grazie a diversi fattori. Non abbiamo un team WorldTour da sponsorizzare e di conseguenza adattiamo la strategia marketing, i costi si riducono di molto a favore di un listino vantaggioso. Abbiamo la fortuna di poter sfruttare conoscenze e tecnologie di livello molto alto, create per tante categorie di bici e che possiamo adattare in base ad esigenze differenti».

Il carbonio di Vaero2 e 2R

Partiamo dal presupposto che le due versioni adottano le medesime forme e geometrie. Le differenze principali sono legate alla fibra di carbonio e a tutto quello che concerne gli allestimenti. Vaero2 è costruita con una fibra di carbonio a modulo T800, mentre per Vaero2R è usato un blend di tessuti compositi, T800 e T1000. Quest’ultimo è posizionato nei punti strategici, con orientamenti dedicati. Vaero2R vuole essere più leggera e corsaiola, comunque non estrema nelle risposte, anche nell’ottica di mantenere quel “feeling un po’ adatto a diverse tipologie di utenza”, pur entrando in un segmento di biciclette ricercate e dedicate all’agonismo.

I numeri della 2R raccontano una rigidità superiore (rispetto alla Vaero2) del 33% nella sezione dello sterzo, del 3% e 10%, rispettivamente per movimento centrale e carro posteriore. Si tratta di telai costruiti con la tecnologia monoscocca di ultima generazione. All’interno dello stampo (all’interno dei tubi) sono posizionati dei mandrini in PP e non più in lattice come in passato. Ne guadagnano la qualità e la riduzione dei pesi. Il contrafforte in PP blocca le pelli di carbonio durante la cottura, in modo che queste non cambino orientamento. E’ utilizzata una quantità inferiore di resina e c’è la possibilità di ottimizzare gli spessori dei profilati, senza interferire sulla resa tecnica.

Semplicità e massima compatibilità

La forcella è completamente in carbonio. La seconda generazione di Vaero porta in dote nuove sedi per i perni passanti (anche per il retrotreno). Lo sterzo è stato completamente ridisegnato, ora maggiormente aero concept ed aggressivo, sempre con sviluppo ACR di FSA (a favore di un’ampia compatibilità). La scatola del movimento centrale adotta sedi press-fit con diametro da 42 millimetri ed i punti di appoggio del movimento centrale hanno superfici aumentate. Completamente ridisegnati i punti di unione dei foderi bassi e obliqui del carro posteriore. Questi ultimi sono stati rinforzati e sono pronti per le trasmissioni che verranno.

E’ stato aggiunto il forcellino UDH per il bilanciere, mentre il supporto del deragliatore può essere rimosso (in ottica monocorona) e senza problemi arriva a supportare corone fino a 54/55 denti. Il reggisella è sempre full carbon ed è specifico per la Vaero, con il profilo posteriore piatto che bene collima con il design del piantone. E’ disponibile con due arretramenti, zero off-set oppure a 12 millimetri. Vaero2 e Vaero2R sono prodotte in Cina su specifiche Whistle. Per ogni lotto viene selezionato un numero specifico di telai, utilizzati per i test di qualità e sicurezza. A questi si aggiungono le prove TUV, eseguite in Germania ed in Italia.

Taglie, allestimenti e prezzi

Per entrambe le versioni (2 e 2R) le taglie disponibili sono cinque: 48 e 52, 54, 56 e 58. Entrando nel dettaglio delle quote geometriche si notano alcuni valori in comune, come ad esempio l’angolo del piantone e dello sterzo, rispettivamente 75° e 71°. Il primo ha un angolo importante bello dritto, mentre l’avantreno piuttosto aperto in avanti. Traducendo, il corpo centrato sulla bici e non scaricato vero il retro, mentre l’anteriore è più facile e comodo. Anche per quanto concerne il reach e lo stack, taglia per taglia, si nota la propensione corsaiola della bici, che resta comunque ben equilibrata. Rientra in questo equilibrio geometrico la lunghezza di ogni sterzo, mai troppo compressa.

Whistle Vaero2R è disponibile con trasmissione Campagnolo Super Record 13 a 7.999 euro. Con due montaggi Shimano Dura Ace, con power meter e senza (quest’ultima ha il suffisso Lite), 6.999 e 5.849 euro, mentre il pacchetto Shimano Ultegra ha un listino di 4.599 euro. Ognuno di questi montaggi è abbondantemente al di sotto della media della categoria. Tutte le Vaero2R montano il cockpit integrato Vision Metron 5D Evo e le ruote Vision SC45 (gommate Continental GP5000s TR da 30). Per gli amanti dei valori alla bilancia, le due top del catalogo si attestano intorno ai 7,4-7,5 chilogrammi nella misura media.

Infine, i tre montaggi previsti per Vaero2. Ultegra Lite, Shimano 105 Di2 e trasmissione 105 a base meccanica (non Di2). Ognuna di queste non prevede il montaggio del manubrio integrato Vision, ma un cockpit (sempre full carbon) integrato Whistle, così come per le ruote Whistle C35 con cerchio in carbonio. I prezzi di listino sono rispettivamente di: 3.499, 2.899 e 2.399 euro.

Whistle

Vision Metron TFA EVO

Vision Metron TFA EVO: nuovo design e performance migliori

18.10.2025
4 min
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Nella costante e incessante lotta per la ricerca della velocità nelle discipline come il triathlon e le prove contro il tempo Vision ha sempre studiato e sviluppato prodotti che potessero rivoluzionare questi concetti. I confini sono stati più volte spostati, superati e ridisegnati a seconda delle sfide e dell’innovazione aerodinamica. Da questo punto di vista il lancio del nuovo manubrio Metron TFA EVO Aerobar segna un’evoluzione ancora più audace in quello che è il design del manubrio. 

La novità è quella dell’architettura mono-riser, la quale va a sostituire il tradizionale sistema dual-stack. Non stiamo parlando di un cambiamento votato esclusivamente all’estetica, ma anche alla ricerca della miglior prestazione possibile

La “prova” del vento

Il concetto portato da Visione del design mono-riser è emerso grazie a uno spettro di simulazioni e di test che sono stati fatti in galleria del vento. Consolidando la struttura del riser in un montante centrale viene ridotta in maniera significativa la superficie frontale e la turbolenza intorno alla zona del cockpit. Il guadagno, in termini di aerodinamica ma anche di tempo e velocità, è ampio e va a determinare in positivo le prestazioni dell’atleta nelle prove dove il cronometro la fa da padrone. 

Inoltre ne risulta anche un vantaggio per quanto riguarda il peso, visto che si utilizza meno materiale, tuttavia questo non comporta nessuno svantaggio in rigidità e regolabilità. 

Vision Metron TFA EVO Aerobar, Jonas Vingegaard (foto SprintCycling)
Il nuovo Vision Metron TFA EVO Aerobar utilizzato da Jonas Vingegaard, atleta del team Visma Lease a Bike (foto SprintCycling)
Vision Metron TFA EVO Aerobar, Jonas Vingegaard (foto SprintCycling)
Il nuovo Vision Metron TFA EVO Aerobar utilizzato da Jonas Vingegaard, atleta del team Visma Lease a Bike (foto SprintCycling)

Testato

Vision è consapevole, dall’alto della sua esperienza, che oltre ai vantaggi numeri e tecnici devono esserci anche dei vantaggi pratici. Quest’ultimo aspetto è influenzato dal feedback che meccanici e atleti possono fornire. 

Con il nuovo Metron TFA EVO le regolazioni e i microaggiustamenti per l’altezza dello stack sono ancora più precisi. Si ha anche un vantaggio nella regolazione dell’angolazione per quanto riguarda le estensioni. Il fatto di passare a un manubrio mono-riser riduce in maniera sensibile il numero di viti necessario all’assemblaggio, in questo modo si avranno tempi più corti e minore complessità nel montaggio

Regolazione

Le taglie a disposizione sono quattro, il che offre un’ampia gamma di regolazioni per il posizionamento in sella, sia longitudinalmente che in ampiezza. Un dettaglio che consente agli atleti di trovare la giusta posizione senza dover sacrificare la performance sportiva

Le estensioni TFE EVO sono state progettate con l’obiettivo di essere compatibili al 100 per cento con la maggior parte delle bici da triathlon e da cronometro sul mercato senza alcun compromesso in termini di prestazioni o design aerodinamico. E’ il costante impegno nella ricerca e nello sviluppo che rende Vision un marchio tecnico capace di lavorare a stretto contatto con diverse realtà professionistiche e non solo

Opzioni di acquisto: TFE EVO Aerobar completo: 944 euro, TFA EVO Basebar: 725 euro.

Vision

Ruote SC 48 i25 Vision 2025

Ruote SC 48 i25, l’equilibrio perfetto secondo Vision

22.09.2025
3 min
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Pochi giorni fa Vision ha presentato le SC 48 i25, delle nuove ruote che fanno dell’equilibrio la loro forza. Equilibrio tra strada e gravel, aerodinamica e peso, qualità e prezzo. Tutte qualità che sono già iscritte nel loro nome.

“SC” (Service-Course) è infatti la gamma dell’azienda che comprende i prodotti in carbonio ad un prezzo accessibile. 48 e 25 sono invece rispettivamente l’altezza e il canale interno del cerchio, due numeri che sono il frutto di un accuratissimo studio, per delle ruote che si potrebbero davvero definire “definitive”.

Ruote SC 48 i25 Vision 2025
Vision ha voluto realizzare un set di ruote pronte a tutto, sia alla strada che al gravel
Ruote SC 48 i25 Vision 2025
Vision ha voluto realizzare un set di ruote pronte a tutto, sia alla strada che al gravel

48-25, la formula magica

L’idea di Vision era di realizzare delle ruote ibride, adatte sia alla strada che al gravel, che unissero quindi la performance (aerodinamica e peso) alla stabilità. Il comparto di ricerca e sviluppo dell’azienda ha quindi iniziato a vagliare cerchi con profili di molte dimensioni, dai 40 fino ai 65 mm e diverse misure del canale interno. In tutto sono state testate oltre 300 combinazioni sia con analisi computerizzate in CFD che in galleria del vento.

Il risultato di tutta questa lunga progettazione ha portato a stabilire che l’equilibrio perfetto fossero proprio quei 48 mm di profilo e 25 mm di larghezza che danno il nome alle ruote. Il canale interno è hooked, ottimizzato per gli pneumatici generosi utilizzati nel gravel, ma ottimo anche per quelli stradali, specie dopo l’avvento dei tubeless. Insomma, in Vision dicono di aver trovato una formula magica che fa delle SC 48 i25 un set di ruote in carbonio pronte a tutto.

Raggi aero e mozzi best seller

Abbiamo detto che le nuove ruote puntano sull’equilibrio tra le diverse necessità. La raggiatura spinge sul fattore aero, con 24 raggi aerodinamici che seguono lo schema di incrocio 2:1 e il design straight pull. I vantaggi di questo tipo di raggi a testa dritta rispetto a quelli tradizionali sono molti. 

Un peso ridotto, una maggiore rigidità, un più facile montaggio e la possibilità di essere installati sui moderni mozzi lavorati i CNC. A proposito di mozzi, quelli scelti per le SC 48 i25 sono un best seller di Vision, i V-200 con un sistema a cricchetto migliorato e 6 cuscinetti a cartuccia sigillati.

Ruote SC 48 i25 Vision 2025 mozzo
I raggi sono aerodinamici e a testa piatta, mentre il mozzo scelto è il collaudatissimo V-200
Ruote SC 48 i25 Vision 2025 mozzo
I raggi sono aerodinamici e a testa piatta, mentre il mozzo scelto è il collaudatissimo V-200

Altri dettagli, peso e prezzo

Ad ulteriore garanzia della loro qualità, le nuove ruote “totali” SC 48 i25 sono assemblate a mano, in modo artigianale.

Il colore è un sobrio ed elegante nero, il peso si ferma a 1594 grammi la coppia, e il prezzo riflette la filosofia SC: 1.349 euro.

Vision

Nuove Vision SC 45 e 60 SL, super pesi e super prezzi

09.07.2025
4 min
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Dopo la famiglia Vision Metron SL, si rinnova anche la SC (SC è acronimo di Service Course, ora si fregia anche del suffisso SL grazie al mutuare di alcune soluzioni tecniche). Tiene fede all’ottimale rapporto tra qualità, prezzo e performance che da sempre contraddistingue questa famiglia di ruote.

Due le tipologie di ruote, 45 e 60, numeri che rappresentano anche i profili dei cerchi full carbon. Ci sono i nuovi mozzi Vision V-600 P.R.S. e ci sono i raggi in acciaio. Entriamo nel dettaglio.

I numeri delle nuove Vision SC SL

Profili dei cerchi a parte, vale la pena sottolineare anche attraverso i numeri (molti sono comuni alle due versioni) l’esponenziale crescita tecnica di un prodotto che si posiziona in una fascia medio/alta del mercato. Entrambe le nuove SC SL hanno il cerchio full carbon tubeless ready (non hookless) con il canale interno da 23 millimetri di larghezza ed è previsto un tape-tubeless. L’aumento della larghezza interna (il cerchio precedente aveva un canale da 21) è perfettamente in linea con la tendenza attuale che vede un aumento delle sezioni degli pneumatici. Un canale da 23 offre un’interfaccia ottimale per gomme da 28, 30 millimetri e oltre. Entrambi i profili adottano i medesimi raggi in acciaio (24 per ruota) con nipples esterni al cerchio. L’incrocio dei profilati è 2:1. Cambia leggermente la larghezza totale dei cerchi: 31,1 millimetri per quelli da 45, 33 millimetri per quelli con altezza da 60.

Davvero interessanti i prezzi di listino, 1.645 euro per le 45 e 1.749 per le 60 SC SL, considerando che anche sotto il profilo tecnico, le nuove Vision sono molto più che race ready. I pesi dichiarati: 1.542 grammi per le 45 e 1.642 per le 60.

Un nuovo mozzo con i muscoli

La rinnovata famiglia SC SL eredita il mozzo dalle più alte in gamma Metron ed è il Vision V-600 P.R.S. 54 punti di contatto del meccanismo della ruota libera. E’ una sorta di rachet system evoluto, disegnato per un ingaggio rapido e fluido, per una reattività superiore alla media ed è anche più longevo. Il processo di lavorazione è in CNC e tutto il corpo del mozzo è in alluminio. Adotta un design asimmetrico e flange differenziate tra anteriore e posteriore, tra lato destro e quello sinistro.

L’intero meccanismo interno, corpetto incluso è studiato per semplificare le operazioni di manutenzione, pulizia e sostituzione della ruota libera. Quest’ultima è disponibile per Shimano e Sram. Infine i cuscinetti interni al mozzo, hanno sfere in acciaio e sono sigillati, sono 2 per l’anteriore e 4 per il posteriore. Un altro aspetto interessante è la presenza del QR su ogni mozzo. Il QR code è laserato all’esterno del mozzo, quindi immune a qualsiasi tipologia di incuria e permette un facile accesso (da parte di tutti) ai codici per eventuali pezzi di ricambio in qualsiasi parte del mondo.

Vision

Una Cannondale è sempre speciale. Provata la Lab71 Team

13.06.2025
7 min
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Abbiamo la versione Team della Cannondale SuperSix Evo. E' la stessa bici usata dai professionisti, medesimo allestimento anche per quanto concerne il manubrio integrato, ovvero il Momo Design usato da alcuni atleti (ed atlete), insieme al Vision Metron 5D Evo.

ARTA TERME – La fase conclusiva del nostro test si svolge in terra friulana. La Cannondale SuperSix Evo Lab71 con allestimento Team rappresenta una sorta di punto di arrivo, per due aspetti. Il primo è quello della tecnologia applicata al carbonio, il secondo si riferisce ad un allestimento superlativo in tutto. Questa Team non è solo una replica, ma è la bici usata dal Team EF-Easy Post e dalla compagine femminile EF-Oatly. Le due variabili sono rappresentate dal profilo delle ruote e dal manubrio, qualche atleta utilizza il Vision Metron 5D Evo, altri lo stesso Momo Design in dotazione alla bici test.

Forme e livrea cromatica impattano, ma una volta in sella è la performance ad avere la meglio. L’avantreno mostra una reattività ed un sostegno come pochi altri. Il comparto centrale ed il carro posteriore sono rigidi, ma la SuperSix resta comunque guidabile e godibile.

Usata anche con le 38 per fare tanto dislivello positivo (foto Stefano Zuliani-Silent Alps)
Usata anche con le 38 per fare tanto dislivello positivo (foto Stefano Zuliani-Silent Alps)

L’allestimento della bici in test

Una taglia 54. Abbiamo rilevato un peso di 7,2 chilogrammi, senza i pedali, ma con i due portaborraccia aerodinamici (ben integrati, ma tutt’altro che leggeri). La trasmissione è Shimano Dura-Ace con pacco pignoni 11/30. la guarnitura/power meter è firmata FSA, con l’ultima versione K-Force Team Edition e PowerBox integrato (il misuratore di FSA che nasce dal progetto P2Max). L’asse passante della guarnitura ha il diametro da 30 millimetri. La sella è Fizik Vento Argo Adaptive 00. Le ruote sono le Vision Metron 60 SL, gommate Vittoria Corsa TLR (sezione da 28).

Il pacchetto telaio

Il pacchetto telaio si basa sul frame SuperSix Evo Lab71. Full carbon anche per la forcella con le stelo triangolare rinforzato con il Kevlar. La forma triangolare è voluta per migliorare il passaggio interno delle guaine. Altro dettaglio tecnico che merita il grassetto è la scatola del movimento centrale, con una larghezza di 68 millimetri con calotte esterne e sedi filettate. Il reggisella è il C1 di Cannondale (abbiamo scelto quello con off-set 0). Non in ultimo il manubrio integrato Momo Design Cannondale SystemBar, che nasce in modo specifico per questa versione. E’ piuttosto rigido, ma ha un design che lo rende pienamente sfruttabile anche da mani piccole.

E’ asciutto e poco voluminoso nella parte alta ed è di natura compact. Una precisazione a riguardo dei portaborraccia squadrati e dedicati alle borracce con disegno aero. Funzionano anche con le borracce rotonde (classiche), meglio con quelle da 50/600 ml, un po’ meno con quelle da 750, queste ultime sono vittima di vibrazioni per via un contenimento laterale scarso. La combinazione ottimale è con le sue borracce con i lati piatti. Il prezzo di listino della Evo in test è di 14.499 euro.

Il contesto ambientale della Carnia

La fase conclusiva della prova si è svolta in Carnia, tra le montagne ed alcune salite che hanno messo alla prova noi e la bicicletta. Se nel complesso il testa della SuperSix Evo Lab71 Team conta ben oltre 700 chilometri, in un solo fine settimana abbiamo percorso poco meno di 200 chilometri e 3.000 metri (poco più) di dislivello positivi. In alcuni casi siamo stati con il naso all’insù con pendenze al 18/20%. abbiamo utilizzato la Cannondale con il suo allestimento originale e anche con le ruote da 38 (nello specifico le DT Swiss ARC38).

Per noi che non siamo dei pesi massimi, l’allestimento con ruote medie/basse è stato ottimale (foto Stefano Zuliani-Silent Alps)
Per noi che non siamo dei pesi massimi, l’allestimento con ruote medie/basse è stato ottimale (foto Stefano Zuliani-Silent Alps)

In salita

Sfrutta il vantaggio di avere un carro posteriore ed una sezione centrale piuttosto reattivi, rigidi, ma non eccessivi. Inoltre, se pur caratterizzata da una geometria attuale, gli angoli di sterzo e piantone non portano il ciclista ad essere “troppo” caricato sull’anteriore. Significa avere costantemente una buona distribuzione dei pesi del corpo. Significa poter scaricare la zona lombare verso il retro quando le pendenze fanno digrignare i denti ed è necessario tirare anche con le braccia.

Con le ruote da 60 è super veloce, ma ha bisogno di essere tenuta al guinzaglio (foto Stefano Zuliani-Silent Alps)
Con le ruote da 60 è super veloce, ma ha bisogno di essere tenuta al guinzaglio (foto Stefano Zuliani-Silent Alps)

In discesa e nei tratti veloci

Una sciabola. Con le ruote più basse lascia un margine di errore maggiore ed anche più agile, ma la rigidità che mostra l’anteriore non sparisce, al pari di una precisione da primato. Sfruttata con le 60 tende a comandare lei, diventa più stancante ed impegnativa perché va sempre tenuta per le briglie, ma al tempo stesso è un missile. Prende velocità in un amen e usa il cerchio altissimo come poche altre bici per mantenere la velocità.

Qui entra in gioco il concetto di bici totale, sfruttabile e prestazionale nelle diverse situazioni, dove però è fondamentale (nell’ottica di sfruttare il mezzo al pieno delle potenzialità) cucire la bici tenendo presente le proprie caratteristiche di guida e come si pedala.

Non ha un passo compresso ed eccessivamente corto, fattore che porta dei vantaggi al comfort
Non ha un passo compresso ed eccessivamente corto, fattore che porta dei vantaggi al comfort

In conclusione

Una bici team replica come si deve, la stessa utilizzata dai corridori, quelli veri, senza variazioni. Stesso manubrio e ruote, medesimo frame-kit. Ci piace. La Cannondale SuperSix Evo Lab71 torna a valorizzare una delle piattaforme (la SuperSix) che per diversi anni è stata un punto di riferimento, un progetto additato da molte aziende come un esempio. Sfruttando un concetto agonistico marcato, questa SuperSix Evo è la bici pronta per fare qualsiasi cosa, ma è fondamentale allestirla tenendo presente la proprie soggettività.

Quello che ci ha colpito positivamente e tra gli altri fattori, è il grande equilibrio che si crea tra la geometria, moderna e non estremizzata, con la messa su strada, perché è una bici che regala un buon grado di confidenza da subito, ma diventa complice della resa atletica con il passare delle ore.

Cannondale

Sorprendentemente comodo, provato il Vision Metron 5D Evo

06.05.2025
6 min
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Il Vision Metron 5D Evo è il risultato di un’evoluzione lunga oltre sette stagioni. Integrato sì, ma anche ergonomico, aerodinamico, oggettivamente bello e gratificante. Allo sguardo “completa” l’avantreno della bici, ma il suo marchio di fabbrica (in fatto di design) è l’arcuatura di 10° che volge in avanti. Immagine o soluzione tecnica?

Nasce come un fattore tecnico tutto da argomentare, diventa con il tempo parte del DNA di Vision. L’abbiamo provato e queste sono le nostre considerazioni.

Ben Healy usa il Metron 5D Evo large da 38. Qui all’ultima Liegi-Bastogne-Liegi
Ben Healy usa il Metron 5D Evo large da 38. Qui all’ultima Liegi-Bastogne-Liegi

I numeri del Vision in test

Abbiamo provato la versione L (large, ovvero con una sezione piatta larga 40/45 millimetri) con una larghezza superiore di 380 millimetri (stretto e moderno, se contestualizzato alle tendenze attuali). E’ un manubrio tutto in carbonio monoblocco, compatto, con 125 millimetri di drop e 80 di reach. I terminali della curva non sono corti, fattore molto apprezzabile e sfruttabile nell’ottica di un comfort inaspettato a questo livello di componenti.

Abbiamo rilevato un valore alla bilancia di 318 grammi (solo manubrio). Non in ultimo, rispetto alla versione precedente, il nuovo Metron 5D Evo ha ridotto di ben 15 millimetri lo stack superiore (misurato sul retro dell’attacco manubrio), riducendo ingombri e volumi, migliorando l’impatto frontale, che si traduce (visivamente) con un angolo positivo dello stem.

Perché l’angolo in avanti?

Lo abbiamo chiesto direttamente a Vision-FSA, nello specifico ad Alessandro Ghislandi, Media & Event Specialist dell’azienda. «L’apertura di 10° – spiega – è ormai una caratteristica ergonomica che, da parecchi anni, contraddistingue i manubri Vision. Permette al rider di mantenere a 90° l’angolo d’impugnatura in presa alta, quell’angolo che si crea tra manubrio ed avambraccio.

«C’è un duplice beneficio – prosegue Ghislandi – maggior comfort con le mani in presa alta, ad esempio in salita, aiutando a mantenere un assetto naturale delle braccia. E poi si può sfruttare una maggiore efficacia in fase di tiro, ovvero quando si tende a tirare il manubrio verso il corpo. Inoltre è da considerare una posizione in sella che è cambiata molto negli ultimi 5/10 anni. I corridori utilizzano dei setting in sella più corti/compatti, con un arretramento quasi negativo e braccia meno estese. Il disegno del 5D Evo segue esattamente le nuove tendenze».

Alessandro Ghislandi di Vision (foto Roofowler-BCA)
Alessandro Ghislandi di Vision (foto Roofowler-BCA)

Sagomato e con poco flare

Come accennato in precedenza, l’angolo di 10° che si apre in avanti è un marchio di fabbrica, ma non c’è solo questo. Tutta la parte superiore del manubrio è arrotondata, senza spigoli e le mani ringraziano anche quando si pedala per tanti minuti in salita con la presa alta. Vicino all’attacco il volume è maggiore. Man mano che l’angolo si apre il manubrio diventa più magro, fino ad arrivare alla curva. I due lati esterni adottano delle svasature piatte che agevolano il palmo delle mani quando si è in presa ribassata, mentre il flare è contenuto, solo 5 millimetri per lato. Di fatto il manubrio Vision Metron 5D Evo (la misura in test) raggiunge una larghezza massima inferiore di 390 millimetri.

Colpisce per le tante soluzioni che possono trovare le mani, i polsi ed i diversi gradi di estensioni delle braccia. In ogni punto del manubrio c’è sempre un alloggio ottimale, leve dei freni e pulsanti non risultano mai eccessivamente distanti e la connessione con la sezione superiore dei manettini offre tanto appoggio al polso. Ecco perché lo abbiamo definito comodo.

In conclusione

698 euro per un manubrio sono un bel gruzzolo ed a nostro parere è necessaria un precisazione. Il Vision Metron 5D Evo è ben oltre l’upgrade e la pura gratificazione personale, perché è al pari di uno Step3 in una vettura da rally. Il nuovo Vision è un manubrio integrato per specialisti, dedicato a chi vuole unire un “impatto estetico non convenzionale” ad efficienza e rigidità, senza sacrificare il comfort totale del mezzo meccanico.

A dispetto della sua ergonomia, che al primo impatto visivo risulta arzigogolata, il 5D Evo è immediato e tanto sfruttabile fin dalle prime ore di sella. Come tutti i componenti super tecnici, per poterlo sfruttare al pieno delle potenzialità è fondamentale scegliere la misura e la taglia corrette, rispettando le caratteristiche fisiche ed il proprio stile di guida della bici. E poi: un manubrio integrato di questa categoria che è disponibile in 22 misure differenti (tanta roba) ed è compatibile con tutti i telai di nuova generazione presenti in commercio. Non sono dettagli banali e ampliano l’utilizzo/sfruttabilità di questo componente ben architettato.

Vision

Nuove Vision Metron RS, il tassello del segmento racing series

25.03.2025
7 min
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MASSA MARITTIMA – RS di Vision è l’acronimo che identifica il segmento di ruote sviluppate per la competizione. A questo si unisce l’iconico nome Metron, sinonimo del massimo studio in fatto di aerodinamica. Vision è tra i pochissimi produttori al mondo a realizzare internamente l’intero processo, dalla bozza al prodotto finito. Abbiamo iniziato a studiarle e provarle in occasione di BCA – Bike Connection Agency, incontro fra aziende e stampa specializzata che si è tenuto in provincia di Grosseto.

Le nuove ruote Vision entrano nel catalogo con due profili, da 45 e 60 millimetri, hanno entrambe il cerchio full carbon e portano in dote l’ultima evoluzione del mozzo P.R.S. E soprattutto i raggi in carbonio. Vediamole nel dettaglio e i primi feedback del test in anteprima.

Nuove Vision Metron RS, esempio di design, performance e tecnologia della ruota
Nuove Vision Metron RS, esempio di design, performance e tecnologia della ruota

Come si posizionano le nuove Vision

Prima di snocciolare le caratteristiche tecniche, è opportuno identificare il posizionamento delle Metron RS. Per quanto concerne l’ASTM (American Society Testing Materials), le RS sono di livello 2, ovvero rientrano nella categoria super performance, con un’affidabilità superiore che strizza l’occhio anche ad una sorta di light gravel (inteso ad esempio, come strade bianche, dove sono state utilizzate in segreto).

Le due versioni hanno il cerchio full carbon (rinnovato il processo di laminazione della fibra e applicazione delle grafiche, per limare sul peso), per entrambe il canale interno largo 23 millimetri. Sono tubeless ready con predisposizione anche al copertoncino, significa che hanno il cerchio hooked (non sono hookless). Il design e le performance delle Metron RS sono state finalizzate nella galleria del vento di San Diego (USA).

Ci sono i raggi in carbonio

Le 60 hanno il cerchio largo 33 millimetri, le 45 hanno una larghezza massima di 31,1, sono entrambe piuttosto panciute. Hanno i mozzi P.R.S. in alluminio e di ultima generazione. Hanno una sorta di profilo asimmetrico/svasato a V. Il mozzo posteriore è stato pensato per offrire la massima efficienza e velocità d’ingaggio del sistema dentato. Il meccanismo interno ha ben 72 denti, 5° l’angolo di lavoro e tutto è lavorato CNC (molto più durevole rispetto alle generazioni con 54 denti). Le sfere sono ceramiche. La compatibilità del mozzo posteriore è per Shimano e Sram.

La grande novità arriva dall’impiego dei raggi in carbonio con una sorta di forma a T dalla parte del cerchio, a testa dritta verso le flange del mozzo. In particolar modo la forma a T è mirata ad azzerare il problema della rotazione dei raggi (raggio e nipplo non sono incollati, ma sono uniti meccanicamente). Sono montati e caricati/registrati con una cura artigianale, sono 20 per l’anteriore, 28 per la posteriore con incrocio in seconda. Hanno un profilo piatto/aerodinamico e rispetto a raggi di pari categoria in acciaio sono più leggeri di 2,4 grammi per ogni singolo pezzo. L’utilizzo dei raggi in carbonio ha fatto cambiare il processo di costruzione del cerchio. I fori dedicati ai nippli (esterni) non sono ottenuti per estrusione. E’ il nuovo disegno dello stampo che permette di avere una sorta di blocco unico, con il carbonio che non ha interruzione delle fibre.

A destra il disegno del nuove cerchio RS, dove i fori sono parte integrante dello stampo
A destra il disegno del nuove cerchio RS, dove i fori sono parte integrante dello stampo

Le prove in galleria del vento

Le Vision Metron RS, sia le 45 che le 60 millimetri sono state utilizzate con un doppio setting di pneumatici, da 28 e 30 millimetri. Nella prima situazione è stata usata una pressione di 4,13 bar, per le 60 3,9 bar. Ben sette le diverse angolazioni, da 0,5 a 20°.

Per quanto concerne i dati rilevati all’interno della galleria del vento, le RS mostrano un’efficienza superiore alle top di gamma SL e mostrano una resistenza ridotta quando impattano con l’aria. Le nuove Vision Metron RS si posizionano al di sopra delle attuali SL, che saranno mantenute in catalogo almeno per tutto il 2025.

Giorgio Marra di Vision (foto MirrorMedia)
Giorgio Marra di Vision (foto MirrorMedia)

Ruote già vincenti

Vision Metron 45 RS hanno un valore dichiarato alla bilancia di 1.290 grammi al paio, mentre le 60 pesano 1390 grammi. I prezzi di listino rispettivamente di 3.109 e 3.179 euro, che fanno rientrare queste ruote in un segmento d’elite.

«Queste ruote – ci racconta Giorgio Marra del reparto marketing di Vision – sono state consegnate ai diversi team sponsorizzati fin dal mese di novembre (sono fra le altre le ruote della XDS-Astana e della Ef Education-Easy Post, ndr). L’obiettivo era quello di far lavorare intensamente gli atleti fin da subito, di far capire il prodotto e di prendere le giuste misure in termini di binomio ottimale ruota/pneumatico. In questo inizio di stagione, le nuove Metron RS hanno vinto in diverse occasioni e contesti differenti.

«Vision Metron RS è anche una sorta di conferma dell’evoluzione delle ruote e non si tratta esclusivamente dei raggi in carbonio, plus davvero importante, ma di creare sempre il match perfetto con gli pneumatici che hanno sezioni sempre maggiori. Vision è in prima fila, grazie alla collaborazione attiva con team differenti, che usano brand diversi di pneumatici».

I nostri primi feedback

Nel corso delle giornate di BCA a Massa Marittima, dove le ruote Vision sono state presentate in anteprima alla stampa internazionale, abbiamo avuto l’occasione di percorrere un centinaio di chilometri (totali), con il profilo da 60 e da 45. Una sorta di confronto, dove la ruota da 45 diventa una conferma, leggera e briosa, agile e perfetta con il tubeless da 30. Tanto reattiva e immediata nelle risposte, per nulla estrema.

Ci ha colpito in modo positivo e quasi inaspettato il profilo da 60, una “ruotona” solo in fatto d’impatto estetico. Velocissima quando l’andatura va oltre i 40 chilometri orari, la ruota sembra fornire un aiuto alla spinta e non subisce il vento laterale, fattore che gli permette di essere affidabile prima di tutto, sfruttabile anche da corridori leggeri. Sorprende quando la strada sale, perché non trasmette nessuna sensazione relativa alla massa rotante “pesante” della ruota. Di certo impegnativa in discesa, meno rispetto al lecito immaginabile. Vision Metron RS è ruota da agonista in chiave moderna.

Vision

Taipei Cycle, la fiera d’Oriente chiama il mondo occidentale

19.03.2025
4 min
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Le fiere di settore hanno cambiato pelle. Taipei Cycle, in Taiwan, resta il riferimento mondiale, nonostante gli expo al chiuso (all’interno dei padiglioni) si scontrino con un periodo di flessione. Eppure Taipei resta il punto d’incontro preferito da molti, visitatori e operatori del settore.

Abbiamo chiesto a Claudio Marra, vicepresidente di FSA-Vision, grande conoscitore della Fiera di Taipei e di Taiwan, di guidarci alla scoperta dell’esposizione che si svolgerà dal 26 al 29 marzo.

Claudio Marra è il vicepresidente di FSA-Vision
Claudio Marra è il vicepresidente di FSA-Vision
Taipei Cycle resta un punto di riferimento?

L’expo di Taipei, aperto agli operatori del settore della bici ed al pubblico, sta cambiando pelle rispetto a quello che è stato fino al 2010/2012. Fino a quegli anni il ruolo centrale di Taipei Cycle era indiscusso, a quella fiera non si poteva mancare. In tre giorni di esposizioni si incontrava il mondo intero. Più in generale è tutto il settore delle fiere all’interno dei padiglioni a soffrire e probabilmente. Taipei, pur soffrendo è quella che resta in auge, è una fiera sempre ben organizzata e comunque partecipata.

Perché il mondo degli expo al chiuso soffre in questo modo?

I motivi sono differenti. Sono cambiate le stagionalità ed i lanci delle novità. I grandi brand di bici fanno eventi ad hoc e spariscono dalle grandi fiere e tutti adottano una politica di taglio dei costi. Il mercato affronta un periodo difficile ed incerto, nonostante Taiwan e l’Asia restino un riferimento per la produzione. Al pari di una flessione degli expo di settore è cresciuto tantissimo l’evento di Taichung, non aperto al pubblico, dedicato esclusivamente agli operatori del settore. Non in ultimo, lato consumatore, c’è l’aumento d’interesse verso gli eventi all’aperto e demo, dove si può anche pedalare e provare le biciclette.

Taichung ha preso il posto di Taipei?

Solo in parte. Dal punto di vista strategico Taichung si pone come un evento facile, pratico, veloce e concreto sotto il profilo del business. Ovviamente manca il consumatore finale.

Il futuro degli expo della bici così come li abbiamo conosciuti?

Taipei Cycle resta e resterà ancora un punto d’incontro estremamente importante, essere presenti porta innegabilmente dei vantaggi. Potrà virare focalizzandosi sull’after market, inteso come fiera dove si potranno vedere le anticipazioni dei componenti. Ad esempio, come FSA-Vision, durante l’edizione 2025 lanceremo dei prodotti nuovi nell’ottica di creare un interesse particolare. Non mancheranno le biciclette, ma al tempo stesso non credo torneranno i grandi brand di riferimento.

E’ l’Asia un punto d’incontro?

Taiwan e l’Asia in genere giocano un ruolo strategico. Il Far-East resta il riferimento per la produzione e anche per la tecnologia. C’è uno spostamento soprattutto verso l’Europa dell’est, ma il ruolo dell’Asia rimane centrale.

FSA e Vision: ancora accanto al Team Visma Lease a Bike

25.02.2025
3 min
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Full Speed Ahead e Vision hanno recentemente ufficializzato il rinnovo della partnership con il Team Visma Lease a Bike. Una delle squadre più prestigiose e vincenti del panorama ciclistico internazionale. Anche per la stagione 2025, i due brand forniranno alla squadra componenti d’eccellenza, progettati per garantire prestazioni di altissimo livello nelle competizioni più esigenti del calendario WorldTour.

La collaborazione tra FSA, Vision e il Team Visma Lease a Bike rappresenta un perfetto equilibrio tra innovazione, tecnologia e ricerca della performance assoluta. Gli atleti della formazione olandese possono già contare su un’esclusiva gamma di manubri. Tra cui gli avanzati Vision Metron 5D EVO, i compatti FSA K-FORCE/SL-K COMPACT ACR accoppiati agli specifici attacchi manubrio, oltre alle estensioni Metron TFE PRO P5 e Metron TFE Team Edition, progettate per massimizzare le prestazioni nelle prove a cronometro.

L’attenzione ai dettagli, e la continua evoluzione tecnologica, sono alla base di questa collaborazione, che mira a fornire soluzioni su misura per ogni specialità. Il dipartimento di Ricerca e Sviluppo (R&D) di FSA e Vision, composto da ingegneri altamente qualificati, lavora costantemente per sviluppare componenti personalizzati in grado di soddisfare le esigenze specifiche di ogni atleta.

Vision sarà accanto a Vingegaard e compagni nelle gare più importanti del calendario WorldTour
Vision sarà accanto a Vingegaard e compagni nelle gare più importanti del calendario WorldTour

Componenti su misura

Tra i protagonisti di questa partnership ci sono atleti del calibro di Jonas Vingegaard, Wout Van Aert, Edoardo Affini e Matteo Jorgenson. Atleti che potranno contare su componenti progettati per ottimizzare le loro prestazioni individuali. Grazie all’uso di materiali innovativi e soluzioni aerodinamiche avanzate, FSA e Vision puntano a garantire il massimo rendimento in ogni condizione di gara, contribuendo in maniera decisiva ai successi della squadra.

«Siamo entusiasti di continuare a supportare il Team Visma Lease a Bike con le nostre soluzioni all’avanguardia – ha dichiarato Claudio Marra, Global Vice President di FSA – la loro ricerca della perfezione e della… vittoria rispecchia perfettamente i valori di FSA e Vision. Siamo certi che questa partnership contribuirà a spingere i limiti della tecnologia ciclistica».

I ragazzi della Visma Lease a Bike potranno contare sul supporto di ottimi componenti, come il manubrio Vision Metron 5D EVO
I ragazzi della Visma Lease a Bike potranno contare sul supporto di ottimi componenti, come il manubrio Vision Metron 5D EVO

«Scegliere i componenti giusti – ha ribattuto Sven Van Der Lugt, Head of Partnerships del Team Visma Lease a Bike – è essenziale per ottenere le migliori prestazioni. Siamo felici di rinnovare la collaborazione con FSA e Vision, aziende che condividono il nostro approccio all’innovazione e alla performance. Le loro soluzioni tecniche daranno ai nostri atleti un vantaggio competitivo fondamentale nelle gare più importanti della stagione».

Con questo rinnovo, FSA e Vision confermano ancora una volta il proprio impegno nello sviluppo di tecnologie di alto livello per il ciclismo professionistico. La collaborazione con il Team Visma Lease a Bike rappresenta una straordinaria opportunità per continuare a innovare e supportare i migliori atleti del mondo con prodotti all’avanguardia. Grazie a questa sinergia, il 2025 si preannuncia come un’altra stagione di grandi successi e ambizioni sempre più alte.

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