Torniamo al VC Mendrisio, ripartito da un grande dolore

19.08.2025
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E’ un anno importante per il Velo Club Mendrisio. Delicato. A inizio giugno è venuto a mancare Alfredo Maranesi, vera anima del team sin dalla sua rifondazione nel 1971. Anche se per l’età aveva già lasciato da tempo la presidenza era rimasto vicino al team, sempre prodigo di consigli, sempre a disposizione. Ed è fatale che ogni risultato ottenuto dai ragazzi del team elvetico abbia un pensiero rivolto a lui.

Alfredo Maranesi, storico tecnico e dirigente del Vc Mendrisio, scomparso lo scorso giugno
Alfredo Maranesi, storico tecnico e dirigente del Vc Mendrisio, scomparso lo scorso giugno

Lo stesso diesse Davide Botta, gettato nella mischia giovanissimo a farsi le ossa, accompagnato dalla fiducia del grande Alfredo, tiene che tutto il racconto di questa annata piena di gioie e dolori sia sempre con sullo sfondo la figura del suo mentore, al quale è rimasto profondamente legato. La squadra juniores, certamente un Davide di fronte a tanti Golia nelle occasioni internazionali, si sta disimpegnando bene e la vittoria di Nicola Zumsteg a Monte Cengio è stata la perla di una collezione di risultati comunque importante.

«Quella è stata una bella vittoria – sentenzia Botta – ma altri buoni risultati li ha fatti Nicholas Travella quarto alla Coppa della Pace, che comunque è una corsa internazionale, e secondo in una tappa al Tour de Bousolet in Francia. E’ chiaro che vincere sul Monte Cengio ha un certo peso, in particolare per uno scalatore come Zumsteg capace di battere gente come Cretti, un autentico specialista, perché parliamo di un ragazzo al primo anno. E’ stata una sorpresa un po’ per tutti».

Il diesse Davide Botta insieme a Zumsteg. Pur molto giovane, Botta si sta dimostrando abile nella sua gestione
Il diesse Davide Botta insieme a Zumsteg. Pur molto giovane, Botta si sta dimostrando abile nella sua gestione
La vostra è una squadra con una doppia anima, italiana e svizzera. Rispetto agli scorsi anni la componente elvetica è predominante o c’è sempre un equilibrio?

Le regole nazionali svizzere ci impongono di avere in formazione il 50 per cento più uno di atleti nazionali. Quindi noi quest’anno abbiamo 13 corridori, sono 7 svizzeri e 6 italiani. Io sono al quarto anno da direttore sportivo, più o meno è sempre stato così. La differenza è che i corridori di casa solitamente finiscono in Tudor, anche se c’è un’altra squadra di club molto forte e ben organizzata in Svizzera. In Ticino ci sono pochi corridori nelle categorie giovanili, quelli degli altri cantoni hanno squadre loro. Quest’anno ho avuto la fortuna di riuscire a prendere in squadra questo Zumsteg, ma poi ho anche un buon gruppo di corridori che fan parte della nazionale di pista come Poot e Buhlmann, il primo è stato bronzo col quartetto agli europei. Quindi abbiamo in squadra dei buoni corridori, soprattutto quest’anno dei buoni corridori svizzeri.

Il Velo Club Mendrisio, composto quasi equamente da corridori svizzeri e italiani
Il Velo Club Mendrisio, composto quasi equamente da corridori svizzeri e italiani
Sottolineavi come i ragazzi locali hanno un naturale approdo nella Tudor. E’ una differenza, anche di prospettive, fra i due gruppi e secondo te questo penalizza i nostri?

Noi come Mendrisio siamo una piccolissima formazione sia per struttura sia per budget, neanche paragonabile anche a tante realtà italiane. E’ chiaro che in Svizzera, a parte che c’è un bacino di corridori più limitato rispetto all’Italia, ci sono anche molti meno team. Quindi è un po’ più facile magari trovare il corridore buono in casa e più difficile andare a pescare il corridore italiano veramente forte, perché avrà trovato casa in team più strutturati. Quest’anno posso dire però che avere un corridore come Travella la reputo una fortuna.

Perché una fortuna?

Quando ci parlavo lo scorso anno non mi capacitavo di come fosse possibile che un corridore con quei risultati e soprattutto con quell’atteggiamento, quella maturità fosse rimasto fuori dai giochi. Come detto, una fortuna per noi… Infatti sia lui che Zumsteg il prossimo anno saranno alla Biesse Carrera.

La vittoria di Zumsteg alla Zané-Monte Cengio. L’elvetico è il prototipo del corridore-lavoratore (Photors)
La vittoria di Zumsteg alla Zané-Monte Cengio. L’elvetico è il prototipo del corridore-lavoratore (Photors)
Trovi una differenza anche di mentalità fra elvetici e italiani?

Diciamo che di base il sistema scolastico svizzero è molto diverso rispetto a quello italiano. Zumsteg ad esempio ha vinto la Zané-Monte Cengio facendo il percorso professionale: in Svizzera il ragazzo deve avere un contratto di lavoro con una ditta, quindi va a lavorare e allo stesso tempo c’è una formazione scolastica. Lui ha scelto la formazione professionale da muratore. Lavorava in cantiere 40 ore alla settimana portando avanti l’attività da ciclista la sera dopo il lavoro. Ha fatto la maturità a metà maggio, poi ha potuto iniziare a fare un po’ di più la vita da corridore, è andato ad allenarsi quasi un mese in altura, è tornato per i campionati nazionali svizzeri e al ritorno si vedeva già che era un corridore diverso.

E gli italiani?

La mentalità è un po’ diversa, perché il cammino verso la maturità è un po’ più semplice. In sintesi, in Svizzera la maggior parte dei corridori (a meno che non trovi un contratto da professionista) finita la scuola difficilmente si dedicano solo al ciclismo, portano avanti attività lavorative almeno al 50 per cento. In Italia è un po’ più difficile trovare il ciclista che lavora…

Nicholas Travella secondo in Francia. A soli 19 anni si è già fatto valere con una vittoria e 6 top 10 (foto Berjot)
Nicholas Travella secondo in Francia. A soli 19 anni si è già fatto valere con una vittoria e 6 top 10 (foto Berjot)
Prossimi appuntamenti ai quali tenete particolarmente?

Già Travella ha chiuso nella top 10 a Capodarco, poi ci aspettiamo molto domani dalla Milano-Rapallo, intanto mi è giunta notizia che Zumsteg è stato selezionato dalla nazionale svizzera per andare a fare il Tour de l’Avenir, poi Carnago, Freccia dei Vini, quindi un calendario molto intenso e spero che i ragazzi riescano a mettersi in mostra anche in queste corse.

Continuerete con questa divisione comunque tra italiani e svizzeri?

Per la Federazione Svizzera è importante che noi cerchiamo di dare spazio ai corridori elvetici, per fortuna molti svizzeri sono attratti dal mio club. Correremo tanto in Italia, perché il calendario italiano propone delle ottime corse, veramente valide. In Svizzera ci sono in un anno forse 10 corse di livello nazionale, non c’è confronto. Noi siamo una squadra piccolina, non abbiamo una sede di ritiro. Per questo i corridori italiani presi in considerazione sono quelli della zona di Como e Varese, geograficamente vicini.

La linea verde del VC Mendrisio dal presidente al marketing

20.12.2024
7 min
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Dieci chilometri per arrivare alla dogana ed iniziare i viaggi verso le gare italiane. Un’abitudine che dura da tanto tempo. Quello del Velo Club Mendrisio è un ciclismo da frontalieri all’interno del panorama nostrano degli U23.

L’attività della formazione del Canton Ticino produce buoni risultati. Dalle sue fila sono passati tanti ragazzi interessanti e talenti poi diventati pro’. Gli ultimi in ordine temporale nel 2022 sono stati Alessandro Santaromita ed il danese Asbjorn Hellemose, ma prima ancora era stata la volta di Matteo Badilatti e del povero Gino Mader. Anche dall’ultima annata c’è un atleta scoperto dal nulla dal Velo Club Mendrisio che ora ha fatto un salto in avanti andando nel devo team di una Professional. Per scoprire di chi si tratta e per conoscere meglio questa realtà longeva che punta forte anche sul proprio marketing, siamo andati a disturbare Livio Ferretti, giovanissimo presidente del team svizzero da quasi un anno.

Passaggio di consegne. Alfredo Maranesi, 83 anni e anima del VC Mendrisio, assieme a Livio Ferretti, 23 anni e nuovo presidente
Passaggio di consegne. Alfredo Maranesi, 83 anni e anima del VC Mendrisio, assieme a Livio Ferretti, 23 anni e nuovo presidente

Filosofia e fedeltà

Il nome del Velo Club Mendrisio è legato indissolubilmente ad Alfredo Maranesi e viceversa. Un rapporto profondo per questo giovanotto di 83 anni che è ancora l’anima della società, nella quale ha seminato e coltivato una filosofia ben precisa da lasciare in eredità.

«Il Velo Club Mendrisio è attivo dal 1973 – ci spiega Maranesi – e la nostra base sono sempre stati i giovani. Per restare agli ultimi anni, abbiamo sempre allestito squadre per farli gareggiare e crescere, cercando di ottenere risultati importanti o di far passare pro’ chi se lo meritava di più. Più di così non possiamo fare o garantire perché non abbiamo budget elevati come hanno certi team continental o altre squadre italiane. Tutto sommato però riusciamo ad avere buone annate. Il bilancio del 2024 è soddisfacente. Abbiamo portato a casa sei vittorie su strada ed una quindicina in pista, compresi diversi titoli svizzeri».

Il 20enne svizzero Diego Casagrande, vittorioso al Berner Rundfahrt, nel 2025 correrà con la Tudor U23 (foto VC Mendrisio)
Il 20enne svizzero Diego Casagrande, vittorioso al Berner Rundfahrt, nel 2025 correrà con la Tudor U23 (foto VC Mendrisio)

Nella sua squadra Maranesi ha ricoperto tutti i ruoli dirigenziali sempre al seguito dei suoi ragazzi. Ultimamente ha dovuto ridurre per forza la presenza, senza lasciarsi troppo intimorire.

«Quest’anno – chiude – sono stato come un general manager. Il mio ruolo purtroppo è stato limitato da qualche problema di salute che mi ha colpito, ma ho comunque cercato di stare aggiornato su tutto. E poi ho gente capace attorno. Infatti i nuovi arrivi per l’anno prossimo li ha trattati quasi tutti il nostro diesse Davide Botta, che è anche un nostro ex corridore. Il nostro roster è praticamente già definito».

Il VC Mendrisio disputa la maggior parte delle gare in Italia. In Svizzera la concorrenza è più limitata (foto facebook)
Il VC Mendrisio disputa la maggior parte delle gare in Italia. In Svizzera la concorrenza è più limitata (foto facebook)

Linea verdissima

Nel 2021 Livio Ferretti entra nel Velo Club Mendrisio e lo scorso febbraio ne rileva la presidenza proprio da Maranesi. Un passaggio di consegne nel segno della continuità e soprattutto della linea verde. Anzi verdissima se pensiamo alla sua età e al resto della dirigenza.

«Non posso avere l’esperienza di Alfredo – racconta il 23enne presidente – ma stando accanto a lui ho appreso tanto. Ciò che mi ha trasmesso vorrei portarlo avanti nel miglior modo possibile. Non posso che essere grato ad Alfredo. Così come a tutte le altre persone che mi hanno introdotto e chi mi hanno insegnato le cose che ora applichiamo con gli altri componenti del nostro comitato, che ha un’età media di 30 anni.

«Il nostro obiettivo – dice Ferretti – è proseguire ad investire sui giovani, tenendo conto che abbiamo anche le formazioni under 15 e under 17, che corrispondono agli esordienti e agli allievi. Dai 12 ai 18 anni ho fatto canottaggio agonistico ed il ciclismo per me è stata una seconda passione e professione. Quindi proprio per questo motivo, per il mio primo anno da presidente non avevo grandi aspettative. Diciamo che vogliamo aiutare il movimento del Canton Ticino a migliorare e attestarsi su un livello medio-alto».

Il diesse Davide Botta (classe ’97, qui con Casagrande) ha corso nel VC Mendrisio. A fine 2021 è salito in ammiraglia
Il diesse Davide Botta (classe ’97, qui con Casagrande) ha corso nel VC Mendrisio. A fine 2021 è salito in ammiraglia

Reparto corse

Per un presidente coetaneo dei suoi stessi atleti, c’è anche un diesse poco più vecchio uscito direttamente dal Velo Club Mendrisio. Davide Botta, classe ’97, a fine 2021 è passato direttamente dalla bici all’ammiraglia. E grazie anche al suo occhio, sono stati scoperti corridori interessanti.

«Il lavoro di Botta -prosegue nella sua analisi Ferretti – è da elogiare perché con i nostri ragazzi ha instaurato un bel rapporto. Avendo smesso da poco, ha mantenuto quella mentalità e visione da corridore, che si mescola molto bene con quelle da tecnico nel percorso che sta facendo. Ad esempio, in vista della prossima Olimpiade, quella del 2028 a Los Angeles, la Federazione svizzera sta lavorando ad un progetto per la pista. Sta valutando tanti ragazzi, alcuni dei quali nostri in questi ultimi anni. Siamo orgogliosi perché poi corrono più motivati, anche su strada, pensando ad una maglia della nazionale».

«La maggior parte della nostra attività si svolge in Italia – continua Ferretti – dove c’è un modo diverso di correre rispetto alla Svizzera. Sono due facce della stessa medaglia. Da noi le gare sono quasi un “tutti contro tutti”. Hanno quasi sempre un percorso duro e la concorrenza è più limitata, considerando che possono correre anche atleti indipendenti. Non c’è tanta tattica, nemmeno tanto stress, però è ovvio che per una formazione come la nostra, o poche altre simili, la pressione è quella del dover stare sempre davanti. La delusione non c’è per il risultato, quanto più se ci siamo fatti sorprendere nella condotta di gara».

Correre tanto in Italia consente al Velo Club Mendrisio di avere confronti più attendibili e di mettere in mostra i ragazzi migliori. «Tra i tanti, quello che ha fatto i progressi più ampi è stato Diego Casagrande. Ha 20 anni, un fisico alto e longilineo ed ha iniziato a correre pochi anni fa in un team tedesco. Quando è venuto da noi lo abbiamo accolto a braccia aperte e pensiamo di averlo migliorato tanto. Dopo esserne stato stagista, l’anno prossimo correrà nella Tudor U23, il devo team della professional. Per noi è un grande orgoglio. Anche Roberto Bottaro sarebbe dovuto andare via alla Hopplà, ma visti i loro problemi, rimarrà ancora con noi. E’ corridore di cuore, un all-rounder che può crescere ancora. Per il 2025 mi aspetto che i nostri giovani possano imparare dai più esperti e che loro possano togliersi soddisfazioni».

Per il VC Mendrisio è importante anche il marketing. Nel 2025 i suoi corridori saranno anche modelli per Assos
Per il VC Mendrisio è importante anche il marketing. Nel 2025 i suoi corridori saranno anche modelli per Assos

Lato marketing

Al Velo Club Mendrisio non vogliono dare per scontato aspetti che la maggioranza del ciclismo U23 italiano sempre più spesso sottovaluta. Avere una comunicazione più trasversale aiuta la visibilità della propria società.

«A me fa sempre piacere – chiude la nostra chiacchierata il presidente Livio Ferretti – quando notano che il sito è attivo e aggiornato, curato da un esperto del settore digital. Il marketing è importante per almeno due motivi. Il primo classico che va alla ricerca degli sponsor. Il secondo, più moderno, per venderci e farci vedere al pubblico. Proprio in questo periodo abbiamo riaperto un ulteriore canale con Assos, il nostro fornitore di abbigliamento. Nei prossimi cataloghi dei loro materiali, i modelli non saranno più sconosciuti, ma nostri atleti. Ci crediamo molto, vogliamo essere riconosciuti anche per questo aspetto».

Commissario Saligari, com’è suo figlio corridore?

27.10.2021
4 min
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Chrono des Nations, pochi giorni fa: nella classifica junior, quella vinta dal belga Alec Segaert, spunta un cognome noto, quello di Saligari. Giacomo Saligari è figlio del “Commissario”, ossia Marco Saligari, per oltre 10 anni pro’, con 15 vittorie all’attivo tra cui un Giro della Svizzera e un terzo posto all’Amstel Gold Race. Oggi Marco fa l’opinionista in Rai per le corse ciclistiche e ammette che mai nella vita avrebbe pensato che, un giorno, potrebbe essere suo figlio oggetto delle discussioni davanti al microfono.

Gli inizi di Giacomo sono piuttosto recenti: «Ha cominciato a praticare il ciclismo solo a 14-15 anni, prima si dedicava al nuoto non pensavamo che seguisse le mie orme. Facevamo sì qualche uscita in bici, qualche escursione, ma nulla di più, poi evidentemente è scattato qualcosa. Un giorno ci ha detto che voleva provarci, sul serio. Non nascondo che mia moglie ci è rimasta anche un po’ male…».

Saligari Chrono 2021
Il giovanissimo Saligari impegnato alla Chrono des Nations: un premio per la sua crescita
Saligari Chrono 2021
Il giovanissimo Saligari impegnato alla Chrono des Nations: un premio per la sua crescita
Conosceva la tua storia?

Sì, da quello che si trova in rete, video su Youtube in particolare e quando mi vedeva si emozionava. D’altronde è del 2003, io ho smesso nel 1998, per lui sembra preistoria. E’ sempre stato curioso, quando ci trovavamo a cene con gli amici e si parlava delle gare del passato, mi diceva sempre «ma allora hai vinto anche questa, ma addirittura hai vinto il Giro della Svizzera, ma al Giro d’Italia…». Ha scoperto la mia carriera poco alla volta.

Nella sua scelta ciclistica si è affidato a te?

Diciamo che tiene ai miei consigli: la prossima sarà la terza squadra per lui, ha iniziato con la Senaghese, poi Energy Team e dal 2022 andrà al VC Mendrisio, dove il diesse Botta è cugino di un suo compagno di squadra. Ogni volta che doveva parlare con qualche società ha voluto che fossi presente, che sentissi se erano buone proposte, ma poi ha deciso sempre lui.

Saligari Quaranta 2018
Pedale Senaghese, due veri figli d’arte: Giacomo Saligari e Samuel Quaranta
Saligari Quaranta 2018
Pedale Senaghese, due veri figli d’arte: Giacomo Saligari e Samuel Quaranta
Che cosa ti aspetti?

Gli ho sempre detto che è un mondo molto difficile, ora ancor più dei miei tempi. Io voglio che questa sia per lui una buona esperienza di vita: non so se sarà mai un professionista, ma comunque vada vorrei che il ciclismo gli lasciasse un buon ricordo. Non è così per tutti.

Rispetto a te che corridore è?

Io ero più veloce, ma lui è più coraggioso. Ha un modo di correre che mi piace molto, generoso, spesso all’attacco e magari per questo perde, ma alla sua età ci sta, serve per imparare. Io sono sempre stato convinto che il primo obiettivo dello sport è far crescere una persona, dargli la giusta educazione, altrimenti sarà un fallimento. Nel ciclismo ci sono centinaia di ragazzi che smettono, che non arrivano ai vertici per uno che ce la fa, perché devi avere tante qualità non solo fisiche, ma anche e soprattutto caratteriali. Il suo è un viaggio appena iniziato.

Saligari Freccia 1995
Marco Saligari ha corso dal 1987 al ’98. Per lui 15 vittorie, con 3 tappe al Giro d’Italia
Saligari Freccia 1995
Marco Saligari ha corso dal 1987 al ’98. Per lui 15 vittorie, con 3 tappe al Giro d’Italia
Come mai era tra i pochi italiani a Les Herbiers?

E’ stato invitato in base ai risultati della stagione, soprattutto dell’ultimo mese. E’ stata per lui un’esperienza grandiosa, vedere tutto il contesto, ha chiuso 30° a 3’41” da Segaert. Dopo quell’esperienza è ancora più convinto di prima: ora ci vuole una vittoria, finora ancora non ci è riuscito.

Com’è il suo rapporto con la scuola?

Ottimo, frequenta il Liceo Scientifico Sportivo. Di questo abbiamo parlato molto: sa bene che per me e sua madre l’idea di privilegiare l’attività ciclistica non è un’opzione. Molti ragazzi lo fanno, lasciano gli studi e poi quando non trovano sbocchi non hanno un piano B. Devo dire che è un ragazzo con la coscienza sulle spalle, è determinato nello studio e questo ci conforta. Certamente far convivere le due cose non è semplice, l’attività ciclistica a quell’età dovrebbe anche essere commisurata agli impegni scolastici e questo non succede nella compilazione dei calendari, comunque finora abbiamo trovato nel suo istituto molta comprensione.

Parlate spesso di ciclismo e del suo futuro?

Diciamo che mi chiede molte cose su com’è l’ambiente, non solo i corridori, ma nel complesso. La vita del ciclista la sta scoprendo piano piano. L’importante è che mantenga questa serenità, comunque vada.

Dal Vc Mendrisio alla Biesse-Carrera, la nuova sfida di Nicoletti

20.10.2021
7 min
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Ventuno anni nella stessa formazione sono tanti per il mondo del ciclismo. Forse non sono un record, ma poco ci manca se sei un direttore sportivo. Dario Nicoletti dopo una permanenza lunghissima – una vita sarebbe il caso di dire – nel Velo Club Mendrisio ha deciso di provare una nuova avventura.

Il 54 enne ex professionista – dal 1991 al 1997 vestendo le maglie di Lampre-Colnago, Mapei ed Mg-Technogym con due vittorie – si è affidato ad un post molto profondo su un proprio profilo social per descrivere le sue emozioni nel lasciare la squadra elite/under 23 svizzera. E’ difficile trovarne scritti dai dirigenti. Ci ha incuriosito, meritava un approfondimento, anche perché uno come lui ha tanto da dire sui giovani. Nel 2022 sarà sull’ammiraglia della rinnovata continental Biesse-Carrera.

Nicoletti è stato pro’ dal 1991 al 1997: qui con la Mg alla Roubaix del suo ultimo anno
Nicoletti è stato pro’ dal 1991 al 1997: qui con la Mg alla Roubaix del suo ultimo anno
Dario, come si fa a stare così tanto tempo nella stessa formazione?

Non ho mai avuto l’ambizione di fare solo ciclismo. Gli impegni di lavoro con quelli di diesse si conciliano bene. Detto questo, quando stai bene in un ambiente il tempo vola. Al Velo Club mi sono sempre trovato alla grande, ho fatto i primi dieci anni seguendo gli juniores e gli altri undici con i dilettanti. Hanno una filosofia svizzera dove nessuno pretende per forza risultati. Poca pressione. Ti lasciano lavorare con tranquillità, con metodo. Perché poi, appunto, i risultati arrivano da soli. 

La tua storia col Mendrisio come inizia?

Appena ho smesso di correre sono andato a lavorare in Mapei e sono tutt’ora nel settore di ricerca e sviluppo dell’azienda. Il patron Giorgio Squinzi, che avevo conosciuto quando ho corso per lui (quattro stagioni, ndr), mi ha sempre incoraggiato a lavorare con i giovani. Mi sono sempre tenuto in contatto con lui anche se dal 1998 al 2000 non ho fatto nulla, volevo capire cosa diventare da grande. Poi nel 2001 Mauro Antonio Santaromita (ex pro’ dal 1986 al 1997 e suo ex compagno nella Mg-Technogym, ndr) mi ha illustrato il progetto del Velo Club ed ho iniziato. Squinzi, dopo che nel 2002 la squadra professionistica chiuse, iniziò a sponsorizzare noi. Insomma, è stata una seconda famiglia.

Parlacene…

La persona a cui sono più legato è senza dubbio Alfredo Maranesi. Lui ha fatto il manager, il direttore sportivo, ora è il presidente, ma è un factotum della società. Mi ha sempre permesso di lavorare con serenità richiedendomi solo impegno e di tenere alto il nome di Mendrisio. Ringrazio davvero Alfredo di tutto. Poi vorrei ringraziare anche il nostro ultimo sponsor Immoprogramm (agenzia immobiliare di Bellinzona, ndr), il cui titolare è un grande appassionato di ciclismo, che è entrato a metà 2021, rinnovando anche per l’anno prossimo.

Davide Botta, classe 1997 (qui alla Coppa Agostoni), sostituirà Nicoletti sull’ammiraglia del VC Mendrisio
Davide Botta, classe 1997 (qui alla Coppa Agostoni), sostituirà Nicoletti sull’ammiraglia del VC Mendrisio
Ora però Maranesi come farà senza di te?

In realtà avevamo già previsto una soluzione interna. Verrò sostituito da Davide Botta che ha corso con noi in queste ultime stagioni, andando forte. E’ un classe ’97, già in gara per me era una sorta di braccio destro, di regista. Studia Scienze Motorie e nel 2020 durante il lockdown ha fatto il corso da direttore sportivo. Quindi il passaggio di testimone è stato piuttosto naturale.

In questi ventuno anni ti erano arrivate offerte da altre società?

Sì, da una continental tanti anni fa. Non mi convinceva però il progetto di chi mi aveva contattato e risposi di no senza nemmeno pensarci un secondo. Ci avevano anche contattato alcune squadre per fare una fusione con noi, senza concludere mai nulla.

Come mai invece hai accettato la proposta della Biesse-Carrera?

Si è creata questa nuova occasione di lavoro quando in primavera mi ha chiamato Marco Milesi, il loro diesse. Ci conosciamo bene, siamo stati compagni da dilettanti nel ’90 (nel Gs Diana Calzature-Colnago, ndr) e so che si può lavorare bene con lui. E’ molto bravo e preparato. Ero indeciso perché ero molto attratto da una parte e dall’altra mi dispiaceva staccarmi da Alfredo.

Come hai sciolto i dubbi?

Innanzitutto ci tengo a dire che non ho avuto alcun problema con Alfredo. Ne ho parlato proprio con lui, gli ho chiesto consiglio. Mi ha detto che non mi avrebbe ostacolato per farmi vivere una nuova esperienza. Così abbiamo concordato che probabilmente, con la buona stagione disputata e col passaggio al professionismo di alcuni nostri ragazzi, eravamo arrivati alla fine di un ciclo

E’ stato un bel 2021 per voi. Il danese Hellemose passerà nella Trek-Segafredo e Alessandro Santaromita andrà alla Bardiani. Sono del 1999, ci parli di loro?

Anche altri ragazzi sono andati molto forte. Asbjorn (Hellemose, ndr) è uno di quei corridori che te ne capita uno ogni tanto. Pensate che nel 2019 scrisse a diverse formazioni per provare a correre in Italia. Gli rispondemmo solo noi. Venne giù dalla Danimarca a sue spese e gli feci correre il Gp Somma a fine ottobre dandogli assistenza. Chiesi ai miei ragazzi come fosse andato e mi risposero che era da prendere al volo. E’ uno scalatore moderno, estremamente continuo, che va forte un po’ ovunque anche se vince poco. E’ acerbo, ha parecchi margini di crescita. E’ stato molto bravo e svelto Luca Guercilena che, dopo averlo visto e valutato, ne è rimasto colpito. Gli è piaciuto e gli ha offerto subito il contratto vincendo la concorrenza della Deceuninck.

E per Santaromita com’è andata?

A maggio ero a Cittadella per la partenza della 14ª tappa del Giro, quella dello Zoncolan. Incontro Bruno Reverberi che mi fa una battuta: «Hai uno scalatore da darmi?». Santaromita, gli rispondo io. E lui mi chiede se sia il figlio di Mauro e nipote di Ivan (ex pro’ dal 2003 al 2019 e campione italiano nel 2013, ndr). A quel punto iniziano a seguirlo dal Giro U23 in poi. Alessandro è un ottimo corridore che è andato forte ed è molto regolare. Purtroppo anche lui vince poco, ma è sempre là davanti. Farà bene. 

Ne avete avuti altri di professionisti che sono transitati dal Velo Club Mendrisio.

Certo. Lo stesso Ivan Santaromita, ma prima Steve Morabito, Michael Albasini e Gregory Rast. Gli ultimi sono stati Matteo Badilatti e Gino Mader. In totale abbiamo fatto passare una ventina di corridori.

Hellemose ha corso il Giro di Sicilia aiutando Nibali vincitore finale
Hellemose ha corso il Giro di Sicilia aiutando Nibali vincitore finale
Parliamo di ciò che troverai nella Biesse-Carrera. 

Saremo una continental di 12 ragazzi. I confermati sono Villa, Gobbo, Belleri, Bonelli e Ciuccarelli. Un nuovo arrivo sarà Martin Svrcek, che ha già firmato con la Deceuninck fino al 2024, ma che dovrebbe stare con noi fino a giugno 2022. Praticamente hanno fatto un’operazione come la UAE con Ayuso alla Colpack-Ballan. Però Lefevere (general manager della squadra belga, ndr) recentemente mi ha detto che ce lo lascerà fino ad agosto, forse tutto l’anno. Tutto andrà in base ai risultati. Ci saranno due promettenti danesi del 2001. Mattias Nordal che mi porto dietro dal Mendrisio e Anders Foldager che mi ha segnalato Hellemose. Poi avremo altri ragazzi interessanti. Roda, Motta e Borlini. Tra i confermati c’era anche Matteo Carboni ma purtroppo pochi giorni fa ci ha comunicato che smette di correre. Quindi siamo alla ricerca di un dodicesimo uomo.

Roster importante. Quali saranno gli obiettivi?

Principalmente quello di lavorare bene, visto che faremo da squadra “satellite” della Deceuninck per i prospetti più interessanti. Non avremo eccessive pressioni, cercheremo di farci vedere nelle gare con i professionisti e di confermare i buoni risultati che sono stati centrati nel 2021.