Vredestein Aventura Grezzo, il tubeless gravel (anche) da gara

Vredestein Aventura Grezzo, tubeless (anche) da gara

04.12.2025
5 min
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Vredestein Aventura Grezzo è lo pneumatico gravel dedicato a chi vuole trazione, aderenza, presa ed un tubeless che morde su quasi tutti i terreni. Lo abbiamo provato nella versione tradizionale, non Stout. E’ una gomma tanto performante, quanto sostanziosa, come vuole il DNA Vredestein.

E’ un tubeless ready che si adatta bene alle differenti interpretazioni gravel. A nostro parere trova il suo ambiente ideale in gara ed i quei contesti dove serve aggredire il terreno e dove la guida a tratti diventa aggressiva. Ecco Aventura Grezzo (sezione da 44) nel dettaglio.

Vredestein Aventura Grezzo, il tubeless gravel (anche) da gara
Aventura Grezzo, una sorta di pneumatico totale per il gravel impegnativo
Vredestein Aventura Grezzo, il tubeless gravel (anche) da gara
Aventura Grezzo, una sorta di pneumatico totale per il gravel impegnativo

La mescola TriComp

Il nuovo pneumatico è caratterizzato da una carcassa morbida e malleabile, ben rinforzata nella zona del tallone. Il tessuto lavora insieme ad uno strato di gomma (ed i tasselli) con uno spessore non secondario, complice di uno pneumatico non leggerissimo, ma robusto. Tecnicamente si tratta di un modello ad alte prestazioni, con una buona scorrevolezza al pari di una propensione ad interfacciarsi sui fondi cedevoli e scomposti.

E’ disponibile per le ruote da 29 pollici e per le 27,5. Per le prime le larghezze a catalogo sono due, 44 e 50, per le 650b è disponibile la 50. Infine la carcassa, costruita grazie ad un tessuto sintetico da 120 Tpi. Tramite i diversi portali in rete, il prezzo medio si attesta intorno ai 50/55 euro, molto buono a nostro parere considerare il rapporto qualità/prezzo.

Tasselli differenziati

Diversi per disegno, dimensioni e struttura: ad ognuno il suo compito. La sezione centrale mostra un rampone che è una sorta di freccia, assecondato da tasselli più piccoli ai lati. Questi ultimi sono intervallati, più grandi e più piccoli, più vicini alla parte centrale e più distanti. Si muovono e supportano l’azione dei ramponi al centro, offrendo una maggiore superficie di appoggio sulla roccia e anche sui terreni dove la ruota tende ad affondare.

I lati hanno una tacchettatura separata in due parti, con ramponi mediani e più esterni. I primi sono tagliati in due e hanno un disegno che ricorda un esagono. Si deformano in modo controllato quando si va in appoggio all’esterno. Quelli esterni (più piccoli) sono in coppia e quelli posizionati singolarmente sono più grandi. Il concetto è quello di creare aderenza costante, anche a velocità elevate e proprio sui manti inconsistenti, con il bagnato/umido e con l’asciutto. Vredestein Aventura Grezzo funziona bene anche su una tipologia di terra rossa, non troppo con il fango, dove la sezione centrale tende ad accumulare fango.

TriComp Technology

Anche Aventura Grezzo adotta la mescola TriComp, ovvero un blend di tre densità differenti che portano in dote gli pneumatici top di gamma Vredestein. Ad esempio, anche il tubeless ready Superpasso Pro road è dotato di questa tecnologia. Ogni sezione dello pneumatico e del battistrada in genere adotta una “durezza” specifica e dedicata, il tutto per massimizzare l’adattabilità dello pneumatico, senza mai sacrificare la scorrevolezza. Resta il fatto che Aventura Grezzo è un’artigliatura importante e una volta di più è da tenere ben presente che ha dei tasselli che mordono.

I nostri feedback

Un tuttofare. Vredestein Aventura Grezzo da 44 va bene un po’ ovunque (ben inteso che in condizioni di asfalto e terreni molto duri/compatti il Seta resta un riferimento per il gravel veloce, ma non eccessivamente complicato) e si adatta bene a differenti stili di guida e skills degli utilizzatori. E’ uno di quegli pneumatici che infondono sicurezza, per via della loro robustezza, grazie alla sua capacità di aggredire il terreno anche nelle fasi di cornering più accentuate. Non un dettaglio banale. Aventura Grezzo è un tubeless affidabile, che sacrifica qualche grammo in fatto di leggerezza, a favore della sostanza. Anche per questo motivo, pensando a chi proviene dalla mtb, oppure alterna diverse discipline, Aventura Grezzo può essere un gran bel riferimento. In alcune fasi della performance ricorda proprio una gomma da mtb.

Aventura Grezzo è uno di quei tubeless ready che non scivola, non si deforma neppure quando le pressioni di esercizio sono basse. La sostanza che porta in dote gli permette di essere usato da solo (abbinato al liquido anti-foratura) oppure con un inserto run-flat tra gomma e cerchio. Molto buona è la tenuta della forma e della misura da “etichetta”. Montato su un cerchio hookless con canale interno da 25, ha mantenuto la sua larghezza originale di 44 millimetri.

Vredestein

Tubeless o camera d'aria, cosa è più veloce? I dati del nostro test

Tubeless o camera d’aria, quale è più veloce? I dati del nostro test

25.11.2025
6 min
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Oltre le preferenze individuali. Una volta su strada un tubeless è più veloce di un copertoncino con camera d’aria in TPU di ultima generazione? Il nostro non è un test empirico, al tempo stesso non è scientifico, ma si basa su dati effettivi che abbiamo catalogato durante le nostre prove, reali su strada.

Si argomenta su diversi fronti la ricerca strenua della prestazione, dei numeri e di quanto le nuove soluzioni tecniche siano vantaggiose, facendo guadagnare velocità e risparmiare energie. Oltre le cifre da etichetta, ci siamo messi alla prova. E’ solo una questione di numeri, oppure anche le sensazioni possono avere il loro peso e la loro importanza? Ecco cosa abbiamo rilevato.

Tubeless o camera d'aria, cosa è più veloce? I dati del nostro test
La sezione battezzata è stata quella da 28
Tubeless o camera d'aria, cosa è più veloce? I dati del nostro test
La sezione battezzata è stata quella da 28

Pirelli PZero Race RS, TLR e tube type

Abbiamo scelto di sviluppare questo test prendendo come base di lavoro la sezione 700×28, una sorta di misura universalmente riconosciuta (ad oggi) e accettata da tutti (più o meno). Stessa tipologia di pneumatico Pirelli, ovvero il PZero Race RS, ovviamente nelle due versioni, TLR tubeless ready e quello tube type specifico “solo per le camere d’aria. Non abbiamo usato le camere in butile, ma le nuove in TPU della categoria RS. Medesima bicicletta per entrambe i test, stesse ruote e misuratore di potenza.

Si tratta di un test eseguito nel mondo reale del ciclismo pedalato, non quello dei dati virtuali. A prescindere dal tratto di strada, la forma di sviluppo della prova può essere mutuata e replicata da chiunque, in qualunque situazione. Per quanto ci riguarda abbiamo individuato un tratto di strada in salita (usato normalmente per i test di materiali e bici in genere): 4,87 chilometri con un dislivello positivo di 225 metri. In salita perché era necessario filtrare quante più variabili possibili.

Inoltre è necessario documentare la differenza di peso tra le due configurazioni. 670 grammi per i pneumatici tubeless ready, con 60 cc di liquido in totale e le due valvole (da 60 millimetri). 530 grammi con i due copertocini, abbinati alle due camere in TPU SmartTube RS (valvola da 80): 140 grammi di differenza.

Tubeless o camera d'aria, cosa è più veloce? I dati del nostro test
Ci siamo divertiti a mettere a confronto i due setting, sempre a parità di base di lavoro
Tubeless o camera d'aria, cosa è più veloce? I dati del nostro test
Ci siamo divertiti a mettere a confronto i due setting, sempre a parità di base di lavoro

I numeri del test

Ci siamo basati su una potenza media di 300 watt in entrambe le prove. Con l’abbinamento copertoncino/SmarTube RS in TPU abbiamo percorso il tratto in salita in 12 minuti e 42 secondi ad una velocità media di 23 chilometri orari. Con la configurazione tubeless il tempo è stato di 12 minuti e 38 secondi. La velocità media di è stata di 23,1.

Quattro secondi risparmiati in meno di 5 chilometri a parità di tutto, di setting, condizioni meteo e naturalmente gestione della prova. Un’enormità se i 4 secondi fossero moltiplicati per una distanza di 100 chilometri e 1.500 metri di dislivello.

Le sensazioni

Nel complesso abbiamo percorso diversi chilometri, splittando da una configurazione all’altra. Il tubeless è presente ormai ovunque nel corso dei nostri bike test, fattore che ci offre un vantaggio nella lettura ed interpretazione delle sensazioni. A parità di categoria (le gomme Pirelli RS appartengono ad un segmento performance) i tubeless ready offrono un range molto più ampio in fatto di gestione delle pressioni. Non si tratta solo di peso del ciclista, ma tipologia di ruote e loro canale interno, larghezza effettiva dello pneumatico una volta montato sul cerchio, feeling soggettivo. I tubeless si adattano (quasi) sempre. Hanno una maggiore capacità di filtrare, dissipare e spalmare su una superficie più ampia le vibrazioni e se gonfiati alla giusta pressione, difficilmente trasmettono l’effetto rebound o di eccessiva secchezza.

La parte negativa è principalmente legata alle fasi di montaggio, tallonatura e gestione del liquido anti-foratura (sempre obbligatorio), che deve essere di buona qualità. Talvolta far tallonare un tubeless è faticoso e può essere necessario uno strumento (compressore) per dare la prima botta secca allo pneumatico. Il liquido al suo interno dovrebbe essere controllato almeno una volta ogni due settimane. Un tubeless mostra la sua piena efficienza se controllato sistematicamente.

Tubeless o camera d'aria, cosa è più veloce? I dati del nostro test
Liquido addensato e indurito all’interno del tubeless, un fattore da considerare
Tubeless o camera d'aria, cosa è più veloce? I dati del nostro test
Liquido addensato e indurito all’interno del tubeless, un fattore da considerare

Minor peso non è sinonimo di velocità

I copertoncini con camere d’aria in TPU fanno risparmiare dei grammi, sono più semplici e veloci da montare un po’ per tutti. Il binomio è molto più secco nelle risposte (se messo a confronto con i tubeless), ha un range ridotto di pressioni ottimali di esercizio e subisce molto di più i rigori dell’asfalto. Il potere dissipante è ridotto. Può essere vantaggioso per chi ama risposte immediate e molto dirette da parte delle gomme.

Rispetto a un tubeless (considerando anche la pessima qualità media delle nostre strade) si fora più facilmente, anche se una camera in TPU è superiore ad una in butile, per qualità, peso, tenuta e longevità. Se dovessimo pensare ad una configurazione copertoncino/camera d’aria, ad oggi ci risulta complicato considerare il butile. Un tube in TPU è decisamente superiore e anche più sicuro.

In conclusione

Non è solo una questione di velocità e di tempi di percorrenza che si riducono. Uno pneumatico tubeless ready è una sorta di all-round, prescindere dalla categoria dello pneumatico. E’ adatto a differenti situazioni e proprio l’ampio range di pressioni di esercizio lo rende “plasmabile” a tante categorie di utenza. Con un tubeless da strada è possibile percorrere tanti chilometri anche con pressioni ridottissime, impensabili per un copertoncino. La nota negativa del tubeless resta ancora oggi il liquido sigillante anti-foratura. E’ davvero un impiastro. Al tempo stesso però, permette di chiudere un foro quando si pedala e spesso ci si accorge di aver bucato solo a fine giro.

Oggi come oggi una configurazione con la camera pone dei limiti. Facciamo nostra una considerazione di Samuele Bressan, Product Manager di Pirelli. «Copertoncino e camera d’aria oggi – ci ha detto – hanno un senso per quell’utenza che utilizza la bici poche volte in un arco temporale di più giorni. Questo lasso di tempo può essere uno svantaggio per i tubeless e per gli accumuli di liquido anti-foratura che si possono creare».

Un altro aspetto da considerare, a nostro parere, è la possibilità di montare una camera d’aria in TPU combinandola ad uno pneumatico tubeless. La gomma ha uno spessore maggiore rispetto ad un copertoncino classico, offre garanzie più alte in fatto di protezione, è più longevo e si può evitare di usare il lattice.

Pirelli

DT Swiss ARC 1100 Dicut 55, il (nostro) doppio test

DT Swiss ARC 1100 Dicut 55, il nostro (doppio) test

15.11.2025
6 min
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DT Swiss ARC 1100 Dicut 55, c’è molto oltre ad un nome che è diventato iconico. Il cerchio è più alto con i suoi 55 millimetri (in precedenza era 50), il canale si è allargato a 22 (larghezza totale 28) e la raggiatura è differente rispetto alla versione precedente. Ma c’è dell’altro.

Questa famiglia di ARC è la prima completamente sviluppata per poter alloggiare gli pneumatici larghi (tendenza sempre più attuale e sposata da molti) con design aerodinamico. Il nostro test kit prevede il tubeless Continental Aero111 da 29 per la ruota davanti, un classico GP5000TR da 30 per quella posteriore. Perché il doppio test? Perché la prova si è sviluppata con un setting diverso: due prove ben distinte tra loro, ovvero con il binomio pneumatici tubeless con camera d’aria in TPU, per poi passare alla configurazione tubeless (senza camera).

DT Swiss ARC 1100 Dicut 55, il (nostro) doppio test
Nel complesso, un profilo da 55 tanto agile e molto guidabile ovunque
DT Swiss ARC 1100 Dicut 55, il (nostro) doppio test
Nel complesso, un profilo da 55 tanto agile e molto guidabile ovunque

La base di partenza

Per la nostra prova abbiamo utilizzato principalmente la BMC Teammachine SLR01 e la Drali Iridio. Una bici più leggera con vocazione alla salita, una più aero oriented.

Ad ogni sessione di test abbiamo rilevato e tenuto da parte i dati per noi di interesse. I numeri relativi ai pesi (delle ruote): 2,2 chilogrammi (netti) rilevati con le camere in TPU, ricordando le sezioni generose degli pneumatici, 29 e 30, rispettivamente per anteriore e posteriore. Il set di ruote è stato fornito con gli pneumatici e le camere d’aria montate. Il prezzo di listino per il set completo è di 2.799,80 euro.

Un cenno ai tubeless Continental

Il GP5000TR non ha bisogno di presentazioni, anche se la sezione da 30 deve essere ancora completamente “digerita” dall’utente medio (e dal mercato). Il focus principale è verso il tubeless anteriore. Aero111 da 29 è prodotto da Continental e disegnato da Swiss Side: pneumatico che ha l’obiettivo primario di essere efficiente in fatto di aerodinamica estremizzata. E’ rotondo, non prevede ribs ed intagli, ma ha dei piccoli incavi quadrati.

In fatto di performance mostra un’eccellente stabilità e scorrevolezza quando l’asfalto è asciutto, meno con il bagnato. E’ una gomma piuttosto dura, con risposte secche e dirette, con e senza camera. Misurata sul cerchio mantiene perfettamente la larghezza da 29, mentre la GP5000 sul posteriore spancia di 1 millimetro (si allarga a 31).

Le pressioni utilizzate

Il range di pressioni utilizzato. Per l’anteriore con camera d’aria siamo arrivati fino a 5,8 atmosfere (tanto, ma è pur vero che il binomio regge davvero bene), identificando a 5,5 il compromesso ottimale. 5/5,2 atmosfere in configurazione tubeless. Sulla posteriore ci siamo spinti fino a 6 con la camera (tantissimo, forse troppo, ma è pur vero che siamo andati alla ricerca di una sorta di limite).

Il compromesso giusto per noi è 5,2/5,4 con il setting tubeless, per un peso di 66 chilogrammi, con la preferenza di risposte molto secche e dirette da parte di ruote/gomme. Si può scendere fino a 5 atmosfere in tutta tranquillità, sacrificando poco o nulla in termini di resa tecnica. In questi casi è sempre bene considerare le preferenze (soggettive) legate alla guida e alla percezione delle risposte che arrivano dagli pneumatici.

DT Swiss ARC 1100 Dicut 55, il (nostro) doppio test
Un bel grazie a chi ci supporta in questi test, che richiedono un impegno temporale non banale
DT Swiss ARC 1100 Dicut 55, il (nostro) doppio test
Un bel grazie a chi ci supporta in questi test, che richiedono un impegno temporale non banale

Il test con le camere d’aria in TPU

Abbiamo rilevato un peso di 2.690 grammi (inclusi i pignoni 11/30 Ultegra ed i dischi 160/140 Ultegra). Percorso di 10 chilometri (prevalentemente pianeggiante) a 300 watt medi, tratto eseguito in 15 minuti e 39 secondi ad una velocità media di 38,4 chilometri orari.

Le DT Swiss csenza camere

E’ stato rilevato un peso di 2.715 grammi (25 in più rispetto alle camere d’aria) e da sottolineare l’aggiunta di 40 cc di liquido anti-foratura per ogni ruota. Stesso percorso e partenza da fermo. Tempo rilevato 15 minuti e 33 secondi ad un media di 38,6 chilometri orari. 6 secondi in meno rispetto alla configurazione con le camere in TPU.

DT Swiss ARC 1100 Dicut 55, il (nostro) doppio test
A confronto le ARC 38 e le nuove 55
DT Swiss ARC 1100 Dicut 55, il (nostro) doppio test
A confronto le ARC 38 e le nuove 55

In salita, il confronto con le ARC 38

Considerando la resa tecnica ottimale anche quando la strada sale, ecco la domanda che ci siamo posti: «Perché non fare un confronto con le ARC 38?». Ecco fatto. Salita di 4,87 chilometri con un dislivello positivo di 225 metri ed alcuni tratti oltre il 10%. La stessa salita prevede una tratto di 300 metri circa di discesa, dove ai fini della prestazione è fondamentale non perdere troppa velocità. In entrambe le prove abbiamo tenuto un riferimento di 285 watt medi.

Con le 38 abbiamo percorso l’ascesa in 13 minuti e 11 secondi, alla velocità media di 22,3. Il peso della bici (pronta per il test, tutto incluso) è di 6,85 chilogrammi. Con le DT Swiss ARC da 55 millimetri abbiamo percorso la stessa salita con il medesimo tempo, medesima velocità media ed il peso rilevato della bici è di 7,05 chili (200 grammi in più delle ARC 38). Tra le due prove è cambiata leggermente (3 watt, ininfluente) la potenza normalizzata, che è stata maggiore durante l’utilizzo delle 55. Le ARC con il cerchio più alto perdono qualcosa èsui tratti più ripidi, ma sono nettamente più veloci quando la pendenza è in intorno al 5/7% e dove la strada permette di fare velocità.

In conclusione

Mai ci saremmo aspettati di utilizzare una ruota da 55 millimetri di altezza al pari di all-round stradale, sul piatto, vallonato e anche in salita con la massima gratificazione. La nuova ARC resta un prodotto spinto verso l’agonismo, ma capace di regalare delle ottime sensazioni in termini di comfort funzionale alla resa tecnica (che non significa comoda), gestione anche sul lungo periodo, adattabilità, ma soprattutto in fatto di guidabilità. Guidabilità che è decisamente superiore al modello 50 precedente.

L’avantreno non è “appesantito” da una ruota che vuole “comandare a tutti i costi”, anzi, a tratti sembra di guidare con la versione ARC da 38. La rinnovata famiglia DT Swiss ARC è l’esempio lampante di quanto sono evolute e diventate più “facili” le ruote con il cerchio alto.

DT Swiss

1174 grammi e raggi in carbonio. Le nuove DT Swiss da 38

1.174 grammi e raggi in carbonio. Le nuove DT Swiss da 38

13.11.2025
5 min
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DT Swiss mostra i muscoli ancora una volta. Le nuove ARC 1100 Spline 38 CS (acronimo di Carbon Cpokes) diventano la coppia di ruote aero concept con il profilo medio più leggere del mercato.

Una coppia di ruote alte 38 millimetri con sviluppo aero? Sì, perché sono due i fattori da considerare. Il primo è legato alla collaborazione con Swiss Side, il secondo è l’appartenenza alla categoria Aero+ di DT Swiss. Entriamo nel dettaglio delle nuove ruote dell’azienda svizzera.

1174 grammi e raggi in carbonio. Le nuove DT Swiss da 38
Forme e soluzioni di design sviluppate a braccetto con Swiss Side
1174 grammi e raggi in carbonio. Le nuove DT Swiss da 38
Forme e soluzioni di design sviluppate a braccetto con Swiss Side

Le soluzioni tecniche

Partiamo dal cerchio. Le nuove ARC 1100 Spline 38 CS mutuano in toto il cerchio full carbon dell’attuale versione ARC 1100 Dicut 38. E’ un full carbon da 38 millimetri di altezza, con un canale interno da 20 e l’uncino per l’ingaggio degli pneumatici (tubeless ready e non hookless). Il canale prevede l’utilizzo del tape tubeless. Rispetto alla versione già esistente la prima grande differenza è legata alla presenza di una sorta di nipplo (uno per ogni raggio) che emerge dal cerchio. DT Swiss ci ha abituato nel corso degli anni a nascondere completamente i nipples ed il sistema di aggancio dei raggi all’interno del cerchio.

Si tratta di una variazione tecnica importante per DT Swiss, una via obbligata per dare maggiore forza alla testa dei raggi in carbonio, assecondare le differenti tensioni (rispetto ai profilati in acciaio) e facilitare eventuali operazioni di manutenzione. Ma è tutto il sistema raggio/mozzo ad essere diverso. I raggi in carbonio sono 18 per la ruota davanti, con una soluzione mista tra radiali ed incrocio in seconda. Per la ruota posteriore sono 24 totali e con incrocio in seconda da ambo i lati. Gli stessi raggi non sono un prodotto che esce dal quartier generale DT Swiss, ma sono realizzati da Vonoa su specifiche dell’azienda Svizzera. Tutti i nipples sono in alluminio.

Mozzo DT Swiss Spline 180

A dire la verità, il nuovo mozzo assomiglia molto più all’ultima versione del Dicut 180. Da quest’ultimo mutua la livrea nero lucida e le finiture cromate (specchiate) e le flange che sembrano fare parte in modo maggiore del disegno Dicut.

Il mozzo della ruota davanti è parecchio scaricato dal lato senza disco e presenta la flangia rialzata dalla parte della pinza. Quello posteriore è flangiato da entrambe le parti, con una lavorazione molto particolare che tende ad irrobustire, proteggere ed irrigidire i punti di ancoraggio dei raggi. La meccanica della ruota libera è di matrice DT Swiss Rachet System EXP con ruote dentate da 36 denti.

Cosa significa Aero+

Abbiamo davanti una ruota che nasce con un importante concetto aerodinamico alla base, che non ha senso esclusivamente ragionando di cerchi dai 50 millimetri di altezza in avanti. Anche un profilo da 38 millimetri può avere alle spalle un’analisi approfondita dei dati dell’aerodinamica e le ARC 38 ne sono un esempio.

Significa che il disegno, la forma ed il volume del sistema ruota/pneumatico sono sviluppati per ridurre al minimo la resistenza, sfruttare a proprio vantaggio l’effetto vela e non pesare sulla sezione dello sterzo. Una ARC 38 Aero+ di nuova generazione potrà non essere veloce come una 55 o una 65, ma presenterà una resistenza al rotolamento ridotta rispetto alla media della categoria.

Altri dettagli da considerare

Le nuove ARC 1100 Spline 38 CS sono dichiarate a 1.174 grammi di peso senza pneumatici, a 1.781 grammi con il sistema pneumatici Continental/Swiss Side. Davanti il modello Aero111 da 26, tubeless ready e montato con la camera in TPU, dietro un classico GP5000s TR da 28 millimetri, sempre tubeless ready e montato con camera in TPU. Il prezzo di listino è di 3.199 euro.

DT Swiss

Le stagioni sono 4, uno pneumatico, Challenge 4 Stagioni XP TLR

Le stagioni sono 4 come il nuovo Challenge 4 Stagioni XP TLR

12.11.2025
5 min
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Challenge amplia il listino degli pneumatici tubeless ready da utilizzare sempre, in ogni stagione. 4 Stagioni è il nuovo pneumatico che integra la soluzione XP della mescola, mutuata dal segmento gravel.

Parliamo di uno pneumatico dalla qualità altissima e dalle elevate peculiarità tecniche, un TLR fatto a mano. E’ molto più che un tubeless per il training intenso e una gomma rinforzata, va ben oltre il concetto di pneumatico endurance. Challenge 4 Stagioni è una tipologia di tubeless performante, più robusto, rinforzato e longevo. Entriamo nel dettaglio di questo tubeless interessantissimo e della nostra prova.

Le stagioni sono 4, uno pneumatico, Challenge 4 Stagioni XP TLR
Come si presenta e le differenze di porosità del battistrada
Le stagioni sono 4, uno pneumatico, Challenge 4 Stagioni XP TLR
Come si presenta e le differenze di porosità del battistrada

Challenge 4 Stagioni TLR, come è fatto

4 Stagioni TLR è un tubeless ready che adotta una carcassa da 260 Tpi (260 fili per pollice quadrato). Il tessuto viene chiamato SuperPoly, è molto utilizzato anche in ambito tessile per le sue prestazioni elevate. E’ parecchio longevo e per la sua costruzione sono impiegati filamenti di poliestere di alta qualità, di prima scelta, solido e corposo al tempo stesso. Inoltre ha un peso specifico ridotto.

Partendo dal cerchietto, è il primo tubeless Challenge road che utilizza una sorta di aggiornamento, soluzione voluta per ampliare la compatibilità con i cerchi hookless. Più in generale, la sua costruzione è anche una sorta di nuovo corso Challenge. 4 Stagioni TLR adotta il disegno Easy-Fit che facilita il montaggio al cerchio ed il relativo tallonamento.

Lo pneumatico abbina la tecnologia XP di rinforzo alla soluzione classica. Si tratta di uno strato aggiuntivo al sistema di protezione Corazza Silver (protegge i bordi) e Gold Armour (fascia lo pneumatico da cerchietto a cerchietto), il tutto per un tubeless è perfetto anche nel mantenere la forma. Infine la mescola Smart Hydro, sviluppata per garantire grip anche in situazioni di bagnato ed umido. XP non è solo un valore aggiunto al concetto di protezione e durata, ma diventa una vera e propria categorizzazione della gomma.

Nuovo design del battistrada

Challenge 4 Stagioni TLR è una sorta di semi-slick. Al centro non ha intagli particolari, ma due linee che lo solcano e generano una sorta di porosità appena accennata dello pneumatico. Ai lati si alternano degli intagli ad una sorta di frecce ed anche in quest’ultimo caso la porosità del battistrada cambia. L’obiettivo è di garantire grip e stabilità in diverse situazioni.

Le stagioni sono 4, uno pneumatico, Challenge 4 Stagioni XP TLR
In velocità gli intagli laterali spariscono e restano le due linee centrali
Le stagioni sono 4, uno pneumatico, Challenge 4 Stagioni XP TLR
In velocità gli intagli laterali spariscono e restano le due linee centrali

Il nostro test

La prova ha avuto come soggetto la sezione da 28 (resta la curiosità di provare un 30). Il 28 resta una larghezza molto interessante in fatto di versatilità, performance all-round e anche nell’ottica di chi non ama spingersi oltre con tubeless troppo panciuti. Se pur molto differente dal modello Criterium RS (dalla costruzione, al concetto di base, fino all’effettiva resa tecnica), anche il nuovo 4 Stagioni conserva quella elasticità che fa parte del DNA Challenge. Ci piace molto.

E’ un aspetto non banale che si traduce in una grande capacità di smorzamento delle vibrazioni, nell’adattamento dello pneumatico e nella capacità di sopportare (e supportare) un ampio range di pressioni, a favore di un comfort funzionale e scorrevolezza. Tutto questo in una gomma tubeless ready è possibile? Sì, perché se dovessimo fare un accostamento, sarebbero da prendere in esame i tubolari, oppure i tubeless costruiti con carcassa in cotone. Questo è uno pneumatico Challenge ed è anche per questo motivo che possiamo chiamarlo tubolare aperto.

Le stagioni sono 4, uno pneumatico, Challenge 4 Stagioni XP TLR
Su un canale da 23 di larghezza lo pneumatico si allarga a 30 millimetri
Le stagioni sono 4, uno pneumatico, Challenge 4 Stagioni XP TLR
Su un canale da 23 di larghezza lo pneumatico si allarga a 30 millimetri

4 Stagioni TLR può non essere immediato se si proviene da una categoria di pneumatici che per semplicità definiamo “sintetici”. Secchi e diretti che spesso elargiscono prestazioni del tipo “on-off”. E’ un Challenge sostanzioso e pieno, ha un battistrada pastoso al tatto, bello spesso ed è facile da montare anche su cerchi hook con canale da 23 (molto più semplice rispetto ad un Criterium RS, il lavoro fatto grazie all’Easy-Fit si vede, si sente eccome). Tenuta e scorrevolezza in genere non si discutono, ma i due valori aggiunti sono il fatto di non variare il feeling anche quando l’asfalto è freddo, oltre a mostrare un grip eccellente anche sul bagnato, superiore alla media.

Le pressioni ottimali

Oltre ad eventuali preferenze soggettive, legate principalmente alle risposte che si vogliono ottenere dal binomio ruota/pneumatico, a nostro parere il gonfiaggio di riferimento è intorno alle 4,5 atmosfere per un ciclista di 66 chilogrammi. Poco più o poco meno tra anteriore e posteriore, poco più o poco meno tra asciutto e bagnato.

Non è poca cosa ed è un altro vantaggio che si ottiene da uno pneumatico robusto e sostanzioso, ben protetto, ma con uno scheletro (carcassa) che si modella volta per volta. Non è necessario agire continuamente sulle pressioni di gonfiaggio, neppure quando la pedalata cambia fisionomia per via del meteo.

Disponibilità e prezzi

Challenge 4 Stagioni XP Handmade TLR è disponibile in 5 larghezze: 28 e 30, 32 e 35, 38. Due le colorazioni, total black oppure con i fianchi beige (tan). Il prezzo di listino è di 84,90 euro.

Challengetires

Swiss Side Hadron3 650 Classic, non sembrano ruote da 65

Swiss Side Hadron3 650 Classic, veloci e gratificanti

28.10.2025
7 min
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Abbiamo provato le ruote Swiss Side Hadron3 650 nella versione Classic, ovvero quelle con il profilo da 65 millimetri e con i mozzi che si basano sulla meccanica dei DT Swiss 370.

Chi partiva con qualche remora (giustificata se contestualizzata in un’epoca passata) ora dovrebbe cambiare idea. Le ruote con profili altissimi offrono dei vantaggi non secondari e, prodotti ben congegnati come le Swiss Side, sono divertenti e anche piuttosto facili da guidare. Entriamo nelle specificità della nostra prova, eseguita con una doppia configurazione.

Swiss Side Hadron3 650 Classic, non sembrano ruote da 65
Quella famiglia di ruote che invitano a fare velocità
Swiss Side Hadron3 650 Classic, non sembrano ruote da 65
Quella famiglia di ruote che invitano a fare velocità

Hadron3 650 Classic: il dettaglio

La serie Classic di Swiss Side adotta la medesima tecnologia di sviluppo della Ultimate, ma è resa “più democratica” per scelte differenti di alcuni componenti. Ci sono i mozzi in alluminio con meccanica DT Swiss 370 (sempre con Rachet System interno al mozzo posteriore e cuscinetti sigillati con sfere in acciaio), raggi in acciaio (DT Swiss) Aero Comp con incrocio in seconda ed un cerchio full carbon da 65 millimetri di altezza. Il cerchio è quello di ultima generazione: è tubeless ready con uncino (non hookless) ed ha un canale largo 22 (la larghezza complessiva è di 29). Il canale prevede l’impiego del tubeless tape. Un cerchio con questo shape è ottimizzato anche per coperture fino a 32 millimetri di sezione.

Una delle particolarità di queste ruote è il sistema combinato ruota/pneumatico, possibile grazie ad una installazione di fabbrica con i pneumatici Continental/Swiss Side (come nella versione usata per il test). Dietro abbiamo un “classico” GP5000s TR da 30 millimetri, che prevede il montaggio originale con la camera d’aria in TPU (da notare che lo pneumatico è tubeless ready). Davanti c’è un Swiss Side Aero111 da 29, gomma dal disegno e shape particolari, marcatamente aero concept, prodotta da Continental su specifiche Swiss Side. Anche in questo è tubeless ready ed è montata in originale con la camera in TPU. Il peso (rilevato) della coppia con gomme e camere montate è di 2470 grammi. Il prezzo di listino (al netto di eventuali sconti spesso disponibili sul sito Swiss Side) è di 1495 euro.

Test doppio: camere poi tubeless

Proprio così, non ci siamo fermati alla singola prova, ma abbiamo voluto capire come può funzionare una “ruotona” del genere con un setting differenti di pneumatici. Prima la prova in originale, poi con la configurazione tubeless (tolte le camere ed inserito il liquido).

Stesso giorno di lavoro, stesso percorso e medesima bici usata per il test finale dal quale abbiamo estrapolato i dati. 10 chilometri esatti, un vallonato leggero e comunque lineare in modo da minimizzare le variabili ambientali. 30 metri circa di dislivello positivo in modo da sfruttare anche la velocità generata dalle Hadron3. Vento a 3 chilometri orari rilevato per tutto il test e 15° come temperatura esterna.

I numeri del test con le camere d’aria in TPU

2.925 grammi rilevati per le Hadron3 pronte per la messa su strada. Dischi da 160/140, camere in TPU Continental con valvola da 80 (37 grammi ciascuna). 300 watt medi per un rapporto fisso 54/16. Tempo di percorrenza rilevato 15 minuti e 38 secondi. Velocità media di 38,4.

La prova con il montaggio tubeless

Abbiamo rilevato il medesimo valore alla bilancia del montaggio. 2.925 grammi anche per il setting tubeless. Valvole da 80 millimetri e 30 cc di liquido sigillante per ogni gomma. In entrambe le prove la partenza è stata da fermo. Cosa ci dicono i numeri del setting tubeless? Che siamo stati più veloci di 12 secondi con i 1526″ secondi rilevati a parità di tutto. La media oraria è stata di 39 chilometri orari con i tubeless.

Alcune considerazioni relative alle Hadron3 650

Il risparmio di tempo con il setting tubeless è lampante. 12 secondi possono non sembrare molti. Se però andiamo nel dettaglio e quantifichiamo sono poco più di un secondo al chilometro per soli 10 chilometri di test. Se il test fosse stato di 60/80 chilometri il tempo risparmiato sarebbe esponenziale. Non solo, perché ad una velocità più elevata la configurazione tubeless permette un maggiore e migliore controllo, dissipazione aumentata delle vibrazioni che arrivano dal basso. Un maggiore controllo e fluidità della bici soprattutto sull’avantreno, anche e soprattutto in discesa e quando è necessario cambiare traiettoria ad alta velocità.

Il test completo delle Swiss Side da 65 ha previsto anche giornate di utilizzo collinare. Salite e discese, percorsi vari mediamente tecnici, ben coscienti del fatto che un profilo del genere trova la sua massima sfruttabilità ad andature elevate e senza eccessive complicazioni ambientali.

Swiss Side Hadron3 650 Classic, non sembrano ruote da 65
Sono oggettivamente un bel vestito per la bici
Swiss Side Hadron3 650 Classic, non sembrano ruote da 65
Sono oggettivamente un bel vestito per la bici

In conclusione

Le Hadron3 650 Classic sono l’esempio di quanto una ruota alta moderna possa essere facile, molto più che in passato, gratificante e anche sfruttabile. Non siamo qui ad affermare che sia un prodotto dedicato a tutti i ciclisti, ma di sicuro abbatte alcune convinzioni che arrivano dal passato e relative a queste categorie di strumenti dedicati alla ricerca della performance. Non obbligano ad arpionare il manubrio quando si cambia direzione e non mostrano effetti negativi sullo sterzo della bici. Aiutano a mantenere una velocità elevata e spingono a dare gas quando la stessa andatura è già alta (comunque oltre i 40 chilometri orari). In discesa quando si oltrepassa il muro dei 55 chilometri orari diventano un boost e si attiva una sorta di effetto volano facile da percepire, quello che non avviene (ad esempio) con profili da 38.

Ovviamente non sono ruote da salita e quando le velocità sono piuttosto basse necessitano di molta energia, forza ed impegno per essere rilanciate nel modo adeguato. Il prezzo di listino. Lo troviamo adeguato, quasi vantaggioso, considerando proprio la versione Classic e la categoria di utenti potenziali, che non hanno il peso ridotto come pallino, ma pretendono velocità ed efficienza.

Swiss Side

Tubeless vs tubolari nel ciclocross. Samparisi risponde

Tubeless vs tubolari nel ciclocross. Risponde Samparisi

21.10.2025
4 min
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I tubeless hanno delle peculiarità, sono utilizzati anche in ambito ciclocross, perché agli atleti piace sperimentare e perché le aziende spingono forte su questa tecnologia. Per gli agonisti, per chi ricerca una resa tecnica ai massimi livelli il tubolare resta ancora oggi il riferimento.

Per meglio contestualizzare il confronto tra le due famiglie di pneumatici e per farci argomentare qualche malizia, ci siamo rivolti a Simone Samparisi. Simone è General Manager del Team SMP di cui tra gli altri fanno anche parte i fratelli Nicolas e Lorenzo. Il partner tecnico è Challenge.

Tubeless vs tubolari nel ciclocross. Samparisi risponde
Il ciclocross resta l’unica disciplina dove il tubolare è un must, inarrivabile in fatto di resa tecnica (foto Samparisi)
Tubeless vs tubolari nel ciclocross. Samparisi risponde
Il ciclocross resta l’unica disciplina dove il tubolare è un must, inarrivabile in fatto di resa tecnica (foto Samparisi)
Avete accesso a tutta la gamma Challenge, tubolari e tubeless ready?

Sì, abbiamo in dotazione tutte le coperture cx che l’azienda ha inserito nel catalogo ufficiale. L’utilizzo vero e proprio è legato prima di tutto alle gare, alla tipologia dei percorsi e terreni, anche alle preferenze, diverse soprattutto tra Nicolas e Lorenzo.

Chi tubeless e chi tubolare?

Lorenzo utilizza i tubeless Challenge ormai da due anni, Nicolas rimane con la preferenza verso i tubolari.

Tubeless vs tubolari nel ciclocross. Samparisi risponde
Nicolas resta fedele ai tubolari
Tubeless vs tubolari nel ciclocross. Samparisi risponde
Nicolas resta fedele ai tubolari
Il tubeless può avere un futuro nel ciclocross?

E’ una tecnologia e una famiglia di coperture che abbiamo investigato e cercato di approfondire il più possibile, per diverso tempo ed in contesti differenti. Non ci siamo fermati alle prime difficoltà, ma credo che ci sia comunque un grande gap da colmare rispetto al tubolare.

Spiegaci meglio…

Utilizzare e sfruttare appieno un tubeless nel cross è più complicato, perché non è conveniente scendere al di sotto di determinate pressioni, altrimenti si rischia di stallonare lo pneumatico dal cerchio. Il tubolare permette di scendere anche 0,5 bar in situazioni estreme, ma dove lo pneumatico garantisce grip. E’ un esempio estremo, è fattibile e rende molto bene l’idea, a mio parere, di cosa stiamo parlando.

Tubeless vs tubolari nel ciclocross. Samparisi risponde
Terreni, ma anche stili di guida differenti dettano la scelta delle gomme
Tubeless vs tubolari nel ciclocross. Samparisi risponde
Terreni, ma anche stili di guida differenti dettano la scelta delle gomme
I tubolari nel cross restano un must?

E’ così. Un tubolare nel cross ti offre la certezza del risultato e nel corso di tanti anni, di diverse evoluzioni, anche la scelta si è ampliata offrendo tante alternative. Pensiamo alle carcasse sintetiche, a quelle in cotone, fino ad arrivare alla seta, senza poi dimenticare le mescole e tassellature. Il tubeless nel ciclocross è una tecnologia relativamente nuova che però ha il limite della pressione di utilizzo. Resta il fatto che montare un tubeless in alcune situazioni può offrire dei vantaggi. Mi viene in mente la neve di Vermiglio di due anni addietro.

Lorenzo usa i tubeless abbinati agli inserti?

Assolutamente sì e non è solo una questione di sponsor. Utilizza un modello run-flat che offre un aiuto al sostegno dello pneumatico, evita che quest’ultimo vada a sbattere in modo controproducente sul cerchio. In caso di foratura o perdita eccessiva di pressione permette di arrivare ai box.

Tubeless vs tubolari nel ciclocross. Samparisi risponde
Con i tubeless è “quasi” d’obbligo il binomio con l’inserto (foto Samparisi-Billiani)
Tubeless vs tubolari nel ciclocross. Samparisi risponde
Con i tubeless è “quasi” d’obbligo il binomio con l’inserto (foto Samparisi-Billiani)
All’inizio hai parlato di investigazione della tecnologia. Ci puoi spiegare?

In ambito ciclocross abbiamo affrontato l’argomento tubeless anche per praticità, visto che corriamo anche nella mtb dove esiste solo il tubeless. Ben coscienti della novità tubeless nel cross abbiamo cercato di avere quanti più dati possibili per valutare ed avere dei confronti reali tra tubolari e tubeless. Avevamo approcciato anche un discorso di telemetria, poi abbandonato per le tante variabili in gioco. Una gara di ciclocross cambia ogni volta, non è una pista in asfalto.

Esiste ancora la stagionatura degli pneumatici, considerando anche i tubeless?

Tutti gli pneumatici andrebbero conservati in ambiente secco e per quanto possibile con temperatura controllata, quantomeno costante, senza sbalzi eccessivi. L’umidità ha una grande importanza e influisce sull’integrità dello pneumatico.

Tubeless vs tubolari nel ciclocross. Samparisi risponde
Il limite di un TLR nel cross sono le pressioni di esercizio (foto Samparisi)
Tubeless vs tubolari nel ciclocross. Samparisi risponde
Il limite di un TLR nel cross sono le pressioni di esercizio (foto Samparisi)
Per concludere. Tubeless nel ciclocross, sì o no?

Sì, ma come detto in precedenza ha dei limiti anche se spicca per praticità ed eventuali costi ridotti, rispetto ai tubolari. Ma in fatto di performance mi piace fare un paragone. Un tubeless da ciclocross è al pari di una gomma da Superbike, il tubolare resta lo pneumatico da MotoGP, dove tutto è al limite per cercare un resa tecnica ai massimi livelli e senza compromessi.

Ursus Proxima 40, esempio perfetto di una ruota dal profilo medio

Ursus Proxima 40, esempio perfetto di una ruota dal profilo medio

16.10.2025
6 min
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Proxima Team Edition di Ursus è l’ultima evoluzione delle ruote top di gamma dell’azienda veneta, un plurale che include i profili da 35, 50 e 60 millimetri, oltre all’altezza da 40 soggetto della nostra prova. Proxima 40 è la ruota perfetta per fare tutto, adattabile a differenti stili di guida, pneumatici e tipologia di bicicletta, che sia aero o super leggera.

Un compromesso? Solo in fatto di versatilità del prodotto una volta messo su strada, non per tutto quello che concerne la qualità, la sostanza ed una resa tecnica all-round che si percepisce fin dalle prime pedalate. Entriamo nel dettaglio della prova.

Ursus Proxima 40, esempio perfetto di una ruota dal profilo medio
Ursus Proxima 40 Team Edition
Ursus Proxima 40, esempio perfetto di una ruota dal profilo medio
Ursus Proxima 40 Team Edition

Proxima Team Edition 40, di cosa si stratta

Il progetto Proxima prende forma (anche) grazie al contributo del Team Picnic-PostNL, supportato tecnicamente proprio da Ursus. La versione Team Edition 40, insieme alla 50 è stata tra le più utilizzate nel corso di questa stagione. Il cerchio è in carbonio UD ed ha un’altezza di 40 millimetri, con il canale interno largo 23 e tubeless ready (non hookless e con tubeless tape). La larghezza complessiva del cerchio è di 30 millimetri. Abbiamo rilevato un valore alla bilancia di 1440 grammi con tape tubeless inserito.

Proxima Team Edition ha 24 raggi in acciaio Sapim CX per ogni ruota e sono incrociati in seconda. I nipples sono esterni al cerchio, soluzione che fa parte del DNA Ursus e richiesta anche dallo staff dei meccanici del team olandese. E’ un aspetto che facilita eventuali interventi di manutenzione sui raggi. Gli stessi profilati si innestano direttamente nelle piccole flange (non oversize) che caratterizzano i mozzi in alluminio, anteriore e posteriore, che invece hanno volumi non trascurabili. Trasmettono una sensazione di robustezza ed imponenza che non passa inosservata. Il suo design ricalca in parte le forme tipiche Ursus RD-52, un brillante esempio di lavorazione CNC.

U-RS Xeramik e U-Press, cosa significa?

Sono i due acronimi che caratterizzano i mozzi delle Proxima. U-RS Xeramik si riferisce ai cuscinetti ceramici, componente che aumenta la scorrevolezza e fa scendere di qualche grammo il peso (rispetto agli standard). U-Press è strettamente legato al corpetto della ruota libera che può essere estratto tramite una leggera pressione della mano. Utile per la pulizia e manutenzione, semplice da attuare nel caso in cui sia necessario cambiare il corpetto ed i pignoni della trasmissione. Il meccanismo interno d’ingaggio funge grazie a tre cricchetti posti sul corpetto che lavorano sulla cremagliera interna al fusto del mozzo. Per meglio contestualizzare la nuova Ursus Proxima abbiamo chiesto a Marco Giacomin, Product Manager di Ursus.

«Partendo dal mozzo, quello della Proxima è di fatto un RD52 che adotta il suffisso Xeramik perché ha in dote i cuscinetti ceramici – spiega Giacomin – ma sotto il profilo tecnico di offset, rigidezza e lunghezza dei raggi da usare, non cambia nulla rispetto all’RD52 già esistente. Era un punto di forza e abbiamo voluto mantenerlo, sfruttarlo ancora di più. Il valore aggiunto-prosegue Giacomin-è relativo allo sviluppo dei cuscinetti, parallelo ai mozzi. Traducendo, abbiamo un comparto che è un tutt’uno, aumenta la scorrevolezza, la durata e la protezione della meccanica interna, così come quella dei cuscinetti ceramici».

Ursus Proxima 40, esempio perfetto di una ruota dal profilo medio
A nostro parere la configurazione tubeless è la più adatta alle Proxima
Ursus Proxima 40, esempio perfetto di una ruota dal profilo medio
A nostro parere la configurazione tubeless è la più adatta alle Proxima

Tensione dei raggi differenziata, perché?

«La tensione dei raggi è differenziata tra anteriore e posteriore – dice Giacomin – considerando la diversità tra mozzo davanti e quello posteriore. I due disegni diversi non sono solo un punto estetico, ma significa un diverso angolo di lavoro degli stessi raggi. Il carico medio di tensione che viene dato ai raggi e di 110 chilogrammi e 120, rispettivamente per anteriore e per la posteriore».

Tubeless oppure hookless

«La nostra visione tra cerchi con o senza uncino, tra tubeless e hookless è chiara – racconta Giacomin – soprattutto per quello che riguarda il settore road. Nonostante i range di pressioni utilizzate oggi, valori inferiori al limite consentito hookless, può succedere che le stesse pressioni mostrino dei picchi che vanno a superare il limite consentito. Colpi, buche aumentano il rischio di stallonamento in caso di set-up hookless.

«In Ursus – continua Giacomin – abbiamo deciso di costruire i cerchi integrando la soluzione mini-hook, con dimensioni di 0,8 millimetri, inferiore rispetto ai 1,2 usato per le precedenti TC e Miura TC. A prescindere, non vogliamo bocciare completamente la tecnologia hookless, utilizzata sulle ruote Ursus off-road, segmento dove le pressioni scendono in modo esponenziale».

Ursus Proxima 40, esempio perfetto di una ruota dal profilo medio
Binomio cerchio/gomma, shape perfetto e pneumatico in linea con il cerchio
Ursus Proxima 40, esempio perfetto di una ruota dal profilo medio
Binomio cerchio/gomma, shape perfetto e pneumatico in linea con il cerchio

Cerchio ben fatto per gomme da 28 in su

A nostro parere le Ursus Proxima 40 vestono bene i tubeless, da 28 e da 30, configurazioni che meglio si adattano a questa tipologia di ruote. Queste due larghezze permettono di sfruttare a pieno le potenzialità di Proxima. Restando in ambito road performance si può sconfinare anche verso le 32, andando però verso un’interpretazione più endurance e comfort.

Il cerchio è davvero ben fatto perché “trattiene” lo pneumatico senza farlo spanciare ai lati e farlo uscire dallo shape del cerchio. Significa che lo stesso cerchio contribuisce a far rimanere la larghezza dello pneumatico nel valori da etichetta. Un 28 resta 28, un 30 si allarga leggermente a 30,5. Non è un semplice dettaglio ed identifica il buon disegno del cerchio.

Come vanno?

Ursus Proxima 40 Team Edition non è eccessivamente leggera. Non è troppo tirata, è parecchio sostanziosa, offre una sensazione di robustezza non banale per questo livello di strumenti high performance. Sì, è una ruota da gara e da agonista, a tratti mostra un carattere secco e perentorio, poco comune se contestualizzato a ruote da 40 millimetri di altezza. A nostro parere Ursus Proxima 40 non ha come focus principale la comodità, anche se abbinata ad un tubeless da 30 (con le pressioni adeguate al binomio) mette sul piatto un comfort adeguato. E’ una tipologia di ruota con risposte dirette, eccellente in salita e sui rilanci.

Rispetto alle Ursus del passato le differenze ci sono. Proxima è più scorrevole, si è adattata perfettamente ai tubeless, è scesa di qualche grammo. Non ha cambiato quel DNA corsaiolo che da sempre caratterizza le ruote Ursus, sicuramente da capire ed interpretare, che si rivolge all’agonismo e non cela per nulla questa sfaccettatura.

Ursus

Lightweight cambia tutto (o quasi) ed il risultato è superlativo

04.10.2025
5 min
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Lightweight cambia tutto (o quasi) ed il risultato è superlativo. Meilestein ART, le ruote che rappresentano (anche) l'evoluzione del marchio.

MISANO ADRIATICO – Lightweight ha lanciato in modo ufficiale il nuovo sistema ruota. Si chiama Meilestein ART e rappresenta anche una sorta di evoluzione dell’azienda tedesca. Nuovi materiali e processi produttivi, rinnovate soluzioni di ingegneria ed entrano prepotentemente in gioco le analisi dettate dalla galleria del vento.

Meilestein ART ha un cerchio tubeless ready (non hookless, quindi perfettamente compatibile con camere d’aria e copertoncini), ha raggi tutti in carbonio innestati nel cerchio. Come vuole la tradizione Lightweight ed un mozzo in alluminio che funge anche da sede e punto di snodo dei profilati rim-to-rim. Vediamo la Meilestein ART nel dettaglio.

Tutto nuovo, tranne i caratteri della scritta
Tutto nuovo, tranne i caratteri della scritta

Nuova ruota, stessa qualità artigianale Lightweight

Meilestein ART è un sistema completamente nuovo, sotto ogni punto di vista. E’ difficilmente accostabile alle ruote Lightweight del passato, ma la produzione fatta a mano e di qualità artigianale resta, un vanto per il marchio tedesco. Per Meilestein ART sono stati ripensati in toto i processi di studio, design e sviluppo, produzione, così come la posa delle pelli di carbonio.

E’ un esempio la tecnologia Alpha Rib, che in parte sfrutta le conoscenze ed il DNA del passato, una soluzione che apre nuove frontiere alla categoria e mai utilizzata in passato. I raggi in carbonio si innestano direttamente nel cerchio, non ci sono nipples ed elementi metallici e non si fermano al pari della parete superiore del cerchio, ma proseguono verso il basso. Ognuno dei 24 raggi è collegato (appoggiato) ad una sorta di paratia interna al cerchio, una membrana che sostiene, irrobustisce, bilancia e rende il prodotto unico.

Il cerchio è tubeless ready e non necessita del nastro plastico all’interno del canale (largo 22,9 millimetri). Significa che la Meilestein ART è ottimizzata per gli pneumatici da 28, ma si configura in modo ottimale con le gomme da 30 e 32 (restando in un ambito dove è importante sfruttare a pieno le potenzialità delle Lightweight).

Alte 40 millimetri e raggi in un pezzo unico

Larghezza interna ampia, perfettamente in linea con le richieste attuali di un mercato che si spinge sempre più verso le gomme grandi. Il cerchio delle ART è alto 45 millimetri ed è arrotondato, un design dettato anche dalla galleria del vento, soluzione che permette di “alleggerire” le fasi di guida, evitando che sia la ruota a comandare e dettare le linee di guida. Non è un dettaglio banale e secondario, considerando che una Lightweight è tanto performante, quanto apprezzata e desiderata da differenti tipologie di utenza. Sempre in merito al cerchio, c’è una finitura liscia, con il filato di carbonio non più intrecciato.

I raggi sono rim-to-rim, sono incrociati in seconda e nel punto di incrocio adottano la storica “legatura” di rinforzo, eseguita con una pelle di carbonio. Ogni singolo raggio parte da un punto del cerchio, senza interruzioni ed arriva dal lato opposto, un blocco unico. Ogni singolo profilato si appoggia (ed è incollato) alle flange del mozzo in alluminio. I due mozzi, anteriore e posteriore non hanno dimensioni oversize (non hanno le flange in carbonio), sono dotati di una buona efficienza aerodinamica e contribuiscono a contenere il valore alla bilancia, molto basso. 1190 grammi dichiarati per le ruote in messa su strada. I mozzi hanno la meccanica interna che si basa sul Rachet System DT Swiss. Il prezzo di listino è di quelli importanti e si spinge oltre i 6000 euro.

Lightweight