Come si vede se un ragazzo è un campione? Ce lo dice Toni

23.06.2021
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“Un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo, dalla fantasia”, cantava De Gregori. E forse questo vale anche per un ciclista, ma per il nostro mondo contano, e tanto, anche i numeri. E Pino Toni, che di numeri se ne intende, ne ha visti passare di corridori: qualcuno era meno forte, qualcun altro è diventato un campione. Ma cosa distingue i primi dai secondi?

Per capirci: quando Damiano Caruso (in azzurro nella foto di apertura) andò dalla Sicilia alla Toscana, Giuseppe Di Fresco, il suo diesse poi della Mastromarco, lo portò da Toni. Fecero il test e il coach disse che c’era margine per farne un corridore. Quando Riche Porte andò dalla Tasmania alla Toscana, sempre Di Fresco lo portò da Toni. Fecero il solito test e l’esito fu lo stesso. E così via con tanti altri.

Valerio Conti, nel 2014 al primo anno da pro’ vesti la maglia bianca alla Vuelta
Valerio Conti, nel 2014 al primo anno da pro’ vesti la maglia bianca alla Vuelta

Da Caruso a Verre

«La lista è lunga e l’ultimo è Alessandro Verre – dice Toni – lo seguo io, poi però mi confronto con Valoti e Fusi. Non seguo la sua parte “amministrativa” ma qualche consiglio sulle squadre dove andare glielo dò. Immagino che presto possa passare pro’ dopo un Giro U23 come quello che ha fatto. L’ho preso l’anno scorso, alla ripresa post lockdown. Non si trovava molto bene con il suo precedente preparatore e abbiamo iniziato a lavorare insieme.

«Come vedo i campioni mi chiedevate… Bè, i numeri dei test contano molto, ma posso dire che ormai li sento. Sì, sento il rumore del cicloergometro. Ho la fortuna di utilizzare da oltre 20 anni i macchinari migliori, Srm, di svolgere lo stesso test e dal rumore che fanno mentre sono sul cicloergometro già capisco molto. Poi valuto anche la passione del ragazzo, il suo impegno…

«Il povero Antonio Fradusco (il tecnico romano scomparso il 31 maggio 2020, ndr) mi portò Valerio Conti quando era un allievo di primo anno e si capì subito che poteva fare bene, anche se era un ragazzino. Fece lo stesso con Antonio Tiberi, ancor prima che passasse alla Franco Ballerini. Anche se caratterialmente sono diversi, si vedeva che avevano qualcosa di buono. Si vedeva dal colpo di pedale».

Giulio Ciccone, ritiro Trek (foto Oliver Grenaa, Jojo Harper)
Il test incrementale è uno dei più duri in laboratorio (foto Grenaa, Harper)
Giulio Ciccone, ritiro Trek (foto Oliver Grenaa, Jojo Harper)
Il test incrementale è uno dei più duri in laboratorio (foto Grenaa, Harper)

Incrementale spietato

Il test di cui parla Toni è il classico incrementale: tutti partono da uno stesso wattaggio (molto basso) e per tutti ogni minuto l’incremento della resistenza (wattaggio) è lo stesso. Chi più dura è più forte.

«Poi chiaramente ci sono anche altri test, più evoluti che si basano sul consumo energetico e la produzione di lattato, ma quello incrementale resta alla base. Vedo i loro sguardi e i loro comportamenti, il modo in cui soffrono… Anche se questi sono aspetti che possono cambiare tra corridore e corridore e anche nel tempo. Parlando degli ultimi, per esempio, Ponomar è decisamente diverso da Tiberi. Andrii è molto più emancipato, più indipendente, Antonio è più timido, ma entrambi vanno forte.

«Una cosa però non cambia ed è la tecnica. Se ti arriva uno junior e devi lavorarci sulla tecnica, non è un buon segno. A quell’età è difficile».

Anche Martin Svrcek, in forza alla Franco Ballerini, è fra i talenti assoluti di Toni
Anche Martin Svrcek, in forza alla Franco Ballerini, è fra i talenti assoluti di Toni

Tecnica già acquisita

Ma cosa si intende per tecnica? Il coach toscano parla proprio di pedalata, di scioltezza sulla bici, di come si muove l’atleta quando è in sella, di fluidità.

«E poi riconosco subito chi è più “sgamato”. Lo vedo già da come si sistemano sul cicloergometro. Quelli meno esperti riproducono le misure della bici, quelli più scaltri riportano misure più corte, come in salita quando prendi il manubrio nella parte alta. Questo è un atteggiamento tipico di chi già sa. Sa che in quel modo la prestazione sul cicloergometro migliora. Ha angoli più aperti: respira meglio e soprattutto chiude meno l’arteria femorale che consente il passaggio di sangue alle gambe».

Pino Toni con i biker della Dmt Racing Team (Ferreira al centro con le mani sul viso)
Pino Toni con i biker della Dmt Racing Team (Ferreira al centro con le mani sul viso)

Il buongiorno si vede dal mattino

«Chi non andava nei test e poi è diventato forte… – ci pensa un po’ Toni – no, non ce sono. Semmai il contrario. C’è chi andava forte e poi si è perso. Uno che mi colpì fu Edward Beltran, arrivò secondo nel Giro Bio vinto da Betancur. Fece un test eccezionale. Doveva passare con la Ceramica Flaminia ma poi la squadra saltò, prese peso, si perse… Su di lui ci avrei scommesso».

Eppure tra i campioni che segue Toni, a suo dire, il numero uno non è uno stradista ma è un biker portoghese che corre in una squadra italiana (Dmt Racing Team): Tiago Ferreira, già campione del mondo ed europeo marathon.

«Tiago – dice il preparatore toscano – l’ho conosciuto che aveva già 29 anni, ma si presentò da me con valori di tutto rispetto, facendo meglio del miglior Tony Martin. Lui pone attenzione su tutto, quando arrivò mi tempestò di domande. Fa paura».

Anche Verre può ottenere grandi cose secondo Toni
Anche Verre può ottenere grandi cose secondo Toni

Giovani e limiti

Già, le domande: cosa chiedono i giovani atleti al coach? Una delle richieste più frequenti, che forse provengono dai team, è la paura di essere “già troppo in forma”.

«I ragazzi hanno già degli obiettivi, che sia la corsa di paese o un appuntamento più importante e vogliono arrivarci al top, mentre non capiscono che devono crescere in continuazione. I giovani da gennaio a marzo sono diversi, così come da marzo ad ottobre. E da novembre a febbraio devono continuare a crescere. Devo fargli capire che se lavorano bene, se osservano i giusti periodi di recupero non hanno un picco, ma una crescita costante. In quegli anni (tra juniores e U23, ndr) acquisiscono forza, progrediscono.

«Proprio Verre, per esempio, aveva paura di essere già troppo in forma per il Giro. Ma troppo in forma rispetto a cosa, mi chiedo? Se lo avessi rallentato, non avrei tirato fuori il suo potenziale. Perché avrei dovuto porgli dei limiti? Intanto, dico io, troviamoli questi limiti, poi semmai li manteniamo. Ma se in fase di crescita tu non spingi, non puoi sapere dove puoi arrivare. Tanto più in un Giro under 23 che è molto importante e può cambiarti la carriera. Per trovare i famosi picchi di forma, ne hanno di tempo…».

Alessandro Mariano Fisioradi

Fisioradi accoglie il re dei biomeccanici

02.01.2021
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“Scienza e Salute del ciclista”, si chiama così l’esclusivo programma ad altissima specializzazione proposto da Fisioradi Center a beneficio di tutti i ciclisti che vogliono prepararsi al meglio.

La visione di Radi

Il Poliambulatorio e centro di riabilitazione multifunzionale pesarese coordinato da Maurizio Radi rappresenta un vero e proprio punto di riferimento nazionale per ciclisti, sia amatoriali che professionisti. Questo grazie all’offerta di un metodo esclusivo di allenamento, di valutazione, di alimentazione e di trattamenti e programmi costruiti su misura per ogni singolo atleta.

Presso Fisioradi Center è possibile trovare servizi molto specifici. Si parte dalla semplice visita di idoneità sportiva fino alla valutazione e alla preparazione atletica attraverso vari test. Si possono effettuare: il test Conconi, l’incrementale con lattato, il test di Mader, il Wingate Anaerobic test, il Critical Power 10”, il test potenza/cadenza e la plicometria finalizzata ad estrapolare la percentuale di grasso corporeo del ciclista.

Mariano e i pro’

Si valutano e si predispongono tabelle d’allenamento personalizzate e si dà grandissimo valore alla biomeccanica e al corretto posizionamento in bici. E’ possibile su appuntamento e in collaborazione con Alessandro Mariano, esperto collaboratore di tantissimi corridori professionisti farsi mettere bene in sella. Non mancano poi l’aspetto fondamentale legato all’alimentazione e all’integrazione. E’ possibile avere la consulenza di un nutrizionista. Inoltre, si può fare dell’Indoor Cycling, con lavori specifici di ritmo e resistenza per pedalare insieme ad altre persone alla ricerca di una sana competizione e del divertimento.

Alessandro Mariano mentre lavora sulla bici di Bettiol
Alessandro Mariano mentre mette a punto la posizione di Bettiol

Arriva la nuova sede

Fisioradi consta di un Poliambulatorio e un centro di riabilitazione multifunzionale con ben nove divisioni specialistiche diverse. Un vero e proprio polo di eccellenza, che in primavera inaugurerà una nuova ed avveniristica sede. Da Fisioradi Center la sensibilità per il ciclismo è altissima. Questo grazie principalmente al valore delle professionalità sia mediche che scientifiche (sono oltre 40 e selezionati da tutta Italia) che qui hanno la possibilità di ben svolgere il proprio lavoro.

fisioradi.it

Basso Diamante SV rigida e filante

10.10.2020
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Prova su strada della Basso Diamante SV 2020. Telaio in carbonio con profili aero. Lavorazioni esclusive per sterzo e reggisella. Carro di appena 400 millimetri. Pendenti rinforzati con l'archetto nonostante l'adozione di freni a disco. Gruppo Campagnolo Super Record. Un piacere da guidare.

Stabilità, precisione, velocità: la Basso Diamante Sv, anche nella versione 2020, racchiude tutte queste qualità. L’abbiamo voluta testare anche per capire meglio (a breve) l’evoluzione 2021 che, pare, sia un qualcosa di unico sia dal punto di vista tecnico che nella raffinatezza estatica.

Guida precisa

La Diamante si pone al vertice della gamma Basso. La sigla SV sta per Super Veloce. E’ una bici aerodinamica, basta vedere le forme dei tubi, a goccia o affusolati, per fendere e scaricare meglio l’aria. 

Partiamo dall’anteriore. Forcella e tubo di sterzo non hanno angoli particolari, tuttavia il rake accentuato della forcella e i suoi steli così larghi e sottili richiedono un po’ di chilometri per trovare il giusto feeling. A volte si ha la sensazione di avere tra le mani una bici da crono. Quando si è in piedi infatti all’inizio la bici sembra “dura” da far oscillare (resta dritta) poi “cade” all’improvviso. E’ una sensazione che magari non è piacevole, ma una volta che si è presa confidenza vi darà gioie immense. Quali? Ci si alza più composti e in in curva, specie nell’ingresso, è chirurgica.

Il retrotreno

Ecco il punto forte della Diamante SV. Pensavate che un carro da 400 millimetri fosse impossibile da avere su una bici con freno a disco? Beh, vi sbagliavate. E’ sopratutto questa soluzione tecnica e un tubo piantone abbastanza dritto (74° nella taglia M) che la rendono così reattiva, anche in salita. Adesso capiamo perché la forcella ha un rake leggermente più ampio: altrimenti la bici scapperebbe via!

I foderi pendenti sono stati abbassa, seguendo le moderne linee. Inoltre resta l’archetto tra questi due tubi, così da far eccedere la Diamante in rigidità. Il piantone con quella sorta di carenatura posteriore è davvero massiccio. La dispersione di energia è davvero nulla.

Basso style

Collarino reggisella, serie sterzo e spessori sotto all’attacco manubrio, sono dei veri gioielli “made in Basso”. Curati, consentono regolazioni al millimetro e un grande impatto estetico. La chiusura del reggisella è scomparsa, integrato nel piantone. Il reggisella si serra con due piccole viti a brugola.

Infine, uno sguardo alla componentistica che non poteva che essere top! Campagnolo è il gruppo Super Record 12 velocità e Campagnolo sono le ruote, le Bora One Disc da 35 millimetri. Perfette per chi ama una bici sì veloce, ma al tempo stesso “snella” per la salita. Il peso così allestita è di 6,7 chili.

E a proposito di allestimenti, Basso lascia spazio al cliente. Anche per questo la forchetta del prezzo è molto elevata.