Wepere e Green Project-Bardiani, sbirciamo il recupero al Giro…

03.06.2023
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TREVISO – «Il recupero è la chiave» ci ha detto Emanuele Cosentino, osteopata del Green Project-Bardiani CSF Faizanè. Una frase semplice, ma che allo stesso tempo ci ha fatto capire l’importanza e la delicatezza del momento appena entrati nella stanza dei massaggi dopo la tappa Pergine Valsugana – Caorle. 

Ad aprirci le porte oltre allo staff della squadra c’era Valentina Mingardo manager di Wepere:« Il nostro obiettivo, fin da subito, era quello di poter offrire alla squadra soluzioni utili per facilitare il recupero e migliorare le prestazioni. Ci hanno spiegato come la fase del recupero per loro sia quella più “critica”, soprattutto nelle gare a tappe, durante le quali il tempo disponibile è molto poco e gli atleti hanno bisogno di attenzione dopo lunghe distanze ed eventuali affaticamenti/infortuni. Abbiamo quindi proposto dei prodotti che potessero migliorare i risultati del defaticamento ed accelerare la guarigione dopo un infortunio».

Qui Cosentino massaggia Tonelli circa due ore dopo la fine della tappa di Caorle
Qui Cosentino massaggia Tonelli circa due ore dopo la fine della tappa di Caorle

Recupero e Giro d’Italia

Come detto, la fase di recupero è determinante in una corsa a tappe. Wepere in questo ha supportato il team Green Project-Bardiani fornendo dispositivi per pressoterapia, magnetoterapia, diatermia (Tecar) e dispositivi a ultrasuoni. L’azienda veneziana non è altro che la divisione sportiva di I.A.C.E.R. Srl (azienda specializzata nella progettazione e produzione di dispositivi elettromedicali per la terapia domiciliare e professionale del dolore cronico).

«I tempi sono serratissimi – spiega Valentina Mingardo – l’obiettivo è gestire in poco tempo il massimo recupero. Al team abbiamo fornito tutti i prodotti per agevolarli in ogni fase e soddisfare  ogni esigenza. Sarà poi interessante durante la stagione avere riscontri da massaggiatori e atleti. E’ importante sottolineare che non sono dispositivi che sostituiscono il fisioterapista o lo specialista, ma un complemento e un acceleratore di risultati».

Dispositivi a casa

La missione di Wepere è insita nel suo nome: favorire il Wellness, il benessere psicofisico degli sportivi e non solo, potenziare la Performance, per raggiungere risultati sempre maggiori e supportare il Recovery, aiutando a recuperare più in fretta dopo un allenamento o una gara o a seguito di infortuni. 

I dispositivi si differenziano per utilizzo e scopo. Partendo dalla pressoterapia (Arya): Sfruttando l’applicazione di una pressione controllata favorisce il ritorno venoso e linfatico, permettendo un più rapido smaltimento di tossine e cataboliti, tra cui l’acido lattico, ed un drenaggio dei liquidi, oltre ad un massaggio che rilassa la muscolatura. La magnetoterapia (Lob): un dispositivo che sfrutta l’azione dei campi magnetici per ridurre la sintomatologia di stati infiammatori a carico del sistema muscolo-tendineo e delle patologie osteo-articolari di tipo traumatico e cronico.

Ultrasuoni (Restart): onde sonore ad altissima frequenza che viaggiano attraverso i tessuti del corpo trasferendo energia rilassando i muscoli contratti, aiutando l’assorbimento dei liquidi sottocutanei e, favorendo la microcircolazione. In più allevia il dolore ed accelera la risoluzione dei processi infiammatori. Infine diatermia (Novaspin): un trattamento operatore-dipendente che trasferisce energia in profondità, attraverso i tessuti del corpo umano, innescando un effetto biostimolante. Generando calore direttamente all’interno dei tessuti, accelera i processi metabolici e, di conseguenza, quelli di recupero.

Novaspin è operatore dipendente, ha quindi necessità dell’utilizzo sapiente di un professionista. Qui Pirovano con Gabburo
Novaspin è operatore dipendente, ha quindi necessità dell’utilizzo sapiente di un professionista. Qui Pirovano con Gabburo

Acceleratore di risultati

Appena varcata la porta troviamo Alessandro Tonelli steso sul lettino massaggiato dalle sapienti mani di Emanuele Cosentino: «Il recupero è la chiave. Abbiamo poco tempo, si viaggia dai 35-40 minuti di massaggio al giorno. Nel giorno di riposo si arriva anche a un’oretta e si fa un checkup più approfondito. Io seguo due atleti. Marcellusi e Tonelli. Li conosco e si conoscono, e mi comunicano tutto e questo è fondamentale in una corsa di 20 giorni. Per accelerare il recupero nel post gara gli consigliamo di fare la pressoterapia. La fanno in autonomia. Avendo tempi così serrati questo trattamento agevola il nostro lavoro. Quest’anno abbiamo deciso una stanza adibita in ogni hotel, dove ne approfittano per rilassarsi e prendersi del tempo per loro stessi».

Bussano alla porta sono Filippo Magli e Davide Gabburo pronti per fare rispettivamente Pressoterapia e Tecar. Ci spostiamo nella stanza designata affianco e troviamo un altro lettino e Stefano Pirovano, massaggiatore e massoterapista con esperienza ventennale tra calcio e ciclismo: «Qui abbiamo Gaburro che accusa un forte mal di schiena per cui si è deciso di fare la Tecar. In questo caso stiamo facendo la diatermia, perché sta soffrendo di una lombo sciatalgia dovuta alle spinte che devono fare quando salgono in salita. Nello specifico sto preparando i tessuti ossigenandoli per poi trattarli con la capacitiva per cercare di andare a decontrarre la muscolatura.

«Il nostro corpo – conclude Pirovano – è una macchina perfetta. Questi dispositivi servono per migliorare il recupero. Se di solito ci si mette 15 giorni per riprendersi da un infortunio, utilizzando questi macchinari ci si può riprendere in 5 giorni. Per uno sportivo recuperare 10 giorni è tutto».

Wepere

Macchinari e massaggi, come integrarli? Chiediamo a Inselvini…

04.01.2022
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L’utilizzo dei macchinari durante i massaggi è diventato una consuetudine. Durante i grandi Giri e nei ritiri il fisico viene messo a dura prova. Il recupero da sempre è uno degli aspetti fondamentali per la performance del giorno dopo. Così come è importante la prevenzione da infortuni e la preparazione della muscolatura allo sforzo successivo. Come vengono integrati i macchinari e com’è cambiato il massaggio nel corso degli anni? Lo abbiamo chiesto a chi questo lavoro lo fa dai tempi memorabili della Carrera di Pantani e Chiappucci, e ora è in forza all’Astana Qazaqstan Team: Umberto Inselvini

Fabio Aru, Giuseppe Martinelli, Umberto Inselvini, Vuelta 2015
Fabio Aru, Giuseppe Martinelli, Umberto Inselvini alla Vuelta del 2015
Fabio Aru, Giuseppe Martinelli, Umberto Inselvini, Vuelta 2015
Aru, Martinelli, Inselvini: è la Vuelta del 2015
Come si decide se e quando utilizzare un macchinario?

Il mio è un lavoro di prevenzione più che altro, quello che facciamo noi massaggiatori è togliere delle contratture. In caso vengano usati dei macchinari, lo si fa sempre sotto consiglio del medico di squadra

E’ quindi il medico a deciderne l’utilizzo?

Si, è lui il responsabile della struttura sanitaria della squadra, noi massaggiatori dipendiamo sempre e comunque dal medico. Poi comunque contano anche la nostra esperienza e sensibilità, per capire in caso ci fosse da usare qualche macchinario di supporto.

Quali macchinari usi?

Io personalmente non utilizzo grandi macchinari a parte l’Indiba, che uso dal 2006. La uso per agevolare il recupero. Questo strumento quando venne commercializzato si chiamava Tecar, il simbolo era una mano. Significava che era l’operatore che interagiva con la macchina

Umberto Inselvini, Michele Pallini, Tour de France 2014
Umberto Inselvini assieme a Michele Pallini al Tour de France 2014
Umberto Inselvini, Michele Pallini, Tour de France 2014
Inselvini assieme a Michele Pallini, al Tour de France 2014
Sono trattamenti di routine al giorno d’oggi?

Si parla sempre di un complemento, non ci si affida totalmente. La nostra sensibilità è fondamentale perché oltre al fisico conosciamo anche l’atleta nella sua reazione allo sforzo fisico. La decisione dell’utilizzo non è obbligatoria ma passa da noi. 

Quali altre tecnologie utilizzi?

La Graston Technique®. E’ una tecnica di mobilizzazione dei tessuti molli, assistita da strumenti di acciaio. É come se fosse un massaggio miofasciale. Quando percepisci delle contratture, con questo strumento, si interviene più nello specifico. Si adattano a tutte le parti del corpo

Ci sono macchinari che non richiedono l’intervento del massaggiatore?

La pressoterapia è uno dei più comuni, viene usata sul bus quando finisce la gara. Sono due gambali che tramite un compressore si gonfiano e sgonfiano, facilitando lo scorrimento dei liquidi e tossine verso le periferie. E’ un trattamento che migliora il sistema linfatico e circolatorio per ridurre la ritenzione idrica. Viene usata ogni tanto nelle tratte di trasferimento sul bus. 

Qui Inselvini ai campionati del mondo 1990 con Giovannetti (a sinistra), Bugno e Volpi
Qui Inselvini ai mondiali 1990 con Giovannetti (a sinistra) e Bugno
Ce ne sono alcuni che vengono sconsigliati per l’utilizzo autonomo?

L’allenatore, il preparatore e il medico consigliano sempre, cosa e quando utilizzarli. Se adoperati nel modo giusto gli strumenti possono aiutare. Per fare un esempio i martelli vibranti che si trovano in commercio ora in certe zone del corpo vanno bene, in altre no.  

L’evoluzione tecnologica avanza velocemente anche in questo ambito?

Si oltre alla crescita della tecnologia, ci sono più figure. Per esempio l’osteopata, è molto importante. Oppure per fare un esempio Marino Rosti che aiuta con stretching e yoga, sono ruoli che fanno la differenza all’interno di un team. 

Rispetto agli anni 80 quando hai iniziato, i progressi sono stati tanti?

Adesso gli atleti sono in condizione di dare il cento per cento sempre. Le strutture delle squadre sono ottimizzate. Noi stessi massaggiatori abbiamo più tempo per seguirli. Nei miei primi giri e tour in Carrera eravamo tre massaggiatori mentre ora in Astana siamo sei-sette. Si hanno circa due ragazzi a testa e si ha il tempo di fare tutto e gestire tutto il corpo con calma.