Sevilla, il “nonno” del ciclismo che non vuole mollare

25.02.2024
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Ha 47 anni, ma per entusiasmo e voglia di correre è più giovane di tanti che hanno meno della metà dei suoi anni e con cui compete ancora oggi. All’ultimo Giro di Colombia si è ritirato prima della quarta tappa per i postumi di una caduta che gli ha procurato l’ennesima frattura di una clavicola, ma nella seconda era stato ancora capace di salire sul podio. Oscar Sevilla è ormai il “nonno” del circo internazionale delle due ruote. Lo spagnolo agisce prevalentemente in Sudamerica, in particolare in Colombia, ma se non ci fosse stata quella frattura, magari lo avremmo rivisto anche da queste parti.

All’ultimo Giro di Colombia Sevilla ha centrato il podio nella seconda tappa, ma poi è caduto rovinosamente
All’ultimo Giro di Colombia Sevilla ha centrato il podio nella seconda tappa, ma poi è caduto rovinosamente

I segreti di Sevilla

Sempre sorridente e disponibile, Sevilla assume sempre più quel ruolo che, da noi, aveva il compianto Davide Rebellin. Forse anche lo spagnolo supererà le 50 primavere continuando a gareggiare, infatti non ha la minima intenzione di mollare.

«Ho tre segreti: entusiasmo, disciplina e sacrificio. Amo ciò che faccio e non mi lamento. Sento spesso ciclisti di 30 anni che militano in squadre WorldTour e si lamentano perché la corsa è lontana, perché piove, perché faticano… Non sto neanche a giudicare l’aspetto economico, ma se fai questo mestiere devi rispettarlo. Io ringrazio per poterlo ancora fare, per avere la salute che mi consente di allenarmi ancora come una volta».

Sevilla parla di entusiasmo e questa è una parola ricorrente nelle sue confessioni riservate ai giornalisti, incuriositi da questo esempio di corridore controcorrente in un ciclismo che chieder sempre più gioventù.

«L’entusiasmo ti rende giovane – dice – ti fa dimenticare la carta d’identità. Per tutta la vita – e non parlo solo nello sport – devi sempre avere entusiasmo per fare le cose, imparare e progredire. Io non ho mai smesso, lo faccio ancora oggi, continuo a imparare e a conoscermi sempre di più. Lo sport porta con sé una data di scadenza, ma io la sposto sempre in avanti proprio grazie all’entusiasmo».

Nel 2001 il corridore di Ossa de Montiel ha perso la Vuelta nella crono finale
Nel 2001 il corridore di Ossa de Montiel ha perso la Vuelta nella crono finale

Il primo contratto firmato

La storia di Sevilla non è quella di un corridore comune. E’ passato professionista quand’eravamo ancora nel secolo scorso, nel 1998: «Era il 27 luglio, lo ricordo come fosse ieri. La Kelme mi aveva messo sotto contratto e io andavo in giro per la città correndo e saltando come un pazzo, non riuscivo a crederci». Nel 2001 chiuse secondo un’edizione particolare della Vuelta di Spagna, senza grandi nomi, perdendo dopo tre settimane da Angel Casero per 47” cedendogli la maglia nella crono finale.

Il bello è che oggi la cronometro è diventata un suo punto di forza: «Negli ultimi anni ci ho lavorato molto, ma soprattutto mi sono applicato anche di testa. Mi piace studiare l’aerodinamica, la concentrazione che richiede, il lavoro sui watt. Leggo spesso tabelle e studi di chi opera nel WorldTour, guardo anche le proposte tecniche delle aziende. Poi magari capita di correre la crono con la bici da strada, in Colombia succede e mi resta il dubbio di che cosa avrei potuto fare con uno strumento più adatto…».

L’iberico continua a cogliere risultati: nel 2023 ha messo tutti in fila al Tour of Hainan
L’iberico continua a cogliere risultati: nel 2023 ha messo tutti in fila al Tour of Hainan

Sveglia alle 5

Sevilla è per molti versi più professionista degli altri. Si alza alle 5 del mattino per prepararsi per l’uscita. Quando la famiglia è con lui, la moglie gli prepara cibo e succhi da portarsi dietro per i suoi allenamenti che vanno dalle 4 alle 6 ore. Quando fa uscite minori esce addirittura a stomaco vuoto.

«Condivido i miei allenamenti con molta gente che conosco nel massimo circuito – dice – chiedo pareri, mi confronto. Negli anni ho visto che non dobbiamo dedicarci solo alla bici, ma lavorare anche su altre parti del corpo che chi fa questo mestiere spesso dimentica. Invece lavorarci sopra significa prevenire gli infortuni».

Vuelta a San Juan 2023, Sevilla insieme a Remco Evenepoel: la metà dei suoi anni
Vuelta a San Juan 2023, Sevilla insieme a Remco Evenepoel: la metà dei suoi anni

Allenamento ed esperienza

Per l’iberico, che milita nel Team Medellin e sta vivendo la sua venticinquesima stagione da professionista, la cura del corpo è un must.

«Il mio fisico risponde e mi sento un privilegiato a poter ancora lottare attraverso di esso con i più giovani – ha confidato a Rtve l’età senza allenamento non porta risultati. Invece se sei più grande e ti alleni bene, sei competitivo perché di fianco a quel che ti può dare il corpo (che non risponde più come quand’eri giovane) hai l’esperienza dalla tua. Io non ho mai gettato la spugna, neanche nei momenti difficili (nel 2011 era stato sospeso per positività a un anticoagulante, ndr), voglio continuare a lottare per essere un esempio. Certe volte i risultati perdono importanza di fronte a quel che posso fare per un compagno più giovane, per insegnargli qualcosa. Voglio trasmettere passione a chi corre con me e a chi guarda».

Sevilla alla Vuelta al Tachira 2021, chiusa al 2° posto dietro il venezuelano Campos (foto organizzatori)
Sevilla alla Vuelta al Tachira 2021, chiusa al 2° posto dietro il venezuelano Campos (foto organizzatori)

La pensione è lontana

Un contributo fondamentale per la sua carriera deriva dalla famiglia, che lo ha sempre appoggiato: «Cerco di passare più tempo che posso con mia moglie e i figli, anche se per molti periodi loro sono in Spagna e io dall’altra parte del mondo. Cerco di essere presente per quanto posso nella loro vita, nella scuola dei figli, quando c’è qualche incontro con i genitori o qualche iniziativa extrascolastica. E da parte loro mi danno la carica per insistere, per andare avanti».

In carriera Sevilla ha vinto 76 volte, ultima la classifica generale del Tour of Hainan dello scorso anno. Di lasciare, non ne ha proprio voglia: «Non so che cosa farò quando arriverà il momento – dice – vorrei restare nell’ambiente, insegnare ai giovani, ma non ho un futuro segnato. Una cosa che ho imparato negli anni è che non sai mai che cosa c’è dietro l’angolo, che cosa c’è in serbo per te. D’altronde chi lo avrebbe detto nel ’98 che sarei stato ancora qui?».

La Vuelta a Colombia di Lopez e la pace ritrovata

30.06.2023
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C’è una nuova favola nella vita di Miguel Angel Lopez. Una sorta di vendetta. Un nuovo modo di percepire e godersi il ciclismo. Ha appena vinto e fatto la storia del Giro di Colombia: 9 vittorie su 10 tappe. Classifica generale, a punti, miglior squadra e montagna. Un capolavoro. L’impresa di Superman è stata una miscela fra il ciclismo antico, selvaggio ed epico, con il ciclismo moderno, quello dei dati, dei materiali sofisticati e del marketing allo stato puro. Il corridore di Boyaca (in apertura sul podio finale con i figli Jeronimo e Guillermo, ndr) si è mosso a cavallo tra quei due mondi e ci ha fatto rivivere i tempi leggendari che a molti di noi colombiani sono stati raccontati, che sono nelle foto e negli articoli, ma che non abbiamo potuto vedere dal vivo.

La vittoria di Manizales, in casa di un grande del passato: Cacaito Rodriguez (foto Federazione Colombia)
La vittoria di Manizales, in casa di un grande del passato: Cacaito Rodriguez (foto Federazione Colombia)

Fra esaltazione e nausea

Ogni vittoria ha riscritto una statistica. Ogni vittoria indossando la maglia gialla è stata un viaggio indietro nel tempo. Il suo predominio travolgente ha risvegliato nomi illustri del ciclismo colombiano e ha dato alla Vuelta un fascino speciale. Miguel Angel non ha corso per vincere, lo ha fatto per entrare nell’olimpo dell’evento e dello sport che gli ha dato tutto, ma gli ha portato anche innumerevoli episodi di incertezza, sventura e in alcune occasioni di nausea.

Il salvagente Medellin

Il risultato è notevole e davanti agli occhi di tutti. Quello che difficilmente si conosce è il contesto e perché un atleta della sua levatura abbia voluto fare di questa corsa un capitolo indimenticabile.

Questa versione di Superman (così chiamato perché respinse un delinquente armato di coltello che voleva rubargli la bici) ha cominciato a prendere forma il 28 dicembre a Medellin. Si era nel mezzo di un quadro oscuro, lasciato a metà a causa dell’allontanamento dall’Astana nel mezzo del controverso caso del dottor Maynar, quando José Julián Velásquez, direttore generale del Team Medellin, si fece avanti senza pregiudizi.

Lo aveva sempre ammirato, ma non lo conosceva. Non si erano mai parlati di persona, ma sono bastate due frasi perché l’approccio spontaneo diventasse un legame professionale e di amicizia.

«Voglio solo un’opportunità e un obiettivo chiaro», gli disse Miguel senza parlare di soldi o contratti.

«Va bene – gli rispose subito il direttore noto come “El Chivo” – il 18 gennaio partiamo per San Juan».

Josè Julian Velazquez ha accolto Lopez al Team Medellin senza pensarci due volte
Josè Julian Velazquez ha accolto Lopez al Team Medellin senza pensarci due volte

L’idea del ritiro

Una scommessa inaspettata, incerta, ma ricca di argomenti e sincerità. E così, senza averlo pianificato, tutto è cambiato.

«In quel dicembre ricordo che stavo prendendo un caffè con te a Medellín – ricorda Lopez – e pensavo addirittura che fosse la fine della mia carriera. Volevo andare in pensione. Pensavo di non aver bisogno di continuare e di potermi ritirare in pace dopo aver fatto cose belle nel ciclismo».

Si era recato nella capitale della regioni di Antioquia per partecipare al matrimonio di Harold Tejada con la sua famiglia.

Nove tappe vinte su dieci: Lopez ha conquistato le montagne e anche la crono (foto Eder Carces)
Nove tappe vinte su dieci: Lopez ha conquistato le montagne e anche la crono (foto Eder Carces)

Le persone giuste

«Invece sono comparse le persone giuste – dice sorridendo – perché potessi continuare a combattere. Nella vita accadono situazioni difficili e forse non si riesce a guardare oltre e non si tiene conto dell’opinione degli altri. Invece è apparso il Team Medellín ed è grazie a loro che sono qui a godermi ogni giorno e ogni momento che abbiamo vissuto. Mi diverto più di un bambino quando apre un giocattolo. Nei miei otto anni da ciclista, non mi ero sentito così supportato e così coccolato».

Appare felice, con un’aria così fresca che fra le sue preoccupazioni non ci sono più la risoluzione dei suoi problemi o il ritorno in Europa a breve termine.

Sul podio finale con Contreras (un tempo anche lui all’Astana) e Wilson Peña (foto Eder Carces)
Sul podio finale con Contreras (un tempo anche lui all’Astana) e Wilson Peña (foto Eder Carces)

Pace e forza

Quel che ha trovato dopo la sua firma inattesa è la pace e con essa una versione ancora più potente della sua essenza di ciclista. Ha vinto allo sprint, a cronometro e ovviamente in montagna.

«Sto scoprendo nuove sfaccettature che non avevo sperimentato. Ho ascoltato un uomo saggio dirmi che avrei vinto tappa dopo tappa, quello che non pensavo era che avrei vinto quasi tutte le tappe (a Gachancipá è arrivato secondo dietro a Jonathan Guatibonza, ndr). Hanno deciso di scommettere su di me e darmi questa bellissima opportunità. Niente di tutto questo sarebbe stato possibile senza il supporto e la gentilezza dei miei compagni di squadra», afferma Miguel, già vincitore della Vuelta a San Juan, Vuelta a Catamarca e ora Vuelta a Colombia.

In totale, finora in questa stagione sono 19 vittorie, più di qualsiasi altro ciclista al mondo. Non importa se fanno parte del calendario nazionale o internazionale, vuole solo vincere e onorare ogni chilometro con un messaggio diretto di forza e fame al livello dei migliori corridori del panorama ciclistico.

Tour de France 2020: si corse prima del Giro, Lopez vinse al Col de la Loze
Tour de France 2020: si corse prima del Giro, Lopez vinse al Col de la Loze

Obiettivo iridato

«E’ uno dei migliori ciclisti al mondo», dice senza esitazione Oscar Sevilla, che dal 14 gennaio, quando il corridore di Boyacá vinse con forza nella Villeta Clásica, completando da solo 13 giri su 15, disse che si sarebbero divertiti.

La sua esperienza gli ha dato ragione. Oggi Miguel Angel Lopez è un corridore nuovo, più forte. Una fuoriserie che avrà come prossima sfida i Giochi Centroamericani e dei Caraibi con la squadra colombiana, e che a fine stagione aspetta di tornare in Europa. Prima ai mondiali di Glasgow, poi con il Team Medellín al Giro di Turchia, dall’8 al 15 ottobre. E la sua favola potrà così continuare.

Ma adesso è giusto sentire la campana di Lopez

23.01.2023
4 min
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Gira la voce per cui l’Astana non si sarebbe privata di Lopez, ma avrebbe cambiato forzatamente idea dopo una telefonata che suggeriva di non tenerlo. Da chi venisse non è dato saperlo, immaginarlo è scontato.

Siamo alla partenza della prima tappa della Vuelta a San Juan e Superman sta finendo di prepararsi sotto il gazebo del Team Medellin. Poco oltre c’è il pulmino dell’Astana, con il dottor Magni e Michele Pallini, lo storico massaggiatore di Nibali, che aveva ricevuto l’incarico di seguire il colombiano e adesso è qui con il resto della squadra.

La gamba è quella scolpita del Lopez migliore, il polpaccio è svenato e i quadricipiti vogliono solo spingere: farà di tutto per vincere la corsa. Si fa fatica a capire l’esatta dimensione delle accuse che lo riguardano. Si parla di frequentazione di un medico sotto inchiesta, tale Marcos Maynar. Il suo procuratore si è detto abbastanza certo che Miguel Angel non sia un corridore dopato, ma ha violato l’accordo di frequentare medici esterni alla squadra e per questo ha interrotto la collaborazione. Ma lui cosa dice?

Lopez è nato nella regione di Boyaca nel 1994, è pro’ dal 2015, è stato 3° al Giro e alla Vuelta
Lopez è nato nella regione di Boyaca nel 1994, è pro’ dal 2015, è stato 3° al Giro e alla Vuelta
Come stai?

Bene. Motivato, tranquillo, felice e desideroso di iniziare.

Com’è stato cambiare squadra a inizio stagione e in così poco tempo?

Una situazione complessa e delicata, spero che le cose possano essere chiarite presto. Per fortuna ho ancora la mia licenza. Mi hanno voltato le spalle e da quel giorno non ho più parlato con nessuno. Mi hanno lasciato libero quando molte squadre erano già chiuse, quindi è stato difficile trovare una maglia. La verità è che adesso sono motivato per la nuova squadra e il nuovo materiale. Si va tutti molto d’accordo.

Sei motivato a vincere questa gara?

Sì, ci proverò di certo. Provare non costa molto.

Come stai vivendo quello che ti è successo?

Sono tranquillo perché non ho cose da nascondere e continuo a fare quello che mi piace. Spero che si arrivi presto a una conclusione e che tutto torni alla normalità. Nel frattempo, mi godo ogni gara, ogni momento e vivo pensando al futuro.

Lopez è passato con l’Astana nel 2015 e ci è rimasto fino al 2020, poi un anno alla Movistar e il ritorno da Vinokourov
Lopez è passato con l’Astana nel 2015 e ci è rimasto fino al 2020, poi un anno alla Movistar e il ritorno da Vinokourov
E il futuro prevede un ritorno in Europa?

Non lo so, non so niente. Penso che oggi siamo qui, domani non sappiamo. Quindi è meglio godersi ogni momento di ogni gara e basta. Penso però che questo sia un anno di transizione e ho la fortuna di viverlo nella migliore squadra della Colombia. A volte per andare avanti, devi fare un passo indietro. Parteciperò a belle gare, ma è difficile perché non parteciperò ai Grandi Giri

Ti aspettavi che l’Astana ti licenziasse?

Sapevano della mia situazione e per questo ho corso la Vuelta a España. Sapevano del caso che mi riguarda e mi hanno rinnovato il contratto sapendo assolutamente tutto. Non c’è stato nessun caso di doping. Ho i miei passaporti biologici senza alcuna macchia ed è quello che conta, oggi ho l’autorizzazione a gareggiare in qualsiasi squadra. Penso che le cose succedano e dobbiamo andare avanti, ma è stato come se di colpo mi avessero portato via tutto quello che avevo.

Hai passato un buon inverno?

No, non molto. La verità è che non ho partecipato a ritiri, ho fatto molta mountain bike, cercando di divertirmi facendo qualcosa di diverso ed eccomi qui.

Questa gara si vince venerdì all’Alto del Colorado?

Non lo so, si vince dovunque. Credo che ogni giorno conti e poi ci sarà un giorno più importante degli altri, lassù sul Colorado.

Lopez si è mostrato molto disponibile: in questi giorni ha raccontato la sua storia con energia
Lopez si è mostrato molto disponibile: in questi giorni ha raccontato la sua storia con energia

Solo Lopez sa la verità

Difficile dire come finirà la storia, ma era corretto ascoltare la versione di Lopez, dato che al suo indirizzo sono state dette e scritte parole (ogni tipo di ipotesi possibile, persino alla presenza di intercettazioni) senza che si abbia piena consapevolezza del caso. Il Team Medellin che lo ha tesserato compie quest’anno i sette anni di attività, ha come primo sponsor il Comune della città e non ha mai avuto problemi con l’UCI per doping. José Julian Velasquez, suo manager, è stato tecnico della nazionale della pista. Sul tanto che si è detto e il tono delle notizie, tornano alla memoria le parole di Martinelli di quel giorno a Calpe.

«Del discorso di Lopez – ci confidò – non ho problemi a dirlo: l’unica persona che sa che cosa sia veramente successo è Lopez e nessun altro. Tutto il resto lo abbiamo scoperto passaggio per passaggio, momento per momento. Non puoi aggiungere nulla, perché altri hanno già aggiunto tutto. Il giorno in cui è successo tutto, dei miei amici mi hanno mandato giornali spagnoli, francesi, inglesi, tedeschi che davano dettagli. E Lopez era partito solo da un’ora».