Roubaix U23: Delle Vedove racconta il viaggio all’Inferno

11.05.2023
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LE CATEAU-CAMBRESIS (Francia) – Nel piazzale dei pullman di linea del paesino del dipartimento dell’Alta Francia si sono raccolte le squadre della Paris-Roubaix Espoirs. La pioggia detta il ritmo della mattinata, picchiettando su caschi e bici, in un silenzio decisamente surreale. Il camper del team development della Intermarché è uno dei più distanti dalla partenza. Chiediamo di parlare con Delle Vedove e i suoi lunghi capelli escono dal camper pochi istanti dopo.

Delle Vedove dopo aver corso la Eschborn-Frankfurt ha iniziato a preparare la Roubaix (foto Instagram)
Delle Vedove dopo aver corso la Eschborn-Frankfurt ha iniziato a preparare la Roubaix (foto Instagram)

Di casa al Nord

Il veneto, al suo primo anno da under 23, è stato accolto dalla Circus-ReUz nel migliore dei modi. E’ giovane ma ha già dimostrato, almeno in parte, di essersi meritato questa squadra: la convocazione alla Paris-Roubaix Espoirs ne è una testimonianza. Ma com’è preparare questa gara quando corri in una squadra che da queste parti è praticamente di casa?

«Arrivavo direttamente dalla Eschborn-Frankfurt (dove ha fatto settimo, ndr). Siamo venuti a provare il percorso mercoledì – racconta sotto una tettoia mentre cerchiamo di ripararci dalla pioggia – abbiamo visto gli ultimi 100 chilometri. La squadra ci ha fatto curare tutto nei minimi dettagli, si è curato molto il setting della bici. Io sono poi rimasto al service course che è qui vicino. Gli altri giorni prima della corsa ci siamo allenati riducendo sempre di più le ore. Giovedì abbiamo pedalato due ore e mezza, mentre venerdì e sabato abbiamo fatto delle sgambate da un’oretta e mezza».

La cura dei dettagli

Questi cinque giorni al Nord per Delle Vedove sono stati un ottimo modo per adattarsi al clima e alle pietre. La prima differenza che si nota rispetto al viaggio della Colpack-Ballan è la ricognizione. Per motivi logistici la squadra bergamasca ha visto i primi chilometri di gara, che comprendevano comunque quattro settori di pavé. 

«I giorni prima della gara – riprende Delle Vedove – non siamo tornati sul percorso, anche perché le indicazioni le avevamo prese. Il meccanico aveva il suo bel da fare, ha dovuto sistemare due bici per ogni corridore. Tutti in squadra abbiamo optato per la bici più pesante, lasciando la light sull’ammiraglia. Io ho scelto di correre montando ruote con profilo da 42, i copertoni sono da 32 millimetri tubeless. Ho messo un doppio nastro al manubrio, per attutire al meglio i colpi. Il setting a livello di misure è uguale. Durante la ricognizione di mercoledì mi sono accorto che perdevo le borracce, quindi ho messo un portaborracce diverso, più stretto».

Appuntamento nel velodromo

La Paris-Roubaix Espoirs di Delle Vedove è stata una continua lotta contro il tempo. Fin dai primi settori di pavé il corridore della Circus-ReUz si è trovato a tirare il gruppo degli inseguitori. All’interno del velodromo, se non ci avesse salutato lui, avremmo fatto molta fatica a riconoscerlo. Si sta confrontando con i compagni, così ascoltiamo e chiediamo com’è andata la corsa.

«E’ stata una corsa folle fin da subito – dice – al primo settore di pavé è caduta una moto ed il gruppo si è spezzato. Noi ci siamo trovati a rincorrere, io sono stato uno dei primi a mettersi all’opera per chiudere il gap. Non è stata una corsa facile, abbiamo rincorso per quasi 100 chilometri, se non di più. Per fortuna il fango ha sporcato lo schermo del computerino, perché probabilmente ho fatto una gara interamente fuori soglia (dice ridendo, ndr). Alla fine siamo tornati sui primi nei pressi del Carrefour de l’Arbre. Io mi sono sfilato ed ho chiuso ventiquattresimo, non male. Però che corsa e che spettacolo, è la più bella mai fatta e voglio tornare, non c’è dubbio».

L’arrivo nel velodromo e la soddisfazione di aver dato il massimo, per Delle Vedove è sbocciato l’amore verso questa corsa
L’arrivo nel velodromo e la soddisfazione di aver dato il massimo, per Delle Vedove è sbocciato l’amore verso questa corsa

Le occasioni ci sono

Come detto in precedenza Delle Vedove arrivava direttamente dalla Eschborn-Frankfurt, corsa da protagonista, nella quale ha raccolto il settimo posto. Dall’inizio dell’anno ha raccolto tanti piazzamenti importanti, risultati che danno fiducia.

«La squadra crede in me – replica – son contenti di quello che faccio, e di come mi sto ambientando. Mi piace correre qui, i compagni sono super gentili e disponibili, siamo una famiglia. Per il momento, avendo ancora la scuola da concludere, alterno periodi in Belgio, quando corriamo a periodi a casa per allenarmi. A giugno, quando finirò la scuola, potrò concentrarmi ancora di più sulle corse. Per il Giro under non so ancora come ci gestiremo, certamente la squadra è corta, con soli cinque corridori, ed in più il percorso è davvero tosto».

Intermarché-Circus sceglie Deda per le crono

06.05.2023
7 min
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CAMPAGNOLA CREMASCA – Deda è al fianco del Team Intermarché-Circus-Wanty, una collaborazione tecnica che prende forma grazie alla fornitura iniziale per le bici da cronometro. La particolarità non è esclusivamente legata alla partnership tecnica, ma al fatto che sia stata la squadra belga a contattare l’azienda lombarda.

Un’azienda storica del ciclismo mondiale
Un’azienda storica del ciclismo mondiale

Siamo stati nel quartier generale di Deda, per capire meglio come nasce e cosa si cela dietro il rapporto tra una grande azienda e un team WorldTour. Hanno risposto ai nostri quesiti, Fabio Guerini, Davide Guntri e Fausto Parodi, rispettivamente responsabile marketing, responsabile delle relazioni tra Deda e le squadre pro’ e ingegnere capo.

Come nasce la collaborazione con il Team Intermarché-Circus-Wanty?

Sono stati loro a contattarci – risponde Guerini – un passaggio del tutto particolare e non scontato in un mondo che associa le forniture tecniche alle sponsorizzazioni e contratti. Il primo incontro con lo staff tecnico del team c’è stato in occasione della partenza del Tour de France 2022 a Copenhagen.

Le torri e le prolunghe sulla bici da crono di Girmay (foto Deda)
Le torri e le prolunghe sulla bici da crono di Girmay (foto Deda)
C’è stata una richiesta specifica, oppure il primo approccio è stato una sorta di 360°?

Il focus principale ha riguardato il materiale da montare sulle bici da cronometro. Il responsabile dell’area tecnica del team – continua Guerini – si è concentrato sul fatto che avevano bisogno di un partner forte nel segmento crono. Abbiamo fornito subito alcune estensioni Deda Jet2 che sono state montate sulle bici – afferma Guntri – e valutate da loro con i test in galleria del vento. I risultati sono stati eccellenti.

Quindi per voi potrebbe essere un team da sfruttare come ricerca e sviluppo per il futuro?

Sì certo. In questo è da considerare la massima apertura e disponibilità del team stesso – argomenta Guerini – che non solo è un veicolo di promozione per Deda, ma ha anche dei margini tecnici di sviluppo che sono enormi e altrettanti legati alla crescita in termini di risultati.

Il materiale per le crono e c’è la nuova Lenticolare

Davide Guntri: «Per ora rimaniamo nell’ambito crono, con la fornitura delle nuova lenticolare Deda Hero DB e le prolunghe Jet2. Le protesi sono un prodotto sviluppato di recente, ma che al momento della prima fornitura era già presente nel nostro portfolio, mentre la ruota lenticolare fa il suo debutto proprio con Intermarché. Nessuno ci vieta di pensare a forniture di altri componenti per eventuali test, ma dipende anche dalla disponibilità del team. Qui è da considerare una valutazione tecnica legata alle loro bici convenzionali, che adottano ruote loro, le NewMen che rientrano nel pacchetto Cube, come il manubrio integrato. Vedremo, ma per ora si parla solo di crono».

Si parla prima fornitura, di cosa si tratta?

La ruota lenticolare Hero DB da 1.070 grammi – ci dice l’ingegnere Fausto Parodi – con tutta probabilità è una delle più leggere della categoria. La prima volta che è stata usata dai corridori ha sorpreso per scorrevolezza, efficienza e peso ridotto. Ne abbiamo mandate 13 come primo slot, ne stiamo spedendo altre e 90 protesi Jet2. Queste ultime non sono state modificate perché rispondevano agli ultimi requisiti imposti dall’UCI, l’unica variazione che abbiamo fatto è stata la piastra in alluminio CNC di alloggio per il manubrio Cube. La maggior parte degli atleti utilizzerà quelle in taglia media da 370 millimetri.

Tecnicamente, conosciamo già le prolunghe, ma invece la nuova lenticolare?

E’ tutta in carbonio – ci spiega Parodi – ad eccezione del mozzo in alluminio, con un corpo centrale lavorato, scavato ed alleggerito. E’ una ruota lenticolare asimmetrica. La costruzione della nuova Deda Hero prevede tre pezzi. La due pannellature laterali in carbonio unidirezionale, applicate al cerchio che è tubeless e non prevede l’inserimento del tape. Il canale è naturalmente chiuso con il carbonio. La valvola rimane coperta da uno sportellino laterale, che è stato leggermente modificato, rispetto alla versione iniziale, proprio grazie ad alcuni feedback che sono arrivati dalla squadra. Il mozzo ha il meccanismo d’ingaggio con la ruota dentata e le tre palette montate sul perno centrale. I cuscinetti sono sigillati.

La tendenza delle appendici in taglia media

Davide Guntri: «Anche grazie all nuove regole imposte dall’UCI, relative alle misure e proporzioni, c’è la tendenza di allungare il corridore sulla bicicletta da cronometro. Al tempo stesso lo stesso atleta viene lasciato alto sugli appoggi del manubrio, in modo che non venga schiacciato il ventre ed il muscolo del diaframma. Ecco che le protesi leggermente più lunghe offrono dei vantaggi, ma senza sacrificare la forza che molti corridori esprimono arpionando le protesi durante il massimo sforzo. In parallelo è da considerare una statura media del corridore che è sempre maggiore».

Prosegue incessante lo studio dell’ergonomia legata ai manubri
Prosegue incessante lo studio dell’ergonomia legata ai manubri
Da parte vostra, quanto tempo e’ necessario per sviluppare un nuovo prodotto?

Dipende dalla categoria del prodotto e dal focus del componente stesso. Possiamo ideare un componente e darlo ai pro da testare – ci racconta Parodi – ma se viene usato in gara, questo componente deve rientrare nella produzione standard e nel listino; è una regola UCI. Paradossalmente una ruota è più semplice da sviluppare, ma sono comunque necessari almeno 6 mesi per la validazione del progetto. Come minimo un anno, dalla prima bozza alla sua presenza nel catalogo. Per fare un buon manubrio le complicanze sono maggiori e diverse. Sono necessari almeno 3-4 mesi per il solo disegno. Sotto questo punto di vista, qualcosa è migliorato nelle ultime stagioni, da quando si utilizza la macchina 3D.

Fino alla fine del 2022, Deda è stata al fianco anche di Pogacar
Fino alla fine del 2022, Deda è stata al fianco anche di Pogacar
Quindi avere la possibilità di “sfruttare” un Team World Tour non è cosa da poco!

Per noi è fondamentale – argomenta Guerini – perché oltre agli stress test da condurre sul campo, si ha l’opportunità quotidiana di interfacciarsi con professionisti di livello altissimo, che forniscono dei riscontri e idee continue.

Nella stanza dei “giocattoli”, la storia dei manubri e qualche chicca
Nella stanza dei “giocattoli”, la storia dei manubri e qualche chicca
Ma quanto costa sviluppare e produrre un componente?

Anche in questo caso le variabili in gioco sono diverse – rispondono Guerini e Parodi – e la categorizzazione del componente è una di queste. Indicativamente si può considerare un proporzione di 1/100, rispetto al prezzo di listino proposto all’utilizzatore. Disegnare, sviluppare e testare, produrre e promuovere un prodotto è un meccanismo molto costoso al giorno d’oggi.

Petilli, Bonifazio e le Cube della Intermarché-Circus-Wanty

16.02.2023
6 min
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Andiamo alla scoperta delle bici Cube in dotazione ad uno team più vittoriosi di questo inizio 2023. Litening C68X Air e Litening C68X Aero sono le versioni usate dai corridori del Team Intermarché-Circus-Wanty.

Abbiamo chiesto qualche feedback a Simone Petilli, che milita nel team belga già da diverse stagioni, ma anche al nuovo ingresso Niccolò Bonifazio, che è entrato a far parte del roster proprio in questo 2023.

La versione Aero, con le sue forme importanti e voluminose (foto Cyclingmedia Agency)
La versione Aero, con le sue forme importanti e voluminose (foto Cyclingmedia Agency)

Evoluzione Cube, non solo biciclette

Ci sono anche le ruote NewMen, che il team ha iniziato ad usare nel 2021 e che sono state oggetto di diversi aggiornamenti, segno di un progetto che evolve in continuazione e nel suo complesso. Le nuove hanno i raggi in carbonio ed un cerchio con forma wide particolarmente spanciata, adatta ad interfacciarsi con i tubeless da 28. Le versioni delle biciclette sono due, quella più aero e l’ultima Cube con un valore alla bilancia molto ridotto, entrambe hanno il manubrio integrato che avevamo notato lo scorso anno al Giro.

La trasmissione è sempre Shimano Dura Ace con il cambio posteriore che presenta il bilanciere CeramicSpeed, ma da quest’anno c’è la guarnitura Rotor Aldhu Inspider con l’omonimo power meter. Ci sono le selle Prologo e gli pneumatici Continental.

Simone Petilli durante il ritiro in Spagna (foto Cyclingmedia Agency)
(foto Cyclingmedia Agency) (@cyclingmedia agency)

Petilli sceglie Air

«La prima bici, in fatto di scelta tecnica è la Cube C68X Air – spiega SImone Petilli – che è quella più leggera e preferita dagli scalatori o da chi comunque predilige dislivelli importanti. Molti di noi hanno iniziato ad usarla nel 2021. Io ho a disposizione anche la versione Aero, quella più aerodinamica, quasi esclusivamente per le tappe con un profilo piatto, o comunque nelle frazioni veloci. Ho una taglia 54».

Hai modo di scegliere ad inizio stagione, oppure la bici è assegnata dal team in base alle caratteristiche del corridore?

Si, possiamo scegliere ed è una grossa fortuna. In dotazione abbiamo tre biciclette e possono essere la stessa versione, o come nel mio caso un mix tra Air ed Aero. La mia prima bici e scelta è comunque focalizzata sulla Air, si addice di più alle mie caratteristiche.

Forcella spanciata (tanto) verso l’esterno (foto Cyclingmedia Agency)
Forcella spanciata (tanto) verso l’esterno (foto Cyclingmedia Agency)
Se dovessi sottolineare tre peculiarità del tuo mezzo?

Di sicuro il comfort complessivo, dove faccio rientrare anche una guidabilità davvero buona e una bici stabile ti fa risparmiare delle energie. Poi nell’ordine la leggerezza e la velocità, perché pur non essendo una bici aero vera e propria, mette in mostra delle doti di velocità non trascurabili.

Quale è il range di peso della bici pronta per le gare?

Inferiore ai 7 chilogrammi con i tubeless da 28. Usiamo qualche accorgimento nel caso di frazioni particolarmente dure, o per arrivi in salita con pendenze parecchio impegnative ed il peso arriva a 6,8 chilogrammi precisi.

Le prime con i raggi in carbonio, viste al Giro 2022
Le prime con i raggi in carbonio, viste al Giro 2022
E invece per quanto concerne le ruote NewMen, cosa ci puoi dire?

Il team ha iniziato ad usarle nel 2021 quando siamo passati da un prodotto eccellente e conosciuto, al pacchetto ruote NewMen che fa parte del portfolio Cube. Tutti i dubbi sono spariti fin dal primo utilizzo, dubbi che erano legati principalmente al fatto che non si conosceva questo componente. I corridori si sono trovati un pacchetto ruote ottimo, con una notevole rigidità a prescindere dall’altezza del cerchio e un peso contenuto. Il valore alla bilancia è sceso ulteriormente con le nuove che hanno i raggi in carbonio. Inoltre l’ultima versione ha anche il cerchio wide, spanciato e si adatta ai tubeless da 28, quelli che per noi sono ormai uno standard.

Da quest’anno guarnitura e power meter Rotor (foto Cyclingmedia Agency)
Da quest’anno guarnitura e power meter Rotor (foto Cyclingmedia Agency)
Rispetto all’anno passato avete cambiato il power meter?

Sì, da quest’anno abbiamo il Rotor Inspider con il perno passante da 30 millimetri di diametro. In fatto di rigidità, rispetto allo Shimano che avevamo in precedenza non trovo particolari differenze. Per quello che concerne la rilevazione, il Rotor sovrastima leggermente, anche se le variabili in gioco sono tante. Quello che è importante però, è il fatto che offre dei dati ripetibili ed è l’aspetto che per noi conta di più.

Bonifazio sulla Aero

«Da quando mi è stata consegnata la bicicletta – inizia Niccolò Bonifazio – ho percorso 4.000 chilometri, più o meno 200 ore di allenamenti tra dicembre e gennaio. Sono partito con forza e determinazione, perché la volontà era quella di ben figurare gia dalle prime corse. Di sicuro il feeling immediato che ho avuto con la Cube è qualcosa che mi ha lasciato impressionato ed è stato anche un notevole supporto nel fare così tanti chilometri in questi mesi di preparazione. Ho la versione Litening Aero nella taglia small, che corrisponde ad una 52».

Niccolò Bonifazio con la maglia Intermarché (foto Cyclingmedia Agency)
Niccolò Bonifazio con la maglia Intermarché (foto Cyclingmedia Agency)
Hai avuto la possibilità di scegliere oppure il modello di bici ti è stato assegnato a prescindere?

Abbiamo la possibilità di scegliere la bicicletta. Non ho avuto modo di provare la versione più leggera, perché sono approdato tardi al team e perché mi sono trovato talmente bene e fin da subito che non ho avuto la necessità di chiedere un’altra bici.

Come d’abitudine il team usa il bilanciere CeramicSpeed (foto Cyclingmedia Agency)
Come d’abitudine il team usa il bilanciere CeramicSpeed (foto Cyclingmedia Agency)
Il tuo passaggio tecnico è stato importante, da Specialized a Cube. Se dovessi identificare tre cose che ti hanno colpito del nuovo mezzo?

Ai primi due posti metto la scorrevolezza e la velocità, fattori che sono emersi fin dai primissimi chilometri. Inizialmente cercavo di capire se era un singolo componente che mi trasmetteva questa sensazione, oppure la bicicletta nel complesso. Effettivamente è un pacchetto davvero performante. E poi è una bicicletta leggera, perché è vero che è una taglia S, ma è una bici aero con delle linee marcate e tubazioni grandi: 7 chilogrammi sono pochi. Nelle curve è una spada, parecchio precisa e lo sterzo basso contribuisce a tenerti all’interno della traiettoria anche quando la velocità supera i 60 all’ora.

Hai mantenuto le stesse misure, oppure hai fatto delle variazioni?

Rispetto alla bici precedente sono più basso sull’avantreno e più allungato sull’orizzontale, anche grazie ad una pipa da 130. E’ un setting leggermente più estremo, che nasce principalmente dalla differenza di lunghezza della tubazione dello sterzo. La Tarmac era più alta. Onestamente non mi pesa neppure dopo diverse ore di allenamento, anzi nelle fasi di rilancio e sprint riesco ad essere più veloce ed agile.

Una bici super rigida che aiuta ad esprimere le tue abilità in discesa?

Il vantaggio principale arriva dalla precisione della bicicletta, aspetto che semplifica la guida e la gestione del mezzo anche nelle situazioni più tecniche. Un banco di prova ottimale è stata la discesa di Coll de Rates in allenamento, durante il ritiro. E’ una discesa impegnativa ed esigente che mi ha permesso di andare un po’ al limite: difficoltà pari a zero. E poi è quasi immune al vento laterale segno di un’aerodinamica che non pesa. Complessivamente aggiungo anche i tubeless da 28. Abbinati alle ruote larghe e spanciate, gonfiati alle atmosfere giuste, sono tanto scorrevoli e sicuri.