Team DSM Scott

Doppio cambio per Sunweb: nome e Scott

20.12.2020
4 min
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Il Team Sunweb è uno dei più conosciuti e vittoriosi del panorama WorldTour. Per il 2021 cambia nome e biciclette, infatti si chiamerà Team DSM e Hindley e compagni pedaleranno su bici Scott.

Nuovo sponsor, nuovi colori e nuove biciclette per la Sunweb

Da Cervélo a Scott

DSM è una società che si occupa di scienza della salute globale, della nutrizione e della sostenibilità ambientale. Oltre a questo primo grande cambiamento, il team passerà dalle bici Cervélo alle Scott. I modelli che verranno usati saranno l’Addict RC, la nuova Foil e per le cronometro la Plasma, ovviamente tutte con freni a disco.
I bolidi Scott saranno equipaggiati con ruote Shimano e componenti Syncros. Anche il gruppo sarà del marchio nipponico con il Dura Ace Di2.

La Scott Addict Rc nella nuova colorazione del Team DSM
La Scott Addict Rc nella nuova colorazione del Team DSM

Addict RC per tutti i terreni

Iniziamo con la Scott Addict RC, una bicicletta adatta a tutti i terreni ma che dà il meglio sulle salite. Il telaio è realizzato in carbonio HMX SL e ha un design dei tubi con profilo aerodinamico. L’obiettivo dei tecnici Scott è stato quello di ottimizzare il flusso d’aria e ridurre la resistenza aerodinamica. L’intero kit telaio è cavo e ha l’interno totalmente pulito per ridurre al massimo il peso. La zona del movimento centrale è stata irrigidita rispetto alla versione precedente grazie a una sofisticata stratificazione delle fibre di carbonio ad alto modulo. I foderi obliqui sono ribassati, in modo da evitare il ristagno dell’aria e migliorare in questo modo l’aerodinamica.

Un punto molto importante è il manubrio Creston iC SL Carbon di Syncros. Il passaggio dei cavi è completamente interno, in modo da avere una totale pulizia frontale. La forma del manubrio è stata ottimizzata per fornire un’ergonomia ottimale. Inoltre, la particolare lavorazione del carbonio ha portato ad avere un manubrio rigido e al tempo stesso con un migliore assorbimento degli urti.

Quante vittorie per la Foil

La Scott Foil è la bicicletta aerodinamica per eccellenza del marchio svizzero e che sarà l’arma in più per i velocisti del Team DSM. Anche la Foil monta il manubrio Creston iC SL Carbon che permette l’integrazione completa dei cavi. L’aerodinamicità della Foil è data dal suo design brevettato: la Tecnologia F1. Questa tecnologia è stata usata nelle bici Scott che hanno vinto tappe in tutti i grandi Giri, svariate classiche fra cui spicca anche la Parigi-Roubaix e molte altre corse nel mondo.

Un punto importate della Foil 2021 è la forcella che è stata completamente ridisegnata per permettere il passaggio dei cavi interno e favorire il corretto flusso d’aria. La nuova forcella permette di montare pneumatici di larghezza fino a 30 millimetri. Un altro punto che sarà molto apprezzato dai corridori del Team DSM è il movimento centrale PF86, che permette un’ampia giunzione fra i tubi obliquo e quello conico in prossimità del movimento centrale. Grazie al processo di produzione brevettato da Scott della fibra di carbonio si è ottenuto un movimento centrale molto rigido.

La nuova Scott Foil sarà la bici aerodinamica del Team DSM
La nuova Scott Foil sarà la bici aerodinamica del Team DSM

Scott Plasma 6

Per le cronometro i corridori del Team DSM utilizzeranno la nuova Plasma 6, che ha visto ben quattro anni di lavoro da parte dei tecnici Scott. Un punto che è stato migliorato rispetto alla versione precedente è la posizione del tubo obliquo. Dai numerosi test fatti da Scott è risultato che la migliore posizione aerodinamica del tubo obliquo sarebbe esattamente dietro il pneumatico anteriore, ma il minimo movimento della ruota crea una forte turbolenza. Per ovviare a questo è stato constatato che la seconda posizione più veloce è quella con un divario ampio fra la gomma e il tubo obliquo, e in questa direzione è andato lo sviluppo di questa bicicletta.

Qui vediamo la nuova Plasma in una versione adatta al triathlon
Qui vediamo la nuova Plasma in una versione adatta al triathlon

Un tocco italiano

Per finire segnaliamo che Scott fornirà anche il casco Centric Plus e che per quanto riguarda le gomme troviamo un marchio italiano, vale a dire Vittoria con i pneumatici in graphene.

Jay Hindley

Hindley: «Nella crono lotterò fino alla morte»

24.10.2020
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Jay Hindley non avrebbe mai pensato di arrivare a giocarsi il Giro e tantomeno di indossare la maglia rosa alla vigilia della crono finale. Dovrà lottare alla morte, ma non ha paura.

Il giovane scalatore australiano verso Sestriere ci ha provato. Appena il compagno di squadra Wilco Kelderman si è staccato ha capito che per lui si apriva un portone enorme. Una possibilità unica. E forse solo in quell’istante è davvero cambiato il suo Giro. Ad un tratto era il capitano della Sunweb. Onore ed oneri.

Forse Jay ha pagato un po’ anche la pressione. Se sul secondo passaggio al Sestriere si è sentito libero di fare la sua corsa, nella scalata finale dopo il traguardo volante aveva tutto il peso della corsa. E quelle maglie scure della Ineos-Grenadiers forse un po’ gli facevano paura.

Una pacca sulla spalla all’ex maglia rosa e compagno Kelderman
Una pacca sulla spalla all’ex maglia rosa Kelderman

Nessun rimpianto

Eppure l’aussie è sorridente. Abbozza persino qualche parola d’italiano imparata in quel 2015 in Abruzzo all’Aran Cucine. Ci mette poco a riprendersi.

«E’ incredibile indossare la maglia rosa – e la pizzica con pollice e indice – guardavo il Giro da bambino e ora ci sono io. Ammiravo tutti gli australiani, McEwen, Evans, Porte…».

Vista come è andata oggi, la mente scorre alla tappa dello Stelvio. Chissà se nella sua testa ci sono rimpianti? Quel giorno era palesemente il più forte.

«No, non ho rimpianti. Il piano era quello e io l’ho rispettato, anche se potevo andare via. E poi quel giorno abbiamo preso maglia rosa, bianca e tappa. Per la Sunweb è stata una buona giornata. Oggi dopo che Wilco si è staccato non ho potuto far altro che seguire i due della Ineos. Sull’ultima salita guardavo Geoghegan Hart per cercare di capire come stesse, se e quanto fosse stanco. Poi ci ho provato, più volte. Ci ho provato con tutte le mie forze ma non sono riuscito a staccarlo. Almeno io e Tao siamo amici e lottare con lui è bello».

In effetti dopo il traguardo il volto e l’affanno del respiro non combaciavano con la pedalata sciolta che invece è ormai tipica della sua azione. Il ragazzino di Perth è davvero bello da vedere in bici. E quando prende il manubrio con le mani basse dà l’idea di poter fare il vuoto da un momento all’altro. Però il finale di questo Giro è stato duro anche per lui evidentemente. E più passavano i chilometri e più Tao acquisiva sicurezza. L’inglese avrebbe perso meno tempo e aveva vicino (o poco dietro) un fantastico Rohan Dennis. L’esatto contrario di quel che provava Hindley.

Hindley con le mani basse sul manubrio. Un stile bello a vedersi ed efficiente.
Mani basse per Hindley anche in salita
Hindley con le mani basse sul manubrio. Un stile bello a vedersi ed efficiente.
Mani basse per Hindley anche in salita

Fino alla morte

E adesso? Mancano una notte e poche ore alla crono che deciderà il Giro e una grossa fetta della carriera di questi due ragazzi. Jay però non sembra spaventato.

«Per un giovane australiano lasciare la sua terra dall’altra parte del mondo e venire in Europa non è facile. Però sono testardo. Da quel giorno che vidi per la prima volta il Tour de France in tv a 6 anni e decisi che avrei fatto il corridore, sono arrivato sin qui.

«Domani sarà una crono particolare, nella quale non sarà avvantaggiato lo specialista ma chi starà meglio, chi avrà più energie. Io darò tutto fino alla morte».

A Valdobbiadene è stato più bravo Tao. A Palermo è andata meglio a Jay. Anche stavolta i due pretendenti alla maglia rosa sono (quasi) pari. Li dividono 86 centesimi.

La Sunweb ha salvato capra e cavoli

22.10.2020
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«La Sunweb ha salvato capra e cavoli», parola di Giuseppe Martinelli. L’ombra scende sui Laghi di Canacano. Le ammiraglie parcheggiano man mano in degli spazi di erba e pini mughi dopo la linea d’arrivo. I ds scendono per sgranchirsi le gambe. Sembra la consueta riunione prima delle gare di dilettanti. C’è chi sorride e chi ha il muso lungo. E c’è chi, come il “vecchio” Giuseppe Martinelli, che prende atto della situazione del suo Jakob Fuglsang (non brillante) e trova il tempo di analizzare la corsa della Sunweb.

Giuseppe Martinelli è il direttore sportivo dell’Astana
Giuseppe Martinelli è il ds dell’Astana

L’attesa tappa dello Stelvio alla fine è stata un terremoto. Più che all’azione da leggenda si è assistito ad una selezione da dietro. Dapprima il logoramento della Sunweb, poi l’affondo della Ineos Grenadiers. E ciò che era emerso a Piancavallo ha trovato conferma. Jai Hindley è il più forte in salita. Tao Geoghegan Hart il più pericoloso e Wilco Kelderman quello “appeso” al filo.

Doppio fronte

La Sunweb ha deciso di giocare su due fronti. Non vuol perdere il Giro. Lo si è visto quando l’olandese si è staccato sullo Stelvio e l’ammiraglia non ha fermato Hindley. In quel momento e in fondo alla discesa Kelderman non se l’è passata bene. Anzi, si è anche innervosito. Per un po’ è sembrato aver mollato. In realtà, in quel tratto intermedio stava gestendo le energie per la salita finale. Mentre davanti Dennis, menava forte per Geoghegan Hart. Certo, non è stato bello vedere il capitano e la virtuale maglia rosa lasciata sola.

«La Sunweb ha corso bene – dice Martinelli – ha vinto la tappa, ha preso la maglia rosa e la maglia bianca. Hanno ragione loro. Vero, Hindley è più forte, ma ricordate che in questi casi un direttore sportivo cerca di salvare capra e cavoli. Mi sono trovato tante volte in una situazione come questa, con due punte. E non è facile. In più Kelderman a fine stagione va via (passerà alla Bora-Hansgrohe, ndr) e l’altro rappresenta il futuro. Quando Fuglsang stava rientrando su Wilco ho visto il gesto di stizza che l’olandese ha fatto alla sua ammiraglia, credo fosse restato senza acqua».

Dennis, Gheoghegan Hart e Hindley davanti. Kelderman insegue da solo
Dennis, Gheoghegan Hart e Hindley davanti. Kelderman insegue da solo

Intrigo tattico pazzesco

Salvare capra e cavoli. Però a questo punto la Sunweb rischia grosso con la cronometro finale. E’ vero che a Valdobbiadene Kelderman le ha suonate sia a Geoghegan Hart che a Hindley, ma è anche vero che è in calo. E Martino aveva puntano il dito su Tao già la sera di Piancavallo.

«Questo è il Giro corso ad ottobre – sentenzia il ds dell’Astana – le gambe sono queste. Hai voglia a dire che si è corso poco. Però è tutto aperto. Guardate che la tappa del Sestriere è impegnativa. E’ una salita vera, soprattutto nei due passaggi finali. E poi arriva dopo quella di oggi (5.700 metri di dislivello, ndr) e quella di domani: 253 chilometri per di più sotto l’acqua, sembra».

L’incastro tattico che ci attende è fantastico. Hindley non può attaccare il compagno in maglia rosa. Kelderman dovrà tenere duro. E Geoghegan Hart si ritrova tra due fuochi, come tra l’altro ci aveva detto ieri Dario Cataldo. La sua Ineos è fortissima, ma se Tao attacca e stacca Kelderman rischia a sua volta di essere staccato da Hindely: più forte in salita, ma più debole a crono. Insomma altre 48 ore di attesa e risolveremo l’enigma.

Vincenzo Nibali, Stelvio, Giro d'Italia 2020

Ma lo Stelvio per Nibali è il colpo di grazia

22.10.2020
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Il verdetto dei Laghi di Cancano non lascia dubbi sul Giro d’Italia di Nibali. E anche se Piancavallo aveva già abbondantemente abbassato le luci, per arrendersi serviva uno schiaffo come quello di oggi. Perché Vincenzo ci ha abituati bene. Vincenzo è uno di quei campioni da cui ti aspetti sempre il colpo ad effetto e per questo sin dalla vigilia eravamo tutti lì a ragionare su come si potesse ancora ribaltare un pronostico già scritto. 

La luce si è spenta sullo Stelvio e purtroppo non è stato l’attacco frontale di un rivale diretto a mandarlo fuori giri, ma il ritmo di un cronoman che negli ultimi due giorni è stato sempre in fuga e sullo Stelvio si è ritrovato per un’altra fuga: Rohan Dennis.

Poche parole e grande serenità ai Laghi di Cancano

In quello scenario maestoso e gelido, con la neve a rendere ancor più grigio il profilo delle rocce, vederlo mollare di schianto è stato una pugnalata. La rassegnazione ha presto rimpiazzato la speranza. Come a Piancavallo, quando il ritmo dei primi lo ha asfissiato e Vincenzo non ha potuto fare altro che mollare.

«E’ stata una giornata dura – ha detto dopo essersi cambiato nella Toyota griffata con lo Squalo – perché la tappa di ieri è pesata nelle gambe di tutti. Ci aspettavamo che sarebbe successo chissà cosa, invece non è successo niente. Però abbiamo speso tutti. Sullo Stelvio c’è stato un ritmo forte da subito. Inizialmente da parte della Sunweb, poi quando mancavano 8-9 chilometri alla cima ed eravamo oltre i 2.000 metri di altitudine, c’è stata un’altra accelerazione degli Ineos e praticamente è esploso tutto il gruppetto che si era formato. Sono rimasto da solo e sono andato avanti finché potevo e sono arrivato con la maglia rosa».

L’anno è stato strano. Già alla Tirreno-Adriatico si disse che aver scelto il programma italiano per stare alla larga dai lunghi viaggi avesse privato il motore potente e non più giovanissimo del siciliano delle corse a tappe cui da anni è abituato. Prima della Tirreno, tanto per stare sui primi tre del Giro, Hindley ha corso il Polonia e come lui anche Kelderman. Tao Geoghegan Hart ad agosto ha corso la Route d’Occitanie e il Tour de l’Ain.

Vincenzo Nibali, Joao Almeida, Laghi di Cancano, Giro d'Italia 2020
Nibali con Joao Almeida sul traguardo dei Laghi di Cancano
Vincenzo Nibali, Joao Almeida, Laghi di Cancano, Giro d'Italia 2020
Nibali con Joao Almeida sul traguardo dei Laghi di Cancano

«E’ stata una stagione strana – ha ribadito Nibali – dove in tanti ci siamo concentrati su appuntamenti un po’ particolari. C’è stato chi ha provato ad arrivare subito pronto e chi non c’è riuscito. Siamo arrivati al Giro senza sapere come ci saremmo ritrovati. I piani si sono tutti scombinati. Ci sono state delle scoperte, come Almeida, che anche oggi ha tenuto sempre duro. E’ stato un Giro con tante sorprese, forse strano e che sarà sembrato noioso, ma vi assicuro che alla fine le medie sono state sempre altissime»

Il verdetto di Cancano archivia un 2020 che per tanti motivi non è stato all’altezza delle aspettative per tutto il gruppo italiano, con la resa di Ciccone e la squadra che si è sgretolata giorno dopo giorno. Fra gli addetti ai lavori ci si è chiesto per giorni il motivo per cui non si sia portato al Giro qualche reduce del Tour o non sia stata fatta una diversa ripartizione degli uomini tra Porte e Nibali. Stride soprattutto la scelta di dirottare verso la Francia Elissonde, che pure sarebbe stato utile al capitano italiano. Ma in ogni caso di fronte alla condizione incerta del capitano, la squadra non avrebbe potuto scrivere un diverso finale.

«Si è visto l’altro giorno che Hindley era il più forte – ha detto Nibali – sul primo tratto di Piancavallo ha fatto dei numeri molto alti. Che risposta mi do? Vanno più forte gli altri, non ci sono altre spiegazioni. Un ricambio di generazione c’è, perché qui ci sono tutti corridori che hanno una carta di identità molto più giovane della mia. Io sono del 1984 e non sono tanti i corridori della mia classe che ancora sono qui per provare qualcosa…».

Vincenzo Nibali, Laghi di Cancano, Giro d'Italia 2020
Dopo il traguardo, raggiungendo l’auto in cui si cambierà
Vincenzo Nibali, Laghi di Cancano, Giro d'Italia 2020
Dopo il traguardo, raggiungendo l’auto

La giornata e i suoi 5.700 metri di dislivello vanno in archivio come un Giro che deve ancora scrivere le sue pagine finali. Se l’orgoglio del campione sarà in grado di tirare fuori qualcosa nel giorno di Sestriere, il suo popolo sarà contento come se avesse vinto la maglia rosa. Altrimenti gli vorranno bene lo stesso. Non si può sempre vincere. E metterci la faccia quando si perde è comunque un bel segno di grandezza.

Orlando Maini, Michele Scarponi, 2016

Maini, Nibali, lo Stelvio e Jacopo Mosca

22.10.2020
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Se volete una lettura romantica e concreta della tappa di oggi, chiamate Maini. Orlando è quel tipo che nelle foto di allora si riconosce sulla cima del Galibier, mentre consegna a Pantani la mantellina per iniziare la discesa verso la maglia gialla. Sentirgli raccontare quei momenti di attesa spasmodica e della paura di sbagliare è ogni volta più emozionante. Maini era uno dei direttori sportivi della Mercatone Uno. Anni prima era stato il tecnico dell’Emilia Romagna nel Giro dei dilettanti vinto da Marco, quindi lo conosceva e Marco gli voleva bene. Ugualmente la paura di sbagliare gli fece vivere minuti da brivido.

Marco PAntani, Tour de France 1998
Maini era sul Galibier quando Pantani attaccò nel 1998
Marco PAntani, Tour de France 1998
Maini era sul Galibier quando Pantani attaccò

Oggi si corre una tappa che ricorda quella di allora e forse ricorda anche quella di Risoul al Giro del 2016 in cui Nibali con l’aiuto di Scarponi riaprì il Giro d’Italia. C’è lo Stelvio come nel 1998 il Galibier e nel 2016 il Colle dell’Agnello. C’è la discesa. E c’è subito la salita, che nel 1998 si concludeva alle Deux Alpes e nel 2016 a Risoul.

Per Maini il Giro d’Italia è una funzione religiosa. E da quando per motivi fastidiosi non ne fa più parte, la sua concentrazione davanti al teleschermo è totale. E se c’è da disegnare uno scenario tattico in cui il nostro eroe sbaraglia gli avversari e conquista il primo premio, Orlando è la prima persona cui pensare. Perché ne sa tanto. Perché ama il ciclismo. E perché ha il linguaggio giusto per parlare dei corridori e con i corridori.

Hai visto la tappa di ieri a Campiglio?

Certo che l’ho vista. Hanno lasciato fare l’andatura alla Deceuninck. E quando Kelderman e Hindley sono scattati, hanno voluto provare la febbre alla maglia rosa. Ma perché Almeida perdesse terreno sull’ultima salita, bisognava che fosse in bambola.

Wilco Kelderman, Jay Hindley, Madonna di Campiglio, Giro d'Italia 2020
Kelderman e Hindley attaccheranno sullo Stelvio?
Wilco Kelderman, Jay Hindley, Madonna di Campiglio, Giro d'Italia 2020
Kelderman e Hindley attaccheranno sullo Stelvio?
Come si vince questo Giro?

Abbiamo un italiano specialista della discesa. Quado arrivano su stanchi, lui fa la differenza. Ovviamente parlo di Vincenzo.

Credi che attaccherà?

Non credo che rimarrà fermo, lui è uno di quelli che li aspetti e di solito arriva. Vedrei una bella coppia con Fuglsang. Anche se non si sopportano. Come quando Moser e Saronni facevano insieme il Trofeo Baracchi, che era una cronometro a coppie, e con il pretesto di staccarsi reciprocamente, alla fine vincevano loro.

Servirebbe l’intervento di Martinelli…

Ha guidato Nibali a due Giri e al Tour, ora ha Fuglsang. Lui vuole bene a entrambi e potrebbe essere la chiave di volta.

Perché Vincenzo attacchi in discesa, occorre che scollini con i primi.

Lo Stelvio lo fanno forte per forza, perché la Sunweb non ha alternative. Hai già chi lo fa. Credo che dall’ammiraglia daranno questo tipo di consegna, anche se le giovani generazioni sono difficili da gestire.

Sunweb a fare forcing e basta?

E poi dovranno attaccare. Parte uno, la maglia rosa chiude e l’altro deve partire secco.

Dove metteresti l’uomo che aspetta Nibali sullo Stelvio?

In cima, dentro l’ultimo chilometro. Deve essere un pezzo ideale per fermarsi, vestirsi e ripartire. Anche prima di un tornante. Tanto ormai tutti mandano avanti la macchina con il terzo direttore. E Vincenzo là in cima deve avere 500 metri per vestirsi. Possono dargli la gabba o la classica mantellina, più dei guanti pesanti. Poi la discesa la fa da sé, ce l’ha nel Dna.

Vincenzo Nibali, Pello Bilbao, Jakob Fuglsang, Giro d'Italia 2020
Nibali per Maini è atteso dall’attacco in discesa
Vincenzo Nibali, Pello Bilbao, Jakob Fuglsang, Giro d'Italia 2020
Vincenzo Nibali, Pello Bilbao, Jakob Fuglsang, Giro d’Italia 2020
Cosa deve fare l’uomo in cima?

Serve uno che lo capisca con lo sguardo senza parlare. Panta sapeva che gli volevo bene, ci conoscevamo da quando era dilettante.

Come muoveresti la squadra prevedendo uno scenario del genere?

Per il mio modo di correre, un uomo davanti lo manderei sempre. Sai quante corse si sono perse perché il leader non aveva un uomo davanti? Penso a Dumoulin, che perse la Vuelta contro Aru perché Fabio si trovò davanti tre compagni e lui nessuno. Non rientrò per pochi secondi. E io vinsi la tappa con Ruben Plaza.

Chi manderesti fossi il tecnico della Trek?

Bisogna capire cosa gli è rimasto nelle gambe. Serve uno che vada bene su quei percorsi e loro hanno l’uomo perfetto: Jacopo Mosca. Lui potrebbe aspettare Vincenzo e aiutarlo fino alla salita successiva.

Questi piani li decide il diesse o bisogna che scattino al campione?

Nel rispetto dei ruoli, il diesse deve dire la sua. Poi semmai la concorda con il capitano.

Come avresti vissuto una giornata come questa?

Alla mia maniera. Con il diesse che arriva al traguardo morto come il corridore. Sono giorni che danno la pelle d’oca, non ci avrei dormito tutta la notte precedente. Non mi fregherebbe niente nemmeno di dormire se fossi il direttore sportivo di Nibali prima di una tappa come questa…

Baffi ci crede. «Nibali è solido»

20.10.2020
3 min
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Per Adriano Baffi la parola d’ordine è crederci. Alla vigilia delle grandi montagne in casa Trek-Segafredo è arrivato il momento della verità. La tanto attesa terza settimana entra nel vivo e Vincenzo Nibali può uscire allo scoperto. Nel bene e nel male. Dopo la brillantezza vista oggi a San Daniele e ascoltando proprio le dichiarazioni dello Squalo a fine tappa, è lecito essere ottimisti.

Il ritorno verso l’hotel il siciliano lo fa in macchina anziché sul bus. Vuole arrivare prima per sbrigare i massaggi e tutto il resto in tranquillità. Non lascia nulla a caso. Buon segno.

Due giorni duri

«Non abbiamo preso fiducia semplicemente perché non l’avevamo persa – dice il ds della Trek-Segafredo, Adriano Baffi – Sappiamo che per adesso c’è chi va più forte. Almeida anche oggi ha guadagnato 2”. Se lotteremo? E c’è da chiederlo? Se fai il ciclista non puoi non lottare. La generale resta il primo obiettivo. Anche perché con questa classifica e queste gambe è difficile vincere una tappa: non ti lasciano andare e in caso di arrivo insieme c’è chi ne ha di più. La terza settimana per alcuni va bene, per altri è difficile e per altri ancora è una sorpresa. Vedremo.

Adriano Baffi, ex corridore e direttore sportivo della Trek-Segafredo
Adriano Baffi, direttore sportivo della Trek-Segafredo

«La tappa di domani non sarà decisiva. Però ci potrà di dire chi vincerà il Giro. Sarà l’antipasto del giorno dopo. Immagino che Ntt o Sunweb possano fare la corsa dura. Noi sin qui abbiamo cercato situazioni favorevoli. Ma quando si sono create le opportunità abbiamo sempre perso terreno. Non ci aspettavamo di arrivare a questo punto con 3’31” di ritardo».

Nibali ha dichiarato che Wilco Kelderman il nemico più pericoloso ce l’ha in casa ed è Jai Hindley. I due Sunweb potrebbero anche litigare in qualche modo?

«Credo proprio di no – ribatte Baffi – sarebbe stupido. Hindley è oltre 2’30” dietro Kelderman. O cede o tutt’al più la Sunweb decide di giocare su due fronti per mettere pressione ad Almeida se non dovesse staccarlo. Se fossi il loro ds punterei sull’olandese».

La solidità dello Squalo

Nel clan di Luca Guercilena non si parla della rimonta di Vincenzo nel 2016. Né si fanno conti. C’è solo da dare il massimo e vedere come andranno gli eventi.

«E’ l’unica cosa che possiamo fare – dice Baffi – abbiamo la totale fiducia in Vincenzo e che si arrivi a Milano. Semmai i conti li faremo la sera prima della crono finale. Siamo in un Giro e tutto può accadere. Guardate cosa è successo: dopo tre tappe è andato a casa Thomas, ci ritroviamo con Almeida in rosa e Hindley che a Piancavallo ha fatto un qualcosa di pazzesco. Di fronte a tutto ciò posso solo dire che Nibali è solido.

«Intanto pensiamo a queste due tappe – conclude il ds – credo che tutti coloro che sono dietro non aspetteranno. Noi e l’Astana ne abbiamo uno, ma Bora, Sunweb ne hanno due in classifica (e Deceuninck-Quick Step e NTT sono forti, ndr). Se dovessero fare queste due tappe alla morte ai Laghi di Cancano qualcuno pagherà. Per questo mi immagino che ci saranno ritmi alti. Gambe permettendo».

Trek-Segafredo decimata, ma Conci c’è

20.10.2020
3 min
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La Trek-Segafredo di Vincenzo Nibali non naviga in buone acque. La squadra dello Squalo ha perso tre gregari e tutti molto importanti per la salita. Al suo fianco c’è però ancora Nicola Conci. Il trentino farà di tutto per dare supporto al suo capitano.

Nicola, come stai?

Non è un Giro facile. Ci siamo arrivati diversamente dal solito, con poche gare a tappe. E tutto è così compresso. Inoltre il meteo l’ha reso più duro, soprattutto per chi come me soffre particolarmente il freddo. Almeno sembra che questa settimana dovrebbe essere migliore.

Ciccone, ritirato prima della crono di Valdobbiadene
Ciccone, ritirato prima della crono di Valdobbiadene
Avete perso Giulio Ciccone e Gianluca Brambilla, uomini importanti per la salita. Come cambia la vostra corsa?

Sicuramente è difficile. Oltre a loro manca anche Pieter Weening, anche lui scalatore. E tutti eravamo qui per Vincenzo. Cicco stava sempre peggio e Brambi ha provato ben otto giorni a tenere duro dopo la botta rimediata al ginocchio. Io dovrò stare vicino a Nibali. Dovremmo lottare con squadre fortissime come la Sunweb. Ci aspetta un settimana bella tosta.

Senza di loro sarai tu a fare l’ultimo (prezioso) uomo per la salita?

E’ possibile. Ma dipende anche dalle giornate, da come stiamo. Dai nostri alti e bassi. Saranno le gambe a decidere.

E’ il tuo primo Giro al fianco di Nibali: cosa ti sembra?

Vincenzo è un “tranquillone”, questa sua calma mi ha colpito. E ne ha di pressioni. In questo Giro non sempre le cose sono andate bene. Bauke Mollema per esempio l’anno scorso quando era in giornata no era molto nervoso, si alterava. Vincenzo no.

La tappa di Piancavallo come l’avete digerita?

Forse non sembra dalla tv, ma siamo andati davvero forte. Si sono registrati valori altissimi. Noi quattro, io, Bernard, Antonio (Nibali, ndr) e Mosca siamo rimasti con Vincenzo fino all’ultima salita e già è qualcosa. Poi a quel punto è iniziata la lotta degli uomini di classifica e ci siamo staccati. Essendo così pochi, in corsa ci parliamo spesso. Ci diciamo le sensazioni. In base a queste decidiamo chi va dietro all’ammiraglia a prendere o a portare qualcosa, chi va a parlare…

Gianluca Brambilla ha lasciato il Giro nella frazione di Piancavallo
Brambilla ha abbandonato verso Piancavallo
E chi ci va? Quello che sta meglio o quello che sta male?

Quello che sta peggio. A quel punto si avvicina a Vincenzo e gli dice: io sto per staccarmi. Ti serve qualcosa? Ti faccio l’ultima tirata?

Ti aspettavi di più da te stesso?

Prima del Giro ho avuto belle sensazioni e ho fatto qualche buon risultato. Credevo di stare un po’ meglio. Ho davvero patito molto il freddo e non mi sono espresso come volevo. L’anno scorso nella terza settimana stavo bene. Spero di ripetermi. Io comunque darò il massimo.

Contro Sunweb e Deceuninck-Quick Step, voi siete in quattro più Nibali. Vi demoralizzate o scatta l’orgoglio del “Davide contro Golia” e le energie aumentano? 

Non ci demoralizziamo. Noi abbiamo Nibali, ragazzi. Oggi in gruppo non c’è più rispetto per nessuno. Tutti ti “limano” senza far differenza se c’è Conci o un campione. Con Vincenzo invece il rispetto ancora c’è. Certo ci dispiace essere in pochi, ma il Giro non è ancora finito.

Si passerà sulle strade di casa tua. Cambierà qualcosa?

Domani sul Bondone ci saranno molti miei tifosi. Tra l’altro quello che affrontiamo è l’unico versante che conosco. L’anno scorso sul Manghen mi sono sentito a casa e mi sono reso conto di aver dato di più.