Maxxis High Road III: i copertoni per chi rincorre la performance

21.11.2024
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Quando si è alla ricerca di un copertone in grado di offrire delle ottime prestazioni su strada è importante capire quali sono i propri obiettivi e standard. Il mondo della bici è cambiato velocemente, e ha portato alla creazione di nuovi prodotti. Maxxis, azienda che produce copertoni per diverse specialità, è arrivata a realizzare la terza generazione di High Road. Si tratta dello pneumatico dedicato alla strada, un prodotto in grado di garantire alte prestazioni e di farvi andare sempre più veloci. 

Sviluppo

Maxxis ha così messo mano a questi copertoni con l’obiettivo di realizzare lo pneumatico da strada definitivo. Lo sviluppo ha portato a un miglioramento in diversi aspetti, in particolar modo nei punti più significativi. 

Nella versione da utilizzare con camera d’aria, ad esempio, è presente una protezione anti foratura rinforzata. Inoltre la resistenza al rotolamento è stata notevolmente ridotta, con un conseguente vantaggio in termini di scorrevolezza. La carcassa ha un design differente, con un singolo livello sovrapposto, un dettaglio che garantisce maggiore sicurezza e confidenza durante la guida.  

Non può mancare la versione tubeless ready, che ha una maggiore resistenza alle forature e al rotolamento. A tutto questo si aggiunge anche un buon risparmio di peso rispetto alla generazione precedente. Una cosa che è possibile grazie alla conoscenza di Maxxis e alla sua tecnologia Turn-Up, alla quale si aggiunge la mescola HYPR. 

Anche la confezione ha subito dei cambiamenti, ora sono completamente riciclabili
Anche la confezione ha subito dei cambiamenti, ora sono completamente riciclabili

Dettagli

La terza generazione di High Road è studiata per andare sempre più veloci su ogni tipo di strada. Le due versioni disponibili saranno quindi quella con camera d’aria e quella tubeless ready. Le caratteristiche tecniche prevedono per entrambe una larghezza del battistrada di 28 millimetri. Nel caso del prodotto tubeless ready il peso è di 300 grammi, mentre nella versione con camera è di 220 grammi.  

Sul mercato saranno disponibili a partire da febbraio 2025, in Italia la distribuzione sarà naturalmente gestita da Ciclo Promo Components. 

Maxxis ha voluto porre l’accento anche sulla sostenibilità ambientale, i copertoni High Road saranno distribuiti in un nuovo imballaggio, completamente riciclabile. La scatola di carta in cui si troverà il nuovo High Road è composta per l’85-90% da materiale cartaceo riciclato.

Prezzo per il copertone tubeless ready: 68,70 euro.

Prezzo per il copertone con camera d’aria: 62,40 euro.

Ciclo Promo Components

Maxxis

«Strada fondamentale per il cross», parola di Franzoi

30.10.2024
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Quella che è da poco iniziata si prospetta come una stagione particolare per il ciclocross italiano: nessuno stradista professionista o under 23 di livello ci sarà. Il che potrebbe non essere il massimo. Anche l’altro giorno Diego Bragato, tecnico della performance della Federciclismo, aveva rinnovato il concetto di quanto fosse importante fare la doppia attività, strada e cross, proprio come lo è stata per la pista. E abbiamo visto i risultati che poi sono arrivati.

La tendenza invece qui è opposta: dopo Davide De Pretto, Bryan Olivo, Silvia Persico, anche Luca Paletti ha detto basta col cross. E ci fermiamo qui.

Purtroppo è un concetto che fa fatica a radicarsi in Italia. La pista per ora resta un’eccezione come ne ha parlato anche il nostro direttore nell’editoriale di un paio di settimane fa. Un concetto che abbiamo approfondito con Enrico Franzoi, uno dei crossisti azzurri più importanti dell’era recente. Enrico ha colto i suoi migliori risultati nel cross proprio quando correva con le maggiori squadre italiane: Saeco, Lampre, Liquigas…

Anche negli anni alla Liquigas, Franzoi ha fatto tante di cross, vincendo anche il titolo nazionale
Anche negli anni alla Liquigas, Franzoi ha fatto tante di cross, vincendo anche il titolo nazionale
Enrico, dicevamo, doppia attività, strada e cross: cosa ne pensi?

Io sono d’accordo, serve la doppia attività. Parlo soprattutto in base alla mia esperienza: mi sono trovato bene in carriera a fare bene sia la strada che il cross. Mi serviva tanto correre su strada. Infatti, i risultati più belli che ho ottenuto nel cross sono arrivati grazie alle molte gare su strada.

Chiaro…

Era una cosa che facevano tutti all’epoca, sia i belgi che i corridori di altre Nazioni. Anche noi italiani, alla fine: all’epoca c’erano quasi più stradisti che facevano cross che biker. Un po’ l’inverso di oggi in Italia. Insomma, la cultura di fare la stagione su strada per preparare il cross era abbastanza viva.

E poi cosa è successo?

Negli anni successivi è cambiata un po’ la mentalità. Sono aumentati i biker rispetto agli stradisti. Infatti, sono andato in Belgio a correre (alla BKCP, ndr) dove si correva su strada per preparare al meglio la stagione del cross.

Paletti quest’anno si è confrontato di più con i pro’, ma per fare il salto di qualità farà solo strada (anche nella preparazione)
Paletti quest’anno si è confrontato di più con i pro’, ma per fare il salto di qualità farà solo strada (anche nella preparazione)
Da ex crossista, pensi che la strada sia importante per il ciclocross? Oggi si parla tanto di watt, di potenza… Per la pista, Bragato e Villa hanno sempre parlato dell’enorme base aerobica che dà la strada per fare determinati lavori: è questo il motivo?

Secondo me sì, perché il cross è più simile alla strada che alla mountain bike. Anche se si va fuoristrada, la tipologia di pedalata e lo sforzo fisico sono più simili alla strada. E io ho fatto anche mountain bike, quindi conosco le differenze. Per preparare una stagione di cross, la mountain bike è ottima, specie per la tecnica…

Ma…

Ma, dal punto di vista atletico, la strada, come detto, dà di più. Certo, se parliamo di percorsi molto tecnici, come le gimkane, magari la strada perde di efficacia. Ma per i cross in Belgio o quelli della mia epoca, la strada andava benissimo. Più il circuito è lineare, più la strada è utile.

Secondo te, questi super campioni – i soliti, Van der Poel, Van Aert, Pidcock – fanno la differenza perché sono loro a essere forti, o anche perché fanno strada?

Innanzitutto perché sono loro che sono forti, ma di certo le corse di alto livello – Giro, Delfinato, Tour, Sanremo… – li aiutano parecchio. Personalmente posso tranquillamente dividere la mia carriera in due: quando ho corso su strada e quando sono andato in mountain bike. Ho notato una grande differenza, soprattutto quando andavo all’estero. Sì, andavo bene, ma spesso avevo alti e bassi, non ero costante. Correndo costantemente su strada, rimanevo sempre con i primi. Mi ricordo benissimo quando ho iniziato a fare i grandi Giri: ho sentito un enorme beneficio, come un incremento di potenza… A questo si aggiunge la costanza di correre con i migliori e crescere continuamente. C’è poco da fare.

Filippo Agostinacchio (in foto, primo a Jesolo) e il suo compagno Samuele Scappini, sono gli unici elite di vertice che corrono anche su strada
Filippo Agostinacchio (in foto, primo a Jesolo) e il suo compagno Samuele Scappini, sono gli unici elite di vertice che corrono anche su strada
Per fare questo, però, Enrico, serve anche una squadra che creda nel progetto. Una squadra che ti permetta di gestire con criterio le due attività…

Certamente. All’epoca si può dire che sia stato quasi il primo a farlo a un certo livello, ma anche allora sono stato io a insistere per fare il cross. Non c’era questa abitudine così radicata da noi, almeno per squadre di un certo livello. Non è stato facile e, paradossalmente, quando andavo bene sia su strada che nel cross, in squadra c’erano problemi. Ma io ci credevo e insistevo.

Quando iniziavi a preparare la stagione del cross?

Io correvo a piedi quasi tutto l’anno. Ma, a dire il vero, non facevo una preparazione specifica come magari qualcuno fa ora. Adattavo il mio allenamento su strada e poi iniziavo l’altra attività. Ovviamente, la mancanza di qualche allenamento tecnico si sentiva, ma veniva compensata dal grande volume di lavoro intenso che svolgevo nella stagione su strada. Poi bisogna considerare un’altra cosa.

Quale?

Sono sempre stato un passista veloce, con un fisico robusto, ipertrofico, che per entrare in forma aveva bisogno di molte gare. Più gareggiavo, meglio mi sentivo. Questo era perfetto per conciliare le due attività. Ci sono stati anni in cui ho fatto anche la crono iridata (under 23, ndr) a ottobre e la settimana dopo ero già al ciclocross.

Iserbyt (qui al Baloise Belgium Tour) quest’anno ha messo nel sacco 30 giorni di gara su strada (foto Instagram)
Iserbyt (qui al Baloise Belgium Tour) quest’anno ha messo nel sacco 30 giorni di gara su strada (foto Instagram)
Come impostavi una tua stagione standard?

Facevo tutta la campagna del Nord, fino alla Roubaix (nella foto di apertura, ndr), Parigi-Nizza compresa. Poi riprendevo al Delfinato, poiché ero sempre in lizza per il Tour, anche se non l’ho mai fatto. Poi facevo il Giro d’Austria o qualche altra corsa a tappe e continuavo fino a fine stagione, iniziando subito con il cross.

Oggi sarebbe impensabile visti i tempi di recupero, riposo, carico… Sei passato anche dalla Vuelta…

Spesso, e poi tiravo dritto. I primi anni da professionista ho tirato avanti così: 30 cross e tantissime giornate di corsa su strada. Ho fatto due o tre anni così. Poi ho dovuto dosare gli sforzi e a novembre mi riposavo. Riprendevo poco prima di Natale e tiravo fino alla fine della stagione del cross. Facevo le prime prove di Coppa del Mondo per prendere punti.

Pensi che oggi, visto il livello attuale, la strada sia ancora importante per il crossista?

Per me la strada non è solo importante, è fondamentale. Ho corso anche con una squadra belga che faceva cross, ma in estate si correva su strada, anche in competizioni di secondo piano. Anche per loro, quella era la preparazione migliore.

Quindi un Iserbyt della situazione, la strada la fa…

E tanta, direi… Almeno una trentina di corse sicuro.

Viezzi: la prova sulle strada del Lunigiana e il futuro nel cross

12.09.2024
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MARINA DI MASSA – Il primo confronto di alto livello su strada per Stefano Viezzi è stato il Giro della Lunigiana (in apertura foto Duz Image / Michele Bertoloni). In realtà il campione del mondo juniores di ciclocross aveva in programma l’Eroica Juniores, ma una caduta alla prima tappa gli ha impedito di proseguire. La ripresa da quell’infortunio è stata lenta ma progressiva e ha portato a una condizione solida. Tanto che Rino De Candido, tecnico regionale del Friuli Venezia Giulia, lo ha convocato per il Lunigiana e lui alla prima tappa si è messo in mostra con una fuga coraggiosa. 

«Mi sono sentito di provarci fin da subito – racconta – sapevo che il percorso del Lunigiana sarebbe stato tosto. Ma volevo provarci e mettermi in mostra, come fatto nella prima tappa. L’ultima salita non era nelle mie caratteristiche, ma sono arrivato a giocarmi il podio. Il riscontro direi che è positivo. Anche perché erano presenti i corridori che saranno protagonisti al mondiale. 

Stefano Viezzi al Lunigiana ha avuto il suo primo confronto in una corsa internazionale
Stefano Viezzi al Lunigiana ha avuto il suo primo confronto in una corsa internazionale

Qualche novità

Viezzi rispetto al 2023 ha cambiato un po’ di cose, passando dal team Tiepolo alla Work Service Team Coratti. Una squadra nuova ma gli stessi, ambiziosi, obiettivi. 

«Con la Work – spiega – mi sono trovato subito bene: bici, disponibilità dei tecnici e dei compagni. Visto l’impegno del ciclocross mi sono aggregato tardi, la squadra aveva già fatto due ritiri, però mi sono adattato bene. La caduta all’Eroica, con la conseguente frattura della clavicola, mi ha impedito di fare la stagione che avrei voluto. Mi sarebbe piaciuto mettere insieme più gare, però è andata così».

Il friulano è andato spesso all’attacco, conquistando il settimo posto finale (foto Duz Image / Michele Bertoloni)
Il friulano è andato spesso all’attacco, conquistando il settimo posto finale (foto Duz Image / Michele Bertoloni)
Che aspettative avevi per il Giro della Lunigiana?

Non tantissime ad essere sincero. Comunque non mi sentivo a un livello basso. Prima di partire con la Rappresentativa del Friuli avevo chiesto alla Work di fare un paio di gare per riprendere il ritmo e mi hanno accontentato. La risposta è stata positiva. 

Passare dal correre un’ora a essere presente in gare da tre ore com’è stato?

Ho avuto sensazioni sempre positive. Per fare ciò mi sono allenato tanto sul fondo a inizio stagione, quando ho ripreso a correre su strada. Appena smesso con il cross mi sono fermato un attimo per rifiatare e poi ho messo subito chilometri nelle gambe. Alle prime gare un po’ ho sofferto, ma piano piano mi sono sentito sempre meglio

Nonostante tu abbia corso poco su strada hai vinto, come ti senti?

Vincere è sempre bello, ma è stata anche una piccola conferma di quanto fatto sul cross. Anche guardando a Seixas mi sento di dire che se sei forte nel cross puoi essere competitivo anche su strada. E’ una bella conferma. 

Il confronto in una corsa internazionale ti mancava, com’è stato?

Magari dopo una caduta, qualcuno ha paura di stare in gruppo o si sente meno sicuro: io questo blocco mentale non ce l’ho. Quindi non ci sono stati problemi, poi si sa che correndo con ragazzi stranieri il regime si alza un po’.

La Dynatek di Viezzi con l’adesivo che celebra il successo iridato nel cross
La Dynatek di Viezzi con l’adesivo che celebra il successo iridato nel cross
Viste le tue caratteristiche fisiche a quali gare guardi con maggiore interesse?

Magari di gare qualche classica che spero di fare già dalla prossima categoria, da under 23. Corse vallonate, dove le pendenze non arrivano in doppia cifra. 

A proposito, arriverà il cambio di categoria anche nel cross, hai già un programma?

Le gare per me inizieranno a ottobre, poi ci sarà l’europeo i primi di novembre. Le altre gare importanti del calendario saranno da dicembre in avanti, sicuramente arriverò con una forma migliore di quella che ho ora. Arriverò nella massima condizione per il mondiale, che sarà a febbraio, ma essendo stato fermo così tanto in estate sto ancora… ricarburando. Non farò pause a settembre. 

Il ciclocross rimarrà un’attività importante nella stagione di Viezzi, anche quando passerà under 23
Il ciclocross rimarrà un’attività importante nella stagione di Viezzi, anche quando passerà under 23
Hai già qualche contatto con qualche squadra per il passaggio a under 23?

Sì. Non tutte le squadre lasciano spazio al ciclocross, ma ci sono realtà che riescono a far coincidere tutto. Vorrei fare sempre cross e strada.

Magari in team già attrezzati, come la Visma o la Alpecin?

Chiaro che quelle sarebbero le migliori opzioni per me, ma anche gli altri devo team sono ben attrezzati per fare tutte e due le discipline. Ho dei contatt, non ho ancora preso la scelta definitiva.

Classified Vistar, la prima trasmissione a 15 e 16 rapporti

12.07.2024
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Classified lancia ufficialmente il suo gruppo elettronico che aumenta in modo esponenziale il numero dei rapporti, 16 per il settore road, 15 per il gravel. Entrambi si basano sulla corona singola anteriore.

La guerra anche nel settore delle trasmissioni è ufficialmente iniziata. Al di là dello sviluppo tecnologico e dell’aumento dei rapporti disponibili, Classified è decisa a crescere ed affermarsi come terzo player nel segmento delle trasmissioni.

Il manettino con il pulsante QuantumShift
Il manettino con il pulsante QuantumShift

Classified e TRP

Il gruppo Vistar nasce dalla collaborazione tra Classified e TRP. Si basa sulla piattaforma precedente creata dal marchio olandese e vede due opzioni disponibili, entrambi con la corona singola anteriore. 1X16 riservato al settore strada e 1×15 dedicato al gravel, con una sorta di funzionamento elettronico/virtuale.

La trasmissione si basa comunque sui 12 pignoni posteriori (reali), ma l’innovazione principale (in termini di utilizzo) si basa sull’applicazione del nuovo concetto QuantumShift. E’ una sorta di pulsante integrato nella leva del freno destro, che aumenta le possibilità di sfruttare la cassetta dei pignoni. Il range di utilizzo aumenta del 530% (con una scala di pignoni 11-40).

I componenti di Vistar

Classified Vistar è un gruppo completo, con gli shifters e leve del freno integrate, pedivelle e corone, il cambio posteriore che comunica wireless con i manettini ed ovviamente il mozzo posteriore Classified. Ci sono anche i pignoni e tutto l’impianto frenante, quest’ultimo TRP idraulico.

Classified

Sapevate che le biciclette Merida sono garantite a vita?

15.05.2024
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La garanzia a vita delle biciclette Merida è un simbolo, una conferma dell’affidabilità e della qualità che la stessa azienda taiwanese è in grado di offrire ai propri clienti. Questa copertura eccezionale si estende a tutti i telai, indipendentemente dal modello: che si tratti di biciclette da strada, gravel o mountain bike, i ciclisti italiani clienti italiani possono godere della tranquillità di una protezione senza alcun limite di tempo. Unica eccezione sono le biciclette da “free ride”, che godono comunque di una generosa copertura di ben cinque anni.

L’impegno di Merida per la sicurezza e la soddisfazione dei propri clienti si riflette anche nella semplicità con cui la garanzia può essere attivata. Grazie alla conveniente procedura online, tutti i proprietari Merida possono registrare la propria bicicletta e attivare la garanzia direttamente tramite il sito web di Merida Italy oppure utilizzare l’app M.O.R.E. SAFE. Questa applicazione, concepita per migliorare la sicurezza durante le escursioni in bicicletta, non solo permette di attivare la garanzia, ma fornisce anche un’ulteriore rete di sicurezza per i ciclisti.

Il sistema M.O.R.E. SAFE

«Il legame tra la durata della garanzia e la qualità del prodotto – ha commentato il CEO di Merida Italy Paolo Fornaciari – è una caratteristica distintiva e molto importante delle nostre biciclette. Questa politica di garanzia a vita è il risultato di anni di impegno nel garantire standard di produzione elevati ed una qualità superiore. Acquistare una bicicletta Merida non è solo una scelta di stile, ma anche una decisione consapevole di affidarsi a un prodotto di alta qualità e sicurezza».

Per rendere ancora più semplice l’attivazione della garanzia, Merida offre anche il sistema M.O.R.E. SAFE. Questo kit, disponibile presso i rivenditori autorizzati, include QR code adesivi che possono essere applicati sulla bicicletta e sul casco. Scaricando l’app ufficiale e registrandosi, i ciclisti possono associare i propri dati ai QR code, garantendo un rapido accesso alle informazioni in caso di emergenza. Questa funzionalità non solo migliora la sicurezza del ciclista stesso, ma contribuisce anche a facilitare il processo di assistenza in caso di necessità».

Paolo Fornaciari, CEO Merida Italy, con Sonny Colbrelli
Paolo Fornaciari, CEO Merida Italy, con Sonny Colbrelli

Qualità e accessibilità

La garanzia a vita delle biciclette Merida rappresenta un impegno tangibile verso i propri clienti, garantendo loro tranquillità e sicurezza durante ogni singola pedalata. Grazie alla combinazione di elevati standard di produzione, politiche di garanzia innovative e un forte impegno per la sicurezza, Merida si conferma come un marchio di fiducia nel mondo del ciclismo. Non a caso, quando il taiwanese Ike Tseng fondò l’azienda, nel settembre del 1972, le diede questo nome perché la parola “Me-Ri-Da” indica l’obiettivo di realizzare soltanto prodotti di alta qualità, consentendo a chiunque di raggiungere i propri traguardi nel modo più piacevole possibile.

Merida ha produzione a Taiwan, ma centro di ricerca e sviluppo dei prodotti in Germania: un binomio di successo che rende il brand uno dei marchi di riferimento del settore, con un’offerta che spazia dalle biciclette da strada alle Mtb, dalle bici elettriche a quelle per bambini.

Merida

Sidi Fast 2: leggere, veloci e di grande qualità

02.02.2024
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Sidi mette insieme tutte le sue conoscenze e competenze per creare una nuova scarpa da ciclismo. Si chiama Fast 2 ed è un prodotto di grande qualità, nato per soddisfare le richieste dei ciclisti più esigenti, sia per comfort che per prestazione. Sidi ha inserito in questa scarpa tutta la sua esperienza, al fine di garantire la massima esperienza di guida. 

La chiusura di Sidi offre una microregolazione su tutta la lunghezza della scarpa
La chiusura di Sidi offre una microregolazione su tutta la lunghezza della scarpa

Comode

La comodità non è un fattore da sottovalutare, anche quando si ricerca il massimo delle prestazioni. La scarpa Fast 2 è estremamente rapida e facile da indossare, ma è altrettanto semplice regolarla e personalizzarla. Sidi ha creato un prodotto adatto a tutte le situazioni, con un design lineare e pulito. Le Fast 2 sono realizzate con i materiali migliori, un altro dettaglio rilevante sono gli inserti intercambiabili. In modo tale da poter essere sostituiti quando richiesto dall’utente. Tutte queste attenzioni permettono alle scarpe Fast 2 di durare molto nel tempo

Il tallone, stabile e leggero, è studiato per non far scomporre il piede anche nelle fasi più concitate
Il tallone, stabile e leggero, è studiato per non far scomporre il piede anche nelle fasi più concitate

Leggere

Sidi, nel realizzare le Fast 2, ha messo al centro il comfort, unendolo però alla prestazione. Per fare questo è stata usata una tomaia ultraleggera, in Politex Matt, che avvolge completamente il piede. A tutto questo si deve aggiungere il grande supporto fornito al piede, che così può scaricare ogni watt sui pedali. 

La chiusura personalizzabile, sempre ad opera di Sidi, chiude il cerchio per un prodotto che si posiziona ai massimi livelli per tecnica e qualità. Il sistema di chiusura risulta estremamente preciso, grazie alla microregolazione che si estende per tutta la lunghezza della scarpa. 

Per concludere, non si può non parlare della suola e del tallone. La prima, con un design aerodinamico e una rigidità di livello 5 offre grande stabilità. Il tallone, invece, stabile in ogni situazione, è ideale per le situazioni di gara o di massimo sforzo.  Prezzo al pubblico: 189 euro.

Sidi

Scappini, il cross e la strada: tutto con la Beltrami

09.12.2023
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La stagione del ciclocross prosegue spedita verso i prossimi appuntamenti, tra cui la tappa di Coppa del mondo in Val di Sole. In questo finale di 2023 una delle novità è la presenza del classe 2005 Samuele Scappini tra la categoria under 23. Il giovane umbro si affaccia per la prima volta tra i grandi e di lui si fa un gran parlare. Nel fuoristrada va forte, ma su strada la curiosità è se possibile più grande. Il primo a credere nelle sue qualità è stato Eros Capecchi, responsabile tecnico del Comitato Regionale Umbria. 

Dalla prossima stagione, Scappini vestirà la maglia della Beltrami TSA-Tre Colli, con cui ha già iniziato il periodo del cross. «Correre con la stessa squadra – racconta Scappini – sia nel ciclocross che su strada permetterà di fare un percorso comune di crescita

La stagione di Scappini nel ciclocross è iniziata con delle buone prestazioni (foto Instagram)
La stagione di Scappini nel ciclocross è iniziata con delle buone prestazioni (foto Instagram)

Primo anno U23

Il cross ha già lanciato Scappini nel mondo degli under 23, il ragazzo umbro ha già corso tanto e non sembrerebbe volersi fermare. 

«Domani – ci dice Scappini in una pausa – farò il mio esordio in Coppa del mondo con la Beltrami. Andremo a correre in Val di Sole, sarà la prima volta che mi metterò alla prova su un fondo del genere (il riferimento è alla neve, ndr). Scoprirò se mi piace o meno. Sono un pochino emozionato, ma onestamente punto a fare bene».

«La stagione è iniziata nel modo giusto – continua – nonostante il passaggio di categoria sto facendo tante gare. Vedo i ragazzi più grandi, ma non sono così distanti. Mi aspettavo di avere qualche difficoltà in più. Mi alleno tanto e i risultati sono positivi, sono curioso di vedere cosa riuscirò a fare la prossima stagione, quando sarò under 23 di secondo anno».

Nel 2022, Scappini ha corso con il team Fortebraccio, vincendo il titolo nazionale juniores (foto Instagram)
Nel 2022, Scappini ha corso con il team Fortebraccio, vincendo il titolo nazionale juniores (foto Instagram)
Dove hai sentito il passaggio di categoria?

Nella tecnica, sono migliorato tanto in questi mesi. La cosa che mi preoccupava di più era la durata della gara, che sarebbe passata da 40 minuti ad un’ora. Però sono riuscito a reagire bene, mi alleno di più ed i risultati sono buoni. Mi manca poco per avere la resistenza giusta per fare un’ora di gara ed essere competitivo. 

C’è tanta attesa anche per quello che potrai fare su strada, lo aveva detto per primo Eros Capecchi.

Mi conosce da quando sono piccolo praticamente. Mi ha sempre incoraggiato nel seguire il mio percorso di crescita, è convinto che possa fare davvero bene. 

Scappini su strada si è messo alla prova con la maglia della nazionale (foto DirectVelo)
Scappini su strada si è messo alla prova con la maglia della nazionale (foto DirectVelo)
E tu che ne pensi?

Per il 2024 vedremo cosa riuscirò a fare, se migliorerò anche lì. Non so bene cosa aspettarmi perché non ho mai messo troppo l’accento su questa disciplina. Il mio focus è sempre stato il ciclocross. 

I primi passi in Beltrami come sono stati?

Mi hanno accolto molto bene e mi sto allenando al meglio. La squadra mi segue passo dopo passo con un allenatore. Sicuramente far parte di un team continental vuol dire che ora la strada avrà maggior peso nel mio calendario, ma non abbiamo ancora deciso come.

Insieme alla Beltrami TSA-Tre Colli correrà anche su strada, c’è tanta curiosità in merito (foto Instagram)
Insieme alla Beltrami TSA-Tre Colli correrà anche su strada, c’è tanta curiosità in merito (foto Instagram)

Il perché di Miodini

Una vera e propria motivazione sull’arrivo di Scappini ce la dà Miodini, diesse della Beltrami. L’umbro parla con lo stupore di una giovinezza che lo vede voglioso di provarci, a lui tocca pedalare. A chi lo circonda, invece, il compito di indirizzarlo sulla strada giusta.

«I suoi obiettivi – dichiara Miodini – nascono da un bisogno più ampio. La voglia di mettersi alla prova in qualcosa di nuovo. E’ chiaro che ci saranno delle difficoltà, non sarà facile all’inizio. Scappini è tanto determinato, nella sua motivazione rivedo Pesenti. Entrambi hanno una grinta che li porta a stare sempre ai massimi livelli. E’ un ragazzo sul quale abbiamo scommesso, si tratta del suo primo anno tra gli under 23, vedremo come si adatterà. Sicuramente correrà tanto nel cross, poi si fermerà e farà una pausa nei mesi di febbraio e marzo. Ripartirà, come ha fatto anche Agostinacchio l’anno scorso, a fine marzo o inizio aprile.

Paletti fra strada e cross, ma come li concilia?

10.11.2023
4 min
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Luca Paletti è da poco tornato dall’europeo in Francia, la sua prima esperienza internazionale nel ciclocross da under 23. Il corridore della Green Project-Bardiani-CSF Faizanè ha messo alle spalle la sua prima stagione da professionista. Intorno a lui sono cambiate un po’ di cose, ma nel suo calendario è rimasto saldo il ciclocross, con obiettivi ben chiari.

«Avevo impostato insieme alla squadra – racconta Paletti – per arrivare all’europeo e poi fermarmi per una settimana e riposare. Partecipare alla spedizione continentale era il mio obiettivo negli ultimi mesi. Volevo essere convocato per fare nuove esperienze internazionali, quella in Francia sarebbe stata la mia prima tra gli under 23. Da junior ho corso spesso all’estero, partecipando a sei prove di Coppa del mondo e al mondiale».

Da metà settembre Paletti ha iniziato a lavorare per arrivare pronto all’europeo di Pontchateau 
Da metà settembre Paletti ha iniziato a lavorare per arrivare pronto all’europeo di Pontchateau 

Un anno di prova

Il salto nella categoria under 23, per quanto riguarda il ciclocross, Paletti lo aveva già fatto nell’inverno del 2022. Ma la sua stagione sul fango è stata nettamente ridotta rispetto agli anni precedenti.

«Lo scorso inverno – spiega – ho fatto solamente gare del calendario italiano, volevo correre fuoristrada, ma senza un impegno troppo elevato. Insomma, il piano era di tenermi in movimento fino al momento in cui avrei iniziato la preparazione con la Green Project per la stagione su strada.

«E’ stato un anno intenso – continua Paletti – perché ho iniziato nell’autunno del 2022 e sono arrivato fino a luglio 2023 senza mai fermarmi. Insieme alla squadra avevamo previsto un periodo di pausa dopo il Giro Next Gen, così da avere le energie per arrivare fino all’europeo dello scorso fine settimana».

La prima gara di ciclocross disputata è stata a Tarvisio il primo ottobre
La prima gara di ciclocross disputata è stata a Tarvisio il primo ottobre

Ritmi diversi

La stagione di Luca Paletti, quindi, ha vissuto di momenti “sfalsati” rispetto agli altri ragazzi della Green Project. Tuttavia la pianificazione della sua prima annata da professionista è stata studiata per essere in pari con i propri compagni nei momenti opportuni.  

«I miei compagni alla Green Project – ci spiega Paletti – si sono fermati un mese dopo rispetto a me. Dopo il Tour of Taihu Lake, in Cina a metà settembre, ho messo da parte la bici da strada e ho iniziato gli allenamenti per il ciclocross. Ho debuttato il primo ottobre a Tarvisio (in apertura foto di Alessandro Billiani), le sei corse fatte in Italia mi sono servite per arrivare pronto all’europeo. Dal quale, devo essere sincero, torno soddisfatto per quanto fatto.

«Ora mi riposo per una settimana – dice – e poi riprendo con gli allenamenti su strada fino al ritiro di Benidorm di dicembre. Penso che la mia condizione, nonostante il mese di attività in più nel cross, sarà la stessa dei miei compagni. Una volta tornato da quel blocco di lavoro riprenderò ancora la bici da cross per finire la stagione». 

Su strada Paletti (in primo piano) ha goduto dei benefici del cross nella prima parte di stagione
Su strada Paletti (in primo piano) ha goduto dei benefici del cross nella prima parte di stagione

I benefici ci sono

Il giovane corridore guidato da Rossato e Reverberi ha già avuto modo di vedere i benefici della doppia attività lo scorso inverno. Sicuramente il lavoro fatto fuoristrada mantiene il fisico attivo e pronto ai primi impegni della stagione

«Utilizzo questo metodo di gestione delle due attività da quando ero junior secondo anno – conclude Paletti – mi trovo molto bene. Ho fatto più fatica ad adattarmi ai ritmi che ho trovato su strada, in quanto molto diversi rispetto agli anni precedenti. I benefici di fare cross, invece, li ho sentiti fin dalle prime corse in Croazia, dove sono arrivato pronto. Sarà importante mantenere lo stesso equilibrio e vedere come uscirò dalla stagione del cross». 

Masciarelli e la Colpack protagonisti in Turchia

08.10.2023
6 min
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Lorenzo Masciarelli è tornato da qualche giorno dal Tour of Istanbul, che ha corso insieme alla Colpack Ballan. Il team bergamasco è stato invitato in Turchia ed ha accettato, tuffandosi nell’avventura di un ciclismo tutto da scoprire. Masciarelli e compagni hanno messo insieme tanti piazzamenti ed un’esperienza che sicuramente li ha arricchiti. 

«Abbiamo avuto questa occasione – dice Masciarelli da casa sua – e l’abbiamo colta. Ci avevano parlato bene di questa gara e così è stato. Si tratta di una corsa giovane ma davvero ben organizzata, ci siamo trovati benissimo. L’organizzazione ci ha fornito l’ammiraglia, con tanto di adesivi degli sponsor, e un pulmino a nove posti per noi ragazzi. L’hotel in cui abbiamo alloggiato era a cinque stelle, quindi con un servizio invidiabile».

Il rientro

Masciarelli sta concludendo la sua prima stagione su strada con il Team Colpack, annata che ha avuto anche dei bassi, non ultimo la pericardite che ha costretto il giovane abruzzese a fermarsi per qualche mese. 

«Appena ho avuto il via libera dai medici – racconta Masciarelli – ho chiamato la squadra per organizzare e pianificare al meglio questo finale di stagione. L’obiettivo di quest’anno era fare tanta esperienza su strada, per questo una volta avuto il permesso per correre sono tornato. Il team non mi ha messo alcuna pressione e mi ha dato la possibilità di gareggiare senza alcuna pressione. Anche in Turchia mi sono messo a disposizione dei compagni e ho fatto tanta fatica, cosa fondamentale per prendere il feeling giusto con questo nuovo ciclismo.

«Dopo la pericardite – spiega – ho ripreso con calma a fine giugno e la condizione è stata fin da subito decente. Ho avuto un piccolo calo, ma già dal Matteotti stavo bene, ho corso davanti e solo nel finale mi si è spenta la luce, ma ci stava. Già da dopo quella gara stavo bene, forse meglio di come stavo a inizio stagione».

Il ciclismo turco

Andare a correre in Paesi dove il ciclismo è in rampa di lancio permette di sperimentare e provare qualcosa di nuovo. Terre diverse e persone differenti che si affacciano a questo sport per la prima volta. 

«Sapevamo che il ciclismo in Turchia non fosse molto seguito – dice Masciarelli – ma la gente era davvero curiosa. E’ capitato più volte che in qualche negozio le persone ci fermassero per farci domande sulla gara e quello che stava accadendo. Il tifo a bordo strada era davvero tanto, soprattutto nell’ultima tappa. Ci chiedevano borracce e autografi, ci siamo divertiti molto e la fatica non è mancata».

Le tappe

In Turchia le tappe erano quattro e la Colpack si è messa in evidenza in tutte e quattro. Il maltempo ha colpito la gara, rendendola ancora più dura e selettiva. 

«Ha piovuto tre giorni su quattro – racconta Masciarelli – non pioggia leggera, ma davvero forte. Nella prima tappa Romele ed io eravamo in fuga insieme ad un’altra decina di corridori, ma ci hanno ripreso. Sono usciti dal gruppo altri tre corridori e hanno preso un grande margine che non siamo riusciti a chiudere, complice anche la pioggia. Ci sono state tante cadute, lo stesso Romele mentre inseguivamo. Invece Volpato ha bucato. Alla fine siamo rimasti io e Persico, e lui è stato bravo a buttarsi nella mischia e cogliere un sesto posto. Anche nelle altre tappe ha piovuto molto, nella seconda Romele ha colto l’occasione giusta e si è agganciato al gruppetto che è arrivato all’arrivo, arrivando secondo. 

«La vittoria – prosegue – è arrivata nella terza tappa, l’unica senza pioggia, lì siamo riusciti a ricucire sulla fuga e Persico ha premiato il nostro lavoro con un grande sprint. A livello di squadra ci siamo comportati bene durante tutta la corsa, potevamo raccogliere qualcosa in più, forse. Ma alla fine possiamo ritenrci soddisfatti».

Avversari e strada

Scorrendo fra la startlist del Tour of Instanbul si notano i nomi di alcuni team development come quello dell’Astana e Novo Nordisk. 

«Le squadre presenti – continua Masciarelli – erano forti, soprattutto le straniere. C’era un team danese della Restaurant Suri che ha vinto la corsa, i belgi del Tarteletto e qualche devo team. La differenza con le squadre orientali si sentiva, tanto che all’ultima tappa siamo partiti in 80. Tanto ha fatto il meteo, perché si vedeva che lì non piove molto, infatti le strade erano viscide e ci sono state tante cadute e forature. Il percorso risultava sempre impegnativo, con continui sali e scendi e davvero poca pianura. L’esperienza, come detto è stata davvero positiva e ci ha fatto conoscere un ciclismo diverso dal nostro, mettendoci alla prova anche lontani da casa. Sono stato contento anche di quanto ho fatto io, aiutando la squadra e i miei compagni.

«Ora la stagione – conclude – sta finendo e insieme alla squadra vedremo come organizzare l’inverno. Vorrei fare qualche gara di ciclocross, come promesso lo scorso inverno, ma dopo i problemi al cuore bisogna capire come gestire il riposo. In inverno capiremo come gestirci, probabilmente correrò verso il finale della stagione del cross, verso gennaio o febbraio».