Daniel Oss Strade Bianche 2018

Daniel Oss, come ti vesti quando fa freddo?

21.01.2021
4 min
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Per pedalare bene in inverno c’è bisogno di un abbigliamento tecnico adeguato alle temperature, perché come dice anche Daniel Oss «l’inverno è la stagione più fastidiosa per andare in bicicletta». Dopo aver sentito Sonny Colbrelli, abbiamo chiesto proprio al trentino della Bora-Hansgrohe come si veste per affrontare il freddo.

Grande evoluzione

Le qualità tecniche dei capi d’abbigliamento per il ciclismo hanno avuto un’evoluzione notevole, sia per quanto riguarda i completi estivi e soprattutto quelle invernali.
«Sono professionista da tanti anni – inizia Daniel Oss – però mi sono accorto che negli ultimi anni c’è stato un grande sviluppo per quanto riguarda i materiali. Devo dire che Sportful ci fornisce tanti prodotti per coprirci dal freddo e non mi da fastidio pedalare anche con temperature vicino a zero gradi».

Oss e Sagan a Peschiera del Garda
Oss e Sagan nel primo ritiro stagionale a Peschiera del Garda (Foto Bora-Hansgrohe)
Oss e Sagan Peschera del Garda
Oss e Sagan nel primo ritiro stagionale a Peschiera del Garda (Foto Bora-Hansgrohe)

Con temperature basse

Daniel Oss è appena tornato dal primo ritiro con la squadra a Peschiera del Garda dove le temperature non sono state molto alte.
«Anche se sul Garda fa un po’ meno freddo, durante il ritiro le temperature sono state abbastanza basse, poco sopra lo zero – ci racconta Oss – e per allenarmi mi mettevo l’intimo invernale a maniche lunghe con il collo abbastanza alto. Pantaloni lunghi felpati che mi coprivano bene anche il tronco e la pancia».

Proprio la parte alta del corpo è quella che va protetta meglio, ed è anche quella dove si possono variare maggiormente le scelte in base alle temperature.
«Se ci sono più di cinque gradi metto una maglia estiva da gara – continua a spiegarci – se invece siamo sotto i cinque gradi allora opto per una maglia felpatina corta che ci viene fornita e che trovo molto utile in tante occasioni. Sopra metto la giacca Fiandre Pro che ha uno strato di pile sulle maniche e sul petto».

Daniel Oss partenza Fiandre 2020
Alla partenza del Giro delle Fiandre 2020 con orecchie, collo e mani coperte
Daniel Oss partenza Fiandre 2020
Alla partenza del Giro delle Fiandre 2020, con orecchie, collo e mani ben coperte

Vestirsi a strati

L’importante è vestirsi a strati perché in bicicletta ci sono momenti in cui si suda parecchio e altri in cui l’intensità dello sforzo è al minimo.
«Mi vesto a strati perché quando sono in salita e apro la giacca non mi arriva l’aria direttamente sullo stomaco e sul petto, ma ho sempre uno strato che mi protegge».

E se piove? «Io con la pioggia non esco – ci dice ridendo – però se ci sono quelle giornate un po’ incerte oppure con la nebbia allora mi porto una mantellina, ma in genere con il Fiandre sono ben protetto anche dall’umidità. Però è sempre meglio avere uno strato in più che uno in meno, meglio soffrire un po’ di caldo che di freddo».

Mani e piedi

Abbiamo scopeto che pur essendo un uomo di montagna Daniel Oss preferisce coprirsi un po’ di più e non si fa mancare niente.
«Copro bene anche il collo, infatti metto sempre lo scaldacollo. Felpato se siamo in inverno, più sottile se siamo in primavera o autunno. Con il freddo metto il casco aerodinamico che è più chiuso e passa meno aria e sotto ho un cappellino per coprire le orecchie. Se dovessi avere caldo lo tolgo e lo metto in tasca».

E poi ci sono le mani e i piedi, punti sensibili al freddo: «Per quanto riguarda i piedi non ho grandi problemi, metto i copriscarpe Fiandre con un calzino classico in cotone. Invece soffro di più per quanto riguarda le mani, infatti uso i guanti più pesanti di Sportful».

Daniel Oss arrivo Strade Bianche 2018
Daniel Oss all’arrivo della Strade Bianche 2018
Daniel Oss all'arrivo delle Strade Bianche 2018
Daniel Oss all’arrivo delle Strade Bianche 2018

E in gara?

Siamo abituati a vedere Oss battagliare nelle Classiche del Nord dove capita che il meteo non sia clemente. Come ci si veste in gara con il freddo?
«Uno dei segreti è cambiarsi spesso – ci dice Daniel – per esempio io che soffro alle mani metto nella borsa in ammiraglia due o tre paia di guanti di riserva. Parto sempre con le orecchie coperte e lo scaldacollo, poi quando la gara entra nel vivo li tolgo».

Giornate da ricordare

Una giornata che è rimasta nella mente del corridore trentino è la Strade Bianche del 2018, quella vinta da Tiesj Benoot: «Quel giorno avevo i pantaloncini corti felpati con i gambali lunghi, così se le condizioni cambiavano li potevo togliere. Sopra avevo l’intimo invernale a maniche corte e la maglia Classic Jersey di Sportful, che è proprio adatta a quelle giornate perché ha una leggera felpatura perfetta per correre in quelle condizioni. Ne avevo una di scorta anche nella borsa in ammiraglia. Ero così stanco che non ricordo se quel giorno i gambali li ho tolti o no!».
In generale Daniel Oss consiglia di vestirsi a strati e portarsi sempre alcuni capi di scorta da tenere in tasca o sotto la maglia principale. E in caso di grande freddo: «C’è stata una Gand Wevelgem vinta da Sagan che c’erano meno due gradi alla partenza. Quel giorno ho usato dei cerotti riscaldanti che agiscono per alcune ore. Li avevo messi sulle spalle, mani e piedi e sono stato bene»

Bora Hansgrohe, Sportful, 2021

Sportful con Sagan, a caccia di futuro

21.12.2020
6 min
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Sarà che Sagan per primo è un attore nato, ma certo ogni volta che il lancio di un prodotto Sportful riguarda lui, non è mai un lancio banale. A ben guardare il marchio veneto, riconducibile alla stessa Manifattura Valcismon che detiene anche Castelli, ha intrapreso da qualche tempo una rotta ben determinata. Se i “cugini” della maglia azzurra sono sinonimo di alte prestazioni, ricerca, Ineos e velocità, Sportful coniuga mirabilmente le qualità precedenti con un approccio “fun” al ciclismo. Meno compassato, ma non per questo meno efficace. Anzi.

Per capire meglio la situazione ci siamo rivolti a Devis Barchi che, nella sua qualità di Brand Manager, sa esattamente dove Sportful si trovi e dove voglia arrivare.

«Con Bora-Hansgrohe – dice – stiamo facendo un lavoro importante, perché riusciamo a conciliare benissimo quello che viene da noi e quello che parte da loro. Il risultato sono i prodotti che poi mettiamo sul mercato e si chiamano Aqua Pro Jacket e il nuovo Fiandre. I tedeschi sono molto attenti. Tu gli dai il prototipo e loro lo provano. Per Sportful che ha sempre lavorato con sportivi di vertice, avere un team WorldTour è importante».

E anche per Sagan quest’anno sarà Natale…
In azienda convivono l’anima dello sci nordico e quella del ciclismo. Ci sono punti di contatto?

Ci sono sicuramente linguaggi differenti, in base agli ambienti. Però in alcune situazioni ci si incrocia. In bici l’impatto con l’aria è molto più alto che sugli sci di fondo, ma la gestione del calore è molto simile. In entrambi i casi abbiamo atleti che spingono a tutta e hanno un elevato battito cardiaco, quindi hanno bisogno di capi che favoriscano la traspirazione e che garantiscano una buona ventilazione. E poi ci sono le forme. Devono essere capi confortevoli, senza tagli che limitino i movimenti. E poi c’è l’aerodinamica…

Anche nello sci?

Certo, la tuta di Chicco Pellegrino (campione del mondo 2017 nella sprint, vincitore di una Coppa del mondo e dell’argento olimpico nel 2018, ndr) passa ugualmente per la galleria del vento. E alla fine il punto di contatto c’è anche perché parecchi fondisti si trovano bene con i capi da bici che fa parte del loro programma di allenamento.

Tutti gli atleti riescono a sviluppare i prodotti?

E’ come per le bici, è un fatto di sensibilità individuale. In squadra ce ne sono alcuni che in precedenza correvano in squadre più piccole e quando ricevono la dotazione, sembrano aver scoperto il paese dei balocchi. Con loro al momento del fitting va fatta anche una spiegazione, perché magari non sanno come si usi tutto quello che gli diamo. E se invece in certe giornate di pioggia vedete atleti usare capi diversi dal loro sponsor, è perché ci sono squadre che non ritengono di dover puntare su certi capi o aziende che non li producono.

E poi c’è Sagan.

Che sembra disinteressato, ma è attentissimo. Quando gli diamo un prodotto, lo studia. Ed è poi uno di quelli che dice grazie perché la giacca che gli abbiamo dato, gli ha impedito di avere freddo fino all’arrivo della corsa. Per noi queste sono soddisfazioni che ripagano la passione che mettiamo nel lavorare con loro.

Freddo e caldo sono due gatte ugualmente da pelare?

Col freddo il problema è percepibile più rapidamente, ma anche il caldo è da gestire. Abbiamo introdotto i calzoncini in rete con un sistema di traspirazione che riguarda anche il fondello e per il Tour di solito si tira fuori il kit più leggero. Ma bisogna anche stare attenti a non esagerare e bisogna fare anche il trattamento anti UV che aumenta il potere schermante dei tessuti nei confronti delle radiazioni solari dannose per l’epidermide. Ricordate la foto di Froome con la schiena arrossata a forma di rete? Sono le cose che vogliamo evitare. Primo perché se sono costretti a usare creme protettive, si incide sulla traspirazione. E poi perché certi capi poi vanno sul mercato e la gente comune potrebbe bruciarsi di più.

Con Sagan realizzate anche una linea personalizzata, come mai?

Esatto, la Peter Sagan Line, con la nuova collezione ormai in rampa di lancio. E’ stato l’incrocio fra il suo desiderio di esprimersi e la nostra voglia di fare qualcosa di particolare. Parte da quello che lui usa normalmente e lo rielabora. Peter ha un’incredibile quantità di fan. Ci stupiamo ogni volta, ad esempio di come rispondano dagli Usa. Un 30 per cento degli ordini viene dall’America. E’ una collaborazione che nasce dal rapporto molto stretto fra lui e la famiglia Cremonese. Ha pedalato molto con noi, ma è qualcosa che va al di là della squadra.

Anche Oss si è prestato per il lancio del nuovo kit da gara Sportful della Bora-Hansgrohe
Anche Oss testimonial della campagna Sportful
Peter significa anche un’immagine più sbarazzina…

Abbiamo cercato di evolvere la comunicazione di Sportful, per differenziarci da Castelli e per individuare nuovi margini di crescita. E proprio per distinguerci, non avrebbe avuto senso puntare su immagini di Sagan in galleria del vento, non funzionerebbero. Allora si esce dalla comunicazione più classica e si punta su qualcosa di più libero. Trovare un testimonial che spontaneamente va sul podio con la maschera da motocross crea il perfetto abbinamento tra il divertimento e la passione che generano la vittoria. Perché non dimentichiamoci che Peter non è secondo a nessuno quanto ad allenamento e cura dei dettagli.

C’è qualcosa di studiato insieme oppure è ancora tutto spontaneo?

Certi atteggiamenti credo appartengano al suo essere. Quando firma un libro in salita al Tour de France, oppure fa un bunny hop o si attacca alla macchina dei tifosi perché ha perso la strada dell’albergo, quello è proprio lui e per questo è credibile.

Bora Hansgrohe, Sportful, 2021
Per ogni corridore, un bel mucchio di scatole come questa: che il 2021 abbia inizio
Bora Hansgrohe, Sportful, 2021
Ecco la maglia da gara Sportful: che inizi il 2021
Questo vi permette anche di varcare i confini del disegno, puntando su capi in qualche modo più trasgressivi?

Il mondo strada lo conosciamo, ma da poco abbiamo cominciato a spingere sul gravel, che guarda molto all’experience. Si sta aprendo un nuovo mondo e si possono confezionare capi diversi per materiali e concezioni nuove. Si sperimenta. E anche su strada, accanto alla linea top di gamma del team, abbiamo inserito una linea Monocrom, tingendo direttamente il capo una volta cucito. Senza stampa e altro. Il prodotto così cambia faccia, pur essendo tecnologicamente evoluto. E ci stiamo divertendo facendolo utilizzare ai ragazzi del team. Anche per questo è utile avere una squadra.

Hanno già ricevuto tutto?

Saranno al completo per le prime gare di stagione. La maglia è stata presentata qualche giorno fa, con un cambiamento del colore di fondo che punta sul grigio di base. E per il resto manteniamo la dotazione dei capi 2020, che sono appena usciti e hanno bisogno di un altro anno di comunicazione per essere ben conosciuti. Il 2020 è stato una stagione frenetica. Eravamo tutti contenti di andare alle corse per rivedere gli amici, ma non credo che il pubblico abbia avuto il tempo di vedere tutto. Speriamo che il 2021 gliene dia la possibilità.

VIDEO/Metti un giorno con Bennati e la Filante

01.12.2020
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Appuntamento con Daniele Bennati per una serie di test che si aprono con la Filante SLR, la nuova bicicletta aerodinamica di Wilier Triestina. Grande lavoro in galleria del vento per smussare angoli e tubi. Nuova concezione del passaggio ruota alla forcella e al carro posteriore, per consentire all'aria di incanalarsi, rendendo così la bicicletta molto più stabile e più veloce. Una bici compatta che agevola il compito di tenere alta la velocità e rilanciare. «Se fossi ancora un corridore - ha detto il Benna - sarebbe senza dubbio la mia bici».

La strada sale dolcemente, quando Bennati cala due denti e si alza sui pedali. La Filante SLR grigia cambia subito passo e avanza in un fruscio. La nuova nata di casa Wilier Triestinaun senso di compattezza e velocità. E vederla tra le mani di uno che su un’altra bici della casa veneta, 13 anni fa, vinse la tappa di Parigi al Tour de France, rende più credibile ogni parola.

Siamo nell’entroterra Piceno con il corridore aretino che di Wilier è testimonial, per una serie di test di cui iniziamo a raccontarvi da qui. E il primo riguarda appunto la bici più veloce, presentata il 10 novembre, ma non ancora messa sotto torchio. Chi meglio del Benna?

Wilier Triestina Filante SLR, 2020, manubrio aerodinamico integrato
Il manubrio integrato nasce proprio per questa bicicletta
Wilier Triestina Filante SLR, 2020, manubrio aerodinamico integrato
Il manubrio integrato creato su misura

«Su salite così – dice avvicinandosi al furgone da cui lo riprendiamo – va molto bene. Poi chiaramente su pendenze più marcate, la Zero SLR va meglio, è più da salita. Ma se fossi stato ancora un corridore, questa sarebbe stata la mia bici. Senza dubbio».

Flussi d’aria

Il manubrio realizzato per l’uso. Gli spigoli del telaio smussati. La distanza superiore al passaggio ruota sia all’anteriore che al posteriore per far defluire meglio i flussi d’aria. Gli ingegneri Wilier l’hanno studiata a lungo e bene, il riscontro del campione è immediato.

«Il concetto di aerodinamicità – prosegue Bennati mentre sullo sfondo si stagliano i Monti Sibillini già innevati – non si esaurisce solo alla pianura. La domanda per una bici del genere è se va bene anche in salita. Secondo me, se parliamo di salite pedalabili in cui fai velocità, anche 30 all’ora, una bici aerodinamica ti aiuta comunque. Ma forse è persino riduttivo limitarsi all’aerodinamica, che pure è decisiva».

Wilier Triestina Filante SLR, 2020
Wilier Triestina Filante SLR, presentata il 10 novembre 2020
Wilier Triestina Filante SLR, 2020
Wilier Filante SLR, presentata il 10 novembre

Scorrevolezza top

Il discorso si fa interessante, per cui rallentiamo perché possa parlare senza rischiare l’attacco di cuore.

«Io con Wilier ho vinto a Parigi – dice – ma parliamo di 13 anni fa ed è impossibile fare paragoni. Le bici cambiano anno dopo anno, ma ad esempio usando questa che ha i freni a disco e il perno passante, ti rendi conto che l’insieme fa la differenza. Non tanto sulla rigidità quanto sulla scorrevolezza. Ti rendi conto che ad alte andature, riesci a mantenere bene la velocità. E’ meno problematico rilanciare la bici quando vai davvero forte. Nel caso di un velocista, ad esempio, è chiaro che quando ti alzi sui pedali a 65 all’ora, è molto meno complicato non solo mantenere la stessa velocità, ma fare proprio la volata negli ultimi 200 metri. La differenza di questa bici rispetto a quella di Parigi è proprio questa».

Wilier Triestina Filante SLR, 2020, Campagnolo Super Record
La Filante di Bennati monta il Campagnolo Super Record elettronico con freni a disco
Wilier Triestina Filante SLR, 2020, Campagnolo Super Record
Per Bennati Super Record e freni a disco


Cura dei dettagli

E’ un insieme di cose che si chiamano progresso e spiegano tanti altri aspetti del ciclismo contemporaneo.

«Magari – dice Bennati leggendoci nel pensiero – ci si meraviglia che le medie siano sempre molto alte, però forse tanti non valutano anche questo aspetto. Cioè che le bici sono molto più veloci rispetto a un tempo. Viene studiato tutto nei minimi dettagli. Dalla scarpa al casco, fino all’abbigliamento, che è una componente fondamentale, tanto che nelle tappe di montagna ci sono corridori che utilizzano il body. Ormai si può limare l’impossibile, c’è una continua ricerca della perfezione e della massima aerodinamicità. Rispetto a un tempo si va molto più forte anche per questi motivi».

Wilier Triestina Filante SLR, 2020, freni a disco Campagnolo
Il sistema frenante Campagnolo si distingue per potenza e modulabilità
Wilier Triestina Filante SLR, 2020, freni a disco Campagnolo
Freni Campagnolo, potenti e modulabili

Il furgone accelera, Bennati scatta, allunga, si distende, prova la volata, si tuffa nel tornante in discesa come un bambino con il giocattolo più bello. La descrizione tecnica della bici nei dettagli potete leggerla nell’articolo di Filippo Lorenzon, per continuare a capire il pensiero del toscano c’è questo video bellissimo che lo racconta. Mentre il nostro viaggio con lui non si ferma qui e presto vi porteremo su altre traiettorie…

www.wilier.com/it