BeKing: cuore e campioni, in soccorso dei bambini

24.11.2022
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Come fu che qualcuno per caso s’inventò BeKing, l’evento di beneficienza che si svolgerà domenica nel Principato di Monaco. Era uno di quei giorni lentissimi durante il lockdown, ma insieme un giorno speciale: la prima Pasqua senza corse. Rinchiusi nell’appartamento di Monaco in cui vivono da anni, Matteo Trentin e sua moglie Claudia Morandini guardavano i figli giocare. Giovanni e Jacopo, come tutti i bimbi del mondo, stavano perdendo due anni della loro vita, senza neppure poter vedere il sorriso degli amici, coperto dalle mascherine.

«E così – racconta lei – abbiamo fatto un brain storming in famiglia. Matteo ed io siamo una squadra che funziona e ci siamo messi a pensare al futuro. Volevamo fare qualcosa che coinvolgesse i corridori residenti a Monaco, per dare qualcosa ai bambini. L’idea c’era già, poi però il lockdown finì e uscimmo di casa.

«Con la mia società – prosegue Claudia – già collaboravo con Romy Gai (per anni dirigente della Juventus e ora Chief Business Officer della FIFA, ndr) e parlandoci gli dissi che avevamo questo progetto e che lo avremmo fatto magari negli anni successivi. E lui invece ci disse di farlo subito e ci diede il supporto organizzativo. Partiva tutto da valori nobili, potrebbe sembrare qualcosa di romantico. Invece nacque a casa nostra, davvero in un giorno per caso…».

Domenica alle 9 del mattino

L’evento si svolgerà domenica, dalle 9 fino alle 17. Il programma prevede una prova cicloturistica, quindi un giro dei bambini con i professionisti, il criterium dei campioni e una serie di test bike con bici elettriche e il supporto di alcuni sponsor.

La beneficienza avrà due destinatari. La Fondation Princesse Charlene de Monaco, che mira a sensibilizzare l’opinione pubblica sui pericoli dell’acqua, insegnando ai bambini le misure di prevenzione e a nuotare per scongiurare gli annegamenti. E Fight Aids Monaco, fondata invece dalla Principessa Stephanie, che sostiene i malati di Hiv in Francia ma anche in Africa.

Claudia Morandini è la punta dell’iceberg dell’organizzazione e in queste ore si sta dedicando agli ultimi ritocchi.

L’anno scorso ci fu il pienone di corridori…

Rimanemmo colpiti. Vennero credendo a un’idea. Parlammo molto di “famiglia”, mostrando quel che si poteva fare semplicemente per amore dei bambini. Quest’anno la parola chiave potrebbe essere “team” grazie al coinvolgimento di varie squadre. Da quella degli atleti ai media, passando per gli sponsor e gli appassionati. C’è addirittura un pullman che parte da Forano in provincia di Rieti pieno di bimbi fra 5 e 12 anni. Il focus è “diamo un futuro alle nuove generazioni”, creando qualcosa per i bambini, affinché crescano in un ambiente di valori.

In che modo BeKing può fare questo?

Non vuole essere un criterium come gli altri, ma un momento di formazione ed educazione. I pro’ sono i migliori ambassador di questi messaggi. Finora, grazie all’aiuto di At Communication, abbiamo diffuso i loro messaggi in tema di sicurezza e promozione del ciclismo. Loro davanti e noi a lavorare dietro. Ogni campione ha a cuore questi temi e la loro voce vale più di tutte.

Le strade del Principato di Monaco sono state e saranno riservate alle biciclette, per gara e test
Le strade del Principato di Monaco sono state e saranno riservate alle biciclette, per gara e test
Rispetto allo scorso anno sembra ci siano più sponsor: quel è il loro ruolo?

Sono sponsor legati al ciclismo. Marchi come Specialized, Sportful, Ekoi e Stromer ci hanno creduto dall’inizio e daranno la possibilità ai presenti di provare i loro prodotti. Nello specifico, proveremo bici elettriche, perché tutto questo deve avere una ricaduta sulla gente. Ormai per andare al lavoro uso solo la bici elettrica, col tacco o senza, con la borsa del computer o lo zainetto. Impiego la metà del tempo e lo scooter ormai lo uso solo per fare dietro motore per Matteo (ride, ndr). Anche quando porto Giovanni a scuola, usiamo la bici. Gli abbiamo insegnato a pedalare nel traffico e andiamo via sicuri. Non capisco più la gente che prende la macchina.

Quali sono i rapporti con i Principi?

La Principessa Stephanie probabilmente si farà vedere. Alberto è molto legato agli sportivi in genere e ai corridori in particolari. Fra gli sportivi residenti a Monaco, i ciclisti sono in sovrannumero. Ce ne sono 55 contro 12 piloti di Formula Uno e 3-4 piloti di Moto Gp. Diciamo che la famiglia Grimaldi apprezza quel che facciamo.

Il Principe Alberto di Monaco è una vecchia conoscenza del Tour: qui con Pogacar, Sagan e Froome
Il Principe Alberto di Monaco è una vecchia conoscenza del Tour: qui con Pogacar e Sagan
Si pensa già alla terza edizione?

E’ un piccolo evento, per ora si fa tutto la domenica. Non nascondo che ci piacerebbe fare anche un criterium per le donne, ce lo ha chiesto anche l’UCI che ha spostato a Monaco la propria riunione annuale. Ci sarà Lappartient. E’ tutto da costruire, per adesso cos’altro dire? Ci vediamo domenica…

Tutti con Egan: l’hashtag sacro e il rituale social dei pro’

13.02.2022
6 min
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«E’ orribile leggere quello che è successo ad Egan. Tutta la Ineos Grenadiers e lo sport aspettano buone notizie. Un altro triste promemoria di quanto pericoloso può essere il nostro allenamento!» – Tao Geoghegan Hart (twitter).

Esattamente 20 giorni fa Egan Bernal è stato vittima di un incidente su strada, scontrandosi con un bus mentre si allenava con la bici da crono. Quasi sicuramente una storia che conoscete tutti. Che ci ha fatto preoccupare quando il campione colombiano era in terapia intensiva e poi emozionare nel vederlo muovere di nuovo i primi passi in seguito ai vari interventi.

La pioggia di messaggi

Dal momento dell’incidente tutta la comunità del ciclismo ha vissuto le stesse ansie, tristezze e speranze. Da quel momento sono iniziati i messaggi di sostegno per Egan da ogni parte, soprattutto dai suoi colleghi professionisti. Inizialmente dai compagni di squadra, come Daniel Martinez che ha postato la famosa foto del Giro d’Italia 2021 in cui lo incitava nel suo momento di crisi, poi dai connazionali. Ma quasi subito la pioggia di messaggi di sostegno e solidarietà è arrivata anche da rivali e campioni del ciclismo di ogni nazionalità e squadra. Da Valverde a Sagan, Evenepoel, Geraint Thomas, Froome e Pogacar.

Tutti riuniti, insieme ai tifosi di tutto il mondo, sotto l’hashtag #FuerzaEgan. Ma cosa spinge un corridore professionista a pubblicizzare, nel senso di rendere disponibile a tutti, i propri auguri di pronta guarigione ad un collega su quelle piattaforme, appunto pubbliche, che sono i social network? Non basterebbe scrivere un messaggio privato al diretto interessato per mostrare vicinanza nella difficoltà? E che cosa rappresentano queste manifestazioni di vicinanza per chi le produce e per chi le legge? 

Geoghegan Hart parla della paura di leggere una simile notizia e di quanto sia pericolosa la strada
Geoghegan Hart parla della paura di leggere una simile notizia e di quanto sia pericolosa la strada

Il tweet di Tao

Proviamo a rispondere partendo dal messaggio di Tao Geoghegan Hart che abbiamo messo in apertura dell’articolo. Esso tira fuori l’elemento comune di tanti dei messaggi social solidali esplicitamente e a tutti implicitamente: la condivisione. I termini non sono quasi mai casuali, sui social si condividono post, tweet, immagini, pensieri. Si condivide, appunto. E in questo caso il social svolge la sua funzione di condivisione anche nel senso più stretto del termine. Nasce tutto dal bisogno di dire ad Egan “io sono come te”, “io ti capisco”. Come dice proprio esplicitamente Quintana nel suo post social: «Sono cosciente di ciò che comportano questo tipo di situazioni, così come so che è sempre possibile rialzarsi e continuare con più forza». 

Il tweet di condivisione da parte di Nairo Quintana nei confronti di Bernal
Il tweet di condivisione da parte di Nairo Quintana nei confronti di Bernal

La stessa comunità

Non si tratta quindi di semplice empatia di base. Non c’è solo il dispiacere per una tragedia che avviene ad un altro essere umano, neanche soltanto quell’empatia per il grande campione che unisce tutti. C’è qualcosa di più, c’è appunto la condivisione dello stesso destino, delle stesse strade, degli stessi pericoli costanti. E solo chi ha pedalato per strada con regolarità, chi lo fa per professione, può capire a fondo.

Mettere la propria vita in mano alle responsabilità degli altri, che spesso responsabili non lo sono minimamente. Da questo nasce la necessità di esprimere ad Egan che lo si capisce, che la sua vicenda tocca profondamente. Ma al contempo quella di esprimerla a tutti coloro che a loro volta capiscono Egan. Una comunione di emozioni, un ribadire gli uni con gli altri di far parte dello stesso mondo. O meglio: della stessa comunità.

Con questo post su Instagram, Daniel Martinez ha fatto nuovamente forza all’amico
Con questo post su Instagram, Daniel Martinez ha fatto nuovamente forza all’amico

Esorcizzare la paura

Qui arriviamo al punto: gli auguri di pronta guarigione non sono soltanto formalità, sono il rituale di una comunità. Quella del circo del ciclismo, che si ricompatta intorno ad un evento fondamentale e rappresentativo. Non solo, il tutto serve anche per esorcizzare la paura che un evento simile possa capitare a se stessi. Una lucida consapevolezza, che è allo stesso tempo tragica, perché riconosce la propria impotenza e la fatalità dell’evento, al di fuori del loro controllo.

Gli elementi del rituale ci sono tutti. La tonalità emozionale comune. La condivisione del medesimo focus di attenzione e reciproca consapevolezza. La presenza di simboli che rappresentano l’appartenenza al gruppo. E la riunione del gruppo di persone.

Si sono appena svolti i campionati nazionali colombiani con vittoria di Martinez. Egan era a suo modo presente
Si sono appena svolti i campionati nazionali colombiani con vittoria di Martinez. Egan era a suo modo presente

La piazza social

Allora i social diventano la piazza in cui la comunità si riunisce per svolgere il suo rituale. L’attenzione di tutti è su quell’evento e tutti lo sanno. I sentimenti di tristezza, preoccupazione e ricerca di conforto ed espressione di speranza sono comuni a tutti. Così l’hashtag #FuerzaEgan diventa un oggetto sacro. Un simbolo che rappresenta l’appartenenza al gruppo e sotto cui ci si riunisce per ribadire questa stessa appartenenza. Se cade un ciclista, cadono tutti… E insieme si rialzano.