Andrea Pusateri pedala con Merida: una partnership di… valore

24.11.2023
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REGGIO EMILIA – Il paraciclista friulano, Andrea Pusateri, friulano di Monfalcone di nascita ma monzese di adozione, si è recentemente unito al prestigioso gruppo di ambassador Merida. La sua nuova partnership con il colosso taiwanese produttore di biciclette si è concretizzata proprio presso la sede italiana Merida, a Reggio Emilia, dove Pusateri stesso ha avuto il privilegio di personalizzare e ritirare la sua Scultura. Questo autentico gioiello su due ruote sarà da oggi in avanti suo fedele compagno nelle imminenti sessioni di allenamento, in vista della preparazione per il grande obiettivo del 2024: la partecipazione alla Race Across Italy, un’avventura di ultracycling programmata per i primi di maggio.

Accompagnato da Simone Maltagliati, il nuovo responsabile marketing di Merida Italy, e da Paolo Fornaciari, CEO di Merida Italy, Andrea Pusateri ha potuto immergersi nella realtà aziendale, comprendendo direttamente la tecnologia innovativa e l’approccio distintivo del brand.

Da sinistra: Paolo Fornaciari, Andrea Pusateri e Simone Maltagliati
Da sinistra: Paolo Fornaciari, Andrea Pusateri e Simone Maltagliati

La bici è libertà

Parlando con bici.PRO, Andrea Pusateri ha condiviso il profondo legame che ha con la bicicletta, definendola la sua personale fonte di libertà.

«Pedalo da moltissimi anni – ha dichiarato con schietta passione – e la bicicletta è diventata parte integrante della mia vita. Dopo un grave incidente all’età di soli quattro anni, ho attraversato diverse esperienze sportive prima di abbracciare completamente la bici e dunque il ciclismo. Dal 2008, ho gareggiato nel paraciclismo, conseguendo vittorie e prestigiosi piazzamenti a livello nazionale e internazionale. Dieci titoli italiani, cinque podi in Coppa del mondo e altri successi hanno segnato il mio percorso.

«Nel 2013 – continua – ho avuto l’onore di entrare a far parte della Nazionale italiana, e l’anno successivo ho conquistato la mia prima vittoria internazionale a Schenkon, in Svizzera. Ma la mia determinazione è stata messa a dura prova nel 2015, quando durante un allenamento in provincia di Como, ho subito un grave incidente che mi ha lasciato in coma farmacologico per sette giorni. Nonostante questo brusco stop, sono riuscito a tornare alle gare e, in soli tre mesi, ho conquistato una medaglia d’oro in Coppa del Mondo a Maniago, in Italia. Sono proprio i momenti difficili che mi hanno reso più forte. Momenti che sSno diventati parte della mia storia, motivandomi a non arrendermi mai di fronte alle avversità».

“I limiti non esistono” il libro edito da Piemme è disponibile su Amazon
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Resilienza e perseveranza

Da parte sua, Simone Maltagliati ha colto l’occasione della visita di Pusateri in sede Merida Italy per sottolineare l’entusiasmo per il proseguimento della collaborazione con Andrea.

«Conosco Andrea da diversi anni, e sono estremamente felice di continuare questa splendida avventura insieme a lui, ora anche con Merida. Il suo straordinario impegno e la sua determinazione sono un vero esempio, invitandoci a non smettere mai di lottare di fronte alle sfide che la vita ci presenta. La storia di Andrea Pusateri è un inno alla resilienza umana e un’esemplificazione del potere della passione e della perseveranza nel superare ogni singolo ostacolo, ispirando chiunque incontri il suo cammino».

Merida

Simone Maltagliati è il nuovo direttore marketing di Merida Italy

24.10.2023
2 min
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Un’importante “new entry” manageriale impreziosisce l’organico di Merida Italy. Simone Maltagliati (a sinistra nella foto di apertura) è il nuovo direttore marketing della filiale italiana del colosso taiwanese. Maltagliati, toscano di Montecatini Terme, ha già alle proprie spalle una lunga esperienza maturata in quasi trent’anni anni di carriera in numerose ed importanti aziende del settore dello sport business. Dopo la laurea in Economia e Commercio, ed una specializzazione in marketing, il nuovo responsabile marketing di Merida Italy vive una breve esperienza nel settore dell’hi-tech per poi entrare nel mondo dello sport grazie alla personale passione per lo sci.

«Lavorare per il secondo produttore di biciclette al mondo – ha detto Maltagliati – è una responsabilità che sono felice di prendermi»
«Lavorare per il secondo produttore di biciclette al mondo – ha detto Maltagliati – è una responsabilità che sono felice di prendermi»

Nel 1996 si trasferisce in Veneto chiamato da Rossignol per ricoprire il ruolo di Product Manager del brand Lange. Nel 2000 passa in Lotto Sport Italia come Business Unit Manager e successivamente entra in Diadora come Marketing Manager, ruolo che ricopre per quasi cinque anni. Il 2006 è l’anno in cui inizia il percorso professionale nel settore del ciclismo, assumendo la posizione di Brand Manager Italy in Cannondale: un ruolo importante che ha mantenuto fino a quest’anno.

Una responsabilità stimolante

«Sono particolarmente contento di entrare a far parte della famiglia italiana di Merida – ha dichiarato Maltagliati – perché conosco il potenziale del brand e la qualità dei suoi prodotti. E poi lavorare per il secondo produttore di biciclette al mondo è una responsabilità che sono davvero ben felice di prendermi».

Merida Italia e Simone Maltagliati potranno sviluppare progetti interessanti e stimolanti
Merida Italia e Simone Maltagliati potranno sviluppare progetti interessanti e stimolanti

«La sede italiana di Merida si arricchisce di un’altra figura di riferimento del comparto ciclistico – ha ribattuto Gianluca Bonanomi, Sales Director di Merida Italy, assieme a Maltagliati nella foto di apertura – una figura di lunga esperienza che senza alcun dubbio rappresenterà un valore aggiunto per l’azienda. Assieme si potranno sviluppare progetti molto interessanti. Con tutto il team, abbiamo già iniziato a lavorare sulle iniziative in corso e a definire quelle future».

A Simone Maltagliati i migliori auguri di buon lavoro da tutto il gruppo editoriale di bici.PRO.

Merida

Far Gravel… che goduria con la Cannondale Topstone

30.09.2022
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Metti un fondo erboso, coltivazioni di angurie, vigneti, campanili, canali, campi sterminati e un cielo basso, tanto l’orizzonte è ampio. E nel mezzo noi, su una delle gravel bike più desiderate: la nuova Cannondale Topstone Carbon 2.

Per un weekend, Argenta cittadina nelle vaste pianure del Parco del Delta del Po, si è trasformata in capitale nazionale del gravel. La domenica il campionato italiano e il sabato la Far Gravel, evento non competitivo al quale hanno preso parte oltre 500 appassionati. E tra questi c’eravamo noi, che con altri colleghi, abbiamo potuto saggiare sul campo le qualità della Topstone Carbon 2.

Si parte! Cannondale ci regala questa avventura nella “Bassa” (foto Andrea Sabbadin)
Si parte! Cannondale ci regala questa avventura nella “Bassa” (foto Andrea Sabbadin)

Carro e carbonio…

Il percorso era totalmente pianeggiante. Uniche asperità le rampe degli argini che da quelle parti sono molto alti, tanto che servivano un paio di tornanti per raggiungerne la “vetta”. Ma questo non ha reso meno interessante il nostro approccio all’ultima versione della Topstone. Anzi…

E sì, perché i fondi sui quali abbiamo messo le ruote erano variegati: asfalto rovinato (forse il fondo più “antipatico”), terra battuta, erba, strada bianca e un po’ di fango.

Una fase di conoscenza della nuova Cannondale Topstone già lo avevamo avuto. Per l’elenco delle soluzione tecniche vi rimandiamo qui (versione Carbon) e qui (versione in alluminio). In questo articolo vi proponiamo più le sensazioni e la risposta alla guida di questa gravel bike: una sorta di test breve e di quello che è capace di trasmettere la bicicletta fin dalle prime pedalate.

I foderi del carro flettono fino a 22 millimetri. Completa l’opera lo snodo Kingpin sul piantone
I foderi del carro flettono fino a 22 millimetri. Completa l’opera lo snodo Kingpin sul piantone

Carro e Kingpin

Il brand americano è riuscito a migliorare una bici nata sotto una buona stella e come? Sostanzialmente si è intervenuti sul carro e la forcella. Ora vi possono trovare alloggio gomme fino a 50 millimetri.

E’ stato fatto un grande lavoro anche per quel che riguarda il layout del carbonio, soprattutto quello del carro. L’obiettivo era quello di avere una bici che “copiasse” meglio il terreno e le sue asperità, aumentando l’efficacia delle tubazioni che si snodano oltre il Kingpin.

Il carro della Cannondale Topstone prevede lo snodo, il Kingpin appunto, sul tubo piantone. Una “sospensione integrata” che regala grandi soddisfazioni in fatto di trazione e sobbalzi, i quali sono limitatissimi. Se questo snodo è perfettamente integrato nel progetto Topstone, la cinematica comprende anche il potere elastico e di compressione che coinvolge il carbonio dei profilati. Del Kingpin è stata cambiata la meccanica: non più i cuscinetti, ma le boccole. Il risultato? Meno peso (100 grammi) e meno manutenzione.

Feeling istantaneo

Dopo un via molto tranquillo, con tanto di sosta ad un ristoro dopo una manciata di chilometri, la nostra Far Gravel ha preso quota. Un po’ di ghiaino, qualche “zig zag” tra casolari agricoli ed eccoci in aperta campagna. Man mano l’asfalto liscio diventava, rovinato, strada bianca e quindi fondo erboso.

Una volta sistemate le misure prima di metterci in marcia e nonostante un attacco leggermente più corto rispetto alle nostre abitudini, il feeling con la Topstone Carbon è stato istantaneo.

La geometria è quella tipica di una bici gravel con la quale puoi fare tutto e divertirti parecchio (angolo di sterzo a 71,2 gradi e piantone a 73,1 gradi nella misura S, quella da noi provata). Non si paga dazio in termini di reattività, mentre si esalta la comodità. Il tutto, unito a gomme da 38 millimetri, ci ha dato un senso di “onnipotenza”. Potevamo mettere la bici dove e come volevamo e questa non faceva una piega.

Più veloci, più comfort

Ma come ogni evento che vede più di un ciclista in contemporanea, arriva sempre il momento racing! Ed è qui che davvero abbiamo potuto saggiare le qualità della Topstone Carbon.

La cosa che ci ha colpito è che più si andava veloce e più la Topstone Carbon 2 risultava comoda, assorbiva le asperità del terreno. Questo perché il telaio, a partire dal carro, poteva lavorare davvero per quello per cui è stato progettato. C’era l’energia sufficiente perché si arrivasse a quei 30 millimetri di escursione tra foderi bassi, foderi alti, snodo del piantone e reggisella. Quando si va più piano, almeno per il nostro peso (poco superiore ai 60 chili) paradossalmente si “balla” di più, perché gli impatti non hanno tanta forza.

E anche questo punto di vista del peso è relativo, in quanto in Cannondale hanno realizzato tubazioni con diversi carichi strutturali da taglia a taglia: è la tecnologia Proportional Reponse. La differenza non è solo nei centimetri. Si presuppone che il ciclista che usa una taglia XL sia più grande e quindi più pesante rispetto ad uno che utilizza una taglia S: i tubi delle due bici pertanto sono diversi e si adattano alle esigenze fisiche del ciclista.

Abbiamo accennato al reggisella: l’incavo posteriore nella parte alta (Save) arriva fino a quasi un centimetro di travel. Il suo diametro è di 27,2 millimetri.

La Topstone Carbon 2 è stata divertente. Su asfalto scappava via veloce, su erba copiava alla grande e sul ghiaino della strada bianca riusciva ugualmente ad essere chirurgica. Su questo fondo, forse il più battuto dai gravelisti, è esattamente come andare su strada. Un treno sui binari.

In poltrona!

Ma non è tutto. Quando ci ritrova in un gruppo di amici e si ha la fortuna di avere vicino chi ha misure e pedali come i tuoi ci si scambia la bici. 

Noi avevamo la versione con forcella rigida, ma c’era anche quella la versione Lefty, con la forcella Oliver (monostelo) che ha un’escursione di 30 millimetri. 

E scambiarsi una bici “a caldo”, sul momento, amplifica le sensazioni. Anche piccole differenze si sentono parecchio. E la forcella rende la Topstone incredibile. Comodità totale. Non solo: anche precisione di guida aumenta: velocità e cambi di direzione rapidi sullo sconnesso… In pratica le sensazioni di guida una buona mtb front, legate a quelle di velocità di una bici da strada. 

Ma proprio perché le sensazioni sono amplificate, va detto che quegli etti in più della forcella si avvertono abbastanza. Se in pianura non ci sono problemi, il discorso cambia un po’ quando si devono affrontare delle salite. Però è anche vero che se si fanno salite, si fanno anche delle discese… e se queste sono su sassi ci si diverte parecchio con la Oliver.

Con forcella rigida o ammortizzata: la scelta è del tutto personale e dipende dai gusti e dagli usi che se ne fa. Inoltre questa gravel bike, può montare gomme da 2,1” nel diametro da 27,5”… in pratica diventa quasi una mtb, ma veloce come una bici da strada, dove si può spingere il rapportone.

Cannondale

Cannondale SuperSix Evo Neo: la grinta non manca

29.11.2021
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Cannondale presenta la SuperSix Evo Neo, la e-bike che mantiene tutte le caratteristiche della sua gemella a trazione muscolare. Una bici nata per correre che ora può essere goduta appieno da tutti gli amanti del ciclismo. Le e-bike spopolano e rendono lo sport che amiamo alla portata di tutti. I passi in avanti fatti nello sviluppo di questi mezzi sono incredibili. All’inizio soffrivano del peso aggiuntivo che comportava l’aver un motore che garantiva una spinta continua.

La SuperSix Evo Neo mantiene l’aggressività e la prestazione della gemella a trazione muscolare
Il motore è nel mozzo posteriore per scaricare meglio la potenza a terra

Nata per correre

La SuperSix Evo Neo è una bici nata per correre ed essere performante su tutti i terreni. Una bicicletta aerodinamica e pronta a fendere l’aria con la struttura Ballis Tech. Il motore è fornito da Ebikemotion, con la particolarità di poter essere settato comodamente dall’applicazione per smartphone. Il bottone sul tubo orizzontale fornisce una rapida selezione delle informazioni base (stato della batteria, modalità di erogazione).

La batteria si trova nel tubo obliquo ed è integrabile con un battery extender che porta l’autonomia a 460 Watt ora per dei giri che possono superare tranquillamente i 100 chilometri. Il motore, l’X35 di Ebikemotion, si trova nel mozzo posteriore con un peso di 3,5 chili. L’erogazione è fluida e non intacca la pedalata. Superato il limite imposto dalla legge dei 25 chilometri orari la pedalata assistita cessa la sua funzione.

E’ possibile aggiungere una ricarica extra grazie ad un battery extender che alimenta la batteria nel movimento centrale
E’ possibile aggiungere una ricarica extra grazie ad un battery extender

Facile da guidare

«Passati i primi chilometri – ci dice Simone Maltagliati marketing manager di Cannondale Italia – l’adattamento è naturale. La particolarità è dovuta al fatto che con il motore nel mozzo posteriore la bici ha il peso spostato in quella direzione. Si fa presto l’abitudine ed in più la comodità di avere l’erogazione del motore direttamente sulla ruota posteriore migliora il trasferimento della potenza a terra».

«La bici si adatta alle esigenze di tutti – prosegue Maltagliati – io stesso l’ho usata con amici molto più allenati di me e mi ha permesso di stare al loro ritmo senza rallentarli. Il problema principale delle e-bike era il peso elevato e la scarsa scorrevolezza che rendeva faticoso pedalare in pianure oltre i 25 chilometri orari… Ma con i suoi 11 chili la SuperSix Evo Neo è una piuma nel mondo delle e-bike e si comporta quasi come una bici muscolare».

Il pulsante nel tubo orizzontale è di facile utilizzo e aiuta il ciclista a settare la pedalata assistita
Il tasto nel tubo centrale serve per gestire la batteria

Misure ed allestimenti

Gli allestimenti sono 3 così come le taglie: S,M e L. Il modello entry level ha la trasmissione Shimano 105 ed è in vendita a 4.499 euro. Il modello intermedio è settata con Shimano Ultegra meccanico in commercio a 6.899 euro. Mentre il top di gamma ha in dotazione lo Shimano Dura-Ace Di2 con ruote a medio profilo da 45 millimetri ed è in disponibile a 9.799 euro.

Cannondale

Maltagliati: bene i pro’, ma puntiamo sull’urban

08.02.2021
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Dice Simone Maltagliati, Brand Manager di Cannondale, che il fatto di avere la produzione in Olanda sta permettendo al marchio americano di passare a gonfie vele attraverso questa concitata fase del mercato. La produzione, aggiunge, e il magazzino.

«Pertanto se ci si rende conto che mancano i gruppi per i modelli in ordine – dice – e la prospettiva di consegna è troppo lunga per aspettarsi che il cliente tenga duro, si smontano i gruppi dalle bici non richieste e si completano gli ordini. Se invece devi aspettare di ricevere la bici completa, questo tipo di flessibilità puoi scordartela».

Simone Maltagliati è Brand Manager di Cannondale Italia
Simone Maltagliati, Brand Manager di Cannondale Italia

Prosegue dunque con Cannondale (marchio che con Schwinn, Gt e Caloi fa parte del gruppo Dorel, quotato alla Borsa di New York), la serie degli incontri, inaugurata con Ermanno Leonardi di Specialized e Cristiano De Rosa, per capire in che modo i principali brand del mercato ciclistico – quelli che forniscono le bici ai team WorldTour – stiano gestendo il boom post lockdown. Va bene l’euforia del momento. Va bene l’aver raddrizzato in due mesi lo stallo dovuto alla chiusura totale. Ma se ad oggi non si riesce ad assecondare le tante richieste, qual è la prospettiva a lungo termine? Si esauriranno gli ordini già presi e poi si tornerà a un livello normale, oppure si andrà avanti a macinare record?

«Credo che questo livello di mercato – prosegue Maltagliati – andrà avanti per anni, perché non c’è solo il settore corsa e per contro si è avviato un processo legato alla mobilità urbana. Su questo in Italia eravamo parecchio indietro, dal punto di vista delle bici e delle infrastrutture. Non so se vi sia mai capitato di viaggiare in treno in Olanda e nei Paesi del Nord Europa. Bene, quando uscite dalla stazione, vi trovate davanti quegli immensi parcheggi di biciclette. Il termine di questa situazione lo avremo quando avremo riempito di bici i parcheggi delle nostre stazioni. Che magari nel frattempo saranno stati costruiti…».

Al Giro d’Italia 2020, la Ef Pro Cycling ha sfoggiato su Cannondale nuove grafiche
Al Giro 2020, Ef Pro Cycling su Cannondale
Come dire che il mondo Cannondale non si limita al corsa ma esplora anche gli altri ambiti?

E’ sotto gli occhi di tutti che siano entrati ed entreranno nuovi consumatori, il processo non si è esaurito. Servirà ancora un paio di anni per soddisfare le richieste attuali e nel frattempo ci stiamo attrezzando per aumentare la capacità produttiva. E questo è un segnale che dice molto. Se Cannondale fosse certa che si tratti di una fiammata, non farebbe un investimento di questo tipo.

Parliamo di produzione europea?

Certamente, anche se adesso è frenata dalla componentistica che non arriva. E non parlo solo dei gruppi, sebbene sia risaputo che Shimano e Sram siano in affanno. Abbiamo i telai, ma basta un pezzo che manca e la catena si ferma. Possiamo aspettare, abbiamo il tipo di flessibilità di cui si parlava prima. Cerchiamo di reagire così.

Si sta affermando una nuova categoria di ciclisti urbani che ha bisogno di infrastrutture (foto Cannondale)
Sta nascendo una nuova leva di ciclisti urbani (foto Cannondale)
Ci si poteva aspettare che da qualche parte si creasse una strozzatura?

Forse sì. I fornitori di componentistica sono fermi, ma non si può dire che sia tutta colpa loro. Si sono trovati con meno lavoratori e con tanti punti di domanda. Le aziende all’inizio hanno avuto paura. Non avevano idea di come avrebbe reagito la gente, che invece ha cominciato a fare ogni tipo di sport outdoor. E la bicicletta è finita nuovamente al centro del discorso, sia per l’aspetto sportivo, sia per quello della mobilità urbana.

Sul primo forse eravate più ferrati, la Ef Education-Nippo è un bel veicolo promozionale. Sul secondo invece?

E’ stata ampliata la gamma urban, con il prezioso riferimento dei Paesi del Nord Europa, registrando nel frattempo una prima risposta anche in Italia. Il consumatore ha capito che la bicicletta per spostarsi ogni giorno deve essere ben fatta, comoda e funzionante, affinché andare al lavoro e anche a passeggio sia una bella esperienza. Inevitabilmente questo significa che parliamo di biciclette costose, in un Paese in cui mancano totalmente le infrastrutture e i furti sono all’ordine del giorno.

La stazione di Amsterdam e il suo deposito bici coperto sono un riferimento (foto Bike Italy)
La stazione di Amsterdam e il suo deposito coperto (foto Bike Italy)
Triste verità…

I parcheggi delle stazioni di cui abbiamo già detto sono una provocazione, ma fino a un certo punto. Voi lascereste una bici di valore incatenata per strada sotto l’ufficio, esposta alla pioggia e ai furti? Nelle nostre città le rubano. E rubano anche quelle di poco valore, c’è un giro di bici rubate a 50 euro. Per cui mancano le ciclabili, mancano i depositi sicuri e chi ha investito su una bici, magari anche una e-Bike è scoraggiato dall’usarla.

L’identikit è quello di un ciclista tutto nuovo, giusto?

Ci sono quelli con una lunga tradizione alle spalle che hanno avuto la conferma delle loro abitudini e magari hanno aggiunto la bici per spostarsi in città. E poi c’è gente che si è avvicinata dopo il lockdown, un potenziale che ha fatto crescere il mercato attuale e sta formando la base per quello del futuro.

Sul fronte corsa, il mondo dei pro’ resta comunque trainante
Sul fronte corsa, il mondo dei pro’ resta trainante
Fra le voci di mercato, a un certo punto sembrava si parlasse soltanto di e-Bike e gravel…

Il gravel è stato ed è ancora un gran bel boom. Dà stimoli diversi a persone che per dieci anni hanno vissuto il ciclismo sempre allo stesso modo e magari, non potendo più uscire in gruppo, hanno scoperto una dimensione diversa, fatta di altri spazi, di natura, addirittura di bike packing. L’estate scorsa, c’è stato un notevole aumento di vacanze in autonomia.

Non solo corsa, dunque, conferma?

Lo spirito agonistico in Italia è notevole, i professionisti sono ancora un riferimento. Ma se le Gran Fondo non ripartono e le stesse corse fanno fatica a trovare continuità, ecco che la pandemia ha aperto nuovi orizzonti sui quali vale la pena investire. Anzi, sarebbe miope non farlo.

Cannondale, imballo ecologico, 2020

Ambiente e semplificazione, Cannondale c’è…

30.10.2020
3 min
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Cannondale strizza l’occhio all’ambiente… ma non solo. Il brand “premium” del rilevante gruppo americano Dorel Industries (2,6 miliardi di dollari il fatturato per circa 8.900 persone impiegate in ben venticinque Paesi nel mondo) si allinea ad una nobile tendenza del mercato del ciclo. Da oggi infatti tutte le biciclette spedite ai negozianti dalla filiale europea saranno previste in imballaggi più robusti e riciclabili al 100%.

Ci racconta Simone Maltagliati

«Quella che abbiamo annunciato oggi – dichiara a bici.PRO il Marketing Manager Italia di Cycling Sports Group Europe – rappresenta una vera e propria rivoluzione. Non solo difatti Cannondale dimostra un’attenzione doverosa all’ambiente, ma al tempo stesso intende agevolare il lavoro dei propri negozianti fornendo loro biciclette imballate in maniera molto più efficace».

Cannondale, imballo ecologico, 2020
Cannondale, imballo ecologico, 2020
Cannondale, imballo ecologico, 2020
Cannondale, imballo ecologico, 2020

Sebbene la bicicletta sia il mezzo di trasporto più ecologico, essa rientra in un settore i cui imballaggi lasciano molto a desiderare in termini di sostenibilità: i prodotti escono difatti dalle fabbriche in scatole piene fino all’orlo di plastica, polistirolo, fascette, graffette e molti altri elementi usa e getta superflui. Inoltre, una volta aperte, l’assemblaggio è sempre risultato eccessivamente complicato, persino per i meccanici più abili. 

Materiali riciclabili al 100%

Nei propri stabilimenti olandesi di Oldenzaal, Cannondale ha dunque completamente eliminato dagli imballaggi l’uso di nastro e buste in plastica, polistirolo, PVC e fascette, prevedendo adesso la distribuzione delle stesse bici solo con scatole certificate FSC utilizzando esclusivamente inchiostro naturale, di origine vegetale, e nastro di carta in fibra rinforzata e biodegradabile.

Cannondale, imballo ecologico, 2020
Cannondale, imballo ecologico, 2020
Cannondale, imballo ecologico, 2020
Cannondale, imballo ecologico, 2020

Migliore protezione

Le biciclette Cannondale saranno poi protette al meglio durante il trasporto. Verrà utilizzato del nastro di riso per tutelare i telai da eventuali danni, mentre protezioni in cartone per i rotori dei freni a disco, manicotti per le ruote e inserti a cuneo multifunzionali fungeranno da protezione e manterranno il prodotto sempre in posizione corretta all’interno della scatola

… e assemblaggio al 95%

Tutte le bici prodotte in Olanda verranno consegnate al rivenditore, assemblate al 95% riducendo i tempi di montaggio almeno della metà una volta disimballato il prodotto. I freni e il cambio risulteranno già regolati e le guaine dei freni già montate. Inoltre, se una bicicletta è dotata di parafanghi e portapacchi, la ruota anteriore sarà già montata velocizzando ulteriormente i tempi di assemblaggio…

Come affermato da Eugene Fierkens – il General Manager di Cannondale Europe – quella proposta dal brand americano è una soluzione migliore per il pianeta, un vantaggio per i rivenditori e conseguentemente una vittoria per i clienti finali.   

Quale naturale conseguenza di questa efficace iniziativa sul territorio europeo, Cannondale applicherà presto questi importanti accorgimenti anche a livello globale. 

www.cannondale.com