Selle SMP Evo: la famiglia si allarga, il design non cambia

16.02.2024
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Selle SMP Evo ed Evo Plus, le due nuove selle del marchio veneto (il medesimo modello con due spessori differenti dell’imbottitura). Il design ed il primo impatto visivo rimangono quelli che hanno reso celebre l’azienda padovana, ma cambiano completamente alcuni concetti tecnologici e di produzione.

Entrambe le selle sono proposte con una larghezza di 140 millimetri, l’ampio canale di scarico centrale e la punta all’ingiù. L’imbottitura è in EVA. Si tratta di un blocco unico, ovvero la copertura e il foam sono la stessa cosa. L’abbiamo provata in anteprima.

Il canale è ampio, ma non sono sacrificati i punti di appoggio
Il canale è ampio, ma non sono sacrificati i punti di appoggio

Fra storia e futuro

Selle SMP ha fatto del design un vero e proprio simbolo, un’icona e un modo per distinguersi dagli altri. Non si tratta solo di strategia promozionale, perché alle spalle c’è da sempre una ricerca legata al benessere, alla salute e anche all’efficacia di un marchio di selle emulato da molti. Se pur con concetti e disegni differenti, oggi come oggi ogni marchio che produce selle ha nel proprio roster almeno un modello con il foro e/o canale di scarico.

Grazie al modello Evo, Selle SMP getta le basi per un’evoluzione dei suoi prodotti che adottano (e adotteranno) una nuova tecnologia di costruzione. Il progetto si basa sul pad di appoggio in EVA. Non esiste una fodera o copertura che copre la schiuma sottostante. Un’anima sola, resistente e capace di dissipare ancora di più le vibrazioni, di stabilizzare ed è anche longeva. Sostiene e distribuisce le pressioni. Ha un design minimale, il che significa anche un notevole risparmio di peso. Selle SMP Evo con telaio in carbonio, la sella più leggera di sempre dell’azienda di Casalserugo.

Selle SMP Evo, come è fatta

La larghezza è unica (140 millimetri) e Selle SMP la consiglia a chi ha la larghezza delle ossa ischiatiche comprese tra i 90 e 130 millimetri), mentre gli spessori sono due: standard (con l’imbottitura spessa 5 millimetri) oppure Plus (che è spessa 12). Lo scafo è in nylon 12 caricato al carbonio, un blend resistente e non eccessivamente rigido.

E’ disponibile nelle versioni con telaio in acciaio Inox, oppure la CRB in carbonio (che nei punti di ancoraggio con il reggisella è rinforzata con due piastrine in alluminio). E’ una sola anche la lunghezza di 250 millimetri (una sella corta). Non è piatta, ma ha un’importante spoileratura posteriore. Ha un prezzo di listino di 239 euro, ottimo a nostro parere, se consideriamo la categoria nella quale è inserita e le rifiniture complessive della sella.

Le nostre impressioni

La Evo CRB è difficilmente accostabile alle altre selle della gamma, con o senza imbottitura. Il primissimo impatto è di una sella più comoda, soprattutto nella sezione centrale e dove il canale entra in contatto con l’imbottitura del pantaloncino. Al tempo stesso trasmette un feeling race, perché è leggerissima, perché è una di quelle selle che sostiene (tantissimo); non affonda nei punti appoggio. Supporta quando si pedala per molto tempo da seduti, senza alzarsi in piedi sui pedali e quasi da l’impressione di spalmare su una superficie maggiore (rispetto ad una sella tradizionale) le vibrazioni che arrivano dal basso. Una elevata sensazione di stabilità è più che reale.

Lateralmente non frena la ricerca della pedalata profonda tramite la coscia e nella zona posteriore il supporto che crea è esponenziale e tanto sfruttabile. Questo accade grazie allo “spoiler” menzionato in precedenza e grazie ad una sella che diventa tutta sfruttabile (ovviamente tranne il becco). E’ doverosa una precisazione: una sella di Selle SMP prevede un montaggio in bolla. E’ nostra abitudine scaricare la punta verso il basso, in modo da sfruttare ancora di più la zona del retrotreno in salita, ricercando un sostegno per i glutei e scaricare l’intera zona lombare.

SELLESMP

Arretramento al minimo: selle avanti per cercare più watt

16.08.2023
5 min
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Selle sempre più avanti e arretramento sempre minore. Non è la prima volta che più o meno indirettamente parliamo di questo argomento, ma ritrovandoci in mezzo al gruppo ci si rende conto nel concreto quanto questa tendenza sia forte. E vada a crescere.

Abbiamo notato selle il cui carro era tutto spostato in avanti. In alcuni casi abbiamo visto persino reggisella con l’off-set al contrario, cioè con la curva rivolta verso lanteriore. E quando le stesse selle non erano del tutto avanti o il corridore era molto alto, utilizzava il telaio più piccolo fra le due misure tra cui poteva scegliere.

Più corti

Alle nostre sensazioni abbiamo fatto seguire le testimonianze di un paio di meccanici e un massaggiatore.

«I biomeccanici – dice Maurizio Da Rin Zanco, meccanico della UAE Emirates– oggi cambiano le posizioni. Io sono un meccanico ed eseguo quel che mi dicono gli atleti e le schede che mi fanno avere i biomeccanici, non saprei dire un perché preciso e specifico. Ma i biomeccanici hanno numeri e sensori, secondo cui è meglio cambiare e ridurre l’arretramento.

«E così noto anche corridori che per dieci anni hanno utilizzato la stessa messa in sella, adesso pedalano “più corti”. Tim Wellens, per esempio, è arrivato da noi quest’anno e dopo molto tempo ha cambiato la posizione. Ed è più corto».

«Mi capita di fare interventi anche durante l’anno. In generale il baricentro si è spostato in avanti e in qualche caso allungo anche l’attacco. In tutto ciò i brevilinei si trovano meglio, mentre i corridori più altri “scompensano” un po’ e non hanno un super feeling con la guida. Almeno così riferiscono gli atleti, però spingono di più e quindi mantengono ugualmente questa posizione nuova».

Meno di 5 cm

Fausto Oppici, meccanico della Soudal-Quick Step, entra ancora più nel dettaglio: «E’ sicuramente vero che le posizioni sono cambiate e che si pedala molto più sulla pedaliera, ma almeno da quel che vedo io a seguito di questo avanzamento non sono cambiate le lunghezze degli attacchi manubrio. C’è proprio una posizione più raccolta, più compatta. Queste sono le indicazioni che ci arrivano dalle schede che ci vengono proposte ad inizio anno dai biomeccanici».

Ma di fatto quanto è cambiato l’arretramento? E’ sempre delicato parlare di numeri, ma lo stesso Oppici prova a dare una stima. Secondo lui fino a qualche anno fa magari si era sui 7-8 centimetri, oggi si è scesi a 5 centimetri. «E – aggiunge Oppici – anche di meno. Sempre più spesso si arriva a 4 centimetri».

Va da sé che la vecchia regola del ginocchio in linea con l’asse del pedale quando questo era in avanti parallelo al terreno è ormai acqua passata.

Ma perché si pedala più avanti? Per spingere di più, chiaramente. Si vanno a reclutare altri watt da esprimere sui pedali. Ma tutto ciò ha un costo. Un costo muscolare. Con un arretramento maggiore si utilizzano di più più i grandi muscoli, su tutti il quadricipite, ma anche il grande gluteo.

La posizione è un po’ meno comoda e infatti emergono determinati dolori. Ne avevamo parlato con Fred Morini.

Germano “simula” la posizione in bici. L’incontro fra gli indici è il bacino, fulcro delle leve superiori (busto) e di quelle inferiori (gambe)
Germano “simula” la posizione i bici. L’incontro fra gli indici è il bacino, fulcro delle leve superiori (busto) e di quelle inferiori (gambe)

Muscolatura posteriore

Cosa succede al fisico dunque con queste posizioni più compatte? Restiamo in casa Soudal-Quick Step e a risponderci è il massaggiatore Yankee Germano, che tra l’altro pedala molto e ama sperimentare. Pertanto la sua esperienza è doppia.

«Le posizioni più corte – spiega Germano – portano ad utilizzare di più i muscoli come il quadricipite, ma chiamano in causa anche il bicipite femorale (il muscolo posteriore della coscia, ndr). Molto più che in passato. Chiudendosi di più gli angoli questo muscolo è chiamato ad un accorciamento e un allungamento maggiori.

«Non a caso rispetto a qualche anno fa lo devo trattare di più. Lo trovo più contratto, in quanto ha svolto un lavoro maggiore. E la stessa cosa vale, seppur in modo minore, per il gluteo».

Ma non è tutto. Germano fa un’analisi più generale e molto interessante che riguarda l’intera posizione più raccolta. Con arretramento minore e attacchi manubrio della stessa misura, il corridore “si alza” e questo comporta dell’altro.

«Anche le muscolature della schiena e degli addominali sono chiamate ad un diverso lavoro – va avanti Germano – Io sono appassionato di meccanica, ho fatto anche degli studi in merito. Con le posizioni più corte e pedalando più sulla pedaliera, il bacino che in questo caso è il fulcro delle leve, è meno stabile.

«Prima stando più allungati e distesi sul tubo orizzontale, tutto il corpo era più stabile, la sua “base d’appoggio” era maggiore e certa muscolatura poteva restare più sciolta. Adesso per mantenere la stessa stabilità i ragazzi chiamano in causa di più addome e schiena. E infatti ci lavorano di più».

Selle SMP F20C SI, la sella corta senza imbottitura

05.03.2023
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Selle SMP lancia una nuova sella che riprende il design e le forme che hanno reso celebre l’azienda veneta. Dopo l’ampliamento della famiglia VT e lo sviluppo di versi modelli “dritti”, arriva la F20C SI, che ha l’iconica depressione centrale e non ha l’imbottitura.

La nuova F20C SI è una sella parecchio versatile. Offre tanto sostegno nella sezione posteriore ed è molto sfruttabile anche da chi preferisce scaricare quasi completamente il becco verso il basso. L’abbiamo provata.

La F20C SI è una sella race oriented
La F20C SI è una sella race oriented

Design e qualità

Il becco d’aquila, l’ampio canale centrale che solca la sella dall’inizio alla fine. E c’è anche la depressione centrale che aiuta a mantenere sempre la stessa posizione quando si pedala, a prescindere dal contesto planimetrico. Se posizionata in modo corretto, una sella con un’ergonomia del genere evita continui scivolamenti e cambi di posizione.

In sostanza le Selle SMP sono uniche proprio per il loro sviluppo ed impatto estetico, fattori ai quali si uniscono un’elevata qualità produttiva e di controllo, ma anche dei materiali stessi. L’azienda di Casalserugo torna con una novità che ha molto del DNA di Selle SMP, grazie al modello F20C SI.

Come è fatta

La Selle SMP F20C SI è una sella corta, con una larghezza di 135 millimetri ed è lunga 250 (è disponibile anche la versione F30C si, larga 150 millimetri e con la medesima lunghezza). Abbiamo quella con i due supporti in acciaio Inox AISI304. Hanno uno spazio utile per lo scarrellamento di ben 11 centimetri, tantissimo. Questi presentano una sorta di zigrinatura nella porzione dedicata al bloccaggio del morsetto, soluzione efficace proprio per fermare la sella ed evitare uno slittamento indesiderato. Ha lo scafo in nylon caricato al carbonio e anche in questo caso abbiamo una soluzione mutuata per buona parte delle selle. La mescola che si ottiene offre una grandissima durata nel tempo, al pari di una resa tecnica che non subisce i rigori del tempo e dell’utilizzo.

Tra lo scafo e la cover non c’è nessun foam, o imbottitura e inserti di varia natura. Per gli amanti degli accostamenti, in parte ricorda lo storico modello Composit, perché non c’è nessuna schiuma e per via delle due fossette nella parte larga della sella. Queste ultime due aiutano parecchio nel mantenere la posizione da seduti quando si pedala per dei lunghi tratti in salita, con la schiena meno arcuata in avanti e verso il basso. In una situazione come questa, non di rado, si usa anche la parte lombare come coadiuvante nella fase di spinta e avere un supporto aggiuntivo non è cosa da trascurare.

Per quello che concerne il design, la F20C SI ha la depressione centrale marcata.

La regola della sella in bolla

Una Selle SMP dovrebbe essere posizionata sempre in bolla, o con una leggera inclinazione negativa del becco. L’obiettivo è quello di sfruttare al 100% la conca centrale e l’ampio canale di scarico prostatico della porzione centrale e anteriore. Eppure una sella come la F20C SI da modo di usare al pieno delle potenzialità diverse angolazioni.

Ad esempio, se inclinata quasi completamente verso il basso/avantreno, offre un grande appoggio di tutta la porzione del retro, che diventa un vero e proprio spoiler. Al contempo si elimina la gobba frontale.

Inoltre non c’è da meravigliarsi se dopo il primo utilizzo e/o qualche ora di sella, si ha la necessità di portare in avanti la sella, di mezzo o anche 1 centimetro. A parità di misurazione del punto anatomico e di altezza dal movimento centrale, rispetto ad una sella convenzionale, una Selle SMP invita a sfruttare maggiormente il centro ed il retro della sella e molto meno la punta.

Al tempo stesso, non avendo l’imbottitura la F20C SI impone il fatto di adeguare l’altezza sella. Infatti può essere necessario un abbassamento di qualche millimetro (noi abbiamo l’abbiamo abbassata addirittura di 5 millimetri), perché non c’è il naturale abbassamento dell’imbottitura.

Si tende a sfruttare la zona larga della sella
Si tende a sfruttare la zona larga della sella

Due modelli, due versioni

Come scritto in precedenza, i modelli sono due e si differenziano per la larghezza. F20C SI larga 135 e F30C SI che è larga 150. Entrambi sono disponibili con i rails in Inox, oppure in carbonio unidirezionale, per un totale di tre colorazioni: nero, bianco e rosso. Le selle nere hanno i prezzi di listino di 215 e 325 euro, rispettivamente con rails in acciaio e in fibra, mentre quelle con la cover colorata hanno un prezzo di listino di 225 e 335 euro.

Il canale centrale si allarga verso il retro
Il canale centrale si allarga verso il retro

In conclusione

La F20C SI è una sella dedicata a chi ama delle risposte dirette, a tratti secche e perentorie, che fanno sentire la strada e la bicicletta. E’ una sella marcatamente race. Una sella di Selle SMP è difficilmente paragonabile ad una sella standard, sia essa corta o con una lunghezza tradizionale. E’ diversa nel design e nei concetti, fattori che influiscono inevitabilmente sulla seduta e quando si pedala. Per sfruttare a pieno una Selle SMP bisogna prendersi qualche ora, capire quale è il giusto setting, che deve essere in linea con le proprie esigenze e modo di pedalare.

Se montata nel modo corretto, ribadendo che la soggettività di utilizzo e della morfologia del fisico giocano un ruolo importantissimo, si impara ad usare dei punti di appoggio differenti, rispetto ad una sella con un design convenzionale. E poi c’è quell’ampia apertura centrale, importante perché non crea pressioni sulle parti molli ed è un vero strumento per fare circolare dell’aria in un punto dove l’aumento della temperatura è esponenziale.

Selle SMP

Nuova Prologo Scratch NDR, una sella anche da strada

02.01.2023
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E’ una sorta di evoluzione della piattaforma Scratch M5 di Prologo, sella sviluppata con il biker iridato Henrique Avancini e ripresa anche in ambito road per la sua comodità e sostegno ottimali. Questo è il segno tangibile di un marchio che non si ferma nello sviluppo dei prodotti: la sella disegnata con la collaborazione con Marta Cavalli sancisce questa affermazione.

Rispetto alla Scratch classica cambia la zona del punto anatomico che viene arretrato di 0,5 centimetri. L’abbiamo provata sulla bici da strada e su quella gravel nella versione Nack con rails in carbonio.

La finitura zigrinata del naso e della sezione centrale
La finitura zigrinata del naso e della sezione centrale

Prologo Scratch NDR, come si presenta

La nuova Prologo fa parte della gamma performance, ovvero una famiglia di prodotti disegnati e sviluppati per l’agonismo in tutte le sue forme. Sotto il profilo dell’impatto estetico è molto simile alla Scratch M5. Si tratta di una sella corta, con dimensioni 250×140 millimetri.

Ha una forma arrotondata e rispetto al modello usato da Pogacar ha “solo” tre settori differenziati e separati tra loro, invece di cinque. Cambia anche la struttura della superficie di contatto, pensata per offrire un grip ottimale in ambito offroad. In particolare, il primo settore del naso e della parte centrale ha una zigrinatura orizzontale, tanto grippante e parecchio funzionale.

Le due porzioni laterali-posteriori sono piuttosto imbottite e anche visivamente sono più alte rispetto a quella centrale. L’obiettivo è quello di creare supporto e comfort. La sella non ha il foro, che invece è presente nella scocca, proprio come prevede la famiglia Scratch.

Il punto anatomico a 7,5 centimetri

Il punto anatomico della nuova Prologo Scratch NDR è posizionato dove la sella ha una larghezza di 7,5 centimetri, dettaglio per nulla banale. Qui, rispetto alla Prologo standard, cambia leggermente l’arrotondamento e la larghezza è maggiore. Al tempo stesso si crea tanto supporto che influisce tanto sulla stabilità e sulla possibilità di scaricare il peso verso il retro. Cambia anche la maniera di appoggio delle ossa quando si pedala per tanti minuti in salita e sulle pendenze importanti. Il vantaggio non è secondario.

Resta la scocca a vista iniettata con del carbonio a fibra allungata a nylon, soluzione voluta per rendere la scocca elastica e non eccessivamente rigida. Il posizionamento dei rails è al pari della Scratch M5 standard.

In conclusione

Una gran sella, sicuramente performante e anche confortevole, con il comfort che arriva da un insieme di fattori. I primi due da considerare sono la versatilità e come è strutturata la sella. L’imbottitura permette di dissipare le vibrazioni, dando stabilità e influendo in modo positivo anche quando si cambia la posizione per più volte consecutivamente. Questo avviene non solo con la bici da strada, ma anche con la gravel e proprio sullo sterrato l’effetto stabilità si amplifica. La zona del punto anatomico diventa anche una sorta di ancora per le gambe che aiutano nelle fasi di guida più tecniche. Proprio come accade nella mtb.

Il punto anatomico non è una semplice riga, nom è “solo” un incisione sull’imbottitura. Quando ci si pedala sopra e si inizia a prendere confidenza, si percepisce che è posizionato in modo ottimale e diventa una sorta di fulcro. La nuova Prologo NDR è facile da sfruttare da chi ama pedalare in punta, anche grazie ad un naso leggermente scaricato verso il basso e poi non è troppo stretta. Non è dura, pur mostrando una compattezza degna di nota e favorevole ai momenti nei quali si spinge a tutta. Lascia ampio margine di manovra per chi sta sempre seduto e porta il peso del corpo verso la zona più arretrata e larga, magari nel corso delle ascese più lunghe.

Selle Italia e Selle San Marco, arriva la tecnologia 3D

26.07.2022
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Arrivano due nuovi modelli di selle sviluppate con la tecnologia 3D. La prima è la Selle Italia SLR Boost, la seconda la Shortfit 2.0 di Selle San Marco. Due prodotti diversi, che fanno parte dello stesso gruppo.

Selle Italia punta a soddisfare un pubblico maggiormente rivolto all’agonismo, tanto da sponsorizzare diversi team professionistici, anche grazie alle caratteristiche di supporto del materiale 3D. Il focus di Selle San Marco invece si focalizza sulla versatilità.

Il pattern è dedicato a proprietario, con le zone di appoggio che creano un supporto differenziato. Il processo di lavoro è piuttosto complesso e permette di costruire 4 selle ogni 72 ore. Vediamo le caratteristiche principali delle due selle, che nascono dal medesimo gruppo di lavoro.

La costruzione 3D proprietaria Carbon DLS, in questo caso la Shortfit 2.0 3D
La costruzione 3D proprietaria Carbon DLS, in questo caso la Shortfit 2.0 3D

Si chiama SLR Boost 3D

Selle Italia non è la prima a lanciare un prodotto del segmento selle con la tecnologia 3D, ma è la prima a farlo con un pattern proprietario che la differenzia dalle altre selle 3D del mercato.

Si parte da uno scafo che è quello della SLR Boost, ovvero la sella corta, disponibile nelle due larghezze IDMatch S3 e L3, entrambe con il canale centrale Superflow.

Tecnologia 3D Carbon DLS

La particolarità è nella sezione superiore, che grazie alla tecnologia 3D non prevede due parti staccate tra foam e copertura. Le celle aperte e tutte collegate tra loro (non paragonabili alle altre selle 3D che offre il mercato), prendono forma grazie al concetto Carbon DLS, una stampa 3D che permette anche di avere un supporto progressivo e differente in base alle zone. Questo offre maggiore comfort in alcuni punti e più sostegno in altri, grazie ad una compattezza maggiore.

Selle Italia SLR Boost 3D sarà disponibile a partire da fine Settembre nelle versioni con i rails in carbonio, oppure in lega Ti316.

La Shortfit 2.0 3D di San Marco

Rispetto alla Boost 3D di Selle Italia, San Marco ha l’obiettivo di soddisfare un pubblico meno votato all’agonismo. Questo non è un semplice dettaglio e influisce in maniera importante sul comfort e sulla consistenza della copertura 3D. Quest’ultima adotta sempre il concetto delle zone a supporto differenziato, ma con una comodità pronunciata.

Tutta la parte superiore, sviluppata con la tecnologia 3D Carbon DLS, ha le celle aperte e comunque unite, mentre lo shape della sella è quello tipico della Selle San Marco Shortfit. Si tratta di una sella corta con una sorta di spoiler pronunciato verso il retro.

Anche in questo caso il prodotto sarà disponibile e partire da fine Settembre in due versioni: la CarbonFX (con rails in carbonio) e Racing (con il telaio in lega).

Fizik Vento Argo 00, provata in gran segreto da Marianne Vos

11.04.2022
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Il test e le considerazione della nuova sella short nose di Fizik, la Vento Argo 00

Il progetto Fizik Vento Argo 00 rappresenta il top di gamma delle selle con il naso corto, per studio, sviluppo e tecnologie applicate, ma anche in termini di utilizzo e performances tecniche. Questa non si limita ad essere una sella che potremmo categorizzare come corta. Abbiamo provato la sella con una larghezza di 140 millimetri. L’abbiamo notata anche alla Strade Bianche, montata sulla bici di Marianne Vos.

A destra la 00 di Marianne Vos, a sinistra la Fizik Vento Argo tradizionale
A destra la 00 di Marianne Vos, a sinistra la Fizik Vento Argo tradizionale

Fizik e quella tecnologia nuova

Si tratta di un composto in EVA, che prende forma una volta che entra a contatto con l’aria, grazie ad un procedimento che prevede una sorta di gonfiaggio. La Fizik Vento Argo 00 non ha una cover in materiale sintetico e/o pelle, non presenta un foam sottostante; c’è solo questo blocco unico di EVA.

La copertura in EVA risulta compatta e porosa al tempo stesso
La copertura in EVA risulta compatta e porosa al tempo stesso

Ci sono dei vantaggi non secondari

Il primo è il risparmio di peso, considerando che Fizik non ha mai puntato sul valore della bilancia come core concept. Ma al pari dei grammi lasciati per strada la EVA espansa genera un supporto ottimale in ogni punto della sella. Infatti, anche al tatto, la copertura non sprofonda, ma sembra agevolare e distribuire al meglio la pressione, sensazione che si riflette fin dalla prima seduta. E poi c’è quello scafo e i due rails in carbonio, leggeri e parecchio rigidi.

Il telaio è Fizik Mobius e non ha giunture

Dalla punta verso il retro il Mobius Rail in carbonio è unico. Significa che i due rails non hanno innesti nello scafo e non si dividono. In particolar modo la zona posteriore segue la forma della sella, arrotondata e curva. Non è una soluzione buttata li ha caso, perché contribuisce a fornire supporto e a sostenere il peso del ciclista che si appoggia sullo “spoiler” della sella. Le pressioni si allargano su tutta la superficie e anche la longevità tecnica ne guadagna.

Le nostre considerazioni

La sensazione è quella di avere una sella con una lunghezza tradizionale e questo accade fin dalle prime pedalate. Se è vero che la zona centrale e il naso scompaiono, è altrettanto vero che lo shape della Fizik Vento Argo 00 porta a stabilizzare il corridore. Questo grazie al supporto che si genera nella parte centrale e posteriore, ma anche verso la punta e non è un fattore scontato. Nel primo caso ne beneficia chi pedala molto in salita e chi adotta una posizione piuttosto dritta nella zona lombare. Il secondo frangente crea dei vantaggi per chi propende verso la piega del manubrio, senza subire le pressioni di un parte anteriore troppo consistente.

La curvatura e lo shape laterali risultano molto armonici
La curvatura e lo shape laterali risultano molto armonici

Il foro è allungato

Si, il canale di scarico è allungato, rispetto alla versione standard, ma è anche vero che i contorni del foro sono panciuti e per nulla sottili. Questa combinazione fa si che le parti molli e sensbili non sprofondino e le pressioni laterali non si concentrino in pochi millimetri. L’abbiamo messa alla prova e sotto stress, anche alla nostra Granfondo Strade Bianche, sullo sterrato e in situazioni vicino al limite. Nessun problema per la copertura e per i rails in carbonio.

In conclusione

La Fizik Vento Argo 00 è molto differente dalle selle che fanno parte del segmento Adaptive con tecnologia 3D, ma segue un percorso parallelo in fatto di prestazioni. L’obiettivo è quello di distribuire le pressioni (rispetto alle selle tradizionali, per forme e struttura dell’imbottitura), senza far sprofondare le zone di appoggio e senza limiti al movimento dei muscoli della coscia (e dell’articolazione). E poi c’è il fattore longevità, tecnica e del prodotto in genere, fattore da non trascurare e che in parte ripaga l’investimento iniziale. Questa sella Fizik è di sicuro un prodotto race oriented, ma ampiamente sfruttabile da differenti tipologie di utenti che fanno collimare leggerezza, comfort ed esclusività del componente.

Fizik Vento Argo 00, la sella short nose

16.02.2022
4 min
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Quello del titolo non è un errore di battitura, ma un aggettivo che identifica la categoria in cui è inserita la sella Fizik e il suo DNA. In modo sommario potremmo definirla una sella corta, perché la nuova Fizik Vento Argo 00 ha un naso più corto della media. Lo scafo e i rails sono full carbon unidirezionale. L’imbottitura è in EVA iniettata, con una tecnologia di utilizzo davvero innovativa, pensata per offrire il massimo supporto, stabilità della seduta e risparmio di peso. E poi c’é il foro centrale, con una forma diversa rispetto alla versione classica.

La sella 00 e la tecnologia della EVA iniettata è stata sviluppata da Fizik con il supporto degli atleti Ag2R-Citroen e Movistar Team. Entriamo nel dettaglio.

Dal profilo laterale, si nota il rialzamento posteriore (foto Fizik)
Dal profilo laterale, si nota il rialzamento posteriore (foto Fizik)

La più leggera e tecnologica

L’intera gamma delle selle Fizik si divide in diverse fasce. Quella che adotta il suffisso 00 è da considerare la più alta, in termini di performances e di tecnologie applicate, di design e materiali. Decisamente una categoria di prodotti racing concept.

Questa si basa su uno scafo completamente in carbonio unidirezionale (la fibra composita utilizzata da Fizik, che combina il carbonio dal modulo standard, alla fibra in alto modulo, un comparto tutto costruito in Italia) che include anche i due binari per il montaggio al seat-post. E poi c’è Mobius, ovvero il rail in un blocco unico e unito, con una curva posteriore di supporto, soluzione identificativa. Sopra, nella zona della seduta c’é l’imbottitura, unica nel suo genere perché ottenuta grazie ad un composto di EVA iniettata.

EVA iniettata, cosa significa

L’imbottitura è un blocco unico e non prevede una separazione tra la cover e il foam sottostante. Il risultato è un prodotto con densità singola, che permette di risparmiare peso e dal profilo ridotto, longevo in termini di resa tecnica e di utilizzo, ma anche capace di massimizzare il supporto e la stabilità dell’atleta.

La prima fase della produzione si basa su uno stampo più piccolo, rispetto al foam in EVA “normale”. Il composto iniettato prende forma e volume in un secondo momento, a contatto con l’aria. La EVA iniettata non utilizza la stessa tecnologia di produzione della 3D Adaptive.

Questo è il modello R1, molto differente dalla 00, in particolare per materiali, tecnologie e parte del design
Questo è il modello R1, differente dalla 00, per materiali, tecnologie e parte del design

Gli altri dettagli

La Fizik Vento Argo 00 è disponibile in due misure, con larghezza da 140 millimetri e 150, rispettivamente con un valore alla bilancia (dichiarato) di 134 e 139 grammi. Un valore molto ridotto, se consideriamo che il risparmio di peso non è il focus principale di questa sella.

A prescindere dalla larghezza, la Vento Argo 00 è lunga 265 millimetri ed ha un’altezza di 43 millimetri (nel punto anatomico dove la larghezza è di 75 millimetri). Dal punto anatomico alla punta la lunghezza è di 114 e non è una sella completamente piatta.

Profilo laterale della Vento Argo: la spoileratura posteriore sale in modo progressivo
Profilo laterale della Vento Argo: la spoileratura posteriore sale in modo progressivo

Non è piatta

La sua forma prevede una sorta di spoileratura posteriore, dove la sella si rialza leggermente, creando un supporto ottimale e sfruttabile nelle fasi di massima spinta. Il canale di scarico centrale è differente, se paragonato a quello della Vento Argo “standard”: nella 00 è stato allungato. Il design del foro, lo shape della sella e la densità del materiale assicurano un supporto pelvico maggiore, se paragonato con il prodotto standard.

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