Le scarpe per i corridori sono sempre state fondamentali essendo uno degli appoggi diretti con la bici. La tecnologia ed il progresso avanzano e i materiali utilizzati sono sempre più efficaci. Ma come si coordina il lavoro di ricerca e sviluppo con quello di rifornire i team? Ne parliamo con Glen McKibben, brand director di Diamant, azienda che produce Dmt. Il suo è un lavoro di supporto costante e per seguire le esigenze dei corridori li segue in tutta Europa, dalle gare ai training camp.
«Lavoriamo da tanti anni a contatto con i corridori – inizia Glen – quel che è cambiato maggiormente nel lavoro con gli atleti sono i materiali. Anni fa si facevano le scarpe su misura, mentre ora grazie alla tomaia più morbida i corridori usano le scarpe che si trova in commercio».
Quindi è un lavoro più semplice?
E’ stato un lavoro di ricerca e sviluppo molto complicato per far in modo di fornire una scarpa comoda per la maggior parte degli atleti. Dico “maggior parte” perché c’è una piccola parte di loro più sensibile ai materiali che ci da un feedback per continuare a sviluppare i nostri prodotti.
Quanto è importante per voi avere una collaborazione continua con gli atleti?
E’ la base del nostro lavoro, per far uscire un nuovo modello di scarpa spesso si lavora mesi se non anni sui prototipi. Diamo ai corridori un modello di prova da usare inizialmente in allenamento e poi se tutto procede bene si portano in gara. Per evitare di essere “spiati” le camuffiamo con colori delle scarpe già in uso.
In questi casi lavorate con i corridori con maggior sensibilità o anche altre caratteristiche?
Allora, a volte per evitare di dare nell’occhio diamo le scarpe di prova a corridori un po’ meno conosciuti, diciamo che lavoriamo sottotraccia. Ci sono molti corridori sensibili ai cambiamenti e non sono sempre i più gettonati dalla stampa.
Voi lavorate a stretto contatto con grandi campioni, uno di questi è Tadej Pogacar
Il lavoro con lui è fondamentale, sia per immagine dei prodotti che per il feedback che ci dà. Abbiamo fatto molte scarpe celebrative con lui, ma anche con Elia (Viviani ndr), con cui lavoriamo da molti anni. Con Tadej Dmt ha sviluppato anche la chiusura a laccio.
Quanto è importante avere una collaborazione così lunga con un corridore?
Immensamente, come ho detto una scarpa in Dmt la lavoriamo per anni ed avere un corridore con cui portiamo avanti lo sviluppo è fondamentale. L’ultima lanciata sul mercato ha una storia di ricerca sui materiali di 3 anni.
Parliamo un po’ anche di forniture ai corridori, come fate?
Ad inizio anno diamo 3-4 paia di scarpe ad ogni corridore, consideriamo che sia il numero giusto: un paio per allenarsi e correre e due paia per le borse del freddo. Però non è che una volta consegnate le scarpe il nostro lavoro finisce, la cosa più importante sono gli incontri che facciamo nel corso della stagione. E’ raro che un corridore usi le stesse scarpe tutto l’anno, si fanno delle piccole modifiche o addirittura si propone il nuovo modello appena fatto.
Quante volte vi vedete?
Dalle 7 alle 10 volte all’anno, seguiamo molto le corse, per esempio ad inizio stagione alla Tirreno-Adriatico abbiamo avuto i primi feedback. Sono importanti anche questi incontri in corsa perchè in breve tempo raccogli più impressioni. Andiamo anche ai training camp delle varie squadre, ma quello è un lavoro dedicato ad un team.
E per le scarpe celebrative come vi organizzate?
Nel caso più recente che è quello di Pogacar al Tour le prepariamo prima (foto apertura). Per lui abbiamo addirittura preparato sia quelle gialle che quelle a pois, ci siamo detti: «Male che vada, vince la classifica degli scalatori» (dice con una lieve risata Glen, ndr). Alla fine ha vinto tutte e due le classifiche, una doppia vittoria anche per noi di Dmt che abbiamo usato tutte e due le scarpe preparate.
Lavorate anche con la Eolo-Kometa e di conseguenza con Contador…
Alberto è fondamentale per noi per due motivi: il primo è la sua grande esperienza nel ciclismo ed il secondo che è anche un “modello” molto seguito. Spesso gli diamo delle scarpe da provare ed il suo feedback è importante anche per lavorare bene con il team. Insomma, se una scarpa te la consiglia Contador ti fidi, sia che tu sia un professionista sia che tu sia un amatore.
Le vostre chiusure sono Boa, prendono parte allo sviluppo?
Boa è partner di sviluppo a tutti gli effetti. Mandiamo loro i disegni dei modelli che vogliamo progettare così ci dicono se le loro chiusure sono applicabili su quel modello. Una volta accordato tutto e parte la produzione del modello ci forniscono tutti i materiali necessari.