Isolmant, risultati e crescita per Tormena e compagne

10.09.2024
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Prospetti pronti per un salto in avanti, è la mission delle continental italiane femminili. Nella Isolmant-Premac-Vittoria si lavora per continuare a “tirare fuori” delle atlete da consegnare al piano superiore. Anche cercando di vincere scommesse.

Negli ultimi anni Giovanni Fidanza non si è certo nascosto quando c’è stato da prendere e far crescere ragazze che arrivavano da altre discipline o addirittura altri sport. Anche quest’anno la Isolmant (in apertura foto Ossola) ha mantenuto fede alla propria filosofia, riuscendo a raccogliere risultati che vanno oltre il piazzamento in un ordine d’arrivo. Ne abbiamo parlato col team manager della squadra bergamasca, attualmente impegnato agli europei in Belgio con Vittoria Servizio Corse.

Giovanni che bilancio puoi trarre finora da questa stagione?

Abbiamo fatto un calendario equilibrato per le ragazze che abbiamo. Siamo sempre andati bene, anche se abbiamo vinto solo una corsa. Abbiamo però conquistato molte top ten e tanti secondi posti, l’ultimo domenica a Racconigi con Gaia Tormena. Fare risultato è importante per gratificare gli sponsor ed alzare il morale, ma per noi l’obiettivo è far crescere le nostre ragazze.

Le gare internazionali come le avete affrontate?

Nelle corse di livello più duro siamo sempre andati per imparare. Ad esempio abbiamo finito il Giro Women con quattro atlete e non è poco, tenendo conto della difficoltà del percorso. Due di loro, Arici e Pepoli, sono al secondo anno nella categoria e sono andate molto bene. Siamo stati soddisfatti delle ragazze, perché per loro è stata un’ottima esperienza ed una grande occasione per migliorarsi. Infatti nelle gare successive si sono visti subito gli effetti.

Hai citato qualche ragazza, tra cui Tormena che era una tua scommessa. Come sta andando?

Gaia con pazienza sta arrivando ad un buon livello nel suo percorso da stradista. Una sua vittoria sarebbe la ciliegina sulla torta. E lo dico considerando che non avendo fatto le categorie giovanili, le mancano alcune basi, come tenere le posizioni in gruppo o come gestire le energie in corsa. Per ovviare a tutto ciò di conseguenza dovrebbe correre di più su strada, però per lei non è facile far conciliare l’attività del fuoristrada. Nella Mtb è un’atleta importante, di assoluto rilievo. A luglio ha vinto il quinto mondiale Eliminator. In quel periodo aveva una buona condizione e avrei voluto portarla al Giro Women, però non abbiamo potuto. E’ del 2002, ancora giovanissima e dovrebbe restare con noi anche l’anno prossimo, quindi cercheremo di capire come farla correre di più.

Degli altri nomi che hai fatto cosa ci puoi dire?

Pepoli era con noi anche l’anno scorso e sta continuando ad imparare. Arici invece ha iniziato con noi a giugno. Arriva dalla Mtb e dal ciclocross, ha buone potenzialità e in pratica sta facendo i primi mesi su strada. Entrambe però devono crescere con calma visto che hanno rispettivamente diciannove e ventun’anni. Una ragazza invece che ha fatto grandi passi in avanti è Asia Zontone. Anche lei arrivava dal ciclocross ed ora le manca veramente pochissimo per completare il percorso di adattamento. Al Giro del Mediterraneo è andata forte raccogliendo un podio e chiudendo quarta nella generale. Meritava un po’ di fortuna in più. E lei è una delle altre che ha finito il Giro Women.

Nella tua Isolmant c’è poi sempre il solito mix di ragazze.

Sì, esatto. Dalle giovani a quelle che vengono dal fuoristrada o altri sport fino alle più esperte, che comunque hanno meno di 29 anni. C’è Rossato che è sempre un esempio per tutte. Lei è insegnante di ruolo a scuola, ma riesce sempre a farsi trovare pronta per le gare, specie le più importanti. C’è Zanetti che in volata è sempre presente e le sue vittorie le mette sempre a segno, come quella di San Miniato a Pasqua. E poi tutte le altre che non fanno mai mancare impegno e lavoro per le compagne.

Giovanni Fidanza guarda con attenzione alla imminente riforma UCI sui ProTeam (foto Ossola)
Giovanni Fidanza guarda con attenzion alla imminente riforma UCI sui ProTeam (foto Ossola)
Riguardo alla riforma sui ProTeam per il 2025 ne avevamo parlato a novembre. Il tuo pensiero è sempre lo stesso?

Innanzitutto non abbiamo ancora comunicazioni ufficiali e pertanto diventa molto difficile capire molte cose. Quante saranno le professional e come saranno gli spazi per le continental. Le voci di corridoio dicono che comunque dovrebbero lasciare aperti gli inviti alle continental anche nelle gare più importanti come Giro, Tour o altre classiche. Se fosse così, sarebbe un bene, quantomeno per le formazioni italiane visto che nessuna dovrebbe prendere la licenza superiore, salvo qualche possibile fusione. In ogni caso, lo ripeto, non vorrei che l’UCI avesse alzato troppo l’asticella, volendo i ProTeam senza chiarire a dovere certi paletti e regolamentazioni.

Pepoli, figlia d’arte in arrivo: chi ricorda papà Christian?

10.12.2022
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Padre ex pro’, figli giovani promesse. Nel ciclismo della generazione Z ci sono sempre più casi del genere e talvolta può capitare che sia proprio il genitore a riconoscere un maggior talento nel suo erede. Nella prossima Isolmant-Premac-Vittoria ci sarà una elite del 2004 figlia d’arte. Sara Pepoli, figlia di Christian, prima buon dilettante con la Record Cucine e poi pro’ ad inizio anni 2000 per quattro stagioni tra Cantine Tollo e Saeco.

Padre e figlia. Christian Pepoli insieme a Sara (seduta) quando lei era allieva alla Fiumicinese
Padre e figlia. Christian Pepoli insieme a Sara (seduta) quando lei era allieva alla Fiumicinese

L’attuale 44enne Pepoli senior, romagnolo doc, è stato interprete di un movimento in cui gli squadroni erano italiani e dove le nostre formazioni correvano tutte le classiche e i grandi giri a tappe. E’ stato un gregario fidato per i propri capitani e ha sgomitato con i grandi campioni di allora. Inutile fare paragoni, il ciclismo è cambiato in tutto ma in quei quattro anni Christian di esperienza ne ha fatta a tonnellate. Ed oggi la porta al servizio della figlia e delle ragazze della Fiumicinese Fait Adriatica, la storica società del suo paese.

Sara è pronta

«Mio padre mi ha insegnato a non tirarmi indietro davanti a nulla – spiega spigliata Sara, junior nella Ciclismo Insieme-Team Di Federico e azzurra in pista ad europei 2021 e mondiali 2022 – ce l’ho avuto come diesse da allieva, ma non ha mai fatto differenze. Anche adesso è molto discreto. Ovvio però che mi dia delle indicazioni tattiche, anche perché è stato lui a mettermi in sella. I consigli maggiori me li dà per saper stare in gruppo. Tendo ad andare sempre in fuga perché mi piace correre con poca gente attorno. Infatti mi piacciono le crono. Però devo per forza migliorare in questo aspetto. Il 2023 sarà un’annata difficile. Avrò la maturità e dovrò fare tanta esperienza. Ma io sono pronta».

Christian, ti somiglia tua figlia in bici?

Mica tanto (ride, ndr). Io ero un gran limatore. Quando andavamo a correre al Nord c’era gente come Museeuw, Van Petegem o lo stesso Tafi che cercavano di fare selezione in un qualsiasi punto. Dovevi buttarti in ogni buco senza pensare troppo per non trovarti a mangiare il panino con la nutella al furgone della squadra dopo soli 10 chilometri di corsa. Lassù, che ti piaccia o no, impari cos’è una corsa.

Tra dilettanti e professionisti, che anni sono stati quelli?

Belli. Ho un buon ricordo anche se ho dovuto smettere a 25 anni. Qualche soddisfazione me la sono tolta. Ho vinto la tappa di Collecchio al Giro d’Italia dilettanti dove credo di avere ancora il record della fuga più lunga. Almeno 200 chilometri. Partivamo da San Salvatore in provincia di Lucca. Ho fatto il pronti-via. Sul Passo delle Radici avevo ancora qualche compagno di avventura ma da lì fino al traguardo l’ho fatta tutta da solo. Era il ’99, quel Giro lo vinse Di Luca, il mio capitano. Siamo rimasti in contatto. Quell’anno ricevetti pure la convocazione per i mondiali a crono di Verona ma…

Racconta…

Ah, niente, non ci andai perché andavo troppo piano (sorride, ndr). C’era stata una pre-selezione ed ero contento. Parteciparono altri miei compagni perché forse davano qualche maggiore garanzia di risultati. Alla fine, nonostante di risultati non ne avessi fatti tanti, riuscii a passare professionista. Non so, penso alle tante volate tirate a Degano. Sapevo lavorare per i più forti e ho sempre avuto un buon rapporto con tutti. Ecco i motivi.

Poi cosa è successo?

Non ho trovato squadra. Sono passato dal firmare autografi a zappare il campo nella azienda di famiglia. Non sapevo nulla sull’agricoltura ed ho dovuto imparare tutto. Per fortuna che il ciclismo è una grande palestra di vita perché ti insegna cos’è il sacrificio. Io lavoravo senza avvertire la fatica. E penso che sia stato bene così. Ora ho un’azienda di confezionamento di sementi insieme a mia sorella. Certo, mi sarebbe piaciuto correre ancora, però prima o poi avrei dovuto smettere e trovare un lavoro. E più in là lo fai, peggio è. Perché il ciclista passa tutta la vita a pedalare e non sa fare altro. Come compagno avevo Roberto Conti, che quando correva aveva già iniziato un’altra attività ed io avevo preso spunto da lui.

Pepoli da 6 anni guida da esordienti e allieve della Fiumicinese, storica società romagnola
Pepoli da 6 anni guida da esordienti e allieve della Fiumicinese, storica società romagnola
Adesso invece com’è insegnare ciclismo ai giovani?

Non è semplice. Deve essere un divertimento fino ad una certa età, invece ora è tutto amplificato ed estremizzato fin dalle categorie più piccole. Alle mie ragazze voglio trasmettere il saper fare gruppo, lo stare bene insieme. Cerco di vietargli il cellulare nel pre e post gara fintanto che siamo assieme. E poi non transigo su rispetto ed educazione. Pensate, qualche anno fa non ho fatto correre alcune atlete finché non avessero imparato ad usare un linguaggio più adeguato per ragazze della loro età.

Ti piace quello che fai?

Sono convinto di questa scelta. Quando crei la giusta armonia, quello è già un grande risultato. In questo periodo, per dire, andiamo ad “allenarci” con i rollerblade sulla ciclabile di Gatteo Mare per più di venti chilometri. Diversificare l’allenamento aiuta a togliere un po’ di stress a questi ragazzi che sono sempre sotto pressione.

Sara Pepoli ha iniziato a correre in bici a 9 anni. Oltre alla Fiumicinese, è stata alla Forlivese da esordiente
Sara Pepoli ha iniziato a correre in bici a 9 anni. Oltre alla Fiumicinese, è stata alla Forlivese da esordiente
Per Christian Pepoli che atleta è Sara?

E’ una passista che sta diventando anche scalatrice. Va bene a crono e anche in pista. Al campionato italiano è stata a lungo in fuga, un suo must ormai. Per il momento lei, come me, fa pochi risultati ma ha una grande voglia di soffrire. Anzi, è più determinata di quanto lo fossi io. Sta attenta al cibo e agli allenamenti. Si sta facendo seguire da Alessandro Rovelli, un bravo preparatore atletico di Rimini. Non mi intrometto troppo nella sua vita ciclistica. Quest’anno l’ho vista più convinta. Credo sia merito della sua crescita. Poi sono contento di lei perché a scuola ha voti buonissimi.

Ora che è passata elite cosa ti aspetti da lei?

Innanzitutto devo ringraziare Giovanni (Fidanza, team manager della Isolmant, ndr) che si è interessato a lei e l’ha presa. Per Sara è una squadra giusta per crescere. Spero che lei possa essere d’aiuto alle compagne più grandi e magari possa ritagliarsi un po’ di spazio.