Ciclismo giovanile: la passione non basta più per tenerlo vivo

26.08.2025
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Le notizie che negli ultimi mesi sono arrivate dal ciclismo giovanile, in particolare dal mondo degli juniores, ci mettono davanti a un futuro tutt’altro che sereno. Tante squadre chiudono, come il Team Fratelli Giorgi e l’Aspiratori Otelli e non ne mancheranno di certo altri. Ci si lamenta del fatto che il ciclismo italiano sia in difficoltà e che da tempo fatichi a competere, in maniera regolare, con i vertici del movimento. Tutto questo è vero, ma non si deve guardare solo alla punta della piramide. Il ristagno del ciclismo in Italia e la sua non-crescita affondano le radici in problemi evidenti ma che si fa finta di non vedere. 

Chi tra tanti problemi riesce a condurre la propria barca in porto è la SC Romanese, guidata dall’ex corridore Redi Halilaj che da ormai quattro anni lavora con la formazione juniores bergamasca. Non è facile riuscire a coordinare il tutto. Servono energia e passione, due ingredienti fondamentali che però iniziano a scarseggiare all’interno del movimento. 

«La nostra fortuna – ci racconta mentre si gode qualche giorno di ferie a casa con il figlio – è che abbiamo uno sponsor principale, CarBa, estremamente convinto e appassionato. Ogni anno ci dà un grande supporto economico e non ci fa mai mancare nulla, come del resto tutti gli altri che sono entrati in questa squadra».

I ragazzi della SC Romanese hanno corso la Watesley Junior Challenge in Olanda, una corsa a tappe internazionale di tre giorni
I ragazzi della SC Romanese hanno corso la Watesley Junior Challenge in Olanda, una corsa a tappe internazionale di tre giorni

La voglia di non mollare

La parola che più sintetizza gli argomenti in questa intervista è “passione”. Nel ciclismo giovanile italiano non può mancare, perché laddove non si arriva con il budget lo si fa con la voglia e l’entusiasmo di chi vive certe realtà.

«In Italia – prosegue – il movimento giovanile va avanti perché ci sono molti appassionati che dedicano il proprio tempo libero a questo sport e ai ragazzi. Nella nostra squadra tutti i collaboratori spendono gran parte delle proprie ferie e dei permessi al lavoro per seguire gli atleti alle gare e nei ritiri. Personalmente, sui trenta giorni di ferie che accumulo in un anno ne dedico dieci alla famiglia e il resto al team. A volte, quando sento parlare certa gente, sembra che in Italia non siamo più bravi a fare niente, non penso sia così. Credo solo che all’estero il ciclismo sia cambiato, mentre noi siamo rimasti fermi».

La collaborazione con il Team DSM è legata solamente alla parte tecnica e di test con colloqui bimestrali tra i membri dello staff e i ragazzi
La collaborazione con il Team DSM è legata solamente alla parte tecnica e di test
Cos’è cambiato?

Facciamo fatica a livello economico, non c’è paragone con molte realtà estere dove lo staff viene pagato per quello che fa. Per loro è un lavoro, per noi una passione. Ci lamentiamo che non c’è ricambio generazionale, ma per un ragazzo di vent’anni venire a seguire una gara vuol dire sacrificare il proprio tempo, ed è giusto che questo venga riconosciuto anche a livello economico. Di recente siamo stati in Olanda e abbiamo potuto toccare con mano le differenze.

In che senso? 

Abbiamo corso alla Watersley Junior Challenge, una corsa a tappe di tre giorni. E’ un’esperienza che siamo riusciti a fare grazie alla collaborazione con il team DSM. Loro ci hanno aperto le porte ma la trasferta è stata a carico nostro, sia chiaro. Ancora una volta lo sponsor ci ha permesso di viaggiare e fare qualcosa di bello per i ragazzi. Lì però ci siamo confrontati con diversi team stranieri. 

Il ciclismo giovanile, in Italia, va avanti grazie alla passione e al volontariato, serve forse un cambio di marcia? (foto Instagram)
Il ciclismo giovanile, in Italia, va avanti grazie alla passione e al volontariato, serve forse un cambio di marcia? (foto Instagram)
E cosa è emerso?

Che l’arrivo dei devo team nella nostra categoria ha creato un divario importante tra le varie squadre. Queste realtà possono permettersi di avere persone pagate per fare questo di lavoro, senza parlare del vantaggio sui materiali. Al di là della parte tecnica rimane una questione di costi. Noi dobbiamo comprare biciclette, ruote, kit, misuratori di potenza, ecc… Queste squadre ricevono il materiale dal team WorldTour. 

Invece da noi si deve cercare l’equilibrio.

La SC Romanese non fa mancare nulla agli atleti però sono costi importanti e si deve ponderare bene la spesa. Se forniamo ai ragazzi materiale di primissimo livello non abbiamo abbastanza budget per le corse. In questo modo diventa difficile fare tutto, anche trattenere i ragazzi in Italia perché molti già da junior guardano all’estero. Se a questo poi aggiungiamo le spese per prendere i corridori fuori regione il tutto si complica.

All’estero molti team riescono a lavorare con una struttura organizzata (foto Facebook Watersley Cycling Team)
All’estero molti team riescono a lavorare con una struttura organizzata (foto Facebook Watersley Cycling Team)
Spiegaci meglio…

Noi il prossimo anno prenderemo due ragazzi dalla categoria allievi e dovremo pagare i punti sia alla Federazione sia alla società di appartenenza. Questo vuol dire spendere anche solo 3.000 euro per due corridori. Capite bene che in questo momento ogni spesa si ripercuote poi sulle nostre possibilità. Inoltre quando i ragazzi passano da allievi a juniores di solito hanno più punti rispetto a quando passano da juniores a under 23. 

Perché?

Per il semplice fatto che da allievi ci sono tante gare regionali e accumulare molti successi, e quindi punti, è più facile. Da juniores si corre spesso in competizioni nazionali o internazionali e non sempre si raccolgono tanti punti. Questo sistema andrebbe ricalibrato, sicuramente. Inoltre è una cosa che abbiamo in Italia, perché all’estero non esiste. Spesso le squadre straniere che prendono i ragazzi dall’Italia non pagano e devono rimetterci le famiglie

Si dovrebbe trovare il modo di far arrivare più soldi dall’alto?

Sarebbe corretto. Il rischio è che se si va avanti così molte squadre possano chiudere. D’altronde se la passione è l’unico motore che fa camminare il movimento giovanile è possibile che la sua energia prima o poi finisca. Sento tante critiche ai team manager, ma c’è chi fa questo lavoro da trent’anni senza vedere un euro, e ha sacrificato gran parte della propria vita.

Cosa facevano i ragazzi della SC Romanese in Olanda?

16.07.2024
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Da qualche foto sui social era emerso che i ragazzi della SC Romanese, squadra juniores bergamasca, avevano passato una settimana in Olanda, in casa della DSM-Firmenic Post NL. Un periodo di allenamenti con a coronamento di questa anche una gara di categoria 1.1, dove Stefano Gianini ha conquistato un ottimo terzo posto. 

«Dal 2024 – dice Redi Halilaj, team manager della SC Romanese – siamo diventati team di sviluppo della DSM. Un progetto che raccoglie diverse realtà in Europa, tutte squadre juniores, e vuole portare i corridori nell’orbita della squadra WorldTour. Non è un reclutamento di atleti e basta, ma una serie di esperienze per far crescere i ragazzi. Per far imparare loro come si lavora e ci si allena in un team di alto livello».

Ecco gli atleti della Romanese all’interno della struttura del Team DSM-Firmenich PostNL
Ecco gli atleti della Romanese all’interno della struttura del Team DSM-Firmenich PostNL

Romanese orgoglio italiano

Il progetto della DSM-Firmenich Post NL comprende appunto diverse squadre del panorama juniores. Tutte selezionate secondo parametri di qualità del lavoro e di preparazione dello staff. 

«In questo momento – continua Halilaj – sono all’interno del progetto alcune squadre: un’olandese, una inglese, una belga e noi. A inizio anno la DSM cercava un team italiano ed è stata segnalata la nostra realtà. Un grande attestato di stima visto il nostro lavoro e sono davvero felice per i ragazzi, perché hanno potuto prendere parte ad un’esperienza molto formativa. Verso gennaio ho fatto un paio di incontri con il loro capo scout e siamo entrati in questo progetto. La settimana in Olanda era già prevista, fin da subito».

Come si è svolta?

Il primo giorno siamo andati nei laboratori del team e abbiamo fatto alcuni test, in particolare sul VO2Max. Abbiamo visto quali macchinari usano e i ragazzi avevano gli occhi che brillavano dall’emozione. Nel secondo giorno, invece, c’è stato un allenamento di tre ore e mezza con quattro volate da 10-12 secondi. Alla fine anche un test di un minuto al massimo delle possibilità. 

Abbiamo visto che siete anche stati nel BikePark di Tom Dumoulin…

Sì, siamo andati nella giornata di venerdì. E’ un posto fantastico e super attrezzato, pensate che all’interno ci sono anche dei settori di pavé. I ragazzi hanno imparato a fare la doppia fila ravvicinata, vista la larghezza delle strade del Nord. Cose utili per la loro crescita e il loro apprendimento. Hanno anche visto come si prende in testa una curva prima di uno strappo. Praticamente hanno visto cosa vuol dire correre da quelle parti. 

Hanno imparato bene visto il terzo posto di domenica 7 luglio.

Una gara piatta, senza asperità, ma con un vento incredibile. I ragazzi sono stati bravissimi, erano nel vivo della corsa, tanto da essere entrati in tre nei primi dodici. Ma non era il risultato che cercavamo, anche se questo ha fatto piacere.

Che obiettivo avevate?

La cosa principale che mi premeva era il confronto con gli altri ragazzi. In queste esperienze all’estero impari qualcosa, sempre. E secondo me insegni qualcosa. Non è solo apprendere, ma anche donare. 

L’esperienza si è chiusa domenica 7 luglio con la partecipazione alla Menen Kemmel, dove Stefano Gianini ha colto un ottimo terzo posto
Il 7 luglio hanno partecipato alla Menen Kemmel, dove Stefano Gianini ha colto un ottimo terzo posto
Dove avete alloggiato?

Negli appartamenti della DSM. I ragazzi hanno vissuto in totale autonomia, a gruppi di due. Si cucinavano la cena e si autogestivano. Tutto lo staff del team alla fine della settimana ci ha fatto i complimenti. Non è facile ambientarsi in quelle zone, anche solo per andare in bici. Devi entrare e uscire dalle ciclabili, perché dove ci sono vanno usate. Ma quelle sono belle, scorrevoli e ci si può allenare sopra senza problemi. 

Tu sei felice di quanto visto?

Totalmente. Secondo me una settimana del genere ti lascia tanto. Sia a me che ai ragazzi. Fa capire loro cosa bisogna fare per arrivare in alto, non basta andare forte in bici, intorno c’è un mondo. Serve umiltà e ambizione. I consigli dello staff della DSM fanno piacere e sono un tesoro importante per loro. Il ciclismo è un divertimento, ma serve anche prenderlo con la giusta dose di serietà.

Halilaj: il ds che ha scoperto (anche) il talento di Alari

04.01.2024
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Dietro l’approdo di Samuele Alari al Tudor Pro Cycling Team U23 c’è la mano del suo diesse alla S.C Romanese: Redi Halilaj. Albanese di origine ma trapiantato in Italia, in provincia di Bergamo, dal 1999. Come corridore è arrivato a gareggiare per tre stagioni nei professionisti, con la Amore & Vita-Selle SMP. 

Redi Halilaj da corridore ha conquistato diverse volte il titolo nazionale albanese
Redi Halilaj da corridore ha conquistato diverse volte il titolo nazionale albanese

Dalla bici all’ammiraglia

Una volta smesso con le gare, la passione ormai salda nel ciclismo ha fatto salire Redi in ammiraglia. «Appena finita la carriera, nel 2017 – racconta Halilaj – sono andato a dare una mano alla Ciclistica Trevigliese. Dopo un paio di stagioni mi hanno dato in mano la squadra, nel biennio tra il 2019 e il 2020 sono passati corridori come Piganzoli, Romele e Milesi».

«Nel 2021 – continua – ho preso un anno sabbatico, sono rimasto in famiglia. Poi è saltato fuori il progetto della Romanese, grazie allo sponsor principale che è gestito da Mauro Carminati. Si era deciso di inserire, tra le squadre già esistenti, la formazione juniores. Così nel 2022 è iniziato il progetto».

Due anni fa è nato il progetto juniores della Romanese, il primo corridore arrivato è stato Alari
Due anni fa è nato il progetto juniores della Romanese, il primo corridore arrivato è stato Alari
2022, primo anno di Alari tra gli juniores…

Samuele è stato il primo corridore che abbiamo preso. Avevo, ed ho tutt’ora, un buon rapporto con i diesse del Sarnico. Ho visto un video di Alari sui social e ho capito che avesse del potenziale, ricordo di aver pensato: «Ha una bella pedalata». Così una volta partito il progetto juniores con la Romanese, ho contattato i diesse del Sarnico e lo stesso Alari. 

Com’è stato scendere dalla bici e salire subito in macchina?

Difficile. Quello che so l’ho imparato anno dopo anno. Alla fine questa è la mia quinta stagione da diesse. Sono partito da zero e non è stato facile, perché ci sono tanti meccanismi da curare e coordinare. Ogni ragazzo ha un carattere diverso e devi trovare il modo di comunicare con tutti. La mia fortuna è che sono innamorato del ciclismo, mi diverto ad aiutare i ragazzi e realizzarli. 

Conoscono la tua storia di corridore? Sono curiosi?

Ho capito una cosa: più passano gli anni e più i ragazzi sono curiosi. Io non voglio mischiare quello fatto in bici con quello che faccio in ammiraglia. Dico loro di restare tranquilli e di non bruciare le tappe. Da junior non conta vincere, ma conta crescere e imparare. 

«Quello che mi ha sorpreso di Alari è la sua capacità di lavorare fuori soglia, cosa fondamentale per un cronoman»
«Quello che mi ha sorpreso di Alari è la sua capacità di lavorare fuori soglia, cosa fondamentale per un cronoman»
Che tipo di diesse sei?

Non sono uno facile. Per me l’allenamento è sacro. Pretendo tanta serietà e dedizione. Il ciclismo è cambiato, ci sono sempre meno squadre e sempre meno occasioni. Capita di dover dire dei no ad alcuni ragazzi. Quindi quello che dico ai miei corridori è questo: «Io ho scelto voi, e voi me. Pretendo impegno perché dovete valorizzare questa occasione, non tutti hanno avuto questa fortuna e bisogna impegnarsi al massimo». Sposo la filosofia che mi hanno insegnato i miei diesse: «Chi ha tempo non aspetti tempo». 

In cinque anni il ciclismo a livello juniores è completamente cambiato…

Dall’epoca di Milesi, da dopo il Covid, si c’è stata un’accelerata pazzesca. Tutto è finalizzato alla crescita ed i team vengono a prendere i ragazzi fin da giovani. 

Come è successo con la Tudor e Alari. Ma lui che ragazzo è?

E’ un ragazzo con cui si lavora bene. La famiglia è molto tranquilla ed è sempre rimasta distante dal ciclismo, lasciandoci lavorare in pace. Senti una fiducia che ti rende la vita semplice. Senza l’assillo della famiglia il ragazzo si emancipa ed il legame con il diesse diventa estremamente profondo. 

Sotto gli occhi di Halilaj sono passati tanti talenti: qui Milesi e Piganzoli ai tempi della Ciclistica Trevigliese
Sotto gli occhi di Halilaj sono passati tanti talenti: qui Milesi e Piganzoli ai tempi della Ciclistica Trevigliese
Samuele ha detto che avete un legame molto radicato. 

Abbiamo una grande sinergia e una bella intesa. A me come corridore piace tanto. Ha molti margini di miglioramento e la scelta dell’estero lo aiuterà. Il calendario sarà impegnativo, ma sono le esperienze giuste per crescere ancora. Il ciclismo è diventato ancora più globale. 

Che idea hai della sua crescita?

Ha tanto fisico e un enorme potenziale. Quando si hanno le giuste qualità non bisogna accelerare i tempi, ma fare le cose fatte bene. Se un corridore ha motore la cosa importante è arrivare ad utilizzarlo al 100 per cento. Molte volte i ragazzi si perdono proprio perché noi diesse non siamo in grado di inquadrarli nel modo giusto. 

Pochi giorni fa Halilaj ha seguito Alari in allenamento: che emozione vederlo con la nuova divisa
Pochi giorni fa Halilaj ha seguito Alari in allenamento: che emozione vederlo con la nuova divisa
La Tudor è stata la giusta scelta da questo punto di vista?

Sì, fin da dopo l’infortunio Samuele si è allenato con loro. La squadra ha gestito la sua ripresa ed è stato giusto così. Ci sentiamo ancora spesso, l’altro giorno l’ho visto in allenamento e l’8 gennaio partirà per il training camp.

Che effetto ti ha fatto vederlo con una divisa diversa?

E’ stata una bella sensazione. Correrà in un vivaio di un grande team e sarà guidato da gente di un certo livello. Spero possa ripercorrere la strada degli altri ragazzi passati da me (Piganzoli, Milesi e Romele, ndr).