Zamperini vince e va in cerca di nuovi orizzonti

28.08.2023
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La vittoria al Giro del Casentino è solo l’ultimo atto di una stagione fin qui positiva per Edoardo Zamperini, vent’anni, tanto che di lui si parla sempre di più come di uno dei migliori prospetti italiani. Si era già messo in luce con il successo di oltre un mese fa al GP di Kranj, in Slovenia, gara che ha spesso sorriso ai colori azzurri ma è tutto l’anno che il ventenne di Grezzana ha un ottimo rendimento: 2 vittorie e 2 podi internazionali in stagione.

«In Toscana è andata bene – esordisce Zamperini (nella immagine di apertura photors.it) – era un circuito dove avevo già gareggiato lo scorso anno, ma l’hanno un po’ cambiato, reso più vallonato e quindi più adatto alle mie caratteristiche».

L’arrivo solitario al Giro del Casentino a Corsalone. 2° Tsarenko a 6″, 3° Iacomoni a 12″ (foto Pagni)
L’arrivo solitario al Giro del Casentino a Corsalone. 2° Tsarenko a 6″, 3° Iacomoni a 12″ (foto Pagni)
Non è una vittoria arrivata per caso, vista l’alta percentuale di piazzamenti che hai in questa stagione…

Diciamo che quando indosso il numero lo faccio ponendomi sempre un obiettivo, cercando di leggere bene la corsa e da come vanno le cose direi che ci sono riuscito finora abbastanza bene. Voglio essere sempre nel vivo dell’azione, non subire mai la corsa. Devo però dire che la vittoria di domenica mi è arrivata un po’ inaspettata, mentre quella di Kranj l’avevo puntata sin da inizio stagione come possibile target.

Perché dici che la vittoria ti ha sorpreso?

Perché ero uscito molto male da Capodarco. Lì mi ero fatto sfuggire la fuga giust,a ma mi ero posto all’inseguimento e ci sarei anche riuscito, con me c’era Iacomoni che infatti si è ricongiunto. All’improvviso però ho iniziato ad avere problemi intestinali. La notte successiva sono stato malissimo e nei tre giorni dopo (e prima della gara toscana) non ho neanche preso la bici in mano. Evidentemente però quando la condizione c’è, non cala dall’oggi al domani.

Primo posto a Kranj, battendo Ridolfo e Biagini per un podio tutto italiano (foto Prijavin.se)
Primo posto a Kranj, battendo Ridolfo e Biagini per un podio tutto italiano (foto Prijavin.se)
A Kranj avevi puntato con maggior decisione?

Era una gara più difficile, sia per condizioni della corsa che per partecipazione, infatti a dispetto dei tentativi la fuga non partiva mai, è successo solo a 20 chilometri dal traguardo. Ma sono queste le gare che mi piacciono, in queste condizioni mi esalto.

A giudicare dai risultati, il momento più basso della tua condizione è andato a coincidere sfortunatamente con il Giro Next Gen…

Non è propriamente così. La gamba c’era ma nelle due tappe che avevo identificato come più adatte a me, qualcosa non ha funzionato. Nella seconda, che poi era la prima in linea, avevo beccato la fuga e alla fine mi ero ritrovato avanti da solo, su di me sono rientrati due di squadre WorldTour che andavano fortissimo. Io ho provato ad anticiparli all’ultimo chilometro e forse ho sbagliato, perché Gelders mi ha preso la ruota e mi ha saltato, su di me è rientrato il gruppo e la tappa è andata.

L’altra frazione sulla quale puntavi?

Era la quinta. Si era formato un gruppetto con 50” di vantaggio, ho provato a riagganciarmi gli sono arrivato a 25”, ma anche lì il gruppo mi ha riassorbito a 500 metri dal traguardo. In queste occasioni serve anche fortuna, trovare i tempi giusti. Io al Giro ci tenevo molto, avevo fatto l’altura prima per essere pronto, ma quella corsa è davvero di un livello superiore, ci sono grandi nomi, azzeccare il risultato non è facile.

Il corridore di Grezzana ha indossato la maglia azzurra agli europei del 2021, finendo 16°
Il corridore di Grezzana ha indossato la maglia azzurra agli europei del 2021, finendo 16°
Per tua stessa ammissione, sei un corridore che si costruisce da solo i risultati. Per tue caratteristiche o anche perché con la squadra non riesci a trovare la giusta sintonia tattica?

Sono fatto così, corro all’attacco. Ogni corridore ha le sue caratteristiche, è chiaro che per un De Pretto serve una squadra attorno che tenga la corsa imbrigliata, io cerco l’esatto contrario.

Hai quindi bisogno di un team diverso?

Sia chiaro, alla Zalf sto bene, non mi hanno fatto mancare nulla, ma ritengo che sia meglio per me cambiare aria, per mie ragioni personali. Una delle ragioni è che vorrei avere più occasioni per gareggiare all’estero, confrontarmi con il ciclismo che conta perché come si è visto al Giro il livello fuori è un altro. Ora c’è la nazionale di Amadori che permette di fare tante esperienze, ma la selezione bisogna guadagnarsela e io nel 2024 vorrei essere preso maggiormente in considerazione.

Per Zamperini anche un passato su pista, con il titolo italiano esordienti nella corsa a punti (foto Ghilardi)
Per Zamperini anche un passato su pista, con il titolo italiano esordienti nella corsa a punti (foto Ghilardi)
Hai già contatti in corso?

Sto cercando un procuratore che possa curare i miei interessi, ma voglio fare la scelta giusta, non farmi prendere dalla fretta. Poi si vedrà dove trovare una sistemazione per il prossimo anno. Intanto mi concentro sulle gare da fare.

Cerchi un team per restare ancora nella categoria o per fare il grande salto?

Io credo che un altro anno fra gli Under 23 sia necessario, ho imparato tanto in questa stagione e ho visto che sto ancora crescendo, ad esempio in pianura ormai pedalo con un rapporto in più, ma penso che ci sia ancora margine per migliorare. L’importante è trovare chi voglia investire su uno scalatore ancora in piena costruzione.

Procuratori, sul valore dei corridori sentiamo anche Scimone

07.01.2022
6 min
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Continua il nostro viaggio nel mondo dei procuratori. Dopo aver ascoltato il parere di Alex Carera, ci siamo rivolti ad un altro procuratore di lungo corso, Raimondo Scimone. A lui abbiamo rivolto sostanzialmente le stesse domande del suo collega. Abbiamo gettato sul piatto della discussione lo stesso argomento, vale a dire come viene stabilito il valore di un corridore.

(Da sinistra) Conca, Aleotti e Colleoni ad Extragiro 2020: oggi il giovane deve essere “già esperto” e forte
Da sinistra: Aleotti e Colleoni ad Extragiro 2020. Oggi il giovane deve essere “già esperto” e forte

Età fondamentale

Scimone ha iniziato questo mestiere all’inizio degli anni 2000, i primi contatti con il ciclismo sono del 1999 ma effettivamente opera da vent’anni.

«Come si stabilisce il valore di un corridore? Ah, che domandona! Non è un argomento da poco – scherza Scimone – Il valore di un corridore è chiaramente soggettivo e varia da atleta ad atleta. Il primo parametro che mi viene in mente è l’età, soprattutto in questo periodo in cui le squadre vanno alla ricerca dei giovani.

«È tutto più esasperato. Mi verrebbe quasi da dire che i giovani non hanno più diritto alla gioventù visto che vengono richiesti appunto giovani, esperti, già formati e forti».

«Con la ricerca di giovani questi assumono più valore. E’ anche più facile che un ragazzo di buone prospettive guadagni di più rispetto ad un corridore che già è professionista da 10 anni. Penso ad un atleta di sostanza, che magari non vince moltissimo ma che è sempre presente e ad un neopro’ che ha fatto intravedere qualche risultato. Oggi si ragiona moltissimo in prospettiva».

Scalatori purissimi sempre più rari, qui Sosa
Scalatori purissimi sempre più rari, qui Sosa

Velocista, passista o scalatore?

Anche per par condicio con Scimone abbiamo, come detto, impostato l’intervista sullo stesso binario di Carera, qualche differenza però c’è. E con Raimondo infatti il discorso del valore dell’atleta passa anche dalla tipologia del corridore stesso.

«Oggi il mondo dei professionisti è pieno di passisti veloci. Si sentono moltissimi corridori dire: “Tengo bene, sono veloce, la volata di gruppo non la vinco, ma posso regolare un gruppetto di 20-25 atleti”. E questa tipologia è ancora più frequente nel ciclismo “anglosassone” e per anglosassone intendo un po’ tutto il resto d’Europa tolta la Movistar. Questo per dire che uno scalatore lo “vendo” meglio di un passista, per il semplice fatto che sul mercato ce ne sono di meno».

«Almeno personalmente, ho meno difficoltà nel piazzare lo scalatore piuttosto che il passista veloce. Poi è chiaro che se lo scalatore ha zero vittorie e solo un paio di piazzamenti e il passista veloce ha 12 vittorie, forse riesco a venderlo bene ugualmente. In più bisogna considerare che oggi una figura come lo scalatore puro emerge del tutto solo su salite estreme come il Mortirolo o lo Zoncolan».

«Penso per esempio a Matteo Fabbro, guardando ai corridori di “casa mia”. Dopo un periodo di apprendistato, è venuto fuori lo scalatore che c’è in lui, soprattutto dopo gli ultimi due Giri d’Italia. Matteo però prima ha dovuto guadagnare qualcosa sul passo e in consistenza in generale, e solo successivamente è potuto tornare a valorizzare la sua caratteristica di scalatore. Nella valutazione quindi bisogna considerare anche situazioni simili».

Se fosse interessata ai grandi Giri, sarebbe “facile” piazzare un uomo di classifica alla Alpecin visto che non ne ha in rosa
Se fosse interessata ai grandi Giri, sarebbe “facile” piazzare un uomo di classifica alla Alpecin visto che non ne ha in rosa

I “microparametri”

Lo scalatore si piazza meglio dunque. Il che non fa una piega, è il classico discorso della domanda e dell’offerta.

Scimone poi chiarisce anche che parliamo di corridori bravi. Ci si riferisce quindi ad uno standard medio-alto. Il corridore scarso generalmente dopo il primo contratto non trova più una collocazione, mentre il fenomeno la squadra la trova “da solo”.

«Lo scalatore vale più del passista veloce – riprende il procuratore – Poi dipende anche da dove va e qui entrano in gioco quelli che io chiamo i “micro sottoparametri”, vale a dire quelle caselle che quel team deve riempire. Se per esempio ad una squadra manca il passista veloce magari te lo paga un po’ di più».

«Un altro di questi parametri è la mentalità del risparmio. C’è quel team che è più esposto a questa dinamica e chi invece bada più al sodo e colma quel gap (lo stipendio del corridore, ndr) un po’ più facilmente.

«Faccio un esempio: un cronoman è conteso fra due team, ma per questa serie di “piccoli motivi” o semplicemente perché necessita di un cronoman appunto, da una parte questo corridore prende 100.000 euro di più che dall’altra. Quindi a volte sono anche le esigenze di spogliatoio a determinare la valutazione di un atleta».

Scimone tra due dei suoi assistiti più esperti: Domenico Pozzovivo (a sinistra) e Alessandro De Marchi (a destra)
Scimone tra due dei suoi assistiti più esperti: Domenico Pozzovivo (a sinistra) e Alessandro De Marchi (a destra)

Scouting in prima persona 

È curioso poi anche capire come avviene l’approccio fra procuratore e corridore. Chiaramente ognuno ha i suoi metodi. Noi ci immaginiamo il procuratore che va alle corse e si avvicina al ragazzo che lo ha colpito con la sua azione sul campo.

Per esempio, avevamo visto che Alex Carera aveva una sua rete di talent scout e lui stesso poi osservava i files di ordini d’arrivo e palmares.

«Io – riprende Scimone – non ho questa rete definita di talent scout. L’approccio lo faccio da me, anche per questo motivo ho meno atleti rispetto ai Carera. Ascolto il passaparola soprattutto dei corridori che già seguo. Ho dei rapporti con dei direttori sportivi, con questo o con quel team… Parlo con loro chiaramente e poi sgomitiamo con gli altri procuratori!».

«La categoria che inizio ad osservare è quella degli juniores, gli allievi assolutamente no – ribatte secco Simone – è anche vero però che anni fa dicevo tutto ciò degli juniores e adesso invece si va a pescare proprio lì».

«In questa categoria (juniores, ndr) i ragazzi non hanno una maturità fisica e neanche psichica. Tutto può cambiare in breve tempo. E anche in corsa spesso si vedono strategie scriteriate. Quindi ancora di più non mi sento di approcciare gli allievi. Poi è anche vero che se il De Marchi della situazione (suo assistito, ndr) ha un fratello che corre negli allievi e mi dice: “Raimondo, voglio che lo segui te”, un occhio glielo dò. Ma è tutt’altra tipologia di approccio».

Sia Scimone che Carera ci hanno detto che non si tratta con gli allievi, ma sarà sempre così?
Sia Scimone che Carera ci hanno detto che non si tratta con gli allievi, ma sarà sempre così?

I primi stipendi

Il procuratore è una figura molto importante per il corridore, cura i suoi interessi e il più importante è chiaramente quello dello stipendio. Ma quando si inizia lavorare con corridori così giovani, come gli juniores, quando percepisce la sua percentuale il procuratore? Prende qualcosa già da quando gli trova squadra fra gli U23?

«Prima di tutto – conclude Scimone – io vorrei che il corridore non vedesse il procuratore come una figura che incide nel suo bilancio e basta. Io dedico del tempo e del denaro per portarlo al professionismo. Poi da lì chiaramente anche io inizierò a guadagnare.

«Prima di arrivare ai professionisti non percepisco nulla dal mio assistito. Chiedo, parlo, e mi muovo presso i team con cui ho più confidenza, ma nella trattativa non metto bocca. E addirittura anche dopo essere arrivato al professionismo, se quell’atleta non raggiunge un livello economico soddisfacente io non prendo nulla. Ognuno ha il suo metodo».

Carera 2021

Il valore di un corridore? Parola ad Alex Carera

04.01.2022
7 min
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Al pari del calciomercato anche nel ciclismo in qualche modo si parla spesso di acquisti, di nuove leve, di stelle da scoprire… In tutto ciò gioca un ruolo centrale la figura del procuratore, colui che aiuta il corridore non solo a trovare una squadra ma anche un buon contratto. Noi vorremmo capire come viene stabilito il valore “di mercato” di un corridore e per farlo ci siamo rivolti Alex Carera, uno dei procuratori più esperti.

Dopo due stagioni alla corte di Gianni Savio, nel 2018 Egan Bernal passò al Team Sky
Dopo due stagioni con Savio, nel 2018 Bernal passò al Team Sky

Contratti e penali 

«Innanzitutto va fatta una precisazione – spiega Alex Carera – rispetto al basket o al calcio in cui c’è un valore del cartellino dell’atleta, nel ciclismo questo non esiste. In qualche modo sono tutti svincolati e non è possibile fare delle plusvalenze. Detto ciò, ci sono però le penali».

La penale può essere equiparata al valore del cartellino. «La penale è obbligatoria in un solo Stato ed è la Spagna. E’ una cifra che si stabilisce in merito alla “forza” di quel corridore. In pratica se si paga alla squadra il valore di quella penale, il corridore è svincolato e torna ad essere libero. Per esempio proprio Pogacar ha una penale, altissima, per essere svincolato dalla UAE. Abbiamo stabilito una cifra che il team manager Gianetti ha accettato».

A questo punto però ci viene in mente il caso Bernal. Quando fu venduto da Gianni Savio all’allora Sky (oggi Ineos), per il colombiano c’era un “costo del cartellino”.

«Intuito il valore assoluto dell’atleta, Savio aveva previsto nel contratto che, se fosse arrivata una proposta da un team WorldTour entro un certo termine, avrebbe avuto diritto ad un indennizzo per rescindere appunto il contratto tra la sua squadra e l’atleta in questione (un importo che il piemontese ha chiamato “premio di valorizzazione”, ndr). Ma non è stato il solo caso. C’è stato anche quello di Masnada. Per Fausto addirittura questo è accaduto due volte: nel passaggio alla CCC e da qui alla Quick Step, chiaramente con importi diversi».

La festa organizzata da A&J All Sport per i propri assistiti. In primo piano a destra anche Johnny, in ripresa da un brutto incidente d’auto
La festa di A&J All Sport. A destra anche Johnny, in ripresa da un incidente d’auto

Il valore dell’atleta

Come si fa a stabilire un valore di mercato? A quanto pare non è solo il procuratore che attribuisce un valore.

«E’ il mercato stesso che dà una valutazione al corridore – riprende Carera – chiaramente ogni procuratore ha un’idea di base sul proprio atleta. Gli dà una stima. Ma lo stipendio non lo stabilisce né il team, né il procuratore, né il corridore. E’ appunto il mercato a determinarlo. Molto poi dipende anche dalla situazione del corridore stesso, se questo è in crescendo o in calando. E addirittura può variare nel corso della stagione.

«Faccio un esempio banale. Prendiamo Covi. Alessandro inizia il 2021 con un determinato valore. Dopo un buon Giro d’Italia ne assume un altro e dopo San Sebastian ne ha un altro ancora. E più il corridore è giovane e più vale, perché potenzialmente può migliorare».

Leggere il mercato

E qui secondo Alex Carera interviene l’abilità del procuratore. La sua intuizione nel sapersi muovere in anticipo.

«Il bravo procuratore è colui che sa leggere il mercato, capire ed analizzare l’evoluzione dell’atleta e della situazione. Se nasce una nuova squadra automaticamente aumenta il valore contrattuale di ogni corridore. Ci sono più posti a disposizione e quindi più scelta.

«Se al contrario chiude un team, il valore si riduce, specie per chi è in scadenza di contratto. Il caso della Qhubeka per esempio ha provocato un abbassamento del valore medio. Poi è anche vero che chi è davvero forte, da una situazione così, ne può anche approfittare per accaparrarsi uno stipendio buono dal team che lo andrà a prendere».

Per Carera, Vingegaard (classe 1996), secondo al Tour, è la sorpresa del 2021
Per Carera, Vingegaard (classe 1996), secondo al Tour, è la sorpresa del 2021

Il potenziale

Carera ha parlato di potenziale. Quanto cioè un atleta può fare: crescere, raccogliere, vincere… Chiaramente se è giovane tutto assume un altro valore. Quanto incidono dunque il potenziale e soprattutto l’età nell’andare a stipulare un contratto?

«L’età – dice – conta moltissimo. Se tu vinci una Roubaix a 23 anni potenzialmente puoi vincerne almeno altre cinque. Se ne vinci una a trent’anni, ne puoi vincere un’altra o due al massimo. Quindi l’età conta, ma conta di più vincere presto. Prima vinci, prima raggiungi certi livelli e più assumi valore. Anche perché va fatta una considerazione: si fa presto ad aumentare il valore, mentre ci vuole di più a perderlo in quanto subentra una questione d’immagine che ci si porta dietro nel corso delle stagioni».

Sorpresa Vingegaard

Però non sempre oggi il mercato tende a ragionare in base alle vittorie. A volte si dà un alto valore ad un corridore anche se questo da giovane non ha vinto o non è esploso definitivamente. Per esempio ci viene in mente Fortunato, re dello Zoncolan, buon corridore e ottimo potenziale. Ad un certo punto della stagione era sulla bocca di tutti.

In questo caso Carera fa dei chiarimenti. «Secondo me non è un esempio calzante, Lorenzo non è così giovane. E per il mercato se tu hai vinto la tappa dello Zoncolan o un’altra cambia poco. Lui è già al terzo o quarto anno da pro’.

«Per me un esempio calzante in tal senso potrebbe essere Vingegaard. Per me lui è stata la vera sorpresa del 2021 con il secondo posto al Tour de France. Un qualcosa di grandioso. Il problema per il danese è che questo risultato non lo ha colto quattro o cinque anni fa da neoprofessionista, ma a 25 anni. Jonas non è passato da predestinato, per questo ha un valore sottostimato».

Oggi la categoria juniores è uno dei bacini maggiori per i team e i procuratori
Oggi la categoria juniores è uno dei bacini maggiori per i team e i procuratori

Sempre più giovani

L’età media nel passaggio tra i professionisti si sta abbassando. Squadre e procuratori vanno a cercare atleti sempre più giovani, tra gli juniores sicuro e forse anche tra gli allievi, proprio per il discorso del potenziale.

«Tra gli allievi no – dice Carera – non è neanche una categoria internazionale UCI. Oggi essendoci più procuratori nel mondo o presunti tali, si va alla ricerca di atleti sempre più giovani anche perché se ci lavori bene hai più probabilità di mantenerli nel corso degli anni. I contratti si sono allungati per durata, sono a lunga scadenza. Vedere contratti triennali è molto più normale rispetto ad una volta.

«Noi (l’agenzia di Alex e Johnny Carera è la A&J All Sport, ndr) lavoriamo su due mondi. Vediamo i file, gli ordini di arrivo da una parte e abbiamo una rete di talent scout dall’altra. Con loro andiamo a scoprirli sul campo, magari anche in Paesi diversi. Per esempio abbiamo Diego Millàn per l’America, Andrea Noè per l’Italia o Intxausti per la Spagna. Lì cerchi di scoprire nuovi talenti, chi ha margine di crescita. Poi è chiaro, una volta avremmo preso un corridore all’ultimo anno tra gli under 23, adesso lo andiamo a pescare al primo anno da juniores».

Il contratto

«Il valore di un corridore – dice Carera – è un cocktail di più elementi. Il primo è l’età, poi la progressione atletica, perché un exploit da “0-100” non contribuisce ad un grosso aumento di valore mentre una certa costanza sì. In Italia, per esempio, abbiamo due giovani che in tal senso sono molto appetibili: Alessandro Covi e Andrea Bagioli.

«Entrambi stanno crescendo con costanza, quindi sono affidabili. Un altro elemento del cocktail è la nazionalità. Un americano vale di più di un corridore croato, per il semplice fatto che negli Stati Uniti c’è più movimento di bici, di sponsor, di marchi interessati. Altra cosa che conta molto oggi sono i follower sui social».

«Tutti questi elementi sono portati nella trattativa con i team. Ma, come ripeto, quello che conta è il valore di mercato. Se tre team ti offrono un milione per quel corridore, vuol dire che il suo valore riconosciuto è quello. Tu procuratore non puoi pensare di ottenerne due. Al contrario se tu pensavi che valesse 500.000 euro e invece ci sono due o tre team che arrivano ad offrirti 750-800.000 ti adegui. Ti adegui in entrambi i casi».

«In fase di trattativa non si deve guardare solo all’offerta economica. Il buon corridore ha sempre più di una sola offerta, ha almeno due squadre che lo seguono. E lui deve scegliere non solo in base i soldi, ma in base al progetto che c’è dietro. I soldi sono la conseguenza di un buon lavoro. Il buon procuratore consiglia questo».