Lonardi vince (l’altro) Plouay e riflette sulla corsa ai punti

05.09.2025
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Giovanni Lonardi si trova al Tour of Istanbul, breve corsa a tappe di quattro giorni che si snoda intorno alla capitale turca. Da qui inizierà una serie di appuntamenti che porteranno il veronese e i suoi compagni della Polti VisitMalta fino al termine della stagione. L’obiettivo dichiarato è conquistare il maggior numero di punti per riuscire a entrare nelle prime trenta squadre al mondo e guadagnarsi il diritto di godere di una wild card per partecipare a un Grande Giro nel 2026. La corsa ai punti è serratissima e ogni occasione è buona per riuscire ad aumentare il bottino

«Siamo arrivati martedì a Istanbul – racconta Lonardi alla vigilia della corsa – con un volo diretto comodo e veloce. Meno comodo e molto più lento è stato il trasporto fino all’hotel. Da quando sono professionista è l’undicesima volta che vengo a correre in Turchia, ma la prima partecipazione al Tour of Istanbul. Nella giornata di ieri (mercoledì, ndr) abbiamo visto il percorso del prologo che apre la corsa. Per il resto ci affideremo alle mappe e a VeloViewer, riuscire a fare le ricognizioni del percorso non è mai facile da queste parti visto il traffico».

Podio Grand Prix Plouay 2025, Lonardi, Houcou e Ronan Augé (foto Freddy Guérin/DirectVelo)
Podio Grand Prix Plouay 2025, Lonardi, Houcou e Ronan Augé (foto Freddy Guérin/DirectVelo)

Punti e vittorie

Nella ricerca di punti Lonardi è riuscito anche a ritornare al successo, lo ha fatto al Grand Prix de Plouay, gara 1.2 che anticipava la corsa di categoria WorldTour, la Bretagne Classic, vinta da Arnaud De Lie. Un successo che ha portato 40 punti in casa Polti VisitMalta, e nella rincorsa alla top 30 danno una mano non indifferente (in apertura foto Freddy Guérin/DirectVelo). 

«Siamo affamati di punti – continua Lonardi – come tutti i team che sono nella nostra posizione, e dobbiamo cogliere ogni occasione. Da qui al 20 ottobre ogni gara può rimescolare la classifica, basta davvero poco. Uscire dalla top 30 vorrebbe dire non avere diritto alla wild card per il Giro. Va bene vincere ma ora ciò che conta è portare a casa qualsiasi risultato».

Lonardi è alla sua undicesima corsa in Turchia, qui al Tour of Turkiye insieme a Malucelli e Kristoff
Lonardi è alla sua undicesima corsa in Turchia, qui al Tour of Turkiye insieme a Malucelli e Kristoff
Così capita di correre in mezzo a continental e devo team.

Al Grand Prix de Plouay noi e la Vf Group-Bardiani eravamo le uniche professional in gara (il team di Reverberi ha però schierato al via tutti ragazzi under 23, ndr). Avevamo fatto richiesta per la corsa WorldTour ma non è stata accettata, ogni organizzatore decide quali team invitare. Chiaramente in una corsa francese verranno preferite squadre della stessa nazione (l’unica squadra italiana a partecipare è stata la Vf Group-Bardiani, che ha corso congli elite, ndr). 

E questi 40 punti raccolti al Gran Prix Plouay sono un bel bottino?

Ora si corrono anche le gare di secondo piano, la squadra si trovava già in Francia, visto che avevamo appena finito il Tour Poitou, e ha deciso di prendere parte anche a questa. Naturalmente avremmo preferito correre con i team WorldTour, però quando sei in gara non ci pensi. Alla fine è sempre una vittoria. Nella mia carriera ho corso tante gare di primo livello.

La lotta ai punti è serratissima, il rischio è di rimanere fuori dalla top 30 e dover rinunciare alle wild card
La lotta ai punti è serratissima, il rischio è di rimanere fuori dalla top 30 e dover rinunciare alle wild card
Un successo che aiuta anche moralmente?

Certo, è stato importante sia per me che per la squadra. Non vincevo da aprile 2024, quindi è una bella iniezione di fiducia. Inoltre questa vittoria è una carica importante anche per i miei compagni in vista del prossimo mese e mezzo. Saremo tutti alla ricerca di risultati e punti. 

Quanto è difficile per un corridore scendere a patti con questa realtà?

Non semplice, perché a volte devi “rinunciare” al risultato per portare a casa un doppio piazzamento, e quindi più punti. Penso che con questo sistema si stia rovinando il ciclismo, o meglio con questa distribuzione dei punti. 

Il team Polti VisitMalta è andato a correre al GP Plouay dopo aver corso il Tour Poitou, gara a tappe francese
Il team Polti VisitMalta è andato a correre al GP Plouay dopo aver corso il Tour Poitou, gara a tappe francese
In che senso?

Ci sono gare a tappe dove se si ottiene una vittoria si prendono 14 punti (le 2.1, ndr). Oppure gare come la Volta Valenciana dove un successo di tappa vale 30 punti. Poi si va al Circuit Franco Belge, corsa di un giorno 1.Pro che mette in palio 200 punti. Come il fatto che vincere una classifica generale, ad esempio alla Vuelta a Burgos, dà sempre 200 punti. Una corsa a tappe e una gara di un giorno non è la stessa cosa.

Servirebbe un equilibrio diverso?

Credo di sì, anche perché noi squadre professional non possiamo scegliere il calendario. Possiamo provare a organizzarci, ma non è mai facile e si deve trovare il compromesso tra dove vorresti correre e dove accettano la nostra richiesta.

Balsamo riparte dalla primavera e dalla voglia di divertirsi

25.08.2024
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«Una cosa buona che ho portato via da Parigi – dice Elisa Balsamo – la cosa per me più bella è stato il pubblico sul percorso della gara su strada. La gente sulla salita di Montmartre è stata una cosa veramente impressionante. Potrò dire per sempre che io c’ero. Secondo me ci saranno poche gare spettacolari come quella».

Il capitolo delle Olimpiadi di Parigi lo chiudiamo volutamente così. Nulla di tutto quello che potremmo raccontare cambierebbe il succo di un’esperienza falsata dalla cattiva sorte, che nelle dichiarazioni successive è diventata la sola causa di risultati al di sotto delle attese. Quello che interessa, parlando con Elisa alla vigilia della corsa di Plouay (la piemontese ha chiuso al quarto posto) è la nuova pagina su cui proprio dalla corsa francese si inizierà a scrivere la seconda parte di stagione.

Le fatiche del Tour dopo le Olimpiadi hanno creato la base da cui ripartire
Le fatiche del Tour dopo le Olimpiadi hanno creato la base da cui ripartire
Si può dire che da oggi comincia una seconda parte di stagione che sarà folgorante e bellissima?

Speriamo! Sto bene (sorride, ndr), devo dire che il Tour de France è stato decisamente duro, però mi sono sentita meglio ogni giorno. Speriamo che questo finale di stagione sia positivo.

E’ un Tour che ci voleva per rimetterti completamente in carreggiata dopo il ritiro dal Giro?

Ho fatto delle belle volate nei primi giorni, sono contenta. Ma diciamo, come avete ben capito, che era un Tour per cercare di rimettersi in sesto. Nel senso che arrivando da un periodo un po’ travagliato, l’obiettivo era più che altro quello di riuscire a creare una buona condizione e aiutare le compagne. Quindi direi che è andata bene.

Adesso si guarda giorno per giorno o si fissano grandi obiettivi?

Credo che l’europeo possa essere una bella occasione per me. Ma non voglio pensare a un solo obiettivo, parteciperò ancora a delle grandi gare interessanti. L’obiettivo è quello di raccogliere il più possibile e divertirsi. Ci sono ancora delle belle occasioni.

La vittoria nel Trofeo Binda su un’atleta in forma come Kopecky e Puck Pieterse ha ribadito che Balsamo non è solo una velocista
La vittoria nel Trofeo Binda su un’atleta in forma come Kopecky e Puck Pieterse ha ribadito che Balsamo non è solo una velocista
Divertirsi è un bel verbo: c’è stato spazio per il divertimento in questi primi mesi?

Sono molto contenta della mia primavera. Mi sono divertita e sono arrivati degli ottimi risultati. Sicuramente gli ultimi due mesi e mezzo dalla caduta non sono stati facili, però ormai si guarda avanti. Penso di essere uscita dal tunnel, quindi questa è la cosa più importante. Devo dire che gli ultimi due anni non sono stati particolarmente fortunati, soprattutto a causa delle cadute. Farsi male non è mai bello…

Fatte le debite proporzioni, sei forte in pista e hai una grande punta di velocità: si potrebbe pensare a te come a un Jonathan Milan. Forse tu tieni meglio in salita, come dimostra la vittoria al Trofeo Binda. Quale pensi che potrebbe essere un tuo sviluppo?

Devo dire che volendo immaginare un’Elisa a lungo termine, a me piacerebbe cercare di diventare sempre più completa. Da questo punto di vista, quello che ho fatto in primavera è stato un passo avanti rispetto all’anno scorso. Ovviamente non voglio perdere lo spunto veloce, perché alla fine credo che sia il mio punto di forza. Però vorrei cercare di migliorare un pochino sulle salite, sugli strappi. E’ quello il mio obiettivo.

Di solito si dice che dopo le Olimpiadi quelli che hanno fatto pista tornano tra le mani delle proprie squadre e si dedicano solo alla strada. Sarà così anche per te?

In realtà per adesso non mi sono fatta grandi idee. Quindi prima di dichiarare cose ai giornali, vorrei parlare con tutti. Sentire quello che pensa Villa, confrontarmi con lui e poi prenderò la mia decisione. La pista fa parte del mio bagaglio e mi ha dato molto. In questi ultimi anni mi sono tolta davvero delle belle soddisfazioni. E penso che con l’equilibrio giusto, la pista possa dare qualcosa anche per la strada. Però non è facile. Soprattutto nel ciclismo del giorno d’oggi in cui se non arrivi alle gare al 110 per cento, fai solo una grande fatica e nient’altro.

Divertirsi significa anche essere in pace dopo un secondo posto: Balsamo-Consonni alla Gand, entrambe battute da Wiebes
Divertirsi significa anche essere in pace dopo un secondo posto: Balsamo-Consonni alla Gand, entrambe battute da Wiebes
Come si vive in casa la partenza di Davide per le Paralimpiadi?

Credo che se lo sia veramente meritato. E’ stato vicino ad andare a Tokyo, quindi penso che per lui sia veramente il coronamento di un sogno. Per di più lo sta facendo aiutando un’altra persona e forse è una cosa ancora più nobile (Davide Plebani, compagno di Elisa, correrà le Olimpiadi sul tandem con Lorenzo Bernard, ndr). Ho sempre saputo che Davide è una persona molto buona, nato per aiutare le altre persone, quindi questo secondo me gli permette davvero di coronare un sogno. Nei primi tempi dopo la caduta, mi è stato vicino e senza di lui non sarei sicuramente riuscita a venirne fuori. Adesso diciamo che sto cercando di ricambiare, dandogli il massimo supporto per questo grande obiettivo.

Dopo non essere andato a Tokyo era amareggiato…

E anche quello l’ha portato a decidere di smettere di correre in bici, prima che gli venisse fatta questa proposta del paraciclismo. Sono state dette delle cose non tanto belle e a quel punto ha scoperto di essere un po’ stufo dell’ambiente. Penso che questa sia la rivincita più grande che si potesse prendere. Sono già molto felice per lui e secondo me hanno possibilità di portare a casa un buon risultato e alla fine il valore di una medaglia è sempre il valore di una medaglia.

Plebani, qui con Balsamo, è tornato in bici dopo la delusione di Tokyo per puntare alle Paralimpiadi e prendersi una rivincita
Plebani, qui con Balsamo, è tornato in bici dopo la delusione di Tokyo per puntare alle Paralimpiadiadi
Tornando a te, hai ritrovato le sensazioni dei bei tempi?

Sì, insomma, sento di essere in ripresa. Sicuramente il mio corpo ultimamente è stato sottoposto a tanti stress che, sovrapposti uno all’altro, hanno reso le cose abbastanza complicate. Però devo dire che adesso mi sento in salute e questa penso sia la cosa più importante. Prima sentivo davvero molto instabile da quel punto di vista. Nel momento in cui invece una persona si sente in salute, può cercare di lavorare sulla prestazione, fare allenamenti più specifici e tutto quello che serve. Adesso sono in questa fase, con l’incognita di come reagirò nell’immediato alle fatiche del Tour. Perché il Tour è stato impegnativo, oltre che per le distanze, anche per i dislivelli. Ma è quello di cui avevo bisogno. Speriamo davvero da adesso di iniziare a scrivere una storia un po’ diversa.

Cosnefroy piega Alaphilippe a Plouay. Altro nome per Leuven

30.08.2021
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Alaphilippe fa rotta su un finale di stagione che potrebbe dargli ancora grandi soddisfazioni, ma intanto incassa un’altra sconfitta. Accade a Plouay, nella Bretagne Classic-Ouest France, per mano di Benoit Cosnefroy, ragazzo di 25 anni, che non ha un grande palmares ma alla Freccia Vallone del 2020, terreno di caccia preferito del campione del mondo, si piazzò secondo alle spalle di Hirschi. E in Francia intanto si fregano le mani pensando ai mondiali…

Sul podio, il francese tra Alaphilippe e Honoré: Deceuninck piegata
Sul podio, il francese tra Alaphilippe e Honoré: Deceuninck piegata

Una foto per il salotto

«Spero di batterlo un giorno», aveva detto lo scorso inverno in una intervista, commentando il fatto che quel giorno a Huy il campione del mondo non ci fosse. Perciò quando si è reso conto di averlo battuto a Plouay, la sua gioia è stata irrefrenabile.

«Davanti a Julian, con la sua maglia da campione del mondo – ha detto subito dopo l’arrivo – vado subito a incorniciare la foto e la metterò nel mio salotto. Non avevo riferimenti di volate contro Julian, ma ero sicuro di essere più fresco. Inoltre quello di Plouay è uno sprint particolare. Un falsopiano in salita di 200 metri dopo un tratto di discesa. Si arriva veloci e poi serve la forza per tenere. Non sono riuscito a staccarlo sull’ultima salita, ho pensato che non ce l’avrebbe fatta a battermi in volata. Ho creduto in me stesso ed è andata bene…».

Si rivede in fuga anche De Marchi, che ormai è sul binario giusto
Si rivede in fuga anche De Marchi, che ormai è sul binario giusto

Dolore al ginocchio

Lo sprint era la sua bestia nera, a dire la verità. Aveva iniziato a parlarne lo scorso anno dopo il terzo posto alla Freccia del Brabante dietro Alaphilippe e Van der Poel e il secondo alla Parigi-Tour alle spalle di Pedersen.

«Per trasformare i miei posti in vittorie – disse sconsolato – devo migliorare la mia velocità».

E così lo scorso inverno, Benoit detto “Beubeu” si è trasferito da Cherbourg, il Comune sulla Manica in cui è nato e dove vive, al sud della Francia per evitare viaggi più lunghi e non rischiare fastidiosi contagi Covid. Solo che il lavoro di forza messo in atto per migliorare la velocità e forse anche il clima più rigido di quello spagnolo gli hanno provocato un dolore al ginocchio destro che ha condizionato il suo rendimento al Nord. E dopo il Tour in appoggio a Ben O’Connor, la vittoria di Plouay ha rimesso il morale a posto.

«Questo è il Grand Prix de Plouay (il nome d’origine della corsa, ndr) – ha detto – appartiene al patrimonio del ciclismo francese. E oltre a questo, stavo cercando la prima vittoria al WorldTour e l’ho trovata». 

Alaphilippe è da poco rientrato alle corse e ora fa rotta su Leuven per confermare il suo iride
Alaphilippe è da poco rientrato alle corse e ora fa rotta su Leuven per confermare il suo iride

Tenaglia Deceuninck

Non è stato un risultato venuto per caso. Prima ha seguito Alaphilippe nell’attacco sulla salita di Saoutalarin a quasi 60 chilometri dal traguardo e a quel punto Cosnefroy si è reso conto di essere nella morsa del campione del mondo e del compagno Honoré. Ha ragionato. Ha risparmiato le forze a a una ventina di chilometri dal traguardo si è tolto di ruota il danese. E a quel punto Alaphilippe ha mangiato la foglia e ha smesso di collaborare, provocando un gesto di stizza nel connazionale.

«Gli ho detto che doveva essere più fiducioso perché poteva vincere – ha spiegato dopo l’arrivo il campione nel mondo – ero un po’ nella sua stessa situazione nel 2018 quando ho vinto la Freccia Vallone. Era l’attesa della prima grande vittoria. Gli farà bene per il futuro, ha meritato il successo e non sarà l’ultimo».

Cosnefroy ha confermato ogni parola. «Mi ha detto che potevo vincere. Dopo l’arrivo, Julian è stato super felice per me. So che era sincero. Andiamo molto d’accordo».

Tra Alaphilippe e Cosnefroy una volata difficile, in cui la freschezza ha fatto la differenza
Tra Alaphilippe e Cosnefroy una volata difficile, in cui la freschezza ha fatto la differenza

Attacco da lontano

Per Julian il rientro alle corse non è stato semplice. Perciò, volendo evitare il confronto diretto con quelli più in forma, ha provato da lontano. 

«Il percorso offriva possibilità di muoversi da lontano – ha detto – quindi siamo andati subito a tutta. Purtroppo alla fine, dopo ogni rilancio sentivo che il crampo non era lontano. Benoit (Cosnefroy, ndr) invece era sempre lì ed è stato semplicemente il più forte. E’ stato già tanto poterlo seguire».

Prima vittoria WorldTour per Cosnefroy e la gioia sul volto
Prima vittoria WorldTour per Cosnefroy e la gioia sul volto

Voeckler prende nota

Il più contento di tutti è parso Thomas Voeckler, il selezionatore della Francia che per Tokyo aveva dovuto fare i conti con il rifiuto inatteso e spiacevole di Alaphilippe. Oltre ad Alaphilippe, Laporte, Senechal e Turgis, il nome di Cosnefroy è un altro da aggiungere alla lista dei corridori per il mondiale: manca più di un mese, ma alla Ag2R Citroen garantiscono che il ragazzo non avrà problemi per tenere la forma. E intanto Alaphilippe sornione fa i conti della sua condizione e annuncia che andrà a rifinirla al Tour of Britain (5-12 settembre). Il solito sorriso da moschettiere del re, ma un’altra sconfitta da masticare fino alla prossima corsa.

Tutta Chiara, fra medaglie e risate

12.10.2020
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C’è stato un periodo in cui Chiara Consonni era soltanto la sorellina di Simone. La cosa non la faceva impazzire. Ma siccome certe cose non si possono dire, la biondina che spesso ride continuava ad allenarsi e correre. E correndo, le capitava sempre più spesso di vincere.

Chiara Consonni, europei 2020
A Fiorenzuola 2020, vittoria nell’eliminazione
Chiara Consonni, europei 2020
A Fiorenzuola 2020, vittoria nell’eliminazione

Con quattro mondiali e quattro europei, oggi Chiara Consonni – che corre con la Valcar-Travel & Service – è una delle colonne portanti del ciclismo femminile in Italia. E mentre le sue compagne del quartetto sono fiere di rivendicare la loro preferenza per la pista, lei si fa una risata e dice di essere 50 e 50. Perché la pista è bella, ma la strada lo è ugualmente.

«E’ sempre difficile decidere – dice Chiara – perché ho vinto tanto anche su strada. Sono emozioni che ricordi a lungo, sensazioni diverse, due mondi opposti. Diciamo che del nostro gruppo sono la meno schierata».

Sarà difficile alla fine della nostra chiacchierata dire se siano state più le parole o le risate. Perciò si va avanti nel segno del buon umore che di questi tempi è merce preziosa.

Chiara Consonni, Plouay 2020
Va forte anche su strada: qui terza a Plouay 2020
Chiara Consonni, Plouay 2020
Va forte anche su strada: qui terza a Plouay 2020
Chiara, che effetto fa essere uno dei pilastri del quartetto?

E’ importante. Se sbagli, il tuo errore condiziona tutti. Preferisco il quartetto a uno scratch, dove corri per te solo. Il fatto che non ci fossero Paternoster e Balsamo si poteva sentire se non fossimo un gruppo allargato e affiatato. Corriamo insieme da tanto. Forse soltanto Silvia Zanardi era un nuovo innesto, ma era anche la più motivata di tutte.

Siete così amiche?

Siamo un bel gruppo, ma viviamo lontane, per cui ci frequentiamo solo in bici. Solo con Martina Fidanza capita di vedersi, perché viviamo nello stesso paese e allora magari si esce a cena.

Le vittorie sono tutte belle?

Non ci si abitua mai, vincere è sempre più bello.

Si riesce anche a fare analisi degli errori?

Gli sbagli sono sempre quelli, li notiamo nel momento stesso in cui li facciamo. Per questo all’inizio si festeggia e poi si fa il punto. Di solito accade quando facciamo defaticamento sui rulli e, ancora a caldo, ci raccontiamo come è andata. Se passa troppo tempo, gli errori si dimenticano e si pensa solo a fare festa.

Chiara Consonni, europei 2020
Agonismo, forza fisica e sempre un tocco di femminilità
Agonismo, forza fisica e sempre un tocco di femminilità
Ti capita di allenarti con Simone?

Praticamente mai. Ci vediamo. Ci sentiamo. Se ho un problema in bici o nella vita scrivo a “Simo”, lui è il mio riferimento. Ma per il resto è sempre in giro, non ci incrociamo mai. 

Che effetto fa essere uscita dalla sua ombra?

Ammetto che all’inizio un po’ mi desse fastidio essere considerata soltanto sua sorella, ma ora mi faccio meno problemi. Un po’ forse perché ho raggiunto la mia dimensione. Magari adesso sarà lui ad essere riconosciuto come il fratello di Chiara.

Dalla pista alla strada.

Da Fiorenzuola al Fiandre e poi a De Panne. Poi i campionati italiani, infine se la fanno, la corsa nel finale della Vuelta. Non è facile passare da pista a strada. Sono sforzi completamente diversi. Per questo dalle gare al Nord non è possibile aspettarsi tanto, perché di certo ho perso distanza e ritmo gara. Però morivo dalla voglia di fare il Fiandre.

Martina Fidanza, Chiara Consonni, Elisa Balsamo, Letizia Paternoster, Doha 2016
Già insieme a Doha 2016: Fidanza, Consonni, Elisa Balsamo iridata e Paternoster
Martina Fidanza, Chiara Consonni, Elisa Balsamo, Letizia Paternoster, Doha 2016
Doha 2016, Fidanza, Consonni, Balsamo iridata e Paternoster
Perché?

Perché il primo anno sono caduta due volte. E la seconda volta mi sono ritrovata da sola ai piedi di un muro. L’ho fatto in mezzo a due ali di folla che mi incitavano, erano tutti per me. Credo sia stato il momento più emozionante da quando corro in bici. Come essere in fuga, con l’accortezza di non alzare le braccia sul traguardo…

Che inverno prevedi per Chiara Consonni?

La stagione è stata breve ma intensa, quindi magari mi fermerò per il solito mesetto e poi ci darò dentro subito. Il programma per il prossimo anno è di iniziare subito forte, quindi ci sarà da menare. E francamente non vedo l’ora.