Under 23, continental e gare regionali: i pro e i contro

28.11.2022
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Nella nostra intervista con Gianni Faresin, è emerso un particolare interessante riguardo un cambio di regolamento per le squadre continental. Dal 2023, infatti, alle gare regionali under 23 questi team potranno schierare solamente ragazzi del primo e secondo anno. Una scelta contestata dallo stesso Faresin e che ha sollevato in noi un po’ di curiosità. Abbiamo così condotto un’indagine coinvolgendo altri direttori sportivi: sia di continental che di team dilettantistici. 

Campionato italiano U23, al via tutte le continental, che però ora alle regionali possono portare solo i più giovani
Campionato italiano U23, al via tutte le continental, che però ora alle regionali possono portare solo i più giovani

I nuovi arrivati

Per questa categoria il ridimensionamento è relativo. Ci sono squadre come la Zalf che hanno rinunciato a molti elite, allo stesso tempo però altri team non considerano queste corse come un campo di interesse. L’esempio è il team Technipes-#inEmiliaRomagna che dal 2023 diventa continental.

«A mio avviso – esordisce il diesse Coppolillo – si dovrebbe lasciare la sola distinzione tra gare under 23 e elite/under 23. I partenti saranno sempre meno e di questo passo le gare regionali rischiano di sparire. In Italia abbiamo 45 squadre fra under 23 e continental, deve esserci spazio per tutti. Noi quest’anno queste gare non le faremo, avendo un solo ragazzo di primo anno. Andremo all’estero e faremo le gare nazionali ed internazionali, quelle più vicine alla nostra categoria».

La Colpack avrà un organico giovane che permetterà di fare la doppia attività
La Colpack avrà un organico giovane che permetterà di fare la doppia attività

Punti di vista differenti

Tra le squadre dilettantistiche i pareri sono differenti, la regola dovrebbe tutelare proprio loro, evitando che le squadre continental arrivino a fare incetta di vittorie e di piazzamenti. 

«Bisognerebbe unificare tutto – ci dice Provini della Petroli Firenze Hopplà – le cose sono cambiate. Non è una regola giusta, ma non si può nemmeno avere capra e cavoli. Con l’avvento delle development chi ha una continental rischia di non avere più spazio per fare le corse con i pro’. A questo punto a cosa serve avere una continental? Soprattutto se poi non abbiamo una WorldTour di riferimento?».

«E’ giusto così – a parlare è Damilano della Ciclistica Rostese – se una squadra ha i soldi per fare la continental è giusto che vada a fare un calendario diverso, di alto livello. Le corse regionali serviranno per i ragazzi che devono ancora crescere per imparare. I miei corridori li ho sempre spronati a fare di più e guardare più in là, a cosa serve venire alle gare regionali ed arrivare in sei nei primi dieci? Non è questo il modo nel quale i ragazzi imparano, devono confrontarsi con livelli superiori per crescere. Se vuoi far crescere corridori, fai gare importanti. Se il tuo obiettivo è far vincere la squadra allora fai le corse di paese».

Valoti e Scarselli

«A noi non cambia nulla – dice Valoti, sponda Colpack – avremo tanti ragazzi di primo e secondo anno e riusciremo a disputare le gare regionali. Il problema delle continental è che diventa difficile partecipare a gare di livello superiore, il budget aumenta e le richieste di partecipare alle corse internazionali non sempre viene accettata. Penso che continuando così il livello under 23 rischia di abbassarsi ulteriormente a causa anche dei pochi partenti che ci saranno alle gare regionali».

Il tema centrale sembra capire quale sia la collocazione giusta delle squadre continental e anche vedere se e come sopravviveranno le corse regionali dopo questa nuova regola. A Valoti risponde virtualmente Scarselli del team Maltinti

«Penso sia corretto – attacca subito – il calendario delle continental non ha senso, non ha una dimensione. Io avrei addirittura fatto una restrizione maggiore impedendo alle continental di partecipare alle corse regionali. E vi dirò di più, limiterei la loro partecipazione alle gare nazionali a cinque o sei continental per volta. Se vuoi fare una squadra di un livello superiore prendendo i corridori migliori, allora vai a fare gare di un livello superiore, lasciando a noi squadre minori lo spazio per fare la nostra attività. Poi di squadre dilettantistiche, escluse le continental, in Italia ne abbiamo quasi trenta, i corridori alle corse non mancheranno».

Il team Palazzago si trova in provincia di Bergamo, a pochi chilometri di distanza dalla Colpack (foto Facebook)
Il team Palazzago si trova in provincia di Bergamo, a pochi chilometri di distanza dalla Colpack (foto Facebook)

Le parole del “Tira”

L’ultimo parere che ci arriva è quello di Paolo Tiralongo, diesse del team Palazzago, piccolo paese alle porte di Bergamo, terra ricca di ciclismo.

«E’ una regola che mi pare quantomeno giusta – ci racconta al telefono – i primi e i secondi anni delle continental è giusto che abbiano la possibilità di fare le corse regionali. Soprattutto i ragazzi del primo anno, per loro il salto di categoria si sente, in più hanno anche la scuola. Dal terzo anno in poi, invece, se fai parte di una continental è giusto che tu vada a fare gare di livello superiore. Altrimenti perché dovrebbero esistere queste squadre?

«Le corse regionali non soffriranno di questa regola – continua – anche perché di solito vi partecipano tra i 120 ed i 130 corridori. E’ vero che ci sono sempre meno ragazzi, ma perché molte squadre chiudono. Questa manovra magari permetterà di salvarne qualcuna».

Provini: «Le squadre U23 spariranno e la FCI non ci tutela»

22.01.2022
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Continua il nostro viaggio tra i dilettanti, le parole di Oscar Gatto in una nostra recente intervista ci hanno fornito un bello spunto: «Un secondo problema sono le squadre continental – aveva detto Oscar – ce ne sono davvero tante ed accelerano anche loro il processo di crescita dei giovani».

Pensandoci bene le squadre continental sono tante e portano via corridori a quelle under 23, ma dove finiremo? La domanda la poniamo a Matteo Provini, diesse della Petroli Firenze Hopplà.

«Le squadre continental in Italia sono differenti dalle estere per un solo motivo: il numero di atleti pro’ che puoi tesserare. Da noi le continental ne possono avere al massimo due, all’estero non c’è un limite. Inizialmente queste squadre dovevano fare da cuscinetto tra il professionismo ed i dilettanti, un lavoro che svolge egregiamente la Giotti di Giuliani. Dovevano prendere corridori che per un motivo o per l’altro non erano riusciti a ritagliarsi lo spazio tra i pro’».

Matteo Provini con Orlando Maini, in una foto del 2018 quando erano entrambi alla Petroli Firenze-Hopplà (foto Scanferla)
Provini in una foto del 2018 con la… maglia Petroli Firenze-Hopplà (foto Scanferla)
Ora però sono tante ed hanno molti corridori, anche under 23.

Sono diventate uno specchio per le allodole, promettono di correre con i pro’ ma quante gare fanno effettivamente con loro? Vi rispondo io: poche. Che senso ha fare due gare con i pro’ ed il resto della stagione a fare gare con i dilettanti, cosa imparano i ragazzi?

Si pensa di avere più occasioni per mettersi in mostra…

Se uno va forte lo fa anche alla Petroli Firenze Hopplà. Io ho lanciato più di venti corridori nel professionismo: Vlasov, Sobrero, Ganna, Marezcko… e tutti si sono messi in mostra con una squadra under 23. E’ diverso se una squadra WorldTour fa la continental.

Il team Petroli Firenze-Hopplà festeggia la vittoria di Nencini alla Firenze-Empoli
Il team Petroli Firenze-Hopplà festeggia la vittoria di Nencini alla Firenze-Empoli
Come mai?

Perché loro prendono corridori che ritengono interessanti, ma non ancora pronti a correre con i pro’ e li fanno crescere in una squadra strutturata. Ci sono delle continental meno attrezzate di noi, che vanno alle gare senza meccanico o massaggiatore. Noi ai ritiri abbiamo tutto lo staff al completo: massaggiatori, diesse, preparatori ed anche uno chef.

Non tutte le squadre under 23 però sono così attrezzate…

Vero, e qui si deve fare un’autocritica. Non ci si può lamentare che ti rubano i corridori e poi ci si presenta con lo stesso staff di 20 anni fa.

Le squadre continental saranno anche uno specchio per le allodole ma qualcuno ce le ha fatte diventare.

Infatti io non ce l’ho con loro, chi ha una squadra è un imprenditore e deve seguire le leggi del mercato. Ci dovrebbe essere qualcuno che dall’alto tenga tutto in ordine: la Federazione Ma qui al posto che progredire si è tornati indietro.

Spiegati meglio.

La nostra squadra quest’anno in classifica nazionale era quarta, ci sono 13 continental, sono finite tutte dietro. Ci dovrebbe essere più meritocrazia, anche perché i ragazzi sono attratti dal nome e dicono «Vado in tale squadra perché vinco». Bisogna anche ricordarsi che sono i corridori a vincere, non le squadre. Un’altra cosa: una volta per passare pro’ c’era una graduatoria e passavano corridori con 150-160 punti, ora passano ragazzi con 40.

La colpa però è di chi permette tutto questo: procuratori, squadre, Federazione, anche i genitori…

Si va a cercare il fenomeno negli junior facendolo passare pro,’ ma come fai a scommettere su un ragazzo così giovane? Però lui giustamente vuole andare in quelle squadre perché è attirato dal nome, dovrebbe essere chi gli sta accanto a consigliarlo in maniera saggia.

Luca Pacioni, Matteo Provini
Matteo Provini con Luca Pacioni che quest’anno è rimasto senza squadra (foto Scanferla)
Luca Pacioni, Matteo Provini
Matteo Provini con Luca Pacioni che quest’anno è rimasto senza squadra (foto Scanferla)
La saggezza è un lusso di questi tempi.

Vero. Di questo passo le squadre under 23 rischiano di sparire, e dove andranno a prendere i corridori le continental?

Ci siamo già risposti prima a questa domanda, tra gli junior…

Ditemi voi se questo è il modo di far lavorare i ragazzi. Poi tra gli junior ci sono troppe variabili: lo sviluppo, la scuola… Che ne sappiamo se un corridore fa più fatica ad emergere da junior perché pensa a finire bene la scuola?

Così rischiamo che i ragazzi trascurino la scuola per concentrarsi sulla bici e la fanno diventare un lavoro, ma a 17 anni il ciclismo dovrebbe essere un divertimento.

Ritornare alle classifiche per decidere quali corridori possono passare pro’ sarebbe la soluzione?

In realtà io metterei anche una classifica per le squadre, come fa l’UCI per le WorldTour, se non ottieni risultati rischi di perdere la categoria, vedi la Cofidis. Non è giusto che si possa creare la squadra continental solamente pagando, si dovrebbe meritare tale titolo.

Tommaso Nencini non si arrende e ci riprova nel 2022

20.12.2021
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Dopo un anno alla Petroli Firenze Hopplà e due alla Mastromarco, Tommaso Nencini (foto instagram in apertura) sperava nella chiamata tra i professionisti. Non tutto però è andato secondo i piani per il ragazzo classe 2000. E dire che l’inizio di stagione era stato promettente con la vittoria alla Firenze–Empoli.

Dopo sono arrivati alcuni problemi, tra cui il Covid, che hanno stoppato la stagione del velocista toscano che però è intenzionato a riprovarci quest’anno. La maglia è sempre quella della Petroli Firenze. Ha già iniziato a lavorare sulla prossima stagione, prima dell’intervista era in palestra ad allenarsi sulla forza.

Tommaso Nencini ha vinto la Firenze-Empoli all’inizio della scorsa stagione poi il Covid lo ha rallentato (foto Fruzzetti)
Tommaso Nencini ha vinto la Firenze-Empoli ad inizio anno (foto Fruzzetti)
Hai già iniziato a pensare al 2022.

Sì, con la squadra abbiamo rivisto un po’ il programma per la preparazione ed abbiamo fatto alcune modifiche rispetto allo scorso anno.

Quali?

Stiamo curando meglio l’alimentazione e mi sto preparando per arrivare pronto ai primi impegni della stagione. Allo staff si è aggiunto un mental coach, una figura con la quale non avevo mai avuto a che fare.

Il ruolo del mental coach sta diventando sempre più importante, è così anche per voi ragazzi?

E’ una figura di rilievo. Un corridore ha spesso bisogno di parlare e se un diesse ti insegna a muoverti in gruppo un mental coach è utile per “sbloccare” la mente in periodi no.

La Petroli Firenze al training camp sul Monte la Penna (foto Facebook)
La Petroli Firenze al training camp sul Monte la Penna (foto Facebook)
Pensi che lo scorso anno ti sarebbe stato utile nel periodo post Covid?

Credo proprio di sì. Il Covid è stata un po’ una tegola visto il periodo in cui è arrivato (dopo la vittoria alla Firenze-Empoli, ndr). Avere qualcuno che sa come mantenerti mentalmente attivo in un momento difficile fa tanto la differenza. Anche perché riprendere dopo la lunga degenza non è stato facile, gli altri andavano forte ed io invece mi sentivo indietro…

Avevi molte ambizioni per la scorsa stagione?

La più grande era passare tra i professionisti. Avevo avuto qualche contatto durante la stagione ma le mie prestazioni non sono state continue. Lo stesso Matteo Provini mi aveva detto di non dare troppo peso alle parole dette. «Non ti fare la bocca e vola basso che a parole passano tutti».

Non ti sei fatto la bocca amara…

No, ho ascoltato i consigli di Matteo e siamo pronti a rimboccarci le maniche. L’obiettivo è sempre lo stesso: correre, vincere e farsi trovare pronti. Poi quest’anno il mondiale parla ai velocisti.

Tommaso Nencini con Alberati e Fondriest vuole riguadagnarsi la convocazione ad europei e mondiali per il 2022
Tommaso Nencini vuole guadagnarsi la convocazione ad europei e mondiali per il 2022
Ci credi nella convocazione?

Ho parlato con il cittì Marino Amadori, lui in me crede molto ma come detto le cose bisogna dimostrare di meritarle. Conta poco vincere 10 corse all’inizio dell’anno e poi spegnersi, si deve essere costanti. La maglia azzurra è un premio e deve essere sempre onorata.

Avete già iniziato a pensare alla prossima stagione?

Siamo stati due giorni in ritiro in tenda su una montagna qui vicino. Un’esperienza particolare che Matteo ci teneva a farci fare. Abbiamo fatto una camminata di 6-7 chilometri portando con noi zaini e tende e siamo rimasti a dormire due notti.

Tommaso Nencini inizierà la sue seconda stagione alla Petroli Firenze, il suo quarto anno nella categoria under 23 ( foto Fruzzetti)
Tommaso Nencini inizierà la sue seconda stagione alla Petroli Firenze (foto Fruzzetti)
Un ritiro particolare.

Fa bene al gruppo un ritiro come questo. Ci si dà una mano a salire per i sentieri, abbiamo montato la tenda, abbiamo parlato molto. Se non ti parli quando non prende il telefono non lo fai più. Faremo anche un ritiro prima di Natale vicino a Piacenza in cui porteremo anche le bici (conclude con una risata, ndr).

Da dove vuoi ripartire?

Il primo obiettivo della stagione è la Firenze-Empoli, è la corsa di casa e voglio difendere il successo della scorsa stagione.

Nencini, il Matthews italiano che sogna il WorldTour

29.03.2021
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Tommaso Nencini era partito col “gas a martello” come direbbe Guido Meda nelle sue telecronache della MotoGp. Si è portato a casa la Firenze-Empoli e questo gli aveva anche “regalato” la convocazione in azzurro alla Coppi e Bartali. Tutto sembrava girare per il meglio, ma poi qualcosa si è inceppato. Nulla di irrecuperabile chiaramente…

Tommaso Nencini conquista la Firenze-Empoli numero 34 (foto Scanferla)
Tommaso Nencini conquista la Firenze-Empoli numero 34 (foto Scanferla)
Tommaso, riavvolgiamo un po’ il nastro e torniamo all’inizio della stagione…

Ero alla Mastromarco e con i miei procuratori, Paolo Alberati e Maurizio Fondriest, abbiamo deciso che cambiare aria fosse una buona idea e così sono arrivato alla Petroli Firenze – Hopplà. I primi due anni da under 23 non dico che sono stati oscuri, ma di certo hanno visto degli alti e bassi.

E adesso?

Adesso qui va meglio. Già durante l’inverno ho sentito la gamba che rispondeva bene. Tanto che al mio diesse, Matteo Provini, e agli sponsor lo dissi prima della Firenze-Empoli: vedrete che se non vinco ci vado vicino.

Però! Bello quando è così, segno che ti sentivi sicuro. Ma ti sei anche messo pressione addosso…

Proprio pressione magari no, ma con quelle dichiarazioni… Meno male che ho vinto!

Prima hai parlato di un cambio durante l’inverno, della gamba che girava. Perché?

Abbiamo sempre avuto l’aiuto della squadra. Ci hanno messo a disposizione tutto. Abbiamo fatto ritiri a Piacenza e a Riotorto. Una bella base di lavoro e proprio lì ho iniziato ad immaginarmi la vittoria, a vederla nella mia testa proprio perché stavo bene. E infatti mi sarei aspettato qualcosa di più nelle gare successive.

Per Nencini, al centro, l’abbraccio dei compagni dopo la Firenze-Empoli
Per Nencini, al centro, l’abbraccio dei compagni dopo la Firenze-Empoli
Cosa non ha girato per il verso giusto?

Mah, a volte è anche questione di fortuna. Il gruppo c’è, siamo amici, una bella squadra. Forse in qualche situazione abbiamo sbagliato a interpretare la corsa, non siamo riusciti a cogliere l’occasione. E poi sia io che io miei compagni non siamo ancora al 100% della condizione e magari non ci aspettavamo che altre squadre partissero così forte.

In ogni caso però il tuo inizio non è stato malvagio, come detto sei anche stato convocato da Cassani…

No, no. Ho anche fatto sesto alla Per Sempre Alfredo e nella prima tappa della Coppi e Bartali ho chiuso undicesimo e per me era la prima volta che correvo contro molte squadre WorldTour. Siamo andati bene anche nella cronometro a squadre, prima ed unica continental nelle prime dieci. Poi questa caduta nella seconda tappa mi ha condizionato parecchio. E alla fine mi sono dovuto ritirare verso Riccione.

Ma te l’aspettavi questa convocazione?

Un po’ era nell’aria. Col fatto che spesso vado anche a Montichiari, che ci sarebbe stato Villa e che la mia squadra ha buoni agganci è venuta fuori la possibilità di fare questa esperienza. Ed è stato bello.

Hai un cognome importante, sei il nipote di Gastone, sei cresciuto a pane e ciclismo. Quando hai iniziato a correre?

Da G1 e sì, in casa mia si respira ciclismo. Salire in bici è stato naturale. Dall’età di sette anni corro e devo dire che sono abituato ad alzare le braccia al cielo. E infatti questa vittoria al terzo anno da dilettante ci voleva. E’ stata la prima tra gli under 23.

Nencini è il primo, il 20enne toscano dà il cambio nella crono della Coppi e Bartali
Nencini è il primo, il 20enne toscano dà il cambio nella crono della Coppi e Bartali
Il tuo diesse ci diceva che sei paragonabile ad un Davide Ballerini. E’ così?

“Ni”, non sono veloce come lui, ma forse tengo un po’ di più in salita. Sono più un Michael Matthews. Uno da classiche, da corse di un giorno. Uno che se non ci sono i “velocistoni” può dire la sua. 

Chiaramente vivi come un pro’ e ti alleni tutti i giorni. Ma sei anche meticoloso?

Sono abbastanza metodico e fare la vita da atleta per me non è un problema. Il mio obiettivo è passare e farlo nel WorldTour e sono motivato per questo. Altrimenti cosa starei a fare qui?

Hai seguito queste prime gare della stagione?

Sì, Strade Bianche, Tirreno, Sanremo… ieri la Gand.

E cosa ne pensi?

Che è cambiato il modo di correre. Adesso si attaccano subito. E’ dura già ad inizio gara. Chi ha più gamba va. E questo mi piace. Credo sia meglio per me che sono abituato ad andare forte sin da subito.

Luca Pacioni, Matteo Provini

Provini, un passo indietro o un passo avanti?

14.11.2020
4 min
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«Le vittorie si fanno in allenamento – dice Provini in un lungo sfogo – alle corse si va per ritirare i premi. Alla base del corridore c’è la fatica, ma chi te la propone è antipatico. Tu mi sai dire perché una volta quelli che vincevano le corse erano quelli che facevano gli scatti in salita, le volate al cartello e tornavano a casa stanchi? Oggi si allenano evitando i fuorigiri, sempre con l’occhio al misuratore. Quello è utile per farti notare che in una corsa ci sono 200 variazioni di ritmo. Ma se poi ti alleni sempre a 30 all’ora, come fai ad esser pronto per quegli sforzi in corsa?».

Davide Baldaccini
Davide Baldaccini, dalla Colpack alla Petroli Firenze-Hopplà (foto Scanferla)
Davide Baldaccini
Baldaccini alla Petroli Firenze-Hopplà (foto Scanferla)
Quanto cambia per un tecnico lavorare insieme con uomini e donne?

Matteo Provini, i capelli ricci e i soliti metodi diretti, è il direttore sportivo della squadre che nel 2021 si chiamerà Petroli Firenze-Hopplà e che nel 2020 si è chiamata Team Casillo. Il grandissimo mulino abruzzese alla fine ha deciso di uscire. Per un po’ si è detto che sarebbe passato con Savio, ma Savio alla fine ha rifirmato con Androni. Così Casillo ha puntato sulla pubblicità televisiva e ha girato uno spot con Luca Argentero come protagonista. Ma di questo al mondo del ciclismo importa forse poco.

La novità in casa Provini non è solo il cambio di nome. Nel 2021, come forse anche la Biesse-Arvedi, anche loro smetteranno di essere continental e questa è una delle conseguenze dell’anno del Covid e dell’inevitabile taglio dei budget. In ogni caso il team sarà seguito ancora da Centro Mapei e correrà su bici Colnago.

Tommaso Nencini
Dalla Mastromarco in arrivo Tommaso Nencini (foto Scanferla)
Tommaso Nencini
Nencini in arrivo dalla Mastromarco (foto Scanferla)
Vacanze finite?

Per i ragazzi, quasi. Ritorneranno ad allenarsi dal 21 novembre. Per ora uscire su strada è possibile, speriamo che resti così per tutto l’inverno. Domani a Bologna si corre una gara nazionale di ciclocross, per cui anche se siamo regione arancione lo sport tiene duro.

Squadra tutta nuova, par di capire…

Una vera rivoluzione. Non faremo più solo gli under 23, ma anche gli elite, perché i risultati si fanno anche con loro e perché in questo ciclismo virtuale si fanno passare i corridori più giovani e spesso immaturi, lasciandone smettere alcuni che invece sono fortissimi. Quindi avremo 5 under 23, 6 elite e 2 primi anni. Uno è Tedeschi del Team Casano e l’altro è un ragazzo di Napoli che da junior ha vinto una corsa.

Bene, sembrava che Tedeschi faticasse a trovare…

Ben contento che sia con noi. Preferisco prendere un primo anno inesperto, magari non tiratissimo e che non ha vinto tanto, perché vuol dire che ha dei margini.

Quali sono i nomi da sottolineare.

Abbiamo preso i fratelli Ferri dalla Zalf. Gregorio è un gran corridore e stava per smettere. L’altro giorno Reverberi mi diceva che non ci sono buoni corridori, gli ho risposto che sono loro a non cercarli. Qui sono passati Mosca, Vlasov, Moschetti, Mareczko, Ganna e Pacioni (i due sono insieme nella foto di apertura. Non vincevano tante corse perché pensavano a costruirsi. Perché nessuno viene a vedere se ne abbiamo altri? Avevamo anche Jalel Duranti, che ha vinto i Giochi del Mediterraneo. Un corridore vero, che però adesso fa l’operaio.

Quante volte di recente hai parlato con un team manager? Non sono i procuratori ormai a decidere tutto?

E infatti io sto sulle scatole a tutti, ho litigato con quasi tutti i procuratori, ma resta che il mondo dei pro’ ha delle logiche che non capisco.

Gregorio Ferri
Gregorio Ferri, talento da rilanciare assolutamente (foto Scanferla)
Tommaso Nencini
Gregorio Ferri da rilanciare (foto Scanferla)
Chi altri avete preso?

Tommaso Fiaschi, pure dalla Zalf. Poi Rigatti e Baldaccini dalla Colpack: un bel corridore, che però non è ancora passato. Nencini dalla Mastromarco. E poi abbiamo confermato Murgano.

Quale dei tuoi ex ti sta dando le soddisfazioni maggiori?

Mosca forse è il numero uno. Anche Vlasov, che prima del Giro era a casa mia. E ho anche ricominciato a lavorare con Mareczko che infatti si è rivinto tre corsette dopo un anno di buio. E vedrai che riprendo a lavorare con me anche Scaroni.

Come li allena Provini?

Come una volta, facendo più fatica in allenamento per essere pronti a farla in corsa. Ho parlato con Citracca e gli ho detto che secondo me si vince meno perché sono schiavi delle tabelle. Io vengo dall’agricoltura e possono cambiare le tecnologie, ma non i principi. I preparatori che tolgono la fatica dall’allenamento sono il vero problema. E lo ripeto, perché i vecchi proverbi portano saggezza: le vittorie si fanno in allenamento, alle corse si va per ritirare i premi.