Continental all’italiana: si va forte, ma c’è da spendere

20.06.2024
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I primi due corridori nella classifica del Giro Next Gen che non fanno parte di un devo team appartengono alla stessa squadra: il Team MBH Bank-Colpack-Ballan. Davanti a loro e subito dopo, si leggono gli stessi nomi che abbiamo da poco applaudito al Giro d’Italia e che a breve ritroveremo al Tour de France. Questo suscita due considerazioni. La prima è che lo strapotere dei vivai WorldTour è ineludibile. La seconda è che lavorando nel modo giusto e investendo risorse, si può fare buon ciclismo anche in una continental italiana. Le differenze cronometriche ci sono, ma non somigliano a quella fra Pogacar e il resto del gruppo. Novak si è piazzato al quinto posto a 1’39” da Widar, Kajamini è arrivato a 2’14” (in apertura il loro arrivo a Pian della Mussa, foto NB Agency).

Gianluca Valoti ieri era in giro per aziende. E’ passato da Rosti che realizza l’abbigliamento e poi da Cinelli per le bici. Nel frattempo, Davide Martinelli scendeva verso Grosseto dove oggi Bagatin è impegnato nella crono tricolore. C’è tanto da fare anche in questa fase di quasi stacco, perché a breve sarà tempo per il Valle d’Aosta e poi si spera in una convocazione azzurra per il Tour de l’Avenir.

Che bilancio puoi fare di questo Giro?

Un bilancio positivo. Prima di partire l’obiettivo era che uno dei due ragazzi entrasse fra i primi cinque, invece siamo riusciti a metterne due nei dieci e, tutto sommato, è stata una buona classifica. Di più non si poteva fare, perché vedendo i valori che hanno fatto nella tappa di Pian della Mussa e poi quella di Fosse, hanno fatto entrambi il loro record di wattaggio, quindi più di così non si poteva. Bene così. Nelle prime dieci sono tutti devo team del WorldTour quindi usciamo a testa alta. Abbiamo investito tanto, dai ritiri a Sestriere al materiale più leggero e più scorrevole. Abbiamo speso per i ragazzi e alla fine però i risultati di sono visti.

Forse siete andati anche oltre le attese. Non era scontato che Kajamini tenesse sulle salite più lunghe…

Alla fine è la prima volta che riesce a fare un anno senza problemi. Al primo da U23, nel 2022, ha fatto una gara e mezza, cioè una l’ha finita e l’altra mezza è venuto per farci un favore e far partire la squadra. Ha avuto tanti problemi fisici. L’anno scorso con meno problemi ha finito in crescendo, dimostrando anche di esserci in qualche gara importante. Quest’anno sta andando forte.

Mentre Novak?

Deve ancora migliorare tatticamente e a quel punto con i suoi valori, potrebbe essere uno dei più forti in salita. E’ brutto da dire, ma è un secondo anno e come al solito si rischia che ce lo portino via. Bisognerebbe farci un articolo, è una situazione che ci sta rovinando. Non riesci a programmare più la crescita, non riesci ad avere ragazzi a lungo termine, almeno per tre anni. C’è anche il rischio che prendi atleti come loro che vanno bene e l’anno prossimo non li hai più, quindi non riesci neanche a programmare.

Sono entrambi in rampa di lancio verso qualche WorldTour?

Stanno aspettando quello che decidiamo di fare. O meglio cosa ci propone MBH Bank. Siamo tutti in attesa. Vogliamo vedere cosa mettono sul piatto, perché abbiamo il contratto di tre anni per la continental, mentre c’è da capire se effettivamente l’intenzione è quella di crescere. Per fortuna sono passaggi che devono avvenire abbastanza alla svelta, dato che ad agosto bisogna iscrivere la squadra, quindi in 15-20 giorni bisogna concludere.

Due corridori nei primi 10 e anche la maglia degli scalatori: forse di Nespoli si è parlato anche poco, non credi?

Nespoli lo conoscono quelli con cui ha corso in passato, ma per il resto se ne è parlato poco. L’obiettivo per lui era proprio questo, quindi riuscire a prendere la maglia GPM già dalle prime tappe. Purtroppo era un po’ rammaricato di non esserci riuscito, poi per fortuna siamo riusciti a prenderla alla fine del Giro. Era il nostro obiettivo perché conoscevamo le sue caratteristiche. Anche lui ha iniziato la stagione con un po’ di problemi e deve migliorare fisicamente, perché è alto e molto magro, però ha delle grosse qualità. E’ un 2004, ma forse nel suo caso si può sperare di lavorarci con calma.

Un investimento importante, due ritiri, avete fatto come i devo team e i risultati sono arrivati. Si può fare anche per una continental italiana, insomma…

Fa piacere che lo diciate, per noi significa tanto. La vera differenza probabilmente è proprio il budget. Quello che per noi è stato uno sforzo finalizzato al Giro Next Gen per loro è la regola. Quelli che avevamo davanti, lo stesso che ha vinto il Giro, avevano fatto un minimo 3-4 gare a tappe, più i ritiri. Noi ci siamo presentati con tre corse a tappe: Coppi e Bartali, Giro d’Abruzzo e poi Giro d’Ungheria. In Italia mancano le corse a tappe anche per gli juniores. Alla fine vedo che i francesi e gli altri fanno più corse a tappe rispetto a noi e noi invece siamo qui a fare le corse di un giorno. A parte Valle d’Aosta, Veneto e Friuli, che però si fanno verso fine stagione. Ci vorrebbe un paio di corse a tappe in inizio stagione.

Per il Valle d’Aosta si può lavorare come per il Giro d’Italia?

Adesso c’è il campionato italiano, uno degli obiettivi dell’anno. Poi li lasceremo un po’ liberi, mentre qualcuno si farà ancora 15 giorni di altura. Non tutti quelli del Giro faranno anche il Valle d’Aosta, sulla carta di sicuro Kajamini e Novak. E poi speriamo anche in una convocazione per il Tour de l’Avenir.

Come è andato il primo Giro U23 con Martinelli in ammiraglia?

Molto bene. Lo abbiamo voluto a tutti i costi e lui ha accettato subito il progetto. Lo conoscevamo da corridore e ci ha dato una grossa mano, al Giro d’Italia come nella prima parte di stagione. Si vede che ha appena smesso. Non è che mi senta vecchio, però si vede che Davide è più aggiornato e ci sa fare anche per parlare con i ragazzi. Con lui siamo migliorati anche sul piano tecnico, oltre ad avere due allenatori come Dario Giovine e Antonio Fusi che non hanno sbagliato niente e siamo arrivati al Giro in ottime condizioni. E’ la conferma che sappiamo fare anche noi del buon ciclismo, ma che con i soldi si va più forte.

I sei “gladiatori” di Valoti per il Giro Next Gen

07.06.2024
4 min
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La MBH Bank-Colpack-Ballan-Csb è partita questa mattina per la Valle d’Aosta, regione che accoglie le prime tre tappe del Giro Next Gen. I ragazzi del team continental bergamasco, guidati in macchina da Gianluca Valoti, non vedono l’ora di iniziare

«Siamo pronti – conferma il diesse – stiamo ultimando qualche piccolo dettaglio. Oggi (venerdì, ndr) proveremo il percorso della seconda tappa. Vorremmo fare una pedalata anche sulle strade della cronometro, ma sarà difficile visto che attraversa il centro di Aosta. Tra traffico e limitazioni non credo riusciremo a fare una ricognizione anticipata, toccherà aspettare domenica mattina».

I ragazzi della MBH Bank-Colpack-Ballan-Csb durante il ritiro a Sestriere in preparazione al Giro Next Gen (foto NB Srl)
I ragazzi della MBH Bank-Colpack-Ballan-Csb durante il ritiro a Sestriere in preparazione al Giro Next Gen (foto NB Srl)

Esordio complicato

Le prime tre frazioni del Giro Next Gen saranno impegnative e in qualche modo potranno già risultare decisive per la classifica generale. Toccherà partire con la concentrazione al massimo, viste le insidie del tracciato. 

«La cronometro – continua Valoti – misura otto chilometri: non sono molti, ma il percorso è tecnico. Si può perdere tra il minuto e il minuto e mezzo, ritardo che nell’economia della corsa può non risultare decisivo ma comunque importante. A nostro favore gioca lo strappo presente a metà, lì avremo modo di limitare i distacchi. Per noi è importante vedere la seconda frazione, è insidiosa e con tanto dislivello, non ci sarà un metro di pianura. Anche in questo caso non è una tappa che può risultare decisiva ma a perdere tempo ci vuole davvero poco».

La tappa numero 3 con arrivo a Pian Della Mussa potrà creare i primi significativi distacchi in classifica
La tappa numero 3 con arrivo a Pian Della Mussa potrà creare i primi significativi distacchi in classifica

Altura e ricognizioni

Al terzo giorno di corsa ecco che ci sarà il primo arrivo in salita, a Pian della Mussa. Una scalata lunga che porta dai 687 metri di Ceres ai 1751 metri dell’arrivo.

 «Questa tappa l’abbiamo vista mentre eravamo in ritiro a Sestriere (foto NB Srl in apertura) – spiega il diesse bergamasco – sembra una scalata lunga e facile sulla carta, ma non lo è. Da quel che abbiamo potuto vedere è impegnativa. Devo dire che il disegno di questo Giro Next Gen mi piace, non ci sono tapponi come quello dello Stelvio lo scorso anno. Le difficoltà sono distribuite lungo tutti e otto i giorni di gara, questo presumibilmente farà rimanere aperta la corsa fino alla fine. La scelta di allenarci a Sestriere arriva dal fatto che Livigno aveva ospitato il Giro ed avevamo paura di trovare traffico e strade chiuse. Abbiamo pedalato sulle strade piemontesi già nel ritiro di marzo e i ragazzi erano rimasti soddisfatti.

«Siamo stati tre settimane a Sestriere – dice Valoti – siamo arrivati appena dopo il Giro di Ungheria. La prima settimana è servita per scaricare e per fare ambientamento. Poi abbiamo iniziato a lavorare, la cosa che mi soddisfa di più è che i nostri preparatori, Giovine e Fusi, sono rimasti con noi tutto il tempo. Questo vuol dire che con la loro supervisione le possibilità di aver sbagliato qualcosa si sono abbassate notevolmente».

Squadra leggera

Christian Bagatin, Lorenzo Nespoli, Mark Valent, Matteo Ambrosini, Florian Kajamini e Pavel Novak. Questi i sei nomi che difenderanno i colori della MBH Bank-Colpack-Ballan al Giro Next Gen, Gianluca Valoti ci spiega le scelte.

«Abbiamo deciso – racconta – di puntare su due capitani: Novak e Kajamini, il primo è un secondo anno, mentre l’altro un terzo. Si conoscono bene e in gara comunicano tanto, trovando sempre la migliore soluzione. Lo abbiamo visto al Piva con la vittoria di Novak, coadiuvata dal grande lavoro di copertura di Kajamini. Saranno entrambi sullo stesso livello, con le ambizioni di classifica e la facoltà di gestire la gara. Non ci saranno le radio in corsa e la scelta di avere due capitani che hanno una grande complicità mi permette di stare sereno in macchina, sapranno gestirsi».

«Bagatin, Nespoli e Ambrosini – continua – saranno i diesse in gruppo, hanno una grande capacità di gestione e sanno capire le situazioni. Mi piace come interpretano la gara. La novità è rappresentata dall’ungherese Mark Valent, lui è nuovo ma si è integrato bene in squadra. E’ un corridore leggero e che stiamo scoprendo giorno dopo giorno. Purtroppo abbiamo dovuto lasciare a casa Bracalente, non per merito ma per scelta tecnica. Il ragazzo è giovane e avrà altre occasioni. Non c’è altro da dire. Siamo pronti, ora tocca a noi, ci vediamo sulle strade del Giro Next Gen!».

Novak mette tutti nel sacco ed è padrone del Piva

07.04.2024
5 min
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COL SAN MARTINO – A volte il più grande nemico di un ciclista è l’attesa, così Pavel Novak ha deciso di non sposare la teoria degli altri corridori rimasti in gruppo ed ha attaccato. Uno scatto secco, nel tratto di pianura dopo il GPM del Combai e lo hanno rivisto dopo l’arrivo. E’ il secondo successo tra gli under 23 di questo ragazzo arrivato dalla Repubblica Ceca e che corre alla MBH Bank-Colpack-Ballan. Questa vittoria al Trofeo Piva (in apertura fotobolgan), però, ha un altro sapore rispetto a quella raccolta nel 2023 in una gara regionale, della quale Novak non ricorda quasi il nome. 

Due dita alzate al cielo per i fotografi, ma dopo pochi secondi dall’arrivo su Novak ritorna un’espressione seria. Sembra non essersi accorto di quanto fatto, con un’azione di forza e astuzia ha messo nel sacco tutti, reggendo anche alle terribili rampe di San Vigilio, con gli ultimi 100 metri quasi al 22 per cento. 

La stoccata finale

Intervistato in diretta dice pochissime parole, come a voler scappare dalle attenzioni di tutti. Così di Novak e della sua vittoria ci parla chi oggi lo ha guidato in macchina, Gianluca Valoti.

«Da junior – ci spiega il diesse del team bergamasco – correva alla Trevigliese. Lo abbiamo sempre seguito e portarlo da noi è stato semplice, ma ammetto che Novak e le sue prestazioni sono state delle piacevoli sorprese. Ha le caratteristiche di fare gli ultimi chilometri davvero forte (Novak ha vinto il titolo nazionale a cronometro da junior nel 2022, ndr). La nostra idea sulla gara di oggi era di provare ad anticipare nel finale, Kajamini, Ambrosini e Novak avevano tutti il via libera per provare. E’ toccato a Pavel e ha portato a casa una bellissima vittoria».

Il podio del 75° Trofeo Piva è completato da Pinarello, secondo, e Pescador, terzo (fotobolgan)
Il podio del 75° Trofeo Piva è completato da Pinarello, secondo, e Pescador, terzo (fotobolgan)

Animo da scalatore

Non abituato a tutte queste attenzioni probabilmente, Novak scioglie la lingua e si libera della timidezza, solamente nella zona del podio, quando tutti lo lasciano da solo. Seduto su una panchina di legno ha il modo di pensare e raccontare la sua storia che qualcosa di particolare ha. 

«Nel 2023 avevo già fatto secondo alla Bassano-Montegrappa – ci dice con meno timidezza addosso – direi che mi sento uno scalatore. Infatti, più che i percorsi come questo di oggi con salite corte e tanto ripide, preferisco scalate lunghe. Per questo ho provato ad anticipare, in modo da non rimanere svantaggiato rispetto agli altri. Nel 2024 andrò per la prima volta al Giro Next Gen, con l’obiettivo di fare bene, anche di vincere. Sarà difficile ma spero di portare a casa almeno una tappa».

Prima della vittoria al Piva era arrivato un sesto posto al Recioto (foto NB Srl)
Prima della vittoria al Piva era arrivato un sesto posto al Recioto (foto NB Srl)

Dall’hockey al ciclismo

Nelle parole scambiate nel post gara con Valoti è emerso che Novak si sia avvicinato da pochi anni al ciclismo. Incuriositi abbiamo voluto parlarne con lui, per capire da quale mondo arriva. 

«E’ il sesto anno che corro – continua a raccontare – prima giocavo a hockey su ghiaccio in Repubblica Ceca. Da noi è sport nazionale, ci ho giocato per 10 anni, poi piano piano mi sono spostato al ciclismo, per provare. Sta andando anche bene, ma la bici è molto più difficile, servono tanti allenamenti. Da quest’anno vivo a Bergamo, nella sede della squadra, al primo piano dormo io, al terzo Valoti. E’ bello poter stare così vicino al team, durante la preparazione invernale mi è stato molto utile. Sono migliorato tanto e mi sento molto più sicuro dei miei mezzi. La Colpack è come una seconda famiglia, mi trattano benissimo e passo tanto tempo con i miei compagni». 

I ragazzi della Vf Group hanno provato ad anticipare con Scalco (il secondo in foto) ma senza successo
La Vf Group ha provato ad anticipare con Scalco (il primo in foto) ma senza successo

La voce del battuto

Nel caldo di Col San Martino completano il podio Alessandro Pinarello e Diego Pescador, rispettivamente i primi due del Recioto corso martedì, a testimonianza della buona condizione.

«Dispiace un po’ – ci dice il corridore di casa, nato a pochi chilometri da qui, a Conegliano – noi della Vf Group abbiamo provato a fare la corsa, ma nel finale eravamo pochi. Scalco ha anticipato, è stato bravo, ma una volta ripreso non aveva gamba per chiudere su Novak. Tutte le altre squadre si aspettavano che fossimo noi a prendere in mano la situazione, ma non possiamo fare sempre tutto. In Italia si preferisce aspettare, vanno fatti i complimenti a Novak che ha capito come vincere oggi».

Bozzola vince ancora, ma non chiamatelo velocista…

17.06.2022
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Quando hai il papà che va in bici (con lui nella foto d’apertura), come anche il nonno, lo zio, il fratello maggiore, che cosa farai da grande? Non è certo un caso se Mirko Bozzola sia uno dei corridori junior che si stanno maggiormente mettendo in evidenza. La sua stagione sta procedendo come meglio non si potrebbe, con la grande luce del successo al Gran Premio della Liberazione e l’ultimo squillo siglato domenica scorsa, al Memorial Pietro Zipponi a Brione (BS) battendo in uno sprint a due nientepopodimeno che Pavel Novak, che di bastonate sportive ai corridori italiani ne aveva riservate un bel po’ nelle ultime settimane…

Mirko sulla bici ci è praticamente nato: «Con una famiglia come la mia mi sono quasi ritrovato prima a pedalare che a camminare. Le categorie giovanili le ho fatte tutte, fino a quella nella quale milito adesso, facendo anche un po’ di mtb, ma solo per divertimento perché per me la strada è tutto».

Bozzola Liberazione 2022
La clamorosa vittoria al Liberazione, dove Bozzola si è aggiudicato la gara romana per distacco
Bozzola Liberazione 2022
La clamorosa vittoria al Liberazione, dove Bozzola si è aggiudicato la gara romana per distacco
Come sei arrivato a una stagione così densa di vittorie?

Credo che il merito sia stato della mia società, la Aspiratori Otelli, che mi ha tenuto “al coperto” lo scorso anno, senza chiedermi nulla, se non fare le mie esperienze e imparare tutto quello che si poteva. Mi hanno detto subito che il mio anno doveva essere questo, poi ho fatto un inverno curando la preparazione nei minimi dettagli, con grande attenzione e i risultati si sono visti.

Oltretutto una stagione molto ricca perché di gare finora ne hai già fatte tante…

Praticamente da marzo ho gareggiato ogni fine settimana, saltandone solamente uno, ma era quello della comunione di mia sorella, non potevo mancare…

Bozzola famiglia
L’abbraccio con la mamma, davanti anche ai nonni. Mirko è molto legato alla famiglia
Bozzola famiglia
L’abbraccio con la mamma, davanti anche ai nonni. Mirko è molto legato alla famiglia
Tanti ottimi risultati, con la perla del successo a Roma, ti stanno etichettando come un velocista.

No, non mi ci sento. Sicuramente lo spunto veloce è ciò che più è migliorato in questa stagione, ma io mi reputo un corridore completo, che tiene bene in salita e sul passo. Lo spunto è buono per entrare in gruppetti e giocarmi la vittoria allo sprint, ma non sono e non sarò mai un velocista puro. Il mio obiettivo è essere un ciclista senza lacune più che con una caratteristica preferenziale.

Perché?

Perché il ciclismo attuale questo richiede. Di scalatori alla Contador ce ne sono sempre meno perché le squadre professionistiche ormai cercano altro, corridori alla Pogacar, alla Van Der Poel, alla Van Aert che hanno un grande spunto veloce ma vanno bene su qualsiasi terreno. Le caratteristiche specifiche non le cercano più e noi delle nuove generazioni dobbiamo adeguarci. Poi ci sono le eccezioni come Ganna che è un fenomeno sul passo, lo conosco bene perché suo padre è stato mio diesse da allievo, ma come detto sono eccezioni di fuoriclasse assoluti.

Bozzola Brione
Bozzola a braccia alzate a Brione, Novak è ormai lontano… (foto Rodella)
Bozzola Brione
Bozzola a braccia alzate a Brione, Novak è ormai lontano… (foto Rodella)
Torniamo alla gara di domenica: come hai fatto a battere Novak?

Eravamo a Livigno per preparare i campionati italiani, ma sapevo che domenica saremmo scesi per la gara che passava per le strade del mio compagno di colori Gabriele Casalini e avremmo corso per lui. Sul primo strappo mi sono messo davanti a tirare per fare selezione, a 5 chilometri dall’arrivo eravamo rimasti in tre, ma su di noi sono tornati Novak e Casalini. Poi Pavel è partito come fa sempre lui, ma stavolta sono riuscito a tenerlo, nella discesa all’imbocco del rettilineo l’ho superato e ho vinto.

Una bella impresa: è davvero forte come si dice?

Assolutamente, è uno che attacca sempre, che non si arrende mai ed è capace di numeri eccezionali. Anche domenica era al rientro dopo i problemi in Francia, eppure era già brillante. Ce ne sono davvero pochi di corridori come lui, la cosa che gli invidio di più è il coraggio di provarci sempre.

Bozzola Novak
Mirko fra Casalini suo compagno di team e Novak per un podio di grande livello (foto Rodella)
Bozzola Novak
Mirko fra Casalini suo compagno di team e Novak per un podio di grande livello (foto Rodella)
Quest’anno ti sei anche guadagnato la maglia della nazionale…

Ed è stato un grande onore, un primo obiettivo con cui ho realizzato un sogno che coltivavo fin da piccolo. Ho corso onorando la maglia come si deve sempre fare, dando tutto me stesso. Devo dire che ho trovato un’organizzazione perfetta e soprattutto una grande capacità di fare gruppo.

Proprio a questo proposito, che effetto fa condividere obiettivi, tattiche, ma anche la quotidianità fatta di chiacchiere e piccole cose con quei ragazzi che solitamente affronti da avversari ogni domenica?

E’ proprio a questo che mi riferisco parlando di gruppo. Non è semplice: normalmente ci si vede alle gare, ci si conosce di vista e magari ci si saluta, ma poi in nazionale cambia tutto, si diventa amici, si lavora per un obiettivo comune. Soprattutto ci si conosce molto di più e credo che questo sia molto importante. In quelle poche occasioni che ho avuto finora (e spero tanto di averne altre) ho notato che il principio di base è correre come una cosa sola: tutti per uno, uno per tutti, come i moschettieri… Se hai la maglia azzurra indosso non ti puoi mai tirare indietro, mai…

Bozzola squadra
Mirko è dal 2021 alla Aspiratori Otelli, dove si punta molto sullo spirito di squadra
Bozzola squadra
Mirko è dal 2021 alla Aspiratori Otelli, dove si punta molto sullo spirito di squadra
Che cosa ti prefiggi ora?

Intanto i tricolori dove voglio davvero fare bene, poi anche in base a questi spero di guadagnarmi la convocazione per gli europei e anche lì pensare a qualcosa di importante e di grosso. Dopo si vedrà, andiamo un passo per volta.

Sei al secondo anno junior e i tuoi risultati non passano inosservati neanche lassù nel mondo professionistico. Ci stai già pensando?

Sì, ma sono convinto che aspettare sia la cosa migliore. Un paio d’anni fra gli under 23 sono necessari per crescere nella maniera giusta, per imparare, passare troppo presto significa fare un salto enorme che porta benefici solo in casi eccezionali. Io ho tempo e voglio sfruttarlo tutto.

Novak 2022

Pavel Novak, appena arrivato già batte tutti…

12.06.2022
5 min
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Nel ciclismo contemporaneo si parla sempre dei talenti precoci, tanto che questa definizione rischia di essere abusata a uso e consumo dei procuratori che piazzano fra le varie squadre giovani ancora acerbi promettendo mirabilie. Ci sono però storie che fanno davvero pensare di essere di fronte a un corridore baciato da capacità fuori del comune. Quella di Pavel Novak, il ragazzo della Repubblica Ceka che sta contrassegnando la stagione degli juniores, è una di queste.

A renderlo speciale non è solo il fatto che parliamo di un corridore che a dicembre compirà 18 anni, ma che ha un’esperienza ciclistica davvero minima, avendo iniziato a praticare ciclismo solamente un paio d’anni fa. Prima, per 10 anni si era dedicato all’hockey su ghiaccio che nel suo Paese è uno degli sport nazionali, sicuramente più praticato del ciclismo. Forse nell’hockey sarebbe stato uno dei tanti, sulle due ruote si è già saputo distinguere come un vero “killer”, dalla perfetta scelta di tempo nelle sue azioni e con qualità innate.

Un arrivo inaspettato

Com’è arrivato Novak dalle parti italiane? A spiegarlo è Marco Taddeo, presidente della Ciclistica Trevigliese che quando ne parla lascia trasparire un’attenzione come quella che si ha per un figlio acquisito.

«Eravamo in contatto con Marco Cattaneo – racconta – che aveva portato in Italia i fratelli Vacek e ci aveva suggerito di andare agli europei di Trento per vedere un ragazzo che doveva venire da noi. Lì, il suo contatto ceko gli sottopose un cambio, parlandogli di questo ragazzino appena approdato al ciclismo, ma che già si era guadagnato la nazionale.

Taddeo Romele 2021
Il presidente Marco Taddeo con un altro talento uscito dal team: Alessandro Romele
Taddeo Romele 2021
Il presidente Marco Taddeo con un altro talento uscito dal team: Alessandro Romele

Il test e quei dati strabilianti…

«Lo portammo da noi per fargli fare qualche test – prosegue Taddeo – alla fine guardammo il Garmin ed eravamo convinti che non avesse funzionato, c’erano valori enormi. Invece funzionava benissimo… Quella è stata la prima volta che Pavel ci ha stupito, ma certamente non è stata l’ultima…».

Quei numeri da pro’ sono diventati una costante, come anche lo stupore dei dottori in base ai suoi valori. Ma tutto questo potrebbe anche non bastare, se non fosse corroborato da una voglia innata di vincere.

«All’Eroica – riprende Taddeo – erano andati in fuga in 8, lui li ha ripresi e staccati tutti insieme, per vincere in solitudine. Come aveva fatto alla Piccola San Geo e alla Dondeo. Lui vince sempre così, di forza».

A fronte di un carattere così forte in corsa, c’è un ragazzino che ha preso il coraggio in mano e ha lasciato la famiglia per inseguire il suo sogno a migliaia di chilometri di distanza.

«E’ un bravissimo ragazzo – ancora Taddeo – e la cosa che mi colpisce è che è molto più maturo della sua età. Vive in una casetta vicino la nostra e si fa tutto da solo, taglia anche l’erba del prato… E’ un po’ timido, a volte sembra sulle sue, ma con i ragazzi va molto d’accordo».

A scuola di italiano

Un dato che possiamo testimoniare direttamente. Al di là dell’ostacolo linguistico, Pavel è uno che parla poco ma sempre in maniera diretta.

«Qui in Italia – racconta – mi sono trovato benissimo, la società mi ha messo a disposizione tutto quel che serve e ho trovato un ambiente ideale. Per me non è facile, sto imparando qualche parola di italiano ma è molto diverso dalla mia lingua. Comunque con i ragazzi attraverso l’inglese ci intendiamo benissimo e sono diventati tutti amici».

Tanto è vero, come testimonia Taddeo, spesso vanno a tenergli compagnia quando non ci si allena, avendo costituito un bel gruppo anche al di fuori del ciclismo.

Un passista scalatore

Tecnicamente Novak è il classico passista: «Gli piacciono molto i percorsi duri – dice Taddeo – le salite non gli fanno paura, anche se non è leggerissimo, infatti parte sempre sui tratti duri facendo la differenza».

«A me piacciono soprattutto le corse a tappe – rilancia lui – dove penso di poter emergere maggiormente». Infatti alla Corsa della Pace ha chiuso 6° e al Tour du Pays de Vaud aveva iniziato molto bene, con un 3° e un 8° posto, ma quando avrebbe dovuto affrontare la cronometro che poteva proiettarlo in vetta, è stato costretto al ritiro per un problema fisico. Non tutto il male però viene per nuocere, infatti ne ha approfittato per tornare a casa e stare un po’ in famiglia.

Novak Compagni 2022
Novak è arrivato quest’anno alla Ciclistica Trevigliese trovando molti amici (foto Eligio Bianchessi)
Novak Compagni 2022
Novak è arrivato quest’anno alla Ciclistica Trevigliese trovando molti amici (foto Eligio Bianchessi)

Subito pro’? Meglio aspettare…

Chiaramente, a dispetto della giovane età, l’obiettivo è bruciare le tappe: «Io voglio passare fra i pro’ prima possibile, ma molto dipenderà dai risultati che farò da qui alla fine della stagione».

Su di lui sono in tanti ad aver posato gli occhi, anche squadre del WorldTour, ma Taddeo getta acqua sul fuoco: «Di richieste ne abbiamo tantissime, ma ci siamo impegnati con la famiglia a valutare il meglio per lui, se necessario tenerlo ancora con noi e fargli fare tutti i passi necessari. Deve passare sulla base di un progetto, che contempli anche le necessarie esperienze fra gli Under 23».

Nel suo immediato futuro ci sono altre gare a tappe, soprattutto all’estero: «Stiamo sviluppando un calendario alternativo dopo la cancellazione del Giro del Friuli, per far fare esperienza a lui come agli altri ragazzi, poi chiaramente ci saranno gli impegni con la sua nazionale. Di una cosa però sono certo – afferma risoluto Taddeo – èun ragazzo che sa gestirsi e che gestiamo con attenzione, anche e soprattutto nei carichi di lavoro in allenamento, dove molto raramente tocca le 4 ore. E’ un diamante grezzo ma purissimo, che va protetto».