Il San Pellegrino di Remco, fra bici, strudel e Play Station

01.08.2023
7 min
Salva

In questi giorni Yankee Germano è al Polonia. Il massaggiatore friulano della Soudal-Quick Step è arrivato in carovana dopo aver cambiato a tempo di record il parabrezza del furgone sfondato dalla grandine, che ha danneggiato anche il tetto di casa e l’auto della compagna, che il 14 ottobre diventerà sua moglie. In questa vita adrenalinica, che si fa fatica anche a descrivere, Yankee ha trovato il modo di tirare il fiato nel ritiro della squadra a Passo San Pellegrino (apertura, foto Visit Val di Fassa). Andava su già ai tempi della Liquigas, mentre questa volta ha scortato Evenepoel e tutti i corridori non impegnati al Tour de France. E’ nata così la condizione di Remco per vincere San Sebastian e per rimettere in palio la maglia iridata domenica prossima.

Così abbiamo approfittato di Yankee per farci raccontare questi giorni lontani dal solito approdo di Livigno, per saperne di più e capire cosa possiamo aspettarci dal biondino belga.

L’Hotel Cristallo fu inaugurato nel 1967 ed è di proprietà della famiglia Chiocchetti (foto Visit Val di Fassa)
L’Hotel Cristallo fu inaugurato nel 1967 ed è di proprietà della famiglia Chiocchetti (foto Visit Val di Fassa)
Di nuovo in ritiro a San Pellegrino, insomma…

C’ero già stato quando lavoravo in Liquigas, esatto. C’eravamo andati anche con la Quick Step nell’anno del lockdown, quando annunciarono la ripresa delle gare. Si partiva a metà stagione e così andammo su per venti giorni, quasi un mese e ci trovammo davvero bene. Però c’era ancora in ballo l’accordo con Livigno, per cui, quando è terminato, ne è stato siglato uno nuovo con l’Hotel Cristallo al Passo San Pellegrino.

Come vi siete trovati?

Sono stati molto disponibili con noi. Diego, il padrone dell’albergo, ci ha detto che ci tiene molto perché ha diversi turisti belgi che vanno su d’inverno per sciare. Quindi come ritorno, immagino che faccia comodo avere la squadra di Evenepoel che si allena. Ci hanno dato disponibilità su tutto. Anche la cucina era a nostra disposizione. Gli chef facevano quello che chiedevamo. Sembra poco, ma già l’orario del pranzo è un tema importante. Se si fanno quattro ore, magari si pranza alle 14. Ma quando se fanno sette, arrivi a tavola a pomeriggio inoltrato e poi anche la cena, visto il tempo dei massaggi, va spostata. Sul piano dell’alimentazione, la nostra dietista aveva fatto un elenco di quello che i corridori avrebbero dovuto mangiare e non abbiamo mai sgarrato.

Un’attenzione completa, dai pasti agli allenamenti?

Era tutto stabilito. Il piano di allenamento, le ore e di riflesso il menu. I corridori sono stati contenti. Ovvio, il posto è impegnativo. Per i velocisti c’è tanta salita, mentre a Livigno avevano quei 20 chilometri nelle gallerie che ti permettono di fare lavori specifici. Però è piaciuto anche a loro. Scendevano in Val di Fassa o verso Belluno e ogni giorno c’era la possibilità di fare un percorso differente. Gli scalatori, con Remco e gli altri, si sono proprio sbizzarriti con tutte le salite che ci sono nei dintorni.

Un’intervista per Remco Evenepoel sul Passo San Pellegrino (foto Visit Val di Fassa)
Un’intervista per Remco Evenepoel sul Passo San Pellegrino (foto Visit Val di Fassa)
Remco ha detto di aver lavorato davvero bene…

Ha lavorato davvero bene e come lui tutto il gruppo che lo seguiva. L’atmosfera era serena, tranquilla, senza tensioni. Col fatto che sei in cima al valico, intorno ci sono solo alberghi, null’altro. Quindi il gruppo si è unito ancora di più. Dopo cena ci si fermava nel bar a bere una Coca e intanto si chiacchierava, si rideva, si giocava a carte. A un certo punto hanno fatto il torneo con la PlayStation. Tutto aiuta per fare gruppo…

E intanto si sono allenati duro come si è sentito dire?

Ci hanno dato dentro. Erano tutti quelli che non facevano il Tour, il resto della squadra, a parte qualcuno che era già in altura. Tipo James Knox che abita ad Andorra o Cattaneo che sta a Sankt Moritz ed è rimasto a casa.

Sono sempre usciti divisi in due gruppi?

I primi giorni hanno fatto anche un gruppo unico. Però avere 16 corridori può essere un problema visto che le strade sono strette. Così facevano percorsi diversi o se dovevano fare lo stesso, partivano scaglionati, con 20 minuti fra un gruppo e l’altro. Magari si fermavano a bere il caffè tutti insieme e poi ripartivano sfalsati, per non dare fastidio al traffico. Gli automobilisti ti rispettano, lo straniero forse di più, forse perché glielo insegnano nelle autoscuole.

Yankee ha collaborato con Viviani alla Liquigas e poi alla Quick Step: i due sono grandi amici (foto Sara Cavallini)
Yankee ha collaborato con Viviani alla Liquigas e poi alla Quick Step: i due sono grandi amici (foto Sara Cavallini)
Da noi no?

Noi dello staff abbiamo le patenti per i mezzi pesanti e per il pullman e ogni tot di tempo devo andare a fare il rinnovo. E io litigo ogni volta in Italia, perché quelli che hanno le patenti del camion e del pullman non superano alla giusta distanza e magari all’ultimo momento suonano pure.

E’ mai capitato di scendere a Moena nel giorno di riposo per stare in mezzo alla gente?

Qualcuno è sceso a bersi il caffè, poi è risalito in bici con tranquillità. Il bello di lassù secondo me è che è veramente un ritiro di squadra. Ti alzi, fai colazione, allenamento e massaggi. Recuperi, mangi e dormi, mentre altri posti magari ti distraggono. Nei giorni di recupero è capitato che organizzassero il giretto in mountain bike, qualcosa di facile sui sentieri per bere il caffè e magari mangiarsi una fetta di strudel in qualche rifugio. Alla fine non ti viene neanche voglia di andare giù e poi risalire, perché da una parte o dall’altra, sono più di 10 chilometri di salita, anche duri.

C’era anche qualche direttore sportivo?

Bramati, che di solito fa questi ritiri, alla fine hanno voluto portarlo a fare la prima ammiraglia al Tour de France. Per cui la prima settimana c’erano solo i due coach: Vasili Anastoupoulos e Koen Pelgrim. Poi a metà ritiro è arrivato Klas Lodewyck.

Tempo buono o tempesta come poi a casa tua?

I primi giorni pioveva di mattina, come in montagna dove è molto variabile, perciò qualche volta abbiamo ritardato la partenza di mezz’ora. Poi è sempre stato bello, i primi giorni anzi faceva un po’ freschetto, così partivano coperti, anche perché scendevano in bici da 2.000 metri. Invece dopo 5-6 giorni è venuta fuori la bomba di calore, sia dalla parte di Moena sia da Belluno.

Davvero tanto caldo?

Quando uscivo anche io in bici, guardavo i termometri nei paesi, quelli delle farmacie, e segnavano fino a 37 gradi. Per fortuna sopra, pur arrivando a 30-32 gradi, era ventilato e si sopportava meglio. In ogni caso, quando tornavano in hotel, le borracce erano sempre tutte vuote.

Ci sono stati cicloturisti che si accodavano ai ragazzi?

DIrei di no. Magari capitava il turista che veniva a vedere e chiedeva di fare la foto, perché di turismo in bici lassù ce n’è parecchio. Però sono stati tutti abbastanza discreti. Venivano vicino, noi gli dicevamo come fare e loro aspettavano il momento giusto. Magari al rientro, dopo che avevano finito di discutere dell’allenamento e prima di andare in camera.

In questi giorni, Yankee è al Tour de Pologne. Per questo salterà i mondiali, ma andrà agli europei
In questi giorni, Yankee è al Tour de Pologne. Per questo salterà i mondiali, ma andrà agli europei
Siete riusciti anche a seguire il Tour?

Tutti i giorni, mentre si facevano i massaggi. Per noi è stata un po’ critica fino alla vittoria di Asgreen, ma la mia impressione è che gli altri fossero davvero di un altro pianeta. Loro due sono forti, però per me il più forte è Van Aert. Vedere come aiutava l’altro in salita, pesando 75 chili, è stato impressionante. E quest’anno andava anche meno dell’anno scorso. Farà un bel mondiale…

Sempre che vada d’accordo con Remco. L’anno scorso non sembrava…

Però ho visto che quando fanno i rulli per defaticare, la chiacchierata se la fanno. Si danno la pacca sulla spalla, forse i due galli si stanno abituando l’uno all’altro. E Remco ha davvero una grande gamba…

Barrette, gel, carbo e sali: l’integrazione con la “Longo”

10.06.2023
7 min
Salva

Passo San Pellegrino a volte viene inghiottito dalle nubi, mentre le ragazze della Trek-Segafredo vanno avanti e indietro con i loro allenamenti in quota. Le ragazze, guidate nell’occasione da Paolo Slongo, hanno scelto il Rifugio Flora Alpina, l’agriturismo in cui Nibali preparò la vittoria al Tour de France, ormai nove anni fa. Sono Longo Borghini, Realini, Spratt, Van Anrooij e Chapman.

In certi giorni gli allenamenti si fanno a ritmo gara e con carichi di lavoro paragonabili, per cui anche per l’alimentazione, le ragazze cercano di abituarsi alle quantità che dovranno assumere in corsa. Dalla colazione ai carboidrati per ora, fino al recupero una volta rientrate. Così con Elisa Longo Borghini (in apertura nella foto di Sean Hardy) abbiamo provato a entrare nelle abitudini nutrizionali, cercando di capire come mangi quando si allena e poi in corsa. Quando fa caldo e quando fa freddo. Se deve andare in salita oppure in pianura.

Passo Gardena, le atlete guidate da Slongo non hanno trovato finora giornate belissime (foto Sean Hardy)
Passo Gardena, le atlete guidate da Slongo non hanno trovato finora giornate belissime (foto Sean Hardy)
In allenamento si mangia sempre come in corsa?

Dipende tanto dagli allenamenti. Se devo “simulare” una corsa, quindi un allenamento duro in cui devo fare delle ripetute e altri lavori pesanti, cerco di ripetere quello che farò poi in corsa. Mi sembra di abituare il mio corpo a utilizzare i prodotti che poi utilizzo effettivamente in corsa. Anche nelle varie ripetute ad alta intensità, che possono simulare un finale, magari prendo un gel per capire come reagisce il mio corpo e come lo assimila.

Se invece l’allenamento non è troppo duro?

Se ho una distanza senza grossi lavori specifici, utilizzo le barrette Enervit, tendendo sempre a mangiare solido e i gel in quel caso non li utilizzo.

Anche in allenamento fai il conto dei carboidrati per ora?

Tendenzialmente sì, ma sempre per una questione di abituare il corpo ad assimilare i carboidrati. Adesso si tende tanto ad utilizzare queste borracce da 60 o da 90 grammi, e questo aiuta. Quindi fare lo stesso durante la preparazione è un allenamento per lo stomaco, affinché si abitui ad assimilare queste bevande ad alto contenuto energetico.

Le borracce da 60 contengono 30 grammi di carboidrati, stesso quantitativo per i gel (foto Dan King)
Le borracce da 60 contengono 30 grammi di carboidrati, stesso quantitativo per i gel (foto Dan King)
Come squadra utilizzate i prodotti Enervit, che offrono un’ampia scelta di gusti: riuscite sempre ad avere quelli che preferite?

Si riesce a personalizzare la scelta, spaziando tra i vari sapori. Uno degli aspetti meno simpatici del ciclismo e della nutrizione è che spesso, magari nelle corse a tappe ti ritrovi a mangiare tutti i giorni lo stesso gusto e alla lunga può anche dare fastidio. Avere possibilità di gusti diversi, ti fa stare più tranquilla di testa o comunque non ti stufa.

Quindi sul bus ci sono le scatole e ognuna prende quel che vuole e lo stesso troverà nel sacchetto del rifornimeno?

Qui bisogna aprire una parentesi perché noi, avendo delle corse più corte, non sempre abbiamo la musette, il sacchetto. Quindi partiamo con già il rifornimento in tasca e allora scegliamo in base a ai nostri gusti e in base anche al percorso. Se c’è una gara dura, sappiamo che dobbiamo prendere 90 grammi di carboidrati l’ora e quindi ci organizziamo.

Quei 90 grammi l’ora sono il… tetto oppure è capitato di prenderne anche di più?

Quando nei finali sei a blocco, manderesti giù di tutto. Quando perdo la lucidità, mangerei anche la carta del gel (ride, ndr). Però tendenzialmente 90 grammi di carboidrati l’ora sono anche tanti, perché ovviamente non peso 80 chili e quindi anche gestire gli eventuali problemi di stomaco e di digestione diventa difficile. Quindi direi che 90 grammi l’ora sono il tetto massimo. E poi ovviamente dipende dal percorso.

Longo Borghini e Realini, due ragazze della Trek-Segafredo in rotta sul Giro (foto Sean Hardy)
Longo Borghini e Realini, due ragazze della Trek-Segafredo in rotta sul Giro (foto Sean Hardy)
Se in salita o in pianura?

Ma anche se la corsa è lunga oppure corta. Può esserci una tappa più corta e tutta piatta, dove non c’è questo grande dispendio calorico, però ci potrebbe anche essere una tappa corta intensa dall’inizio, in cui spendi le stesse calorie di una distanza, perché compensi con l’intensità. Per questo tendo sempre a cercare questi 90 grammi di carboidrati. A volte con successo, a volte con meno successo.

L’indicazione di mangiare ti compare nel computerino, te lo dicono alla radio o ricordi da sola?

Me lo ricordo io, anche perché non mi piace avere gli ordini dal computerino. Non sono una fan di quei pop up che ti compaiono e ti dicono che devi mangiare, devi bere, devi fare questo. Manca che mi dicano quando scattare, poi siamo a posto. Il computerino deve solo dirmi la velocità, i chilometri e il tempo.

Partenza di un tappone del Giro, cosa si mangia?

Normalmente prendo due borracce da 60 ml, sapendo che le nostre barrette hanno circa 30 grammi di carboidrati. Anche le rice cake e le crostatine che ci preparano le nostre massaggiatrici hanno una ricetta preimpostata per essere da 30 grammi e quindi cerco sempre di mangiare dopo un mezz’oretta di gara. Invece, per quanto riguarda le borracce e per avere cura di essere idratati, inizio a bere sin dall’inizio. Provo a bere metà borraccia nella prima mezz’ora e metà borraccia nella seconda, mangiando dopo 30 minuti, in modo da avere la quota di 90 grammi.

Nelle borracce, spiega Elisa Longo Borghini, difficilmente c’è della semplice acqua (foto Dan King)
Nelle borracce, spiega Elisa Longo Borghini, difficilmente c’è della semplice acqua (foto Dan King)
Cosa c’è nelle borracce?

Carboidrati e sali quando è caldo. La borraccia con sola acqua è una cosa soggettiva. Io spesso la ricerco quando è molto caldo per la storia della digestione. L’acqua mi sembra un po’ più leggera e la bevo più in fretta, perché rinfresca. Tenete conto che le borracce con i carboidrati hanno già una certa consistenza, perché sono comunque zuccheri.

Quali sono i gusti di barrette e gel preferiti dalla Longo?

Abbiamo quelle No Flavour, quindi senza gusto, ma sanno di marzapane siciliano e a me piacciono. Sennò abbiamo le barrette gusto Brownie, anche se un brownie un po’ salutista (ride, ndr). E abbiamo più gusti anche per i gel. Quello all’arancia, al pompelmo, al limone, al gusto lime, alla fragola. Mi piacerebbe avere un gel salato, quella forse è una cosa su cui si può ragionare, perché insistere solo con gli zuccheri non è semplice e un sapore diverso ci starebbe bene.

Quando prendi il gel?

Normalmente circa 20 minuti prima di fare uno sforzo importante, perché mi è stato insegnato che è la tempistica giusta. Però a volte ti trovi nel momento che ne hai bisogno e prendi un gel. Non mi nascondo dietro un dito, io calcolo di essere sempre giusta con i tempi, però è il corpo che decide. E se capita di rompere gli schemi, a volte il vantaggio può essere anche solo psicologico.

UAE Tour, Longo Borghini e Realini: col caldo estremo si usano anche i sali. Elisa ha vinto la classifica
UAE Tour, Longo Borghini vince la generale: col caldo estremo si usano anche i sali
Dopo le corse come si recupera?

Per questo aspetto non sono da tenere a modello, comunque dipende sempre dal corridore. C’è chi preferisce prendere le proteine, magari con del latte di mandorla o con l’acqua. Chi invece magari prende la R2 che è il recupero di Enervit e ci abbina magari degli aminoacidi. Io sono un po’ strana perché bevo acqua, dopo la corsa non ho grande appetito. Prendo gli aminoacidi e cerco di mangiare del cibo vero. So che sarebbe meglio prendere le proteine, ma nel dopo corsa vado più alla vecchia maniera. So che entro 20 minuti dall’arrivo devo mangiare qualcosa perché va diretto nei muscoli e normalmente scelgo cibi naturali. 

Che rapporto avete con Enervit: ascoltano i vostri suggerimenti?

Mi è capitato e devo dire che ascoltano ciò che diciamo e quali sono le nostre esigenze. Ad esempio hanno fatto delle caramelline, in un pacchetto ce ne sono sei, che contengono in totale 30 grammi di carboidrati. Sono anche buone perché comunque hai la sensazione di mangiare le Haribo. Ce le hanno portate da testare e la maggior parte di noi ha dato l’okay. E poi hanno tiato fuori un gel alla menta per le giornate molto calde.

Sul pullman, prima di partire, si riempiono le tasche con il rifornimento per la gara (foto Dan King)
Sul pullman, prima di partire, si riempiono le tasche con il rifornimento per la gara (foto Dan King)
E funziona?

E’ stato studiato sostanzialmente che il cervello percepisce il gusto della menta come qualcosa di rinfrescante e quindi anche la temperatura corporea tende ad abbassarsi. E’ una sorta di inganno al corpo che usano tantissimo i triatleti.

Non corri dalla Liegi, quando si riparte?

Dal Giro di Svizzera, avrei dovuto fare il Giro del Belgio, ma lo hanno annullato per motivi di budget. Intanto siamo quassù, in questa quiete incredibile, con tutto il personale che serve. A volte mi guardo intorno e penso che abbiamo più staff che atlete. Il posto ha una quiete incredibile, peccato che finora il meteo non sia stato eccezionale, ma fra poco si riparte…

Viaggio tra le alture italiane: Sestriere, Etna e San Pellegrino

16.05.2023
6 min
Salva

Tre alture, tre luoghi magnifici. L’Italia tra i suoi innumerevoli patrimoni naturalistici vanta anche posti come Sestriere, Etna e Passo San Pellegrino. Mete preziose per i ciclisti che si arrampicano su queste pendici per dormirci su durante i periodi di stacco tra una corsa e l’altra. Lassù gli atleti ci vanno per curare animo e corpo, da soli o con la squadra. 

Ci siamo affidati a tre allenatori, preparatori, tecnici… chiamateli come volete, che su queste alture ogni anno portano corridori a ricaricare le pile o a preparare eventi importanti. Marino Amadori per il Sestriere, Paolo Alberati per l’Etna e infine Paolo Slongo per il Passo San Pellegrino. Iniziamo questo nostro Giro d’Italia tra le altura da nord a sud del nostro stivale. 

Sestriere: meta azzurra

Oltre ad aver riempito pagine di storia ciclistica con tappe e arrivi epici, Sestriere ogni anno nel periodo estivo è meta di pellegrinaggio da parte di ciclisti e amatori. Il motivo? I suoi 2035 metri e l’alto numero di salite e strade ideali per i corridori. Quassù ogni anno il cittì Marino Amadori porta la sua nazionale U23 ad allenarsi in preparazione agli appuntamenti più importanti.

«L’ho imparato a conoscere – racconta Amadori – perché vado su con i ragazzi da circa dieci anni. E’ una località che si trova più in alto rispetto ad un Livigno, nel senso proprio che siamo sui 2000 metri. Le zone d’allenamento sono ottime, con questa doppia scalata dalla parte di Cesana, una di 10 km, una di 6 km e poi arrivi giù ai 1.000/1.200 m dove puoi lavorare tranquillamente al 100 per cento anche in pianura. Come clima si trova sempre un po’ di fresco prezioso perché ovviamente ci si va nei mesi estivi essendo sulle Alpi. 

«Ritengo che sia una bellissima zona – dice il cittì – c’è anche poco traffico. Per il cicloturismo è una zona che si presta molto. Ci si può spostare anche nella zona di Pinerolo, sul Colle delle Finestre per trovare anche dello sterrato. In cima ci sono solo degli alberghi e servizi. E’ ben attrezzata. Una cosa preziosa quando andiamo su noi è che non c’è una vita sociale così attiva e distrattiva per i ciclisti. La scelta di questi luoghi viene fatta anche per questi motivi. 

«Nel 2019 e nel 2021 – ricorda Amadori – abbiamo preparato il mondiale che abbiamo vinto con Baroncini, ma anche il Tour de l’Avenir di Aleotti e Zana. Questo è sintomo che si lavora bene e il Sestriere è un’ottima palestra naturale».

Etna: come non innamorarsi

Anno dopo anno abbiamo imparato a conoscere il Teide e i suoi innumerevoli pregi. Basta guardare i profili Instagram dei pro’ e si nota che questo luogo è una delle loro mete preferite. Non ultimo Evenepoel che è sceso da lassù per andare a vincere la Liegi-Bastogne-Liegi. Non tutti però sanno che un vulcano con quelle caratteristiche (e con qualcosa in più) ce lo abbiamo anche noi. Si chiama Etna. Mastodontico, affascinate e immerso nella magnifica Sicilia. Paolo Alberati ce lo ha raccontato…

«L’Etna è un luogo magico. Purtroppo – dice – non è mai stato preso in considerazione più di tanto dai ciclisti. Da corridore andavo anche io sulle alture classiche. Ma l’Etna è differente perché qui a marzo a differenza degli altri luoghi puoi venire a pedalare con temperature ideali. Si dorme a quota 2.000 metri e si può pedalare fino a 2.900 con una gravel o mtb. A queste altitudini, io da preparatore lo consiglio, si può andare su con una e-bike per ossigenarsi e non affaticare il fisico.

«Ad oggi abbiamo – spiega Alberati – attivi 7 versanti pedalabili, il più lungo è 21 chilometri mentre il più corto è di 14. Sul nostro sito è possibile vederli tutti e programmarsi un itinerario per farli anche tutti insieme. Per questo abbiamo anche istituito un brevetto che attesta quante di queste salite hai conquistato. La cosa che ci ha convinti a creare questo progetto è stata anche la sicurezza che queste strade offrono. L’asfalto è sempre rifatto e il traffico è ridotto.

«E’ un luogo ideale – conclude – oltre per il cicloturismo e per gli appassionati, anche per preparare grandi appuntamenti. Ha un vantaggio che, tanto per fare un paragone, il Teide non ha. É possibile infatti scendere al livello del mare e trovare la pianura per allenarsi al meglio. A Tenerife questo non è possibile farlo perché è un continuo sali e scendi. Tra i più recenti nomi che sono venuti quassù prima del Giro, posso dire Aurélien Paret-Peintre, oppure Oldani, Baroncini. Chi viene, torna sempre, come Cadel Evans che è un frequentatore. L’Etna è una montagna magnetica, in continuo mutamento la senti che borbotta e respira».

San Pellegrino: prima dei Giri

Un passo situato nel cuore delle Dolomiti immerso in un contesto naturale rigorosamente protetto dall’UNESCO. Il San Pellegrino lo abbiamo visto tutti almeno una volta in TV in una tappa del Giro d’Italia tra una salita e l’altra oppure con l’arrivo in grembo. Scopriamolo attraverso le parole di Paolo Slongo.

«Il Passo San Pellegrino – dice – lo conosco da sempre. Ho iniziato a frequentarlo con le squadre da quando ero in Liquigas perché era un nostro sponsor. Da aprile, maggio in poi si andava su, si faceva anche il ritiro di dicembre invernale con tutta la squadra. Come detto, non è distante da casa mia e per un allenatore è importante conoscere la “palestra” dove ci si allena. 

«Il San Pellegrino – spiega – ha tutto quello che serve. E’ in altura, ha molte strutture adibite ad accogliere i ciclisti e soprattutto è possibile scendere comodamente a valle per alternare i percorsi. E’ infatti un luogo ideale, per i velocisti o per preparare le cronometro. Allo stesso tempo si hanno le Dolomiti, ma anche i percorsi piatti e ondulati nelle valli che ti permettono di poter far tutto l’allenamento a 360 gradi. Mi ricordo che per questo motivo venivano spesso a prepararsi anche Sagan e Viviani. 

«Le strade – conclude Slongo – sono perfette. Oltre a esserci ciclabili, che magari noi professionisti non frequentiamo, ci si può muovere in tranquillità ovunque. C’è una cultura per la bicicletta totale e ti senti anche tutelato mentre pedali. A livello di salite c’è l’imbarazzo della scelta. Il San Pellegrino è nel cuore delle Dolomiti. Per esempio quando si scende a Canazei che sei a 30 chilometri dal Passo, ti trovi un bivio, dove puoi fare Marmolada, Pordoi o Sella e da lì poi si apre tutto uno scenario di itinerari infinito. Da Ivan Basso compreso in poi, tutte le vittorie dei grandi giri sono state preparate lassù. Con Vincenzo Nibali ci piaceva molto andare nel periodo estivo, come lui anche Aru, Landa e tanti altri. Diciamo che andare al San Pellegrino era una garanzia per preparare un appuntamento importante».