Schurter si ritira. Quando Nino fu ad un passo dalla strada

24.08.2025
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E’ la fine di un’era: Nino Schurter, leggenda assoluta della mountain bike, ha annunciato il ritiro dalle competizioni. Lo farà nella “sua” Lenzerheide, tappa di Coppa del mondo in Svizzera che ha rappresentato per lui una seconda casa. Un addio che scuote il mondo off-road e che valica i confini del movimento: Nino è stato un simbolo dello sport, capace di influenzare generazioni di biker e persino il ciclismo su strada, dove nel 2014 arrivò a sfiorare una nuova carriera.

Dopo oltre vent’anni di dominio e innovazione, lascia una scia di successi e una nuova idea di atleta. In Svizzera più di qualche volta si è conteso il titolo di sportivo dell’anno con un certo Roger Federer e altre volte ha insidiato personaggi dello sci alpino quali Didier Cuche, o di fondo come Dario Cologna.

Nino Schurter è stato una leggenda del ciclismo. Si ritira dopo aver vinto tutto e ancora competitivo all’età di 39 anni
Nino Schurter è stato una leggenda del ciclismo. Si ritira dopo aver vinto tutto e ancora competitivo all’età di 39 anni

Dieci mondiali e un oro olimpico

Nino Schurter è nato il 13 maggio 1986 a Tersnaus, nei Grigioni, ma da sempre è stato a Chur ed è diventato presto il volto della mountain bike mondiale. Ha iniziato a correre da bambino, alternando sci di fondo e bici dove è stato anche campione nazionale juniores su strada, ma già nei primi anni 2000 le sue doti esplosero nel cross country.

Ha sempre corso con il team di Thomas Frischknecht, altro mito della MTB, vale a dire con il team Scott-SRAM , dimostrando una fedeltà rara in ogni disciplina. Ma questo gli ha consentito al tempo stesso di sviluppare in continuazione il suo mezzo, cosa ancora più vitale nella MTB.

Il suo palmares è impressionante: 10 titoli mondiali elite, 8 Coppe del mondo, 4 titoli europei, un oro olimpico a Londra 2012, un argento a Pechino 2008 e un bronzo a Rio 2016. A questo si aggiungono 34 vittorie di tappa in Coppa del Mondo, record assoluto, una in più del suo storico rivale: Julien Absalon. Schurter ha elevato il livello del cross country, dominando contro ogni avversario e in ogni condizione, grazie a un mix di talento, dedizione e cura maniacale dei dettagli.

Forza ed equilibrio insieme: Schurter e il suo staff sono stati dei veri innovatori della preparazione. Tanto derivava dallo sci (foto Scott Sports)
Forza ed equilibrio insieme: Schurter e il suo staff sono stati dei veri innovatori della preparazione. Tanto derivava dallo sci (foto Scott Sports)

Innovatore tecnico

E a proposito di Absalon: è impossibile parlare di Schurter senza citare il francese. Absalon è stato il suo grande rivale per quasi un decennio: due visioni a confronto, due stili e due personalità che hanno spinto la disciplina a crescere. Se Absalon puntava sulla resistenza e la perseveranza, Nino ha portato in dote un approccio scientifico all’allenamento e uno stile di guida del tutto moderno. Uno stile che lo stesso Absalon, più vecchio di lui, si trovò in qualche modo a dover studiare per un perdere il passo. Ma questo prevedeva altri setup, altre bici.

Schurter è stato il primo a introdurre in maniera sistematica esercizi di isometria, lavori di core stability e propriocezione per migliorare la gestione della bici sui terreni più tecnici. Anche la durata delle sessioni cambiò: meno ore, più intensità, con lavori mirati per simulare gli sforzi del cross country moderno. E poi corsa a piedi, sci di fondo d’inverno, poca bici da strada rispetto ai colleghi e più enduro. Solo ultimamente aveva allungato le ore su strada e gravel.

Questo gli ha permesso di restare competitivo in ogni epoca, dalla vecchia scuola alle gare esplosive degli ultimi anni. I duelli con Absalon, in Coppa del Mondo e alle Olimpiadi, sono diventati pagine di storia: Rio 2016 resta l’icona, con Schurter campione olimpico.

Nel 2014 disputò il Tour de Suisse. Da allora ha fatto qualche altra partecipazione su strada, ma parliamo davvero di 4-5 corse
Nel 2014 disputò il Tour de Suisse. Da allora ha fatto qualche altra partecipazione su strada, ma parliamo davvero di 4-5 corse

Le sirene della strada

Ma Schurter è anche di più. E anche per lui, come altri mega campioni della MTB prima di lui erano suonate le sirene della strada. Altri guadagni, altra visibilità. Miguel Martinez fece scuola. E così ecco il 2014, l’anno in cui Schurter sfiora un cambio di carriera. Nino ha ormai 28 anni e ha vinto e rivinto praticamente tutto. Gli mancano “solo”, si fa per dire, le Olimpiadi. Ma quello è un appuntamento che si potrebbe comunque realizzare.

E così, forte dei successi in mountain bike, il campione svizzero si misura con il ciclismo su strada, correndo con Orica-GreenEdge, oggi Team Jayco-AlUla, che all’epoca aveva bici Scott. Tra una prova di Coppa e l’altra Schurter prende il via a qualche gara e a giugno eccolo al via del Tour de Suisse.

Nella seconda tappa è ottavo, in un’altra si piazza nono. Alla fine sorprende tutti e chiude 15° nella classifica generale. Il suo stile aggressivo in salita e la capacità di guidare il gruppo nelle fasi tecniche non passarono inosservati. E anche a crono si difese benone, considerando che di fatto non aveva mai toccato prima quella bici… che non è affatto facile da guidare.

In molti iniziarono a chiedersi se sarebbe stato il nuovo fenomeno del ciclismo su strada. Schurter però restò fedele al suo mondo e soprattutto alla cultura off-road. Non fu neanche una questione economica, anzi… Quella stagione, con la maglia verde di Orica, resta un unicum ma anche la dimostrazione di quanto il suo talento fosse trasversale. Un corridore così avrebbe potuto fare bene nelle classiche o nelle corse a tappe brevi, ma il cuore lo riportò sempre sul terreno accidentato.

Bisogna considerare infatti che Nino è un montanaro vero, puro. Viene da Chur, nel cuore della Svizzera. Nella sua roccaforte non ci è arrivato quasi nessuno. Poche interviste. Tante uscite in solitaria. Lunghe giornate di trekking durante l’off-season. Passare alla strada sarebbe stato un salto troppo grande per lui. E forse è anche per questo se da allora, quando tutti mettevano in discussione gli stimoli in MTB, è diventato ancora più grande.

Vincendo a Lenzerheide nel 2023 Nino batte Absalon in quanto a numero di vittorie in Coppa. Qui si ritirerà il prossimo 21 settembre (foto Scott Sports)
Vincendo a Lenzerheide nel 2023 Nino batte Absalon in quanto a numero di vittorie in Coppa. Qui si ritirerà il prossimo 21 settembre (foto Scott Sports)

Cosa farà Schurter?

E’ difficile misurare l’eredità di Schurter. Ha cambiato il concetto di biker, alzando l’asticella tecnica, fisica e mentale. Ha ispirato una generazione di atleti, persino Van der Poel e Pidcock, che oggi sono due simboli e fanno la spola tra le due discipline.

Ufficialmente dice addio al cross country agonistico, ma non alla bici. In tanti scommettono che lo vedremo al via dei grandi eventi marathon: la Cape Epic è già nel suo palmarès con due vittorie, ma potrebbe tornare per divertirsi senza pressioni. Altri lo vedono proiettato verso il gravel, disciplina in piena esplosione e ideale per un campione come lui, abituato alla tecnica e alla resistenza. E poi ci saranno le iniziative con Scott, il brand con cui ha fatto la storia, e il ruolo di ambasciatore globale per la MTB. Nino non smetterà mai di pedalare, perché la bici per lui è più di una professione: è una parte di vita che non conosce traguardi.

Pidcock Coppa Mondo 2021

Pidcock e la vittoria nel “suo” regno preferito

17.05.2021
4 min
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Certe volte viene da pensare che Tom Pidcock sia un grande talento “prestato” al ciclismo su strada. Il perché lo si capisce da come ha reagito alla sua vittoria nella seconda tappa di Coppa del Mondo di mountain bike, in quella Nove Mesto na Morave (CZE) dove già aveva conquistato ben 2 successi lo scorso anno fra gli under 23, su un percorso che evidentemente gli si addice come un guanto, sia che ci si gareggi in piena estate come nella strana stagione scorsa sia in quest’occasione, su un tracciato ancora intriso d’acqua piovana.

Le sue dichiarazioni del dopo gara dicono molto del suo pensiero: «Penso di essere nato per la mountain bike, è la specialità che pratico sin da quando ero piccolo e sinceramente è quella che mi diverte di più. La scelta di concentrarmi su di essa fino alle Olimpiadi è quella giusta e lo sto dimostrando».

Pidcock Nove Mesto 2021
Prima vittoria da elite per Pidcock, che nel 2020 aveva trionfato fra gli U23 (foto Redbull)
Pidcock Nove Mesto 2021
Prima vittoria da elite per Pidcock, che nel 2020 aveva trionfato fra gli U23 (foto Redbull)

Un dominatore assoluto

A Nove Mesto Pidcock non ha vinto, ha dominato, come era abituato a fare lo Schurter dei tempi migliori. Il campionissimo elvetico non ha potuto far altro che guardare da lontano l’impresa del britannico, non riuscendo mai ad avvicinarsi. Il suo settimo posto finale a 3’04” ha quasi il sapore di un passaggio di consegne, anche se dare il re per morto, a 70 giorni dalle Olimpiadi, è quantomeno azzardato…

Raramente un secondo posto ha un sapore così amaro. Mathieu Van Der Poel ha fatto fatica a digerirlo e questo traspare anche fra le righe del suo profilo Facebook: «Io amo questo percorso, sono andato forte ma non abbastanza perché Tom Pidcock ha volato». Inizialmente VDP ha messo in pratica la sua solita tattica, partendo a bomba per scrollarsi di dosso gli avversari, ma il rivale britannico era lì, incollato come neanche nelle prove di ciclocross era solito fare, poi intorno a metà gara, quando si stava avvicinando il pericoloso svizzero Matthias Fluckiger, Pidcock ha aperto il gas e la partita si è chiusa.

VDP Nove Mesto 2021
Un misto tra fatica e delusione sul viso di VDP al termine della sua prova, chiusa al 2° posto (foto Redbull)
VDP Nove Mesto 2021
Un misto tra fatica e delusione sul viso di VDP al termine della sua prova, chiusa al 2° posto (foto Redbull)

Quant’è amaro questo podio…

VDP lo ha visto andare via a un ritmo insostenibile, qualcosa che, nel mondo del fuoristrada, non era abituato a subire. Gli avversari, l’olandese dell’Alpecin Fenix ha continuato a tenerli dietro, finendo secondo a un minuto esatto da Pidcock, ma per uno che punta senza mezzi termini all’oro olimpico, per il quale ha sacrificato gran parte della stagione su strada, non è un bel segnale.

Un capitolo a parte lo merita il ceko Ondrej Cink (Kross Orlen) che ha chiuso 4° a due minuti, perché la sua storia è quella di un biker andato controcorrente. Considerato un campione sin da giovanissimo, destinato a raccogliere l’eredità di Jaroslav Kuhlavy olimpionico a Londra 2012 proprio davanti a Schurter, dopo aver conquistato podi mondiali ed europei, nel 2017 decise che era tempo di passare alla strada, come molti suoi colleghi.

Cink Nove Mesto 2021
Ondrej Cink, un talento ritrovato dalla Mtb e non compreso nel mondo dei pro’ (foto Redbull)
Cink Nove Mesto 2021
Ondrej Cink, un talento ritrovato dalla Mtb e non compreso nel mondo dei pro’ (foto Redbull)

Cink, professionista solo per poco

Ingaggiato dalla Bahrain Merida, Cink si è accorto presto di quanta differenza ci sia fra un mondo dove sei un riferimento e un altro dove invece sei uno dei tanti: un “lavoratore” per gli altri, dove il miglior risultato portato a casa è il 9° posto alla Vuelta Andalucia. Poco, troppo poco. L’anno dopo Cink ha fatto il passo indietro. Quel mondo non gli era piaciuto, ma per tornare quello di prima c’è voluto tanto tempo. Nel 2020 stava vincendo nella tappa di Coppa a Vallnord, ma all’improvviso fu costretto a fermarsi.

Il cuore batteva a 233 battiti al minuto. Riprese a correre, finì 10° ma quel problema andava scoperto e risolto. Neanche un intervento chirurgico ha però scoperto la causa dell’aritmia e Cink ha ripreso a gareggiare con la spada di Damocle sempre su di lui. Per questo un quarto posto è stato bello come un raggio di sole. Eppure è arrivato dietro Van Der Poel, ma lo stato d’animo era esattamente l’opposto…

I due Merckx della Mtb su Van der Poel e Pidcock

11.05.2021
7 min
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Per chi non li conoscesse Julien Absalon sta alla Mtb come Eddy Merckx sta alla strada. E Nino Schurter… anche! Julien oggi dirige la sua squadra, l’Absolute Absalon, mentre Nino è ancora in attività e corre con il Team Scott-Sram.

A loro, che con le Olimpiadi hanno un certo feeling, abbiamo chiesto dei due grandi fenomeni della strada che fanno rotta su Tokyo per la Mtb, Tom Pidcock e Mathieu Van der Poel. Le Roi, vanta due Olimpiadi. E un terzo oro, lo ha perso mentre si stava recando al via di Londra 2012, quando subì una impercettibile foratura. Julien si accorse di aver bucato sul count down. Nino invece a Rio 2016 si è preso il titolo a cui teneva di più.

Ricognizione di Rio 2016. Sagan si affida all’esperienza di Absalon (a sinistra)
Ricognizione di Rio 2016. Sagan si affida all’esperienza di Absalon (a sinistra)

Absalon: due fenomeni

Non è la prima volta che uno stradista partecipa alle gare di Mtb persino a quella olimpica, lo aveva già fatto Sagan a Rio 2016, ma lo slovacco non aveva le carte in regola per pensare ad una medaglia. Tom e Mathieu invece non solo aspirano alla medaglia, ma anche al metallo più pregiato.

«Per me questi personaggi possono vincere – dice Absalon – si tratta di due  fuoriclasse. VdP può vincere tutto: su strada, in Mtb e nel cross. E – aggiunge – anche contro Schurter. Il rischio per lui è il Tour. Ha detto che ci andrà ma se lo farà tutto rischia di arrivare stanco, di sprecare troppo, se invece farà dieci tappe allora andrà fortissimo.

«Ma c’è una cosa per me che lo ha avvantaggiato: il Covid. Se non ci fosse stata la pandemia avrebbe corso ininterrottamente, non si sarebbe “rigenerato” e sarebbe arrivato stanco. Così invece Vdp ha potuto programmare bene i suoi impegni e ha curato anche la parte tecnica in Mtb».

Ma Absalon non dimentica l’inglese.

«Tom invece è più acerbo di Mathieu. Ha vinto il mondiale U23, l’ho visto guidare in più di qualche occasione in Coppa e devo dire che in discesa è velocissimo, guida alla grande. Esce da questa prima parte di stagione su strada più forte di prima e più consapevole dei suoi mezzi. Potrebbe avere solo il problema di essersi stancato un po’ troppo. Lui ha già annunciato un avvicinamento diverso (ed ha esordito nelle gare di Mtb con una vittoria in Swiss Cup, ndr). Vedremo…».

Tom Pidcock ad Albstadt. Domenica si replica Nove Mesto. Il percorso sarà molto più tecnico
Pidcock ad Albstadt. Domenica si replica Nove Mesto. Il percorso sarà molto più tecnico

Adattamento rapido

Ma come si può passare da una disciplina all’altra con così poco adattamento? Anche perché poi bisogna farlo a livelli siderali. Non è un cross country di provincia.

«Bisogna considerare che stiamo parlando di fenomeni – ricorda Absalon – sono pochissime le persone al mondo che sono in grado di passare da una bici all’altra con questa naturalezza. Tra le donne ci riusciva Pauline (Ferrand-Prevot, ex iridata su strada nonché attuale compagna dello stesso Absalon, ndr). Loro riescono ad adattarsi in tempo reale».

Un passaggio del test event (femminile) di Tokyo che rende bene il tasso tecnico del percorso
Un passaggio del test event (femminile) di Tokyo che rende bene il tasso tecnico del percorso

Il percorso di Tokyo

Nella Mtb rispetto alla strada non contano “solo” le gambe, la tecnica di guida incide molto e questa è legata alla tipologia di percorso. Né Pidcock, né Tom hanno provato quello di Tokyo. Absalon parla di un tracciato molto esplosivo, con tante salite brevi ma ripidissime, un percorso che ricorda molto le caratteristiche fisiche che si devono avere in un ciclocross.

«Un percorso da biker veri in cui è avvantaggiato chi ha una grande partenza, perché a mio avviso non è così facile rimontare. E per questo serve potenza». Stando a queste parole emerge l’identikit perfetto di VdP e si capisce perché abbia scelto di puntare sulla Mtb.

«Un favorito? Difficile dirlo. Avancini sta andando molto forte, ma anche Koretzky e Carod stanno crescendo e sono bravi tecnicamente. E poi chiaramente c’è Nino. Sarà molto interessante vede “Pid” e VdP con loro, pensando anche al fatto che non partiranno nelle primissime posizioni».

Van der Poel ad Albstadt è partito molto forte, ma poi è calato giungendo 7°
Van der Poel ad Albstadt è partito molto forte, ma poi è calato giungendo 7°

Un bene per la Mtb

Però se due stradisti o comunque due atleti polivalenti dovessero arrivare e battere gli specialisti non sarebbe una bella cosa per il circus della Mtb.

«Per me – conclude Absalon – la loro presenza porta ad una buona esposizione mediatica il nostro sport. Entrambi muovono sponsor e grande appeal. I mei ragazzi, per esempio, sono orgogliosi di scontrarsi con loro e anzi sono stimolati a fare ancora di più. Si sono allenati ancora meglio sui loro punti di forza: guida, tecnica e tanta Mtb. Non si sono lasciati influenzare».

VdP in testa e Pidcock a centro gruppo. Queste sfide su ogni terreno esaltano anche i media
VdP in testa e Pidcock a centro gruppo. Queste sfide su ogni terreno esaltano anche i media

Parola a Nino

E dopo aver ascoltato Absalon, passiamo al campione olimpico in carica, Nino Schurter. Lo svizzero è l’erede naturale del francese. Per anni i due hanno dato vita a duelli epici, spartendosi tutto. Nino e Julien da una parte e il resto del mondo dall’altra. 

Quel che è interessante è che è stato proprio Van der Poel a incrinare l’assoluto dominio di Schurter dopo il ritiro di Julien. Una volta riusciva a tenerlo a bada con la tecnica, ma da quando Vdp è migliorato anche sotto quell’aspetto le cose sono cambiate.

«Come tutti, anche io ho dovuto riadattarmi un po’ al passato – dice Schurter – Di solito facevamo la Cape Epic a marzo (il Tour de France della mtb, una gara a tappe, ndr) invece sono stato sì in Sud Africa, ma per un training camp. Le prime due gare che ho fatto sono state buone, ho vinto. E questo mi rende ottimista per il resto della stagione.

«L’obiettivo principale sono sicuramente le Olimpiadi, ma questo non significa che andrò ai mondiali non ben preparato. Tutte le gare sono molto importanti. Anche dal punto di vista psicologico. Ai Giochi si affilano i coltelli anche per i mondiali».

Schurter in Germania ha chiuso secondo superato in volata da Koretzky alle sue spalle
Schurter in Germania ha chiuso secondo superato in volata da Koretzky alle sue spalle

Vecchio ma tosto

La concorrenza aumenta: Sarrou (iridato in carica), Avancini, Koretzky, che ha vinto domenica ad Albstadt proprio davanti a lui, e appunto i due fenomeni: questo di certo gli mette pressione e magari al tempo stesso gli toglie qualche certezza.

«Il fatto che sto invecchiando è un dato di fatto così come la concorrenza che sta aumentando. Ma ho ancora molti anni di esperienza a cui aggrapparmi – dice Nino – mi concentro su me stesso e cerco di fare il meglio possibile. Se poi questo è ancora abbastanza buono per resistere ai più giovani lo vedremo strada facendo. Una cosa è certa, non ho paura di nessuno.

«Il percorso di Tokyo è frenetico con salite molto ripide. Non sono troppo lunghe ma con il passare dei giri faranno la differenza. È anche abbastanza tecnico con salti e drop che mi piacciono molto. Credo che questo sia adatto a me e non solo a Tom o a Mathieu. E detta tra noi, non penso che loro abbiano alcun vantaggio. Una gara di Mtb dura 90′ ed è molto diversa da qualsiasi corsa su strada. Personalmente non vedo l’ora di correre la mia quarta Olimpiade».

Nino accoglie sul traguardo di una gara del 2018 un giovanissimo Van der Poel
Nino accoglie sul traguardo di una gara del 2018 un giovanissimo Van der Poel

Concentrato su VdP

A “preoccupare” di più Schurter sembra essere Van der Poel, forse perché con Pidcock ancora non ha avuto un vero scontro diretto essendo stato l’inglese U23 fino alla passata stagione.

«Sì sì, seguo le loro gesta e con interesse. Lo spettacolo di Van der Poel è stato impressionante. A partire dal mondiale di ciclocross fino alle classiche. Ormai è uno dei migliori professionisti su strada e cross. Mi chiedo solo se non abbia mai bisogno di una pausa o non si stanchi mai di tutte queste gare! Rispetto molto quello che fa e gli dò il benvenuto nella Mtb. La sua presenza è un valore aggiunto per la nostra disciplina.

Sagan è arrivato a Rio2016 sapendo di non poter vincere, VdP e Pidcock invece puntano decisamente al podio: cosa pensa Schurter degli stradisti che arrivano e possono trionfare?

«Il passato di Peter come biker era piuttosto lontano e non aveva abbastanza gare per essere competitivo per le medaglie a Rio. Per VdP e Pidcock invece il discorso cambia, eccome. Hanno dimostrato di avere tutte le carte in regola per essere tra i pretendenti per il podio alle Olimpiadi. Non so quante reali possibilità abbiamo loro due di vincere perché non sono sicuro di quante gare faranno prima delle Olimpiadi».