Per Bianchi il 2023 è davvero un anno speciale. Segna infatti il ritorno dello storico marchio di Treviglio nel WorldTour grazie alla partnership tecnica con il team Arkea-Samsic. Da quest’anno la formazione francese, che ha in Warren Barguil e Nacer Bouhanni le sue due prime punte, gareggia infatti su bici Bianchi ed in particolare sulla nuova Oltre RC.
Il telaio della Specialissima è interamente verniciato a mano in ItaliaIl telaio della Specialissima è interamente verniciato a mano in Italia
Una Specialissima… speciale
Per festeggiare il ritorno nel WorldTour, Bianchi ha deciso di realizzare un’edizione limitata e davvero speciale di un telaio che ha rappresentato un capitolo importante della sua storia recente. Stiamo parlando della Specialissima, che oggi viene presentata in una edizione limitata chiamata “Pro Racing Team”, realizzata dal Reparto Corse Bianchi. Una caratteristica questa che accomuna tutti i prodotti road dell’azienda di Treviglio.
La Specialissima “Pro Racing Team” è stata pensata come un’opera d’arte per appassionati del marchio bergamasco. Non si tratta però di un semplice telaio di collezione. La “Pro Racing Team” è infatti in grado di primeggiare su strada coniugando al meglio ricercatezza estetica, leggerezza e prestazione sportiva.
Il peso è estremamente contenuto: solo 750 grammiIl peso è estremamente contenuto: solo 750 grammi
Qualche dato
Stiamo parlando di un telaio estremamente leggero. Nella taglia 55 l’ago della bilancia fa infatti segnare solamente 750 grammi. Tutto ciò non va a discapito della rigidità, un aspetto questo, insieme alla leggerezza, che sta particolarmente a cuore agli atleti impegnati nel WorldTour. La Specialissima è da sempre una bicicletta che nasce per aggredire al meglio la salita e per affrontare in sicurezza e velocità la discesa, garantendo la massima trasmissione di potenza sull’asfalto e una reattività senza eguali.
Nel packaging è incluso anche il libro di Casa BianchiNel packaging è incluso anche il libro di Casa Bianchi
Grafica affascinante
I designer Bianchi hanno studiato per la Specialissima “Pro Racing Team” un affascinante progetto grafico che esalta le forme e l’anima racing del telaio ultraleggero, esaltandone le qualità prestazionali. Sul telaio, un elegante e tecnologico grigio-antracite, creato appositamente per questo modello, è inframezzato da inserti geometrici nell’iconico Celeste Bianchi. Il telaio, verniciato a mano in Italia dagli esperti artigiani di Bianchi, è impreziosito dalla firma Reparto Corse posizionata sulla forcella e dal logo “Pro Racing Team” che appare sul tubo piantone.
Specialissima “Pro Racing Team” è disponibile in edizione speciale e limitata in esclusiva su bianchi.com al costo di euro 4.499.
L’esclusivo packaging include, oltre al kit telaio e forcella, anche una brochure che racconta attraverso immagini e testi il progetto Specialissima “Pro Racing Team”, ed il nuovissimo libro da collezione “Casa Bianchi”.
Di nuovo sull’asfalto, un volo a 70 all’ora. Nacer Bouhanni era appena alla seconda corsa dopo la rovinosa caduta al Giro di Turchia del 2022, quando a causa di uno spettatore in mezzo alla strada aveva rischiato di rimanere tetraplegico. E ora nel secondo giorno di Mallorca, sulle strade del Trofeo Palma, mentre era intrappolato a centro gruppo, due corridori si sono toccati dietro di lui e uno di loro si è schiantato contro la sua ruota posteriore. L’uomo del Team Arkea-Samsic è volato dall’altra parte della strada. Stordito. Ferito. Con un trauma cranico, un grosso ematoma al costato e abrasioni a non finire.
Per un momento si è temuto che la sua carriera sarebbe finita lì, tanta è stata la paura. Invece Bouhanni si è dato una scossa. Gli esiti degli esami hanno escluso fratture e gli hanno restituito morale. Il casco Ekoi ha fatto più che bene il suo dovere, tanto che non è stato neppure avviato il protocollo per la commozione cerebrale. Resta ora da combattere contro l’insicurezza: il vero punto debole in questa fase così complicata della sua carriera.
La caduta del Trofeo Palma ha fatto ripiombare Bouhanni e la squadra nelle paure già provate nel 2022 (immagini TV)La caduta del Trofeo Palma ha fatto ripiombare Bouhanni e la squadra nelle paure già provate nel 2022 (immagini TV)
Giusto nelle settimane precedenti, il francese aveva ribadito il suo entusiasmo e la sua impazienza di rientrare in corsa, nove mesi dopo la caduta in Turchia e la relativa frattura di una vertebra. E ora si è ritrovato di colpo a fare i conti con la paura.
Come Jakobsen
Il mestiere del velocista non è semplice e la componente psicologica è spesso quella decisiva. Ultimamente è capitato più volte di ragionare sulla situazione di Jakobsen, che a sua volta rischiò la pelle al Tour de Pologne del 2021. E l’olandese, che di quel volo tremendo porta ancora i segni sul volto, domenica scorsa ha rischiato nuovamente di franare durante l’ultima volata alla Vuelta a San Juan, quando uno spettatore, sporgendosi troppo, lo ha colpito al volto con un cellulare.
«Davvero il mestiere del velocista non è dei più facili – ha detto all’Equipe Emmanuel Hubert, il team manager della squadra di Bouhanni – ma io credo in una buona stella che metterà tutto a posto. Se Nacer riuscirà ad essere al via del Tour de France, vincerà. Per il momento è stato necessario un ritorno graduale agli allenamenti, in attesa che giunga alla fine dei suoi guai».
La caduta nella 2ª tappa al Presidential Tour of Turkey 2022 era stata provocata da un pedone (foto Instagram)La caduta nella 2ª tappa del Turchia 2022 era stata provocata da un pedone (foto Instagram)
I ricordi più lucidi
In questi pochi giorni nuovamente all’ospedale, il francese ha avuto il tempo per ricordare le sensazioni tremende dell’anno scorso, rimettendo in ordine le sue sensazioni.
«C’è stato davvero il rischio di tetraplegia – ha raccontato – ho immaginato di trovarmi su una sedia a rotelle. Non volevo più andare in bicicletta, pensavo solo a guarire, a poter girare la testa, a camminare, ai gesti di tutti i giorni. Quell’uomo me lo sono rivisto davanti almeno un milione di volte. Camminava in mezzo alla strada e l’ho colpito a 60 all’ora. Ricordo tutto e questo potrebbe anche non essere un bene. La curva, il lungomare, il rilancio. Questo spettatore girava da un po’, il primo del gruppo lo ha visto, ma quando sei tra le ruote non puoi fare molto. Mi è finito addosso, l’ho visto quando ero a un metro da lui. Ho avuto solo il riflesso di abbassare la testa e il casco lo ha colpito. Da lì ho conosciuto un dolore per me totalmente nuovo, come se qualcuno mi piantasse un chiodo nel collo al minimo movimento».
Bouhanni ha svolto il recupero dall’incidente del 2022 nella Clinica Bizet di Parigi con il dottor Georges Naim Abi Lahoud (foto Instagram)Bouhanni con il dottor Georges Naim Abi Lahoud della clinica Bizet di Parigi, dove è stato curato nel 2022 (foto Instagram)
Prigioniero del gruppo
La sensazione di essere intrappolato al centro del gruppo è la stessa raccontata in relazione alla caduta di Mallorca. E quel senso di impotenza è la causa delle preoccupazioni del team e se ne andrà, sperano i suoi tecnici, quando Nacer riuscirà a ripartire nel modo giusto.
«Alla ripresa dalla caduta del 2022 – ha ricordato Bouhanni – sembravo paranoico. Ogni volta che passavo davanti a un’auto o a un camion, guardavo la velocità e mi chiedevo cosa sarebbe successo se mi avesse colpito. Ero ancora sotto shock, ma dopo un po’ mi sono imposto di smettere di pensarci. Il ciclismo è uno sport rischioso, ne ho parlato con mia moglie. Lei sa che è quello che amo, quindi ritrovarmi a non fare niente dall’oggi al domani non sarebbe stata la soluzione giusta. Se mi fossi arreso, sarebbe stato un fallimento».
Bouhanni è rientrato in corsa il 26 gennaio al Trofeo Ses Salinas: tre giorni dopo, ecco la nuova cadutaBouhanni è rientrato in corsa il 26 gennaio al Trofeo Ses Salinas: tre giorni dopo, ecco la nuova caduta
L’istinto del pugile
Così Bouhanni si è rialzato e così si alzerà nuovamente anche questa volta. La sua precedente carriera da pugile gli ha insegnato a cadere e risollevarsi. Il recupero a livello fisico è quasi completo, gli resta un fastidio al collo e alla schiena dopo quattro ore di bici e per questo la nuova caduta potrebbe aver rallentato il processo. Ora resta di fare i conti con la paura, con una certezza confessata a bassa voce dal diretto interessato.
«Se torno è perché credo di poterlo fare. Se sarò nel gruppo lanciato verso lo sprint, non mi tirerò indietro. Ma se riuscirò a vincere, sarà un’impresa».
La Tirreno rilancia Barguil che vince a Fermo. Storia di un predestinato che ha sempre avuto i piedi per terra. E nel finale approfitta di un errore dei big
La stagione alle ortiche per colpa di una brutta caduta, ma Nacer Bouhanni ha la voglia e la determinazione di essere protagonista fin dalle prime battute del 2023.
La palestra, la boxe e qualche uscita tranquilla per fare agilità ed assimilare i carichi di lavoro con i pesi. Tra poco più di dieci giorni, in occasione del primo ritiro si inizia a fare sul serio, senza sconti e con la massima determinazione. Un Bouhanni determinato come non mai, che abbiamo incontrato a Treviglio nella sede di Bianchi.
Nacer Bouhanni nella sede Bianchi di TreviglioNacer Bouhanni nella sede Bianchi di Treviglio
Hai già il programma definitivo delle gare?
Un programma di massima lo abbiamo stilato, in base alle preferenze personali e ad alcune esigenze del team, ma quello definitivo lo decideremo al primo ritiro ufficiale, con tutti i corridori e lo staff al completo.
Hai già degli obiettivi sui quali puntare?
Di sicuro dimenticare il 2022 e per farlo nel migliore dei modi vorrei vincere da subito. Lo devo a me stesso e anche alla squadra. Ho preso una bella botta, in un momento in cui mi sentivo bene ed ero motivato.
Però sei tonico, in forma e concentrato. Come ti stai allenando?
Sto facendo boxe, come al solito nel periodo invernale, la mia passione. E poi faccio dei lavori in palestra a casa e neuromuscolari, sempre a casa, senza stress eccessivo e senza esagerazioni. Per me in questa fase è importante mantenere un buon feeling con l’attività fisica, limitando gli sforzi e l’impegno con la testa.
La caduta nella 2ª tappa al Presidential Tour of Turkey of stata provocata da un pedone (foto Instagram)La caduta nella 2ª tappa al Presidential Tour of Turkey of stata provocata da un pedone (foto Instagram)
Dopo l’incidente hai qualche problema fisico?
Stò attento a quello che faccio, ma il fisico ha risposto bene e sono ok. Anche l’aumento progressivo dei carichi non mi crea problemi, la strada è quella giusta. Sulla bicicletta non ho problemi, ma è vero che le uscite sono ancora leggere.
Da dove arriva la passione per la boxe?
Ho praticato la disciplina da bambino e la passione è rimasta. Mi piace, mi fa stare bene e mi aiuta a scaricare le tensioni.
Ti capita di praticarla nel corso della stagione agonistica?
Si, senza esagerare, ma nei momenti di recupero e lontano dalle gare, mi capita di combinare l’allenamento in bici con qualche seduta di boxe. Alcuni movimenti li ritengo propedeutici al ciclismo. Il mio fisico è ben stimolato e reagisce bene.
Nacer Bouhanni nella Clinica Bizet di Parigi in cui è stato operato (foto Instagram)Nacer Bouhanni nella Clinica Bizet di Parigi in cui è stato operato (foto Instagram)
E competere sul ring?
No, mi sono limitato a fare qualche comparsata come sparring, più che altro per divertimento.
Pensando invece alla bici, ti appassiona il mezzo meccanico?
Mi piacciono il design, le forme e l’immagine che offre la bicicletta. Mi piace pensare che una bella bicicletta ti aiuta a performare meglio, ti fa stare bene e ti gratifica. Con una bicicletta brutta e che non è appagante, ho la sensazione di andare piano. Mi piace la bicicletta con le forme decise, che mostra i muscoli, mi piace la bicicletta aerodinamica.
Quanti chilometri fai in una stagione normale?
Sempre intorno ai 28.000, poco più, poco meno.
E quanti giorni via da casa?
Tra i 120 e 150, variabili, in base ai programmi e alla lunghezza dei ritiri con la squadra.
Bouhanni si è fermato più volte di fronte alla bici di Pantani ((Team Arke-Samsic/A.Lipke)Bouhanni si è fermato più volte di fronte alla bici di Pantani ((Team Arke-Samsic/A.Lipke)
Sei un grande velocista, eppure ti sei fermato davanti alla bici di Pantani per diversi minuti. Come mai?
E’ il mio idolo, Marco Pantani è per me uno dei simboli del ciclismo. Essere qui in Bianchi e pedalare con il marchio di biciclette che ha usato Marco è un grande onore.
Quale bicicletta userà Nacer Bouhanni nel 2023?
La nuova Bianchi Oltre. Non ho avuto il modo di provarla, ad oggi e sono molto curioso di farlo. Amo le biciclette rigide e al primo impatto direi che è molto rigida.
«Arriviamo al World Tour – dice Emmanuel Hubert, manager della Arkea – perché siamo riusciti a prendere punti ottimizzando il calendario per tre anni. Non è servito fare chissà quali calcoli, anche se abbiamo perso 400 punti con la squalifica di Nairo Quintana dal Tour e con Bouhanni che non ha più corso da aprile».
Emmanuel Hubert, classe 1970, è stato corridore dal 1994 al 1997 (foto Arkea-Samsic)Emmanuel Hubert, classe 1970, è stato corridore dal 1994 al 1997 (foto Arkea-Samsic)
Ricorso e wild card
Anche se la Israel-Premier Tech ha presentato ricorso, dal prossimo anno il team israeliano e la Lotto-Soudal correranno tra le professional. L’amministratore delegato dello sponsor Dstny, che prenderà il posto di Soudal, ha candidamente ammesso che se al momento della firma avesse saputo del rischio di retrocedere, si sarebbe certamente ritirato. Fortunatamente per il 2023 i due team avranno le wild card per un’attività di primo piano, ma non potranno tornare nel WorldTour prima del 2026. Ovviamente a patto che il ranking maturato nel prossimo triennio glielo consenta.
Barguil ha vinto alla Tirreno (foto) e al Gp Indurain, poi si è un po’ persoBouhanni ha trascorso la stagione riprendendosi dall’incidente di aprile in Turchia (foto Instagram)Barguil ha vinto alla Tirreno (foto) e al Gp Indurain, poi si è un po’ persoBouhanni si sta riprendendo dall’incidente di aprile in Turchia (foto Instagram)
Lavoro di tre anni
A salire nel WorldTour, oltre alla Alpecin-Deceuninck, sarà la Arkea-Samsic che per l’occasione dovrebbe salire su biciclette Bianchi e, come ha ammesso lo stesso Hubert, ha trascorso gli ultimi tre anni inseguendo questo traguardo.
«E’ la ricompensa di tre anni di lavoro – ha detto l’orgoglioso manager bretone a Le Telegramme – l’obiettivo prefissato è stato raggiunto. E’ una tappa, come per un corridore che diventa professionista, lo scopo del gioco non è raggiungere questo livello ma mantenerlo. Essere nel WorldTour ci dà la certezza di partecipare alle più grandi gare del calendario mondiale e ai tre grandi Giri per il prossimo triennio. Cosa che a mio avviso diventerà sempre più complicato per chi corre nelle professional. Tutto questo ci porterà serenità e visibilità. E ci rende anche più attraenti per gli sponsor».
Nonostante tutto, Quintana ha portato parecchi punti alla Arkea. Qui vince a Montagne de la Lure: il Provence è suoNonostante tutto, Quintana ha portato parecchi punti alla Arkea. Qui vince a Montagne de la Lure: il Provence è suo
Pagina voltata
I 400 punti persi con la squalifica di Quintana dal Tour per la positività al Tramadol rischiavano di pesare tanto in termini di classifica, ma di certo sono stati un bel peso sul piano dell’immagine.
«L’ho vissuto male – ha spiegato Hubert – è stato come un colpo in testa. Il giorno dell’annuncio, mi sono trovato di fronte al fatto compiuto. Gli ho chiesto spiegazioni. Ero molto arrabbiato e lui mi ha assicurato che non aveva preso nulla. Da allora si è difeso davanti al Tas. Ha diritto alla presunzione di innocenza, ma non siamo più vincolati contrattualmente. La pagina Quintana è voltata. Per esistere ad alto livello, devi avere dei grandi nomi e tutti i corridori che sono stati con noi hanno contribuito alla costruzione del team. Ma il futuro ora appartiene ai ragazzi che abbiamo cresciuto, alla nuova generazione».
Secondo Hubert, Kevin Vauquelin è uno dei maggiori talenti francesi del futuroLouvel ha vinto a Overijse ed è uno dei giovani da seguire in ottica classicheSecondo Hubert, Kevin Vauquelin è uno dei maggiori talenti francesi del futuroLouvel ha vinto a Overijse ed è uno dei giovani da seguire in ottica classiche
Cambio tecnico
La promozione ha portato con sé anche qualche assestamento nei quadri tecnici. Theo Ouvrard, performance manager del team che ha gestito il progetto WorldTour, è stato messo a capo dell’area tecnica. E Yvon Ledanois, che occupava quella posizione, non l’ha presa bene e non farà più parte del gruppo. Per cui il team è in cerca di un direttore sportivo, ma non ha voluto rimpiazzare Quintana.
«Non abbiamo ritenuto opportuno farlo – ha detto Hubert – ero in contatto con Guillaume Martin e Romain Bardet, ma non sembravano interessati. Infatti hanno deciso di prolungare il contratto nelle loro squadre. Perciò abbiamo deciso di dare fiducia ai nostri corridori. Kevin Vauquelin è uno dei migliori corridori francesi di domani, mentre Mathis Louvel potrebbe diventare come Laporte. Senza dimenticare Barguil, Hofstetter e Bouhanni che hanno corso molto poco. Non dimentichiamo che pur senza i punti di Quintana al Tour, ne abbiamo 1.000 in più della Lotto-Soudal. Abbiamo sei corridori tra i primi 100 al mondo. E anche questo non è niente male».
Presidential Tour of Turkey, seconda tappa. Arrivo ad Alcati, 11 aprile, si attende la volata. Il mare sulla destra, le case e il marciapiede sulla sinistra. Il gruppo arriva tutto in fila, ma un pedone cammina in mezzo alla strada e non si sposta. Qualcuno lo chiama. L’omino addetto all’incrocio con la giacca gialla fa per tirarlo indietro, ma è tardi. Il primo a centrarlo è un corridore della Eolo-Kometa. Fra gli altri che lo seguono a ruota ci sono anche Manuel Penalver della Burgos BH che finisce lì la sua corsa e Nacer Bouhanni, maglia Arkea-Samsic, che colpisce in pieno i due uomini sulla strada: il bollettino medico parla di vertebra cervicale fratturata. La sua stagione, iniziata finalmente bene, subisce un brutto arresto. Il ricordo sa tanto di scampato pericolo, ma è terribilmente amaro.
«Eravamo in fila indiana a più di 55 all’ora – racconta Bouhanni (nella foto Instagram di apertura è nella Clinica Bizet di Parigi) – perché c’erano dei cordoli pericolosi. Poi ho questo flash in cui vedo due persone davanti a me sulla strada. Le ho colpite entrambe a testa alta. Ricordo di averla abbassato solo all’ultimo per proteggermi e poi ricordo la sensazione di aver sbattuto contro un muro. Non ho fatto in tempo a mettere la mano sul freno, è successo in una frazione di secondo. Da allora, non ho dormito per tre notti. Avevo questa immagine violenta di shock che continuava a tornare».
La caduta nella 2ª tappa al Presidential Tour of Turkey of stata provocata da un pedone (foto Instagram)La caduta nella 2ª tappa al Presidential Tour of Turkey of stata provocata da un pedone (foto Instagram)
Il collo non regge
Abbiamo parlato più volte con i corridori di cosa si provi in quell’attimo in cui capisci che la caduta è inevitabile. Ci sono delle volte che non ti rendi conto, altre in cui, come in questo caso, capisci di non poterci fare niente. E’ incredibile invece come poi, nel racconto, sembri quasi di viverla al rallentatore.
«Mi sono reso conto – ammette il francese – ho subito messo le mani sulla testa per via del dolore e perché mi sentivo come se il collo non ce la facesse a reggerla. Ho pensato al peggio. Ricordo anche che c’erano Emmanuel Hubert, e il mio direttore sportivo (Yvon Ledanois, ndr). Gli ho chiesto perché mi stesse capitando ancora. Avevo già avuto una commozione cerebrale all’inizio dell’anno (il francese era caduto in allenamento ad Altea, in Spagna, e aveva per questo rinviato il debutto, ndr). Ho anche detto che non volevo saperne di più del ciclismo. Con tutto quello che mi stava succedendo, non ce la facevo più. Soprattutto ero spaventato. Pensavo che non li avrei più visti. Tenevo la testa e sentivo che c’era qualcosa di serio».
A soccorrere Bouhanni sulla strada, subito Ledanois, il suo direttore sportivo alla Arkea (foto Instagram)A soccorrere Bouhanni sulla strada, subito Ledanois, il suo direttore sportivo alla Arkea (foto Instagram)
Ospedale da incubo
Paura. Dolore. Essere per giunta lontani da casa, in una terra di cui non capisci nemmeno la lingua. E quel senso di sgomento, perché il collo che non sorregge il capo.
«Soffrivo molto – prosegue questa volta Bouhanni con il giornalista de L’Equipe – volevo solo essere rimandato a casa in fretta per vedere mia moglie e mio figlio. Non sapevo cosa fosse. Ero spaventato, era orrore. E quando sono arrivati i soccorsi è stato anche peggio. Mi hanno preso bruscamente per mettermi su una barella. Continuavo a urlare che soffrivo atrocemente. Mi hanno gettato nell’ambulanza. Tutto quello che hanno fatto mi è parso brusco. Il viaggio poi è stato tremendo. Buche. Curve. Stavo impazzendo. Mi hanno chiesto di muovere la testa da destra a sinistra, ma non potevo. Non si rendevano conto che poteva essere molto grave? In ospedale ho passato sette ore in pantaloncini in un corridoio con l’acqua che cadeva dal soffitto. Ho dovuto fare pipì in una bottiglia di plastica. Ho pensato tra me e me che stavo dormendo e probabilmente mi sarei svegliato. Per fortuna c’era anche il medico della squadra e l’ho pregato di non lasciarmi lì da solo. Ha passato la notte in camera. Poi i medici turchi mi hanno fatto una radiografia. Mi hanno detto che era molto grave e che avevo rischiato la paralisi…».
La vittoria era infine arrivata alla Roue Tourangelle a Tours (foto Bruno Bade)
Alla Milano-Torino, secondo dietro Cavendish. Era stato piazzato anche ad Almeria, battuto da Kristoff
Nel 2022, Bouhanni ha preso parte alla Tirreno-Adriatico, completando solo 4 tappe. Qui a Marmore
La vittoria era infine arrivata alla Roue Tourangelle a Tours (foto Bruno Bade)
Alla Milano-Torino, secondo dietro Cavendish. Era stato piazzato anche ad Almeria, battuto da Kristoff
Nel 2022, Bouhanni ha preso parte alla Tirreno-Adriatico, completando solo 4 tappe. Qui a Marmore
Tre mesi fermo
Tornare a casa. Avere intorno qualcuno di fiducia che prenda in mano la situazione. Il team manager che contatta un neurochirurgo in Francia, che per fortuna lo tranquillizza. Dopo aver ricevuto il risultato della tac infatti, la dottoressa parigina è più rassicurante di quanto siano stati i colleghi all’ospedale di Smirne.
«Il rischio di paralisi – sorride ora per il pericolo scampato – si è trasformato nella necessità di tenere per due mesi il busto senza poter muovere la testa. Poi saranno necessari altri esami per valutare cosa fare. Quel che è certo è che dovrò stare per tre mesi senza sport. Non c’è bisogno di dire altro per descrivere il resto della mia stagione. Avevo lavorato duramente per rientrare dopo la commozione cerebrale all’inizio dell’anno e invece siamo di nuovo qui. Adesso però penso alla salute, nessuna fretta. Per cosa? Offrirei in cambio le mie 70 vittorie, perché il ciclismo è una cosa, la vita un’altra. Mentalmente, è molto difficile accettare quello che mi sta succedendo. Sento già intorno a me dire: ”Sei un combattente, ne uscirai e tornerai”. Dopo un po’ però ti dici che non sei Superman. Quello che mi fa impazzire è che questo è successo in una gara UCI. Allora penso che quei signori che ci danno lezioni dietro le loro scrivanie, dovrebbero finalmente dare un’occhiata seria alla sicurezza dei corridori».
Dicono che Emmanuel Hubert sia un tipo strano, ma quando ci parli ti rendi conto che la stranezza sia probabilmente nell’essere poco francese, se non per l’orgoglio. Così ora che la Qhubeka ha cessato di esistere e per la Arkea-Samsic si è aperto un varco importante nelle gare WorldTour, il bretone di Saint Malo ha iniziato a ricambiare i… complimenti ricevuti da chi sui social ha sempre guardato il suo team con sufficienza.
«Vogliamo puntare al massimo delle vittorie – ha detto a L’Equipe – piuttosto che al nono posto. Partire con ambizioni è importante e 15 vittorie non sono un obiettivo esagerato per una squadra come la Arkéa-Samsic. Non è apparenza, come annunciare che vincerai una tappa del Tour de France. Piuttosto è importante che il messaggio ora passi anche ai corridori».
Emmanuel Hubert, classe 1970, è stato corridore dal 1994 al 1997 (foto Arkea-Samsic)Emmanuel Hubert, classe 1970, è stato corridore dal 1994 al 1997 (foto Arkea-Samsic)
«Non li conosco più come un tempo – ha continuato – per via delle mie responsabilità manageriali. Non ho il tempo di seguirli in prima persona, ma questi sono i problemi che deve affrontare un imprenditore. Una squadra di ciclismo oggi si presenta come una vera e propria azienda. Al di là delle questioni sportive che restano alla base del nostro impegno, ci sono anche enormi questioni finanziarie. E’ cambiato tutto».
Quintana isolato
La squadra francese è diventata l’approdo di parecchi grossi nomi, da Quintana a Bouhanni, passando per Warren Barguil. Grossi nomi, certo, ma in attesa di rilancio, allettati anche dalle generose proposte economiche.
Quintana finora non ha reso per quanto ci si aspettava, ma ha aiutato la squadra a progredireQuintana finora non ha reso per quanto ci si aspettava, ma ha aiutato la squadra a progredire
«Forse davvero versiamo loro un sacco di soldi – ha spiegato – ma questo non toglie la voglia di vincere le gare, ne sono convinto. Ne ho parlato con Nairo (Quintana, ndr) e anche se ha già un palmares importante, so che vuole sempre di più. Certo, parlando di lui, magari non ha vinto come ci si aspettava. Il 2020 è stato all’altezza delle aspettative, il 2021 un po’ meno, anche a causa dei due interventi alle ginocchia. Tuttavia ci ha fatto progredire.
«Grazie a lui – ha spiegato Hubert – siamo diventati più professionali. Ma il vero problema è che venendo da noi ha dovuto scendere di livello. Logisticamente certo, perché non abbiamo la stessa struttura di Movistar. Ma anche perché non ha trovato la stessa abnegazione tra i suoi compagni di squadra. Mi dispiace ammetterlo, ma la dedizione di un compagno di squadra spagnolo per il suo leader non ha nulla a che vedere con quella di un compagno di squadra francese. Per avere successo, Nairo dovrebbe avere un team veramente dedito alla sua causa e quattro o cinque corridori al suo servizio esclusivo».
Dieci podi per Bouhanni nel 2021, qui l’ultimo di stagione: 2° nel Gp Jef Scherens dietro BonifazioDieci podi per Bouhanni nel 2021, qui l’ultimo di stagione: 2° nel Gp Jef Scherens dietro Bonifazio
Riscatto Bouhanni
E mentre da questa parte delle Alpi siamo tutti curiosi di conoscere lo sviluppo del giovane Verre, l’attenzione della stampa francese si focalizza anche su Nacer Bouhanni, ai cui problemi si sono aggiunte la caduta e la commozione cerebrale di 5 giorni fa per una caduta in allenamento.
«Normalmente avrebbe dovuto portarci una decina di vittorie all’anno – ha detto ancora Hubert – ed è il motivo per cui lo abbiamo preso. Gliene ho parlato di recente e lui ne è consapevole. In sua difesa, la stagione si è complicata con la squalifica dopo il gesto pericoloso al GP di Cholet (il francese è stato fermato per due mesi dall’UCI per condotta pericolosa allo sprint, ndr) e adesso la caduta. Con un po’ di fortuna avrebbe poi potuto vincere una tappa del Tour. Ma non è con i se che si riempie la bacheca dei trofei…».
Social violenti
Perciò il 2022 dovrebbe e a suo avviso potrà essere un anno di riscatto importante, per togliersi qualche sassolino dalle scarpe. Se non altro per rimandare al mittente le critiche anonime di chi spara a zero sul web.
Lui è Donovan Grondin, classe 2000, iridato a Roubaix nello scratch (foto Arkea-Samsic)Lui è Donovan Grondin, classe 2000, iridato a Roubaix nello scratch (foto Arkea-Samsic)
«Sui social – ha detto Hubert – molti si scatenano in modo anonimo, ma con parole molto difficili da accettare. Spesso è ingiusto per quello che siamo e l’impegno che ci mettiamo. Abbiamo vissuto molto male lo scoppio di odio razzista contro Bouhanni la scorsa primavera dopo l’incidente dello sprint a Cholet. E’ stata una grande sofferenza. Ma mi fa altrettanto male leggere i messaggi violenti che riguardano le altre squadre. Preferirei di gran lunga che mi dicessero in faccia che abbiamo una squadra di merda e che così potrei spiegare tutta la difficoltà di esistere ai massimi livelli».