Masciarelli ci racconta il Vanthourenhout dietro le quinte

27.12.2021
5 min
Salva

Quando hai diciotto anni e vivi in Belgio per respirare ed imparare il ciclocross, devi avere buoni esempi da seguire. Lorenzo Masciarelli è un talento nato in una famiglia di ciclisti e per lui uno di quegli esempi è Michael Vanthourenhout, suo compagno alla Pauwels Sauzen-Bingoal. 

Il belga classe ’93 è una garanzia di risultato anche se forse, dopo il titolo europeo U23 nel 2013 e mondiale U23 nel 2015, tra gli elite ha raccolto meno di quello che avrebbe dovuto o potuto. La concorrenza poi di due Dioscuri come Van Aert e Van der Poel non l’ha aiutato molto.

Lo scorso 19 dicembre, però, Vanthourenhout ha saputo ritrovare il sorriso conquistando la prova di Coppa del mondo a Namur, la seconda dopo quella di Tabor a novembre 2020, e centrando così l’undicesima vittoria in carriera.

Contattiamo il giovane Masciarelli – ormai fisso ad Oudenaarde nel cuore delle Fiandre, che nella foto di apertura è il primo da sinistra, con Vanthourenhout e il grande capo Mario De Clercq – per parlarci di questo alto e magro crossista. Siamo al termine del collegiale, nel giorno deputato alla cosiddetta distanza per chi fa questa disciplina. Due ore scarse su strada, una e mezza di ciclocross e, se le temperature non sono troppo basse, un’altra mezzora su strada per rientrare a casa.

Lorenzo com’è allenarsi con Vanthourenhout?

Molto bello, si impara sempre qualcosa. E io lo studio bene da vicino. Ho la fortuna di essere in una squadra molto forte. Anche Iserbyt, seppur più solitario nelle uscite, e Sweeck sono dei riferimenti per noi giovani.

Lo conoscevi già da prima?

No, mi piaceva curiosare su Instagram. E ho iniziato a farlo quando da allievo, venendo qui in Belgio, mi sono reso conto di quanto fosse seguito dal pubblico. E poi, naturalmente, va fortissimo.

Che tipo di crossista è?

Tecnicamente è pazzesco, è un esempio di completezza. Ma è sulla sabbia, sul fango alto o nella neve, quindi dove si scende tanto con la ruota, che dà veramente il meglio di sé. E’ uno dei migliori in quelle condizioni. Poi è forte e velocissimo nel saltare gli ostacoli con la bici, anche più di Van Aert e Van der Poel. Su alcuni percorsi può guadagnare tanti secondi rispetto agli avversari con queste manovre. Gli manca forse un po’ di potenza. Rispetto a Iserbyt o al solito Van Aert, riesce a spingere un po’ meno.

A Vermiglio, nella Coppa del mondo corsa sulla neve, è arivato secondo
A Vermiglio, nella Coppa del mondo corsa sulla neve, è arivato secondo
Fra voi ci sono dieci anni di differenza. Che rapporto hai con lui?

Splendido. Siamo diventati buoni amici e per me, che lo vedevo come un idolo, è davvero una grande emozione. Alla fine di ogni allenamento mi fermo a parlare con lui, ci scambiamo impressioni. Mi dà sempre consigli sulla pressione delle gomme, sul vestiario o su altro. Pensate che lo scorso ottobre a Fayetteville, nella prova di Coppa del mondo, lui era tutto concentrato nel riscaldamento pre-gara. E quando mi ha visto passare accanto, mi ha fermato per darmi gli ultimi suggerimenti sulle gomme. Non me lo sarei mai aspettato, aveva altro a cui pensare.

Ci sembra di capire che caratterialmente sia una persona alla mano…

Sì, molto. Con lui ho molto dialogo. E’ un ragazzo cui piace stare in compagna e scherzare, anche in allenamento. Si vede poi che ama andare in bici. Si diverte quando pedala, come se stesse giocando.

Secondo te su strada potrebbe fare bene?

Va molto forte anche lì, ha caratteristiche da scalatore. Di gare su strada ne fa, ma non gli interessano tanto. La realtà del ciclocross qui in Belgio è clamorosa, è lo sport nazionale. Credo guadagni di più che andando su strada. Qua gli ingaggi alle corse per i crossisti forti come lui sono alti, secondo me anche migliori di qualche stradista.

A proposito di Fayetteville, dove Vanthourenhout ha fatto terzo a ottobre, il 30 gennaio ci saranno i mondiali. Che risultato può fare?

Bisogna vedere se cambieranno o meno il percorso, so che gli organizzatori ci stavano pensando. Forse non è un tracciato molto tecnico, come potrebbe piacere a lui. Secondo me può lottare per la top five e Iserbyt lo vedo un po’ più avvantaggiato di lui. Attenzione però, se ci sarà il fango, allora è Michael ad essere favorito. Ha già fatto un secondo posto ad un mondiale col fango (dietro a Van Aert a Valkenburg nel febbraio 2018, ndr). Poi la vittoria di Namur gli ha dato tanto morale e quando lui sta bene è sempre là davanti per la vittoria.

Lorenzo chiudiamo con te. Come sta procedendo la tua crescita?

Bene, sono contento. Sto facendo tanta esperienza e sto migliorando. La squadra mi dà tranquillità, non ho pressioni da nessuno.

Pidcock Boom 2021

Aspettando i mondiali, Pidcock ha già scritto la storia

21.12.2021
4 min
Salva

Certe volte le vittorie arrivano quando meno te le aspetti. Tom Pidcock a Rucphen era alla sua terza uscita stagionale: settimo nel Superprestige a Boom (foto di apertura), terzo sulla neve della Val di Sole, in terra olandese il britannico ha scritto una pagina storica, non solo perché è stata la sua prima vittoria in Coppa del mondo, ma soprattutto perché ha infranto quel duopolio Belgio-Olanda che durava ormai dal dicembre 2013.

Allora Tom era ancora un ragazzino, quando il francese Mourey coglieva una vittoria della quale solo in seguito si sarebbe compresa la portata. Il britannico dell’Ineos Grenadiers non ha mai nascosto che il ciclocross, in paragone a strada e Mtb, è la disciplina che meno gli si confà, troppe le variabili che fatica a digerire (ultima la neve, in Val di Sole quel podio non è stato compreso fino in fondo come valore in base alle sue caratteristiche) ma a compensare la bilancia c’è una determinazione senza pari.

Pidcock Rucphen 2021
Pidcock vittorioso a Rucphen, con 3″ su Iserbyt e 8″ su Vanthourenhout
Pidcock Rucphen 2021
Pidcock vittorioso a Rucphen, con 3″ su Iserbyt e 8″ su Vanthourenhout

Un guanto di sfida per “quei due”…

«Può sembrare strano, ma io preferisco le gare dove ci sono Van der Poel e Van Aert – affermava alla vigilia del suo impegno olandese, considerando il fatto che Mathieu Van der Poel aveva scelto di rinunciare al suo esordio in casa rinviandolo direttamente alla supersfida del 26 a Dendermonde fra i “tre tenori” – So benissimo che sono stati migliori di me, ma questo è il passato, io guardo avanti. Van Aert è più avanti nella preparazione, ma questo era prevedibile, io devo essere al massimo a fine gennaio, per i mondiali, questo solo conta».

E’ vero, ma a differenza dei suoi due celeberrimi avversari, Tom ha ancora qualche difficoltà in più, legata ai terreni di gara. Abbiamo detto della neve, ma anche la sabbia gli è indigesta. Domenica a Namur, nella prova immediatamente successiva a quella vittoriosa in Olanda, ha sofferto in particolare le contropendenze e quei tratti di fango dove bisognava saper saltare le radici, incanalarsi quando serviva, magari anche “surfare” su alcuni passaggi. La sfida con Vanthourenhout l’ha persa proprio sul piano della guida, confermando che manca ancora qualcosa per raggiungere il vertice.

Pidcock Namur 2021
Iserbyt a terra davanti a Pidcock: «In certi tratti va meglio lui, in altri io» ha sentenziato il belga
Pidcock Namur 2021
Iserbyt a terra davanti a Pidcock: «In certi tratti va meglio lui, in altri io» ha sentenziato il belga

In Olanda una rimonta clamorosa

Ciò però non deve far passare in secondo piano quanto Pidcock ha fatto in Olanda. In quel caso era partito addirittura col numero 44, molto dietro i primi. Il britannico ha impiegato un giro per entrare nella Top 10, poi si è messo tranquillo, è risalito più piano, lasciando sempre l’iniziativa agli altri, fino a beffarli solo nel finale, con una condotta di gara che ha sorpreso il suo stesso preparatore Kurt Bogaert: «Tom deve essere al top a fine gennaio, in queste gare sapevamo che doveva far fatica, essere già al vertice significa essere molto avanti rispetto ai nostri piani».

Una vittoria, quella olandese, frutto del suo carattere coriaceo: «Nel finale ho pensato: diavolo, posso farcela, Iserbyt e Vanthourenhout erano lì. Mi sono detto che dovevo dare tutto e non sbagliare, essere concentrato al massimo. Se non commettevo errori potevo vincere e così è stato».

Pidcock Coppa 2021
A Namur il britannico ha sofferto alcuni tratti, non trovando le giuste scelte di guida
Pidcock Coppa 2021
A Namur il britannico ha sofferto alcuni tratti, non trovando le giuste scelte di guida

Ancora quel maledetto ginocchio…

A Namur non è stato lo stesso e Pidcock lo ha ammesso: «Non ho ancora il livello necessario per impegni così ravvicinati – ha dichiarato a DirectVélo – a un certo punto mi sono trovato in debito di energie. Il primo giro è stato il migliore, poi ho iniziato a commettere errori e avere chiuso comunque secondo ha molto valore. Nei due giri finali ero vicino a Vanthourenhout, ma per raggiungerlo ho spinto oltre i miei limiti. Mi sono sentito svuotato e ho commesso errori gravi, scivolando due volte.

«Certe volte però perdere ha un valore perché mi fa rimanere con i piedi per terra – ha continuato Pidcock – Di più non potevo fare, ma significa anche che c’è del margine e questo è un fattore per me importante».

Non bisogna poi dimenticare che Pidcock viene da una situazione fisica non ideale, con problemi al ginocchio che hanno ostacolato la sua preparazione e continuano a mettergli i bastoni fra le ruote: «Devo ancora sottopormi a esercizi di riabilitazione perché i fastidi non sono passati e questo non ti aiuta quando vorresti invece concentrarti solamente sull’allenamento». Per sua fortuna c’è ancora un mese abbondante prima del volo verso gli States e i mondiali. A Fayetteville non ci saranno né sabbia né neve: i rivali sono avvisati…

Michael Vanthourenhout coppa del mondo Tabor 2020

Bramati: «Nel ciclocross non si inventa niente»

29.11.2020
3 min
Salva

A Tabor tutti gli occhi, anche quelli di Luca Bramati, erano puntati sugli Elite. Soprattutto sul ritorno di Pidcock e Van Aert, due dei tre grandi che dai prati si sono proiettati verso la strada con risultati eccezionali. Il ritorno all’antico amore non è però semplice e anche il vincitore della Milano-Sanremo lo ha capito.

Coppa del mondo Tabor
Otto giri sul circuito di Tabor, freddo cade e tratti molli di fango insidioso
Coppa del mondo Tabor
Otto giri su un circuito duro e a tratti fangoso

L’occhio di Bramati

A bordo pista Luca Bramati, uno che di Coppa del mondo se ne intende (ha vinto l’edizione del 1996), ha tratto molte riflessioni interessanti, iniziando proprio dal campione belga.

«Van Aert – ci ha detto – si è visto subito che non aveva ritmo, ma ha fatto leva sul suo grande talento. Contro la coppia della Pauwels, Vanthourenhout-Iserbyt, non aveva abbastanza energie per controbattere gli attacchi. Iserbyt lo ha lasciato per ricongiungersi a Vanthourenhout e la vittoria se la sono giocata loro (con successo per quest’ultimo, foto in apertura, ndr). Il terzo posto vale, però Van Aert è così, ha bisogno di correre per raggiungere la giusta condizione, Van Der Poel è diverso…».

Eli Iserbyt Coppa del mondo Tabor, 2020
Eli Iserbyt ha onorato la maglia di campione europeo, ma è arrivato secondo
Eli Iserbyt Coppa del mondo Tabor, 2020
Eli Iserbyt un secondo posto che sa di conferma
In che senso?

Van Der Poel quando corre lo fa sempre per vincere. Si prepara a fondo, sono sicuro che lo sta già facendo, ma rientra solo se sente di potercela fare. Anche se magari poi anche lui avrà bisogno di qualche gara per raggiungere la forma migliore. Il ciclocross non s’inventa, neanche da parte di fuoriclasse assoluti.

Pidcock lo ha capito oggi…

E’ un bagno di umiltà che gli farà bene. Ha sofferto tanto, non è mai stato brillante. Ha viaggiato sempre lontano dalla lotta per le posizioni che contano. Si è fermato dopo la stagione su strada, ma non puoi pretendere d’inventarti niente. Non è questo il vero Pidcock, bisognerà attendere un po’…

Wout Van Aert, Coppa del mondo Tabor 2020
Wout Van Aert, bel debutto in Coppa: 3° ma condizione insufficiente per vincere
Wout Van Aert, Coppa del mondo Tabor 2020
Van Aert, buon debutto in Coppa: 3° posto
Dorigoni e gli altri azzurri?

Dorigoni sta crescendo, si vede, ma resta sempre lontano dai belgi. A me è piaciuto. Il 15° posto vale anche perché davanti sono praticamente tutti di quelle due Nazioni. Ma è piaciuto anche Gioele Bertolini, che è partito molto indietro e ha chiuso 23°. E’ ancora agli inizi, deve prendere il ritmo. Io sono convinto che il suo valore sia molto superiore e possa finire anche più avanti rispetto a Jakob, ma anche nel suo caso serve avere pazienza.

Quando potremo vedere azzurri in lotta con i grandi?

E’ un discorso lungo, la diarchia Belgio-Olanda non finirà tanto presto, ci sono almeno 6-7 corridori che fanno gara a sé. Si sta lavorando bene attualmente, ma la differenza fra il nostro mondo e il ciclocross che si fa lì è enorme, per questo voglio che Lucia gareggi soprattutto lì. Quella è l’università del ciclocross.