Bici nuove, caschi e body senza cerniera: anche questo è il Tour

14.07.2025
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Il Tour de France è la vetrina principale, non solo per i corridori, ma per tutto quello che ruota intorno al ciclismo. Bici sotto embargo (non ancora ufficializzate), caschi nuovi, i body senza cerniera frontale e molto altro. Come ogni anno torna pertanto l’approfondimento legato alle curiosità viste durante la prima settimana della Grand Boucle.

Una nuova Merida in gruppo

Un misto tra forme assottigliate, filanti, con linee decise che naturalmente (come vuole lo sviluppo attuale) si intrecciano con l’aerodinamica. Non abbiamo notizie precise e dettagliate in merito, ma di sicuro quella utilizzata dai corridori del Team Baharain-Victorious è una bici tutta nuova.

Sembra il blend perfetto tra le attuali Scultura (quella leggera) e la Reacto (quella aero). Anche Merida si avvia verso una piattaforma unica?

Guarnitura Elilee super light per Buitrago
Guarnitura Elilee super light per Buitrago

Guarnitura diversa per Buitrago

E’ una guarnitura con power meter SRM ed firmata Elilee, montata sulla nuova Merida di Buitrago. Di cosa si tratta? Di una delle guarniture più leggere in commercio, ha le pedivelle in carbonio e nella configurazione usata da Buitrago (senza corone Shimano) ferma l’ago della bilancia intorno ai 500 grammi (dichiarati): poco più, poco meno.

Non le solite ruote Shimano

Quelle sbirciate nel corso delle prime frazioni non sono le “tradizionali” Dura Ace. Hanno un mozzo diverso e una raggiatura che si discosta (non poco) dalle ruote Shimano viste fino a poco tempo addietro. Mozzo più magro ed asciutto, raggiatura radiale dal lato opposto al disco e potremmo giurare sui raggi in carbonio. E’ l’antipasto per un futuro nuovo gruppo Dura Ace?

Nuovo Abus da crono

In realtà lo abbiamo visto in anteprima al Giro Donne ed ha subito vinto grazie al primato di Marlen Reusser, per poi essere utilizzato nella frazione contro il tempo al Tour (mercoledì 9 Luglio). Coda allungata e calottata nella sezione inferiore, visiera ampia e arrotondata, forma ampia che tende a coprire in modo importante le spalle dell’atleta.

Un nuovo Giro per la Visma-Lease a Bike?

Potremmo dire che, Campenaerts a parte, tutti gli atleti della corazzata olandese indossano un casco del tutto nuovo. Ricorda il Giro Eclipse Spherical e nessuno vieta di pensare che sia proprio un aggiornamento del casco tra i più utilizzati fino a prima del Tour de France.

Il body con la cerniera dietro

E’ uno dei plus che Hushovd (General Manager del Team Uno-X Mobility) ci aveva spoilerato durante i giorni del Fiandre, in ottica Tour de France e che ci aveva pregato di tenere nascosto. La squadra norvegese è di fatto il primo team ad usare in modo ufficiale un body senza cerniera frontale (è a ¾ ed è sulla schiena) durante le gare in linea.

Il fornitore dei capi tecnici è Fusion, marchio danese e poco presente nella parte latina dell’Europa, azienda che ha un importante know-how nel triathlon.

Una “areo” di Factor: è la nuova One?

Ovviamente non passa inosservata, soprattutto per le sue forme avveniristiche e anche per il fatto che non mostra nulla in termini di nomi, acronimi e riferimenti. Profili alari ovunque, con una forcella mastodontica e super tagliente.

Di sicuro ricorda la bici da pista Hanzo. Potrebbe essere la nuova One, modello storico di Factor? Così come la vediamo oggi rispetterà le “future regole dell’UCI”, sempre se verranno effettivamente applicate?

La nuova SLR vista sulle Factor presenti al Tour
La nuova SLR vista sulle Factor presenti al Tour

La nuova Selle Italia SLR

Abbiamo visto la rinnovata SLR, la prima volta, al Giro d’Italia e non ci era stato possibile fotografarla. Dopo il suo esordio ufficiale ad inizio Luglio, ecco la nuova generazione di una sella iconica. Sempre corta (Boost), spoilerata nella sezione posteriore e con un naso e una sezione centrale con una sorta di forma anatomica. A favore di una pedalata profonda e che permette di sfruttare tanto la parte frontale, quanto di spostarsi facilmente verso il retro.

Casco nuovo per Pogacar e compagni

La parte frontale ricorda a pieno il modello esistente del Trenta 3K Carbon, con piccole diversità nella zona perimetrale. Cambia completamente la sezione sopra le orecchie, maggiormente calottata e filante, di sicuro è stato oggetto di una rivisitazione aerodinamica per aumentarne l’efficienza.

Met Trenta Mips, il casco del ciclocross (e non solo)

13.01.2023
5 min
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Il Met Trenta Mips è il casco utilizzato dagli atleti che affrontano la Coppa del mondo di ciclocross. Mutua il design e la tecnologia costruttiva del più leggero Trenta 3K Carbon Mips, usato da Pogacar e compagni, ma con soluzioni diverse.

La piattaforma dei caschi Met Trenta ha richiesto due anni di sviluppo ed è stato necessario oltre un anno per validare la forma e i materiali. Nel progetto Trenta ricopre un ruolo di primaria importanza anche Filippo Perini, capo disegnatore di Lamborghini. Abbiamo provato il nuovo Trenta Mips e abbiamo posto alcuni quesiti ad Ulysse Daessle di Met.

Il bollino giallo Mips e le ampie “bocche” dietro, Met design
Il bollino giallo Mips e le ampie “bocche” dietro, Met design
Qual’è la peculiarità del Met Trenta Mips?

L’obiettivo primario della versione Trenta Mips non è la leggerezza, anche se parliamo di un casco che ha un peso di riferimento al di sotto della media della categoria. E’ costruito con una densità unica del mold, che per Met rappresenta la soluzione migliore e più sicura in questa fascia. Sicurezza prima di ogni altra cosa, perché in Met si eseguono 700 test interni e i risultati finali vanno ben oltre gli standard richiesti. E poi c’è quel design iconico che è parte integrante della piattaforma Trenta di Met, tanto aerodinamico, quanto funzionale. Rispetto alla versione 3K Carbon si è deciso di usare anche un pacchetto Mips differente. In questo caso è il Mips C2, per il 3K è il Mips Air.

Hai parlato anche di densità. Non è la medesima per Trenta e Trenta 3K Carbon?

Sono differenti, nel senso che la densità del composto EPS è diversa per i due caschi. La scocca in carbonio presente sulla versione Met Trenta 3K Carbon ha permesso di abbassare la densità del materiale interno, soluzione che in automatico fa scendere anche il peso complessivo. Si tratta di contestualizzare due caschi molto simili nel design, ma con due fasce di prezzo diverse tra loro. Inoltre la versione Trenta Mips, che possiamo definire più sostanziosa in fatto di peso, è quella usata anche in ambito ciclocross.

Manon Bakker a Vermiglio con il Trenta Mips (foto Ulysse Daessle-Met)
Manon Bakker a Vermiglio con il Trenta Mips (foto Ulysse Daessle-Met)
Quanti caschi fornite agli atleti per affrontare la stagione agonistica?

La dotazione base è di due/tre caschi, più alcuni componenti spare per la sostituzione, come ad esempio le imbottiture di scorta. Possono avvenire delle integrazioni di materiali nel corso della stagione, al netto di rotture, prove ed incidenti.

Quando ci sono cadute e incidenti ritirate il prodotto per analizzarlo?

Certamente, speriamo sempre che non accada nulla, ma quando capita per noi è un banco di prova non indifferente. Esaminiamo, analizziamo e sezioniamo, inoltre chiediamo dei feedback agli atleti coinvolti. Questa procedura viene eseguita anche sui caschi degli utenti comuni, non solo per gli atleti professionisti.

Un casco ha una data di scadenza?

Tutti i materiali coinvolti nella costruzione del casco non hanno una scadenza vera e propria, ma è giusto considerare che il polycarbonato è un materiale che si modifica continuamente nel corso della sua vita. Un casco è soggetto a tante variabili. Come viene conservato e tenuto, se cade e prende anche piccoli colpi ritenuti insignificanti. Le variazioni di temperatura e meteorologiche, il sudore, tutti fattori che messi insieme cambiano la performance di un casco. Diciamo che volendo dare i numeri, si può scrivere che un casco ha una vita tecnica utile che non va oltre i 4 anni.

Una volta indossato risulta compatto e sempre ben calzato, anche nel fuoristrada
Una volta indossato risulta compatto e sempre ben calzato, anche nel fuoristrada

Le nostre considerazioni

Il Met Trenta Mips non è un sostituto, non è una casco di seconda fascia e/o un ripiego, ma semplicemente un prodotto votato alla sicurezza e di qualche grammo più pesante rispetto al fratello con inserti in carbonio.

Ha una calzata piena, senza spigoli e punti di pressione, questo grazie anche ad una slitta Mips che si sviluppa su tutto l’interno del casco e naturalmente per via di una forma interna “rotonda”. Proprio “la gabbia gialla Mips”, che non è così minimale ed essenziale come la soluzione Mips Air, lo rende un po’ più caldo, ma comunque ben aerato e capace di espellere con facilità il calore.

Davanti lascia sempre l’orizzonte libero e pur essendo ben saldo sulla testa non darà mai la sensazione di essere ingombrante e stringente in modo eccessivo. Dietro ha una forma che tende a scendere, particolarmente funzionale alla protezione delle zone occipitale e temporale. E non è un dettaglio secondario. In questo punto si può creare qualche frizione con dei modelli di occhiali che hanno le aste lunghe, ma la sicurezza e il senso di protezione vanno ben oltre l’immagine.

Il sistema di regolazione perimeritrale, tramite il rotore posteriore, distribuisce bene le pressioni. Met Trenta Mips è a tutti gli effetti un casco top di gamma, per costruzione e per le tecnologie che porta con sé ed il prezzo di 260 euro (listino) è perfettamente in linea con la categoria.

MET Helmets