Ancona, secondo e terzo anello fra incanto e salite

24.06.2022
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Oltre all’anello che vi abbiamo raccontato, con partenza e arrivo al Conero, Marche Outdoor ne propone altri due nella provincia di Ancona. Ci siamo fatti dare qualche indicazione da Simone Stortoni, grande amico e compagno di allenamenti di Michele Scarponi (con il quale ha condiviso alcuni anni nel professionismo), che abbiamo incontrato a Jesi a metà della nostra pedalata.

Le strade dell’entroterra sono poco trafficate. In cima a ogni salita c’è mediamente un punto di ristoro
Le strade dell’entroterra sono poco trafficate. In cima a ogni salita c’è mediamente un punto di ristoro

Saliscendi e zero traffico

«L’entroterra – spiega – è quello tipico del territorio marchigiano, ricco di saliscendi. Non c’è una vera e propria salita lunga. Verso Fabriano e Serra San Quirico ci sono quelle più impegnative come ad esempio la Castelletta dove ci allenavamo con Michele.

«Per quanto riguarda lo stato delle strade diciamo che vale il discorso per l’intera Penisola: buono… ma si può sempre migliorare. In realtà quando correvo ragionavo di quanto fossi fortunato a vivere in queste zone, perché comunque sono poco trafficate. Io mi sono allenato anche in Toscana e Lombardia e lì, nonostante ci siano ottime strade per andare in bici, spesso il traffico è maggiore».

Giro di Svizzera 2013, Stortoni tira per Scarponi sulla salita verso La Punt
Giro di Svizzera 2013, Stortoni tira per Scarponi sulla salita verso La Punt

Le strade più belle

Visto che ci avviciniamo alla piena estate, chiediamo a Simone qualche consiglio pratico per il cicloturista.

«In cima alle salite – risponde – c’è sempre il paesello e non sei mai in mezzo al nulla, quindi una fontanella o un alimentari lo trovi sempre. D’estate ovviamente le temperature sono più proibitive nelle ore centrali e nello Jesino, poi, la vallata è più umida e il caldo più afoso, con diversi tratti esposti al sole. Il Conero invece è l’opposto: ha un microclima particolare per cui d’estate è più fresco grazie anche al sottobosco, mentre d’inverno trovi sempre qualche grado in più, quindi è l’ideale per andare in bici.

«I luoghi a cui sono più affezionato sono quelli da Serra San Quirico ad Arcevia, ti si apre un mondo. Poi c’è la salita di Poggio San Romualdo e quella di San Vicino. Con Michele ci addentravamo per le stradine e non passava una macchina per ore. Sono scenari montani, con paesi medievali e circondati da mura antiche, molto belli».

Il punto di partenza del secondo anello di Ancona Rebirth è Serra San Quirico (foto FAI)
Il punto di partenza del secondo anello di Ancona Rebirth è Serra San Quirico (foto FAI)

Serra San Quirico, secondo anello

E allora addentriamoci anche noi verso l’Appennino con il secondo e il terzo anello di Ancona Rebirth, promosso da Marche Outdoor.

Il secondo anello misura 80 chilometri con 1.252 metri di dislivello. La partenza è proprio collocata nei pressi della stazione ferroviaria di Serra San Quirico, (posta lungo la tratta Roma-Orte-Falconara) e subito si sale verso il paese con 5 chilometri al 5-6 per cento. Segue un lungo tratto nervoso che scende verso nord-est ma in maniera discontinua, essendoci tre-quattro strappi degni di nota.

Si rimane ancora in zona collinare prima di Jesi, dove la discesa si conclude attraversando il Fiume Esino. Siamo a metà itinerario e sull’altra sponda inizia la salita che conduce all’abitato di Staffolo: si tratta di due tratti di 4 e 3 chilometri, intervallati da 3 chilometri di saliscendi.

Quindi 7 chilometri di discesa fin quasi a lambire nuovamente l’Esino, un paio di fondovalle e si risale per la terza e ultima asperità dell’itinerario, superando in successione gli abitati di Castelbellino, Monte Roberto e Maiolati Spontini, quest’ultimo raggiunto dopo 5 chilometri al 6 per cento.

Si rimane per qualche chilometro in cresta alle colline (il tour non supera mai i 450 metri di quota) per poi picchiare nuovamente fino al fiume e fare ritorno alla stazione di Serra San Quirico.

Arcevia, terzo anello

Il terzo anello di Ancona Rebirth è un po’ più impegnativo del precedente, con i suoi 87 chilometri e 1.640 metri di dislivello, in buona parte accumulati nella salita di Poggio San Romualdo, menzionata poco fa da Simone.

Partenza e arrivo sono collocati ad Arcevia e ci si dirige, in senso antiorario, nel parco della Gola della Rossa e di Frasassi. I primi 10 chilometri sono in lieve discesa verso Sassoferrato, poi dei lunghi falsopiani ci portano a Fabriano (anch’esso posto sulla direttrice ferroviaria Orte-Falconara).

Si segue il corso del Fiume Giano fin nei pressi di Albacina, dove inizia la vera difficoltà di giornata, la salita di Poggio San Romualdo, appunto. Per arrivare ai 930 metri del paese si deve coprire un dislivello di 700 metri in 10 chilometri, sempre con una pendenza costante tra il 6 e l’8 per cento.

Si sussegue una decina di tornanti, raccolti nella seconda parte dell’ascesa, poi lunga discesa di 14 chilometri fino alla stazione di Serra San Quirico, dove si riprende la salita descritta nel precedente itinerario.

Breve discesa di un paio di chilometri per rimanere su un tratto collinare, nervoso e con diverse curve, prima di affrontare l’ultima rampa di 6 chilometri che riporta ad Arcevia.

Ancona Rebirth, il viaggio nelle Marche inizia così

24.06.2022
6 min
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E’ appena arrivata l’estate e l’anticiclone ha portato frotte di vacanzieri sulla Riviera del Conero. Partiamo proprio da qui, da una delle sue perle, Numana, per la nostra pedalata nella Marca Anconetana. Affronteremo il primo dei tre anelli di Ancona Rebirth. Fanno parte del progetto Marche Outdoor che li ha inseriti nel proprio sito web. Sono stati magistralmente disegnati da appassionati ciclisti conoscitori del posto.

Sirolo, per cominciare

Ci mettiamo in sella accompagnati da Giampiero e lasciamo il lungomare per inerpicarci a Sirolo, l’altro rinomato borgo del promontorio. La salita, seppur di primo mattino, ci scalda per bene. Arrivati nella piazzetta che affaccia sull’Adriatico ci fermiamo per contemplare l’orizzonte e seguire il profilo della montagna che si tuffa nel mare. Ma solo per un po’. L’ascesa continua fino al Poggio per poi ridiscendere verso il borgo di Camerano, ai margini del Parco Nazionale del Monte Conero.

Il centro storico di Sirolo è il fantastico affaccio sul Conero, sede di tappa della recente Adriatica Ionica Race
Sirolo e il suo centro storico sono il fantastico affaccio sul Conero, sede di tappa della recente Adriatica Ionica Race

Il paese è tanto antico quanto la sua parte ipogea scavata nell’arenaria. E’ formata da cunicoli che, nel tempo, hanno restituito anche abbellimenti architettonici, come le volte a cupola. Là sotto molto probabilmente in passato si teneva al fresco il vino.

Saliscendi fra le colline

Superata la frazione di Aspio Terme e lambito il paese di Offagna, ci addentriamo sempre più nell’entroterra delle Marche. Il mare è ormai alle spalle e davanti a noi, nei pressi di Polverigi, la strada riprende a salire. Sono appena tre chilometri al 5 per cento, sufficienti per abbassare quasi completamente le lampo delle nostre maglie.

«Ora c’è un tratto di saliscendi tra le colline – ci guida Giampiero – prima di scendere nella vallata dell’Esino».

Dopo Santa Maria Nuova, i 4 chilometri di discesa ci rinfrescano le braccia imperlate di sudore, quand’ecco che dopo il Fiume Esino arriviamo a Jesi.

Il Duomo di Jesi, gioiello delle Marche dedicato a San Settimio, la cui costruzione inizia ai primi del 1200
Il Duomo di Jesi, dedicato a San Settimio, la cui costruzione inizia ai primi del 1200

Un certo Federico II

Saliamo fino al centro storico dove ci aspettano, con le loro bici, Giampaolo, fratello di Giampiero, e Moreno, di ritorno dal loro giro mattutino. Giampaolo ha la passione della storia e senza chiedere nulla comincia a snocciolare aneddoti curiosi. 

«Proprio in quel punto – indica il centro della piazza antistante il Duomo di San Settimio, mentre schiviamo qualche turista – nacque nel 1194 nientemeno che Federico II di Svevia, l’imperatore “stupor mundi”, nipote di Federico Barbarossa».

La curiosità, oltretutto, sta nel fatto che sua madre Costanza d’Altavilla, all’epoca quarantenne ed in viaggio verso la Sicilia con la sua corte imperiale, lo partorì qui nelle Marche, in un baldacchino allestito sulla pubblica piazza, per mettere a tacere le voci del popolo che la ritenevano troppo in avanti con gli anni per avere figli. Qualche malalingua aveva osato addirittura insinuare che Costanza avesse rapito un bambino pur di dare un erede a suo marito Enrico VI.

A Jesi, il monumento a Federico II (che qui nacque), nella piazza a lui dedicata
A Jesi, il monumento a Federico II (che qui nacque), nella piazza a lui dedicata

I consigli di Stortoni

Jesi è un po’ il giro di boa di questo itinerario che alla fine misurerà ben 105 chilometri e oltre 1.500 metri di dislivello. Scendiamo nuovamente verso l’Esino e facciamo un breve pit-stop al negozio Le Velò di Simone Stortoni. E’ stato professionista dal 2009 al 2015 e grande amico del compianto Michele Scarponi. Simone ci dà qualche dritta per la strada verso Filottrano, paese natale di Michele: «Ci sono da fare infatti 5 chilometri di salita, ma sono pedalabili, con una pendenza del 4 per cento», dice.

Filottrano uguale Scarponi

A Filottrano passiamo sotto l’arco d’ingresso al centro storico, che proprio poche settimane fa abbiamo visto addobbato per il passaggio del Giro d’Italia, tanto che sono ancora appesi da una casa all’altra i festoni rosa.

Il legame tra questo paese delle Marche e Scarponi si respira ovunque. Nelle foto che sbucano dalle finestre che danno sul corso, fino al murales realizzato recentemente proprio per il passaggio del Giro. Lo troviamo nel punto maledetto dove 5 anni fa avvenne la tragedia. Al centro dell’opera, realizzata da uno street artist di Osimo, campeggia Frankie, la stupenda ara giallo-blu che accompagnava Michele nei suoi allenamenti. E che ha reso dolci e oramai struggenti i loro video che girano sul web. Anche noi, alzandoci sui pedali, scrutiamo il cielo oltre la visiera del cappellino. Nella speranza che un’ara giallo-blu voglia farci compagnia per un tratto di strada…

Osimo è un paesone nel cuore delle Marche che sorge su due colline affiancate. Una sosta per l’acqua e via
Osimo è un paesone nel cuore delle Marche che sorge su due colline affiancate. Una sosta per l’acqua e via

Fra Argentin e Pantani

Osimo la vediamo stagliarsi dopo aver superato un tratto sul dorso di una collina, lungo la provinciale per Montoro. E’ proprio uno di quei tratti in cresta che ci piacciono tanto, perché ci regalano un doppio panorama di qua e di là. E ci fanno sentire ricchi con una bici tra le mani. 

Scendiamo veloci, ma il muraglione che sorregge Osimo rimane lassù e per raggiungerlo la catena è costretta a scendere sul 34. Mentre saliamo in paese, dondolando sui pedali, la mente va a pescare in un cassetto un ricordo dell’adolescenza, legato sempre al Giro d’Italia. Nel 1994 qui vinse tappa e maglia Moreno Argentin. Certo, la Corsa Rosa ci ha posto lo striscione d’arrivo anche pochi anni fa, ma i ricordi di gioventù hanno un altro passo. E poi stiamo parlando del mitico Giro del 1994, quello della “rivelazione” di Marco Pantani

Prima di chiudere il nostro giro, un ultimo sguardo al Conero, dove il verde si tuffa nel blu
Primo giro ormai finito, un ultimo sguardo al Conero, dove il verde si tuffa nel blu

Il verde e il mare blu

Ormai le difficoltà sarebbero concluse. Non ci sono più asperità da qui al mare e Numana ci aspetta, ma il fascino del Conero ci spinge a salire di nuovo a Sirolo. Stavolta il sole è a picco. I turisti sono con le gambe sotto i tavoli e le folate di vento spargono il profumo delle fritture di pesce che esce dai locali per tutta la piazzetta.

Noi, dopo esserci tolti i caschi ed aver appoggiato le bici alla ringhiera, vogliamo dare un ultimo sguardo dalla terrazza che si affaccia sull’Adriatico e contemplare una seconda volta la vista che racchiude tutto l’itinerario di oggi in una cartolina: quella del verde promontorio che si tuffa nel mare blu. E vi rimandiamo a questo link per scoprire gli altri due anelli di Ancona Rebirth. Il viaggio all’interno di Marche Outdoor è appena cominciato

Ca’Virginia: paradiso green per bici, ragazzi e famiglie

19.06.2022
7 min
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Nell’entroterra marchigiano, in particolare a Borgo Bassano (PU), è presente un angolo ecosostenibile rivolto alle due ruote di nome Ca’Virginia Country House & Wellness. Un Bike Hotel che abbraccia il ciclismo in tutte le sue sfaccettature. Un luogo dove viene valorizzata la bici e le sue attività, dall’educazione alla tecnica, attraverso il Bike Summer Camp dedicato ai bambini e ragazzi. Fino agli itinerari che si districano tra le strade delle Marche, dalle colline al mare.  

Una struttura Green che si alimenta con fonti rinnovabili a conferma di una filosofia a basso impatto ambientale in grado di far scoprire un territorio ricco di eccellenze enogastronomiche. Adatta a tutte le discipline, Ca’Virginia fornisce tutti gli strumenti per avvicinarsi allo sport delle due ruote ai più piccoli e di percorrere itinerari unici ai più esperti, come quello che arriva fino al Cippo Pantani sul Carpegna. 

Andiamo a scoprire la struttura e i suoi servizi con il titolare Giacomo Rossi: «Siamo una struttura Bike Hotel che parte come attività nel 2007 e già nel 2009 abbiamo iniziato a promuoverci come tale. Attraverso la nostra idea di soggiorno e anche per merito della mia passione abbiamo sviluppato la ricettività cucita per i ciclisti e accompagnatori. Nella Regione Marche siamo stati tra i primi Bike Hotel anche prima che uscisse il disciplinare che negli ultimi anni è stato implementato, un orgoglio e un impegno che stiamo portando avanti». 

La struttura è circondata da verde e ambienti bike friendly da dove partono gli itinerari per tutto il territorio circostante
La struttura è circondata da verde e ambienti bike friendly da dove partono gli itinerari per tutto il territorio circostante

I servizi per la bici

Presso Ca’Virgina è possibile trovare svariati servizi pensati per la bicicletta, che accompagnano il ciclista nella sua permanenza e vacanza durante tutte le stagioni dell’anno. 

«Per quanto riguarda l’offerta dei servizi – spiega Rossi – abbiamo la Bike Room video sorvegliata per poter lasciare la bici e godersi i momenti giù dalla sella senza pensieri. Accessibile dall’interno, con un angolo dedicato solo per l’officina volto alla manutenzione della bici. Lavanderia quotidiana, quindi sempre aperta, con il sacco dei panni che viene consegnato entro le otto del mattino del giorno successivo.

«Poi abbiamo un menù – continua – dedicato con pasti appositamente strutturati per la pratica sportiva, dalla colazione, alla merenda dopo il rientro e ovviamente pranzo e cena. Viene inoltre fornita un’assistenza con mappe del territorio per chi desidera conoscere ciò che sta intorno a Ca’ Virginia».

Nella struttura è presente un centro benessere interno e una piscina esterna per i momenti di relax e svago
Nella struttura è presente un centro benessere interno e una piscina esterna per i momenti di relax e svago

Itinerari e degustazioni

Il contesto intorno ad una struttura è fondamentale per permettere al ciclista di immergersi all’interno di un territorio e apprezzarne la sua bellezza. Ca’Virginia valorizza tutto ciò con escursioni e servizi dedicati.

«Per chi vuole può fare escursioni in bici – dice Rossi – nelle zone limitrofe ci sono luoghi come: San Marino, San Leo, la parte degli Appennini come per esempio il Carpegna. La nostra location si trova a meno di venti chilometri dal mare, quindi è raggiungibile anche tutta la parte della Panoramica come San Bartolo e altre località a sbalzo sul Mare Adriatico. 

«A inizio stagione prevediamo escursioni dedicate che si differenziano da quelle invernali con itinerari appositamente studiati per apprezzare il più agevolmente il contesto che ci circonda. Non mancano le soste enogastronomiche per apprezzare le eccellenze delle località circostanti. Degustazioni, cantine, formaggi locali e tanto altro».

Gli itinerari si snodano in tutta la Regione e non solo, tra mare e monti e famose salite
Gli itinerari si snodano in tutta la Regione e non solo, tra mare e monti e famose salite

Bike Summer Camp

L’avvicinamento al ciclismo non sempre è semplice e spesso da bambini e ragazzi la scelta dello sport è un momento delicato. Ca’Virginia mette al servizio delle famiglie un momento dedicato dal 4 al 9 luglio proprio per i più piccoli. 

«Questa è un’iniziativa – racconta Rossi – che è già giunta alla quarta edizione. Sostanzialmente è un centro estivo dedicato interamente ai ragazzi, con l’età minima di sei anni fino ai tredici. La nostra proposta si è ampliata notevolmente. Partendo dalla possibilità accogliere i ragazzi come centro estivo locale senza pernottamento, sia invece quella che lo comprende. Da quest’anno inoltre, c’è la possibilità di soggiornare in tende da campo in collaborazione con la protezione civile per l’allestimento della struttura dedicata.

«Il Bike Summer Camp – spiega – si svolge con attività dedicate alle due ruote. Corsi di tecnica di guida, con maestri abilitati. Nello specifico vanno a insegnare quello che è la gestione del mezzo, con impostazione curve, gestione del baricentro e partenze da fermo o in salita. Anche puro divertimento con attività che si svolgono nel parco, nella piscina, all’aperto, didattiche, di educazione stradale e ambientale. Il Camp è aperto a tutti non bisogna per forza essere tesserati, può essere un momento dove ci si avvicina a questo sport meraviglioso che è il ciclismo oppure per chi vuole esprimere la propria passione». 

Il Bike Hotel è a misura di bici e dispone di una Bike Room video sorvegliata
Il Bike Hotel è a misura di bici e dispone di una Bike Room video sorvegliata

Un territorio senza limiti

La Regione Marche è un angolo dello stivale dove è possibile trovare in pochi chilometri paesaggi completamente diversi. Dal mare alle colline con panorami mozzafiato e itinerari che ripercorrono le strade che hanno fatto la storia del ciclismo tricolore e non solo. 

«Parlando di bici da strada – dice Rossi – possiamo prendere come esempio il Carpegna con il giro del Pirata. Un itinerario che ripercorre le strade dove si allenava Pantani e dove ancora oggi moltissimi ciclisti vanno a solcare quella salita iconica. Mi piace sempre ricordare la sua frase che rende quell’ascesa così famosa “A me il Carpegna mi basta”. E’ un giro da un centinaio di chilometri con un dislivello da 1700/2000 metri a seconda del ritorno presso la struttura. Si sale sul Carpegna poi al Cippo e ritorno con la possibilità di fare una sosta nel paese per un ristoro.

«Per quanto riguarda la Mtb – conclude Rossi – abbiamo itinerari di ogni tipo per muscolare ed e-bike. Ci sono giri come quello che porta alla visita di Urbino, un percorso di circa quaranta chilometri. Per l’occasione è prevista anche una visita ai castelli limitrofi, accompagnata con un’esperienza enogastronomica di degustazione di prodotti del territorio». 

il contesto in cui è immersa Ca’Virginia è naturale e a basso impatto ambientale grazie alle sue energie rinnovabili
il contesto in cui è immersa Ca’Virginia è naturale e a basso impatto ambientale grazie alle sue energie rinnovabili

Attenti all’ambiente

In un periodo storico delicato e attento all’ambiente, strutture come quelle di Ca’Virginia rappresentano un esempio da seguire e trainante per le strutture Bike Hotel di tutto il panorama italiano. 

«Nel 2004 quando abbiamo – racconta Rossi – pensato al recupero della struttura rurale l’abbiamo concepita in ottica Green. Abbiamo quindi deciso che questa struttura dovesse avere un cuore verde. Quindi nel rispetto dell’ambiente e nella sua ecosostenibilità. Le nostre fonti sono impianto solare, geotermico e solare termico. 

«La struttura utilizza – fa notare Rossi – tutte fonti rinnovabili e non combustibili e gas fossili. Abbiamo esclusivamente impianti fotovoltaici e in parte recepiamo dalla rete. Questo concetto da coerenza al nostro progetto rivolto alla bici e a tutte le sue discipline. Dalla bici da corsa all’ultima arrivata e-bike. Ora abbiamo anche le auto elettriche tant’è che abbiamo installato delle colonnine di ricarica per chi ci vuole raggiungere con il proprio mezzo elettrico».

Ca’Virginia non è solo bike ma è anche ristorazione e benessere con i suoi servizi dedicati al recupero e relax
Ca’Virginia non è solo bike ma è anche ristorazione e benessere con i suoi servizi dedicati al recupero e relax

Recupero a tavola e non

Per il ciclista, i momenti antecedenti e di recupero dall’uscita in bici sono forse gli aspetti più importanti. Ca’ Virginia fa della sua enogastronomia uno dei cavalli di battaglia anche grazie al ristorante interno aperto tutto l’anno. «In cucina – dice Rossi – abbiamo lo Chef Massimo Emiliozzi con il quale collaboriamo. Abbiamo un concetto gastronomico che viene riproposto sulla tavola con prodotti dell’orto e del territorio a Km0. In linea e coerentemente con la stagionalità e con i prodotti figli del territorio che ci circonda. 

Un altro momento di recupero fondamentale per chi va in bici ma anche per chi accompagna è il dopo allenamento. «Abbiamo un centro benessere – conclude – con un’offerta dedicata ai ciclisti ma anche per gli accompagnatori e le famiglie. Massaggi di recupero sportivo e trattamenti di relax. Disponiamo di sauna, bagno turco, vasca salina, idromassaggio, percorsi Kneipp. Quindi tutta la parte di acqua che per le stagioni fredde diventa di ristoro, mentre per quelle più calde è un’occasione di relax e vacanza che si completa con la piscina esterna».

Cavirginia.it

Marche Outdoor, l’economia riparte sul sellino di tante bici

16.06.2022
7 min
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Le Marche hanno mare, montagna, colline e cuore. Hanno anche valli, tesori e ferite da cucire con il filo magico della bicicletta. La forza del progetto Marche Outdoor sta proprio nell’ambizione di rilanciare lo sviluppo dell’entroterra, strizzando l’occhio alle aree colpite dal terremoto e con la possibilità di destagionalizzare le presenze. Trasformando l’anno in una lunga stagione cicloturistica. All’inizio di questa calda estate, andiamo pertanto a vedere più da vicino che cosa ci sia nella proposta marchigiana e in che modo sia nata, mentre nei prossimi articoli vi porteremo a pedalare con noi sulle rotte più belle.

«Il progetto esisteva già e rischiava di morire – racconta l’Assessore Regionale Guido Castelli – ma è stato ripreso perché l’intuizione di legare le Marche alle due ruote in tutte le loro espressioni era già chiara e nota. Abbiamo voluto rigenerare e rinnovare questo marchio. I risultati ci sono. Il nostro disciplinare è stato fatto proprio da più di 300 operatori, che aderiscono al decalogo previsto per un esercizio che fa accoglienza, tenendo conto delle esigenze dei ciclisti».

Disciplinare e comunicazione

Perché il progetto acquistasse concretezza c’era bisogno di calarlo nel reale e questo è avvenuto con un disciplinare che ha riunito strutture ricettive e realtà del territorio.

Parallelamente, la Regione ha investito in comunicazione. Prima c’è stata la campagna con Nibali, ma l’esplodere del Covid ha impedito di passare all’incasso. E proprio per questo, si investirà ancora per i prossimi 7 anni.

«Per noi è importante – prosegue Castelli – creare una cultura dell’accoglienza sintonizzata e tarata sulle esigenze del biker. Faccio un esempio. Sono assessore al trasporto pubblico locale e ho preteso, fra virgolette, che nel nuovo contratto di servizio fra noi e Trenitalia vi fossero esclusivamente treni dotati di carrozza portabici. Quindi i treni Swing, Jazz e Pop, che Trenitalia ha messo a nostra disposizione, sono già tutti predisposti in modo che la bici possa essere trasportata con tutte le attenzioni necessarie. Inoltre abbiamo invitato alcune aziende di trasporto pubblico ad avere i carrelli per le biciclette, quindi dovremmo essere in grado di soddisfare ogni esigenza possibile anche per il gran turismo».

Rebirth Marche

Marche Outdoor si è preso a cuore l’area dei Sibillini, straziata dal terremoto del 2016. Non a caso, i percorsi più recenti sono accomunati dalla denominazione Rebirth: Rinascita. La bicicletta, dunque, e il turismo lento diventano la chiave per il ritorno alla vita. Grazie anche a un accordo sottoscritto con Michelangelo Pistoletto – artista e scultore – che ha concesso l’uso del simbolo del Terzo Paradiso, alle Marche sono state riconosciute le potenzialità di un luogo della Rinascita per l’Italia e il mondo.

Essa avverrà promuovendo la conoscenza, valorizzando le tradizioni artistiche, culturali, paesaggistiche ed enogastronomiche e poi puntando a sviluppare l’economia del territorio in modo sostenibile 

«Devo dire – spiega Castelli – che già prima del terremoto l’area nord delle Marche, il Catria, erano già orientati su questo tipo di turismo e i risultati erano già evidenti. Ma il lavoro da fare è ancora molto, specie per i percorsi MTB e gravel particolarmente emozionanti nel nostro entroterra, rendendolo per certi versi ancora più sfidante».

Un prodotto turistico

Il progetto va ora trasformato in un prodotto turistico vendibile e appetibile. E questo avviene attraverso l’aumento delle strutture ricettive, la costruzione di nuovi posti letti nelle zone terremotate (possibile anche grazie al PNRR), la strutturazione del sistema dei noleggi e delle guide e il risalto offerto dai grandi eventi.

«L’idea – dice ancora Castelli – è quella di programmare un intervento pubblico che colga le potenzialità del ciclismo in ogni sua sfaccettatura. Quindi da un lato si punta sul ciclismo professionistico, dal Giro d’Italia alla Tirreno-Adriatico. Dall’altro bisogna sistematizzare l’offerta turistica. Nel giorno dell’arrivo della Adriatica Ionica Race ad Ascoli Piceno, si sono svolti dei contatti importanti con più di 40 buyer che venivano soprattutto dalla Finlandia e dal Nord Europa. Il terzo obiettivo è quello di favorire un clima bike-friendly, che supporti lo sforzo che da tempo stiamo facendo per le ciclovie».

Ciclovie e stanziamenti

Su quest’ultimo fronte invece, il PNRR era stato un po’ avaro nei confronti delle Marche, ma grazie a un intervento con il Governo nazionale e il Ministero delle Infrastrutture, sono stati recuperati 26 milioni per completare la Ciclovia Adriatica.

«Saremo l’unica regione – spiega Castelli – che, al netto di qualche interruzione nell’area urbana di Ancona, avrà un’unica ciclovia da Porto d’Ascoli a Gabicce (lunghezza di circa 180 chilometri, ndr), che poi a pettine si collega con altre arterie verso l’interno. Mi riferisco a quella che porterà dal mare ad Ascoli Piceno, essendo già allo studio un progetto per proseguire fino ad Acquasanta Terme, quindi fino al cratere del sisma. La stessa cosa stiamo facendo fra Civitanova e Corridonia e poi su fino a Serravalle e Foligno. La terza invece è quella che riguarda la dorsale da Pesaro verso Fano e Urbino…».

Presto tutta la costa adriatica marchigiana sarà unita in un’unica ciclovia
Presto tutta la costa adriatica marchigiana sarà unita in un’unica ciclovia

Anche virtual cycling?

Il percorso richiede tempo. Si stanno mappando nuove tracce, che prima di essere pubblicate saranno riqualificate, controllate e garantite. Studiando i percorsi contenuti nel sito, se ne riconoscono alcuni duri per lunghezza e altimetria, mentre non ce ne sono di elevata difficoltà tecnica che sconfini nella pericolosità, per rendere necessario e addirittura incentivare l’utilizzo di guide specializzate.

«Tutto questo – chiosa sorridendo Castelli – un po’ l’ha favorito il fatto che io sia un appassionato di ciclismo. Recentemente ho parlato anche col ministro Garavaglia, perché volevamo sviluppare un rapporto fra la Regione Marche e Ministero per quanto riguarda la trasposizione su Zwift di quelli che sono i percorsi marchigiani. Io sono un frequentatore della piattaforma e mi tocca andare a New York, a Londra e nello Yorkshire. E se volessi andare anche a Forca di Presta o sul Sassotetto?».

Marche Outdoor

AIR, percorso e sapori dell’ultima tappa nelle Marche

29.05.2022
6 min
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La quinta e ultima tappa dell’Adriatica Ionica Race rimarrà ospite delle Marche e delle sue tradizioni culinarie. Dopo quattro giorni di battaglia vera per la conquista della maglia blu, si ripartirà da Castelraimondo per approdare, dopo 151 chilometri, sotto lo striscione del traguardo di Ascoli Piceno con una tappa sulla carta adatta alle ruote veloci ma ricca di saliscendi. L’ultimo assalto alla classifica generale vedrà la sua chiusura nel bellissimo centro storico marchigiano. Qui il gruppo passera per i primi due passaggi sulla linea d’arrivo come traguardo volante, mentre il terzo applaudirà il vincitore finale della AIR 2022.

Quinto e ultimo appuntamento anche per il Food Project coordinato e supervisionato da Federico Da Re all’interno dell’Hospitality all’arrivo. Un’occasione per la carovana di assaporare le specialità marchigiane curate dagli Chef Mirko e Alex De Luca di Filo Eventi. In particolare saranno presenti aziende del territorio che faranno assaggiare le eccellenze gastronomiche del luogo. 

Il marchigiano Riccardo Stacchiotti, ci ha accompagnato nella scoperta del percorso tra i sali e scendi continui dell’entroterra arricchito dalle splendide terrazze naturali offerte dagli Appennini. 

Il piatto tipico

Per l’ultima tappa le Marche offrono una gastronomia ricca di tradizione e di piatti conosciuti su tutto il territorio nazionale e non solo. 

Per l’occasione il piatto tipico che chiuderà il Food Project saranno gli spaghetti al burro, acciughe e lenticchia di Castelluccio soffiata. La cura di questa ricetta sarà di Enrico Mazzaroni, Chef di Montemonaco. 

Il famoso Chef marchigiano curerà anche gli antipasti e i dolci, rispettivamente la sfera di parmigiano e la torta al cioccolato. Una ciliegia sulla torta che porterà alla conclusione un viaggio culinario tra quattro regioni amiche delle due ruote e ricolme di eccellenze come Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Emilia-Romagna e Marche. 

Specialità marchigiane

In ogni angolo dello Stivale, turisti dal mondo e italiani possono godere di quello che è la gastronomia tricolore. Ricette e prodotti tipici che vengono tramandati nelle case e che riescono ad emergere con la volontà degli imprenditori che credono nella tradizione. 

Tra questi ci saranno i salumi e formaggi offerti dal Salumificio Properzi di Colmurano (MC). L’olio EVO proposto dall’Azienda Agricola Scuppa di Macerata. Non solo cibo ma anche vini e distillati. In particolare il rosso Piceno e il Verdicchio di Matelica proverranno dalla Cantina Villa Pigna di Offida (AP)e dalla Az. Agr. Scuppa. Ngricca invece fornirà i suoi distillati di produzione provenienti dall’Agri-Distilleria ascolana. Mentre a stuzzicare il palato con i suoi prodotti ci sarà il Forno Fior di Grano di Marcello di Numana. Infine frutta e verdura verranno proposti da Sbrolla Frutta di Sant’Elpidio al Mare.

L’insieme sarà coordinato in collaborazione con la Confederazione di produttori agricoli, Copagri Marche. A valorizzare l’intero progetto Food ci saranno le stoviglie e gli accessori compostabili forniti da Cristianpack BIO. Un’azienda italiana attenta all’impatto ambientale con prodotti BIO e compostabili. 

Entroterra

La quinta tappa dell’Adriatica Ionica Race si addentrerà nell’entroterra marchigiano costeggiando l’Appennino. A raccontarci la bellezza della partenza da Castel Raimondo e l’arrivo ad Ascoli Piceno c’è Riccardo Stacchiotti, nato a Recanati e cresciuto su queste strade. 

«Il nostro entroterra non presenta un metro di pianura. Ci sono continui sali e scendi anche molto pendenti, non lunghi ma con strade strette che richiedono attenzione da parte del gruppo. L’altimetria è un elettrocardiogramma, anche se non c’è una vera e propria salita su cui fare la differenza. Può essere una tappa nervosa. O si sale o si scende. Così come l’arrivo ad Ascoli. Sono strade bellissime con paesaggi caratteristici a sbalzo. Vere e proprie terrazze naturali sulla cresta degli Appennini. Dentro e fuori dai centri storici, su e giù con passaggi molto belli da affrontare». 

La corsa

La quinta tappa sarà l’epilogo di cinque giorni duri che consegneranno lo scettro del vincitore a chi si sarà dimostrato il corridore più completo sulle salite e le insidie delle Regioni affrontate.

«L’Adriatica Ionica Race – dice Stacchiotti – l’ho fatta tre volte. E’ una bellissima gara, gli altri anni con le tappe con lo sterrato e salite storiche come quella del Monte Grappa. E una corsa che si sta costruendo una solida reputazione, con un’organizzazione da grande giro. Così come verrà affrontata quest’anno dopo il Giro d’Italia può essere un’occasione, per chi esce di avere già una gamba allenata, ma anche per chi si prepara agli appuntamenti più importanti di metà stagione come Tour e altre corse. E’ molto allenante, cinque giorni con tappe dure che portano l’atleta a un buon livello di forma. Una corsa sicuramente interessante, con una finale nella mia Regione le Marche, che ne valorizzeranno sicuramente l’insieme». 

Brian’s Bike Shop, un negozio che ama e promuove il territorio

11.05.2022
4 min
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Un negozio in grado di essere motore trainante per ciò che riguarda la scoperta di un territorio come quello di Ascoli Piceno. Ve ne abbiamo parlato attraverso il lato tecnico e commerciale, oggi approfondiremo quella che è la filosofia di ciclismo e turismo secondo Brian’s Bike Shop

Passione e comunità, sono due parole ricorrenti nel progetto e nelle attività dedicate al turismo che vengono pronunciate dal titolare Giulio Fazzini, per spiegare la sua filosofia. Il contesto è in evoluzione, la bici sta diventando sempre più amica del territorio. Le istituzioni hanno iniziato un percorso di investimenti per rendere le due ruote sempre più al centro della promozione turistica. 

Brian’s Bike Shop attraverso i suoi progetti futuri e i suoi eventi, è da sempre stato protagonista e promotore di questo settore. Con l’idea di coccolare il turista per una settimana dal suo arrivo, portandolo alla scoperta delle bellezze del territorio.

Ascoli Piceno, Piazza del Popolo. La scoperta del territorio passa anche dai centri storici e dalla conoscenza dell’enogastronomia locale
Ascoli Piceno, Piazza del Popolo. La scoperta del territorio passa anche dai centri storici e dall’enogastronomia
Quali eventi organizzate per i turisti della bicicletta?

Abbiamo un progetto da qui a fine anno per quanto riguarda le bici da strada. Improntato sui turisti che vengono dall’estero. Andiamo a prendere il cliente all’aeroporto e gli confezioniamo su misura l’esperienza di una settimana in sella. Scegliamo una struttura di altissimo livello, richiediamo le misure del bike fitting per cucirgli addosso una bici di medio/alto livello. Li seguiamo nelle loro escursioni guidate con il furgone, per qualsiasi evenienza. Chiudiamo la sera con anche riunioni per la conoscenza del percorso e decidere eventuali modifiche o assecondare richieste.

Come’è nata questa idea?

E’ nata da un’esigenza che abbiamo percepito dagli stranieri che ci venivano a trovare. Mandarli senza un’organizzazione sulle nostre strade non è abbastanza. Per poter valorizzare il territorio è necessario dare un servizio serio e affidabile che faccia visitare e scoprire le nostre eccellenze in tranquillità.

Qual è la situazione delle strutture a misura di bici?

Siamo un po’ indietro, collaboro con la Regione Marche per questo discorso, ma siamo ancora allo stato embrionale. Il territorio sta diventando pian piano bike friendly. Si sta investendo tanto. Abbiamo una ciclabile che va da Ascoli a San Benedetto del Tronto e questa può essere un punto di partenza da cui partire per valorizzare il contesto. Inoltre collaboriamo con le strutture ricettive. Anche se uno dei problemi fondamentali rimane la reperibilità delle bici.

Oltre al territorio avete anche altre eccellenze?

Siamo a ridosso del confine fra Marche e Abruzzo, abbiniamo anche un discorso enogastronomico. Facendo percorsi ad hoc per degustazioni nelle cantine. 

Come scegliete i percorsi da proporre?

Abbiamo l’imbarazzo della scelta. Selezioniamo prima il livello di chi ci va in bici. Se è una famiglia non possiamo portarla nei posti più sperduti. Cerchiamo di scegliere un livello base, più semplice. Stiamo quindi vicino al mare, oppure nelle zone collinari con poco dislivello. Se invece viene un cliente più tecnico, noi siamo ai piedi dei Monti della Laga oppure i Sibillini e viene più semplice disegnare un percorso più impegnativo, che lo soddisfi come caratteristiche tecniche. 

Quali sono i più caratteristici?

Abbiamo la montagna accanto, che porta a San Giacomo, arrivo del Giro d’Italia 2021, che è sicuramente tra gli itinerari più caratteristici. Un altro è quello che si sviluppa nella zona di Acquasanta, la vecchia Salaria. E’ un percorso tanto tranquillo, con poco traffico, ed è ideale da fare anche con la famiglia. Quanto si arriva, c’è anche una stazione termale privata e pubblica, dove si può fare il bagno in libertà. Un lato wild che piace molto.

Le escursioni vengono adattate al livello di pratica del cicloturista
Le escursioni vengono adattate al livello di pratica del cicloturista
Gli itinerari sono tutti tracciati e riconoscibili?

I percorsi sono segnalati, infatti ci appoggiamo ad un’applicazione che è stata sviluppata qui ad Ascoli da ragazzi del posto che hanno e stanno ancora tracciando i percorsi, per poterli scaricare sul proprio dispositivo. Si chiama ATA. Anche se il cliente straniero non ha bisogno di assistenza come piace a noi italiani. A lui basta una cartina ed è a posto, per quello che riguarda la nostra esperienza.

Avete una squadra che rappresenta Brian’s Bike Shop?

No, assolutamente no. Siamo uno dei pochi negozi in Italia che non ha una squadra rappresentativa. Il motivo è ben preciso. Da noi l’intenzione è sempre stata quella di creare una community. In squadra a volte si creano inimicizie e rivalità. E non è questo quello che ci interessa. 

Adriatica Ionica Race e Marche, su il velo alla BIT di Milano

13.04.2022
6 min
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Sin dalla nascita della Adriatica Ionica Race, Moreno Argentin disse chiaramente che uno degli intenti della sua corsa fosse quello di valorizzare i territori che attraversava. Avendo rintracciato in questo il modo di diventare appetibili per le Amministrazioni che ogni volta sono chiamate a pagare per ospitare partenze e arrivi.

Un giorno alla BIT

Non è stato pertanto con stupore che abbiamo accolto la presenza del veneziano alla Borsa Internazionale del Turismo di Milano, dove ha raccontato le due tappe finali nelle Marche assieme a Guido Castelli, assessore regionale al Bilancio della Regione.

«Il nostro territorio è legato a doppio filo al mondo del ciclismo – ha detto Castelli – ed è proprio attraverso l’utilizzo della bicicletta che vogliamo incentivare i turisti di tutto il mondo a scoprire e visitare le bellezze delle Marche. La proposta avanzata da Moreno Argentin va esattamente in questa direzione: l’Adriatica Ionica Race ha un format studiato appositamente per dare risalto e visibilità alle città e ai territori attraversati dalla corsa. I prossimi 7 e 8 giugno vogliamo mandare in tutto il mondo una splendida cartolina delle Marche valorizzando la nostra Regione sia dal punto di vista artistico e paesaggistico sia per le proprie eccellenze culturali ed enogastronomiche».

Dal Friuli alle Marche

La corsa partirà il 4 giugno da Tarvisio, con la prima tappa fino a Monfalcone. Poi da Castelfranco Veneto arriverà sul Monte Grappa. Da Ferrara a Brisighella. Da Fano alla Riviera del Conero. E si concluderà l’8 giugno con la Castelraimondo-Ascoli Piceno. Ciascuna delle città coinvolte trasuda di storia e tradizioni gastronomiche, pertanto al racconto della corsa lo stesso Argentin vuole abbinare un percorso legato al gusto.

«Abbiamo sempre visto la gara ciclistica – ha spiegato Moreno – come uno strumento di vera promozione dei territorio. Un lavoro che è stato apprezzato non solo dalle amministrazioni regionali e locali interessate dalla nostra manifestazione, ma anche e sempre di più dai tifosi provenienti da tutte le parti del mondo. Per la quarta edizione, oltre agli 80 minuti di passaggi televisivi diffusi in 100 Paesi del mondo, abbiamo voluto mettere in campo anche un’iniziativa dedicata ad un’altra eccellenza tutta italiana: il mondo dell’enogastronomia. Per questo ad ogni tappa proporremo un piatto tipico regionale e lo promuoveremo attraverso la presenza non solo dei media che si occupano di ciclismo, ma anche di quelli che dedicano la propria attenzione al mondo del food».

Sul traguardo marchigiano di Carpegna alla Tirreno-Adriatico 2022, la vittoria di Tadej Pogacar
Sul traguardo marchigiano di Carpegna alla Tirreno 2022, la vittoria di Pogacar

Corse e promozione

Durante la conferenza stampa, più simile in realtà a un incontro fra amici, l’assessore Castelli ha avuto anche il modo di ribadire il legame con il grande ciclismo, che nel 2022 è già approdato nelle Marche con le due tappe della Tirreno-Adriatico (Carpegna e San Benedetto del Tronto) e prima della Adriatica Ionica Race, accoglierà il Giro d’Italia.

«Crediamo fortemente nella manifestazione proposta da Moreno Argentin – ha detto – e siamo felici di farne parte. Il ciclismo è un incredibile volano di promozione per la nostra Regione che è particolarmente vocata per questo sport: eventi come l’Adriatica Ionica Race, ma anche come la Tirreno-Adriatico e poi la tappa del Giro d’Italia che il 17 maggio arriverà a Jesi, ci consentono di mettere in evidenza tutte le nostre bellezze dal mare sino all’entroterra. Sarà uno spot preziosissimo per tutta la Regione Marche che assicurerà una grande visibilità alle eccellenze del nostro territorio».

Dai pro’ al turismo

Subito dopo l’incontro con Argentin, nello stand delle Marche si è svolto un altro interessante momento che ha visto lo stesso Castelli affiancato a Chiara Ercoli, responsabile di Marche Outdoor, e Andrea Tonti. Si è parlato di scoperta del territorio, di gravel, di accoglienza e di fatturati già buoni che nell’estate 2022 potrebbero migliorare ancora. Il Covid ha messo in bicicletta un esercito di nuovi turisti. Saperli intercettare farà decisamente la differenza.

«Le Marche – ha detto Chiara Ercoli – sono la seconda regione più strutturata per il settore Bike nonostante i tempi relativamente brevi in cui è stato lanciato come cluster e contiamo di recuperare ulteriori posizioni».

Carboni riparte dalla Gazprom e dal Giro del 2019

26.11.2021
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Un cambio di maglia per un cambio di vita, una sterzata. Qualcosa che dia nuovamente senso alla fatica. Così Giovanni Carboni ha aspettato che scadesse il contratto con la Bardiani e dopo quattro anni da professionista ha accettato l’offerta della Gazprom. La squadra russa, di cui abbiamo già parlato raccontando di Conci e Piccolo, ma anche con il manager Khamidulin e Dimitri Sedun, sarà la rampa del suo rilancio. Il quinto posto nella tappa di Guardia Sanframondi all’ultimo Giro lo ha in qualche modo riavvicinato al Carboni del 2019, che vestì la maglia bianca e fu quinto a San Giovanni in Rotondo, nel giorno che lanciò Masnada e Conti (in apertura con il romano in maglia rosa), e quarto a San Martino di Castrozza.

«Squadra nuova e vita nuova – dice il marchigiano – avevo già avuto l’opportunità di fare un bel salto proprio dopo quel primo Giro, ma non fu possibile. Questa volta invece sono arrivate alcune proposte e quella della Gazprom mi è piaciuta per il disegno che c’è dietro. Per l’età che ho, avere un progetto di crescita è quello che mi serve. Sono rimasto ben impressionato dalla filosofia russa. Tanti fatti, poche parole, cose chiare».

Il Giro del 2019 lo segnalò con la maglia bianca. Qui con Valerio Conti in rosa
Il Giro del 2019 lo segnalò con la maglia bianca. Qui con Valerio Conti in rosa
C’è già stato il primo ritiro, che cosa hai capito dell’impronta di Sedun?

Sembra di essere in una squadra WorldTour. Il lavoro è organizzato in modo sistematico, ognuno ha il suo ruolo e per noi corridori è più facile lavorare quando ci sono riferimenti precisi per ogni ambito. Se c’è confusione o ruoli sovrapposti, si rischia che non funzioni bene. Marco Benfatto sarà il preparatore, con un ruolo molto centrale. Siamo già suddivisi per gruppi di lavoro e io sono proprio con Sedun.

Vita nuova perché?

Voglio dimostrare che ci sono ancora e riprendere il cammino che si è interrotto dopo il Giro 2019. La mia aspettativa riparte da lì, dal modo e dalla testa con cui preparai quel Giro.

Giro d’Italia, passo Giau. Ma le cose migliori Giovanni le ha fatte nella prima settimana
Giro d’Italia, passo Giau. Ma le cose migliori Giovanni le ha fatte nella prima settimana
Il 2021 è stato un primo passo avanti?

Sono arrivato vicino a giocarmi il campionato italiano (Carboni è arrivato sesto, nel gruppetto con Moscon e Konychev, ndr), ma ero comunque al di sotto del mio livello migliore. Quello che è successo negli ultimi due anni è stato un insieme di cose. Ho avuto il Covid a inizio stagione, ma in generale ho bisogno di nuovi stimoli in un mondo che guarda solo ai più giovani e rischia di dimenticarsi degli altri. Io feci fatica a passare dopo sei belle vittorie fra gli under 23 e ora mi ritrovo in un’età di mezzo in cui è tempo di stringere, per fare la più lunga carriera possibile.

Se è solo un fatto di stimoli, bisogna partire da se stessi…

Ed è quello che voglio fare. Sapendo che dove non si arriva con il talento, si arriva con il lavoro. Credo che lavorando nel modo giusto, posso ricavarmi un bel ruolo. La quantità del mio impegno è sempre stata la stessa. Non saluto la Bardiani a mani vuote, posso comunque portare dei risultati in dote alla nuova squadra.

Alla Adriatica Ionica Race, arriva il quarto posto finale (stesso piazzamento sul Grappa)
Alla Adriatica Ionica Race, arriva il quarto posto finale (stesso piazzamento sul Grappa)
Cosa sai dei corridori che troverai?

Ho già corso con Fedeli alla Trevigiani. Gli altri italiani li conosco tutti e anche qualche russo con cui mi sono scontrato nelle categorie giovanili. Meglio di tutti però conosco Malucelli, lui di Forlì io di Pesaro. Ci unisce l’A14. E’ sicuro che per i vari viaggi divideremo pezzi di strada, magari ci troveremo spesso all’aeroporto di Bologna e per qualche allenamento o magari anche fuori dalla bici.

Di solito quando si hanno queste motivazioni, l’inverno è bello carico.

La squadra ci sta lasciando molto tranquilli fino al ritiro di dicembre in Spagna. Ho fatto le due dosi di vaccino e non è stato semplice riprendersi. Ora sto curando la base, fra bici e palestra, ma senza trascurare il divertimento. Ho scoperto la gravel, che mi permette di pedalare lontano dal traffico e con le misure e il manubrio da strada.

Per la preparazione invernale, Carboni ha scoperto la gravel. Le Marche sono il teatro perfetto
Per la preparazione invernale, Carboni ha scoperto la gravel. Le Marche sono il teatro perfetto
Le Marche sono lo scenario perfetto…

Sei in mezzo alla natura, abbiamo dei borghi bellissimi, boschi e chilometri di strade sterrate. Parto quasi dal mare e arrivo a Pergola, ai piedi del Monte Cucco. Davvero l’ideale. In attesa di andare in Spagna. In quei 20 giorni si lavorerà con tranquillità, tutti insieme. Pensando alla bici al 100 per cento e soprattutto al caldo.

Giovanni Carboni, mountain bike, inverno 2020

Carboni, l’olio nuovo e un anno da riscattare

30.11.2020
4 min
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«Forse dopo quella caduta avrei fatto meglio a ritirarmi – dice Carboni – perché non ero presente a me stesso. Non ricordo nulla di quei 30 chilometri per rientrare. E pensa che a ogni compagno cui andavo accanto, chiedevo le stesse cose della caduta. Uno per uno. Come se a quello prima non avessi chiesto nulla. Me lo hanno detto loro, perché io non lo ricordo».

Il marchigiano della Bardiani-Csf – 1,80 per 61 chili e la barba lunga – racconta così la caduta di Vieste che ha dato la svolta negativa al suo Giro d’Italia e ad una stagione da dimenticare. Lo stesso incidente per cui giorni dopo si ritirerà Brambilla, vittima di una contusione al ginocchio.

Giovanni Carboni, Matteo Carboni, Trofei Laigueglia 2020
Il marchigiano e il fratello Matteo Carboni, al via del Trofeo Laigueglia 2020
Giovanni Carboni, Matteo Carboni, Trofei Laigueglia 2020
Con il fratello Matteo al Laigueglia 2020

«Ma per questo – dice Carboni – sono ripartito sul serio dal 23 novembre. Ho staccato completamente per 20 giorni. Ho dedicato una settimana a raccogliere le olive e poi ho ripreso la bici. Le olive? A San Costanzo, vicino Fano, c’è la vecchia casa dei nonni e il terreno è quasi tutto a uliveto. Sono 150 piante, mio padre ha quattro fratelli e alla fine ne tiriamo fuori l’olio per un anno. In più con mio fratello Matteo (classe 1999, che corre con la Biesse-Arvedi, ndr) abbiamo ricavato un sentiero di mountain bike su cui lasciamo libero passaggio. Nelle settimane in cui non si poteva lasciare il proprio Comune, era un continuo andirivieni».

Che cosa ti resta del 2020, a parte l’olio?

Pensavo molto meglio. A inizio stagione stavo lavorando per la Tirreno-Adriatico e si è fermato tutto. E da lì per un insieme di fattori non ho più trovato il colpo di pedale. Ho finito il Giro per la maglia e per la corsa. E sì che dopo il 26° posto sull’Etna ero fiducioso. Non è un anno di cui tener conto. Preferisco pensare al Carboni del 2019 e ripartire da quelle sensazioni.

Giovanni Carboni, Andrea Garosio, Giro d'Italia 2019
Con Andrea Garosio e la maglia bianca al Giro d’Italia 2019. I due si ritrovano alla Bardiani
Giovanni Carboni, Andrea Garosio, Giro d'Italia 2019
Con Garosio al Giro 2019 e nel 2021 insieme alla Bardiani
Come ti avvicini alla nuova stagione?

Ora costruisco la base aerobica, fra mountain bike, strada e palestra. In fuoristrada mi diverto, sono in mezzo alla natura e non ho lo stress delle macchine. Durante la settimana pedaliamo su strade bianche, ma nei weekend andiamo alle Cesane nel bike park e lì è tutto più tecnico.

Hai parlato di palestra.

Sono i giorni più importanti. Per fortuna, sebbene siano chiuse al pubblico, sono professionista e posso allenarmi individualmente. Lavoro per i muscoli che in bici sono sempre sotto stress, come dorsali e addominali. Poi ovviamente esercizi di forza per le gambe.

Alla ripresa delle gare la palestra finirà?

L’anno scorso, per una caduta ho avuto problemi alla gamba sinistra. Dovevo rinforzare il gluteo e ho cominciato ad andare in palestra da metà stagione. Oltre a sistemare la gamba, mi ha dato stabilità e ha eliminato il mal di schiena che di solito mi veniva nelle corse dure o nelle gare a tappe. Se hai una cinta addominale forte, sei un passo avanti. Siamo ciclisti e dobbiamo specializzarci nel gesto tecnico, ma essere atleti significa curarsi di tutto il corpo. Quindi continuerò di certo.

Giovanni Carboni sull'Etna, al Giro d'Italia 2020
Al traguardo sull’Etna, 26° posto, al Giro d’Italia 2020
Giovanni Carboni sull'Etna, al Giro d'Italia 2020
Sull’Etna, 26° posto, al Giro d’Italia 2020
Base aerobica fino a quando?

Fondo lungo e poi medio fino a dicembre, poi da gennaio si alza il medio e in ritiro via con i lavori di soglia. Il bello della mountain bike comunque è che per passare certe salite devi per forza andare oltre il medio e viene fuori un lavoro aerobico completo. Su salite come il Monte Catria non puoi… controllarti troppo. E poi ogni tanto c’è anche il gusto di mettersi alla prova.

Come andiamo col peso?

Sono fortunato, non ingrasso. Nei giorni di lavoro, mangio in modo oculato, ma nei weekend non mi privo di quello che mi piace. Seguo una dieta nel senso di un regime alimentare, ma lo farei anche se non corressi. La bruschetta con l’olio nuovo e il vino novello non sono mancati, insomma…

Freddo in questi giorni?

Non ancora e magari riesco ad allenarmi bene anche a dicembre. Con qualche compagno si pensava di spostarci in Sicilia prima o subito dopo Natale. Vedremo se sarà possibile. A fine stagione sarei andato volentieri al mare, ma questo lo ricorderemo come l’inverno in famiglia e degli amici ritrovati. Non è affatto male.

A proposito di Sicilia e di un altro Giovanni, cosa pensi dell’arrivo di Visconti?

Tutto il bene possibile. Visco è un grande valore aggiunto. Ha esperienza e carisma, che in una squadra giovane come la Bardiani potrà portare solo benefici. Credo che Reverberi lo abbia preso per questo. Un professionista da seguire e da cui imparare.