Q36.5, Casper Stornes (foto David Soldati)

Q36.5 vestirà il campione del mondo IRONMAN Casper Stornes

18.12.2025
4 min
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Q36.5 chiude il suo 2025 con il botto! Il brand bolzanino nei giorni scorsi ha infatti annunciato di aver raggiunto un accordo di sponsorizzazione tecnica per il prossimo anno con Casper Stornes, attuale Campione del Mondo IRONMAN.

Atleta Top

Per chi non segue il mondo del Triathlon, è giusto segnalare che Casper Stornes si è fatto conoscere a livello internazionale nel 2018 con la vittoria alle World Triathlon Series di Bermuda. Da allora il campione norvegese ha progressivamente indirizzato la sua carriera verso le gare di lunga distanza, ottenendo successi nelle prove IRONMAN 70.3 e diventando un punto di riferimento della sua nazionale. Il suo risultato più prestigioso è arrivato a settembre di quest’anno. Al debutto nell’IRONMAN World Championship di Nizza ha infatti conquistato il titolo mondiale. Con questo trionfo Casper Stornes si è affermato definitivamente tra i migliori specialisti long-course a livello globale.

Q36.5, Casper Stornes (foto Alex Faedda)
La collaborazione di Q36.5 con Casper Stornes è volta a far crescer crescere il brand bolzanino anche nel campo del triathlon (foto Alex Faedda)
Q36.5, Casper Stornes (foto Alex Faedda)
La collaborazione di Q36.5 con Casper Stornes è volta a far crescer crescere il brand bolzanino anche nel campo del triathlon (foto Alex Faedda)

Benvenuto Casper!

A dare a Casper Stornes il benvenuto in Q36.5 non poteva che essere Luigi Bergamo, CEO e Responsabile Ricerca e Sviluppo del brand: «In Q36.5 siamo sempre più impegnati a portare le nostre innovazioni in aerodinamica e termoregolazione nel triathlon – ha dichiarato Luigi Bergamo – una disciplina in cui crediamo possano offrire agli atleti un vantaggio ancora maggiore rispetto ad altri sport e che richiede un approccio meticoloso ai dettagli.

«Nel corso degli anni abbiamo collaborato con campioni come Daniela Ryf, Julie Derron e Cameron Wurf e oggi siamo entusiasti di accogliere anche il nuovo campione del mondo IRONMAN, Casper Stornes. Non vediamo l’ora di lavorare insieme in modo ancora più stretto, mettendo a sua disposizione l’intera gamma delle nostre innovazioni».

Q36.5, Casper Stornes (foto David Soldati)
Casper Stornes ha effettuato test e studi nella galleria del vento (foto David Soldati)
Q36.5, Casper Stornes (foto David Soldati)
Casper Stornes ha effettuato test e studi nella galleria del vento (foto David Soldati)

Il top di Q36.5

Per vincere le sfide future che l’attendono, Casper Stornes potrà contare a partire dal prossimo anno sul meglio della tecnologia Q36.5. L’azienda bolzanina lo accompagnerà con abbigliamento tecnico all’avanguardia, incluso un body da triathlon realizzato su misura, il TRI Skinsuit. Questo capo è stato ottimizzato grazie a rigorosi test aerodinamici condotti nella galleria del vento del Silverstone Sports Engineering Hub, dove ogni scelta progettuale è stata verificata in condizioni controllate per garantire le massime prestazioni.

Pensato per il Triathlon

Il TRI Skinsuit di Q36.5 nasce dall’unione di soluzioni aerodinamiche e dei tessuti woven della linea Dottore Clima. E’ stato sviluppato per rispondere alle esigenze specifiche del triathlon. Ogni pannello e cucitura sono stati studiati per la massima efficienza in relazione alle diverse aree del corpo. La parte posteriore del busto integra la tecnologia GYT (Graphene Yarn Technology), che grazie al grafene favorisce la dispersione del calore e mantiene stabile la temperatura corporea a 36,5°C. Il tessuto a coste, rapido nell’asciugatura, riduce la resistenza aerodinamica e assicura libertà di movimento, mentre l’assenza di cuciture su spalle e ascelle elimina il rischio di irritazioni durante il nuoto. I pannelli frontali sono realizzati con un materiale leggero ed elastico, capace di agevolare la dissipazione del calore accumulato. L’imbottitura proprietaria TRI, in schiuma idrofobica ad alte prestazioni, evita l’assorbimento eccessivo di acqua e accelera l’asciugatura. Infine, il tessuto ad alta densità impiegato nel capo offre una compressione graduata variabile, studiata per stimolare il flusso sanguigno e ottimizzare la performance complessiva.

Q36.5, Casper Stornes (foto Alex Faedda)
Le qualità tecniche dei capi Q36.5 sono state trasportate anche nel campo del triathlon (foto Alex Faedda)
Q36.5, Casper Stornes (foto Alex Faedda)
Le qualità tecniche dei capi Q36.5 sono state trasportate anche nel campo del triathlon (foto Alex Faedda)

Parola al campione

Nelle scorse settimane Casper Stornes ha avuto modo di visitare la sede di Q36.5 a Bolzano. Ecco le sue prime dichiarazioni: «Quando ho visitato la sede di Q36.5 mi è stato subito chiaro che il loro modo di lavorare è unico. Abbiamo realizzato una mappatura 3D del mio corpo, analizzato i materiali fino al livello delle fibre e sviluppato quattro prototipi di body, poi testati a Silverstone. Ognuno di essi si è dimostrato più veloce rispetto alla mia precedente configurazione. Se a questo vantaggio aerodinamico si aggiungono la capacità di termoregolazione e la rapidità di asciugatura dei tessuti, il risultato è un capo che sa davvero esprimersi sotto pressione. Q36.5 non si limita a produrre abbigliamento: ingegnerizza prestazioni. Sono sinceramente entusiasta di poter gareggiare con questo suit».

Q36.5

SRM X-Power Direct, il sistema pedale nato con Q36.5

SRM X-Power Direct, il sistema pedale nato con Q36.5

05.12.2025
6 min
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BOLZANO – Q36.5 ed SRM danno forma ad un innovativo sistema pedale che si basa su tre elementi: pedale, tacchetta e calzatura.

Rivoluzionario perché riduce in modo esponenziale la distanza tra suola e asse del pedale, come mai prima d’ora. Innovativo ed efficiente, perché nasce dalla collaborazione di due brand trainanti per il settore, entrambi focalizzati a spingersi oltre, proprio in termini di resa tecnica. Entriamo nel dettaglio di SRM X-Power Direct, che avevamo già visto ai piedi di Oskar Winkler.

SRM X-Power Direct, il sistema pedale nato con Q36.5
Si accorcia in modo esponenziale la distanza tra battuta del pedale e suola (foto Alex Faedda)
SRM X-Power Direct, il sistema pedale nato con Q36.5
Si accorcia in modo esponenziale la distanza tra battuta del pedale e suola (foto Alex Faedda)

L’idea di Q36.5

Per contestualizzare ancora meglio il progetto, abbiamo fatto un po’ di domande a Luigi Bergamo, CEO e Fondatore di Q36.5.

«L’obiettivo principale – spiega – era quello di ridurre la distanza tra il pedale e la scarpa e al tempo stesso rendere proficua questa riduzione. Il progetto parte dalla Unique Pro, scarpa molto tecnica con lo stack più basso del mercato, arrivando al completo sviluppo del sistema grazie alla collaborazione con SRM. Sulla Unique Pro abbiamo aggiunto il quarto foro nella sezione posteriore, ma la suola resta perfettamente compatibile e la geometria esistente non ha subito variazioni.

«L’impiego del sistema completo Q36.5 Unique Pro e SRM X-Power Direct – conclude Bergamo – comporta una rivalutazione della biomeccanica del ciclista, che dovrebbe rivedere la posizione in bici, ma anche una maggiore efficienza aerodinamica, più stabilità e precisione nella guida».

SRM X-Power Direct, il sistema pedale nato con Q36.5
Luigi Bergamo, a destra, con Ulrich Schoberer: il fondatore di SRM
SRM X-Power Direct, il sistema pedale nato con Q36.5
Luigi Bergamo, a destra, con Ulrich Schoberer: il fondatore di SRM

Di cosa si tratta

Un nuovo pedale con un design altrettanto nuovo che porta in dote un’ampia superficie di appoggio. Una tacchetta specifica con forma dedicata e una calzatura con una suola con quattro fori per l’aggancio della tacchetta. Tutto molto semplice, ma in realtà c’è molto da spiegare.

Il pedale ha un corpo in alluminio 7075 e mostra una superficie di contatto con la suola di ben 1.653 millimetri quadrati (un’enormità). Rispetto ad un pedale Shimano riduce la distanza tra suola e battuta del pedale di 6 millimetri e mostra un fattore Q di 54. Per l’aggancio/sgancio utilizza delle molle posteriori con una linguetta (in stile Look). SRM X-Power Direct necessita di una tacchetta con disegno specifico che si abbina alla suola grazie a due viti, una anteriore e una posteriore, dando così una motivazione alla suola con quattro asole filettate. Le tacchette disponibili sono tre: quella fissa a 0 gradi di libertà angolare, poi a crescere – un grado per volta – fino a 3. Il valore dichiarato alla bilancia di SRM X-Power Direct è di 254 grammi.

Serve una scarpa con la suola dedicata. La collaborazione tra Q36.5 ed SRM ha portato l’azienda di Bolzano a sviluppare una suola con 4 fori, senza stravolgere la suola standard con i tre fori. E’ stata aggiunta una quarta asola filettata, posizionata alle spalle delle tre esistenti. Significa una scarpa sfruttabile su diversi fronti e direzioni. Il modello è la Q36.5 Unique Pro, dove può essere montata una tacchetta classica a tre fori (Shimano e Look ad esempio) e anche la nuova SRM.

Gli aspetti tecnici da considerare

A parità di lunghezza della pedivella, l’impiego del sistema SRM X-Power Direct comporta un abbassamento del seat-post, compreso tra i 4 e 7 millimetri (se messo a confronto con un sistema Shimano Dura Ace). C’è un delta da considerare ed è legato a fattori soggettivi, ma anche all’arretramento/avanzamento della tacchetta Shimano. Con l’adozione del binomio Q36.5/SRM X-Power Direct è da prevedere anche leggero aggiustamento dello scarrellamento (in avanti) della sella.

Quali benefici? Grazie alla combinazione tra la Unique Pro ed al nuovo pedale SRM, il piede si avvicina in modo esponenziale al punto di cui viene applicata la forza della pedalata. Si può sfruttare un sostegno maggiore al pari di un abbassamento del centro di gravità, fattore che si traduce anche in una maggiore stabilità in diverse fasi della guida. Inoltre, se consideriamo le tendenze attuali legate ad una riduzione della lunghezza delle pedivelle, il binomio scarpa/pedale permette di contenere, se non addirittura azzerare, le variabili legate all’aggiustamento dell’altezza della sella. Aumentano il comfort generale del piede e la forza espressa durante la pedalata.

SRM X-Power Direct, il sistema pedale nato con Q36.5
Fondamentale adeguare la posizione in sella che, prima di tutto, si abbassa (foto Alex Faedda)
SRM X-Power Direct, il sistema pedale nato con Q36.5
Fondamentale adeguare la posizione in sella che, prima di tutto, si abbassa (foto Alex Faedda)

Le primissime sensazioni

Per sfruttare a pieno il sistema Q36.5/SRM è fondamentale prendersi tempo, capire cosa cambia nella dinamica della pedalata e quanto è necessario abbassare la sella. Nel nostro caso è stato necessario un abbassamento di 7 millimetri, considerando una tacchetta spostata completamente in avanti ed un avanzamento della sella di 5 millimetri circa.

Gesto pieno, tanta forza da sfruttare sul comparto anteriore del piede e anche nella sezione mediana. Quest’ultima ci colpisce in modo particolare, in quanto con un sistema classico resta più scarica. Una pedalata rotonda che resta, con un movimento della caviglia ampio (che ci appartiene e fa parte del nostro modo di pedalare) che non viene strozzato. In senso generale la dinamica complessiva non cambia in modo importante, per lo meno questa è la sensazione, aumenta invece la forza in fase di spinta.

SRM X-Power Direct, il sistema pedale nato con Q36.5
Fattore Q a 54 millimetri in linea con la categoria (foto Alex Faedda)
SRM X-Power Direct, il sistema pedale nato con Q36.5
Fattore Q a 54 millimetri in linea con la categoria (foto Alex Faedda)

I prezzi di listino

Le calzature Q36.5 Unique Pro hanno un prezzo di listino di 550 euro, mentre il pacchetto SRM X-Power Direct ha un listino di 500 euro (sono incluse le tacchette con libertà laterale di 1,2°). Significa andare oltre i 1000 euro per un sistema completo, una cifra importante, ma che deve tenere conto di un sistema innovativo, destinato a porre nuovi limiti in questa categoria di strumenti dedicati alla ricerca della performance massima.

Q36.5

SRM

Tom Pidcock, abbigliamento Q36.5

L’innovazione sportiva di Q36.5, una storia da raccontare

29.11.2025
3 min
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Q36.5 è unanimemente riconosciuto a livello internazionale come uno dei brand di abbigliamento tecnico per il ciclismo fra i più innovativi. Pioniere nell’introduzione dei tessuti a navetta nell’abbigliamento tecnico, Q36.5 è oggi leader nella ricerca e nello sviluppo nel campo della termoregolazione, che il marchio bolzanino considera la nuova frontiera dei vantaggi in termini di performance nel ciclismo d’elite, nonché della salute e del comfort di ogni ciclista. Il nome stesso del brand riflette questa missione: Q come “quaerere” in latino, ovvero “ricerca”, e 36.5, la temperatura ideale in °C di un corpo sano.

Q36.5 Dottore Termico Light Mediterranea, ingegneria tessile
Q36.5, azienda di Bolzano, rappresenta una delle eccellenze del Made in Italy
Q36.5 Dottore Termico Light Mediterranea, ingegneria tessile
Q36.5, azienda di Bolzano, rappresenta una delle eccellenze del Made in Italy

Un premio all’eccellenza

Oggi arriva per Q36.5 un riconoscimento alla sua eccellenza nel settore sportivo e alla sua capacità di coniugare innovazione, sostenibilità e tradizione Made in Italy. Q36.5 è stato infatti recentemente incluso nel report “100 Storie italiane di sport” e nel volume che ne è seguito. Si tratta di  un racconto di cento aziende italiane che rappresentano l’eccellenza del Made in Italy, l’innovazione e la sostenibilità nel periodo 2017-2022.

Il report nasce per iniziativa del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, della Fondazione Symbola, di Confartigianato Imprese, con il supporto di Deloitte come knowledge partner.

Il volume ed il report sono stati presentati in un incontro che si è svolto il 29 ottobre scorso a Roma presso la sede di Confartigianato, e che ha visto la partecipazione di diversi rappresentanti delle Istituzioni e di alcune aziende sportive coinvolte. Q36.5 è stata indicata tra le realtà più promettenti, capaci di trasformare il panorama dell’industria sportiva italiana.

Tom Pidcock insieme a Luigi Bergamo, CEO di Q36.5
Tom Pidcock insieme a Luigi Bergamo, CEO di Q36.5

Lo sport come motore di sviluppo sociale

Il volume “100 Storie italiane di sport”, edito da Silvana Editoriale, non solo vuole raccontare l’eccellenza delle imprese italiane nel settore sportivo, ma anche sottolineare il ruolo cruciale dello sport come motore di sviluppo sociale, economico e culturale. La raccolta di case history evidenzia come le aziende italiane stiano coniugando tradizione, innovazione e sostenibilità, migliorando le prestazioni sportive e creando prodotti di alta qualità.

L’Italia punto di riferimento

L’Italia è da sempre leader nel panorama sportivo mondiale, grazie alla sua straordinaria varietà sportiva e alla capacità di combinare tradizione artigianale e avanzata tecnologia, e Q36.5 incarna perfettamente questo spirito. L’azienda investe continuamente in ricerca e sviluppo, creando prodotti che integrano materiali esclusivi e innovativi, testati scientificamente per garantire performance superiori, e gestisce l’intero processo produttivo in Italia, rimanendo saldamente legata al suo territorio e alla tradizione artigianale italiana.

Q36.5 Foul Weather, la collezione nata grazie ai pro'
Per Q36.5 lo sport è un motore di sviluppo sociale capace di unire tradizione, innovazione e sostenibilità
Q36.5 Foul Weather, la collezione nata grazie ai pro'
Per Q36.5 lo sport è un motore di sviluppo sociale capace di unire tradizione, innovazione e sostenibilità

Parla il CEO

Concludiamo con il pensiero di Luigi Bergamo, CEO e Responsabile Ricerca e Sviluppo di Q36.5, co-fondatore nel 2013 del brand insieme Sabrina Emmasi.

«Essere inclusi tra le cento aziende italiane in crescita è per noi motivo di grande orgoglio. Ogni giorno lavoriamo per combinare ricerca scientifica, innovazione e design per offrire ai ciclisti e alle cicliste i prodotti migliori. Questo riconoscimento ci spinge a continuare su questa strada, e ci fa piacere pensare di contribuire così al successo del Made in Italy nel mondo».

Q36.5

Q36.5 Foul Weather, la collezione nata grazie ai pro'

Q36.5 Foul Weather, la collezione nata grazie ai pro’

20.11.2025
5 min
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Q36.5 ha presentato ufficialmente la Foul Weather Capsule Collection, una famiglia di capi super tecnici nati dalla collaborazione con gli atleti professionisti. Foul Weather è di fatto un kit pensato per affrontare condizioni impegnative di pioggia, freddo e vento.

Il tutto parte dalle richieste di atleti come Tom Pidcock – «corridore estremamente esigente, ma in grado di fornire dei riscontri molto interessanti in termini di sviluppo e soluzioni» – come ci ha raccontato Luigi Bergamo, CEO di Q36.5. La collezione Foul Weather prende forma grazie a tre indumenti: la giacca anti-pioggia Rain Shell Aero, Rain Shell Plus a manica lunga e la giacca Vampire Shell. Vediamole nel dettaglio.

Pidcock con Luigi Bergamo, CEO di Q36.5
Pidcock con Luigi Bergamo, CEO di Q36.5

Collaborazione ed ispirazione

«I corridori del team sono sempre stati una grande fonte di ispirazione – racconta Luigi Bergamo – perché sono in grado di fornire dei riscontri interessanti e difficili da immaginare quando non si vive la gara dall’interno. E’ pur vero che l’ingresso di Pidcock nel team ha dato un ulteriore boost ai feedback che arrivano in azienda. E’ un atleta davvero preparato, molto tecnico e super esigente – prosegue Bergamo – tanto sintetico nelle sue argomentazioni, quanto in grado di far capire cosa è necessario fare e cosa vuole come atleta.

«Quando ci è stato chiesto di creare dei capi tecnici protettivi e capaci di contrastare i rigori del meteo – conclude Bergamo – sono stati fatti alcuni esempi di competitor. L’indole di Q36.5 non è quella di mutuare e copiare, ma è innovare e spingersi sempre un poco oltre, cercando di sfruttare al massimo le tecnologie esistenti e dove possibile crearne altre. La collezione Foul nasce con l’obiettivo di accontentare atleti di primo livello e alzare una volta di più l’asticella dei capi tecnici protettivi in termini di efficienza ergonomia ed aerodinamica».

Q36.5 Rain Shell Aero jersey

E’ una sorta di maglia dall’elasticità pronunciata. Aderente e con ingombri particolarmente ridotti, una maglia waterproof che nasce anche per essere aerodinamica. La sua realizzazione avviene impiegando il tessuto proprietario 3L, ovvero una doppia membrana con una struttura completamente diversa tra interno ed esterno. All’interno del capo il tessuto si presenta alla vista con degli esagoni e una ruvidità leggera, quasi come se ci fossero dei micro-pori. Il compito è quello di far uscire umidità, vapore e calore in eccesso.

All’esterno la finitura liscia è completamente impermeabile. La zip ha dimensioni oversize, facile da azionare e raggiungere anche con mani fredde. Rain Shell Aero è una sorta di strato base, utile per proteggere dalla pioggia anche con un clima non troppo freddo, una vera e propria integrazione se abbinata alla giacca Vampire.

La giacca Vampire

E’ un capo pensato, sviluppato e prodotto per proteggere dal freddo intenso, una giacca creata per permettere al corridore di allenarsi anche oltre le tre ore con un meteo gelido e pioggia. Anche in questo caso troviamo una giacca dalla vestibilità race, è isolante e integra una membrana impermeabile fino a 10000 millimetri.

Presenta le cuciture completamente nastrate ed una zip sovradimensionata proprio come la Rain Aero. Vampire è una giacca a tre strati differenziati e ben visibili.

Rain Shell Plus

Si tratta di una giacca impermeabile ed in termini di protezione si pone un grado sopra la Rain Shell Aero. Il taglio è sempre performance race fit, ma rispetto alla Rain Aero questa ha le maniche lunghe, una fodera interna in pile per tenere caldo il corpo ed una serie di dettagli funzionali. E’ creata per proteggere anche in gara durante la pioggia battente, senza sacrificare l’aerodinamica. Integra una membrana impermeabile fino a 20.000 millimetri.

La sezione posteriore ha una tasca esterna di facile accesso, capiente, un particolare richiesto dai corridori professionisti. Interessante il range di impiego della giacca Rain Shell Plus, che si spinge fino agli zero gradi.

Q36.5

Accordo Pinarello, Q36.5 in vista del 2026

Pinarello-Q36.5, squadra svizzera con forte accento italiano

14.11.2025
6 min
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Se il buongiorno si vede dal mattino, il Pinarello-Q36.5 Pro Cycling Team annunciato giusto ieri promette di portare una ventata inattesa e nuova (in apertura un’immagine da Instagram/Pinarello_Official). Non si tratta di indossare il mantello di Superman e trasformare l’onesta professional svizzera, che ha chiuso il 2025 nella 19ª posizione del ranking, in una WorldTour. Se tuttavia Ivan Glasenberg, il magnate sudafricano che fra le tante acquisizioni ha preso per sé l’80 per cento di Pinarello e il 45 per cento di Q36.5, ha deciso di scendere in campo in modo così eclatante, allora forse non è impensabile che voglia tentare l’ascesa.

Ivan Glasenberg, magnate sudafricano (foto Corsera)
Ivan Glasenberg, sudafricano, è il proprietario di Pinarello e detiene il 45% di Q36.5 (foto Corsera)
Ivan Glasenberg, magnate sudafricano (foto Corsera)
Ivan Glasenberg, sudafricano, è il proprietario di Pinarello e detiene il 45% di Q36.5 (foto Corsera)

L’esperienza con Ineos

La notizia fa ancora più rumore pensando che il brand di bici veneto è storicamente e per successi la bandiera della Ineos Grenadiers. A partire dalla fondazione nel 2010, con il team britannico ha conquistato per sette volte la maglia gialla, tre volte il Giro e due la Vuelta. Un quantitativo imprecisato di gare a tappe WorldTour e il record dell’Ora con Ganna. Proprio con il piemontese, ieri Fausto Pinarello era a Londra per la due giorni di incontri promossa da Rouler.

«Questa partnership – ha commentato Fausto Pinarello, intercettato sull’aereo prima del decollo per l’Italia – è più di una sponsorizzazione: è una visione condivisa. Facciamo tutti parte della stessa corporate e dei tre marchi, con Q36.5 e gli integratori Amackx. Il nostro è il più grande, quindi è anche giusto che sia così. Non è la Ineos, è pur sempre una professional. Poi per sapere se passeremo WorldTour, dovremo aspettare qualche settimana e capire cosa succede con qualche squadra che sta chiudendo.

«I rapporti con Ineos – prosegue – restano assolutamente uguali. Si sono trovati sempre bene con noi e non avevano alcuna intenzione di cambiare le biciclette. Volevamo solo capire la forma, la quantità, capire quanti corridori avranno ora che hanno messo su finalmente il devo team e anche la squadra juniores. I materiali saranno completamente diversi, uno avrà Shimano e l’altro Sram. Sempre il top di gamma, ma con equipaggiamenti diversi, tranne forse per le selle a causa di contratti precedenti».

Wiggins inaugurò nel 2012 la serie dei 7 Tour vinti da Pinarello con Sky, aiutando poi nello sviluppo della Bolide da crono
Wiggins inaugurò nel 2012 la serie dei 7 Tour vinti da Pinarello con Sky, aiutando poi nello sviluppo della Bolide da crono

L’impegno di Pinarello

Pinarello non è nuovo all’esperienza di avere più di una squadra in gruppo, anche se il livello delle pretese si è alzato rispetto agli anni in cui forniva le bici alla Telekom, ad esempio, e alla Movistar.

«Il lavoro non ci aumenta più di tanto – dice Fausto –  è importante organizzarsi e suddividere le cose. Se abbiamo le misure perfette, se abbiamo tutto sotto controllo, se ci siamo preparati, basta organizzarsi. Non è che dovremo consegnare 150 pezzi domani mattina. Un po’ a novembre, un po’ a dicembre, un po’ a gennaio, piuttosto che prima Giro d’Italia.

«Fino agli anni 90 – prosegue Pinarello – avevamo anche tre squadre, nessuno col primo nome, però avevamo tre squadre in gruppo. Andando ancora più indietro, ricorderete la Del Tongo-Pinarello, la Metauro Mobili-Pinarello di Magrini e la Vini Ricordi-Pinarello. Mai il primo nome, ma il mio socio è molto appassionato di ciclismo e la sua passione ci porta a fare belle cose. Pogacar resterà Pogacar, ma noi cerchiamo di mantenere il nostro impegno nel ciclismo. Credo in questo movimento, nonostante sia un mercato senza grandi emozioni. Il nostro lavoro è investire, non vinceremo il Tour, ma la squadra si è rinforzata».

Nella bacheca di Fausto Pinarello ci sono anche i 5 Tour e i 2 Giri di Indurain, qui con lui
Nella bacheca di Fausto Pinarello ci sono anche i 5 Tour e i 2 Giri di Indurain, qui con lui

Una cassaforte importante

Non tragga in inganno il fatto che il primo sponsor sulle maglie sarà un marchio di bici: un’opzione che di solito viene associata alla difficoltà nel trovare un nome all’altezza. Dietro Pinarello c’è infatti la svizzera Spac, la cassaforte attraverso cui lo scorso anno Glasenberg ha acquistato per 90 milioni di euro anche il 5 per cento di Technogym.

L’accordo raggiunto fa sì che Tom Pidcock tornerà a pedalare su bici Pinarello anche su strada. Lasciata la Ineos per approdare alla Q36.5, il campione olimpico e mondiale della mountain bike ha conquistato il podio della Vuelta in sella a una Scott, ma ha continuato a correre su Pinarello in tutte le specialità del fuoristrada. E’ stato proprio lui infatti a sviluppare i modelli Dogma XC e Crossista, che lo hanno portato ai suoi risultati più prestigiosi.

«Sono davvero felice – ha detto il britannico – di tornare a tempo pieno in Pinarello. E’ davvero come tornare a casa. Ho sempre amato guidare le loro bici e, nel corso degli anni, ho costruito un rapporto davvero forte con il marchio. E’ la reunion perfetta».

Tom Pidcock prova la nuona Pinarello da gravel (foto Roberto Bragotto)
Nonostante usasse Scott su strada, Pidcock ha pedalato in fuoristrada sempre con Pinarello (foto Roberto Bragotto)
Tom Pidcock prova la nuona Pinarello da gravel (foto Roberto Bragotto)
Nonostante usasse Scott su strada, Pidcock ha pedalato in fuoristrada sempre con Pinarello (foto Roberto Bragotto)

La soddisfazione di Bergamo

Per Q36.5, il suo fondatore Luigi Bergamo e per il team manager Douglas Ryder si tratta di un’apertura auspicata, ma forse inattesa per la modalità annunciata. Circolavano da tempo voci che il team avrebbe corso su bici Pinarello, non certo che sarebbe diventato il team ufficiale dell’azienda.

«Come uno dei co-fondatori – ha spiegato Bergamo – sono davvero orgoglioso di vedere questa piccola squadra crescere anno dopo anno grazie a tutta la dedizione, l’impegno, il sacrificio e la passione che i nostri corridori e il nostro staff hanno dimostrato. Il 2026 sarà un altro grande passo avanti, con i giovani corridori che sono stati con noi fin dall’inizio che maturano e diventano vincitori. Abbiamo un podio in un Grande Giro, nuovi grandi corridori che si uniscono alla squadra e naturalmente, infine, i nostri amici di Pinarello che si uniscono al progetto e ci aiutano a portarlo a un altro livello. Le nostre ambizioni sono altissime».

Luigi Bergamo, bolzanino, è fondatore e CEO del marchio Q36.5, come pure della squadra svizzera (foto Jim Merithew)
Luigi Bergamo, bolzanino, è fondatore e CEO del marchio Q36.5, come pure della squadra svizzera (foto Jim Merithew)

Il WorldTour nel mirino?

Il mercato della squadra è stato frizzante, soprattutto con l’arrivo di corridori di indubbio talento, ma in cerca di rilancio. La molla della rivalsa è spesso la chiave di volta per atleti che passano dal WorldTour a una professional in cui, dando per scontata l’alta qualità dei materiali, troveranno soprattutto un ambiente più umano.

L’obiettivo è il WorldTour da subito acquistando una licenza libera? In attesa di capire se sarà possibile, la svolta annunciata ieri potrebbe certamente riaprire le porte del Giro d’Italia, cui la Q36.5 ha partecipato quest’anno per la prima volta. Nonostante l’affiliazione svizzera, i due nomi sulla maglia parlano di due solide aziende italiane. Il nuovo corso targato Paolo Bellino ne terrà certamente conto.

Q36.5 veste i leader del Tour de Suisse

11.06.2024
4 min
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Dovremo aspettare fino a domenica prossima per conoscere il vincitore dell’edizione numero 87 del Tour de Suisse. Se ci sono ancora delle incertezze sul nome di chi succederà nell’albo d’oro della corsa tappe elvetica a Mattias Skjelmose, vincitore dell’edizione 2023, non ci sono dubbi su chi ogni giorno “veste” i leader delle singole classifiche (in apertura, Yves Lampaert, leader dopo la tappa di ieri). Per il terzo anno consecutivo Q36.5 è infatti partner tecnico del Tour de Suisse, da sempre considerato il “quarto giro” in ordine di importanza dopo Tour, Giro e Vuelta.

Q36.5 mette tutta la sua conoscenza tecnica al servizio della squadra professional che porta il suo nome
Q36.5 mette tutta la sua conoscenza tecnica al servizio della squadra professional che porta il suo nome

Protagonista anche in corsa

Il marchio Q36.5 non è presente al Tour de Suisse solamente nel ruolo di fornitore tecnico delle maglie dei leader di classifica. Lo ritroviamo quotidianamente in gara grazie al Q36.5 Pro Cycling Team che ha ottenuto una wild card per la corsa “di casa”.

Sebbene Q36.5 sia a tutti gli effetti un brand italiano, i suoi fondatori, Luigi Bergamo e Sabrina Bergamo Emmasi, hanno infatti un forte legame con la Svizzera. Qui hanno costruito una buona parte della loro esperienza professionale che li ha portati a sviluppare un personalissima visione sull’abbigliamento da ciclismo, innovativo e orientato alle alte prestazioni.

Le maglie dei leader

Come da tradizione, le maglie dei leader delle singole classifiche sono quattro: gialla, destinata al capo classifica; nera, per il leader della classifica a punti; rossa, per il re della montagna; bianca per il miglior giovane.

A unire tutte queste maglie la qualità tecnica tipica di ogni prodotto Q36.5. Rigorosamente Made in Italy, le maglie dei leader del Tour de Suisse sono state sviluppate sul modello Gregarius Pro della collezione del brand bolzanino. Gregarius Pro utilizza gli esclusivi tessuti Q36.5 e presenta un taglio aerodinamico che segue la mappatura del corpo per offrire una vestibilità confortevole. Il posizionamento più efficiente dei pannelli e delle cuciture, la scelta di utilizzare i materiali di alta qualità completano la maglia, che risulta leggera e ultra-traspirante, perfetta per le giornate estive. La maglia è dotata di tre tasche posteriori per offrire spazio per riporre gli oggetti senza aggiungere ingombro o causare resistenza all’aria. La rete delle tasche, infatti, si espande quando necessario e aderisce alla schiena quando non utilizzata.

Per chi fosse interessato, segnaliamo che le maglie replica, e i relativi accessori, sono già disponibili in store selezionati ed online sul sito www.q36-5.com.

Chiudiamo con le parole di Luigi Bergamo, CEO e Responsabile Ricerca e Sviluppo di Q36.5: «Il nostro obiettivo è sempre stato quello di sviluppare prodotti che consentano agli atleti, sia professionisti che amatori, di ottenere il massimo in termini di prestazioni e permetter loro di spingersi al limite senza dover pensare ad altro se non a concentrarsi sui propri traguardi. Questa è una promessa su cui possono contare anche i leader di classifica del Tour de Suisse».

Ricordiamo che il Tour de Suisse è scattato domenica scorsa da Vaduz e si concluderà domenica prossima 16 giugno a Villars-sur-Ollon con una cronoscalata che decreterà il successore di Mattias Skjelmose.

Q36.5

La Q36.5 fuori dai Giri: la frustrazione dello sponsor

20.05.2024
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Luigi Bergamo, il signor Q36.5, probabilmente domani si affaccerà al Giro che raggiunge la Val Gardena e la provincia della sua Bolzano. La squadra che porta il nome della sua azienda di abbigliamento ne è rimasta fuori per il secondo anno consecutivo, allo stesso modo in cui la continental ad essa collegata non prenderà parte al Giro Next Gen. Il discorso potrebbe essere spinoso. Se è vero che il Giro d’Italia è la vetrina che dà un senso alle squadre di matrice italiana, è chiaro che non farne parte sia un disagio da gestire. A ciò si aggiunga il fatto che un buon aggancio col Giro, Vincenzo Nibali, da agosto dovrebbe interrompere la sua collaborazione come consulente con la squadra diretta da Ryder Douglas.

«E’ un po’ la situazione – dice Bergamo – non do colpe a nessuno. Sono i problemi legati alle squadre professional. Se non hai certi punti o comunque certi corridori, principalmente i punti, fai fatica ad accedere alle gare. Noi siamo stati fortunati nella prima parte della stagione, perché abbiamo avuto accesso a tutte le gare di RCS. Abbiamo parlato. Già l’anno scorso avevamo chiesto se fosse possibile partecipare al Giro. Però logicamente, avendo solo tre wild card, è legittimo che due siano andate alla VF Group-Bardiani e alla Polti, che sono due squadre italiane. Saremmo parzialmente italiani anche noi, ma l’entrata della Tudor come sponsor ha cambiato le cose. Poteva esserci una minima speranza se qualche squadra WorldTour, come in passato la Lotto, avesse rinunciato, ma così non è stato».

Luigi Bergamo è fondatore e CEO del marchio Q36.5 (foto Jim Merithew)
Luigi Bergamo è fondatore e CEO del marchio Q36.5 (foto Jim Merithew)
Che cosa significa per uno sponsor italiano non essere al Giro?

Non essere al Giro e poi ovviamente nemmeno al Tour è una bella frustrazione. Abbiamo avuto visibilità nella prima parte della stagione, ma nella seconda sparisci. Certo, faremo il Giro di Svizzera, magari il Delfinato, però tre settimane di Giro sono un’altra cosa. Ora ho visto anche della development team, però non so cosa sia successo.

Cosa ne pensa?

Anche quello è un peccato, perché di fatto è una squadra italiana. Non conosco le cause, è una cosa ancora fresca.

Pensa che il suo gruppo possa avere qualche problema con Rcs Sport?

No, direi di no. Tutti coloro con cui ho parlato anche lo scorso anno li ho trovati disponibili. Però è vero che l’asticella si alza e ogni anno si pretende sempre di più. Siamo stati sfortunati con diversi corridori che si sono fatti male oppure hanno avuto problemi e questo di certo ha tolto visibilità e risultati.

L’aspetto sportivo è un po’ al di sotto delle attese?

Parlerei di sfortuna. Nizzolo ha cominciato a correre praticamente ieri a Veenendaal per l’infortunio (foto di apertura). Il canadese Zukowski si è rotto la clavicola ed è fuori anche lo spagnolo Azparren. Si puntava sull’esperienza del belga Frison per le classiche, ma è stato fuori a lungo ed è appena rientrato. Insomma, un po’ di acciacchi e altri che l’anno scorso erano andati bene e quest’anno non vanno. La squadra ha performato meno rispetto a quello che era stato l’anno scorso. L’avvio era stato più che positivo, speravamo che si continuasse anche con qualche giovane che l’anno scorso era andato benino e invece fa ancora fatica.

In compenso, si può dire che avere una squadra sia utile per un’azienda che produce abbigliamento sportivo?

Almeno quello ci dà soddisfazione, è un bel banco di prova, anche per valutare quello che a volte chiamo l’abuso del prodotto. Quello di strapazzare i capi che forniamo è il vero test, anche per trovare nuove soluzioni. Essendo votati per scelta e per passione all’innovazione dell’abbigliamento, una squadra che metta tutto alla prova è sicuramente un buono strumento e una fonte di ispirazione.

I corridori sono buoni tester?

Non tutti sono attenti o ti danno degli input appropriati, però ce ne sono alcuni che per passione sono un po’ più attenti e vicini al prodotto. Cercano sempre il limite, sia con la bici che con i capi che indossano. Oltre al nome del brand o del marchio, che ha il punto di forza nella termoregolazione, la sfida è legata alle velocità sempre più alte, che richiedono una performance superiore da parte dell’abbigliamento. C’è sempre maggiore attenzione nel portare concetti di aerodinamica che una volta erano legati solo alla cronometro, mentre adesso si sono spostati anche alle corse su strada.

Nel 2024 tanti piazzamenti per Moschetti, che indossa un body anche su strada
Nel 2024 tanti piazzamenti per Moschetti, che indossa un body anche su strada
Ormai si corre sempre più col body: pensa che diventerà una tendenza anche per il mercato?

L’amatore vuole maglietta e salopette. Anche se lo abbiamo proposto, vedo che il pezzo singolo funziona molto poco, anche perché è più difficile da abbinare. Tante volte hai bisogno del pantalone di taglia M e la maglia S e non possiamo fare lavorazioni su misura per ogni cliente. La persona normale, al di là di quelli che corrono e fanno delle vere competizioni, è più comoda con i due pezzi separati. Diciamo che per l’azienda le cose legate alla squadra procedono bene. Per il resto, si tratta di aspettare. Ci vediamo a Santa Cristina Valgardena, un salto dovrei farlo di sicuro.

Maurizio Fondriest entra nella squadra Q36.5

12.02.2024
3 min
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Un nuovo campione del ciclismo si aggiunge alla squadra di Q36.5. Si tratta di Maurizio Fondriest. L’ex iridato di Renaix 1988 è diventato di recente nuovo Ambassador del marchio bolzanino, andando ad affiancare in questo ruolo Vincenzo Nibali.

Il benvenuto di Luigi Bergamo

Ad accogliere Fondriest nel simbolico ruolo di “padrone di casa” non poteva che essere Luigi Bergamo, CEO e Responsabile Ricerca e Sviluppo Q36.5 (in apertura a destra, insieme a Maurizio Fondriest).

«Un altro grande atleta si unisce al gruppo di Ambassador di Q36.5 – ha dichiarato Luigi Bergamo – Conosco Maurizio da quarant’anni. Quando da ragazzo ho iniziato a pedalare, mi allenavo insieme a lui sulle strade della Val di Non, successivamente l’ho seguito con grande ammirazione durante tutta la sua carriera. Sono onorato di poter oggi intraprendere questa nuova collaborazione. Maurizio rimane, oggi come allora, oltre che un grande campione, un grande appassionato di ciclismo. Attento e meticoloso ad ogni aspetto tecnico legato allo sport che più ama. Leggendaria risulta la sua cura per la posizione in sella, alla ricerca della geometria perfetta. Su questo argomento siamo in grande sinergia. Sarà un piacere poter ricevere da Fondriest feedback preziosi per sviluppare e rendere ancora più innovativi i nostri capi e i nostri prodotti».

Maurizio Fondriest è entrato a far parte della famiglia di Q36.5
Maurizio Fondriest è entrato a far parte della famiglia di Q36.5

I consigli del campione

Come anticipato dallo stesso Luigi Bergamo, Maurizio Fondriest non sarà solo Ambassador del brand, ma con i suoi consigli potrà contribuire a sviluppare nuovi prodotti. Il primo passo della collaborazione fra Fondriest e Q36.5 prevede la prova dei capi della nuova stagione primavera/estate 2024. Tra i prodotti di punta della nuova collezione i nuovissimi pantaloncini da ciclismo Dottore Pro e le innovative scarpe Dottore Clima. Si tratta di prodotti che saranno lanciati sul mercato nella seconda metà del mese di febbraio.

Tre Punti di Contatto

Q36.5 ha studiato un sistema di prodotti che permette di supportare i “Tre Punti di Contatto” più sensibili e importanti del corpo del ciclista con la bicicletta: sella, manubrio e pedali. Durante gli studi compiuti dall’azienda è stata analizzata la profonda correlazione tra questi tre punti e tutte le variabili che possono influenzare la posizione del ciclista sulla sella, e quindi il comfort e le prestazioni. Tra le variabili prese in esame i diversi tipi di selle, di scarpe o pedali, così come l’anatomia del corpo e la posizione di pedalata dell’atleta. La ricerca ha dimostrato la necessità di una soluzione adattiva che possa ridurre al minimo la differenza di comfort con tutte queste variabili. Lo studio e la sperimentazione hanno portato Q36.5 allo sviluppo di una nuova tecnologia di fondelli proprietaria chiamata Q36.5 Chamois Adaptive Technology, applicata a tutti i nuovi pantaloncini da ciclismo della prossima stagione estiva.

L’ex professionista trentino sarà un ambassador del brand bolzanino
L’ex professionista trentino sarà un ambassador del brand bolzanino

Il parere del campione

Sentita l’azienda attraverso le parole di Luigi Bergamo non potevamo non riportare le prime dichiarazione di Maurizio Fondriest, neo Ambassador Q36.5.

«La ricerca della perfezione in sella – ha dichiarato Fondriest – è sempre stata una priorità per me. Il corretto assetto in bici permette di sentirsi bene, concentrarsi sulla performance o semplicemente godersi la pedalata. L’abbigliamento e le scarpe che si indossano sono in tal senso un elemento chiave, anche se spesso sottovalutato. Q36.5 è un marchio che seguo da diversi anni ed ammiro per l’alta qualità e tecnicità dei suoi capi ed in particolar modo per l’attenzione che il marchio dedica al sostegno di un concetto unico: quello dei Tre Punti di Contatto, che ha come obiettivo il comfort complessivo del ciclista».

Q36.5

Q36.5 Dottore Clima, leggere, ventilate e avvolgenti

03.02.2024
4 min
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Q36.5 non è solo sinonimo di abbigliamento tecnico di altissima qualità. Il brand di Bolzano punta dritto anche sulla categoria delle calzature tecniche, con l’obiettivo principale di fornire un prodotto di elevata caratura, capace di influire in modo positivo sulla termoregolazione.

Le nuove calzature Dottore Clima sono molto diverse dalle Unique, principalmente grazie ad una tomaia realizzata in Knit. Entriamo nelle specificità della scarpa.

I due rotori hanno la sede “annegata” nel tessuto (foto Q36.5)
I due rotori hanno la sede “annegata” nel tessuto (foto Q36.5)

Già viste al Tour 2023

Al Tour de France dello scorso anno le avevamo viste indossate da Jacopo Guarnieri e nello stesso periodo erano apparse alla fiera tedesca di Eurobike. Ma le nuove scarpe sono rimaste secretate fino ad oggi.

Come detto, si tratta di una calzatura molto differente dal modello esistente Unique, perché hanno una tomaia completamente differente, che si riflette su una performance tecnica diversa. Per approfondire ulteriormente da dove nasce l’dea di questa calzatura, abbiamo chiesto a Luigi Bergamo, CEO di Q36.5.

I test per valutare i punti di pressione (foto Q36.5)
I test per valutare i punti di pressione (foto Q36.5)

Punti di pressione e fondello

«Un fattore che ci ha sorpreso – spiega Luigi Bergamo, titolare di Q36.5 – è questa correlazione che esiste tra il piede, i punti di pressione e tutto quello che riguarda i punti di appoggio sul fondello e viceversa. Non solo, perché i test eseguiti in questa direzione ci hanno aiutato e diventano fondamentali anche per lo sviluppo delle nuove generazioni di fondelli.

«La Dottore Clima – prosegue Bergamo – ha richiesto circa due anni di sviluppo e per noi, che produciamo abbigliamento ad elevata tecnicità, avvicina la categoria delle scarpe al settore tessile. L’obiettivo principale per Q36.5 era quello di avere una scarpa in Knitted che non sacrificasse il supporto ed il sostegno in ogni sua parte. Un altro messaggio importante che vogliamo far passare è che si tratta di un scarpa per la stagione estiva e per i momenti più caldi.

«La tomaia in Knit – continua Bergamo – aiuta in una termoregolazione ottimale anche in inverno, con dei copriscarpe adeguati, perché non si inzuppa, né di sudore né di acqua. Di conseguenza il piede è meno soggetto al raffreddamento».

Dottore Clima, come sono fatte

La tomaia è un pezzo unico di Knit, ovvero una maglia, un tessuto che incrementa il comfort dell’estremità corporea, grazie ad una ventilazione costante e al fatto che si adatta in modo perfetto alle forme del piede stesso. Non ci sono cuciture e la densità della tomaia è variabile, per dare sostegno dove serve e alleggerire dove è possibile farlo, senza sacrificare la resa tecnica del prodotto. Lo Knit elimina i punti di pressione, che speso generano calore e fastidi. La struttura della tomaia è realizzata con una tecnologia proprietaria Q36.5.

Gli inserti in TPU, applicati per rinforzare la scarpa, non hanno collanti. La chiusura è garantita dai due rotori Boa Li2, con disegno specifico per la tomaia in tessuto.

La suola è in carbonio e adotta la tecnologia Biomimetica, una sorta di vero e proprio scheletro che fa collimare rigidità ed efficienza della pedalata, non bloccando il flusso sanguigno. Alla rigidità è abbinata la struttura scaricata che non influisce in modo negativo sul movimento del piede e sull’ampiezza della pedalata. C’è anche uno stack (altezza) ridotto, che avvina il piede al pedale. Le colorazioni disponibili sono due, grigio ghiaccio e nero. Il valore alla bilancia dichiarato è di 270 grammi, mentre il prezzo di listino è di 470 euro.

Q36.5