Wiggins Pidcock 2022

Papà Pidcock, figlio Wiggins: che incontri in Belgio…

05.04.2022
4 min
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Nel gran bailamme delle classiche belghe, soprattutto in quelle medio-piccole dove non c’è la calca che le squadre WorldTour riescono sempre a destare, possono anche saltar fuori incontri particolari, addirittura abbinamenti inconsueti. Ecco così che alla Kuurne-Bruxelles-Kuurne di qualche domenica fa è capitato di vedere insieme due “parenti famosi”. I loro cognomi riassumono la grandezza passata e presente del ciclismo britannico. Il papà è Giles Pidcock, il figlio Ben Wiggins, il primo team manager della Fensham Howes-Mas Design, l’altro suo allievo prediletto. Papà Sir Bradley, al seguito delle classiche in veste di commentatore tivù, si fida molto del suo connazionale. La gara in sé non ha portato risultati, complice una caduta di Ben, ma a quei livelli non è poi così importante.

Pidcock team 2022
Giles Pidcock è molto amato dai suoi ragazzi, lasciati liberi di esprimersi in gara (foto NB)
Pidcock team 2022
Giles Pidcock è molto amato dai suoi ragazzi, lasciati liberi di esprimersi in gara (foto NB)

Nel team dal 2019

Papà Pidcock gestisce il team dal 2019, un’iniziativa presa sull’onda dell’entusiasmo destato, anche nel suo animo, dalle imprese del figlio. «Ma non c’è solo Tom – ha tenuto a sottolineare in una lunga intervista concessa al giornalista olandese Werner Bourlez – l’altro figlio Joe sta correndo nel team Development della Groupama FDJ e spero che anche lui approdi in una WorldTour. Stanno mettendo in pratica gli insegnamenti appresi in età giovanile, hanno precorso quello che mi aspetto dai ragazzi presenti in Belgio (alla Kuurne-Bruxelles-Kuurne erano in sei, ndr)».

Il manager britannico ha un’idea molto particolare del modo di correre a quell’età – stiamo parlando di juniores – prescindendo da ogni dettame tattico: «Non voglio sentir parlare di squadre, strategie, men che meno di capitani e gregari. Non prendiamoci in giro, è a quest’età che i talent scout vengono a vederti e ti prendono per i grandi team. Se aiuti qualcun altro non ti notano. Devi correre per te stesso, pensando prima di tutto a divertirti e, certo, senza danneggiare il compagno di squadra. Do loro molti consigli su come interpretare ogni gara, poi però se la devono vedere da soli, imparando volta per volta. Per questo, anche quando le cose vanno male come qui, non sono mai esperienze negative, perché serviranno in futuro».

Joe Pidcock 2022
Joe Pidcock, anni 20, quest’anno ha già corso tra i pro’ a Le Samyn (foto Groupama FDJ)
Joe Pidcock 2022
Joe Pidcock, anni 20, quest’anno ha già corso tra i pro’ a Le Samyn (foto Groupama FDJ)

Un passato da buon dilettante

Pidcock, appena approdato alla leadership del team britannico, si è messo subito alla ricerca di uno sponsor. Lo ha trovato in uno studio di architettura e ora ha a disposizione un budget di 24 mila euro. Può sembrare tanto, ma bisogna considerare che l’attività viene svolta prevalentemente all’estero: «I ragazzi, per imparare, hanno bisogno di correre e in Gran Bretagna ci sono poche gare e di livello troppo basso. Per questo cerco sempre ingaggi all’estero, soprattutto nel Nord Europa e devo dire che il mio cognome aiuta. Certamente non per mio merito…» afferma con un sorriso beffardo.

In realtà anche Giles Pidcock è stato corridore, arrivando in nazionale da dilettante: «Ero a un buon livello, vincevo spesso ma non ho mai trovato spazio in una squadra professionistica. Avevo iniziato a 15 anni, poi dopo aver conseguito la laurea ho smesso, per riprendere a livello amatoriale dopo 15 anni. E il vizio di vincere non l’avevo perso, sono sempre stato un buon velocista… Guardandomi, a Tom e Joe è venuta la voglia di provarci, si sono innamorati della bici e il resto è lì, sulle cronache.

«Per loro è stato fondamentale quel che hanno imparato nelle categorie giovanili. Hanno appreso che cosa significa fare questo mestiere, che cosa comporta, dove si può arrivare. E quel che hanno fatto loro, potranno fare anche altri. Anche Ben, in fin dei conti in lui scorre sangue di un vincitore del Tour de France e pluricampione olimpico. Le occasioni per mettersi in mostra verranno. Potreste pensare che dipenda tutto dal nome: beh, lo scorso anno Max Poole si è messo in evidenza vincendo anche una tappa a La Philippe Gilbert, ora corre nel Team Development DSM».

Pidcock famiglia 2017
La famiglia Pidcock: Giles, Joe, Tom, vincitore del titolo britannico 2017 e mamma Sonia (foto Allan McKenzie)
Pidcock famiglia 2017
La famiglia Pidcock: Giles, Joe e Tom, vincitore del titolo britannico 2017 (foto Allan McKenzie)

In cerca di casa in Belgio

Quando non è impegnato con i suoi ragazzi, Giles spesso si unisce allo staff dell’Ineos Grenadiers per stare vicino a suo figlio Tom. Non è tanto e solo un discorso legato all’aspetto tecnico. L’iridato di ciclocross spesso ha lamentato le difficoltà che l’attività comporta dal punto di vista umano, stare tanto lontano dalla famiglia è per lui un handicap come anche quello dalla ragazza: nel periodo della gara in questione, era stata costretta in ospedale per un piccolo intervento chirurgico e per quanto volesse, Tom non era molto concentrato sulla corsa.

A tutto ciò Giles Pidcock pensa spesso e sta considerando l’idea di acquistare una casa nelle Fiandre, in modo da rimanere vicino al figlio anche d’inverno, durante la stagione del ciclocross: «Non sarebbe un gran sacrificio per me e mia moglie Sonia, che mi dà una grande mano anche nella gestione del team. Amiamo il Belgio, amiamo la sua gente e la sua cucina. Ci sentiremmo sempre a casa, questo è certo…».